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Autore: mymanga    12/06/2017    4 recensioni
Crescere comporta responsabilità.
Tra ricordi passati e speranze future, Pan ormai giovane donna, capisce che è giunto il momento di prendere decisioni veramente importanti, fondamentali per il proseguimento della sua vita.
.
Dal 1° capitolo:
Se la fortuna decide di sorriderti, capisci che l'immenso amore che provi per il tuo compagno... così forte e resistente perché costruito sulle solide fondamenta di rispetto fiducia e collaborazione, ecco quell'amore non è UN punto d'arrivo, ma IL punto di partenza per nuovi progetti, nuove priorità...
Genere: Erotico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Pan, Trunks | Coppie: Pan/Trunks
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Albero della Vita

17 CAPITOLO

 


 

Presente

Questo capitolo riparte esattamente dal primo
(per chi volesse, consiglio di rileggerselo…)

 

Gill si avvicina lentamente verso di noi.
Vola piano per evitare di attirare su di sé l’attenzione del nostro immprevedibile dalmata, ancora accucciato sulle mie gambe a godersi le carezze. Speranza vana, ovviamente, dal momento che lui si accorge del suo arrivo e in attimo lo raggiunge percorrendo i pochi metri di distanza che ancora ci dividono.
Cerca subito di acciuffarlo, ma i suoi tentativi sono altrettanto fallimentari, visto che il furbo robottino, prima si mantiene in aria ad una distanza sufficientemente alta da non farsi prendere, poi lo distrae definitivamente lanciando una pallina colorata. Invito troppo ghiotto per il cagnolone che scatta immediatamente a recuperarla, ma, anziché riportargliela, quel birbante trotterella verso di me, desideroso di ricevere altre coccole.
Sorrido: è il suo modo per chiarire le sottili gerarchie familiari che intercorrono fra di loro, soprattutto quando in palio ci sono le mie attenzioni, che evidentemente non ama troppo condividere.
Ma anche a Gill non dispiace la mia compagnia, così fra loro scatta spesso una specie di poco velata, affettuosa, competizione: sono così buffi a volte, peggio di due bambini intenti a bisticciare o farsi i dispetti!
Proprio come quelle due piccole, adorabili, pesti che avevo avuto il piacere di conoscere una decina di giorni fa al parco, delle quali una in particolare aveva attirato la mia attenzione.
E’ davvero incredibile, con loro non bisogna mai dare nulla per scontato: riescono a rendere imprevedibili le più tranquille e spensierate attività quotidiane…


Io e mia madre ci stavamo godendo quel rilassante pomeriggio di sole, stando comodamente sedute sul soffice prato a gustarci un ottimo gelato; ad un certo punto, una piccola pallina colorata, sbucata da chissà dove, aveva deciso di rotolare verso i noi, fermandosi giusto sui miei piedi.

L’avevo raccolta, aspettando l’arrivo della sua legittima proprietaria: una piccola trappolina dai lunghi ricci dorati e due vispi occhietti chiari, che si stava dirigendo spedita verso di noi.
Accortasi della nostra presenza, però, aveva rallentato l’andatura leggermente intimidita; naturale in fondo, considerando che per lei eravamo comunque due perfette sconosciute.
Ma a quanto pare il recupero della sua preziosa pallina aveva l’assoluta priorità!
Animata dal proprio coraggio, e una discreta dose di incoscienza, aveva compiuto gli ultimi passi che ci dividevano, fermandosi a un paio di metri di distanza.
Avrei potuto semplicemente restituirgliela senza farla aspettare, ma era stato più forte di me, mi ero incantata a guardarla: sui lineamenti dolci del suo visetto si notava un’espressione chiaramente titubante, incerta sul da farsi, con i dentini bianchi intenti a mordicchiarsi le labbra, e lo sguardo basso fisso sul suo giocattolo. In realtà il mio gelato appoggiato a terra era riuscito a riscuotere un discreto successo in quanto ad attenzioni, ma non mi era sembrato il caso di farglielo notare.
Era infatti curiosamente interessante vederla all’opera senza interferire: i suoi piedini paffuti racchiusi nei sandalini blu, continuavano a muoversi impercettibilmente, dondolandosi su se stessi; mentre le piccole manine erano letteralmente impegnate a torturare l’orlo della gonnellina.
Indossava una salopette in jeans e una maglietta azzurro cielo... era bellissima.
Bellissima e decisamente impaziente!

