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Autore: Cest97    13/06/2017    0 recensioni
Un giovane investigatore inglese privo di denaro e dalla dimora non fissa viene assunto da un uomo benestante perchè indaghi sulla sua stessa morte; condotto in terra straniera, in una misteriosa cittadina europea nel bel mezzo delle montagne, viene a contatto con una società rimasta isolata dal resto del mondo che ancora porta avanti lo stile di vita ottocentesco. Tra una famelica e crudele nobiltà e una pericolosa classe povera talvolta pronta a sfoderare armi da fuoco per attaccare o difendersi, Brynmor tenterà assieme alla figlia del defunto di scoprire il passato di un uomo imperscrutabile, amante di indovinelli, e afflitto da una curiosa fissazione per il tempo.
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Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mr. Brynmor,
le mando questa lettera sperando che, una volta ricevuta, la trovi in buona salute.
Io purtroppo, quando la leggerà, sarò già deceduto.
Non voglio muoverla a pietà e non spero di convincerla ad accettare il mio caso per una semplice questione di morale, al contrario ho intenzione di pagarla per i suoi servizi, e sono convinto che la somma finale che ho in mente di farle pervenire, che otterrà se e solo se porterà a termine il compito che ho in mente per lei, le sarà sufficiente per costruirsi una vita agiata, lunga e possibilmente felice.
La mia vita al contrario finisce, e per quanto sia stata ricca e lunga non posso dire di averla conclusa felicemente: molte questioni sono state lasciate in sospeso, e la mia attuale situazione fisica mi fa capire che non sarò mai in grado di completare tutti i progetti, di salutare tutti gli amici, e di mantenere tutte le promesse.
Ed è esattamente di questo che si tratta: una promessa.
Le lascio una mappa con le coordinate geografiche della mia città, e una serie di indirizzi e numeri di telefono che le torneranno utili nel caso decidesse di accettare il mio caso. Inoltre mi sono preso la libertà di farle preparare un piccola tabella di marcia che, se seguita alla lettera, le permetterebbe di arrivare a destinazione in tempo per il mio funerale.
Man mano che si avvicinerà a Neferendis capirà che si tratta di un luogo unico ed estremamente pericoloso, ma non si lasci spaventare, non tutti coloro che la abitano vorranno farle del male.
Tutto le sarà più chiaro quando il testamento verrà letto.
 
Cordiali saluti, Barone George Nabuk Byron.
P.S.: il tempo non si ferma mai.
 
Nella voluminosa busta originale, oltre alla lettera e agli appunti del barone, erano state inserite alcune centinaia di sterline in grado di pagare il viaggio di andata, compresi tutti i biglietti degli autobus, dei treni, dei battelli e dei taxi, con giusto un paio di banconote da venti allegate ad un biglietto che riportava la scritta ‘mance per il tassista’ (che Mr. Naves accettò felicemente).
Più un orologio da taschino rotto.
Bryn avrebbe potuto tenere i soldi, rivendere l’orologio al prezzo di un caffè, e gettare nell’immondizia la lettera, ma qualcosa lo aveva convinto ad accettare; forse la consapevolezza che i soldi nella busta non sarebbero bastati a pagare i debiti con gli strozzini o con i suoi ex clienti più pericolosi, non del tutto soddisfatti dal suo lavoro. Forse fu la promessa di altro denaro a condurlo nella stazione di Londra e a convincerlo a salire sul treno. Forse furono le minacce dei suoi datori di lavoro, non esattamente persone raccomandabili.
No, decisamente nulla di tutto ciò; fu altro.
Seduto sul letto della stanza degli ospiti, nuovamente in possesso dei vestiti con cui aveva viaggiato fino alla misteriosa città, Bryn osservava l’orologio d’argento pendere dall’apposita catenella annodata attorno alle sue dita, e facendolo dondolare percepiva chiaramente il suono di alcuni ingranaggi liberi che si spostavano al suo interno, rotolando, girando, scorrendo. La strana sensazione che non si trattasse di un orologio comune glielo faceva stringere con una certa febbricitante curiosità, ma non aveva ancora capito come farlo funzionare. O come aprirlo. Il coperchio era saldato al bordo, ma dalla piccola finestrella in vetro posizionata al centro di esso si potevano chiaramente vedere il quadrante e le lancette, posizionate ad indicare un’ora precisa: le tre e un quarto.
Prima ancora di bussare, gesto fatto successivamente col solo scopo di apparire moderatamente educata, Mrs. Blaskov irruppe nella stanza con in mano un panciotto fin troppo raffinato per i gusti di Bryn ma che, considerata la sua nuova necessità di una tasca all’altezza dell’ombelico, gli parve più che adeguato.
