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Autore: LyraB    12/06/2009    4 recensioni
Per salvare Narnia non basterà recuperare il Calice della Creazione: bisognerà distinguere gli amici dai nemici, scoprire di chi ci si può fidare, affrontare i propri sentimenti e sconfiggere le proprie paure... anche quelle inconfessabili.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Peter Pevensie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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grazie
Solo per dirti grazie
Mi stropicciai gli occhi e misi a fuoco il mondo attorno a me senza fretta. Avevo una tale pace addosso! Sentivo un leggero scalpitare di cavalli in lontananza, voci allegre di gente che chiacchierava, e perfino il frusciare del mare.
Sul comodino accanto al letto era posata una grossa margherita candida, con un foglietto piegato sopra. Quando lo lessi non riuscii a trattenere un sorriso.
    Buongiorno dormigliona! Sono uscito a cavallo con Alderian per una visita ai confini, torneremo per l'ora del tramonto. Ti amo.

Mentre scendevo nella sala del trono alla ricerca di Emeraude, pensai che in effetti avrei dovuto fare qualcosa per Peter. Lui mi aveva sempre coccolato, viziato e protetto.
Mi riempiva di attenzioni e di regali, e mi aveva fatto sentire importante come non aveva mai fatto nessuno. In fondo gli dovevo qualcosa in cambio... se non altro per dirgli che anche io lo amavo quanto mi amava lui.
Arrivai nelle cucine e annunciai:
- Ho bisogno di una mano per preparare una cena. -
Le ragazze e l'anziana responsabile della cucina si fermarono, mi squadrarono e poi scoppiarono sonoramente a ridere.
- Che ci trovate di divertente? - Esclami, scocciata.
Una signora che poteva essere mia madre mi si avvicinò, mentre le altre tornavano ridacchiando ai loro mestieri.
- Vedi, cara, qui sembra così strano vedere una damigella cimentarsi con coltelli e mestoli, le devi capire! Un a nobildonna come voi dovrebbe stare seduta davanti a scodelle candide ad aspettare che le servano da mangiare. -
- Io non sono una nobildonna, punto primo, e punto secondo a casa mia cucino sempre io, credete che non ne sia capace? Solo non credo di esserne in grado qui! - Esclamai, punta sul vivo.
- E poi perché vorresti cucinare tu? Forse non trovi buono quello che prepariamo noi? -
- No, no, niente affatto! È tutto squisito... ma vorrei cucinare una cena io, con le mie mani. Per il principe Peter. -
- Ah-ha, il vostro amato principe! -
Io arrossii bruscamente e cercai di divagare, ma la domestica mi sorrise con aria materna.
- Solo un cieco non si sarebbe accorto di come vi guardate. - Disse lei.
- Allora mi aiuterete? -
- Le altre devono occuparsi delle faccende del palazzo. Ma penso che io e mia figlia Izzie ti potremo aiutare. Hai qualche idea su cosa preparare? - Disse, con un guizzo divertito negli occhi.
- Veramente no. -
- D'accordo, penseremo anche a questo. Ora però è decisamente presto per mettersi a cucinare, ritorna tra qualche ora. Siamo impegnate con i pranzi della servitù – disse la donna – verso le quattro del pomeriggio vieni e chiedi di me, mi chiamo Miranda. -
Le rivolsi un sorriso di gratituidine e uscii dalla cucina di ottimo umore. La mattina era solo a metà, ma avevo un sacco di cose da fare. Il mio piano stava prendendo forma sempre più.
Salii nella stanza mia e di Peter per preparare un altra parte del piano, e non ne uscii fino alle quattro del pomeriggio. Presa com'ero nel mio daffare, non mi resi nemmeno conto di aver saltato il pranzo.
Passai il resto del pomeriggio a impastare e rimestare, riempire e infarinare, sotto gli occhi attenti di Miranda e della giovane Izzie. Quando il sole fu quasi calato, era tutto pronto.
- Dove vuoi che apparecchiamo per voi? - Chiese Izzie.
- Dammi qui, ci penso io. - Dissi.