“HOPE”

La voce lontana di un altro bambino l’aveva richiamata. Si era affacciato dal castello dello scivolo da cui lei stessa era arrivata, e sembrava essere più grande di qualche anno, ma a giudicare dalla reazione della bimba, evidentemente si conoscevano piuttosto bene. Voltatasi verso di lui, gli aveva risposto con un piccato: “ARRIVO!”

“Hai proprio un bel nome, sai?”
Da non credere, mi era scappato di bocca, senza pensarci su!
Ma a quanto pare lei aveva apprezzato parecchio l’involontario complimento ricevuto: era tornata a guardarmi con un musetto raggiante di soddisfazione, sul quale risplendeva un sorrisone trionfale.
“Tieni la tua pallina, vedo che il tuo amico ti sta aspettando” le avevo proposto gentile.
Prontamente se l’era ripresa, sfiorandomi le dita con le sue piccole e morbide manine: più che un tocco, quel delicato contatto era stato come… una carezza al cuore… una sensazione inspiegabile.
“Non è mio amico! È mio fratello! L’ha tirata lui la MIA pallina!” aveva sbottato seccata, riportandomi bruscamente alla realtà; volevo quasi ridere, ma non mi sembrava molto cortese nei suoi confronti.
“Ma non l’avrà fatto apposta, no?” cerco di intercedere, chissà perché poi.
“Sì, sì! Lui è molto birichino!” aveva replicato convinta, divertendomi ancora di più con il suo buffo linguaggio fanciullesco, prima di spiazzarmi con la sua offerta: “Vieni a giocare con noi?”
“I-io?.. M-mi spiace, piccolina, non posso, fra poco devo andare...”
“Non sono piccola! Ho tanti anni così!” e mi aveva spalancato la sua manina aperta ad un palmo dal naso.
“Cinque anni! Perbacco, hai ragione! Sei già una signorina!” le avevo risposto con un tenero sorriso sulle labbra, regalandole l’ennesima soddisfazione personale, prima che lei invece mi abbattesse definitivamente con la sua innocente, e perfettamente logica, mentalità: “Dove sono i tuoi bambini? Posso almeno giocare con loro?” accennando al folto gruppetto di piccoli folletti intenti a giocare attorno alle varie giostrine:
“E il loro papà? Dov’è? C’è anche lui da qualche parte?”
Ero rimasta senza parole: colpita e affondata da un frugoletto la cui età si contava sulle dita di una sola mano.
“I-io veramente….”

“HOPE! VIENI!?”
Santo ragazzino! Mi ero ritrovata a pensare, ringraziando di cuore il fratello per averla nuovamente richiamata.
“Beh, io devo andare adesso! Ciao! Ma la prossima volta giochi con me, vero?”
Non avevo neanche fatto in tempo a risponderle: se ne era andata zampettando tutta allegra per aver recuperato la sua preziosa pallina, mentre io, invece, ero ancora a dir poco allibita.

A peggiorare la situazione, la risata cristallina di mia madre: “Giusto, Pan! Che fine ha fatto Trunks?”
“Quel somaro è partito per inaugurare la milionesima filiale della Capsule Corporation, sparsa in giro per il mondo! Quindi per almeno quindici giorni sarà dato per disperso” avevo risposto acida ripensando a quel pelandrone di un sayan.
“Davvero? E dove questa volta?”
“Boh… Forse in Antartide per quel che mi riguarda! Starà discutendo d’affari con i pinguini!”
Mia madre era scoppiata letteralmente a ridere: “Tesoro mio! Di sicuro non saresti andata d’accordo con un compagno come tuo nonno Goku o Vegeta! Nel corso delle loro vite sono spariti per molto più tempo di un paio di settimane, no?”
“Infatti non mi chiamo nonna Chichi! E nemmeno Bulma! Con i rimasugli di sangue sayan che mi ritrovo, avrei rischiato l’estinzione definitiva degli scimmioni purosangue!”
“Quindi, questa volta, torna fra quindici giorni? Beh dai, passano velocemente, non penso tu abbia paura a dormire da sola” mi aveva chiesto trattenendo a stento l’ennesimo sorrisino.
“Veramente è già partito da cinque..”

