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Autore: DiamanteLightMoon    11/06/2017    5 recensioni
-FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE-
Vi siete mai chiesti come sia possibile che un'intera civiltà scompaia da un giorno all'altro? Vi siete mai chiesti che fine hanno fatto i Cretesi? Vi siete mai chiesti che cosa li avesse travolti di così tanto violento da farli estinguere? Io sì ed era una di quelle domande a cui pensavo di non trovare mai risposta, almeno finché non ho scoperto questo.
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Hermia è figlia di Poseidone ed è la principessa di Atene. Enea è suo fratello, ma è figlio di Zeus. E il loro destino sarà deciso dalla volontà di un pazzo.
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Enea correva nei corridoi del Palazzo, i piedi scalzi e il petto ancora sudato dall'allenamento. Non riusciva a comprendere le parole del messaggero.
-Padre- urlò attraversando l'imponente porta aperta. Con passo veloce si avvicinò alle sorelle in piedi accanto al re e alla regina.
- Akakios non può fare una cosa del genere. È un suicidio per il suo popolo-
-No- disse il padre- Non se fa questo-
E gli mostrò la condanna a morte di due anime innocenti.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo VI

 

Mar Egeo- 17 ore prima dell'arrivo

 

Cassiopea non era una persona debole. Non si era mai considerata tale. Era forte, indipendente e orgogliosa. E veniva stimata per questo. Era una dei guerrieri più in gamba della città di Sparta. L'unica donna che avesse mai superato le etichette poste sul suo genere, l'unica donna che aveva mostrato così tanto talento per le armi da rendere impossibile non iniziarla alle arti belliche. Era una figlia di Ares, il dio della guerra, in un luogo dove la guerra era la più nobile delle arti, la più importante. Era tra coloro che venivano onorati come i più promettenti giovani, coloro che un giorno avrebbero avuto un ruolo di spicco nell'esercito spartano. Cassiopea era fiera di se stessa. Le cose che possedeva le aveva conquistate con il coraggio e con la forza, non grazie al nome di suo padre. Ma ormai era tutto perduto, questo la figlia di Ares lo sapeva benissimo. Conosceva la pazzia. Sapeva cosa volesse dire la follia pura, ciò che possedeva una persona rendendola incapace di pensare razionalmente. E sapeva che il re di Creta era proprio quel tipo di persona, non si sarebbe arreso, avrebbe continuato a perseguire il suo scopo, non importava quanto alto fosse diventato il prezzo; le vite umane non avevano valore per persone come lui, niente gli avrebbe impedito di uccidere se questo faceva parte dei suoi piani. Cassiopea era solo una pedina, se lo sentiva. Non era saggia o acculturata come il ragazzo che aveva come compagno in quel viaggio di sola andata, ma non c'era bisogno di saggezza per riconoscere quando una situazione era senza speranza.
 

Cassiopea odiava la condizione in cui era stata posta. Obbediva solo a chi considerava degno. Abbatteva gli ostacoli che le si paravano davanti, considerando troppo faticoso e inutile aggirarli. Amava il comando, era fiera, fredda e carismatica. Non era pronta ad essere considerata una di quelle donnicciole che avevano paura di sporcarsi le mani per difendere se stesse.

Se avesse potuto avrebbe ucciso Akakios nel momento in cui il re si fosse trovato a portata della sua spada. O anche solo a portata di mano, dato il livello della sua rabbia.
 

-Non puoi ucciderlo. Sarebbe bello, ma non puoi- disse una voce, da qualche parte alla sua sinistra. La ragazza si voltò cercando di non far sembrare i movimenti troppo veloci e rigidi. Un guerriero non deve mostrare la paura, un guerriero trasforma la paura in forza. La voce apparteneva all'altro semidio. Epeo era figlio di Atena, lo conosceva da anni e ancora non era riuscita a decifrarlo. Una persona si legge dalle sue reazioni, dalla sua rabbia e dai suoi sentimenti. Epeo era quel genere di uomo che non si arrabbiava mai, era sempre calmo e posato. La figlia di Ares non lo aveva mai visto adirato, confuso o anche solo apertamente felice. Indossava quell'espressione algida e seria che dice tutto e niente. Doveva ancora decidere se la considerava una cosa positiva o meno. Di certo, detestava l'idea di non sapere quello che stava pensando, la faceva sentire debole e a Cassiopea non piaceva sentirsi debole. Non rispose al ragazzo, si limitò a guardarlo prima di girarsi, cercando in tutti i modi di ignorare la sua presenza, presenza che sentiva fin troppo per i suoi gusti.

