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Autore: itachiforever    15/06/2017    5 recensioni
[Venerdì 13]
Una ragazza, i suoi genitori, il suo cane e una nuova casa.
Un lago, una foresta e un campeggio sventurato.
Giovani ragazzi, una piccola vacanza e uno spietato serial killer immortale.
Differenze, similarità e qualche salvataggio.
Crystal Lake troverà la pace?
Genere: Horror, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Capitolo 7 – Risparmiata ancora







Jason era arrivato alla porta subito dopo che la ragazza l’aveva chiusa a chiave. Stava “bussando” in maniera piuttosto violenta, ma non si aspettava certo che Jasmine lo facesse entrare, stavolta l’aveva davvero spaventata. Era forse arrivato il momento di ucciderla?
Durante la notte si era addormentato, risvegliandosi poi la mattina, sul tardi, a causa della voce di sua madre nella sua testa. “Uccidili, Jason! Uccidili tutti!” Gli aveva detto. All’inizio non aveva capito a chi si riferisse, quindi uscì subito di casa per fare il giro del lago. Non gli era servito molto tempo per accorgersi delle due ragazze, dato che avevano messo la musica ad un volume decisamente alto. Aveva aspettato che entrassero in acqua per attaccare: era sicuro che lo avrebbero fatto. Jason davvero non capiva perché si dovessero sempre spogliare completamente. I costumi da bagno esistevano per un motivo, quindi perché non usarli? Non che se li avessero indossati non le avrebbe uccise comunque. Fino a che non aveva afferrato la ragazza bionda sua madre non aveva smesso di spronarlo ad ucciderle. Dopo aver eliminato anche la bruna però aveva smesso di parlargli, se n’era accorto davvero solo in quel momento, davanti alla porta della mora. “Bravo il mio bambino. La mamma è molto fiera di te.” Poi più nulla. Forse sua madre non voleva che uccidesse Jasmine? A dire il vero neanche a lui interessava ucciderla al momento. Lo aveva spiato, sì, ma nulla di più. Niente urla, niente insulti, solo l’abbaiare del suo cane stava iniziando a dargli seriamente fastidio. Si era divertito a spaventarla, come si divertiva spesso a spaventare gli stupidi che arrivavano nel suo territorio, ma anche stavolta l’avrebbe risparmiata. Si chiedeva solo se, ora che lo aveva visto uccidere due ragazze della sua età, avrebbe parlato di lui con qualcuno, o se magari avrebbe chiamato la polizia. Si allontanò dalla porta, trovando invece un punto vicino ad una finestra dal quale osservarla senza essere notato.
 
Jasmine era rimasta davanti la porta, immobilizzata dai forti colpi che sbattevano su di essa. Ad ogni colpo sentiva l’intera casa tremare. Finn era accanto a lei che ringhiava e abbaiava contro il minaccioso sconosciuto, pronto a difendere la sua padrona. Poi i colpi cessarono.
Se n’era andato? L’aveva lasciata stare di nuovo o stava cercando di entrare da un’altra parte? Jasmine sperava che non le avrebbe lanciato un cadavere in casa attraverso la finestra. Non sapeva quanti minuti fossero passati senza che lei facesse nulla. Solo quando Finn smise di abbaiare riuscì a muoversi di nuovo. Cosa avrebbe dovuto fare? Per un momento pensò di chiamare sua madre, anche solo per sapere quando sarebbe tornata, e si precipitò nello studio di suo padre. Si portò la cornetta del telefono ma poi cambiò idea. Jason sicuramente la stava ancora osservando. Voleva fargli capire che di lei poteva fidarsi. Mise giù la cornetta. Non avrebbe chiamato né sua madre, né suo padre e di certo non la polizia. Lei non aveva visto niente. Si sedette sulla sedia a dondolo, facendo respiri profondi. Se davvero voleva che le cose funzionassero, anche lei doveva dare a lui un minimo di fiducia. Aveva sempre immaginato una cosa del genere, e credeva che farlo davvero fosse facile. Invece sembrava che la paura avesse avuto il sopravvento alla fine.
Jasmine si sentiva un’ipocrita. Aveva sempre detto che Jason non le faceva paura, anzi le piaceva. Eppure era scappata quando lui le stava venendo incontro. Dopotutto, l’aveva risparmiata ancora.
 
Jason la vide prendere il telefono e poi riposarlo, senza aver neanche composto un numero. Perché si ostinava a non parlare di lui? Forse davvero temeva che non le credessero?
La vide sedersi, con lo sguardo perso nel vuoto. Avrebbe davvero voluto sapere a cosa stava pensando. Dato che però non sembrava volersi muovere da lì, il killer di Crystal Lake decise di tornare alla spiaggetta. Doveva togliere da lì il corpo della ragazza bruna.
Mentre ritornava sui suoi passi un oggetto luccicante sul terreno attirò la sua attenzione. Si abbassò per prenderlo e si accorse che era una collana, con una maschera da hockey argentata come ciondolo. Cosa ci faceva lì una cosa del genere? Poi realizzò che forse era stata la ragazza a perderla, mentre scappava da lui. Chissà come mai ce l’aveva? Poi pensò che in realtà non era una cosa importante, non gli interessava. Se la mise comunque in tasca.
Arrivato sul luogo la musica era ancora lì. Proveniva da un cellulare appoggiato sopra un asciugamano. Gli bastò pestarlo per distruggerlo e far cessare quell’insopportabile rumore. Quelle due avevano davvero pessimi gusti in fatto di musica. Frugò tra la loro roba, ma non trovò nulla di interessante a parte un sacchetto di snack. Avevano lasciato rifiuti ovunque ma non se ne curò troppo. La polizia puliva sempre tutto e sicuramente non avrebbe tardato troppo a farsi vedere. Si caricò il cadavere sanguinante su una spalla e prese il sacchetto di cibo, poi si avviò verso casa sua. Quelle due ragazze significavano una sola cosa.
La stagione di caccia era aperta.
 
 
 




Angolo Autrice:
Ehilà! Come va?
Anche questa volta sono riuscita a contenermi e il capitolo non è venuto troppo lungo.
E anche stavolta Jasmine è stata risparmiata, vedremo se continuerà a passarla liscia.
Alla prossima!
  
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