Il collo
alto e inamidato della divisa scolastica dava a Kageyama l’impressione di avere
un cappio intorno alla gola. Sapeva che quella sensazione derivava solo dalla
sua ansia, ma dava comunque la colpa a prigione di tessuto blu delimitata da
bottoni dorati che era costretto a indossare. Deglutendo a vuoto per l’ennesima
volta in quella mattina, Reiji chiuse gli occhi e cercò di regolare il suo
respiro: doveva tornare a scuola, non poteva sottrarsi a quella prova. Aveva
fatto una promessa ai suoi nonni, ma soprattutto doveva riprendere le redini
della sua vita e lavorare sodo per raggiungere i suoi nuovi obbiettivi.
Un
anno e mezzo, si tratta di resistere solo un anno e mezzo.
Un anno e
mezzo era un lungo periodo, ma Kageyama cercava di convincersi del contrario.
Dopo aver
recuperato tutto il necessario per la scuola e aver controllato di non aver
dimenticato nulla, Reiji si avventurò all’esterno.
Compiere
il tragitto fino al luogo in cui si sarebbe incontrato con Cassandra fu per lui
un’impresa titanica e, una volta arrivato a destinazione, cercò di distrarsi
pensando alla ragazza. Kageyama non aveva ancora mai visto Cassandra in divisa
scolastica, quindi cercò di indovinare di che colore fossero le sue calze e
cosa avesse scelto tra fiocco e cravatta, tenendo gli occhi chiusi per
focalizzarsi meglio sull’immagine della fidanzata. Rimase così a lungo, fino a
quando non udì la sua compagna chiamarlo in lontananza. Una volta riaperti gli
occhi però Kageyama si ritrovò una sgradita sorpresa davanti: Cassandra non era
sola, al suo fianco camminavano altre due ragazze, una dai capelli lunghi, neri
e mossi legati in una coda alta e ampia e l’altra dai capelli castani tagliati
a caschetto che le davano un’aria infantile. Nonostante fosse in compagnia,
l’italiana scattò verso il fidanzato, lasciando indietro le alte.
-Perdonami
Reiji, le mie amiche hanno voluto farmi una sorpresa venendomi a prendere
stamattina e non me la sentivo di cacciarle…
Kageyama
provò a deglutire, ma la sua bocca era secca come un deserto, così cominciò a
mordersi nervosamente un labbro.
-Non fa
niente. Sono tue amiche dopotutto…
Già,
Cassandra aveva delle amicizie anche lì e non poteva trascurarle, anche se
Reiji desiderava fortemente il contrario. I due vennero presto raggiunti dalle
altre due compagne, che Kageyama osservò meglio: della ragazza con i capelli
neri aveva sentito parlare, si chiamava Emi Kimura e l’anno precedente aveva
rischiato l’espulsione, mentre non aveva la più pallida idea di chi fosse la
tipa col caschetto. La corvina passò qualche secondo a studiarlo, con
un’espressione perplessa dipinta sul volto.
-Kageyama,
giusto? È da un bel po’ che non ti si vede a scuola…
Reiji non
sapeva cosa rispondere, ma Cassandra intervenne al suo posto.
-Già,
oggi torna dopo tanto tempo! Non vi dispiace se fa la strada con noi, vero?
Emi e
l’altra ragazza si scambiarono delle occhiate confuse, ma alla fine risposero
con un sì titubante.
-Grazie!
Potete iniziare ad avviarvi? Noi vi raggiungiamo tra un attimo!
Sempre
più perplesse, le due studentesse acconsentirono e iniziarono ad allontanarsi.
-Allora…
Sei pronto?
Kageyama
guardò negli occhi la sua fidanzata: no, non era affatto pronto, ma non aveva
scelta.
-Devo
farlo.
Cassandra
annuì, porgendo poi la mano all’altro. Reiji rimase a osservarla per qualche
secondo prima di accettare l’invito, abbandonandosi al ricordo di quando la
ragazza aveva compiuto il medesimo gesto per aiutarlo a uscire di casa. Una
volta stretta la mano a Cassandra, questa lo tirò verso di sé per averlo più
vicino.
-Non ti lascerò
da solo. Passerò ogni ora a controllare come va, ti accompagnerò a parlare con
i professori, ti invierò un messaggio ogni volta che posso. Quindi non
preoccuparti, va bene?