Presi i tre vassoi uno alla volta, e li portai nella mia stanza. Da lì salii, facendo non so quanti viaggi, nella nostra stanza. Apparecchiai e imbandii la tavola con le cose che avevo preparato.
Scesi nella mia stanza e proprio mentre mi cambiavo d'abito e cercavo di rendere presentabili i miei capelli sentii il rumore della grata del ponte levatoio che si alzava, e le grida delle sentinelle annunciare il ritorno di Re Alderian.
Mi sporsi dalla finestra e riconobbi i due ragazzi sui loro cavalli entrare nelle scuderie.
Infilandomi precipitosamente le scarpe, corsi fuori e scesi i gradini a otto a otto, arrivando in meno di trenta secondi al portone del palazzo.
Alderian e Peter mi guardarono per un istante, e poi sorrisero.
- Avevi proprio fretta di rivederlo, eh? - Disse sorridendo Alderian, mentre il suo sguardo si posava sui miei capelli ancora piuttosto in disordine.
Io sorrisi di rimando, un po' confusa, e poi Alderian mi superò.
Peter mi fece uno di quei sorrisi che solo lui sapeva fare, uno di quelli che faceva smettere di girare il mondo e spegneva tutte le luci del pianeta tranne quella dei suoi deliziosi occhi azzurri.
- Bentornato. - Dissi con entusiasmo.
- Non vedevo l'ora. - Disse lui.
Mi abbracciò per una frazione di secondo e poi fece per avviarsi alla sala del trono.
- Aspetta, oggi noi andiamo di qua. - Dissi io, afferrandolo per un braccio.
Lui mi fissò con aria interrogativa.
- Va bene. - Disse, un po' incerto.
Mi seguì per tutte le scale che ci dividevano dalla nostra stanza nella torre, raccontandomi di quello che avevano visto o scoperto in giro per i confini, e mi disse che avevano organizzato un grande ballo per l'incoronazione di re Alderian per la prossima luna nuova, tra una settimana circa.
Arrivati davanti alla porta, scese il silenzio. Tirai fuori la chiave d'argento e la infilai nella serratura.
Un delicato scatto del meccanismo, e la porta si aprì.
La vetrata scintillava d'argento colorato, sotto i raggi della luna, e la porta d'accesso al terrazzo, spalancata, lasciava entrare un delicato odore di salsedine portato dal vento.
La stanza era rischiarata dalla luce del candelabro di corallo a otto bracci che sembrava immenso, al centro del piccolo tavolo apparecchiato per due. Un'enorme quantità di prelibatezze erano ordinate sul mobile in fondo alla sala, e facevano venire l'acquolina in bocca perfino a me che le avevo preparate. Altre candele profumate e colorate le avevo lasciate qua e là nella sala, per evitare che la mia proverbiale goffaggine rovinasse tutta l'atmosfera, facendomi inciampare e finire lunga distesa sul tappeto.
Peter fece qualche passo in avanti e si guardò intorno meravigliato.
- Elie, io... non dov... -
Gli poggiai una mano sulla bocca e sorrisi.
- Non dire niente. Stasera è proibito dire “grazie”, “non dovevi”, “ti sono debitore” e cose del genere ok? Questa serata era solo per dirti grazie. Non voglio niente in cambio, chiaro? Prendila così: serata mia, regole mie. -
Vidi gli occhi di Peter sorridermi e tolsi la mano dalla sua bocca.
- Come vuoi. - Replicò.
- Bene... e adesso mettiamoci a tavola. Ho una fame incredibile, e poi ci ho messo tutto il pomeriggio per preparare queste cose e non vorrei proprio che andassero buttate! -
Peter guardò i piatti da portata, poi me e poi di nuovo i piatti da portata.
- Cioè tu hai... tu hai fatto tutto questo? - Disse sbigottito.
Io annuii, orgogliosa. Alla fine ci ero riuscita, a stupirlo!
- Sei eccezionale. - Disse, sedendosi a tavola.
Chiacchierammo ridendo per tutta la sera, raccontandoci sciocchezze del tutto prive di senso, senza un solo pensiero al mondo.
