Fiori
cresciuti sotto un temporale
Tra il frinire delle cicale, che annunciano l’arrivo
dell’estate a Konoha e il vociare delle persone che va scemando, il rumore dei
passi lenti ma sicuri di Naruto si affievolisce. Tempo prima avrebbe
attraversato tutta la via annunciando a gran voce la sua presenza, adesso non
passa inosservato neanche volendo – sorride al pensiero dei bambini che di
tanto in tanto lo rincorrono, affascinati dal mantello bianco da Hokage e dal
suo sorriso radioso.
Il ritorno a casa rappresenta un attimo di pace in
mezzo al caos che è diventato la sua quotidianità, stravolta da quando Kakashi
gli ha passato il testimone. È stata una giornata abbastanza impegnativa da
fargli dimenticare il numero di pratiche, autorizzazioni e moduli che si sono
passati lui e Shikamaru.
Non vede l’ora di tornare nel suo piccolo appartamento
e godersi un bagno ristoratore. Dopo andrà da Sasuke e magari passeranno la
serata distesi sulla veranda, scambiandosi baci umidi di sakè.
Villa Uchiha non è mai stata così rumorosa e piena di
vita da quando Naruto ha cominciato a frequentarla per infastidire il padrone di
casa: parole sue. All’inizio Sasuke lo minacciava per costringerlo a
raccogliere le cose che disseminava ovunque, ma ben presto ha abbandonato
l’impresa; così ha cominciato a sistemargli lo spazzolino di fianco al suo, a
lasciargli qualche scomparto dell’armadio per i vestiti e le scarpe, ad
aggiungere asciugamani in bagno.
Non hanno mai seriamente parlato di andare a
convivere, ma Naruto non riesce ad immaginare una vita senza la presenza di
Sasuke, ritagliata nelle ombre del crepuscolo e nelle luci dell’alba. È ubriaco
del profumo che intrappolano le lenzuola dopo le notti passate a far l’amore e
delle battute sarcastiche che gli lancia di continuo, del tè verde che beve e
dei rari sorrisi che scivolano su quelle labbra che non si stancherà mai di
baciare. Nonostante questo, se un giorno andassero ad abitare insieme, non
venderebbe il suo appartamento; è davvero affezionato a quelle quattro mura che racchiudono la sua vita.
“Forse dovrei ridipingere la porta.” medita, girando
la chiave nella toppa e notando con stupore un paio di scarpe non sue
all’ingresso. Sasuke è seduto di fronte al basso tavolino, intento a scrivere
su qualche foglio, attorniato dall’odore d’inchiostro e da rotoli di pergamene.
«Bentornato, dobe.»
«Grazie.» risponde confuso, accomodandosi al suo fianco dopo
essersi spogliato del mantello e della felpa. «Che ci fai qua? Pensavo ti fossi
chiuso in ufficio a lavorare.»
«C’era più confusione del solito, non riuscivo a
concentrarmi. Casa mia è più lontana, la tua invece è più vicina. Stasera
potremmo stare qua.»
Naruto annuisce. «Sai che puoi venire quando vuoi.»
Poi gli prende il viso fra le mani e gli posa un bacio
all’angolo della bocca, sorridendo furbamente.
«Quindi stasera mangiamo ramen.»
«Scordatelo. Ho fatto la spesa apposta.»
Il jinchuuriki scoppia a ridere e si lascia cadere a
terra, attirando a sé Sasuke.
«Cosa farei senza di te, eh, Sas’ke?»
«Un sacco di casini.»
«Quanta fiducia riponi in me!»
«È la realtà dei fatti.»
«Allora sei pronto a starmi accanto ancora per molto,
per evitare che ne combini?» lo asseconda Naruto con tono divertito.
Sasuke capisce subito che il suo sorriso è solo una
maschera, utile a nascondere una domanda ben più seria. No, non se ne andrà,
non soltanto per evitare che muoia a causa di indigestione da ramen – sempre
che sia possibile, con tutto quello che ingurgita, ma perché quell’ostinato e
meraviglioso ragazzo ha scavato radici troppo profonde dentro la sua anima.
«Se dovessi andarmene di nuovo, abbandoneresti la tua
carica e il villaggio per rincorrermi, perciò sono costretto a restare.»
