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Autore: DiamanteLightMoon    21/06/2017    5 recensioni
-FANFICTION INTERATTIVA- ISCRIZIONI CHIUSE-
Vi siete mai chiesti come sia possibile che un'intera civiltà scompaia da un giorno all'altro? Vi siete mai chiesti che fine hanno fatto i Cretesi? Vi siete mai chiesti che cosa li avesse travolti di così tanto violento da farli estinguere? Io sì ed era una di quelle domande a cui pensavo di non trovare mai risposta, almeno finché non ho scoperto questo.
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Hermia è figlia di Poseidone ed è la principessa di Atene. Enea è suo fratello, ma è figlio di Zeus. E il loro destino sarà deciso dalla volontà di un pazzo.
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Enea correva nei corridoi del Palazzo, i piedi scalzi e il petto ancora sudato dall'allenamento. Non riusciva a comprendere le parole del messaggero.
-Padre- urlò attraversando l'imponente porta aperta. Con passo veloce si avvicinò alle sorelle in piedi accanto al re e alla regina.
- Akakios non può fare una cosa del genere. È un suicidio per il suo popolo-
-No- disse il padre- Non se fa questo-
E gli mostrò la condanna a morte di due anime innocenti.
Genere: Azione, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Semidei Fanfiction Interattive, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO VII

 

Mar Egeo – 2 ore prima dell'arrivo

 

Si potevano già vedere all'orizzonte. Le coste dell'isola di Creta. Non che Hermia ed Enea ne fossero felici. Nonostante avessero scelto di loro spontanea volontà di recarsi lì nessuno dovrebbe essere felice di non avere la certezza di tornare da coloro che si amano.

-L'aria si fa più affilata- disse Enea, accarezzandosi le braccia nude e abbronzate.

-Il mare è in tumulto, le correnti marine hanno iniziato a non avere più un senso- Hermia parlò come in risposta alla frase del fratello. A differenza del ragazzo che guardava dritto di fronte a sé la terra a cui si stavano avvicinando, Hermia le dava le spalle appoggiata al parapetto.

-È come se anche la natura percepisse che c'è qualcosa che non quadra. Non ne so molto del comportamento degli animali, ma ho viaggiato abbastanza per sapere che i gabbiani iniziano a farsi sentire quando una nave sta per entrare in un porto. Arrivano anche a rubare il cibo dei marinai. Eppure non ne abbiamo visto uno. Non percepisco nemmeno presenza in alta quote, l'aria è libera e non c'è una singola nuvola- il tono di Enea rispecchiava la sua preoccupazione.

-Se ti può aiutare, anche i pesci sono molto irrequieti. Si muovono in banchi molto grandi, anche pesci che di natura sono solitari. Più ci avviciniamo a Creta più la vita marina si assottiglia. Gli animali avvertono molte cose prima degli esseri umani. Disastri possono essere scampati se ci si affida al loro istinto- Hermia confermò solo i dubbi del figlio di Zeus.

 

-Non possiamo affidarci al loro istinto vero?- fece Enea. Hermia scosse la testa.

-Ci stanno dicendo a gran voce di tornare indietro. Se lo facessimo provocheremmo un effetto catastrofico. Ed è sicuramente la stessa cosa che devono aver pensato i semidei sulle altre navi- alle parole della figlia di Poseidone, Enea si voltò. Hermia aveva ragione, si potevano notare diverse navi più o meno vicine all'orizzonte.

-La fiamma si avvicina alla candela- mormorò il ragazzo.

-Direi a qualcosa di molto più grande di una candela-

 

Porto di Cnosso – 10 minuti prima dell'arrivo, 1 giorno e 3 ore prima dello sbarco

 

Purtroppo per Hermia la sua conoscenza del dolore era piuttosto elevata. Purtroppo per Enea la sua conoscenza della morte era decisamente elevata. Ma niente di tutto quello che avevano sperimentato nel loro diciotto anni di vita li avrebbe aiutati nell'affrontare ciò che stavano per fare.