 

Sparta- 6 giorni e 2 ore prima dell'arrivo

 

Epeo non amava la guerra, non era una persona bellicosa. Lui era calma e logica; e la guerra era tutto tranne che calma e logica. Certo alle spalle di complicate strategie potevano anche esserci, ma non nell'azione stessa. Infatti era proprio lo stratega il ruolo che Epeo apprezzava di più. Stare dietro una cartina lo faceva sentire più al scuro che stare dietro una spada e uno scudo. L'intelligenza e l'ingegno erano le sue armi, non una lama affilata. Dopotutto Atena era la dea della strategia militare. Epeo preferiva lasciare ai violenti figli Ares gli scontri. Non che non fosse bravo con la spada. Se necessario si gettava nella mischia ben volentieri e la cicatrice che gli deturpava il volto era una prova più che sufficiente. Ma proprio perchè per lui tutto si poteva risolvere con razionalità e una buona riflessione, non era in grado di comprendere le decisioni dettate delle forti emozioni e la pazzia stava in cima alla lista delle cose che non sarebbe mai riuscito a spiegare. Perciò quando si ritrovò davanti le parole del re di Creta non seppe come reagire.
-Mi stai dicendo che ha detto solo questo? Non ha aggiunto altro? Voglio due semidei vergini e in età di matrimonio? Io dove li trovo due giovani del genere, spiegamelo?! Non posso mica privare l'esercito di due apprendisti, lo sai che anche un solo uomo fa la differenza in battaglia- il tono di voce del generale maggiore era talmente alterato da sembrare sarcastico. E lui non era mai sarcastico.
-Mio signore, con tutto il rispetto non credo che cedere alla rabbia sia la cosa giusta da fare in questo momento- non fu Epeo a pronunciare quelle parole, ma rispecchiavano comunque il suo pensiero. Il generale sospirò, appoggiando pesantemente i palmi delle mani sul tavolo. Chinò la schiena in avanti piegandosi sulla cartina che raffigurava il Peloponneso.
-Immagino che dovremo obbedire. Una guerra è l'ultima cosa di cui abbiamo bisogno in questo momento. L'ultima battaglia ci ha privato di molti uomini. Non siamo in grado di affrontare un esercito in campo aperto. Specialmente se quell'esercito ci chiude ogni via di aiuto, o di fuga- per poco Epeo non si strozzò con la sua stessa saliva. Guardò il generale con gli occhi talmente sgranati che quasi quasi gli uscirono dalle orbite.
-Mio signore?!- fu l'urlo collettivo. Raramente un ufficiale d'alto rango spartano pronunciava quelle parole e se lo faceva allora la situazione era molto più che critica.
-Quindi che ha intenzione di fare, signore?- chiese qualcuno. Il generale alzò lo sguardo, poi stendendo un braccio verso l'esterno ordinò:
-Portate tutti i semidei della città in età da matrimonio ma non ancora sposati. Li voglio qui davanti entro due ore!-
-Signorsì, signore!- dopodichè tutti presenti nella stanza si mossero all'unisono, tutti tranne Epeo. Non che fosse una persona che ignorava gli ordini, anzi delle due obbediva in maniera quasi inquietante (nonostante molto spesso li contestasse successivamente). Non era nemmeno per via di chi quegli ordini li aveva emanati, dato che del comandate generale dell'esercito si fidava abbastanza da affidargli la sua vita. No, il problema era il contenuto dei suddetti ordini. Qualcosa stonava nelle parole, era come se fossero distorte. Avevano assoluto senso messe una dietro l'altra eppure non lo avevano. Epeo odiava non sapere le cose, odiava dover trattare con le cose illogiche, odiava non avere la soluzione di un problema. E questo caso era quel genere di situazione che Epeo odiava di più: avere la risposta sotto al naso, sulla punta della lingua, lì che fa capolino da dietro l'angolo, ma non essere in grado di afferrarla. “Dannazione!” pensò stringendo i pugni. “Dannazione, che razza di figlio sei se non sai neanche utilizzare ciò che tua madre ti ha donato”. Il generale si voltò verso di lui e per poco non gli venne un infarto. Da bravo guerriero veterano di guerra mascherò bene il suo stupore, che però non sfuggì allo sguardo indagatore di Epeo.

-Epeo! Cosa ci fai ancora qui?- chiese guardandolo negli occhi. Avevano circa la stessa statura, anche se il figlio di Atena era leggermente più basso.
-Eseguo gli ordini, mio signore- fu la risposta estremamente educata del giovane. L'uomo di fronte a lui assunse un'espressione accigliata come se non riuscisse a spiegarsi il perchè di tale risposta. Sospirando Epeo si abbassò la tunica quanto bastava per mostrare l'inizio del gufo che gli marchiava il petto. Il generale fissò quelle linee nere finchè il diciannovenne non rialzò la stoffa.
-Capisco- fu l'unica cosa che disse.

 

Mar Egeo- 16 ore e 10 minuti prima dell'arrivo

 

