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Autore: Gemad    23/06/2017    1 recensioni
Aprì la porta ed entrò, con la bacchetta salda nella sua mano.
-Perché sei venuto a cercarmi?- chiese Grindelwald.
-Lo sai perché sono venuto Gellert. Non sprecare tempo in inutili baggianate e domande- rispose altrettanto calmo Silente.
Genere: Azione, Fantasy, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Gellert Grindelwald
Note: Missing Moments, Movieverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Altro contesto
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Una lieve fiammella sprigionata dalla punta di una lunga candela illuminava la stanza. Un piccolo punto di luce mostrava una grande stanza. Non tanto grande, a dire il vero, ma nemmeno troppo piccola e squallida. Non si potevano scorgere le sue caratteristiche in quel momento; la luce della candela era troppo lieve e poco forte. Mostrava qualche lettera d’oro che indicava il nome del libro a cui era appiccicata, mostrava alcuni tavolini in legno e in vetro, mostrava un piccolo tronco in legno dove, solitamente, era più usuale vederci un gufo appollaiato sopra di esso. Ma illuminava la scrivania posta al centro della stanza.
Oltre ad alcuni strani oggetti che disegnavano inusuali e strane traiettorie, una pila di giornali occupava gran parte dello spazio. Pagine arrotolate, pagine intatte e pagine stropicciate. Ogni giornale riportava date differenti. Ogni giornale riportava il nome della Gazzetta del Profeta.
I titoli, ovviamente, erano diversi. Immagini di individui si muovevano lungo la superficie cartacea. Tutti i volti esprimevano disdegno, paura, timore e dolore. Alcuni dei giornali più vecchi recitavano “Morti e sparizioni di Nati Babbani nelle zone di Liverpool”, “Famiglie di Babbani e Maghinò ritrovate decedute nelle loro abitazioni” o “L’assassino dei Non-Maghi ancora a piede libero”.
I giornali più recenti, invece, rivelavano “Continuano le rappresaglie di Maghi e Streghe nei confronti del Ministero”, “Sparizione improvvisa del Nato Babbano, Orswade McGregor”, “Dov’è Grindelwald?”, “Dove si nasconde il figliol prodigo di Durmstrang?”.
Incessanti e laboriosi articoli sorvolavano le pagine della Gazzetta del Profeta ma tutte quante, se unite, fornivano una visione chiara della situazione attuale: il mondo magico è piombato nel più assoluto caos, senza capire il come, senza potersi ritirare indietro.
Lo comprendeva bene Albus Silente. La sua barba bianca ricadeva molle, leggera e calma sulle sue gambe ma non corrispondeva affatto con lo sguardo del mago. Era terrorizzato, preoccupato e di malumore. L’aveva capito fin dall’inizio. Albus sapeva, comprendeva ma non agiva.
Era inutile. Gellert Grindelwald era introvabile per ogni mago o strega che impiegava gran parte, se non tutto, del suo tempo a cercare quel mago sadico e senza scrupoli. La sua missione era andata avanti. Ormai non poteva più pensare ad altro.
Da quando aveva visto il volto di quel ragazzo giovane e a lui tanto caro sparire dai suoi occhi, non aveva mai espresso alcun tipo di preoccupazione nei suo confronti e nelle idee politiche che sobbalzavano nella sua mente.
Non può farcela da solo, pensava.
Non ha sostenitori, pensava.
Non ha quella brillante pazienza che occorre ad ogni mago che aspiri al potere, pensava.
Ma Albus Silente si sbagliava di grosso. Si sbagliava dal primo momento in cui tornò a pensare a lui, dopo aver superato il dolore che ha provato per la perdita di tutta la sua famiglia e per l’allontanamento di suo fratello.
Quando le prime voci che un giovane mago avanzava fra l’opinione pubblica al dì fuori della Gran Bretagna, girò la faccia e chiuse gli occhi, convincendosi del fatto che non poteva essere Gellert e che non poteva essere riuscito a ritrovare le forze ed il coraggio di mandare avanti, da solo, il progetto che aveva bramato da sempre di mettere in pratica.
Silente continuava a fissare il vuoto del suo ufficio ad Hogwarts. Non era riuscito nemmeno quella stessa sera a correggere i saggi dei suoi studenti su quali siano le regole base della Trasfigurazione umana. Non ci riusciva. La sua mente non era, in quegli istanti, ad Hogwarts.