-Quindi...- iniziò Hermia, allungando la lettera 'u'. Per quanto fosse sicura di quello che aveva detto ai suoi genitori poco meno di una settimana prima, non era propriamente felice di sbarcare in quella terra dal re ostile, molto ostile.
-Guarda- Enea le prese delicatamente il polso per attirare le sua attenzione. Il figlio di Zeus stava fissando una nave con le vele ammainate, distante da loro qualche decina di metri. Hermia non l'aveva notata perchè era già presente nel porto al loro arrivo e non aveva mostrato segni di vita, come se a bordo non ci fosse nessuno. Ora, tuttavia, due ragazzi stavano in piedi uno di fianco all'altro, esattamente nella stessa situazione in cui erano anche loro. Hermia si concentrò su quelli che era sicura fossero semidei provenienti da qualche città contattata da Akakios.

-Sono come noi- disse Enea. La sorella scosse la testa.

-No. Loro non hanno scelto di venire qui. Ma condividono il nostro stesso destino-

 

-Perchè non scendono dalla nave?- domandò Enea a nessuno in particolare.

-Perchè avete l'ordine di non toccare il suolo cretese finchè non siete tutti, Vostra Altezza- fu la risposta del capitano dalla loro imbarcazione.

 

-Vuole tenerci in gabbia- aggiunse il ragazzo quando andò a riferire il messaggio ad Hermia, sottocoperta.

-No, o meglio sì; vuole anche tenerci in gabbia. Vuole farci capire chi comanda. Specialmente a coloro che come noi sono abituati a stare dalla parte che da ordini e non che li riceve. Ma non è solo questo. È spaventato. A morte direi- Enea la guardò confuso. La figlia di Poseidone era seduta su uno sgabello e aveva il corpo piegato in avanti con il busto quasi completamente appoggiato al tavolo davanti a lei. Non una posa da principessa, direi, ma Hermia tendeva a perdere la sua compostezza quando era da sola o intorno al fratello.

-Come fa un pazzo ad avere paura? Non sembra in grado di provarne dopo quel messaggio- le fece notare Enea. Aveva sempre saputo che Hermia era una donna fuori dagli schemi, non era fatta per stare in casa a filare al telaio e prendersi cura dei figli. Lei era fatta per il comando, era dotata di quel pensiero critico e mirato che le impediva di sottomettersi a qualcuno. Enea lo aveva sempre saputo, ma se da un lato la ammirava per questa sue caratteristiche, dall'altro era preoccupato che le stesse la portassero alla rovina. Non era mai considerato stupido, certo, non si era mai neanche considerato un genio, eppure c'erano alcuni collegamenti, alcuni ragionamenti che Hermia faceva che lui non riusciva a comprendere minimamente. Come in quel caso.

 

-Essere pazzi non vuol dire non provare sentimenti come la paura. Anzi la paura è praticamente l'unico sentimento che una persona continuare a provare, non importa quanto in basso essa possa essere caduta. Akakios non è da meno. È un re che basa la sua autorità sulla la forza, un tiranno. E i tiranni hanno paura, una paura folle che qualcuno possa portar via loro ciò che hanno costruito sugli sforzi degli altri. Sa benissimo che se arrivasse un persona dal buon cuore con abbastanza forza di volontà e coraggio da sfidarlo, per lui non ci sarebbe scampo. Il popolo odia essere governato da un tiranno, vivere costantemente con la paura di ricevere una qualsiasi punizione per qualcosa di stupido. Se avessero la possibilità di essere liberi dall'orrore in cui sono costretti a vivere, pensi che si schiererebbero dalla sua parte? No, gli andrebbero contro, insorgerebbero. Anche coloro che magari gli avevano giurato fedeltà. Akakios ne è ben consapevole. Ci vede come una minaccia per il suo piano, per il suo regno e per la sicurezza del suo trono. Non penso che i due semidei che abbiamo visto appartengano a potenti famiglie eppure non li ha fatti scendere, perchè? Perchè possiedono qualcosa che manca al re di questa terra. Sono semidei, hanno dei poteri, della capacità inumane che non possono essere fermate se non da altri come noi. Se siamo tutti insieme e non ci siamo mi visti prima ha più possibilità di controllarci. Non ci darà il tempo di memorizzare il territorio, le abitudini del popolo e del palazzo. Ci vuole alla sua completa mercé, inermi, senza altra scelta oltre a quella di obbedire. Ho risposto alla tua domanda?-

-Direi di sì. E pensi davvero che ci riuscirà? A controllarci, intendo- per quanto ne sapeva Enea, sia lui che Hermia non si sarebbero sottomessi così facilmente ed ebbe l'impressione che nessuno dei semidei costretti in quel viaggio lo avrebbe fatto.

