13°
Capitolo
Paris-
2° Parte
Lacroix
lo attendeva all'entrata principale. Si strinsero la mano e lo guidò
all'interno del museo.
<< Parla molto bene la mia lingua >>, disse
Nakamori.
<<
Il mio compagno di stanza all'università era giapponese, cresciuto a
Versailles. Me l'ha insegnata lui >>.
<<
Quali misure di sicurezza avete adottato? >>. L'ispettore
giapponese andò
al sodo.
<<
Il museo Louvre è dotato di sensori di movimento e di calore. Alla
chiusura
delle porte, una volta che il pubblico è andato via, sono attivati
anche dei
laser per le opere più importanti >>, spiegò sbrigativo.
<<
Queste misure di sicurezza non fermeranno Ladro Kid >>,
disse Nakamori.
<< Lei non ha idea che razza di mascalzone esso sia
>>.
Lacroix
lo fece salire in ascensore e premette il tasto. << La
sua fama è giunta
fino a noi, ispettore. Ho studiato i suoi precedenti furti e sono certo
di
poter fermare questo ladro gentiluomo >>.
<<
Lei lo sottovaluta! >>.
<<
E lei lo sopravvaluta >>, ribatté deciso il capitano.
<< Ladro Kid
è un essere umano che si diverte a prendere in giro tutti. Ma qui siamo
a
Parigi, ispettore Nakamori, e non intendo lasciargli fare quello che
vuole. Lei
è qui come supporto e si ricordi che si trova nella mia giurisdizione
>>.
Nakamori
sapeva perfettamente che aveva ragione. L'idea di Ladro Kid nel Louvre,
a
esibirsi con i suoi spettacoli mentre rubava un diamante preziosissimo,
gli
faceva alzare la pressione dal nervoso. Quel Lacroix non aveva idea a
cosa
stava andando incontro e Nakamori avrebbe fatto di tutto per impedire a
quel
ladruncolo di vincere ancora.
<<
L'ispettore è giunto
in patria, signorino >>.
<<
Grazie Jii >>, disse Kaito. Aveva le cuffie collegate al
cellulare e
scriveva nell'angolo di un foglio. Era l'una di notte e stava ultimando
i
preparativi. << È tutto pronto? >>.
<<
Tutto sistemato, signorino. Lei pensi a terminare quello che manca e
poi si
riposi. Tra meno di quarantotto ore inizia lo spettacolo
>>.
<<
Avrei voluto vedere la faccia di Nakamori quando sono caduti gli
avvisi!
>>, rise.
L'ufficio
della centrale doveva essere imbiancato. Kaito e Jii si erano
travestiti da
imbianchini e affrescato le pareti, il soffitto era stato coperto dalle
buste
bianche incollate con una colla resistente. Poi aveva piazzato un
congegno a
tempo nell'impianto di condizionamento, programmato per alzare il
riscaldamento
e far sciogliere la colla nel giorno e ora determinata.
Un'ora
dopo era ancora in piedi con la madre e la terza tazza di caffè vuota.
Aveva
promesso ad Aoko di portarla a vedere la cattedrale di Notre-Dame,
un'altra
tappa irrinunciabile, la mattina presto.
Sbadigliò
e si portò una mano alla bocca. << Credo ci voglia un
quarto caffè
>>.
Chikage gliene versò un
altro
po' e lo stesso fece per lei. << Alla tua età non
dovresti dipendere
dalla caffeina >>.
<<
Sei una mamma incredibile! >>, disse il figlio.
<< Rimproveri tuo
figlio perché beve troppo caffè e non perché progetta un furto nel
museo più
blindato del mondo >>.
Dei
passi strascicati misero in allerta i due. Di fretta nascosero le carte
in uno
scomparto segreto del tavolo, riposero il caffè e lo sostituirono con
del tè
giapponese e biscotti. Aoko aveva i capelli arruffati, gli occhi
semichiusi e
il pigiama stropicciato.
<<
Cosa ci fate in piedi? >>, biascicò, prendendo un
bicchiere d'acqua dalla
cucina.
<<
Due chiacchiere madre e figlio >>, rispose Chikage,
alzando la tazza di
tè.
<<
Esatto >>, concordò Kaito.
Aoko
annuì lentamente, addormentata. << Io torno a dormire,
buonanotte
>>.
Come
sentirono la porta chiudersi, sospirarono.
<<
Per un pelo >>, disse Kaito, riprendendo le carte e gli
schemi dallo
scomparto. Di solito Aoko aveva un sonno pesantissimo però doveva
essersi
dimenticata il consueto bicchiere d'acqua sul comodino, un'abitudine
che aveva
fin da piccola. Un imprevisto come quelli che aveva calcolato per il
furto. Non
sapeva perché ma pensò alle parole di suo padre dell'ultima lezione,
sentiva
che potevano applicarsi a quel colpo.
Alle due riposero tutto al sicuro dagli occhi della giovane Nakamori e
si
diedero la buonanotte. Kaito si addormentò non appena toccò il cuscino,
con il
desiderio di dormire almeno cinque ore.