Si alzò e fissò il cielo buio e tempestoso al di fuori del castello. Quelle nuvole nere e minacciose che sovrastavano il cielo, riflettevano perfettamente la situazione odierna del mondo, del Ministero, dell’opinione pubblica, ma anche del insegnante.
Quel dilemma e duello interiore che andava avanti da tanto, troppo, tempo. Un dilemma che stava uccidendo l’animo di Albus, che non poteva più restare con le mani in mano. I Babbani sparivano, i Maghinò sparivano, i Nati Babbani sparivano, anche i maghi sostenitori di ogni essere non mago sparivano. E lui sapeva dove finivano, sapeva da chi finivano e sapeva chi ha voluto che tutte queste sparizioni avvenissero.
<< Che cosa ti è preso Gellert? >> chiese Silente al riflesso del suo naso spezzato, attraverso dei piccoli occhiali a mezzaluna.
Sconsolato, rammaricato e stanco, scrutò un’altra volta i giornali. Lesse ancora una volta ogni tipo di testimonianza o fonte che si riferiva a quell’uomo a cui tanto stava tornando a pensare con fervore nella sua mente.
Dopo aver letto nuovamente, senza nemmeno terminarla, la testimonianza di un impiegato dell’Ufficio Misteri, comprese che non aveva alcun dubbio. Le sue fonti erano sicure. I suoi informatori avevano lavorato meglio di quanto si aspettasse e, purtroppo, Albus sapeva dove si nascondeva Grindelwald e, con suo dolore, avrebbe lasciato Hogwarts per andare a cercarlo e, se necessario, avrebbe dovuto ucciderlo.
Il mondo ed i suoi abitanti, correvano un pericolo. Un pericolo che non poteva mettere da parte.
Non più. L’amore che provava per Grindelwald era meno forte di quello che provava verso tutte quelle famiglie assassinate. Silente si convinceva di tutto ciò, giorno dopo giorno.
Ma più si convinceva, più era triste, più il suo umore calava nella disperazione nella consapevolezza di aver provato forti sentimenti verso un mago che, sordo e cieco, stava per inseguire. 
Sarebbe partito immediatamente, senza avvisare il preside Dippet. Non occorreva. Bastava semplicemente inviargli un Patronus. Dopo aver trovato un suo degno sostituto personalmente, lasciò il suo ufficio, lasciò Hogwarts, senza che nessuno potesse vederlo o fermarlo.
Non appena lasciò i cancelli sorvegliati dai due gargoyle con le sembianze di due cinghiali, si Smaterializzò. Quella sensazione di forte disgusto e nausea a cui si era fortemente abituato nel corso degli anni, non provocò nulla nel suo organismo. Non appena poggiò i piedi nuovamente per terra, non sentì alcun tipo di capogiro o di strana sensazione.
Dal manto erboso ripieno di terriccio inglese, ora i suoi piedi tastavano una superficie rocciosa, dura. Il vento soffiava forte ed il mare si agitava a pochi passi da lui. Si affacciò leggermente per poi riuscire a scorgere un burrone che conduceva ad affilatissimi scogli che avrebbero condotto alla morte in pochi millesimi di secondo.
Alzò la testa e vide quella che sembrava un’entrata. Era quella l’entrata della prigione di Nurmengard. Grindelwald si trovava là dentro, pronto a torturare altri suoi oppositori, nemici e semplici Nati Babbani. Un ulteriore sensazione di disagio pervase Silente. La barba si agitava al vento così come quel formicolio che sentiva nel petto.
Il suo cervello lavorare incessantemente ed il triplo di quanto già non lo facesse ogni giorno ma la sua decisione era presa, nonostante tutto. Una botola scorgeva dietro un increspatura naturale della roccia e non ci volle molto prima che Silente la aprì con semplicità.
Nessun incantesimo proteggeva l’entrata. Era chiaro che Grindelwald non pensava che qualcuno sarebbe riuscito a scorgere la sua posizione. Oppure, ipotesi equivalente alla prima, sperava di intrappolare altri nemici, così che potesse imprigionarli in quel carcere da lui creato prendendo come spunto quell’isola rocciosa dimenticata da tutti.
Delle scale conducevano verso le viscere di Nurmengard e solo Merlino sapeva dove si era insediato Gellert.
<< Homenum Revelio >> disse silenziosamente Albus alzando la sua bacchetta.
Un raggio celestino fuoriuscì dalla bacchetta e rivelò, sotto i suoi piedi, la presenza di svariati uomini. Lo percepiva dalle vibrazioni improvvise della sua bacchetta. Nemmeno dormivano. Troppo spaventati da quello che stava accadendo.
