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Autore: Llerian    11/06/2017    3 recensioni
Derek ha bisogno della palestra della scuola per allenarsi e far allenare il branco mentre il coach Finstock vorrebbe Derek nella squadra di lacrosse. Stiles non approva.
Sterek.
Genere: Slice of life, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Scusate per la lunga attesa, spero abbiate ancora voglia di leggere questa fanfiction o di darle una possibilità. Ci vediamo alla fine per note, saluti e ringraziamenti~
 

"Ci vediamo dopo, Scott," lo salutò Stiles con un cenno della mano e poi salutò anche Isaac che stava andando via insieme all'amico. 

Dalla saletta pesi arrivavano dei tonfi pesanti, probabilmente Derek che stava rimettendo in ordine il casino lasciato dagli studenti che ormai erano andati tutti via.

Stiles si trascinò nuovamente dentro, le forze lo stavano abbandonando pian piano e aveva bisogno di una pausa. 

Una volta entrato Derek gli fece un cenno. "Ti do dieci minuti di pausa," gli disse dando un'occhiata all'orologio appeso al muro alle sue spalle. "Devo tornare a casa prima delle otto quindi impegnati e datti una mossa." 

"Sei stato tu a volermi tenere qui," fece notare Stiles con un dito accusatorio puntato su di lui. 

"Se tu fossi capace di difenderti da solo non ti avrei trattenuto," gli disse schietto Derek. 

Stiles sbuffò una risatina incredula. "Stai davvero cercando di farmi credere che sono qui perchè vuoi aiutarmi e non perchè ti diverti a vedermi soffrire?" quando la risposta di Derek arrivò solo con uno sbuffo, Stiles scosse la testa. "E poi non è vero, sono capace di difendermi da solo," asserì poi, convinto. 

"Ah sì?" chiese Derek avvicinandosi, abbassò la testa e quando la rialzò i suoi occhi erano tinti di rosso brillante, le zanne erano a malapena celate dalle labbra e le unghie si erano allungate diventando artigli affilati. 

In un attimo Stiles si trovò con il petto premuto contro il muro che prima era alle sue spalle, il braccio sinistro era girato in modo da fargli un male atroce anche con un minimo movimento, la morsa ferrea al suo polso era sempre più stretta e poteva sentire gli artigli che per poco non gli laceravano la pelle, la faccia completamente schiacciata contro le piastrelle fredde e il peso di Derek su di lui a tenerlo fermo al suo posto. 

"Non mi sembra che tu ti sappia difendere," gli disse, il suo respiro caldo arrivava diretto dietro l'orecchio di Stiles che rabbrividì. 

"Non vale," tentò Stiles strattonando il braccio cercando di liberarsi dalla morsa. Ovviamente non si mosse nemmeno di un centimetro. "Stai giocando sporco trasformandoti in lupo mannaro." 

Derek lo lasciò andare e Stiles andò a massaggiarsi il braccio chiudendo leggermente gli occhi per via del dolore che sentiva. 

"Andiamo, prendi i pesi da dieci e comincia quello per i bicipiti che vi ho insegnato prima," gli disse indicandogli il piccolo armadietto con dentro tutti i pesi riposti in ordine. 

Stiles annuì e fece come detto, prese i due manubri e si portò davanti davanti al grande specchio che occupava metà parete. Fece un set da dodici con un braccio e poi con l'altro, espirando forte quando faceva fatica e invece inspirando quando rilassava il muscolo. 

Poggiò i due manubri a terra e si lasciò cadere sul pavimento, mettendosi a sedere e attendendo il suo minuto di pausa. "Hai un appuntamento galante?" chiese Stiles, passandosi l'asciugamano sul collo e bevendo qualche sorso d'acqua, riprendendo il discorso di qualche attimo prima. 

"Cosa?" chiese Derek confuso. 

"Alle otto," spiegò il castano ma, vedendo la faccia ancora confusa dell'altro cercò di spiegarsi meglio. "Prima hai detto di dover essere a casa prima delle otto, hai forse un appuntamento?" chiese una seconda volta. 

Derek si limitò a guardarlo male prima di concentrarsi sulla panca che aveva davanti. Stiles lo vide fare un respiro profondo e sciogliere i muscoli della braccia e della spalle prima di rilasciare il respiro e mettersi sdraiato, le mani corsero a stringere il bilanciere che reggeva il peso da lui caricato poco prima. 

"Hai trovato un'altra psicopatica con cui avere una relazione?" gli chiese Stiles ridendo. 

"No," rispose atono quell'altro tra un sollevamento e l'altro. Stiles si trovò quasi ipnotizzato nel vedere i muscoli delle sue braccia gonfiarsi per via dello sforzo e tornare poi alla loro forma originaria quando invece il peso non gravava più su di loro. 