Mi ero fermata ripensando alla sua allusione: in realtà il nostro letto, senza di lui, era dannatamente e inutilmente spazioso. Decisamente troppo vuoto.
Il suo viaggio di lavoro, poi, era stata la ciliegina sulla torta di un periodo già caotico e frustrante di suo, dove scenette simili a quella appena conclusasi con la bimba dai riccioli d'oro non erano affatto rare.
Certo, non erano così spudorate! Ma rimanevano comunque a vorticarmi nella mente senza uno straccio di ragione, quando una volta mi sarei limitata a liquidarle, ridendoci su di gusto.

“Tesoro, qualcosa non va? È da un po’ di tempo che ti vedo… distratta e pensierosa”
Avrei voluto chiarire da sola i miei dubbi, ma la strada che stavo percorrendo da autodidatta non sembrava essere molto efficace, forse un confronto con lei poteva essermi d’aiuto: “No mamma, tutto bene… Solo che ultimamente, senza di lui, non riesco a dormire poi tanto serenamente… C’è anche uno strano sogno che continua a svegliarmi”
“Sogno? Addirittura?”
“Già, un bell’indovinello quello! E visto che li abbiamo nominati…. In questo sogno vedo le immagini serie di Bulma e Vegeta, alternarsi l’una all’altra in un gioco ad intermittenza via via sempre più veloce, al termine del quale… appare Trunks… stile fermo-immagine, serio pure lui”
Un respiro profondo e poi le avevo raccontato la mia interpretazione: “Ecco, vedi, al termine di quel sogno, mi sono spesso svegliata agitata... Non so spiegarti il motivo, ma sentivo un bisogno di Protezione, un misto fra il desiderio di Essere protetti e il Voler proteggere qualcuno… Così, nel mio inconscio, mi domandavo se Trunks assomigliasse di più a sua madre, più presente, o… a suo padre” le ultime parole gliele avevo appena sussurrate.

Mi aveva guardato per alcuni lunghissimi istanti di silenzio, prima di regalarmi un sorriso incredibilmente dolce e un delicato bacio sulla fronte:
“E se tu cambiassi prospettiva? Provassi a rielaborare il sogno? Non vederlo come loro Figlio – fra l’altro, in quanto tale, lui avrà preso da entrambi i suoi genitori, ma poi lo sai, è semplicemente il ragazzo che conosci – Chiediti, invece, in che ruolo sta rispetto a te che stai vivendo il sogno! Sbaglio o finisce soffermandosi proprio sulla sua immagine? Allora vuol dire che lui è il tuo Punto di Riferimento... Prova a vederlo nel ruolo che ricopre Vegeta, mentre tu corrispondi a Bulma” poi, sorprendendomi non poco, aveva proseguito di slancio aprendo il suo zainetto: “Tieni! Credo che questo potrebbe aiutarti a chiarire i tuoi dubbi! Per tutti questi anni lo ha custodito sua madre; poi qualche mese fa lo ha dato al papà dicendo semplicemente che per lei ‘Era Tempo’… Quando tuo padre me lo ha fatto leggere, ho pensato che in realtà dovreste tenerlo voi, diciamo… Un piccolo porta fortuna per un nuovo inizio
“Un nuovo inizio?”
“Sì, tesoro mio, un nuovo inizio! E guarda che l’ha capito persino la bimba di poco fa! Vuoi il mio parere?”
Me lo aveva sussurrato all’orecchio…


Un fruscio fra le spighe dorate mi riporta alla realtà e allo stesso tempo cattura l’attenzione di Crash, allontanandolo dalle mie nuove carezze. Forse una piccola lepre si è avvicinata più del dovuto e lui è riuscito a fiutarla; molla per terra la pallina che stava tenendo tra i denti, e parte convinto alla sua ricerca.

Sorrido immediatamente: già, parte convinto perché il suo naso funziona bene, ma di seria intenzione di impegnarsi a prenderla per davvero, però, nemmeno l’ombra. Innanzitutto, a differenza dell’agile animaletto che sa muoversi con grazia e destrezza, lui del suo passaggio lascia tracce a dir poco irruente; ma soprattutto, anziché correre spedito verso una traiettoria ben precisa, dettata dalla scia di quella che dovrebbe essere la sua preda, lo si intravede appena a saltellare allegramente qua e là, sommerso dalle spighe stesse.
Scuoto la testa divertita: il nostro dalmata alla fine era scattato solo per sfruttare l’ennesima occasione di gioco spensierato!