-Controllarci- ripetè Hermia in una mezza risata- assolutamente no. Come si può pensare di controllare chi è in parte dio-

 

Palazzo del re, Cnosso – 3 ore prima dell'incontro

 

Se c'era qualcosa che Ariadne non riusciva a sopportare era dover sottostare a qualcuno. E la scomodità. E la puzza. E tutta un'altra serie di cose. Ma per ora mi limiterò a queste. E se c'era qualcosa che la sacerdotessa di Era sopportava ancora meno erano queste tre cose mischiate insieme. Nessuno si poteva permettere di trattare così una del suo rango! Muta nel suo silenzio Ariadne guardava, guardava e scavava nell'anima dei semidei seduti accanto a lei.

 

Thaddaios tremava, tremava come una foglia in balia di una tempesta estiva. Cercava di non farlo notare troppo, ma aveva paura. Eppure nonostante la paura cercava di capire come fare per non morire per primo. Così analizzava, analizzava i comportamenti dei semidei disposti accanto a lui.

 

Kosmas era seduto in modo elegante, le gambe piegate sotto il corpo e le mani in grembo. Il peplo verde che indossava gli lasciava scoperte le braccia, coprendogli però le gambe fino alle caviglie. Kosmas cercava di rimanere calmo, era l'ultima cosa che sua madre, o almeno la donna che considerava tale, gli aveva detto prima di salutarlo: “Resta calma, piccola Demi, perchè solo con la calma si possono risolvere tutte le situazioni, anche le più critiche”. Glielo aveva sussurrato in un orecchio, usando il suo nome femminile per precauzione. Il figlio di Demetra aveva tutta l'intenzione di seguire quelle parole alla lettera. Per cui si concentrò sulla spilla di pietre e metalli preziosi che fissava il chitone sulla spalla della giovane di fronte a lui. La ragazza emanava calma e tranquillità come se fosse seduta con le proprie amiche a parlare degli ultimi pettegolezzi. Kosmas si concentrò su quella sensazione, cercando di farla fluire nei semidei agitati intono a lui.

 

Il cuore di Melissa batteva così forte che era sicura fosse udibile anche al ragazzo accanto a lei. Eppure il motivo per cui aveva accelerato aveva a che fare solo in parte con la situazione nella quale si trovava in quel momento. La sua preoccupazione principale era la sua maestra, come aveva reagito alla partenza della giovanissima allieva? Era questo che dilaniava il suo piccolo cuore e per evitare di venire sopraffatta da quei bui pensieri decise di mettersi ad osservare i semidei raccolti intorno a lei.

 

Il più grande timore di Ilektra era che si accorgessero della sua vera identità e la rimandassero indietro, perchè nonostante ciò che le si parava davanti non era propriamente la più bella delle alternative, era sempre migliore che ritornare in prigione. Era sicura che l'avrebbero fatto, anche se le avevano concesso il perdono. Lei odiava la gabbia e aveva la brutta sensazione che ci sarebbe tornata di nuovo. Entrando nella stanza vi erano stati alcuni semidei che avevano attirato la sua attenzione, così per distrarsi iniziò a cercare di capire che tipo di persona potessero essere e soprattutto che cosa avessero fatto per essere lì in quel momento.

 

Hilarion non era mai stato un tipo dalle tante parole, preferiva il silenzio. Si era sempre sentito a suo agio semplicemente stando zitto e continuando a fare quello che stava facendo, anche se in presenza di altre persone. Quella era la prima volta in vita sua che desiderava rompere quel silenzio che tanto amava. Perchè la tensione in quella stanza poteva essere tagliata con un pugnale nemmeno troppo affilato. Stava fissando la moneta che il ragazzo alla sua destra stava facendo passare sul dorso delle dita quando si era reso conto che poteva sfruttare quel tempo per inquadrare i semidei con cui avrebbe condiviso gli ultimi momenti della sua vita.