Ma qualcuno scorgeva al dì fuori della finestra, qualche piano più sotto. Si riscaldava nel fuoco del suo camino e tornava alla finestra ad intervalli irregolari.
Silente scese cercando di non fare rumore, percorrendo scale e corridoi composti da quella superficie oscura e liscia, così diversa quella che ergeva al dì fuori della prigione. Arrivò ed intravide una porta. Una porta liscia, verdastra, con un pomello in ferro. Era socchiusa. A Silente bastò scorgere con i suoi azzurri quel tanto che bastava per osservare una figura che gli dava le spalle, ferma che sembrava apparentemente un manichino ultra realistico.
<< Era da tanto tempo che ti aspettavo, Albus >> disse Gellert Grindelwald.
Silente comprese il fatto che l’uomo non era così sciocco ed ingenuo da lasciare tutto allo scoperto. Non era così stupido da permettere a chiunque di entrare come se nulla fosse, senza alcun tipo di incantesimo protettivo pronto a far scattare l’allarme.
Aprì la porta ed entrò, con la bacchetta salda nella sua mano.
<< Perché sei venuto a cercarmi? >> chiese Grindelwald.
<< Lo sai perché sono venuto Gellert. Non sprecare tempo in inutili baggianate e domande >> rispose altrettanto calmo Silente.
Grindelwald si girò. Quel volto non era cambiato, se non per qualche ruga qua e là. I suoi capelli, invece, sono rimasti lunghi, nonostante quel biondo sbiadito. La pelle chiara e pallida come quella di quando aveva diciotto anni, percorreva ogni cellula di quelle parti del corpo non ricoperte da un abito interamente nero. Nero come quell’animo che aveva dimostrato di possedere.
<< Pensavo che avresti cambiato idea, a dire il vero >> rispose.
<< Lo sai perfettamente che non mi unirò a te Gellert. Non posso credere che ero pronto ad intraprendere un simile piano losco e meschino >> rispose Albus con una nota di disgusto nel solo immaginare che fosse lui a compiere simili atti.
<< Non ti conviene provocarmi Albus. Io non voglio farti del male. Sei un mago eccezionale. Più eccezionale di quello che eri quando ti avevo incontrato >> lo fissò con quegli che creavano fastidio ed imbarazzato allo stesso tempo nell’animo di chi fissava. << Ho sempre visto in te il compagno perfetto. Insieme potremo impadronirci in pochissimo tempo dell’intero mondo! Altro che Gran Bretagna e Ministero della Magia! >>.
<< Lo sai perfettamente che i miei ideali sono cambiati >> ricambiò Silente con uno sguardo profondo e penetrante. << I Babbani ed i Nati Babbani, sono persone che sanno il fatto loro. Danno un contributo a questo mondo giorno dopo giorno. Dimostrano i nostri stessi sentimenti, le nostre stesse emozioni e sono riusciti a cavarsela anche senza dover ricorrere alla magia >>.
<< Tu e la tua compassione >> disse Gellert esasperato. Per la prima volta distolse gli occhi dall’uomo che aveva davanti, per posarli sul fuoco. Essi s’illuminarono improvvisamente con il bagliore delle fiamme che ballavano sulla legna bruciata.
<< Non puoi vincere >> gli disse.
<< Ho paura che quello che ne uscirà sconfitto sarai tu, Gellert >>.
<< Non se io posseggo questa >> disse alzando e fissando la sua bacchetta.
<< La Bacchetta di Sambuco non ti eviterà la sconfitta >> rispose Silente senza farsi impressionare. Era a conoscenza da diverso tempo del suo furto a Gregorovich.
<< Hai ragione, forse. È solo la bacchetta più potente mai creata dall’esistenza dell’uomo e dei maghi >> aggiunse una risatina divertita. << Ciò nonostante non combatterò. Non posso e non voglio ucciderti >>.
<< Ho paura che se tu vorrai superarmi, dovrai uccidermi. Perché io non ti permetterò di scappare >>.
L’espressione di Grindelwald diceva tutto: anche lui era deluso. La delusione di dover affrontare una persona che ammirava da sempre, a cui teneva tantissimo.
Non voleva che finisse così. Nemmeno lui.
<< Ti scongiuro >> disse Silente calmo << Arrenditi ora e ti aiuterò. Non permetterò che ti condannino a morte >>.