“Complimenti! Proprio un bel cane da caccia, il tuo! A quest’ora la lepre sarà già arrivata ai prati” mi sento prenderle in giro dalla voce sorridente di Trunks.
“Ehi! Guarda che non è solo mio! E’ anche tuo!” gli rispondo fintamente imbronciata, voltandomi verso di lui.
“Giusto, il regalo del secolo di tuo zio al nostro primo anno di convivenza.. Che fortuna, proprio!” ironizza.
“Dai, su, non lamentarti, che in realtà è un tesoro! Ammettilo…” poi gli stampo un veloce bacio a fior di labbra.
“Mhm… Però sette anni fa, non la pensavi così: sbaglio o avevi detto che ti poteva tornare utile un altro tipo di cane? Un cane da tartufo, per la precisione… e invece Goten ci ha rifilato questo salta-fossi scatenato!”

“Sette anni fa?” chiedo con un filo di voce, accoccolandomi meglio al suo petto: “Sai che ho pensato anche a quel week-end? Il nostro primo week-end assieme…” rispondo in una sorta di mugugno.
Sento Trunks trattenere per un attimo il respiro, prima di stringermi maggiormente a sé.
Come dargli torto, poi? Per entrambi era stato tanto il Paradiso, quanto l’Inferno.
Eppure in quei giorni, difronte ad ogni situazione che mi si era presentata, ero riuscita a trovare agilmente una risposta in qualche modo chiara: che fosse stato il Sì di un’approvazione, il No di un rifiuto, o una scelta da posticipare, mente e cuore erano di comune accordo.

Allora perché negli ultimi tempi, invece, era stato così difficile… capire cosa volevo?
E ancora adesso, nonostante io sia riuscita a prendere la mia decisione, ci sono sentimenti così contrastanti?
Accanto al sincero entusiasmo, una costante circospezione.

Semplice, perché non riguarda più solo me stessa.
E’ una scelta che comporta responsabilità verso altre vite.
Vite molto più importanti della mia.

“Quel week-end? Pan, ti ho vista seria, e hai detto che dovevi dirmi qualcosa di importante: vuoi imparare a gestire la trasformazione in super sayan? Da allora non ci hai più provato seriamente e mi piacerebbe riuscire ad aiutarti in questo”
La sua espressione è determinata, ma sporcata da un velo di tristezza: quasi non ci credo che dopo tutto quello che gli ho fatto passare quel giorno, lui sia qui ad offrirsi di aiutarmi in prima persona.
Gli sorrido dolcemente, infinitamente grata per la sua immensa pazienza, ma ora voglio vedere il suo bel viso illuminarsi di gioia, perché è proprio con Lui che cerco il mio futuro:
“Dovrò farlo per davvero, prima o poi, ma adesso pensavo a qualcosa di diverso, di.. nostro! Intendo dire come persone, non come guerrieri sayan: un progetto di… vita di coppia, mio e tuo... Qualcosa in più rispetto ad ora” gli accenno voltandomi verso di lui e incrociando timidamente il suo sguardo mutevole. Nei suoi occhi cristallini vedo completamente sparire le ombre, sostituite da un meraviglioso luccichio di autentico sollievo.
I battiti del suo cuore emozionato accelerano, seguiti a ruota dai miei, poi mi prende il viso con entrambe le mani e di getto mi dona un bacio così impetuoso da farmi letteralmente perdere la testa.
“Pan! Non ci speravo più! Dimmelo, ti prego! Dimmelo adesso, subito! Voglio finalmente sentirti dire quelle tre benedette parole!” mi sussurra sulle labbra, quasi rabbioso di passione.

T-Tre parole?
Nella mia testa comincia a farsi strada il forte sospetto che, io e lui, non stiamo pensando allo stesso progetto.
Si… si riferisce a ‘quelle’ tre parole? Ovvio che sia così, Pan.

Sì, lo voglio.