Quando Sasuke ha compreso che l’affetto che provava
per Naruto stava crescendo, trasformandosi in qualcosa di troppo grande e
intenso, il terrore l’ha sopraffatto – l’amore
è una bugia, causa dolore, ricordati cos’ha fatto Itachi!
Allora ha cercato di odiarlo, fino a consumarsi le ossa e i pensieri, ha
frapposto montagne e laghi fra loro per renderlo insignificante. Come sempre,
Naruto ha saputo sorprenderlo: al suo disprezzo ha risposto con la dolcezza, ha
accolto la sua sofferenza, facendola anche un po’ sua, senza giudizi, senza
risentimento.
«Konoha è la mia casa, ma tu sei la mia vita.» replica
Naruto con fermezza, lasciando scivolare una carezza lungo il volto di Sasuke.
Scosta il lungo ciuffo che copre il Rinnegan e rimane
assorto a fissarne le spire concentriche.
«Hai degli occhi bellissimi.»
«È la vecchiaia a renderti sdolcinato o il caldo ti dà
alla testa?»
Naruto ride, per niente offeso dalla mancata risposta
sentimentale del compagno – i baci lenti che deposita lungo la sua colonna
vertebrale, il caffè che a volte trova quando arriva in ufficio, la
consapevolezza che sarebbe disposto a dare la vita per lui, non hanno bisogno
di spiegazioni.
«Non riuscirai a demolire il mio romanticismo, teme.»
Lo bacia con trasporto, schiudendogli le labbra con la
lingua, per avvolgere la sua in un incastro bagnato. Sasuke infila una mano fra
i suoi capelli, lo tiene stretto a sé, dominatore, mentre apre di più la bocca
di Naruto e gli succhia la punta della lingua. Si stacca con un sospiro e lo
guarda con occhi che sono erotismo puro.
«Il resto dopo.» sussurra l’Uchiha e gli morsica la
gola, strisciando i denti lungo il pendio del suo collo.
«Perché non adesso?» lo sollecita Naruto, spingendolo
con un colpo di reni sotto di lui. Gli cattura i fianchi in una presa ferrea, i
pollici che solcano le anche e raggiungono il bordo dei pantaloni, che
carezzano con esasperante lentezza.
«Devo finire di stilare il rapporto dell’ultima
missione e tu devi farti un bagno.»
Con la compostezza degna del suo clan, Sasuke si alza,
sistemandosi gli abiti e torna al tavolino. Prende il pennello, lo intinge
nell’inchiostro e ricomincia a scrivere.
Naruto gli si avvicina, brontolando con voce
lamentosa: «Sei serio?»
«Ti sembra la faccia di uno che scherza?»
Il jinchuuriki sbuffa, ma non è nella sua indole
demordere, ovviamente. Sfodera un
sorriso scaltro e gli ruba il pennello dalla mano.
«In quanto tuo capo, ti do il permesso di sistemare i
rapporti domani. Non c’è fretta.»
«Sono il capitano degli ANBU, ho dei compiti da
portare a termine. Questo ha la priorità, Hokage-sama.» risponde Sasuke con tono serio, che sfuma
sull’ultima parola, facendosi ironico. Difficilmente si rivolge a Naruto con
l’appellativo onorifico; non ha bisogno di usare un’etichetta per dimostrargli
il suo rispetto – e la sua devozione.
«Eri precisino e bacchettone anche quando avevamo 12
anni.»
«Tu invece sei sempre stato disordinato.»
Sasuke recupera il pennello e non lo degna più di uno
sguardo. Inutile tentare di farlo smettere, perché, checché ne dica, anche lui
è decisamente testardo. Con un sospiro, Naruto si alza e si dirige in bagno.
Quando ritorna nella stanza, lo trova immerso nella
rete dei suoi pensieri; lo capisce dal leggero sorriso che gli solca le labbra
e dal pennello sospeso sopra la carta.
Silenziosamente si siede alle sue spalle e lo avvolge
in un abbraccio che profuma di muschio.
«A cosa pensi?»
«All’epoca in cui eravamo genin. Ero ossessionato dal
desiderio di vendetta. Pensavo che avere in squadra due rammolliti mi avrebbe
solo procurato fastidi.»
