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Autore: Cest97    07/01/2018    0 recensioni
Un giovane investigatore inglese privo di denaro e dalla dimora non fissa viene assunto da un uomo benestante perchè indaghi sulla sua stessa morte; condotto in terra straniera, in una misteriosa cittadina europea nel bel mezzo delle montagne, viene a contatto con una società rimasta isolata dal resto del mondo che ancora porta avanti lo stile di vita ottocentesco. Tra una famelica e crudele nobiltà e una pericolosa classe povera talvolta pronta a sfoderare armi da fuoco per attaccare o difendersi, Brynmor tenterà assieme alla figlia del defunto di scoprire il passato di un uomo imperscrutabile, amante di indovinelli, e afflitto da una curiosa fissazione per il tempo.
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Genere: Avventura, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non era la prima volta che eseguiva i voleri testamentari di un cliente, ma non era mai capitato che venisse assunto in seguito al decesso di quest’ultimo; normalmente, la morte era una diretta conseguenza del suo coinvolgimento nella vita dello sventurato che aveva avuto la pessima idea di pagarlo perché lavorasse per lui. Volendo essere meno crudeli col giovane investigatore, Bryn non aveva mai direttamente causato la dipartita di chi lo aveva contattato, tuttavia si trattava sempre di incarichi richiedenti metodi molto poco ortodossi, e che quindi necessitavano di un individuo fuori dal comune.
Di norma incarichi pericolosi.
Incarichi che, in un modo o nell’altro, finivano tragicamente.
Per quanto poco amasse la violenza, Brynmor era abituato ad uno stile di vita terribilmente rischioso, ma questa volta aveva l’impressione che le cose sarebbero andate in maniera differente, anche se non era certo in quale modo sarebbe finita.
Mentre se ne stava in disparte all’interno di uno dei salotti della tenuta, osservando il resto degli invitati che si accomodavano con impazienza sulle poltrone attorno al fuoco o nell’angolo bar in cui gli alcolici abbondavano, aveva la stranissima sensazione di essere tornato indietro di due secoli. L’assenza di cellulari o dispositivi elettronici moderni aveva avuto un’influenza inimmaginabile sullo stile di vita degli abitanti della valle, che circondata dalla propria recinzione di roccia e metallo continuava imperterrita a esistere come esisteva nel milleottocento; lo stesso valeva per i vestiti, che ricalcavano sotto molti aspetti le mode più antiche.
- Questi la grande depressione non sanno nemmeno cosa fosse –
Pomposi ricconi in frac, nobildonne in abito da sera nero fatto su misura dal miglior sarto della città, gioielli su ogni dito, spille per capelli ricoperte di perle e borsette contenenti piccoli revolver monouso placcati in oro, talvolta sfoggiati apertamente come se si fosse trattato di anelli costosi di cui vantarsi. Qualche monocolo faceva la sua comparsa con lo scopo di venire usato per leggere il programma della serata, che più che un funerale sembrava avvicinarsi ad una festa di gala o ad un’opera lirica, e un’infinità di bastoni da passeggio tamburellavano il suolo senza sosta. Con il suo abbigliamento semplice e povero Bryn si sentiva un pesce fuor d’acqua, e percepiva gli occhi dei presenti che quando non puntavano la porta in attesa dell’ospite d’onore (l’avvocato incaricato di eseguire le ultime volontà dell’ormai ex padrone di casa), si giravano a squadrarlo e a studiarlo, inconsapevoli di essere a loro volta analizzati come se si trovassero sotto una gigantesca lente d’ingrandimento.
Una ventina di persone più la servitù, senza ovviamente contare gli accompagnatori e le accompagnatrici che tuttavia agli occhi del giovane non rappresentavano che semplici personaggi secondari, convocati con l’unico scopo di rendere la serata meno noiosa.
Man mano che la stanza si riempiva Bryn ne approfittava per sgattaiolare lontano dagli ospiti, localizzando gli angoli meno calcati dalle eleganti scarpe lustre degli altri invitati; e facendo qualche rapida previsione e piano di fuga nel caso la situazione fosse andata degenerando: la presenza di armi da fuoco lo aveva sorpreso, ma non spaventato, e non trattandosi della sua prima esperienza in questo genere di circoli privati non accennò ad alcuna espressione di sconforto e continuò a fingere di trovarsi a proprio agio.