 

Agape era seduta a gambe incrociate fregandosene altamente del decoro e dell'educazione. Aveva perso la voglia di seguirli parecchio tempo prima. Giocherellava con il bracciale che suo padre le aveva donato. Più volte durante il viaggio aveva avuto la tentazione di gettarlo in mare, insieme alla collana di perle, si era trattenuta pensando che magari avrebbero potuto essergli utili in futuro. Due giorni di viaggio erano troppo pochi per stabilire un piano di fuga efficiente, in particolar modo se non si conosceva il luogo dal quale si voleva scappare, ma Agape non si era lasciata scoraggiare e ne aveva perfezionati alcuni nei giorni in cui erano rimasti al porto. Solamente adesso però si rendeva conto di quanto impossibili fossero da realizzare senza l'aiuto effettivo di qualcuno. Aveva bisogno di persone con una mente forte, disposte a tutto pur di andarsene. Con questi requisiti in mente e nient’altro che il suo buon senso Agape si mise a cercare candidati nel gruppo di semidei nella stanza.

 

Callimaco odiava essere agitato. Non faceva bene alla pelle. Solo che non poteva non esserlo i quel tipo di circostanza. Cercava di far smorzare la sua agitazione passandosi una moneta sul dorso delle dita, lo aveva sempre rilassato da quando uno dei suoi amanti glielo aveva insegnato. Eppure sapeva che non sarebbe bastato stavolta. Questo poiché il suo unico desiderio era salire su una nave e andarsene da lì. Non doveva per forza tornare a casa, dopotutto a casa avrebbe dovuto prendere le redini della famiglia e lui non lo voleva assolutamente. Si sarebbe accontentato anche di una piccola isola dove vivere in pace, possibilmente nel lusso; non gli sembrava di chiedere troppo! Quello non era l'unico motivo per cui aveva bisogno di calmarsi, ma anche perchè il suo potere tendeva ad andare leggermente fuori controllo quando non era padrone di se stesso e l'ultima cosa che Callimaco voleva era trovarsi con quattordici persone eccitate sessualmente chiuse in una stanza. Lui era compreso nel pacchetto. Il figlio di Afrodite alzò lo sguardo e... magari la parte sulle persone eccitate non era così male se aveva la possibilità di farsi il tipo di fronte a lui.

 

Cassiopea stava fremendo. Il sangue le scorreva veloce nelle vene, le rimbombava nelle orecchie rendendola sorda a qualsiasi altra cosa. Nella sua testa era in corso il primo programma televisivo della storia: “Mille modi +1 per uccidere”, dove i protagonisti assoluti erano lei e Akakios, nel ruolo del boia e del condannato. Cassiopea era sicurissima di aver inventato persino delle nuove armi (non era molto certa che esistessero tutte, a meno che soffocare qualcuno con del cibo per cavalli fosse una tecnica classificata). Aveva persino usato il suo stesso corpo come metodo per uccidere, non chiedetemi come perchè non lo volete veramente sapere. Con le ginocchia strette al petto Cassiopea guardava con sguardo torvo tutti i suoi prossimo compagni di tomba, sempre che ne avrebbero avuta una.

 

Per la prima volta nella sua breve vita Orion non aveva nessun desiderio di muoversi. Se ne stava lì seduto, ripensando a ciò che aveva perso. Stava iniziando ad avere caldo, con quella manica in più che gli copriva la pelle. Lo sguardo era l'unica cosa del suo corpo che si muoveva. Ma niente in quelle iridi dava l'impressione che il ragazzino vedesse effettivamente le persone su cui i suoi occhi si posavano. Orion era come in trance, da quando era stato separato da sua madre e dalla sua balia si rifiutava di accettare la situazione, perchè accettarla avrebbe significato non vedere mai più il volto di coloro che amava.