Cinque
precise dopo Aoko
venne a svegliarlo. Dovette pizzicarlo sulla guancia per buttarlo giù
da letto,
tentò di scacciarla ma lei gli tolse il cuscino da sotto la testa,
agguerrita.
Chikage osservò la scena molto divertita e tifando per Aoko.
Aoko
voleva godersi quelle ultime due giornate a Parigi. Sui tabelloni,
nelle TV e
giornali francesi vedeva le foto di Ladro Kid e, anche se non conosceva
il
francese, riusciva a comprendere che era la notizia della settimana.
Cercava di
non farsi rovinare il resto della vacanza ma non risultava facile.
Notre-Dame
era magnifica. I due adolescenti la guardarono meravigliati, era ricca
di
storia e ne avevano fatto anche un famoso musical. La cattedrale era
silenziosa, si udivano solo i passi rimbombare sul marmo, non sapevano
dove
volgere lo sguardo a tanta bellezza. La guida parlava in inglese e
riuscirono a
seguire la storia del posto, dalla costruzione al giorno d'oggi. Vi
rimasero
per gran parte della mattinata e poi andarono a pranzo, dove li avrebbe
raggiunti l'ispettore per incontrare la figlia, i minuti contati.
<<
Aoko >>.
<<
Sì, Chikage? >>, rispose mentre leggeva il menù, indecisa.
Tirò
fuori un volantino dalla borsetta e lo spinse verso la ragazza.
<< Domani
ci sarà la notte bianca a Parigi >>.
<<
Cos'è la notte bianca? Non l'ho mai sentita >>. Aoko
lesse il volantino
senza capirci niente.
<<
I centri commerciali e gran parte delle attività restano aperte tutta
la notte!
>>.
Gli
occhi azzurri di Aoko divennero radiosi alla prospettiva di fare
shopping per
un'intera nottata. << È fantastico! >>. Si
girò verso Kaito.
<< Non vedo l'ora! >>.
L'amico si mostrò
completamente disinteressato. << Non ci penso proprio!
Non passerò tutta
la notte a portare le vostre buste e scatole in giro per negozi
>>.
Aoko
gonfiò le guance, irritata. << La verità è che vuoi
dormire! >>.
<<
Sei diventata una maga anche tu? >>, la prese in giro,
ridendo della sua
espressione contrariata.
Il
piano aveva funzionato. Aoko sarebbe rimasta in giro tutta la notte,
non si
sarebbe della sparizione di Kaito. Avrebbe dormito fino a tardi la
mattina
dopo, dando tempo a lui di nascondere il gioiello e riposarsi prima del
volo di
ritorno. Madre e figlio si guardarono complici.
Avevano
appena terminato il pranzo quando arrivò l'ispettore: l'umore e la
faccia
pallida indicavano pochissime ore di sonno e un diavolo per capello.
Ordinò il
caffè più forte che avevano.
Rivolse
a Kaito uno sguardo indagatore, come a voler vedere cosa fosse successo
nei
giorni precedenti.
<<
Ti stai divertendo? >>.
<<
Moltissimo! Domani notte ci sarà la notte bianca e andremo in giro per
negozi!
>>.
Perfino
lo stanco ispettore preferiva Ladro Kid all'idea di passare una notte
in
compagnia di due donne prese dalla follia dello shopping.
<< Devo avere
paura del rendiconto a fine mese? >>.
<<
E tu come stai papà? >>. Aoko spostò l'argomento sul
padre. Kaito iniziò
a ridacchiare e la ragazza gli diede un calcio sotto il tavolo.
<< Il
capitano è troppo sicuro di sé. Le misure di sicurezza sono ottime ma
l'atteggiamento è sbagliato >>.
<< Lacroix
divenne famoso, qualche anno fa, per aver sgominato una banda di ladri
di diamanti. Sono tutti in carcere e grazie a quel caso fu promosso
capitano
>>, raccontò Chikage.
<<
Be', credo che lo scoprirà da solo che con Ladro Kid non si scherza
>>,
disse Kaito, una sottile provocazione tra le righe.
Aoko
rimase fuori dalla discussione, mescolando lo zucchero nel tè.
Nakamori
vuotò la sua tazza e si alzò. << Torno al Louvre. Stanno
piazzando il
sistema di telecamere nei condotti d'areazione e potenziando il sistema
dei
sensori di calore >>.
Grazie
ispettore,
pensò Kaito. Molto utile.
<< Temo che
non
riusciremo a vederci fino alla fine di questa storia, figliola
>>.
<<
Non importa papà. Fai del tuo meglio! >>, lo spronò Aoko.
La sua
esperienza non doveva intaccare la spalla che era per lui.
Dopo
un pomeriggio passato sulla Senna ritornarono a casa. Kaito guardò
preoccupato
il cielo plumbeo, nell'aria c'era odore di pioggia e temeva un
temporale estivo
inatteso e spiacevole. Le vie di fuga a piedi non gli mancavano però
preferiva
di gran lunga volare con l'aliante.
<<
Stai tranquillo Kaito >>, disse Chikage. <<
Il meteo dice che farà
un temporale estivo solo durante la notte, per domani sera tornerà il
sereno
>>.
