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Autore: TDfan    12/06/2017    1 recensioni
[Miss Peregrine]
Enoch si sveglia nel mezzo della notte, spaventato dall'incubo appena fatto.
Comincia a sentire degli strani rumori, e pensa si tratti di un Vacuo, per quanto sia impossibile.
Solo dopo si ricorda...
Ambientata dopo la fine dell'ultimo libro. Gli speciali si sono "trasferiti" a casa di Jacob.
Genere: Commedia, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Starnuti da gattino

 

Erano le 3.00 di mattina, ed Enoch si era svegliato sudato fradicio e tremante.

Aveva avuto un incubo. Uno di quelli ormai ricorrenti, riguardanti gli ultimi tempi trascorsi prima di arrivare a casa di Jacob. 

Si sedette sul letto, prese un bel respiro e si asciugò la fronte imperlata di sudore, mentre decideva sul da farsi. Era notte fonda, non poteva di certo mettersi a gironzolare per casa come faceva a Cairnholm. 

Con un pesante sospiro si diresse nel bagno accanto alla camera dove dormivano lui e Hugh.

Accese la luce, si guardò allo specchio: aveva un’aria stravolta. 

Gli occhi erano cerchiati di nero, più del solito, e la pelle sudata sembrava quasi traslucida.

Si sciacquò il viso e le braccia, cercando di darsi una rinfrescata ed una calmata. 

Perché, per quanto facesse fatica ad ammetterlo, quegl’incubi continuavano a terrorizzarlo, e l’essere riuscito a sgusciare fuori dalla stanza senza emettere suono era già un gran passo avanti.

Volse un’ultima occhiata alla sua immagine riflessa prima di aprire la porta, pronto a tornare a letto.

Il corridoio che portava alle altre stanze era buio e lugubre, per quanto la finestra del salotto lasciasse entrare una flebile luce.

Uscì dalla porta, voltandosi per spegnere la luce, quando un rumore, sottile ed appena percettibile, ma che non era sfuggito al suo udito, lo aveva come immobilizzato.

Poteva essere stato qualunque cosa: uno spettro, un vacuo, un…Non osava immaginare di peggio. Se lo immaginava, a gironzolare intorno al corridoio, osservandolo, pronto a balzargli addosso appena notato un passo falso.

Doveva correre in camera, non che questo l’avrebbe salvato dalla morte certa che si stava immaginando in quell’istante.

Scattò verso la stanza spalancando la porta, svegliando Hugh, che, con un mugolio infastidito gli chiese cosa diavolo stesse facendo.

Prima che potesse rispondere, il rumore si ripresentò.

Un po’più forte di prima. 

-Torna a dormire, Enoch-

Questo sbuffò,  con un’aria fintamente stizzita (non poteva mostrare di avere re paura di qualcosa, lui), rimanendo però fermo in quella posizione ancora per qualche minuto, spegnendo prima la luce nel corridoio.

Ora era circondato solo da oscurità e da quell’oscura presenza che, ne era certo, tra poco lo avrebbe massacrato.

Di nuovo quel suono, cercò di riconoscerlo.

Non era sicuramente il verso di un vacuo, troppo flebile. Non gli sembrava uno spiffero ne uno spostamento di qualche mobile.

Sembrava piuttosto-Enoch, chiudi la porta, non ho voglia di sentire Olive starnutire tutta la notte. Grazie-

Olive. Ma certo, come aveva fatto a scordarsi che la minore si era presa un tremendo raffreddore solo qualche giorno prima?

Il mistero era stato risolto, ora poteva tornarsene a dormire.

Ma, invece di dirigersi verso il proprio caldo e accogliente letto, il ragazzo si trovò a girarsi nella direzione opposta, verso il corridoio, e, con passo felpato, a raggiungere la camera dove alloggiavano Olive e Bronwyn.

Avrebbe dovuto bussare prima di entrare, si disse, ma, fregandosene altamente delle buone maniere, aprì la porta.

La stanza delle ragazze era avvolta nel buio, eccezion fatta per la luce che proveniva dai fanali di alcune auto di passaggio nella strada circostante.

Non fu difficile individuare Olive: un’ombra scossa da lievi starnuti e coperta di fazzolettini di carta.

Le si avvicinò, ignaro persino di cosa stesse facendo, chiedendosi perché il suo corpo non eseguisse gli ordini dati dal cervello, facendo invece l’opposto.

Quando fu al suo capezzale decise di aprir bocca:-Olive-

Un urlo strozzato uscì veloce dalle labbra della bambina-Enoch, bi hai spaventato-

Il ragazzo ghignò al sentire la pronuncia ridicola della ragazza.

-Perché sei qui?-

Solo in quel momento la domanda apparve nitida anche nella sua mente: cosa stava facendo?

-Volevo dirti che starnuti come un gattino- si rese conto della frase pronunciata troppo tardi.

Pensava che Olive fosse rimasta come minimo basita dalla sua affermazione-si dice “starnutisci”-

-Come?-

-La bambina si schiarì la gola-si dice “starnutisci, non “starnuti”-

Il biondo sbuffò-sono certo che si dica “starnuti”-

-Sbagli, so perfettamente che si dice “starnutisci”-

Il maggiore incrociò le braccia al petto-come fai ad esserne tanto sicura?-

Olive si infuriò-perché è così! Non puoi avere sempre ragione, Enoch!-

Il maggiore si sporse a tapparle la bocca-zitta, vuoi svegliare tutti?-

La bambina, in risposta, gli starnutì sulla mano.

-idiota che schifo!- esclamò allora, cercando di ripulirsi la mano sul pigiama donatogli da Portman.

-Zitto, vuoi svegliare tutti?-Gli fece il verso lei, scostandosi una ciocca di capelli dal viso con aria saccente.

Enoch rimase immobile per qualche istante-ti odio-

La bambina mise il broncio, gonfiando le guance ed incrociando anche lei le braccia al petto-la cosa è reciproca, O’Connor-

Oh, no, questo non doveva proprio farlo. Enoch odiava quando lo si chiamava per cognome.

-Olive, sei una ragazza morta- dopo questa frase la bambina si nascose tra le coperte, veloce come un fulmine.

Spostò il piumone abbastanza da scoprirle gli occhi-prova a toccarmi con un dito e sveglio miss P.-

Diamine, contro quella minaccia non poteva di certo ribattere. Conosceva Olive, e sapeva che avrebbe svegliato la loro Ymbryne appena fosse stato necessario.

Enoch allora si voltò, in procinto di tornare nella sua stanza.

-Enoch-lo chiamò lei, dopo qualche breve istante

-sì?-

-Comunque si dice “starnuti…Etciù!-

Il maggiore trattenne a stento una risata, prima di ribattere-Hai ragione, Olive-

il viso della piccola s’illuminò-si dice “starnuti”-

Lei fece una smorfia, lui sorrise.

-Salute e buonanotte, Ol-

Non attese nemmeno una risposta, uscendo dalla stanza.

Gli sembrò, però, di avere sentito un -buonanotte Enoch-  sussurrato per metà, prima di essere bloccato da un sonoro starnuto.

  
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