Torta alle mele e violette

 
 
 




Sedeva sulla cima della collina, osservando il cielo terso che si rabbuiava sempre di più. Tra poco avrebbe piovuto.
«Sapevo che vi avrei trovato qui, madama»
Lei si voltò, scompigliando ulteriormente la treccia bionda, ormai rovinata dalla corsa che aveva fatto in precedenza: «Mi conoscete bene»
Salazar annuì a quella constatazione e si sedette silenziosamente al suo fianco.
«Dovreste smetterla di litigare con Godric, è il vostro migliore amico» osservò Tosca.
«Lo è, ma abbiamo opinioni inconciliabili»
Tosca lo osservò a lungo, gli occhi cerulei puntati su quelli grigi di Salazar.
«Non nascondo di essere d’accordo con Godric» disse lei infine.
Salazar sollevò un sopracciglio, piccato: «Anche se quei luridi esseri hanno ucciso la vostra famiglia? Anche se hanno compiuto quell’azione verso vostra sorella?»
Tosca sospirò e prese a giocare con dei ciuffi d’erba sporgenti. A Salazar non era mai sembrata così innocente e bella.
Priscilla diceva sempre che se non si fosse fatto avanti, qualcun’altro avrebbe potuto notare la bellezza non ancora sbocciata – ma che sarebbe presto diventata meravigliosa – di Tosca.
Puntò di nuovo i suoi occhi azzurri su Salazar: «Se anche noi fossimo più aperti non si comporterebbero così»
«Vorrebbero rubare il nostro Dono - sibilò Salazar – gli stessi mezzosangue in fondo potrebbero infiltrarsi e poi far entrare i loro amici babbani in qualche modo per sterminarci. Non li voglio, Tosca»
«O forse – replicò pacatamente la strega – verrebbero trucidati dai loro cari stessi perché noi non abbiamo dato loro la possibilità di imparare ad usare il Dono»
Il mago s’irritò visibilmente: come diavolo faceva ad essere così buona con quegli esseri spregevoli, che l’avevano resa così triste per anni? Non capiva appieno l’immensa bontà di Tosca e il suo animo nobile – forse più nobile di Godric.
Allo stesso tempo però, non poteva fare a meno di rimanere estasiato da quella purezza e dalla dedizione con cui svolgeva qualsiasi azione, importante o meno.
«Come fai ad essere così?» domandò rabbioso, dimenticandosi di darle del voi.
Tosca alzò lo sguardo su Salazar, visibilmente sorpresa dalla domanda.
«Così come?»
Salazar boccheggiò: «Così… - innocente? Pura? - così buona»
«Non lo so, sono solo me stessa»
Salazar afferrò quasi con violenza la manina di Tosca, ancora sporca dall’erba strappata.
«Vorrei tanto essere come te» sussurrò assorto.
«Ma così non saresti più Salazar Serpeverde, no?» mormorò di rimando lei.
Lui la osservò stranito: «Ti basterebbe che sia me stesso?»
Le gote di Tosca s’imporporarono: «Mi basterebbe che tu sia la parte migliore di te. Quella ambiziosa di costruire la scuola di stregoneria migliore del mondo. Quella che si preoccupa per me»
Salazar fissò attentamente quegli occhi azzurri come il cielo, incatenandoli ai suoi.
Poté sentire il profumo di Tosca. Sapeva di torta alle mele e violette.
Fu sul punto di sporgersi, finché un tuono non fece sussultare entrambi.
Il mago si alzò di scatto, quasi fosse stato ustionato: «Torno al castello»
«Salazar - lo chiamò lei, ancora rossa in volto – provate a tirare fuori solo il meglio di voi»
Il ragazzo si voltò, con un sorriso sghembo ad incorniciargli il volto.
«Ci proverò solo per voi, mia signora. Lo giuro»
 
Mai promessa fu più vana.









Nota dell'autrice:
Salve, fandom di Harry Potter! Qui parla mezzosangue230, presente in questo fandom da tempi immemori, ma che solo oggi ha deciso di trovare il coraggio per pubblicare una piccola fic senza pretese! Nella mia pazza testa vagano un sacco di head-canon su Tosca e Salazar, che shippo davvero tanto! Spero davvero di avervi trasmesso delle emozioni che non siano disgusto & simili con questa storia!
Grazie a chi vorrà lasciare un piccolo commento o chi leggerà semplicemente,
Mezzosangue230