Kaito
annuì e si preparò per andare a letto presto. La sua regola era non
toccare
niente e non pensare al furto la notte antecedente, per riposarsi ed
essere
lucido. Una mente riposata era la base di ogni mago.
La
pioggia batteva su vetri e i tuoni non tardarono a fargli compagnia.
Spossato
dalle ore spezzate, dall'entusiasmo di Aoko e dai pensieri si
addormentò
immediatamente. Circa tre ore dopo avvertì un cigolio e dei passi sulle
assi
del parquet: da quando era Ladro Kid riusciva a cogliere ogni rumore
anche nel
sonno. Aprì gli occhi piano e vide prima le gambe di Aoko e poi lei, di
fronte
al letto, con le mani dietro la schiena e la faccia rossa.
<<
Aoko... >>, spiò il quadrante dell'orologio.
<< È mezzanotte
>>.
<<
Lo so >>. Non staccava gli occhi dal parquet.
<< Il fatto è che
tuona da ore... >>.
<<
Quindi? >>. Kaito non riusciva a connettere nemmeno un
pensiero logico da
quanto era frastornato.
<<
Mi chiedevo... >>.
<<
Cosa? >>.
<<
Ecco... posso dormire con te? >>.
La
richiesta lo svegliò del tutto. << Che hai detto?!
>>.
<<
Ho paura dei tuoni e non riesco a dormire... Quando eravamo piccoli lo
facevamo
spesso >>.
Hai
detto bene! Quando
eravamo piccoli!
La
notte prima dello spettacolo e del furto l'ultima cosa di cui aveva
bisogno era
di Aoko nel suo letto, la ragazza di cui era innamorato sognare al suo
fianco.
Scostò le coperte, cercando di respirare. << D'accordo...
Ma non farti
scoprire da mia madre. Potrebbe andare fuori di testa >>.
La ragazza s'infilò nel
letto, contenta. Era già più tranquilla, i tuoni li odiava da quando ne
aveva
ricordo.
<<
Che cosa pensa potremo mai fare? >>, iniziò a ridere e
appoggiò la testa
sul cuscino.
Kaito
dovette usare tutto il suo autocontrollo per non rispondere quello che
pensava.
<< Proprio niente, hai ragione >>.
<< Grazie >>,
sussurrò. << Quando ho bisogno di te ci sei sempre
>>.
Non è vero.
L'amara verità era che non
c'era sempre quando aveva bisogno di lui: era stato lui stesso la causa
di quegli
occhi tristi e dei momenti bui che la isolavano.
<<
Anche tu >>, era sincero.
Aoko
gli dedico un sorriso bellissimo. << Buonanotte Kaito
>>.
<<
Buonanotte... >>.
Dopo
pochi secondi Aoko dormiva già. Lui non riusciva a smettere di
guardarla, era
così tenera e dolce. Aveva la stessa aria di tutte le volte che avevano
dormito
insieme in campeggio, dopo lunghe giornate estive o solo per il gusto
di farlo.
Con la differenza che prima non c'era la voglia di accarezzarle i
capelli, il
viso e poterla abbracciare. Quelle emozioni furono il colpo di grazia
sulla sua
stanchezza e riuscì ad addormentarsi a dispetto della circostanza.
Chikage era sveglia da
un'ora
e non aveva ancora visto nessun adolescente girare per casa. Aoko era
la prima
svegliarsi e andò ad aprire la sua porta adagio, per non svegliarla nel
caso
fosse ancora addormentata. Il letto era disfatto ma Aoko non c'era.
Camminò
fino alla camera di Kaito e la trovò nel suo letto, entrambi ancora
nella
dimensione dei sogni.
L'istinto
di mamma voleva svegliarli e fare una ramanzina al figlio però non
trovò il
coraggio. Dormivano talmente bene, vicini e pacifici che preferì
lasciarli
stare. La sveglia segnava le dieci del mattino quando Aoko aprì gli
occhi,
sbatté le palpebre più volte e vide Kaito. Si ricordò di essere andata
nella
sua stanza la notte e nascose il viso tra le mani, vergognandosi da
morire. Si
alzò dal letto senza far rumore e di chiuse nel bagno, buttandosi sotto
la
doccia.
Kaito
si era svegliato e non l'aveva trovata. In compenso vi trovò sua madre
seduta,
con un sorriso.
<<
Buongiorno dormiglione >>.
<<
Ciao mamma >>, Kaito si stiracchiò.
<<
Dormito bene? >>.
<<
Mamma non insinuare cose scomode e, soprattutto, imbarazzanti
>>, la mise
in guardia, sedendosi sul bordo del letto.
<<
Eravate così carini! >>.
<<
Ti prego >>, rabbrividì al suono mieloso.
<< Oggi ho altro a
cui pensare >>.
La
sua prima preoccupazione fu guardare fuori dalla finestra. Il sole
splendeva
nel cielo, le nuvole era svanite e c'era di nuovo un'alta temperatura:
avrebbe
potuto utilizzare l'aliante.
<<
Sei nervoso? >>.
Kaito sogghignò.
<< No,
assolutamente. A dispetto delle circostanze mantenere sempre...
>>.