“Immagino che quello sia per me”
“Mi è stato chiesto di consegnarvelo nel caso aveste accettato ad alloggiare qui. C’è anche un anello che dovrete indossare, vi servirà per entrare nella tenuta”
- Tenuta Byron.
Mi chiedo come sarà. Sembra che le persone qui abbiano uno stile di vita decisamente semplice, ma allora perché gli anelli, i panciotti, i vestiti eleganti, gli orologi da taschino …  tanta ricchezza in una cittadina simile? Di fianco a tanta povertà … -
“Mr. Brynmor, se posso chiederle …”
“Mi chiami Bryn, la prego”
“Mr. Bryn …” – Dannazione - “… il suo cappello …”
“Cos’ha?”
“Forse un trilby non è il modello adeguato per la serata che la aspetta”
“Lei sembra una persona assolutamente di buon gusto, Mrs. Blaskov”
“La ringrazio …”
“Tuttavia credo di saper riconoscere a prima vista un cappello adeguato quando lo vedo, di questo non si deve preoccupare. In ogni caso la ringrazio, e se non c’è altro …”
“La cena è pronta”
“Volentieri, ma devo scappare”
“Ma la cena …”
“Deve essere assolutamente deliziosa”
“Lei è sicuro di essere inglese?”
***
- Una carrozza … in effetti è sensato –
Fuggito dalla disgustosa cena che la fin troppo premurosa padrona di casa aveva preparato con fin troppo entusiasmo, il giovane si ritrovò dinanzi un mezzo inaspettato, anche se gradevole; un landau trainato da quattro cavalli neri si era infatti parcheggiato di fronte alla sua provvisoria dimora in attesa di prelevarlo, e un silenzioso conducente munito di cilindro e uniforme color pece gli aveva fatto segno di avvicinarsi, per poi scortarlo fino al mezzo reggendo un ombrello dall’impugnatura argentata. Estremamente sospetta.
Al saluto del forestiero non aveva risposto nemmeno con un cenno amichevole, limitandosi a ripetere il gesto precedente come se si trattasse dell’unica interazione di cui fosse capace;  ricordava terribilmente una cavalletta, gambe e braccia erano smoderatamente lunghe, una bandana rossa gli copriva la bocca e degli spessi occhiali da vista gli nascondevano gli occhi, trasformandoli nel freddo sguardo di un animale impagliato.
Sebbene ben consapevole di non avere capacità investigative e di osservazione paragonabili a quelle del proprio collega e compatriota di fantasia di Baker Street, Bryn poteva ritenersi un detective più che capace quando si trattava di notare armi da fuoco, armi bianche e oggetti di valore, motivo per cui non ebbe difficoltà a individuare quasi istantaneamente il canne mozze agganciato al sellino del cocchiere, proprio di fianco alle redini. Né il coltello camuffato da ombrello che nel tragitto dall’ingresso alla carrozza si trovava a pochi centimetri dalla sua gola, fortunatamente ancora ben nascosto nel suo fodero di legno e tela.
- Fin quando non verrà sguainato potrò ritenermi al sicuro. In quanto al fucile … dubito si trovi lì per me –
Dopo averlo fatto salire a bordo il cocchiere aveva spiccato un poderoso salto posizionandosi alla guida del mezzo, e in seguito ad un violento schiocco di frusta erano partiti con una fretta allarmante, come se il diavolo stesso stesse cercando di raggiungerli.
Tenuta Byron attendeva, e sembrava impaziente di conoscerlo.
Una volta all’interno, Bryn fu felice di constatare la presenza di veicoli impermeabili alla pioggia anche nella valle di Neferendis.
- La carrozza ha qualche anno, ma il tessuto dei sedili è nuovo, e il tetto è stato rifatto di recente; anche la vernice non deve avere più di un paio di settimane, ma ha avuto difficoltà ad asciugarsi a causa dell’umidità. Comincio a chiedermi se la pioggia non sia una presenza costante; tuttavia è strano, al di là delle montagne la temperatura è inferiore, e l’aria è secca, ma non appena le si supera si viene investiti dal caldo e dall’acqua, e si tratta di un microclima isolato alla valle. Inoltre le torri … mi chiedo cosa nascondano. Ho uno strano presentimento.
Che sia una di quelle volte in cui la decisione migliore è fuggire? -
“E chi ce li ha i soldi per tornare …”
Dopo dieci minuti trascorsi nel buio più totale a malapena scalfito dalla luce delle due candele all’interno dell’abitacolo, dopo aver percorso chilometri e chilometri attraverso una costante cascata che rendeva il paesaggio una parete che solo il conducente riusciva a oltrepassare con lo sguardo, dopo aver sopportato il frenetico traballare della capsula in legno che non appariva più gradevole quanto poteva sembrare all’inizio della corsa, Bryn cominciò finalmente a vedere la luce alla fine del tunnel.