Quanti anni sono che le aspetta in grazia divina?
Abbasso lo sguardo… tanti in effetti.

“Pan? Ancora? No… non dirmelo”
Lo vedo chiudere gli occhi e appoggiare sconsolatamente il capo all’indietro contro il tronco della nostra immensa quercia secolare, ai piedi della quale siamo ormai seduti da un po’ di tempo.
La delusione che leggo sul suo viso è davvero forte, anzi probabilmente, senza volerlo, una delle più intense che gli abbia mai visto dipinta addosso.

Sospiro: non era affatto mia intenzione questo fraintendimento.
Mi giro lentamente verso di lui e unisco l’una all’altra le sue gambe, rimaste fino a quel momento leggermente divaricate per potermi circondare meglio.
Riapre gli occhi celesti solo quando, con la massima delicatezza, mi siedo a cavalcioni su di lui: la sua espressione è seria e indecifrabile, ma per fortuna non mi respinge.
Nella speranza di trovare le parole più adatte per proseguire, volto il mio sguardo verso il paesaggio che ci circonda. Il sole è tramontato all’orizzonte, ma riesce ancora ad illuminarci grazie ai suoi ultimi spiragli di luce… una luce rossastra che per effetto del contrasto con l’imbrunire serale, sta diventando sempre più profonda e intensa, quasi violacea.

“Trunks, sai che la mia vita è solo con te… Ti sposerò, un giorno, ma ora.. volevo proporti un altro progetto”
“Un altro progetto, Pan!? Parliamoci chiaro! Stiamo assieme da sette anni, SETTE, di cui tre conviviamo! Cosa ci può essere di più import…. ?”
Per fortuna riesco ad interromperlo in extremis, appoggiandogli due dita sulle labbra: non voglio che emetta sentenze, senza prima aver ascoltato tutto quello che ho da dirgli.
La sua espressione indispettita si ammorbidisce quando, con l’altra mano, afferro la sua e la porto sul mio cuore, sul quale ci sarà sempre scritto, indelebile, il suo nome.

Batte forte, batte d’amore.
Batte perché è ancora miracolosamente vivo.
E tutto questo lo devo solo a Lui.

Con tutta la calma e la delicatezza di cui dispongo, cerco di dargli una spiegazione adeguata:
“Ti sposerò Trunks, ma non chiedermi quando, perché non lo so nemmeno io… Non dipende da te, e se rimando è solo perché voglio che, per entrambi, quel giorno sia davvero speciale! Non cerco un matrimonio perfetto nell’organizzazione – i centrotavola, i fiori, le posate, o chissà quale altra diavoleria che ci ruota attorno – La perfezione che cerco, la esigo da me stessa! Devo riuscire ad avere la mente serena e determinata per non rischiare di presentarmi all’altare e rovinare un progetto così importante, sporcandolo con i ricordi del passato… Non pretendo che tu capisca fino in fondo, ma è solo questo che mi frena: ti meriti che quel giorno, la mia testa e il mio cuore, siano solo per te! Non voglio nemmeno una misera ombra… Quando riuscirò davvero a riderci e scherzarci su, allora vorrà dire che sarò veramente pronta”

Quell’unico matrimonio a cui avevo partecipato era stato snervante e straziante, ma peggio ancora aveva innescato tutta una serie di conseguenze letteralmente catastrofiche, che ancora adesso sapevo di dover sistemare per poter vivere nel migliore dei modi quel giorno tanto atteso dal mio uomo.
Non mi riferisco a motivi superficiali come la gelosia, o la prospettiva di tutte quelle assurde regole comportamentali da rispettare; a parlare è solo il desiderio di riuscire a gestirmi, senza aver paura di scontrarmi con dubbi, fastidi, o insicurezze varie… purtroppo, non mi sento ancora abbastanza sicura.
Sicura di me stessa, e io non posso proprio permettermi di rovinare il nostro matrimonio.

Ricordo che al Palazzo del Supremo, papà mi aveva detto che un giorno avrei trovato una motivazione personale che mi avrebbe permesso di imporre la mia volontà su qualsiasi altra questione.
Chissà se lui, come mia madre al parco, si riferiva alla stessa che anima ora la mia vita: così intensa da richiamare al suo cospetto tutte le mie energie, e perfettamente in grado di annullare il resto delle priorità.
Ne sono quasi sicura, potrebbe essere la stessa che un giorno mi permetterà di spianare gli ultimi due scogli rimasti: affrontare la trasformazione in super sayan e indossare quell’abito bianco che lui tanto desidera.