<<
La poker face >>, completò Chikage. << Vi
ho preparato la
colazione, ho un paio di appuntamenti di lavoro >>.
Kaito
andò in cucina e vi versò del succo d'arancia e poi anche un secondo
bicchiere
per Aoko. La ragazza uscì dal bagno con i capelli fradici e camminò
fino alla
cucina dove vi trovò Kaito, che beveva il succo. Quando si guardarono,
lui si
bloccò e quasi gli andò di traverso, lei si sedette rigida sulla sedia.
<<
Buongiorno >>, borbottò nel bicchiere.
Kaito
si pulì le tracce di succo dal mento con il fazzoletto.
<< Allora... dove
vuoi andare oggi? >>.
<<
Uhm... Vorrei tornare sulla Tour Eiffel un'ultima volta. Poi vorrei
andare a
vedere l'arco di Trionfo >>.
<<
Mia madre è andata ad alcuni appuntamenti di lavoro e sarà impegnata
fino
all'ora di pranzo. Ti scorterò io per Parigi! >>.
<<
Devo fidarmi? >>.
Le
lanciò il tovagliolo e Aoko lo scansò, ridendo. Conclusa la colazione,
presero
la metro e arrivarono di nuovo sotto la Tour Eiffel. Aoko non riusciva
a capire
cosa le piacesse tanto di quella torre, le succedeva la stessa cosa
alla torre
di Tokyo. Le dava l'impressione di riuscire a vedere tutto più chiaro,
da
un'altra prospettiva e ultimamente era quello di cui aveva più bisogno.
Kaito
era presente con il corpo e la mente vagava da tutt'altra parte. Non
era
nervoso, era sicuro delle sue capacità e non sarebbe stato quel
capitano
francese a catturarlo: per lui era un passo nella sua carriera di
illusionista
e di ladro e voleva dare il massimo.
Il
Louvre disponeva di una cassaforte situata al piano inferiore. Lacroix
aveva
ottenuto il permesso di utilizzarla per custodirci Le Régent.
La
cassaforte era dotata di serratura meccanica e dalla combinazione di
due
chiavi. Per essere aperta bisognava girare le chiavi in un ordine
preciso e
girare la manopola in diversi sensi per farla scattare. C'erano oltre
due metri
d'acciaio inossidabile e nessun strumento sarebbe stato utile per
aprirne un
buco. Una volta chiusa si sarebbe aperta, in caso d'emergenza, in un
orario
preimpostato e Lacroix scelse mezzogiorno: Ladro Kid rubava solo di
notte e non
avrebbe potuto utilizzare quel sistema per impadronirsi del tesoro
prezioso. Ci
volevano circa tre minuti per aprirla con il metodo tradizionale,
sufficienti
per catturare il ladro. Aveva predisposto agenti accanto al portellone
e fuori
dalla stanza. I sensori di calore avrebbero avvertito la presenza di
chiunque
all'interno della cassaforte. Non c'erano condotti d'areazione, i
cassetti
disposti lungo la parete destra erano chiusi a chiave per evitare che
li usasse
per nasconderci trucchetti.
Lacroix
era sicuro di aver ingannato il famoso ladro illusionista e gli pareva
di
sentire già il sapore della vittoria.
Giunse
la sera su Parigi.
Nella
piazza del Louvre si era riunita una moltitudine di gente, le forze
armate
faticavano a contenerla. C'erano cartelli e striscioni in onore del
ladro
fantasma, alcuni indossavano un cappello bianco e le ragazze non
facevano che
sperticarsi in complimenti sul ladro al chiaro di luna.
Kaito
si trovava a casa e si stava preparando. Chikage e Aoko erano uscite
per lo
shopping notturno e la madre gli aveva fatto l'occhiolino, la sicurezza
del
figlio rassicurava anche la sua parte materna.
In
contemporanea, Lacroix elargiva ordini ai suoi agenti, compresi quelli
di
Nakamori. L'ispettore aveva un brutto presentimento: Ladro Kid non si
sarebbe
scomodato di arrivare fino a Parigi solo per rubare un diamante,
avrebbe messo
in scena uno spettacolo di magia indimenticabile che avrebbe fatto una
figura
terribile alla polizia.
Un
orologio a pendolo batté
le ventitré. Ogni rintocco era scandito nel più assoluto silenzio.
Poi
un telo si srotolò coprendo l'ingresso e le finestre della Porta dei
Leoni. Il
pubblico volse l'attenzione sullo schermo e apparve l'immagine della
sala dove
c'era la cassaforte.
Lacroix
fu tempestivamente informato e ordinò ai suoi sottoposti di correre sul
tetto,
sicuro che il ladro sarebbe apparso là.
Ladro
Kid volteggiò con il suo aliante per atterrare morbidamente sul tetto,
camminando sul bordo. Allargò le braccia, il mantello svolazzava nella
brezza.
<<
Signori e signore! >>, esordì in perfetto francese.
<< Sono qui
nella vostra incantevole città per stupirvi! >>.
La
calca si spinse ancora di più sotto lo schermo per vederlo meglio.
Lacroix
urlò nella ricetrasmittente, non ottenne risposta. Kaito aveva lavorato
insieme
a Jii per aggiungere una serratura in più chiusa con un lucchetto
dall'esterno.