Trovarsi
di colpo così vicino alla sua fidanzata fece battere più forte il cuore a
Kageyama, ma il dolce imbarazzo e il senso di protezione che l’altra gli
trasmetteva lo aiutarono a calmarsi. Il ragazzo riuscì ad abbozzare un sorriso.
-Va bene,
mi fido di te.
Una volta
arrivati di fronte alla Raimon, Reiji si prese un attimo per farsi coraggio
prima di entrare.
-Vuoi che
ti accompagni fino in classe?
Il
ragazzo fece cenno di no.
-Ricordami
solo la tua sezione.
-Oh… Sono
della sezione 4, la nostra aula è vicina al laboratorio audio-visivo.
-Mh, non
me la ricordo… Mostramela.
Con
quella scusa Kageyama insistette per accompagnare la ragazza alla sua classe e
andare da solo nella sua. Non voleva che i suoi compagni lo vedessero con
Cassandra, non in quel momento: lo avrebbero importunato abbastanza senza
vederlo in compagnia di una ragazza.
Quando il
giovane varcò la soglia dell’aula nella stanza calò il silenzio. Senza farci
caso, Kageyama si avviò al suo banco, ignorando ogni suo compagno, sistemandosi
nel suo angolo in fondo alla classe e tirando fuori i suoi libri di testo per
cominciare a studiare.
Purtroppo
quella calma non durò a lungo e uno dei ragazzi si sedette sul banco di fronte
a quello di Reiji, per poi piazzare i piedi sul banco dell’altro.
-Ehi
Kageyama, pensavamo fossi morto!
Il
calciatore alzò gli occhi spenti sul compagno, riportandoli sui libri di testo
dopo un attimo.
-Sono
stato male.
Il
ragazzo scoppiò a ridere.
-E che
razza di malattia ti sei preso per stare chiuso in casa così tanto? Sicuro che
non sia contagiosa?
Reiji
sospirò mentre le battute e le risatine si facevano strada in tutta la classe.
Aveva smesso di far caso a quei commenti quasi un anno prima, il suo timore era
che se ne aggiungessero di nuove, relative a quello che gli era successo e alla
sua relazione con Cassandra. Fortunatamente i suoi compagni sembravano
all’oscuro di tutto e, con l’arrivo del professore, il ragazzo poté
concentrarsi sulla lezione e non pensare ad altro.
Scappando
dalla classe ogni volta che poteva, Kageyama riuscì ad arrivare senza grandi
problemi alla pausa pranzo, che passò insieme a Cassandra e le sue due amiche.
Il calciatore aveva scoperto che la ragazza col caschetto si chiamava Aina
Kimura e che era molto brava in cucina. Infatti la fanciulla aveva preparato
per Cassandra un pranzo speciale, un modo per festeggiare il compleanno che non
avevano potuto passare insieme, e l’italiana era stata più che felice di
condividerlo col suo fidanzato. Cassandra non si era fatta problemi a informare
Emi e Aina della sua relazione con Reiji e le due non sembravano turbate dalla
cosa. Questo confortò molto Kageyama, che era spaventato all’idea che la sua
ragazza potesse essere maltrattata a causa del loro legame.
Passate
anche le ultime ore di lezione, il ragazzo si ricongiunse velocemente a
Cassandra, sapendo che l’avrebbe dovuta salutare da lì a poco.
-Devo
andare in sala professori…
-Per le
assenze?
-Probabilmente
sì… Tu devi andare a lavoro?
-Ho chiesto un giorno di permesso. Vuoi che venga con te?
Reiji
sbatté più volte le palpebre.
-Ti sei
presa un giorno di permesso per me?
-Te l’ho
detto che non ti lasciavo da solo!
Il
ragazzo sorrise appena, sentendosi viziato dalla ragazza.
-Non
penso sia il caso di farti entrare insieme a me… Mi aspetteresti fuori dalla
sala?
-Certo!
Salutata
Cassandra sulla soglia della porta, Kageyama entrò nella stanza, dove già lo
attendeva il professore responsabile della sua classe.
-Kageyama…
È da tanto che non ci vediamo.
Reiji
deglutì un attimo prima di parlare.
-Sono
stato male.
Era la
sua unica scusa, non aveva intenzione di raccontare tutta la verità. Il
professore sospirò, iniziando a picchiettare una penna sulla scrivania.