Me lo auguro di cuore, ma per riuscirci, ho bisogno di te, Trunks!
Scruto l’azzurro dei suoi occhi nel profondo, quasi a volergli leggere l’anima, poi, lentamente, faccio scorrere verso il basso la sua mano ancora appoggiata al mio cuore. Scivola fra l’incavo del mio seno, lungo la bocca dello stomaco, e più giù ancora, fino ad arrivare sul mio ventre, dove la fermo e stringo delicatamente le sue dita. Lui sgrana gli occhi, iniziando ad intuire l’argomento.
Sposto anche le dita con le quali lo avevo zittito, e gli accarezzo una guancia: “Trunks, non ho la pretesa di stabilire se il mio progetto sia più o meno importante del tuo – di un matrimonio – assolutamente… Io volevo solo proporti di allargare la nostra famiglia! Che ne dici se... iniziamo a cercare un bimbo? Iniziamo a cercare nostro Figlio?”

I suoi occhi si fanno lucidi, brillano come non li ho mai visti prima d’ora.
In un lampo i nostri corpi aderiscono completamente l’uno all’altro, con le mie gambe che in automatico gli circondano la vita, nel tentativo di aggrapparsi forte per l’improvviso cambio di posizione: mi ritrovo sdraiata sulla coperta sottostante con Trunks sopra di me, poi riappoggio i piedi per terra.
Mi libera il viso scostando la frangetta, e appoggia le sue labbra sulla mia fronte in un contatto appena accennato, quasi timoroso di vivere un altro sogno destinato ad infrangersi da un momento all’altro:
“Non osavo chiedere tanto, visto che a quanto pare.. sposarmi.. non è nemmeno nella lista delle tue priorità”
Il frastuono dei nostri battiti cardiaci è assordante e, per quanto possibile, ancora più potente di poco prima.
Il mio sta rimbombando ovunque, destabilizzando il controllo delle mie emozioni: gesti e parole non seguono più la stessa direzione, così mi ritrovo a lasciargli un piccolo tremolante bacio a fior di labbra, accanto ad un’involontaria dichiarazione eterna: “Magari più avanti, scambiando le nostre promesse davanti a un piccolo sayan”
“L’hai detto! Ora non puoi più ritrattare!”
Ecco, lo sapevo, mai abbassare la guardia con lui: “Vedremo..” gli sussurro dispettosa sul collo, stringendolo con tutte le mie forze, mentre sulle mie labbra si dipinge uno dei sorrisi più felici che abbia mai provato, e gli occhi cominciano a pizzicarmi dalla gioia.

Questo abbraccio sigilla per sempre la mia volontà, e la calda stretta che sta energicamente ricambiando, mi regala l’unica sicurezza di cui ho bisogno: la sua presenza.
Lui desidera creare e condividere il nostro futuro.
Lui proteggerà me e la nostra famiglia.
Lui semplicemente… ci sarà.

Dopo infiniti attimi trascorsi ad assaporare questo meraviglioso e indimenticabile momento, così intimo e personale da imprimersi e fondersi con ogni singola cellula del mio corpo, lui interrompe i miei pensieri staccandosi quel tanto che basta per incrociare i nostri sguardi: “Pan, quando... quando l’hai capito?”

Bella domanda…
Faccio un respiro profondo e provo a rispondergli: “Non saprei datarti un periodo. In mezzo alle tante domande senza risposte che mi hanno tenuto compagnia negli ultimi tempi, c’erano anche loro: questi frugoletti di bimbi! Non riuscivo a capire perché, tutto ad un tratto, mi attirassero così tanto, come se riuscissero ad emanare una sensazione di Calore; al contrario, invece, mi lasciavano un enigmatico vuoto quando uscivano dalla mia visuale… Una decina di giorni fa, poi, mentre eri in viaggio per lavoro, al parco ho avuto una sorta di incontro chiarificatore, o forse dovrei dire più uno scontro: una scenetta buffa con una piccola bimba, che penso rappresenti l’apice dei tentativi inviati dal mio istinto per farsi notare!”
“Bimba? Te lo ha spiegato lei?” mi domanda tra il perplesso e il divertito.
Arrossisco leggermente imbarazzata: “Beh, non esattamente… A dire il vero, ci ha pensato poi mia madre ad ‘illuminarmi d’immenso’ con una bella chiacchierata e… un biglietto”
“Biglietto? Lo ha scritto lei?”
“No.. In un certo senso lo hai scritto tu, qualche anno fa”
“Io? Qualche anno fa... Mirai!?”
“Già… Prendilo! È nella tasca dello zaino”