Li poteva sentire sbattere contro i portelloni, infuriati.
<<
Su questo schermo vi mostrerò la mia straordinaria magia! Lo show
inizia!
>>. Si avvolse nel mantello e svanì. In verità era
scivolato nello spazio
tra il muro e lo schermo, entrando in una finestra. In verità era
aperta,
l'aveva scardinata prima dello spettacolo e messo un lucchetto finto,
identico
a quello delle altre finestre.
Si
era cambiato al volo e mischiato tra gli agenti, per guadagnare il
tempo
sufficiente per mettere in atto la fase due del piano.
Lacroix
e Nakamori erano
fuori la porta e quattro agenti erano all'allerta. Da un poliziotto di
guardia
alla folla avevano saputo che Ladro Kid era sparito e molto
probabilmente si
era infiltrato tra i presenti. Il capitano francese ordinò di non
lasciar
passare nessuno e di chiedere le carte d'identità e di confrontarle con
la
lista degli agenti in servizio.
Kaito
era sintonizzato sulla loro linea e sorrise, soddisfatto: era quello
che
voleva. Fermò uno degli agenti. Al suo fianco c'era Jii, travestito
anche lui.
<<
Nome, cognome, età, data di nascita e luogo >>.
L'uomo
fece il segno di riconoscimento. << Alein Dubois, 31
anni, nato a Parigi
il dodici dicembre 1983 >>, recitò.
<<
È un impostore! >>, urlò Jii.
<<
Qui non c'è nella lista! >>.
<<
Come?! >>.
I
colleghi gli furono addosso in pochissimo tempo e Kaito ne approfittò
per far
scivolare in tasca un monocolo, per rafforzare l'idea che fosse Ladro
Kid.
Sparirono nella confusione generale.
<<
Io non sono Ladro Kid! >>, urlava il povero malcapitato.
Il
capitano e l'ispettore furono informati dell'accaduto e il primo urlò
che erano
degli idioti perché era un evidente farsa di Ladro Kid per fargli
abbassare la
guardia. In effetti era così perché Kaito era arrivato al piano della
cassaforte tranquillamente, cambiando nuovamente faccia.
Le
due chiavi erano in possesso di Nakamori e Lacroix, nascoste nel
taschino
interno della giacca, l'unico modo per prenderle era toglierle e
frugarle.
Kaito conosceva la sequenza perché l'aveva vista fingendosi la donna
delle
pulizie e non era una cosa complicata. Il fattore tempo era
preoccupante ma
aveva trovato un metodo semplice e geniale per distrarli e non
danneggiare le
opere del Louvre.
Sbirciò
appena dietro l'angolo in cui era nascosto e vide le due guardie, due
corridoi
più avanti c'era la cassaforte. Piccole sfere rotolarono fino ai piedi
dei due
agenti e si addormentarono, lui e Jii li trasportarono in bagno,
vestiti con
nuovi abiti e applicarono un'altra faccia. Presero il loro posto.
Corsero
dai colleghi di guardia nel corridoio successivo, e urlarono che
avevano
trovato l'ispettore Nakamori e il capitano Lacroix addormentati nei
bagni.
Mentre i due poliziotti correvano a controllare, si divisero e Kaito
arrivò
finalmente nella sala della cassaforte. Ci aveva messo quindici minuti
in
totale, aveva calcolato non più di venticinque minuti.
<<
Attenzione! Quelli sono degli impostori! >>.
Il
tenente si girò verso Kaito. << Come? >>.
<<
L'ispettore Nakamori e il capitano Lacroix sono nel bagno! E sono
quelli veri,
non hanno le chiavi! >>.
L'uomo
chiese conferma e i due sottoposti gli diedero ragione. Tentarono di
svegliarli
ma era inutile, l'anestetico era troppo forte.
I
due uomini si ritrovarono gli agenti contro e fecero dei passi indietro.
<<
Imbecilli, che fate?! >>.
<<
Catturateli! >>.
Kaito
sapeva che sarebbero caduti nella trappola. Trovare due con i visi di
Nakamori
e Lacroix senza le chiavi avrebbe rafforzato l'idea che Ladro Kid ne
era già in
possesso.
Non
fecero in tempo a dire che erano quelli veri e furono assaliti. Anche
Kaito si
mischiò tra gli agenti e riuscì a prendere le due chiavi, mettendone
due copie
false al loro posto. Tirarono le loro facce a lungo prima di rendersi
conto che
erano i veri capitano e ispettore. Doloranti e con le guance rosse si
toccarono
le tasche e le chiavi erano ancora al sicuro.
<<
Fase tre >>, mormorò Kaito.
Aoko
aveva tre buste piene di vestiti. Non era solita fare molto shopping in
patria
ma non le sarebbe ricapitato molto spesso di indossare abiti francesi,
la carta
di credito era infuocata a forza di strisciarla. La ragazza notava
molte
persone sotto le TV o sedute ai tavolini dei bistròٍò
per osservare
le gesta del ladro fantasma. Quando lo vide in piedi sul tetto, un
magone allo
stomaco fu peggio di un pugno. Le sensazioni piacevoli di quel bacio
sotto la
luna riaffiorarono pur senza volerlo e divenne triste. Poi un'altra
emozione,
ben diversa, si unì alle altre: la rabbia. La stessa identica rabbia
che
provava quando Ladro Kid umiliava il padre ma stavolta era lei a
sentirsi così.
