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Autore: Poprock    17/06/2017    4 recensioni
"Nessuno aveva mai visto Levi Ackerman sorridere, erano tutti convinti non ne fosse incapace, compreso quest'ultimo.
Ma quando Levi, un giorno, entrò nella mensa della base dell'Armata Ricognitiva con un sorriso stampato in faccia che provocò un silenzio totale e le facce sconvolte di ogni soldato presente (di tutti eccetto uno) il mondo venne a conoscenza che Levi Ackerman sapesse sorridere, ed era perfetto anche in quello."
Genere: Commedia, Fluff, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren Jaeger, Levi Ackerman, Rivaille, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Levi Ackerman aveva paura di molte cose ma non lo dava mai a vedere. Le persone riponevano in lui una speranza, lui era l'eroe, il soldato più forte, e non poteva avere paure; per gli altri lui non era umano.  A Levi stava bene così, gli piaceva poter vivere le proprie paure da solo, come faceva ormai da parecchi anni. Aveva paura di molte cose: dello sporco, della morte, di Hanji (ma non l'avrebbe mai ammesso, nemmeno sotto tortura) ma soprattutto delle sue emozioni.

Una diceria comune, riferita al Capitano, era quella che quest'ultimo non provasse alcun tipo di emozione o sentimento. Poche persone potevano vantarsi di aver intravisto un'espressione diversa nel volto del capitano che non fosse la sua solita smorfia schifata. Ma Levi era umano e sentiva dentro di se così tante emozioni da non riuscire ad esternarne nemmeno una. Il mondo in cui viveva gli aveva tolto troppo e non poteva ripresentarsi ad esso debole e insicuro. Levi odiava l'umanità ma combatteva per essa, per dare un futuro a chi ancora non l'aveva perso.
Hanji ed Erwin glielo avevano sempre detto fin dal primo istante. Gli avevano praticamente sbattuto in faccia il fatto che non fosse solo, che insieme erano una famiglia e che, volendo o non volendo, per lui ci sarebbero sempre stati. Per Levi era stato uno dei pochi momenti in cui la sua solita smorfia si trasformò in un ghigno, che per Hanji ed Erwin doveva assomigliare ad una pallida imitazione di un sorriso.
Nessuno aveva mai visto Levi Ackerman sorridere, erano tutti convinti ne fosse incapace, compreso quest'ultimo.
Ma quando Levi, un giorno, entrò nella mensa della base dell'Armata Ricognitiva con un sorriso stampato in faccia che provocò un silenzio totale e le facce sconvolte di ogni soldato presente (di tutti eccetto uno) il mondo venne a conoscenza che Levi Ackerman sapeva sorridere, ed era perfetto anche in quello.

Due erano le cose vere che l'intero mondo sapeva di Levi Ackerman: la sua maniacale ossessione per le pulizie e la sua totale mancanza di parola. Infatti, il Capitano cercava di parlare il meno possibile e ormai tutti si erano abituati a sentirlo parlare solo durante gli allenamenti o in occasioni particolari. Quindi era normale che tutti iniziassero a preoccuparsi per quando da un paio di settimane salutava ogni soldato si trovasse davanti, interagiva senza imprecare con Hanji e sembrava molto meno propenso ad uccidere chiunque lo contraddicesse. La cosa che davvero faceva paura a tutti e che da fatidico giorno in cui avevano scoperto che il Capitano Levi sapesse sorridere, la smorfia che lo aveva caratterizzato da sempre si era trasformata in un ghigno divertito. E se il mondo pensava di aver già visto tutto avrebbe dovuto ricredersi a breve perché durante un allenamento Levi fece un'altra cosa che non aveva mai fatto. Rise. Una risata lieve e pulita durata meno di un battito di ciglia, ma c'era stata. E quando la voce si diffuse nella base ogni soldato, Erwin e Hanji i primi, voleva sapesse cosa avesse provocato quella risata, voleva avere una prova. E quando la stessa sera, durante la cena , tutti ebbero modo i ascoltare di nuovo il Capitano ridere si resero conto che il mondo aveva davvero una speranza.  Perché l'uomo più irritabile e scontroso presente sulla terra aveva riso, per la seconda volta nell'arco di una giornata, alla vista di Eren Jaeger che picchiava malamente Jean Kirschtein c'era qualche problema, doveva esserci qualche probelma. Ed Hanji ed Erwin avrebbero indagato, dopo essersi ripresi dallo shock di vedere successivamente Levi Ackerman sorridere accompagnato dai suoi occhi che, dopo molto tempo, forse per la prima volta, avevano iniziato a brillare.