Sasuke scuote la testa, come a disapprovare i suoi
pensieri fanciulleschi.
«Paradossalmente era proprio quando stavo con voi che
il rancore mi sembrava un sentimento lontano. Erano i momenti migliori.»
«Eri un ragazzino con un dolore troppo grande da
portare sulle spalle.»
Di riflesso Naruto lo stringe più forte contro il suo
petto; il pensiero che possa patire di nuovo un simile dolore lo fa impazzire.
«Però è stato quello che ti ha spronato ad andare
avanti e a combattere.»
«Nel modo sbagliato.»
L’Uzumaki non risponde,
lascia che siano i gesti a parlare al suo posto. Afferra il braccio del
compagno e con il pennello disegna un ideogramma dai contorni sfilacciati sul
suo polso.
Sasuke osserva il simbolo, poi gli rivolge uno sguardo
interrogativo.
«Fenice?»
«Sì. Sei come la fenice, che si rialza sempre dopo
essere bruciata. È fiera e non si arrende neanche di fronte alle fiamme.»
Il cuore sussulta e freme tra le costole a quelle
parole. Naruto è capace di farsi strada fino al centro del suo essere con una
semplicità incredibile. Lo spoglia dei suoi veli, conosce i suoi mostri, ma non
scappa – non l’ha mai fatto e mai lo farà. Il momento in cui Sasuke l’ha
capito, è quello che gli ha permesso di svelare una verità ancor più
travolgente: per quanta strada abbia percorso, l’amore è sempre stato un passo
avanti. E lui non è riuscito a smettere
di amare Naruto.
«Nemmeno tu hai mai gettato la spugna.»
Il jinchuuriki si stende sul tappetto, incrociando le
braccia dietro il capo e risponde ilare: «Vero. Oltre a diventare Hokage, avevo
un altro obbiettivo: dovevo riportarti a casa per suonartele e ricordarti chi
fosse il più forte.»
Sasuke ghigna con aria di sfida e gli sale a
cavalcioni con uno scatto agile. Gli agguanta i polsi tra le dita affusolate ma
eccezionalmente forti e glieli solleva sopra la testa – li sporca d’inchiostro
e delle sue emozioni.
«Allora non hai ancora raggiunto il tuo scopo, usuratonkachi.»
Gli occhi di Naruto brillano di malizia. Fa forza
sugli addominali e si solleva per arrivare ad un soffio dalla bocca di
Sasuke.
«Ma davvero?» sussurra, socchiudendo le
palpebre. «Ieri sera eri tu che gemevi mentre ti facevo un pompino.»
Poi si avventa sulle sue labbra, gli strappa il
respiro. Gliele morsica una, due, tre volte, finché sono abbastanza umide di
saliva e ansimano in modo asincrono con le sue.
«Rimedio subito.»
“Siamo fiori cresciuti sotto un temporale,
con le radici forti in un campo di sale.”
Buona sera lettrici e lettori :3
È sempre un’emozione sbarcare in un nuovo fandom!
Naruto è un’opera fantastica e non ho resistito alla tentazione di provare a
scrivere qualcosa – ovviamente SasuNaruSasu♥ Sono
innamorata di loro due come un drogato con la sua dose – okay, forse così è un
po’ eccessivo.
Due cosine sulla storia. L’ispirazione mi è stata
data dalla canzone Jet di Coez, che personalmente non mi piace, ma
di cui apprezzo il testo; la frase e il titolo sono tratti da questa. Mi sembra
decisamente azzeccata per due personaggi come Naruto e Sasuke, così come
l’immagine della fenice. Non potevo far scrivere a Naruto tutta la frase, non
bastava il braccio! La fenice mi sembrava un buon compromesso, ecco. Il resto è
venuto da sé.
Il racconto è ambientato dopo la fine del manga con la mia
personale rivisitazione – il finale proprio non lo digerisco, mi dispiace. La
nota What if? l’ho inserita per questo. Amo il rapporto fra Naruto in veste di
Hokage e di Sasuke come capitano della squadra ANBU e sto già scrivendo
un’altra one-shot su di loro negli stessi ruoli –
rossa però, con tutti i dettagli che mi sono risparmiata in questa xD
Grazie per essere stati con me fino alla fine, sayonara!