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Autore: Rota    11/06/2009    4 recensioni
[Mini raccolta di ff partecipanti al Piramidy Contest indetto da ShiIta]
Raccolta di massimo 3 capitoli, con coppie assolutamente dettato del Caso (o dalla Sorte, o dalla Sfiga più nera).
*Capitolo uno: White world, NejiHinata
*Capitolo due: My little fox's promise, SasoriNaruto
*Capitolo tre: Desert inside me, NarutoGaara
****Raccolta classificatasi SECONDA al "Piramidy contest" indetto da ShiIta****
Genere: Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sorpresa
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piramidy 2 Rendetevi conto, signori miei....
Sono passata di nuovo °° Con una SasoNaru, contro una ShinoKiba di Iaia °°
E ora sono contro la cara Darkrose....
Insomma, si.... la Sorte si fa beffe innumerevoli e spietate della sottoscritta °°
Ringrazio chi abbia letto e recensito il primo capitolo ^^ grazie davvero di cuore ^^
Detto questo, vi lascio alla lettura ^^

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*Nick Autore: Rota23/meg89
*Titolo: My little fox’s promise
*Pairing principale: Sasori/Naruto
*Altri personaggi/pairing: Altri
*Genere: Romantico, Introspettivo, Comico
*Raiting: Giallo
*Avvertimenti: AU, shonen ai, one shot
*Numero Scelto: 17
*Note dell'Autore: Odio la Sorte, la odio con tutto il mio cuoricino malato u_u
Ancora una volta mi ha giocato uno scherzo assurdo, regalandomi una coppia Crack che più crack non si può. Ho faticato parecchio a trovare il modo di accoppiare questi due dannati essere, mi sono consolata col fatto che quantomeno posso fare una shonen ai e che le AU sono ben gradite…
Parto dall’idea che sasori rimane cmq e sempre un artista, e indi ho dovuto trovare un modo perché lui e Naruto potessero in un qualche modo incontrarsi in questo campo.
La differenza d’età tra i due era un ulteriore ostacolo, e mi sono dovuta regolare con il rating.
La soluzione m’è balzata quasi per caso in mente. Non anticipo nulla, altrimenti il bello della mia ff si perde tutto.
Gli sbalzi temporali sono notevoli. Insomma, non mi sono soffermata troppo su quello, quanto sulle emozioni che i due protagonisti provano in varie “fasi” del loro rapporto. Cmq la separazione tra i diversi periodi vissuti è ben marcata, anche graficamente parlando.
Anche l’uso della fan art è un poco azzardato… anche se comunque è chiaramente presente il suo utilizzo.
Penso di essere stata chiara.


MY LITTLE FOX’S PROMISE

La lima accarezza elegantemente la superficie in legno della piccola e graziosa statuetta, levigandola con cura e precisione, rendendo liscia e sempre più perfetta la sua forma esteriore.
Gli occhi nocciola del Professore d’Arte sono ben fissi sulla sua opera, mentre le sue mani si muovono leggere ma scrupolosamente attente; in una fase delicata come quella non è ammesso il più piccolo errore.
La coda del piccolo animale inciso si sta via via formando, prendendo forme sempre più precise, sempre più dettagliate. E’ una coda folta e lunga, morbida all’immaginazione.
Le orecchie vigili dell’uomo sentono le prime urla marcate provenire da dietro a porta del laboratorio, i suoi studenti stanno indi giungendo a destinazione con una carica e una vitalità che ben presto si sarebbero spente di fronte agli attrezzi di Falegnameria.
L’uomo sbuffa, andando a posare la sua opera ancora incompiuta in un cassetto ben nascosto alla curiosità indiscreta dei giovani alunni; posando delicatamente gli occhiali sul tavolo, si volta verso la porta con la classica espressione da insegnante severo e intransigente e annuncia, piuttosto contrariato.
-Avanti! La porta è aperta!-