Tutta la brutta storia con Lexander sembrava lontanissima, eppure erano passate meno di ventiquattr'ore. Sarà stata la magia di quella serata, o quella stanza, in cui il tempo e il mondo sembravano non esistere, ma quella parentesi di paura nella mia vita non c'era mai stata.
Quando finimmo il secondo, Peter si alzò da tavola.
- Sei sazio? - Domandai.
C'era ancora il dolce! Io ero una pasticcera, più che una cuoca, e a casa tutti andavano matti per i miei dolci... se Peter non l'avesse assaggiato ci sarei rimasta piuttosto male.
Lui mi sorrise, e mi fece cenno di uscire.
Ci appoggiammo alla balaustra del terrazzo e Peter disse:
- Sai, Elie, è da oggi pomeriggio che ho in mente una canzone. So le sue parole e credo di conoscere anche il suo ritmo, eppure sono certo di non averla mai sentita da nessuna parte. -
- Dimmi, magari ti posso aiutare. -
- So solo queste parole:
    avanzavi nel silenzio,
    tra le lacrime, e speravi
    che il seme sparso davanti a te
    cadesse sulla buona terra.
    Ora il cuore tuo è in festa
    perché il grano biondeggia ormai,
    è maturato sotto il sole
    puoi riporlo nei granai -
Io distolsi lo sguardo, trattenendo il rossore.
Se la conoscevo? Certo! Era una delle canzoni che cantavo a Messa, a Londra. Era una delle mie preferite, ed era una di quelle che gli avevo cantato più spesso dopo... beh, dopo la magia delle fate del Salice d'Argento.
- La conosci, vero? -
- Sì, mi dice qualcosa... ma non ricordo cosa. Mi verrà in mente. Vieni, ti devo dare una cosa. - Dissi, rientrando.
Scusami, Peter, ma proprio non sono pronta per parlarti di quando sei morto e ho temuto il peggio. E poi, non stasera che voglio ricordare come una serata perfetta.
Peter mi seguì all'interno della stanza e lo guidai su una poltrona.
- Siediti. - Dissi.
- Non mi piace quello sguardo, stai architettando qualcosa. - Disse lui ridacchiando, sedendosi.
Io mi chinai dietro una delle poltrone e presi una cartelletta di pelle e cartone.
Un foglio di sottile pergamena scivolò dall'apertura e lo presi tra le mani, leggero come una farfalla. Lo guardai per l'ennesima volta.
Cavoli, gli occhi erano troppo poco azzurri, e il sorriso non sarebbe mai stato quello originale. Però avevo fatto del mio meglio. Certo, se fossi stata più leggera nel calcare le pieghe dei vestiti... e anche la coppa che teneva in mano sembrava una scodella da latte piuttosto che il Calice della Creazione. E poi, come mi era venuto in mente di metterci anche me? Sembravo una bambina, con quei codini e con l'abito rosa. Ma l'avevo disegnato per lui, non potevo non darglielo... Presi un gran respiro e tornai da Peter.
Mi misi dietro di lui, appoggiata alla spalliera, in modo da non vedere la sua espressione, e lasciai che il disegno gli scivolasse sulle ginocchia. Peter lo prese e lo sollevò un po' per vederlo alla luce della luna, senza dire nulla.
Gli appoggiai le mani sulle spalle e gli massaggiai dolcemente i muscoli del collo. Peter non diceva ancora niente, e mi iniziavo a preoccupare.
- Ti piace? - Sussurrai.
Peter lasciò il foglio sulle ginocchia e poi mi prese le mani nelle sue e mi costrinse a scivolare accanto a lui. Si voltò e mi baciò sulla bocca.
- Non mi impedirai anche di baciarti, adesso, vero? -
- Questo mai – Risposi con dolcezza – Non vuoi il dolce? -
- Veramente vorrei te – sussurrò lui – in quanto a dolcezza non ti batte nessuno. -
Mi lasciai trascinare sul bracciolo e poi sulle sue ginocchia.
All'improvviso, nel bel mezzo di un bacio, Peter iniziò a farmi il solletico.
- Ehi, sei impazzito? - Chiesi io, con la voce strozzata per il gran ridere.
- Assolutamente no! - Replicò lui, rincarando la dose.