Glielo chiederò!
Chikage era in camerino a
provarsi un abitino corto e rosso fuoco.
<<
Allora >>, esordì. << Cosa ne pensi Ao...?
>>.
La
ragazza non era lì e la donna guardò a destra e a sinistra dei
camerini,
sbirciando in un paio di essi. La suoneria indicò l'arrivo di un
messaggino e
prese lo smartphone.
<<
Merda! >>, esclamò. Non era solita dire parolacce ma non
c'era occasione
migliore per iniziare.
Digitò
in fretta il numero di Jii e la voce registrata gli disse di riprovare
più
tardi, riprovò altre volte ma non c'era verso. Si cambiò, arraffò in
fretta la
sua roba e si diresse alla macchina, velocissima.
Quell'imprevisto
non l'avevano proprio considerato.
Nakamori
si stava riprendendo
dall'assalto e sentiva uno strano sfrigolare. Cercò la fonte del rumore
e non
poté crederci.
<<
Al fuoco! >>.
Piccoli
fuochi erano sul pavimento e apparivano uno dietro l'altro. Il sistema
antincendio era stato spento tramite un congegno wireless, l'avrebbe
riattivato
in tempo. La cassaforte non si trovava nel piano delle opere preziose e
non
avrebbe danneggiato nessuno.
Camminarono sul pavimento e
altri fuochi scoppiavano. Lacroix sembrava il diavolo, era paonazzo
dalla
rabbia. I quattro agenti nella sala adiacente la cassaforte furono
costretti a
fuggire per il fumo, in verità era solo un’illusione creata da quattro
piccoli
bocchettoni posti sulle pareti.
<<
La gemma! >>, urlò Nakamori. << Controllate
la gemma! >>.
<<
Capitano Lacroix! >>, esclamò un agente. <<
I sensori di calore
sono impazziti! >>.
<<
Cosa?! >>.
<<
Gli incendi hanno mandato in cortocircuito il sistema! >>.
Kaito aveva una maschera
antigas per operare nella nebbia creata. Girò le chiavi e iniziò a
girare la
manopola secondo la sequenza imparata. Dopo tre minuti sentì lo scatto
e la
cassaforte si aprì.
All'esterno
il pubblico assisteva con il fiato in gola: le immagini delle
telecamere
avevano mostrato la carta lancio mimetizzata, era il nome del trucco
utilizzato, prendere fuoco e creare una magia di fiamme danzanti.
Kaito
arrivò nella sala, ruppe il vetro del diamante e lo agguantò. Ma
Lacroix tirò
fuori la pistola, impazzito totalmente dall'umiliazione. Kaito riuscì
ad
evitare il colpo per un soffio, il capitano sfidò le lacrime causate
dal fumo
ed entrò nella cassaforte: Le Régent era sparita.
<<
Bastardo! >>.
<<
Capitano Lacroix, un linguaggio più garbato >>.
Quella
voce lo fece voltare. Ladro Kid era fuori, il diamante scintillava
nella
nebbia. Impugnò la pistola e si apprestò a sparare un altro colpo.
<<
Si goda il soggiorno! >>.
Kid
chiuse la porta della cassaforte. Lacroix corse ma era troppo tardi: le
chiavi
le aveva lui e questo significava che avrebbe dovuto trascorrere dodici
ore
imprigionato nella sua stessa trappola.
Il
ladro si cambiò nuovamente. Riattivò il sistema antincendio e si
spensero in
breve tempo.
Kaito aveva tracciato la
via
di fuga attraverso i condotti di areazione che sbucavano sul tetto, poi
avrebbe
finito il suo spettacolo.
Chikage
era arrivata nella
piazza del museo, parcheggiando la macchina alla meglio. La folla era
più
numerosa e la donna cercò Aoko. A giudicare dall'assenza di poliziotti
erano
stati tutti richiamati dentro.
Kaito è ancora là.
Guardò l'orologio. Avevano
calcolato venti minuti e ne erano passati già cinque di troppo. Il
tempo era
fondamentale in un furto, se si sfora significa che qualcosa è andato
storto o
non come previsto. Era preoccupata per la reazione del figlio alla
vista di
Aoko, che potesse deconcentrarlo e fargli commettere errori fatali.
Aoko
era riuscita a
mischiarsi nella calca. Aveva sentito di un incendio e si preoccupò per
il
padre. Il caos le fu utile per riuscire ad entrare, tracce bagnate sul
pavimento suggerirono che i poliziotti correvano in cerca di Ladro Kid
per
tutto l'edificio.
<<
Ispettore Nakamori >>, disse un suo agente giapponese.
<< C'è un
problema >>.
<<
Cosa c'è adesso? >>. Nakamori ne aveva fin sopra i
capelli: fradicio,
bruciacchiato, graffi sul viso e acciaccato. E. come se non bastasse,
Lacroix
urlava come un ossesso per essere liberato dalla cassaforte fino a
rompergli i
timpani.