Hanji Zoe non poteva accettare la cosa, era contro la sua natura.  Doveva sapere, era necessario per la sua salute, perché Levi Ackerman avesse iniziato a trattare tutti con gentilezza...? Non riusciva a dormire la notte, lei doveva sapere e se non l'avesse scoperto da solo avrebbe ricattato ogni soldato per farsi dire tutto ciò che sapevano, anche se in verità nessuno sapeva nulla. Tutti volevano conoscere quel segreto ma nessuno aveva il coraggio di chiedere ma Hanji non era tutti e lo dimostrò quando senza preavviso entrò nello studio del suo migliore amico.
"Dobbiamo parlare".
Levi alzò lo sguardo, squadrandola, per poi fare un cenno positivo con la testa.
"Sono preoccupata per te. Non so cosa ti stia prendendo in questi ultimi mesi. Dimmi la verità, ti stai drogando? Perché è impossibile che tu sia così..." si bloccò sull'ultima parola, quasi stesse per dire una cosa impensabile ma Levi non gli diede il tempo di riformulare la frase poiché fu lui stesso a concluderla.
"Felice?"
Hanji lo guardò spaventata, si era convinta che ormai nulla riuscisse a sorprenderla ma quelle parole, dette da quell'uomo, l'avevano destabilizzata. Levi alzò gli angoli della sua bocca a vedere la donna in quelle condizioni.
"Hanji dovrei lavorare, hai bisogno di qualcos'altro?"
"Si."
"Di cosa?"
"L'infermeria."
Dopo due giorni  Mikasa ed Armin stavano cercando Eren per l'ennesima volta. Il ragazzo scompariva spesso e proprio quel giorno Hanji si ritrovò una Mikasa implorante che le scongiurava di trovare suo fratello perché non lo vedeva dal giorno prima (appiccicosa la ragazza, pensò). Così si diresse agli alloggi del capitano, che si trovavano all'ultimo piano dell'edificio (l'intero piano era utilizzabile solo da Levi), quando vide uscire tranquillamente dalla porta della stanza del capitano, un Eren felice.
I suoi occhi si sgranarono e capì, capì tutto, e non vedeva l'ora di farlo sapere ad Erwin.

Tutti si erano accorti che quel giorno il  Capitano non era di buon umore, sembrava più nervoso di una Sasha senza cibo ed è per questo che tutti si stavano comportando in maniera perfetta per non finire nel mirino del suo odio. Ma Jean, mentre si avvicinava al suo tavolo, aveva rovesciato involontariamente un bidone della spazzatura accanto al tavolo del Capitano che alla vista di tutto quello sporco per poco non si sentì male.
"Jean, maledetto idiota, ma si può sapere cosa c'è che non va in te?" urlò il Capitano e per un attimo tutti i presenti in quella mensa ebbero paura per la vita del ragazzo. "Seriamente, qualche problema devi averlo se non riesci a capire quando è arrivato il momento di chiudere quella cazzo di bocca!". Levi era infuriato non riusciva a smettere di insultare quel moccioso (i suoi motivi per odiarlo andavano oltre quel fatto).
"Capitano mi dispiace davvero tanto..."
"Ho detto di chiudere quella cazzo di bocca! E pulisci tutto questo disastro!"
Avrebbe continuato ad insultarlo pesantemente Erwin non l'avesse interrotto per richiamarlo nel suo studio. Una volta entrato li si rese conto che c'era qualcuno ad aspettarli, la quattrocchi.
"Cosa volete?" domandò burbero posizionandosi vicino la finestra.
"Vorremmo sapere cosa hai tu. Sei passato dall'essere felice al voler uccidere l'intero mondo. Abbiamo perso molti passaggi e vorremmo che ce li spiegassi." rispose pacato Erwin posizionandosi di fronte a lui, cercando di incontrare i suoi occhi. Sforzo invano, gli occhi di Levi erano incollati in una figura posizionata nel cortile alla quale si affacciava la finestra. Una figura che Levi non vedeva da due giorni poiché doveva sempre rovinare tutto. Sbuffò, ma i suoi occhi erano ancora incollati alla persona che girovaga sola sotto di loro.
"Levi, io ed Erwin abbiamo capito cosa ti sta succedendo, è solo che vorremmo che ce lo dicessi tu." Levi sbuffò per una seconda volta per poi alzare piano lo sguardo e posizionarlo sui volti dei suoi amici. Vi lesse comprensione e voglia di conoscere bene ciò che gli stava capitando, riportò lo sguardo alla finestra è iniziò a parlare.
"Io non so dire a parole ciò che mi prende, so solo che è colpa di quel moccioso e dei suoi due grandi occhi verdi espressivi che mi hanno perforato l'anima. Non so come mi sia ritrovato in una situazione del genere poiché l'unica cosa che fino ad ora mi era passata per la testa era la mia personale vendetta. So solo che ora l'unica cosa di cui realmente mi importa è quel cazzo di moccioso che cammina da prima come uno stupido nel cortile sotto di noi. E ho rovinato tutto, perché vuole sapere che provo ed io non so dirglielo."
I due rimasti all'ascolto sorrisero nel vedere il loro compagno vivo. Hanji gli premette una mano sulla spalle e gli disse semplicemente un "Vai" seguito da un incoraggiamento di Erwin "Digli solo ciò che hai detto a noi".
Levi non era convinto ma voleva davvero sistemare le cose perché non voleva vivere un'altro solo istante senza gli occhi di quel moccioso puntati su di se, mentre lo scrutavano e squadravano.
"Eren non è l'unico ad avere due occhi espressivi, Levi. Prova con gli occhi e con i gesti a dirgli ciò che non riesci ma non credo nemmeno ce ne sia bisogno perché dalla tua faccia afflitta e amareggiata si può capire quanto ti manchi".
Levi lasciò la stanza urtato dalle battutine dei suoi due amici, con lo scopo di dirigersi verso il suo compagno.
Quel giorno il mondo ebbe la consapevolezza che fosse accaduta una cosa mai vista. Levi Akerman provava sentimenti ed emozioni, ma soprattutto amava e lo faceva in un modo così impacciato e strano da essere perfetto anche in quello.