"Sai, magari dovresti cercare un po' di normalità," tentò Stiles, vedere Derek in difficoltà era una delle cose che più preferiva ma, purtroppo, non capitava spesso quindi ogni opportunità andava sfruttata al meglio. 

"Potresti provare a buttarti sugli umani che non diano la caccia ai licantropi o non abbiano manie di distruzione di massa con annessi sacrifici vari." 

Derek sbuffò un risatina. "Ti stai forse offrendo volontario?" chiese rimettendosi a sedere sulla panca e bevendo un sorso d'acqua dalla bottiglietta lasciata poco lontana da lui. 

"Figurati," fu veloce a rispondere il minore. "Non lo farei mai," disse e lasciò cadere a terra l'asciugamano prima di alzarsi e posizionarsi davanti ad un attrezzo sempre per le braccia. Sentiva la punta delle orecchie calda e avrebbe scommesso qualsiasi cosa che le sue guance stavano cominciando a tingersi di rosso, poteva sentirlo. 

"Lo stai facendo male," arrivò la voce di Derek da dietro dopo qualche minuto di silenzio e lui si irrigidì spaventato, era talmente tanto immerso nei suoi pensieri che non aveva nemmeno sentito i passi di Derek alle sue spalle. 

"Devi cominciare a girare il manubrio più o meno a quest'altezza," gli spiegò facendogli vedere il punto in cui avrebbe dovuto fare ciò che gli aveva appena detto, mimandone il movimento. 

Stiles lo osservò dallo specchio e poi cercò di imitare il suo movimento. Vide Derek scuotere la testa a destra e a sinistra e poi posizionarsi esattamente dietro di lui. Stiles si morse il labbro inferiore ed inspirò veloce dal naso, perchè doveva fare così caldo in quella saletta piccola?

Derek fece scivolare la mano dalla spalla di Stiles alla sua mano, stringendola tra la sua e aiutandolo a sollevare il manubrio. Non appena Stiles piegò il gomito, Derek roteò il polso e così fece anche quello di Stiles, non potendo fare diversamente visto la presa di Derek. 

Derek lo aiutò nel movimento per qualche altro sollevamento e poi si staccò da lui, osservandolo con attenzione nello specchio per vedere se avesse capito e lo stesse facendo nel modo corretto.  

"Bene così," gli disse annuendo e tornò ai suoi esercizi, mettendosi a terra su un tappetino e cominciando una serie di addominali. 

"Che poi," cominciò Stiles, interrompendo il silenzio che si era creato tra di loro, non appena aveva rimesso a posto i manubri che aveva utilizzato. Si massaggiò le braccia e fece qualche esercizio di stretching, avrebbe avuto dolori per almeno una settimana già lo sapeva. "La settimana scorsa sono riuscito a placcare e far cadere Greenberg mentre lo marcavo," disse fiero, gonfiando il petto. "Non faccio poi così schifo, in fondo." 

Derek alzò un sopracciglio e si alzò dal tappetino andando poi a rovistare tra le tasche della sua giacca di pelle fino a recuperare il cellulare. Lo alzò e lo fece vedere a Stiles prima di avvicinarsi all'impianto audio di cui la saletta era dotata. 

"Che fai?" chiese Stiles guardando attentamente ogni suo movimento. Derek collegò il cellulare all'impianto e spinse alcuni tasti finchè una leggera musica non invase tutta la stanza. Stiles sorrise alla scelta musicale, era esattamente il suo genere. 

"Hai detto tu che prima non sei riuscito a difenderti perchè ero trasformato," spiegò Derek, chiuse gli occhi e si concentrò al massimo per eliminare i suoi istinti per qualche minuto. Quando riaprì gli occhi la luce nella saletta era come diminuita e i suoi occhi non riuscivano più a catturare ogni singolo angolo - anche quello più buio - come riusciva a fare prima grazie ai sensi sviluppati. Non riusciva più a sentire le macchina e le persone fuori per colpa anche della musica che rimbombava nella stanza semi-vuota, la stanchezza dell'allenamento cominciava a farsi sentire visto che la sua barriera da lupo adesso era abbassata, 

Alzò i pugni e se li mise davanti al viso, in una posizione di difesa. "Avanti, prova a colpirmi e se ci riesci ti lascio andare a casa prima" gli disse poi. L'orologio segnava poco dopo le sette.

Stiles non sapeva se fosse serio o no ma gli bastò un'altra occhiata all'espressione seria del maggiore per capire che faceva sul serio. 

Non aveva con sè la sua fidata mazza da baseball ma un pugno era ancora capace a darlo, forse. Caricò il braccio indietro e poi, stringendo le dita in un gancio, andò a rilasciare tutta la sua forza mirando in pieno viso.  

Stiles era già pronto a gioire convinto di averlo preso, ma Derek riuscì a schivare all'ultimo secondo. Il maggiore infatti si abbassò leggermente e lasciò andare il pugno a vuoto, facendo quasi perdere l'equilibrio all'altro. 