<<
Ehm... >>, il tono lo spaventò. << Il
fatto, ecco... sua figlia
>>.
<<
Mia figlia? >>.
<<
Si trova all'interno dell'edificio >>.
<<
Che cosa?! >>.
<<
Ed ora si va casa
>>, mormorò soddisfatto mentre toglieva la grata e
l'appoggiava contro il
muro. Jii era riuscito a scappare e lui era salvo. Ci aveva messo
minuti in
più, non aveva programmato di chiudere il capitano nella cassaforte ma
non
sopportava chi aveva lo sparo facile.
<<
Ladro Kid! >>.
Quella
voce lo bloccò, nella speranza che avesse udito male. Aoko era a meno
di due
metri di distanza da lui, con un'espressione indecifrabile. Riusciva a
vederci
rabbia, confusione e determinazione, simile a quella famosa sera.
<<
Perché? >>.
Aoko
mosse dei passi verso il ladro, incurante del pericolo.
Come cavolo ha
fatto ad
entrare?!
Lui l'aveva progettato per
settimane e Aoko era entrata come se niente fosse. Il capitano Lacroix
era
peggio di Nakamori!
<<
Signorina... >>. Aveva zero tempo da dedicarle.
<<
Perché mi hai baciata quella sera? >>.
Era
proprio la domanda che non voleva sentire. La risposta giusta sarebbe
stata
l'amore, un sentimento che era nato dieci anni prima ed era maturato
negli
anni, per diventare poi consapevolezza. Ma questa era la risposta che
avrebbe
potuto dare Kaito Kuroba, non Ladro Kid.
<<
Un giorno >>, girò il viso a tre quarti per guardarla.
<< Avrà la
sua risposta, signorina. Ma non stasera >>.
<<
Che significa? >>, gli occhi di Aoko erano umidi.
<< Hai idea di quanto
io abbia sofferto? Ti diverti a umiliarci? >>.
<<
Non l'ho mai voluta umiliare, non era mia intenzione >>.
Ladro Kid tolse
una pallina di fumo dalla tasca, non voleva lasciarla in quello stato
ma non
aveva scelta. << Mi creda, un giorno risponderò a tutte
le sue domande
>>.
Aoko
fece per avvicinarsi ma il fumo l'avvolse: al suo posto c'era una rosa
rossa.
La raccolse e la strinse, profumava di qualcosa di familiare.
<<
Aoko! >>
La ragazza si girò e nascose la rosa dietro la schiena.
<< Papà mi
dispiace >>.
<<
Si può sapere cosa ti prende ultimamente?! >>, la
rimproverò. <<
Eri affidata a Chikage! >>.
<<
Non sono una bambina e non è colpa sua! >>, si difese.
<< Scusa, ma
io non potevo lasciarti solo >>. Incrociò le dita per la
bugia.
Il
padre si addolcì e ordinò ai poliziotti di scortarla fuori. Nakamori si
ripromise di fare un discorsetto alla sua sconsiderata figlia una volta
tornati
in Giappone.
Ladro
Kid sbucò sul tetto.
Una palla di luce l'avvolse e apparve al pubblico francese, mostrando
fiero Le Régent.
Strilli da far diventar sordi rimbombarono per la piazzetta del Louvre,
il
pubblico parigino non aveva mai assistito a una performance come quella
in
diretta.
<<
Kid! Ladro Kid! >>.
Chikage
sospirò sollevata, suo figlio era sano e salvo. Con le sembianze di
Ladro Kid
gli ricordava da morire l'amore della sua vita e fu fiera di quel
figlio
divenuto ormai grande.
<<
Sono lieto di aver visto scintillare lo stupore nei vostri occhi! Ci
rivedremo
presto, au revoir! >>. Lo schermò si staccò dai ganci,
cadde giù e vi
buttò un manichino per distogliere l'attenzione della sua fuga con
l'aliante.
Chikage
vide Aoko uscire dal museo accompagna da due agenti francesi e corse ad
abbracciarla, ancora più sollevata.
<<
Scusami >>.
<<
L'importante è che stai bene >>.
<<
Vorrei andare a casa >>.
Chikage l'accontentò e
prese
la via più lunga per dare a Kaito il tempo di tornare. Il ragazzo
rientrò in
casa, il diamante in tasca. Aveva poggiato la mano sulla maniglia
quando udì la
porta d'ingresso aprirsi. Chiuse la sua alla svelta, buttò il tesoro
nel
cassetto del comodino e si gettò nel letto, coprendosi in modo da non
far
vedere cosa indossava.
<<
Dorme >>, disse la madre ad Aoko. << Un
vero dormiglione >>.
Aoko
annuì e si rintanò nella sua stanza. Si sedette sul letto,
abbracciandosi le
ginocchia, un paio di lacrime le bagnarono la pelle e le asciugò con il
lenzuolo. La rosa era al suo fianco, quasi come sentisse la sua
presenza
vicinissima.
Kaito era ben sveglio,
l'adrenalina del furto era ancora in circolo. Era sicuro che Aoko fosse
sveglia, forse stava piangendo. Aveva calcolato tutto tranne la sua
presenza.