Il Laboratorio di Falegnameria era aperto due pomeriggi su cinque, alla scuola Media Inferiore Yondaime di Konoha, e veniva gestito dal professore che per definizione era il più libero di tutto il consiglio docente.
Sasori no Akasuna, Professore di Storia dell’Arte.
-Professore, cos’è questo attrezzo?-
Naturalmente, il signor Akasuna era famoso per la sua bravura, per la sua profonda e immensa conoscenza, per la sua rettitudine e la sua morale.
-E’ un mazzuolo, Inuzuka! Rimettilo al suo posto, per favore!-
Ma anche, e specialmente, per la sua impazienza, la sua irritabilità, e il modo impassibile con cui si mostrava al mondo mentre elaborava le sue trame diaboliche per distruggerlo in un soffio.
Ambiguo, decisamente insolito. Il professor Akasuna, giovane e talentuoso, occhiali in viso e vestiti sempre impeccabili, si mostrava al pubblico come un degno artista, dalle schizofrenie più stravaganti e equivoci, come l’insana passione per le bambole e gli oggetti in legno, che lo aveva portato ad accettare la proposta del suo Preside a dirigere un Laboratorio, per inciso il Laboratorio di Falegnameria, fino ad allora portato avanti, con ben scarsi risultati, dal povero professore di Tecnica, un tal Gai Morino, che era riuscito a portare più alunni in infermeria con dita rotte che lavori alla mostra di fine anno.
Ma questa è un’altra storia…
Sasori sbuffò, togliendo di mano l’attrezzo al proprio alunno testardo e particolarmente sordo con mala grazia, scatenando sbuffi di dissenso.
Con un’occhiata omicida aveva messo ogni commento a tacere.
-Benissimo, ragazzi miei… oggi si procede col lavoro iniziato. Forza, prendete i vostri lavori e continuate l’operato iniziato!-
La Mostra scolastica di fine anno era ormai alle porte, e il momento della verità era dunque giunto. Sasori aveva o non aveva fatto un buon lavoro? Il laboratorio era stato o non stato utile?
Tutte domande a cui solo la Mostra finale avrebbe potuto dare risposta.
In realtà, il Professore era rimasto estraneo a questo tipo di dubbio. L’artista che era in lui era riuscito ad apprezzare fino in fondo gli sforzi compiuti dai suoi alunni, benché i risultati fossero stati a dir poco pessimi od orrendi a vedersi. Non era certo quello l’importante. L’artista vero si riconosce sì dalla sua bravura nel maneggiare i suoi attrezzi, ma anche dall’anima che vi mette dentro le sue opere.
E per quanto a voce aveva ricevuto solo sbuffi contrariati e moine incessanti, vedeva in quegli sgorbi che i suoi alunni riuscivano a chiamare opere d’arte un’intensità di passione tale da esserne ripagato completamente.
E questo in particolare in una persona, in uno dei suoi ragazzi.
-Professore, va bene come sto facendo ora?-
Occhi di un azzurro intenso, capelli color del grano maturo, viso dai tratti morbidi ma non grezzi o volgari, labbra carnose e sempre pronte al sorriso, pelle abbronzata, in salute.
Il piccolo Naruto Uzumaki era il ragazzo che del gruppo aveva sempre dato segni di profondo interesse e di grande partecipazione, nonostante i risultati a dir poco pietosi.
In quel momento gli stava porgendo davanti agli occhi un pezzo di legno dalla forma strana, che una volta lo stesso ragazzo gli aveva rivelato dover essere una piccola lumaca, che ricordava poco più che un verme con la gobba.
Cercando di essere il meno sincero possibile, almeno per quanto riguardava quel frangente particolare, Sasori abbozzò un cenno del capo, gli prese poco gentilmente di mano l’attrezzo da lui usato nonché l’oggetto di legno e cominciò a levigarlo accuratamente.
-Devi tenere la mano in questo modo, Uzumaki, altrimenti la lama  ti sfugge di mano e non fa un taglio preciso come lo desideri tu. Vedi? In questo modo…-
Il pollice spinse l’attrezzo in avanti, fino a che la lama non incontrò l’indice teso, che lo fermò in tempo e rese il lavoro come meglio poteva essere.
Gli occhi di Naruto seguirono il lento processo di spiegazione concreta e pratica attentamente, con scrupolosità, accompagnando il tutto con un’espressione di meraviglia e di stupore.
Con un sorrisone, riprese oggetto e attrezzo e andò a sedersi al suo posto.
-Grazie mille, professore! Ora faccio io…-
Che naturalmente incominciasse con fare l’esatto opposto di quanto appena dimostrato fece un attimo indisporre il santo Professore d’Arte, ma quel viso così contento, quegli occhi sorridenti furono una ragione più che valida perché Sasori rinunciasse definitivamente alla giusta spiegazione delle cose.

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Lo scalpello definisce con una precisione un poco maggiore le piccole gambette lunghe ed eleganti della creaturina, definendo con precisione quasi maniacale la linea che divide le varie dita della zampa paffuta e folta di pelo scuro.
Ogni muscolo guizzante è quasi tonico, perfetto nella sua semplicità folgorante.
Il ventre piatto si dilunga diretto verso il terreno, per alzarsi un poco solo alla fine della sua lunghezza, per cingersi con i muscoli delle zampe posteriori.
La schiena è liscia, eppure un poco arruffata come conviene agli animali selvatici.
Ora viene la parte più difficile.
La testa.