"Vai vai," lo esortò Derek nel vederlo fermo. "Non perdere tempo, attacca ancora," gli disse poi e Stiles fece esattamente quello. 

Cercò di tirargli una ginocchiata in pieno addome ma Derek la parò con entrambe le mani. Stiles, sfruttando il fatto che Derek avesse le mani impegnate in quel momento, provò a tirargli un gancio nella mascella ma il suo pugno lo sfiorò solo. 

Con un solo piede a terra a tenerlo fermo, Stiles perse completamente l'equilibrio e si ritrovò a cadere in avanti. Strinse i denti e chiuse gli occhi in attesa dell'impatto con il pavimento duro, ma non avvenne. 

Derek lo prese per il colletto della maglia evitando così che si sfracellasse a terra ma il peso dell'altro ragazzo arrivò tutto insieme e inaspettato tanto che anche lui si trovò a barcollare poco stabile. 

Dovette appoggiare la schiena alla fila di armadietti alle sue spalle per trovare sostegno ed evitare così che entrambi scivolassero a terra. 

Derek riuscì velocemente a riguadagnare i sensi ampliati da mannaro e si raddrizzò in piedi, portandosi dietro Stiles e invertendo la loro posizione in modo che il minore si trovasse con le spalle al muro, pronto ad urlargli contro. 

Fu però travolto da un odore pungente che prima non era riuscito a percepire, l'odore dell'eccitazione di Stiles. Il suo lupo interiore non potè fare a meno di essere attratto e condizionato dall'odore, Derek infatti non si potè impedire di inspirare profondamente e ai suoi occhi di tingersi di rosso. 

Stiles deglutì rumorosamente, era convinto che si fosse sentito nonostante la musica che ancora stava andando dallo stereo. Trattenne il respiro quando vide Derek abbassare la testa ed avvicinarsi a lui, sentiva le guance calde, il cuore in gola e le farfalle nello stomaco che sembravano fare la lotta tra di loro. 

Derek era sempre più vicino, poteva sentire il suo respiro sulle sue labbra e il suo ginocchio che si intrufolava tra le sue gambe. La vicinanza diede alla testa a Stiles che dovette appoggiarsi completamente al muro, in cerca di sostegno. 

Derek spostò lo sguardo dalle sue labbra ai suoi occhi. Stiles si sentì come soffocare da quel rosso intenso e il suo battito aumentò - più di quando già non avesse fatto prima. 

Una mano di Derek andò a nascondersi sotto la maglietta di Stiles e accarezzò la pelle fresca dei suoi fianchi, con l'altra invece lo teneva fermo dalla nuca in modo che, anche volendo, non sarebbe potuto scappare. Ma tanto Stiles non lo avrebbe fatto. 

Normalmente, Stiles si sarebbe spostato al contatto essendo parecchio sensibile al solletico, soprattutto sui fianchi ma in quel momento l'unica cosa che sentiva era un calore che si diffondeva in tutto il corpo e un brivido che gli correva lungo la schiena. 

In un attimo di audacia e coraggio, Stiles mosse le braccia, che fino a quel momento erano rimaste molli lungo i fianchi, e andò a stringere i capelli neri di Derek tra le dita. Erano morbidi. 

Stiles si leccò le labbra - che cominciava a sentire secche per via dei respiri corti e frequenti che uscivano dalla sua bocca semi-aperta - e gli occhi di Derek lasciarono i suoi andando poi a seguire la sua lingua. 

Il castano alzò leggermente il viso in modo da avvicinarsi ancora di più all'altro e il suo telefono lo avvertì dell'arrivo di un messaggio. 

Stiles saltò leggermente, spaventato da quel suono improvviso, i suoi occhi però erano fissi su quelli di Derek e non aveva intenzione di cambiare la cosa. Come se avesse paura che, distogliendo lo sguardo, ciò che aveva davanti potesse sparire e tornare alla normalità.

Derek sbattè più volte le palpebre, i suoi occhi tornarono di quel verde che Stiles amava e poi si allontanò velocemente dal ragazzo, lasciandogli spazio per poter andare a prendere il telefono dallo zaino. 

"È mio padre," disse dopo avere risposto al messaggio. "Non gli avevo detto che restavo qui e si era preoccupato, ha la serata libera," continuò a spiegare quando non gli arrivò alcuna risposta dal maggiore. 

Derek annuì impercettibilmente, dava ancora le spalle a Stiles ed era immobile a  qualche passi da lui. "Dovresti andare a casa," disse poi. 

Stiles strinse il telefono nella mano. Sentiva la rabbia salire, erano stati così vicini al baciarsi e lasciarsi andare ma poi Derek era tornato il solito tipo burbero e scontroso in un attimo. Stiles ci aveva davvero sperato sta volta. 