Ciò che maggiormente lo stupiva tuttavia era il comportamento di falsa nobiltà che i presenti portavano avanti con sfacciata cocciutaggine, tutti si atteggiavano da signori ma pochi si comportavano da tali, e nessuno, nemmeno i più impegnati, sembrava seguire alcun genere di etichetta.
Era una fiera di maiali vestiti da uomini.
Proprio quando era certo che non ci fosse una singola anima all’interno della stanza desiderosa di rivolgergli la parola, ecco che una voce femminile, gentile e curiosa, non lo smosse dalla sua posizione da pensatore e gli fece girare la testa alla propria sinistra.
“Lei deve essere Mr. Brynmor. Mi scuso se la tratto in maniera così formale, ma conosco solo il suo nome …” le rimanenti parole non vennero metabolizzate dal cervello dell’uomo, completamente preso dalla digestione della splendida immagine appena ricevuta.
Una donna non troppo alta e castana, capelli a boccoli, viso leggermente tondeggiante e con due luccicanti sfere marroni al posto degli occhi, fisico generoso ma che sapeva dove risultare più aggraziato e dove poter lavorare di semplice abbondanza; una figura capace di attirare su di sé l’attenzione di ogni singolo uomo nelle vicinanze. La sua bellezza semplice e popolana, tirata a lucido in onore della serata, faceva sfigurare tutte le dame da compagnia che la circondavano, profumatamente pagate per apparire impeccabili e che, tuttavia, non riuscivano ad eguagliarla.
Nelle prime parole che rivolse a Bryn inserì una sfumatura allegra, che nuovamente mise in crisi l’intero apparato sensoriale del giovane, intento a ricordarsi che se si trovava lì lo doveva alla morte di qualcuno.
- Eppure non riesco a toglierle gli occhi di dosso -
“Non si deve preoccupare …” esordì lui; “… il mio nome è tutto ciò che lascio trapelare sul mio conto, non c’è da sorprendersi se di me lei non sa nulla”
“Curioso, sono solita conoscere titoli e cognomi prima di vedere una persona in volto, ma lei sembra nascondere i suoi; un signorotto inglese garbato e con la faccia pulita come la sua …”
“Deve sapere che non tutti, a questo mondo, hanno la fortuna di possedere un cognome … Lady … ?”
“Oh, la prego, non faccia finta di non aver capito chi io sia”
“Mi chiedo se lei speri che io sappia chi è, o se ne sia convinta” la donna sorrise in risposta alla domanda; “… in effetti c’è qualcosa di singolare in lei” continuò Bryn, nel disperato tentativo di non far morire la conversazione.
“Ah si? Beh, lei fa l’investigatore giusto?”
“In effetti, un mestiere come un altro. Anche se concede qualche occasionale sorpresa”
“Beh, mi sorprenda!”
Lo sguardo acceso, la bocca piegata in una mezza risata, il corpo in costante movimento in una danza di gambe, tra un continuo passo in avanti e indietro, i fianchi che ondeggiavano ritmicamente spostando il peso da un piede all’altro, e quella mano che con incredibile stile stringeva un bicchiere di whisky come se si trattasse di acqua fresca; la misteriosa donna non aveva attirato la sua attenzione prima, ma ora l’aveva completamente rapito.
Si diede dello stupido per non averla notata prima che gli rivolgesse la parola.
Come se si trattasse di un gioco, Bryn cadde nella trappola, e gonfiando leggermente il petto mantenendo al tempo stesso un certo distacco professionale iniziò ad analizzare gli altri ospiti di spicco. A voce bassa.
“Osservando chi ci circonda notiamo un dettaglio importante che ci dà qualche indizio. Tutti i presenti portano al dito, tra i vari gioielli, un anello metallico, non d’oro, e senza alcuna pietra incastonata su di esso. Tutti tranne lei”
“Non è del tutto vero: non sono l’unica a non indossarlo”
“Ma è l’unica donna presente sprovvista di tale ornamento che tuttavia non è pagata per trovarsi qui”
“Ne è sicuro?” un altro sorriso e un mezzo ammiccamento da parte della sirena.
“Lo è?”