Trunks si raddrizza mettendosi in ginocchio e una volta afferrato, allungando semplicemente il braccio, si mette a leggerlo con attenzione: la sua espressione è imperturbabile, ma deduco sia arrivato alla fine quando, sul suo viso, lo sguardo diventa lucido e le labbra si ammorbidiscono in un microscopico dolce sorriso.
“Prima di consegnarlo ai miei, lo ha sempre tenuto tua madre, Bulma… È indirizzato a mio padre, ma mia mamma pensa che dovremmo tenerlo noi, l’ha chiamato… Un piccolo porta fortuna per un nuovo inizio”
Mi alzo da terra sedendomi accanto a lui e prendendo il suo viso tra le mani gli sussurro sulle labbra: “Sai cos’ha aggiunto? Trunks, sarà un ottimo padre

Trascorrono alcuni istanti di silenzio, poi sospira rumorosamente e scuote la testa quasi rassegnato: “Strega..”
“Perché?” quel nomignolo non era esattamente la risposta che mi spettavo adesso.
Appoggia a terra il biglietto, e in un guizzo mi ritrovo nella stessa posizione di poco prima, sotto di lui.
Intreccia le nostre mani e con tono fintamente scocciato si decide a parlare:
“E’ incredibile come tu riesca sempre a raggirarmi, mandando all’aria la mia personale scaletta delle priorità! Ti ho chiesto più volte di diventare mia moglie, accettando divertito i tuoi mille modi diversi di svicolare la questione, ma in due occasioni in particolare, volevo con tutto il cuore ricevere il tuo Sì…”
“D-due..?”
“Sì due, la prima volta e poco fa… e invece... Sposami: NO, andiamo a convivere! Sposami: NO, prima cerchiamo un figlio!.. Lo vedi? Puntualmente abbatti i miei progetti, ma riesci sempre a rilanciarli con proposte impossibili da rifiutare! Adesso me lo dici come faccio, IO, a replicare? Mi colpisci con le pistole e pure con le rose – rose con le spine – mi tocca dire, Streghetta, visto che alla fine riesci sempre ad incastrarmi!”

Non mi lascia neanche il tempo di aprire bocca: sigilla le mie labbra con un bacio deciso, profondo, e passionale, che unito alle movenze sensuali del suo corpo adagiato perfettamente al mio, dissolve nel nulla le mie timide proteste.
Libera una mano con la quale prima, accarezzandomi una coscia, mi invita a circondargli la vita; poi, intrufolandosi sotto l’elastico degli slip, cattura il mio fianco in una stretta salda ed energica.
La risposta del mio corpo alle sue ubriacanti attenzioni non si fa attendere: sfuggono al mio controllo alcuni silenziosi gemiti di piacere, catturati direttamente dalle sue labbra maliziose e consapevoli.
Sorride, poi interrompe il bacio, incatenandomi con uno dei suoi sguardi più magnetici, mentre il lento scivolare delle sue dita verso il mio interno coscia, dà voce a quella che a tutti gli effetti rappresenta la sua replica: “Allora sai cosa ti dico, Pan? Chiediamolo subito questo dono dal cielobussando alle porte del Paradiso”

Il mio cuore sta letteralmente impazzendo, rimbomba ovunque, così cerco di alleggerire la tensione alludendo alla musicalità della sua proposta: “Come la canzone?” ma sembra tutto perfettamente inutile vista la sua dolce precisazione: “Facciamo il nostro, di Paradiso, ti va?”