-Deve
essere stata una malattia molto grave per averti fatto saltare quasi un intero
trimestre. Hai anche mancato gli esami finali di luglio… Questo influirà molto
sul tuo andamento, capisci?
Reiji
rimase in silenzio e un altro sospiro lasciò la bocca del professore.
-Sei
sempre stato uno studente diligente e mi dispiace dirlo, ma rischi di perdere
l’anno.
Quelle
parole gelarono il sangue a Kageyama. Perdere un anno sarebbe stato un incubo,
significava rimanere indietro rispetto a Cassandra e dover sopportare quella
scuola un anno in più. Senza contare che in terzo si sarebbe trovato solo a
fronteggiare Daisuke…
-N-No, mi
impegnerò al massimo per recuperare!
L’insegnante
si portò la penna alle labbra, riflettendo.
-I
prossimi esami sono tra un mese, se tu riuscissi a non calare troppo nella
classifica scolastica forse la scuola potrebbe chiudere un occhio… Ma si tratta
di recuperare le lezioni di un trimestre in pochissimo tempo, anche se tu
iniziassi ora non so-…
-Ho già
iniziato!
Il
professore rimase stupito da quella risposta. In fondo Kageyama aveva rifiutato
di vedere i suoi compagni e lo staff scolastico, anche solo per farsi dare gli
appunti delle lezioni, quindi come poteva aver già iniziato a recuperare? Il
ragazzo capì al volo i dubbi del suo insegnante e decise di dissiparli.
-Cassandra
Andrei della sezione 4 mi sta dando una mano…
Il
professore tornò a riflettere.
-Andrei?
È una brava studentessa con voti simili ai tuoi, ma non so quanto sia adatta a
fare da tutor.
-Io mi
sto trovando molto bene con lei…
Kageyama
si azzardò a dare quell’informazione, nella speranza che la scuola gli
affiancasse ufficialmente la fidanzata per farlo recuperare. Dopo qualche
secondo di silenzio il professore si sporse verso un suo collega.
-Professor
Kurosawa, è lei il responsabile della classe del secondo anno nella sezione
quattro, vero?
-Sì
professor Hiroka, come posso aiutarla?
-Secondo
lei Andrei potrebbe svolgere il ruolo di tutor?
-Oh,
sicuramente! Si impegna già ad aiutare una sua compagna nello studio e sta
ottenendo ottimi risultati.
-Bene…
Il
professor Hiroka sistemò una pila di compiti prima di alzarsi.
-Se ti
trovi tanto bene con lei le spiegherò nel dettaglio le lezioni che dovrai
recuperare.
Reiji
annuì entusiasta, quel colloquio non poteva andare meglio.
-Ah
Kageyama, un’ultima cosa…
-Sì
professore?
-Ti rendi conto che non potrai continuare le tue attività con il club di calcio
se intendi recuperare?
Il solo
sentir nominare quel club faceva accelerare il battito al ragazzo.
-L’avevo
già messo in conto, avevo intenzione di comunicare il mio ritiro appena finito
di parlare con lei.
L’insegnante
annuì soddisfatto.
-Sei un
ragazzo ragionevole Kageyama, impegnati al massimo in queste settimane.
Il
professor Hiroka si avviò verso la porta della stanza e, aprendola, fece
sussultare Cassandra che attendeva all’esterno. L’insegnante guardò sorpreso la
ragazza per qualche attimo prima di rivolgerle la parola.
-Andrei,
stavo venendo a cercare proprio te! Posso parlarti un attimo? Kageyama, tu poi
andare.
-Sì
professore!
Nel
momento in cui Reiji si incrociò con la ragazza che entrava la tirò a sé per
poterle sussurrare a un orecchio.
-Devo
sistemare una cosa al club di calcio, ci vediamo fuori.
-Va bene,
cerco di raggiungerti prima possibile
Nascosto
dietro a un angolo dell’edificio scolastico Kageyama osservava la sede del club
di calcio, stranamente deserta. Era già da un po’ che stava lì a guardare senza
fare nulla, chiedendosi se era proprio necessario parlare a Daisuke di persona.
Forse potrei lasciare una lettera in cui annuncio il mio
ritiro, così non dovrò incontrarlo.
Convintosi
della bontà di quella soluzione, il ragazzo si mise a cercare un foglio bianco
e una penna nella sua cartella, ma venne interrotto dal suono di una voce
familiare.
-Kageyama,
eccoti! I ragazzi mi hanno detto che eri tornato e ti ho cercato ovunque.