 

Glykeria non era ancora ripresa del tutto dal colpo che le era stato inferto giorni prima. La vista le si era schiarita, ma non la sua mente non era ancora in grado di registrare appieno gli avvenimenti. Teneva la testa bassa, in una posizione rilassata in modo tale che non le facesse male. Dalla sua angolazione poteva vedere il bordo del bellissimo chitone rosa pallido della giovane accanto a lei, i piedi con i sandali del ragazzo e le bande dorate alle caviglie della ragazza di fronte. Non aveva alcuna intenzione di alzare di più la sua visuale.

 

Epeo non impiegava molto ad afferrare il senso delle cose. Era sempre stato bravo a leggere tra le parole. Eppure non era riuscito a decifrare quelle di Akakios e questo lo stava facendo uscire di testa. Aveva bisogno di sapere. Ma se nella sua testa era in corso una battaglia senza precedenti, il suo viso era uno dei più calmi e asettici della stanza. Epeo abbandonò per poco il suo dilemma per concentrarsi sui volti dei semidei cercando di capire le emozioni che li stavano attraversando.

 

Enea si sentiva osservato. Era uno sguardo carico, caldo. Uno di quelli che ti perfora trapassandoti da parte a parte. Era diverso da quello degli altri semidei. Aveva sentito su di sé molti sguardi nel corso della sua vita, anche nel corso stesso di quelle poche ore mentre erano chiusi in quella stanza, ma non si era mai sentito analizzato fino al profondo dell'anima. Enea alzò gli occhi e incastonò lo sguardo dentro un paio di iridi nere. Rimasero lì a fissarsi, aspettando che uno dei due interrompesse il contatto. Ne Enea ne Callimaco lo fecero perchè entrambi avevano sentito un brivido scorrere lungo la schiena e una vocina nella loro testa che diceva loro di continuare a guardarsi.

 

Hermia era l'unica persona nella stanza ad avere una visuale completamente diversa. La figlia di Poseidone stava ammirando il panorama fuori dalla finestra, una piccola finestra con un monotono panorama. In un altro luogo si sarebbe presto stancata di guardare un pezzo di cielo, ma in quel momento aveva l'assoluto bisogno di concentrarsi su qualcosa che non fosse umano. Sentiva il peso del silenzio iniziare a farsi strada in lei e l'avrebbe volentieri interrotto se qualcuno non l'avesse preceduta.

 

-Qualcuno di voi lo conosce già?- chiese Epeo. Il giovane era giunto alla conclusione che non poteva avere le risposte che cercava senza prima conoscere la persona che li aveva voluti lì. Nonostante non avesse fatto nomi, capirono tutti a chi si stava riferendo.

-Conoscere è una parola grossa- rispose Cassiopea. Lo aveva incontrato una volta, quando aveva cinque anni, non si ricordava molto.

-Se intendete visto, no. Ne ho sentito parlare prima di ora? Nemmeno. Sono una Cacciatrice di Artemide, non mi interesso del mondo umano- questa volta fu Glykeria a parlare.

-Non l'ho mai visto, non ci hanno fatto scendere dalle navi prima che fossimo tutti ed è la prima volta che viaggio all'esterno della mia isola- disse Agape.

-Perchè poi non ci hanno fatto uscire- aggiunse Ilektra.

-Perchè così non avremmo avuto modo di conoscere il territorio, la disposizione delle stanze a palazzo, il turno di guardia. Ci ha tagliato ogni via di fuga- Hermia pronunciò la frase a voce alta, a differenza di coloro che avevano parlato in precedenza.

-E voi come fate a saperlo?- fece Ariadne parlando per la prima volta da quando aveva messo piede fuori dalla sala del trono di Tebe.

-Perchè è quello che farei io se fossi un pazzo con la mania del controllo. Ma non era questa la domanda che volevate fare, vero? Volevate sapere se è davvero così impossibile scappare. Per ora la mia risposta è sì, più tardi potrebbe cambiare. Non andremo da nessuna parte però se iniziamo a dubitare l'uno dell'altro- a quelle parole tutti i semidei, compreso suo fratello la guardarono- intendo dire che dovremo imparare a fidarci. Magari iniziando col dire i nostri nomi-

-Inizia tu- Ariadne non aveva intenzione di farsi mettere i piedi in testa da nessuno. Hermia vide la determinazione a non cedere nelle iridi celesti della sacerdotessa di Era.