“No”
“Grazie per avermelo confermato”
- Mi chiedo se ne fossi certo o se lo sperassi soltanto -
“Perché ritiene che tale anello sia importante? E in che modo questo avrebbe a che fare con me?”
“Beh, lo portava anche suo padre … devo scusarmi, il mio ragionamento necessita di una premessa.
Si tratta chiaramente di anelli antichi, una fattura grossolana ma che li rende resistenti, probabilmente pensati perché venissero passati da padre a figlio … nel suo caso da padre a figlia, ma lei è l’unica a non possederlo perché il suo è stato consegnato ad una persona a cui poteva tornare più utile …” alzando la mano Bryn mostrò il gioiello che gli stringeva l’anulare; “… a me. Ho avuto modo di analizzarlo con calma. Trattandosi di oggetti unici non poteva disporre di facsimili, e come ho già detto lei è l’unica a non essere pagata per trovarsi qui, quindi fa parte di questa specie di circolo, ma non ha bisogno dell’anello per dimostrarlo, il che significa che si trova ad un livello tale della piramide sociale da non necessitare di identificativi. Lei è la figlia del padrone di casa”
“Avevo sentito dire che era un osservatore eccellente, sembra che le voci fossero vere”
“O semplicemente il mio occhio è ancora attirato dall’oro facile e dalla bigiotteria”
“Oro facile?”
“Lasci stare …” con uno sforzo immane Bryn distolse lo sguardo dalla propria interlocutrice; “Aggiungerei che da come si muove appare chiaro che lei abiti qui, e per capirlo non bisogna essere investigatori provetti; quindi è effettivamente la figlia dell’ormai defunto Barone. Le mie condoglianze”
“Beh, la ringrazio, sebbene i suoi ossequi siano in leggero ritardo”
“A tal proposito, trovo abbastanza curioso celebrare il funerale di qualcuno dopo la sua sepoltura, a distanza di così tanti giorni inoltre …”
“Mio padre era una persona fuori dal comune, nel bene e nel male”
“Indubbiamente, Lady Byron”
“La prego …” le voci si fecero più agitate; “… mi chiami Airìn”
- Irene, pronuncia inglese … sembra abbiano una fissa da queste parti -
“È un piacere conoscerla, Lady Irene … credo che il suo accompagnatore non necessiti di presentazioni, abbiamo già avuto modo di incontrarci. Ma lei questo lo sa già”
Alle spalle della donna, che a parere di Bryn avrebbe potuto avere circa ventisette anni, un colossale uomo dalla tenuta di pece e simile ad una cavalletta se ne restava impassibile e in silenzio, braccia conserte e testa leggermente china; età indecifrabile. Non si era cambiato d’abito, e con le spalle ancora zuppe si muoveva come se personificasse l’ombra della ragazza, sebbene fosse talmente alto da essere in grado di proteggerla, oltre che da qualsiasi mal intenzionato, anche dalla luce del sole.
L’unico dettaglio differente che gli occhi del giovane riuscivano a cogliere era la bandana che gli nascondeva la bocca, ora dello stesso color blu notte dell’abito dell’ebbra ereditiera, in una ridicolo tentativo di vestire abbinati; probabilmente un’idea non sua.
“Corvo è un fidato collaboratore della famiglia Byron, da che ho memoria mi ha sempre protetta”
“Corvo? Un nome insolito”
“Che lei ci creda o meno, Mr. Brynmor, non tutti hanno la fortuna di possedere un nome” Bryn non poté trattenersi dal sorridere; “In effetti è stato lui a scortarla fin qui”
“Esattamente in quante sparatorie si aspettava ci imbattessimo nel corso del viaggio?”
“… immagino che trattandosi di un londinese lei non sia solito frequentare questo genere di ambienti, ma le posso assicurare che da queste parti i pericoli non mancano mai, Mr. Brynmor”
“La prego, mi chiami Bryn.
Le posso assicurare che di pericoli ce ne sono più che a sufficienza anche a Londra”
“Allora non riesco a capire cosa l’abbia disturbata, Bryn”
“L’arma. Non sono esattamente un amante dei fucili”
“Questo fino a quando non le puntano contro una pistola. In quel caso diventiamo tutti guerrafondai”
“Irene, se posso permettermi …”
“Parli liberamente”
“So fin troppo bene cosa si prova ad avere una pistola puntata alla testa, ma resto fermo sulla mia idea. Avremmo potuto farne volentieri a meno”
La donna ne fu quasi compiaciuta, e non trattenne un sorriso soddisfatto, come se avesse appena avuto conferma di aver fatto un ottimo acquisto.