Rotolai sul pavimento cercando disperatamente di sfuggirgli, e per difendermi gli lanciai un cuscino sulla testa. Peter non ebbe nessuna reazione, se non che mi acchiappò per un braccio e ricominciò con il solletico.
Continuammo ad azzuffarci ridendo per non so quanto tempo. Quando ormai avevo le lacrime agli occhi per il gran ridere, il mio vestito era tutto spiegazzato e i capelli di Peter avevano un'aria piuttosto selvaggia, mi alzai in piedi dicendo:
- Ok, ok, basta adesso! -
Peter si alzò anche lui e mi sorrise. Si ravviò i capelli con le mani e poi mi fece un occhiolino.
- Adesso avrei proprio voglia di quel pezzo di torta. - Disse lui.
- D'accordo! - Risposi raggiante.
Ci avvicinammo al tavolo e tagliai una fetta del dolce. La presi in mano e la porsi a Peter perché la prendesse. Lui ne morse un pezzo dalla mia mano e chiuse gli occhi, come in estasi.
- Giuro, Elie, è divina. - Sussurrò poi.
Mi sollevò e mi fece sedere sul tavolo, in mezzo alle stoviglie, mentre continuavamo a mangiare la torta, un morso per uno.
Dopo un paio di fette, il mio vestito era pieno di zucchero e briciole, e sembravo più una sguattera che una pasticcera. Tentai di allontanare le briciole ma il risultato fu che avevo ancora più macchie sull'abito.
- Ecco, la solita pasticciona. - Dissi sospirando.
- Ti ci vorrebbe un cambio d'abito. -
- Direttamente un bagno, invece! - Dissi, sgusciando via dalla sua stretta e correndo verso la porta. La aprii e gli feci segno di seguirmi.
Correndo, raggiunsi una delle migliaia di porticine della servitù che portavano all'esterno.
Era notte fonda, ma la luna quasi piena spandeva il suo delicato candore sulla spiaggia davanti a me. La sabbia sembrava fatta di polvere d'argento e il mare, nero e silenzioso, lambiva appena la riva. Sfilai in fretta le scarpe e tolsi pettinini e nastri dai capelli.
In quel momento Peter mi raggiunse, e mi vide che mi spogliavo.
- Cosa diavolo... -
- Forza, andiamo a farci un bel bagno! -
Peter sembrò titubante, poi sul suo viso si disegnò un largo sorriso e si sfilò la casacca.
In men che non si dica ci eravamo tuffati, in biancheria com'eravamo, nell'acqua tiepida del mare. Facemmo una lunga nuotata, poi tornammo indietro e come nostro solito iniziammo a spruzzarci.
Mi gettai sulla sabbia ancora calda senza curarmi del fatto che i miei vestiti erano del tutto trasparenti e che i miei capelli si stavano sporcando.
- Che serata meravigliosa. - Disse Peter, sdraiandosi vicino a me.
- Puoi dirlo forte. - Risposi io sorridendo.
Tornammo dentro con i capelli ancora bagnati, tenendo in mano le scarpe. Arrivati davanti alla mia stanza, Peter si chinò a baciarmi sulla bocca.
La mia mano scivolò sulla maniglia e scomparimmo insieme nel buio della mia stanza.

--***--
NdA: Dopo l'esame di biologia - che è stato un disastro sniff.. - ho due minuti per aggiornare, prima di tuffarmi nello studio di anatomia. Grazie di cuore alle 27 persone che hanno letto, a tutti quelli che hanno la mia storia nei preferiti o tra le seguite, e anche a Laura e Cly che non hanno lasciato la recensione ma che so che hanno letto!!! ^_^
@ QueenBenedetta e PrincessJiu: come vedete in questo capitolo non è successo molto, però Elie ci teneva proprio a dimostrare tutto il suo amore a Peter! Adesso dovranno tornare a casa, ma prima ci sarà la festa per l'incoronazione di Alderian, quindi avremo ancora cinque minuti di pace a Narnia!
Spero che seguirete ancora i prossimi due capitoli!
Un bacio grande!!!
*Flora*
   
 
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