Emise un verso di assenso a ciò che aveva appena suggerito l'altro e si affrettò a rimettere tutto dentro lo zaino, infilando le cose alla rinfusa senza troppa attenzione e con poca delicatezza. 

"Ti accompagno," gli disse Derek che intanto si era girato per osservarlo. 

"Non c'è bisogno," rispose secco Stiles. "E poi sono venuto in macchina," lo avvisò prendendo lo zaino e le chiavi dell'auto, uscendo in fretta e furia dalla saletta e poi percorrendo il campo da lacrosse a grandi falcate, ritrovandosi fuori dalla scuola e nel parcheggio nel giro di pochi minuti. Ad ogni passo corrispondeva uno sbuffo sempre più rumoroso accompagnato dalla testa che veniva scossa a destra e sinistra. 

Adesso gli restava addosso solo l'odore di Derek, la sensazione del suo tocco caldo sulla sua pelle e il bisogno di una lunga doccia fredda. 

Lasciò lo zaino nei sedili posteriori della jeep con poca delicatezza e poi fece il giro per andare a sedersi nel posto del guidatore. Strinse con entrambe le mani il volante e inserì le chiavi nel quadro per mettere in moto. 

In un attimo - e senza fare rumore - Derek si materializzò nel sedile del passeggero facendo saltare Stiles per la paura. Il ragazzo si portò una mano sul cuore e si voltò verso l'altro, cercando di guardarlo male. "Cristo," esalò calmando il suo respiro. 

"Davvero," cominciò rilasciando il respiro. "Non c'è bisogno che mi scorti fino a casa," disse senza nemmeno guardarlo. 

"Non volevo andassi via arrabbiato," spiegò Derek scivolando leggermente sul sedile in modo da mettersi in una posizione più comoda. 

"Arrabbiato? Nah, non lo sono," mentì Stiles ma se ne pentì subito quando Derek gli fece notare che riusciva a capire che stava mentendo. "Non preoccuparti, non dirò a nessuno quello che non è successo," gli disse poi, la voce un po' più bassa e gli occhi fissi sul volante, concentrato a coglierne ogni minimo dettaglio. 

"Stupido," Derek si passò una mano tra i capelli, arruffandoli ancora di più. 

Stiles girò la testa di scatto, pronto a difendersi dall'offesa e dirgliene quattro ma fu bloccato dalle labbra di Derek che si posarono leggere sulle sue, esitanti all'inizio. 

Il castano non ricambiò immediatamente, troppo sorpreso dal gesto improvviso dell'altro ma poi si sciolse sul sedile, schiudendo le labbra in modo da garantire libero accesso alla lingua di Derek. 

Si separarono dopo qualche istante, la mano di Derek si fermò sulla guancia di Stiles accarezzandola, le loro fronti unite. 

Stiles aprì gli occhi e rilasciò il respiro che nemmeno si era accorto di aver trattenuto, gli occhi verdi di Derek erano seri e stavano studiando ogni sua minima reazione. Stiles sporse il labbro inferiore in un vero e proprio broncio. 

Derek accennò una piccola risata al comportamento dell'altro. "Il tuo odore mi stava dando alla testa prima," gli disse passando il pollice sopra il labbro inferiore, tirandolo leggermente verso il basso con il suo passaggio. "Mi sono allontanato solo per quello, non perchè non volessi continuare." 

"Pensavo--" cercò di spiegarsi Stiles ma venne interrotto dallo stesso Derek che impiegò le sue labbra in un'azione più piacevole del parlare

Stiles mise in moto dopo essersi distaccato da Derek e cominciò il viaggio verso casa. Metà di questo lo passò con un sorriso ebete stampato in faccia e, quando Derek glielo fece notare prendendolo in giro, cercò di impedirselo mordendosi il labbro. 


 

A.N.: scusate di nuovo l'attesa lunghissima, non so nemmeno se ne sia valsa la pena ahahha spero di sì! 
Ci tenevo a ringraziare tutti quelli che hanno letto, siete stati davvero tantissimi ♡ e poi anche tutti quelli che hanno recensito, siete proprio delle personcine fantastiche ♡ ditemi cosa ne pensate anche di questo ultimo capitolo e spero di rivedervi nelle altre fanfiction, come ho già detto in una risposta ad una recensione ho già delle altre long in programma ma prima di pubblicarle voglio aspettare di avere scritto qualche altro capitolo in più così da evitare che succeda come con questa e dobbiate aspettare troppo tra un aggiornamento e l'altro.

Fun fact: l'esercizio con i manubri che ho tentato di descrivere si chiama curl rotativo ed è uno dei miei preferiti da fare in palestra. Io ovviamente me lo sogno di sollevare i manubri da dieci ma mi accontento dei miei miseri cinque hahaha
  
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