Eren si era fermato al centro del cortile, vicino delle panchine poste vicino ad una fontanella, ma continuava a stare in piedi, nervoso come non mai. E esso aumentò a dismisura quando vide un Levi Ackerman avvicinarsi pericolosamente a lui. Gli altri soldati stavano iniziando ad uscire e, per quanto volesse chiarire, non era appropriato farlo davanti a tutti.
"Eren." Levi gli si posizionò di fronte, puntava i suoi occhi in quelli dell'altro mentre un sorriso incerto gli si stampava sul volto.
"Levi non è momento né luogo adatto." sussurrò il ragazzo indicando tutti i soldati, ormai usciti dalla mensa, che avevano l'attenzione posata su di loro.
"Non mi interessa."
"Come non ti interessa? Siamo in un luogo pubblico ti ricordo, con delle altre persone, non mi sembra il caso di risolvere i nostri problemi da copp... i nostri problemi qui." Levi avvertì la correzione ed il rossore lieve sulle guance di Levi e, mandando all'aria tutti i suoi principi, gli prese le mani e si avvicinò ancor di più.
"Non mi interessa di dove siamo e di chi ci circonda, Eren. A me interessi solo tu. Cerca di capirlo perché non e lo dirò una seconda volta."
"Ti odio. Sei un pezzo di merda, perché non puoi pretendere di dirmi queste cose da un momento all'altro senza che io ti baci!"
"Fallo. Non mi intessa cosa penseranno gli altri, anche se credo che avranno già capito tutto, a me interessa solo ed unicamente averti accanto a me tutti i giorni."
Ed Eren rise perché era impossibile farne a meno e davanti a tutti i soldati dell'Armata Ricognitiva baciò il Capitano Levi. La felicità ha un ottimo sapore pensò quest'ultimo mentre coinvolse Eren in un secondo bacio.
Non servì lo sguardo sconcertato di tutti i loro compagni, Eren sapeva che Mikasa l'avrebbe ucciso, e nemmeno l'urlo dalla finestra di Hanji che gli implorava a prendere una stanza (non sapeva che le avevano prese quasi tutte) a farli staccare. Mi hai reso vivo, moccioso. 

Levo odiava vedere quegli sguardi compiaciuti suoi visi di Hanji ed Erwin, odiava in primis dargli ragione.
"Sai Levi, ogni soldato è devoto ad Eren per averti reso più umano." Quattrocchi lo guardava ammiccando.
"Tsk."
"Dai Levi, perché devi essere sempre così taciturno, dicci qualcosa!"
"Solo perché  sto con Eren non significa che inizierò ad essere un moccioso pieno di vitalità come lui. E di ai soldati che i miei metodi di allenamento e le giornate di pulizie non cambieranno nemmeno se dovessi sposarmi."
Erwin rise di gusto scuotendo la testa per non far ribattere Hanji. Levi sarebbe stato uno stronzo per sempre ed andava bene così. Gli voleva bene per questo.
 
"Levi."
"Dimmi, moccioso."
"Sei tutto ciò che mia mamma mi aveva sempre augurato di trovare."

 
Il mondo era crudele e sadico e Levi ed Eren lo sapevano. Per questo gli sbattevano in faccia ogni giorno la loro pura e semplice felicità.
 
NOTE AUTORE
Di sicuro ci saranno degli errori ma questa fanfiction mi è uscita dal cuore e spero davvero vi sia piaciuta.
Grazie a chiunque l'abbia letta.
  
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