La porta sbatté senza alcuna remora, e un ragazzino imbronciato come poche volte in vita sua fa il suo ingresso sgarbato e indiscreto, per andare a sedersi, dopo aver sostenuto un ritmo marziale e ben calcato per i pochi metri che separano porta e tavolo.
Sguardo fisso a terra, labbra arricciate in un broncio irritato, occhi fiammeggianti e inclini al pianto dirotto, pelle coperta di polvere e terra, qualche livido sulle braccia e uno particolarmente viola sul viso.
Naruto si presentò così di fronte al proprio Professore ancora sorpreso per l’intrusione un poco improvvisa, senza che nessuno dei due aggiungesse una sola parola per diversi minuti.
Ma ciò che distingue un artista da un comune essere umano è la sensibilità più intensa dell’anima, quella cosa sublime che porta a vedere la meraviglia in tutte le cose belle del creato.
Proprio a causa di questa notevole sensibilità, Sasori non poté in alcun modo ignorare, nonostante l’enorme stizza derivata dal fatto di essere stato così improvvisamente interrotto durante la creazione di una sua opera, l’espressione del suo alunno, così come il sospetto di ciò che gli stava dietro.
Sospirò l’uomo, alzandosi dalla propria sedia e riponendo l’abbozzò della sua opera nel cassetto a lui riservato.
-Dunque, Uzumaki… è successo qualcosa?-
Qualche secondo ancora di silenzio ostinato separarono il professore dal vortice di parole che la gola del piccolo Naruto butta fuori come cancro corrosivo.
Così come Sasori si era trovato a soffocare la sincerità per un motivo ben più nobile, i compagni ben più schietti di Naruto avevano ritenuto opportuno far notare quanto la sua opera fosse orripilante, con l’aggiunta e la decorazione di qualche parola ben più colorita e diretta.
Cosa che era costata loro un bel pugno sul naso e qualche altro cazzotto sul resto del corpo.
Alla fine dell’appassionato resoconto Naruto tacque improvvisamente, ancora tutto animato da quella rabbia intensa che proprio non voleva abbandonarlo.
Un altro borbottio, poi la frase che riassumeva la questione con poche e semplici parole.
 -Kiba ha detto che la mia statuetta più che sembrare una lumaca sembra un grosso verme!-
Il silenzio calò di nuovo sulla coppia, come un tappeto pesante che niente lascia filtrare.
Sasori sospirò di nuovo, massaggiandosi le tempie con pazienza, cercando di richiamare a  sé tutto il buon senso e la diplomazia di cui era capace.
Cercò di sorridere al suo alunno, ma ritenne assolutamente fuori luogo un’espressione serena di fronte a un cipiglio così radicato e profondo.
Esordì, cercando d’essere il più sincero possibile, almeno quella volta.
-Sai cosa penso io, Naruto?-
Il ragazzo si voltò a fissare il suo professore. Mai, da quando si ricordava di conoscerlo, ovvero da ormai quasi tre anni, il Professor Akasuna l’aveva chiamato per nome.
Questo era stato sufficiente a destare la sua completa curiosità, e quella parvenza di serietà che l’uomo ostentava così fieramente incuriosiva e allo stesso intimoriva il giovane Uzumaki.
Forte di questa ambiguità decisiva, Sasori continuò.
-Io penso che il tuo lavoro sia uno dei migliori!-
A quei occhi spalancati di sorpresa e di incredulità quasi dolorosa, e ancor prima che Naruto potesse ribattere qualche cosa, l’uomo si alzò dalla sua sedia, andando a prendere la statuetta del ragazzo sul piano riservato ai lavori della sua classe.
Lo prese tra le esili dita, portandolo davanti al suo proprietario.
-Vedi quest’opera Naruto? Questa è un’opera d’arte. E lo sai perché? Perché è fatta col cuore e con l’anima del suo creatore. Per quanto si possa essere bravi a maneggiare arnesi e utensili d’ogni sorta, il vero artista non si limita a essere una macchina, ma ci mette tutto il suo impegno nelle opere che fa. L’arte non viene fatta dai robot, ma dal cuore pulsante e sensibile delle persone…-
Sasori fissò il giovane negli occhi, per dar maggior importanza e peso alle proprie parole.
-Tu hai fatto questo, Naruto… tu hai creato un’opera d’arte!-
L’importanza del momento, la pomposità del discorso che Sasori sembrava così nei dettagli preparato crollò miseramente davanti alla risatina isterica con cui Naruto proruppe dopo qualche secondo di silenzio assorto, dove i due si erano fissati in volto senza nulla dire, facendo nascere nell’uomo con pochi semplici gesti un innato desiderio di omicidio veloce e istantaneo.
-Oh, professore…-
Risa, cristalline, sincere, un poco nervose forse.
Le spalle non esili di Naruto furono scosse per qualche minuto da tremori dovuti a sghignazzi decisamente troppo irriverenti per essere pronunciati ad alta voce, ma i due occhi che dopo tornarono a guardare il professore irritato furono sinceramente commossi.
-… grazie…-
Il ragazzo alzò il mignolo, congiungendolo all’improvviso con quello della mano inerte che riposava lungo il fianco del professore.
-Prometto che mi impegnerò perché la mia statuetta sia una delle migliori di tutta la Mostra! Vedrà, non la farò sfigurare!-
Sasori guardò la mano così catturata dal più giovane, un poco stupido, shockato dall’inaspettata confidenza che l’altro gli stava donando. E di fronte a questa perplessità Naruto, come resosi conto del proprio enorme errore di valutazione, ritirò la sua mano alla felpa arancione che indossava, cominciando a borbottare qualcosa in maniera totalmente confusa.
Con un sorriso dolce, Sasori riprese la mano di Naruto, incrociando le proprie dita con quelle della mano giovane dell’alunno.
-E’ una promessa, Uzumaki… una promessa fatta da uomo a uomo!-
Naruto, le guance imporporate di meraviglia, stupore e ammirazione sincera, non poté fare altro che fare un vigoroso cenno col capo e assentire.
-Una promessa!-