“Mio padre ha fatto un’ottima scelta assumendola, qualunque fosse il suo piano. Era una persona imperscrutabile”
“Ancora non so per cosa io sia stato ingaggiato, ma dall’agitazione generale sono convinto che lo scopriremo a breve”
La porta della sala venne aperta da due uomini posizionati ai lati di essa, che come soldatini di legno tirarono un’anta a testa in perfetta sincronia; indossavano delle giacche rosse coi bottoni d’argento, delle maschere bianche coprivano i loro volti per intero, e portavano alla cintura dei piccoli cilindri anch’essi argentati che producevano un curioso suono meccanico ogni qualvolta muovessero un muscolo, e per quanto tale dettaglio potesse apparire totalmente insignificante agli occhi della maggior parte dei presenti non le era per Bryn, che si impegnò a memorizzarlo. Dall’ingresso, un ometto dal volto truce si fece strada verso il centro della stanza, gli invitati si spostavano in fretta quasi temessero di venire calpestati, e lo stesso curioso personaggio sembrava convinto di possedere il diritto di farlo.
Si trattava di un omuncolo leggermente sovrappeso che avanzava con postura impeccabile e passo deciso, le braccia si muovevano ai lati dei suoi fianchi mimando la camminata delle guardie reali, e in una delle due mani grassocce, stritolate all’interno di un paio di guanti neri dalle dita gonfie come piccoli wurstel, stringeva una busta ingiallita sigillata da uno stemma di cera rossa, oggetto costantemente tenuto d’occhio dai ricchi avvoltoi che, girando in circolo attorno alla sua testa, non aspettavano altro che di lanciarsi su di lui per accaparrarsi il pezzo di carne migliore.
Era leggermente sudato, e ogni cinque secondi si infilava l’indice all’interno del colletto per allargarlo di qualche centimetro, permettendo all’ossigeno di riempirgli i polmoni e al vapore di fuoriuscire dal doppio strato di tessuto che gli premeva sullo sterno; era infatti tanto agitato e rosso da ricordare una teiera sul punto di fischiare.
- Mi ci vorrebbe del the, ora che ci penso –
Detestava palesemente trovarsi lì, ma manteneva comunque la serietà e la boria che il suo ruolo richiedevano.
“Immagino sia l’avvocato” sussurrò Bryn, e in risposta Irene gli diede un pizzicotto e gli fece l’occhiolino.
- … non so esattamente come interpretare tale gesto … -
Il salottino aveva raggiunto il proprio punto di saturazione, l’angolo scovato dal giovane investigatore era l’unico in cui fosse possibile muoversi senza dover prendere a gomitate chi li circondava, e dovevano tale privilegio non tanto alla presenza di Irene quanto a quella del Corvo, la cui figura incuteva terrore anche solo quando intravista con la coda nell’occhio.
Una volta preso posto di fronte al fuoco, certo di avere l’attenzione di tutti concentrata su di sé, l’avvocato alzò la busta sopra la testa ed esclamò:
“Queste sono le ultime volontà di Sir. Byron Nabuk”
La folla esplose in un applauso, e molti brindarono alzando i calici in alto, per poi trangugiare il loro contenuto alcolico senza ritegno.
- Lo amavano proprio quest’uomo … -
“Vi chiedo cortesemente di trattenere l’entusiasmo; questo documento, totalmente legale, che tempo fa il Barone e io stilammo in vista di questo giorno, è rimasto sigillato nella cassaforte del mio ufficio per ben dodici anni, e nonostante le innumerevoli richieste e suppliche da parte mia, atte a rivederne e a modificarne il contenuto, il Barone si rifiutò sempre di cambiare la propria decisione, sostenendo che non potesse esserci scelta migliore”
Un secondo fragoroso applauso scosse la stanza, alcuni si strinsero, altri esultarono in maniera del tutto inappropriata, alcuni lanciarono delle grida portentose accompagnate da esclamazioni scurrili riguardanti la fortuna, e un paio di coppie si scambiarono un bacio.