Da quando era tanto risoluta? Sembravano due persone in una: la dolce e
sensibile Aoko e la coraggiosa Aoko.
Rigirava
il diamante tra le dita e lo volse alla luce della luna: brillò
incolore e
basta.
<<
Nemmeno tu sei Pandora >>, sussurrò.
Nel
comodino c'era una cassaforte e vi ripose il tesoro: sua madre
l'avrebbe
restituita al capitano Lacroix via posta, giusto per farlo arrabbiare
un altro
po'. Sghignazzò pensando all'arrogante capitano chiuso in quello spazio
angusto.
Buttò
il vestito di Ladro Kid in fondo all'armadio e si mise sotto le coperte
in
pigiama. Erano le due di notte e l'aereo sarebbe decollato dodici ore
dopo.
Prima
di addormentarsi, quando ormai era tra la veglia e il sonno, pensò una
cosa che
lo fece sorridere.
È stata la vacanza
più
stancante, soddisfacente e bella della mia vita.
Lacroix
fu liberato a
mezzogiorno. Sudato, affamato, spossato e indignato per la
mortificazione
subita. In fondo Nakamori pensò che la lezione gli era servita: nessuno
doveva
sottovalutare Ladro Kid.
Aoko
e Kaito erano in aeroporto insieme a Chikage. Il signor Nakamori
avrebbe preso
l'aereo successivo e sarebbe giunto in Giappone qualche ora dopo la
figlia, per
stilare un rapporto da lasciare alla polizia internazionale e a quella
francese.
Le
televisioni sparse per Charles de Gaulle non facevano altro che parlare
del
furto di Ladro Kid. I turisti occupavano i divani, le sedie e i
tavolini dei
bar per ascoltare.
In
uno di quei bar c'erano anche loro. La versione ufficiale era che Kaito
avesse
dormito profondamente dalle ventidue alle nove del mattino e Aoko non
capiva
perché sembrasse uno zombie. Beveva un succo e mordicchiava la
cannuccia,
stanco.
<<
Il furto del secolo >>, tradusse Chikage.
<< Povero Lacroix
>>.
Bastava
non sfoderare la
pistola.
<< Come ha detto la giornalista, ci penserà due volte a
sottovalutare
qualcuno! >>.
La ragazza si rivolse
all'amico, perplessa. << Hai detto che conoscevi solo
qualche parola di
francese >>.
Era
stata una bugia: Kaito parlava perfettamente francese ma faceva finta
di non
conoscerlo per non destare sospetti. << Ieri notte ho
visto qualche
diretta con i sottotitoli in inglese sul cellulare >>.
Chikage affogò una
risata nel suo caffè lungo. Chiamarono il loro volo.
<<
È ora di andare >>, disse Kaito.
<<
Mi mancherai moltissimo! >>. Chikage abbracciò a lungo il
figlio.
<< Sono fiera di te >>, gli sussurrò
nell'orecchio. Kaito annuì,
felice.
Anche
Aoko ricevette un abbraccio dalla donna, quella ragazza era un po' come
una
figlia. << Abbia cura del mio bambino >>.
<<
Piantala mamma! >>. Lo sport preferito di sua madre era
metterlo in
imbarazzo.
Aoko
rise. << Senza di me sarebbe perso >>.
<<
Non hai idea di quanto >>. Le fece un occhiolino che Aoko
non capì e
forse era meglio così.
Sull'aereo
Kaito si accasciò contro il sedile. Non vedeva l'ora di essere in
Giappone e
riposarsi un po', l'estate iniziava anche per lui.
Aoko
frugò nella borsetta e ne estrasse un pacchettino avvolto da una carta
a righe
rose e azzurre. << Per te >>.
Kaito
lo scartò, curioso. Un bracciale in cuoio con placca in metallo, del
genere che
indossava lui. Nell'angolo c'era una piccola Tour Eiffel incisa.
<<
È un bel regalo di compleanno! >>.
<<
Infatti non lo è. Questo è il tuo souvenir in ricordo di questa vacanza
>>. Kaito pensò che il sorriso che gli mostrava era più
bello di
qualsiasi altra cosa.
<<
Grazie >>. Appoggiò la mano su quella della ragazza e
strinse le dita
attorno alle sue. Furono pochi secondi ma sufficienti per dover
reprimere
intenti poco adatti.
L'aereo
decollò e lasciò Charles De Gaulle. Aoko appoggiò la fronte contro il
freddo
vetro del finestrino, guardando per l'ultima volta quella città magica.
Grazie, Parigi.
Angolo autrice!
Salve!
Con questo capitolo
lasciamo Parigi e anche per Kid arriva un po' di pausa estiva :)
Grazie a chi l'ha letta!
Manganime_book_love:
Grazie mille per la tua recensione e per i complimenti!
Shinici e ran
amore: Ti
ringrazio come al solito per le tue bellissime recensioni! La
bouillabaisse è una sorta di zuppa di crostacei, frutti di mare e
pezzi di pesce molto saporita! Sono stata in Francia da bambina per
questo conosco Parigi e i piatti tipici :)
Alla prossima!