Epeo aprì gli occhi di scatto, non ricordandosi in che momento si fosse addormentato. Guardò disorientato le travi di legno umido sotto di sé per un attimo prima che i ricordi gli invadessero la mente. Gemette portandosi una mano al viso per stropicciarselo. Un lievissimo suono attutito attirò la sua attenzione verso la snella figura che camminava avanti e indietro per la stanza (sempre che potesse essere chiamata tale). Adesso riusciva a capire come mai si fosse assopito.
-Cassiopea, ti sarei veramente grato se la smettessi di muoverti. Mi fai venire il mal di mare. E io non ho mai sofferto il mal di mare- disse il ragazzo alla figlia di Ares. Quest'ultima si voltò nella sua direzione, lanciandogli un'occhiata sghemba. Epeo era appoggiato alla parete poco lontano dall'angolo che delimitava i confini della loro “prigione”. Aveva una gamba tesa in avanti e teneva un braccio appoggiato al ginocchio alzato dell'altra. La testa era a sua volta posata sopra il braccio.
-Non sono affari miei- rispose lei tornando a camminare come se nulla fosse successo. “Va bene, allora usiamo un altro approccio”.
-Manca ancora più di mezza giornata prima di arrivare a destinazione. Davvero vuoi arrivare sfinita e senza forze di fronte all'uomo che vorresti avere morto ai tuoi piedi immerso in una pozza del suo stesso sangue?- quella volta funzionò e Cassiopea si bloccò a metà di un passo prima di sedersi sull'unica sedia presente nella stanza.
-Contento adesso?- chiese sarcastica la giovane- La mia voglia di stare dentro la stiva puzzolente di questa nave è pari al numero di volte in cui mio padre ha perso in battaglia. Non ci sono arrivata perchè l'ho chiesto o perchè l'ho voluto; non ho avuto nessuna possibilità di scelta- aggiunse seccata. Epeo non si stupì di una reazione del genere, abituato ai modi della ragazza.
-Il fatto che io abbia scelto di essere qui non comporta necessariamente la mia felicità nel trovarmici- si limitò a dire, leggendo abilmente tra le parole di Cassiopea. Era vero però, Epeo aveva scelto di salire su quella nave. Ma l'aveva fatto solo e unicamente perchè colui che sarebbe dovuto partire al suo posto aveva appena compiuto quattordici anni. Il terrore nei suoi occhi era stato la goccia che lo aveva portato al quella decisione.

-Perchè l'hai fatto? Intendo perchè hai preso il posto di qualcun'altro?- ruppe il silenzio Cassiopea.
-Perchè nonostante le probabilità di sopravvivere siano molto basse, io ho più speranze di tornare-

-Quindi hai abbandonato tutto quello che avevi, senza la garanzia di un ritorno, solo in base a delle statistiche?-

-Le statistiche sono affidabili, al contrario delle persone. Loro non mentono e non ho paura della morte. Il mio unico desiderio è di non morire inutilmente. Il fatto che io sia qui al posto di un'altra persona mi soddisfa-

-Se qualcuno si fosse offerto al posto mio non mi sarei di certo rifiutata- commentò Cassiopea.

-Hai una voglia estrema di vivere vedo- notò il figlio di Atena.

-Sembri stupito. Non capisco perchè. Nessuno vuole morire, per me è strano che tu non sia attaccato alla tua vita. Ogni minuto che passa ci avviciniamo sempre di più alla nostra morte eppure sei tranquillissimo, indifferente quasi, come se non toccasse te in prima persona-

-Le emozioni sono inaffidabili, non sai mai che cosa potresti fare se ti lasci sopraffare. Non ho la minima intenzione di compiere qualcosa di stupido e illogico in nome di qualcosa di effimero. Non se qualcuno poi pagherà le conseguenze del mio gesto avventato e incredibilmente sciocco-

-Come fai ad essere sicuro che nel momnto in cui avrai Tanatos davanti non ti tirerai indietro o non ti lascerai sopraffare da quegli stessi sentimenti che disprezzi tanto?- domandò Cassiopea. Epeo dovette ammettere che la figlia di Ares aveva un punto a suo favore. Non lo sapeva.

-Allora promettilo- iniziò il figlio di Atena- promettimi che se mai dovessi notare che le emozioni mi stanno portando via la ragione mi ripoterai sulla dritta strada. Non ho intenzione di morire quando non sono pienamente io. Se Tanatos vuole così tanto la mia anima e il mio corpo, voglio almento che la mia mente ne sia pienamente cosciente.- le labbra di Cassiopea si arricciarono leggermente mentre buttava fuori l'aria dal naso con un po' più di forza del normale.

-Cosa mi dai in cambio?-

-Una maggiore possibilità di sopravvivere per uccidere Akakios. E la certezza che se mai avessi l'occasione di farlo fuori, non sarò io a sferrare il colpo mortale- questa volta nel tono di Epeo era presente l'ombra di un'emozione. Fu questo che portò Cassiopea ad accettare la proposta che l'avrebbe incatenata al suo compagno di viaggio in maniere indissolubile.

 

-Lo giuro sullo Stige-

 

 

STUDIO SEGRETO

Sono viva! E mi dispiace. Quest'anno è stato uno schifo. Dopo che sono tornata dall'erasmus non ho avuto un attimo libero. Specialmente queste ultime settimane. Ora tenterò di aggiornare una volta alla settimana, anche se non stabilisco il giorno perchè sono molto poco costante nello scrivere. Può darsi che scriva due pagine in una mattinata e poi due righe il giorno dopo. Comunque
:

Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento. Come sempre mi appello agli autori/autrici degli OC, fatemi sapere se ho interpretato bene i vostri personaggi.

Il prossimo capitolo sarà quello in cui si incontrano tutti, con una prima parte incentrata su Hermia ed Enea.

 

Baci

Diamante-sama

  
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