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Le orecchie dalle punte ben evidenti venivano levigate con dovizia, perché la loro acutezza non fosse troppo rilevante.
Il musino allungato terminava in un naso dall’apparenza bagnata, e i baffi di dilungavano appena lungo le pareti esterne della bocca.
Occhi grandi e vispi, dalle palpebre alzate.
Il collo su cui si erge la testa fiera è morbido ma dalle linee decise.
Assolutamente perfetto.

La Mostra scolastica era stata dunque inaugurata. E con essa ognuna delle classi della scuola aveva dato segno dei suoi lavori scolastici duri e impegnati.
Chi con un servizio di cucina e ristorazione, che con l’organizzare giochi accessibili anche al pubblico, chi con mostre d’arte.
La Terza della sezione D faceva parte proprio di quest’ultima categoria, avendo portato i propri lavori di Falegnameria, esposti in bella presenza sopra un tavolo che si allungava lungo tutte le pareti della stanza a lei riservata.
La Lumaca di Naruto Uzumaki si ergeva con trepidante orgoglio sopra il muschio che lo stesso ragazzo aveva raccolto quella mattina, fresco fresco.
Una ragazzetta dai biondi capelli s’era avvicinata a quello che le sembrava essere pressappoco un bruco, e con voce stridula aveva commentato.
-Naruto, come mai il tuo verme sta in mezzo al muschio?-
Il ragazzino biondo aveva quindi replicato, tutto accigliato.
-E’ una lumaca, Ino… non vedi?-
Ancora prima che la ragazza potesse rispondere, piccatamente o in qualsiasi altro modo a lei congeniale, Naruto aveva già voltato la testa da un’altra parte, ben più interessato a una mosca che gli ronzava attorno che alle parole della propria compagna di classe.
Derisione, derisione e sconforto ricevette dagli occhi incomprensivi della normale gente, occhi volgari, non disposti ad alcun errore, non disposti ad accettare una forma di bellezza non convenzionale.
Ammirazione, sincerità, commozione ricevette da due e due soli occhi marroni.
-E’ una stupenda lumaca, Uzumaki!-
E solo a quei due occhi le labbra regalarono un sorriso, e gli occhi un affetto sincero.
-Grazie, Professor Akasuna!-

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Il mazzuolo lento scolpisce, perforando la materia resistente poco in profondità.
Le pieghe che rendono quasi vera la piccola statuetta legnosa ormai sono concluse, e con un soffio vengono anche private degli sdruccioli rimanenti.
Un sorriso si dipinge sulle labbra sottili e pallide, e dietro gli occhiali di vetro trasparente gli occhi si riempiono di gioia sincera.
Le mani lasciano ogni attrezzo sulla superficie orizzontale del tavolo, per dedicarsi a quella piccola meraviglia appena creata.
Una Volpe, una piccola Volpe di legno, dagli occhi vispi e accesi, dalla coda fola e morbida.
Sasori sorride, girando e rigirando la sua piccola meraviglia.
-La mia piccola volpe…-
   
 
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