Girandosi,
Reiji si trovò faccia a faccia con Daisuke Endou. Nonostante l’allenatore sfoggiasse
un sorriso radioso e rassicurante, Kageyama non riusciva a levarsi dalla mente il
ricordo della violenza. Il ragazzo si trovò paralizzato, incapace di parlare o
di dare sfogo alla nausea che lo assaliva.
Vedendo
Kageyama sbiancare e tremare, Daisuke provò a toccarlo.
-Ehi, che
ti prende? Sembra che tu abbia visto un fantasma!
Osservare
quella mano che si avvicinava a lui per fargli chissà cosa risvegliò Reiji, che
reagì allontanandosi bruscamente dall’allenatore.
Parla! Di’ quello che devi dire e vattene!
-N-Non
voglio più far parte del club di calcio…
La voce
del ragazzo era bassa e incerta, ma Daisuke riuscì comunque a comprendere le
sue parole.
-Eh?
Perché? So che devi concentrarti sugli esami adesso, ma dopo non vuoi tornare
ad allenarti con noi?
-No, non
voglio più avere niente a che fare con voi!
Aveva
alzato la voce, aveva pronunciato quelle parole senza riflettere e aveva fatto
un errore. Reiji sapeva che Daisuke era un gran testardo, quella risposta lo
avrebbe spinto a fargli ancora più domande.
-Non
capisco… Che è successo? Hai litigato con qualcuno? C’è qualche problema con il
resto della squadra? Pensavo ti piacesse il calcio!
Lacrime
di rabbia inondarono gli occhi del ragazzo. No, non gli piaceva il calcio, gli
aveva rovinato la vita, era entrato nel club solo perché Daisuke insisteva e
non lo lasciava in pace.
-Non è
vero! Non mi piace il calcio, IO LO ODIO!
Reiji
sussultò: stava piangendo, aveva iniziato a piangere e non se n’era neanche
reso conto. Alzò gli occhi sull’allenatore che lo guardava sconvolto, senza
parole.
-Non
voglio far parte della squadra di calcio…
Disse
solo questo prima di iniziare a scappare, ignorando le urla di Daisuke che gli
chiedeva di fermarsi e qualsiasi altra cosa. Aveva sbagliato, avrebbe dovuto
parlare lucidamente a Daisuke per convincerlo a lasciarlo in pace, invece
adesso l’allenatore era pieno di dubbi e sarebbe venuto a chiedergli
spiegazioni.
Ricordava
i primi mesi dell’anno precedente, quando Daisuke lo seguiva fino a casa per
convincerlo a entrare in squadra. Non voleva ripetere quell’esperienza, non
dopo tutto quello che era successo.
Kageyama
continuò a correre, uscendo dal cancello e percorrendo le strade alla cieca.
Voleva solo scappare da quella situazione, da sé stesso e dai passi veloci che
sentiva dietro di sé, ma quei passi si avvicinavano, diventavano sempre più
forti e alla fine il ragazzo si sentì afferrare, cosa che lo fece cadere a
terra insieme al suo inseguitore.
Steso
sull’asfalto nero e caldo, Reiji riaprì gli occhi e la prima cosa che vide fu
un ciondolo rosso che ondeggiava al ritmo del respiro affannoso del
proprietario. Cassandra era sopra di lui, senza fiato e senza parole. Nell’incontrare
lo sguardo confuso della ragazza, Kageyama riprese a lacrimare e si strinse a
lei, facendosi scappare un singhiozzo.
-Mi
dispiace… Non ce la posso fare…
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Angolino rotondo
Sono in super ritardo, come al solito. Questo capitolo doveva uscire ieri
ma sigh, sono inondata di lavoro e non sono riuscita a pubblicare per il
compleanno della cara Sissy. Comunque un po’ ho rimediato, il capitolo è
decisamente più lungo del solito. Lo so, è una magra consolazione vista la
scarsità degli aggiornamenti, ma prometto che mi impegnerò di più su questa
long.
Fino a fine giugno sarò impegnata, ma nell’estate voglio riprendere e
terminare i miei progetti!
Spero comunque che la storia vi sia piaciuta, dopo un po’ di capitoli di calma
tornano i problemi e ci vorrà un po’ per risolverli. Grazie per essere arrivati
fino a qui.
Ci sentiamo presto,
-Lau ° 3 °