-Io sono Hermia Makide, prima principessa di Atene- proclamò la giovane- sono figlia di Poseidone-

Prima che qualcuno potesse aggiungere qualcosa Enea parlò:

-Io sono suo fratello, Enea, principe ereditario della corona di Atene, figlio di Zeus-

Cassiopea li guardò, trovando la verità delle loro parole nel loro modo di porsi e nella ricchezza dei loro vestiti.

-Mi chiamo Cassiopea, all'età di cinque anni sono stata adottata dal re di Sparta, sono figlia di Ares-

Incoraggiati dalle parole dei tre semidei anche gli altri iniziarono a presentarsi.

-Sono Melissa, a Salonicco ero apprendista per diventare Sacerdotessa di Estia-

-Il mio nome è Glykeria, come ho già detto sono una Cacciatrice di Artemide-

-Agape, figlia di Apollo, vengo da Rodi- il tono che usò Agape era molto formale nonostante le parole non lo fossero per niente.

-Sono un fabbro figlio di Efesto, Hilarion è il mio nome-

-Io sono Orion, figlio di Dioniso- la voce del quattordicenne era tornata ad essere allegra.

-Mi chiamo Ilektra, sono figlia di Ade- la giovane aveva deciso di dire il suo nome femminile, perchè malgrado fosse vestita da maschio aveva addosso il diadema di perle che le aveva donato suo padre. Kosmas prese un respiro enorme prima di parlare.

-Lo so che potrebbe sembrare strano, ma mi chiamo Kosmas e sono figlio di Demetra. A Micene mi conoscono con il nome di Demi, la mia famiglia è nobile e un altro figlio maschio avrebbe creato scompiglio. Vi prego usatelo anche voi. Non ho idea di che cosa poterebbe succedere se il re venisse a scoprire chi sono- Kosmas chinò la testa e unì i palmi delle mani davanti al viso.

-Non preoccuparti, capisco cosa intendi. Forse è meglio se mi chiamate con un nome maschile, dopotutto mi hanno mandato qui con l'identità maschile- ragionò Ilektra.

-Pensi che Ilek si abbastanza maschile?- chiese con voce sottile Melissa. Ilektra sorrise e annuì.

-Mi chiamo Callimaco, primogenito di una delle famiglie nobili di Micene e sono figlio di Afrodite- Callimaco presentò se stesso puntando gli occhi verso Enea.

-Io sono Thaddaios, figlio di Ermes- Thaddaios cercò di non far tremare le ultime lettere.

-Mia madre è Atena e io sono Epeo, stratega di Sparta-

L'unica a mancare all'appello era Ariadne.

-Io sono Ariadne, figlia di Petio e del re di Tebe, sono una Sacerdotessa di Era- disse a denti stretti.

Hermia battè le mani.

-Bene, ora che conosciamo i nostri nomi che ne dite di far sapere il nostro malcontento al re?

 

 

 

Angolo della Me

Stavolta sono meno in ritardo del solito. Colpa mia, ho calcolato male i tempi. In pratica l'ho scritto tutto stamattina. È venuto fuori diversamente rispetto a come me lo aspettavo, ma non mi dispiace. Spero che vi piaccia lo stesso. Sicuramente avete notato che ci sono abbastanza ripetizioni, sono volute. In parte perchè è il mio stile, in parte perchè mi piacevano.

Come sempre ditemi se vanno bene i vostri personaggi. E vi voglio ricordare:

ATTENZIONE! Circa quattro personaggi perderanno la vita, morti, per sempre, ma dato che non voglio penalizzare nessuno e che mi piacciono tutti deciderete voi chi deve … come dire … perire (perire, che verbo altisonante... mi ricorda Perry l'ornitorinco) in base alle recensioni. Se nel capitolo compare il vostro personaggio a maggior ragione. Questo non lo dico perchè voglio tante recensioni, ma perchè così so chi è veramente interessato alla storia e quindi mi fa più piacere che siano i personaggi di quelle persone a vivere.

Detto questo, vi saluto

Baci Baci

Diamante-sama

  
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