Dalla finestrella alla sua destra si notava in lontananza un debole baluginio, che ad ogni falcata dei quattro destrieri infernali si faceva sempre più grande e intenso.
Quando la villa si rese visibile, il giovane cominciò a sistemarsi in previsione dell’evento; cercò nella tasca della giacca la lettera del Barone, e dopo averla tastata con le dita e averne verificato la presenza andò più in profondità, afferrando il cipollotto argentato (che continuava a non voler funzionare) per la catenella, e lo estrasse delicatamente facendolo ondeggiare davanti a sé. Gli ingranaggi continuavano a muoversi liberamente dentro di esso, ma le lancette sembravano irremovibili.
- Se non mi sbaglio andrebbe qui … - una volta chiuso il panciotto fino al penultimo bottone, mise il dito indice all’interno della tasca destra e, oltre alla sorpresa di scoprirla già scucita, ne seguì quella del trovarvi all’interno un biglietto. Estraendolo e posizionandolo al di sotto della luce dei ceri,  lesse a bassa voce una parola elegantemente trascritta su di esso con penna stilografica: ‘orologio’.
“Ovviamente”
Inserì l’oggetto al suo posto, come richiesto dall’uomo che lo aveva assunto (e che si era preso la libertà di programmare ogni sua più insignificante mossa), agganciò l’estremo della catenella alla tasca opposta e, dopo aver sporto la mano al di fuori del veicolo, la ritrasse e se la passò bagnata sulla testa, tirandosi indietro i capelli, per poi rinfilarsi il cappello e prepararsi a scendere.
***
“Ammetto che va oltre le mie previsioni”
Tenuta Byron superava le sue aspettative in maniera del tutto eccezionale, se avesse dovuto scommettere su ciò che si sarebbe trovato di fronte una volta arrivato a destinazione probabilmente questa sarebbe stata l’ultima ipotesi che avrebbe immaginato.
L’intera Neferendis non era che un bacino inondato dalla pioggia e abitato da poche migliaia di persone; alle sue spalle vi erano solo campi e paludi che si diramavano per chilometri, e da quel che gli era stato detto da Naevius doveva esserci un piccolo centro abitato vicino alla strada principale, ai piedi della montagna, non troppo distante dalla casa della Blaskov: un villaggio povero, semplice, unicamente degno di nota per la presenza di una drogheria dove vendevano un ottimo tabacco da pipa (mercanzia del tutto inutile agli occhi del giovane, che inoltre si chiedeva come facessero a farselo consegnare asciutto; - Probabilmente è Mr. Naves stesso a venderglielo, sarà per questo che ne parlava con così tanta allegria -).
Gli aveva accennato della presenza di alcune ville localizzate nella parte centrale della valle, nelle zone più umide dove l’acqua defluiva maggiormente e causava l’allagamento, ma ciò che si aspettava era molto più simile a qualche edificio squadrato un tempo abitato dai venditori di torba della regione. Quelli più benestanti almeno.
Tuttavia, in uno dei luoghi più ostili che avesse mai visitato, tra i bassi canali verdastri circondati dalle piante palustri e dagli alberi marci e inarcati ricoperti di muschio, raggiungibile grazie ad un’unica strada lastricata di rocce e solcate dalle ruote dei carri di oltre tre secoli di viavai costante, una mastodontica villa neorinascimentale formata da tre edifici separati brillava nell’oscurità come una lampada per zanzare.
Poteva notare la presenza della semisfera di un osservatorio posto sul tetto del blocco principale, edificio la cui facciata era ricoperta di arcate e colonnine in marmo che incorniciavano decine di finestrelle in ferro battuto, e il cui spettacolare ingresso era formato da una scalinata bianca che conduceva ad una spaziosa sala aperta sul cortile frontale; le due grosse porte in legno massiccio erano spalancate e mostravano l’interno della bestia, uno sfolgorante e movimentato ammasso di servitori intenti a trasportare vassoi di antipasti e coppe di champagne.
C’era l’elettricità, e veniva sfruttata senza ritegno.
Il blocco di destra era più modesto, probabilmente la casa della servitù, e quello di sinistra restava un mistero, ma appariva come una gigantesca serra dai vetri appannati e dall’interno buio; sporgendo un po’ la testa si poteva notare l’angolo di un giardino di sempreverdi che sbucava dal retro quasi per caso, facendosi intravedere tra gli spiragli di archi e tettoie metalliche che circondavano l’abitazione.
- Ovviamente non poteva mancare il labirinto di aiuole –
Il cocchiere scese in fretta e gli posizionò con rapidità l’ombrello sopra la testa, scortandolo poi davanti la costosissima costruzione.
Entrare fu semplice, bastò mostrare l’anello. Il difficile fu orientarsi.
   
 
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