Bryn poteva immaginare che all’interno del salotto vi fossero solo persone che conoscevano il Barone da più di dodici anni, ma per quanto quest’ultimo potesse essere ricco e per quanto potesse fare gola l’idea di ricevere il suo patrimonio, riteneva che l’allegria fosse eccessiva; si aveva l’impressione che chiunque avesse ricevuto anche solo una minuscola parte dell’eredità si sarebbe potuto considerare onnipotente, ma anche utilizzando tutta l’inventiva di cui disponeva, il giovane non riusciva a concepire qualcosa di tanto grande e illimitato da concedere a qualcuno un simile dono.
Continuava a gettare occasionali occhiate verso la figlia del defunto, che sotto il sorriso inclinato che le dipingeva d’allegria il volto sembrava nascondersi una certa agitazione; lo si vedeva dall’indice che batteva ripetutamente sul bordo del bicchiere, e dai respiri che si facevano man mano più lunghi e profondi. Non sembrava impaziente, né tantomeno speranzosa, piuttosto appariva preoccupata, si trovava davanti ad una roulette ma non era certa se si trattasse del gioco d’azzardo o della tortura russa.
“Mi appresto a leggere l’unico punto del testamento, trascrizione esatta delle parole del Barone”
La tensione crebbe a dismisura nella stanza, l’avvocato fece comparire un tagliacarte da un fodero agganciato alla cintura e lo usò per rompere il sigillo con un movimento secco e scattante, e quando estrae il foglio davanti alla marmaglia che sudando lo fissava sul limite della fibrillazione, utilizzando tutta la cura di cui disponeva, dispiegò la lettera e lesse ad alta voce.
Che tutti i presenti infilino la mano nella tasca destra del proprio gilet
“…” la folla rimase allibita, respiri spezzati si mischiavano a sussurri e insulti scanditi a bassa voce, ma per il resto tutto sembrava essersi congelato, e il fuoco stesso parve bloccarsi come in una fotografia, ma era solo un’impressione.
Bryn al contrario cominciò a provare un senso di mancanza ed un caldo soffocante, ed iniziò a formicolargli la mano. Tutti gli uomini infilarono la mano in tasca, e lui eseguì a sua volta.
Quando i presenti si trovarono immobili come statue, bloccati nella medesima posizione fissandosi a vicenda senza capire, l’avvocato concluse la lettura della lettera.
Colui che, estraendola, stringerà nel pugno il mio orologio da taschino …” - … no … - “… riceverà istantaneamente …” – Non è … – “… tutti i miei averi, e dovrà perseguire i miei obiettivi ... ” - … possibile! –
Cordiali saluti, Barone George Nabuk Byron
Dopo circa tre secondi, che parvero essere tre minuti, l’incantesimo fino a quel momento rimasto intatto si infranse, e la maggior parte dei presenti scattò in una reazione di pura follia, sfogando la frustrazione con grida di collera e di protesta che si susseguirono fino ad accavallarsi le une sulle altre, donne e uomini strillavano in preda alla rabbia e tutti andavano in cerca con lo sguardo di chi stesse stringendo l’orologio, la bava alla bocca come cani selvatici.
Fu un anziano signore, sui settant’anni circa, a notare che tra tutti i presenti uno solo non aveva ancora estratto la mano dalla propria tasca, e rimase fermo a guardarlo, fisso, con gli occhi accesi come due torce in fiamme, il peso del proprio corpo del tutto abbandonato sul suo bastone di quercia; non ci volle molto perché altri lo notassero e, seguendo la traiettorie delle sue pupille, non scoprissero che nell’angolo più oscuro della stanza, dove nessuno poneva la propria attenzione da diversi minuti, con un’espressione paonazza in volto e gli occhi spalancati bloccati a guardare il vuoto, vi era un giovane forestiero dai vestiti semplici e dal cappello inappropriato; le dita della mano ancora nascoste dal tessuto del panciotto. Dita che, chiaramente, stringevano qualcosa.
Brynmor prese un profondo respiro, buttò fuori l’aria dalla bocca, strinse la catenella d’argento che gli pendeva all’altezza dell’ombelico e tirò, facendo fuoriuscire silenziosamente l’oggetto argentato che tutti agognavano.
“Oh cielo”
   
 
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