Abbozzo un sorriso incerto per i sentimenti contrastanti che provo: per quanto il suo richiamo sia inevitabile e potente, si tratta pur sempre di un percorso di vita completamente nuovo e sconosciuto, dove l’entusiasmo puro si scontra con la prudenza, forse addirittura la paura, ma un’unica certezza guida tutte le mie emozioni nel mio cenno affermativo: “Ti amo, Trunks”
Lo vedo trattenere il respiro, sa bene che sono parole preziose, pronunciate raramente solo per occasioni veramente speciali: “Quanta abbondanza, oggi, adesso mi manca solo riuscire infilarti quel benedetto anello”
“Questo, veramente, non c’è scritto da nessuna parte” gli sorrido, sventolandogli sul naso il biglietto recuperato da terra.

Prontamente me lo sfila dalle dita per lanciarlo delicatamente in aria, in mezzo ai tanti piccoli bagliori luminosi delle lucciole, intente a volteggiare leggiadre qua e là: accanto a noi, sui pistilli dei papaveri, tra le spighe di grano, e via via sempre più in alto, fino a confondersi con i primi scintillii delle stelle in cielo.
Sorrido: cullato dal soffice respiro della brezza serale, quel biglietto è finito fra gli alti rami della nostra immensa quercia secolare, disturbando involontariamente il meritato riposo di Gill.
Ma, ora, qualcosa di molto più vicino a noi, cattura di nuovo la mia attenzione: un sottile filo d’erba arrotolato all’anulare della mia mano sinistra, seguito da un adorabile sorrisetto malandrino di Trunks.
“Lo vedremo..” sussurra sensuale.
Scuoto la testa divertita e alzo gli occhi al cielo, poi infilando le mie mani tra i suoi capelli, gli rispondo con un semplice: “Basta parlare, Sayan”

Era Tempo
Tempo di dare inizio alla nostra ricerca attraverso una nuova notte d’amore.
La prima illuminata da questa nuova consapevolezza.


Per una frazione di secondo, intravedo Gill alle prese con il piccolo messaggio dal futuro.
Chissà se riuscirà a leggerlo, magari glielo chiederò...
(non ora)

 

 

Ciao Gohan,
volevo che almeno tu sapessi…

Non ho abbastanza parole per dirti
quanto Lui mi manca e quanto mi dispiace
non essere riuscito ad aiutarlo come avrei voluto.

Ma Ti prometto che ce la metterò tutta
per continuare a proteggere la Sua Pan:
la mia Compagna di Vita e
la Madre dei miei Figli

Un abbraccio forte!
Trunks
(Future)”

 

F i n e

 

 

Angolo autrice:

Ciao a tutti! Ebbene, sì, mi fa un po’ effetto dirlo, ma siamo arrivati al capitolo conclusivo.
Come sempre, spero che la lettura sia stata di vostro gradimento e vi abbia offerto una piacevole compagnia.
Vi ho invitato a rileggere il primo capitolo (per chi lo volesse) perché in effetti si riparte esattamente da quello, ma ci tengo anche a ricordare che Mirai Trunks ha deciso di scrivere il suo messaggio dopo aver assistito alla tenera scenetta familiare di Gohan con Pan nel capitolo precedente. Il biglietto è indirizzato a lui perché in pratica rappresenta la sua personale promessa di proteggergli la figlia del futuro (di mia invenzione), oltre ad essere un indiretto augurio per il loro presente, come ha voluto interpretare Videl.
E a proposito di interpretazioni, la canzone a cui si riferisce Pan è “Knockin’ on Heaven’s door” versione dei Guns n’ Roses. Mi piace molto e a dirla tutta non ne voleva proprio sapere di andarsene dalla mia testa!
Ma visto che il testo originale non mi lascia molto spazio per agganciarlo alla mia trama, ho deciso di giocare con la simbologia del gruppo e re-interpretare completamente il significato del titolo stesso.
Detto questo, ringrazio veramente di cuore tutti coloro che sono passati a leggere, e in particolar modo chi mi ha regalato (o vorrà regalarmi) il suo parere personale, perché è sempre interessante confrontarsi con altri punti di vista.
Un ringraziamento speciale va a Nala e alla sua pazienza, per avermi accompagnato in questa piccola grande avventura che, sì, ricorderò davvero con un bel sorriso.

Ora vi saluto! Ciao!
Un abbraccio forte

Mymanga

   
 
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