Altro silenzio. Alcuni istanti di silenzio fecero presagire, solo per alcuni secondi, che Grindelwald stesse veramente per appoggiare la bacchetta a terra.
Levò in alto la bacchetta con uno scatto repentino del braccio dal quale fuoriuscì un getto di luce rosso vivo ma Silente scagliò uno scudo che lo difese. Grindelwald si stava smaterializzando ma Silente lo acciuffò e viaggiò assieme lui con quella sensazione di essere travasati in un imbuto e si ritrovò sulla superficie, sopra Nurmengard con l’uomo dai capelli biondi di fronte a sé.
<< Albus >> disse lui. << Non deve andare così. Non costringermi ad uccidere anche te >>.
Silente agitò la bacchetta e ne fuoriuscì un ampio cerchio che ricopriva l’intera isola.
<< Bene >> disse. << Ora sei costretto a farlo se vuoi uscire da qui >>.
Un sorrisetto sorvolò il volto di Grindelwald. << O tutto o niente, vero? Non sei proprio cambiato >> disse increspando un sorrisetto in bocca.
<< Stupeficium! >> urlò e diede inizio al duello.
<< Protego! >> rispose Silente parando l’incantesimo e rimandandolo verso il suo proprietario che lo parò. Con la bacchetta puntata verso un cumulo di rocce, le fece lievitare per aria e le scagliò verso il professore di Trasfigurazione che, velocemente, sollevò uno scudo di pietra sotto i suoi piedi che attutirono il colpo mandando questo attacco in mille pezzi.
Agitò nuovamente la bacchetta e ne comparve un enorme bolla di acqua che scagliò contro Grindelwald. Quest’ultimo si Smaterializzò in un altro punto del campo da combattimento e ne fece fuoriuscire un lampo di luce accecante dalla sua bacchetta che Silente scagliò verso il cielo per poi trasformarla in quella che prese le sembianze di una sorta di giavellotto che mandò a tutta velocità verso il terreno che sollevò numerosi detriti, sassi ed enormi massi di roccia.
Grindelwald azionò nuovamente il Protego e ne uscì nuovamente illeso.
<< Recido! >> disse.
Albus si Smaterializzò e arrivò alle spalle di Grindelwald che non se ne accorse fino a che non si girò.
<< Fùlmen >> disse.
Un luce che accecò gli occhi risplendette nel cielo, offuscando la vista dei due. Albus comprese di aver sbagliato. Non aveva chiuso gli occhi. Troppo grande era l’adrenalina che non riusciva a gestire.
<< Incarcèramus >> udì. << Protego! >> disse immediatamente ma sentì delle corde sfiorarlo, comprendendo il fatto che Gellert era ancora offuscato.
Silente agitò la bacchetta e si trasfigurò diventando invisibile.
Rimase immobile fino a quando la sua vista non tornò quella di pochi istanti fa. La prima cosa che scorse, fu un Grindelwald che si guardava intorno, con la bacchetta di Sambuco levata in aria.
<< Homenum Revelio >>.
Non appena sentì le parole del nemico, uscì dal suo stato di invisibilità.
<< Alàrte Ascendàre >> sibilò, scagliando successivamente Gellert in alto.
<< Aresto Momentum! >> si affrettò a pronunciare, evitando che il corpo cadesse a grande velocità sul suolo.
<< Incarcifòrs >> disse imprigionando Silente fra delle catene che, in un attimo di secondo, fece Evanescere per poi urlare << Folgoràmus >> e una scarica elettrica pervase il corpo di Grindelwald.
<< Exardèsco >> disse Albus che distrusse altre rocce che avanzavano verso l’elettrizzato avversario.
Quest’ultimo si liberò di quella spiacevole sensazione e fece lievitare i massi a mezz’aria, coprendoli di una veste di fulmini che avanzarono verso Silente che, nonostante parò, non riuscì ad evitare di essere scagliato a terra.
Non appena sentì il suolo roccioso pungergli la schiena si Smaterializzò e atterrò in piedi qualche metro più in là.
<< Fùmos >> disse Grindelwald e tutto fu improvvisamente circondato dalla nebbia.
Silente rimase fermo ed immobile, comprendendo il fatto che anche un minimo passo falso, poteva essergli fatale. << Sei assolutamente dotato, mio caro amico >> disse una voce che non comprese da dove provenisse.
<< Non ho mai combattuto contro un mago così forte. Ma il duello sta per svolgere al termine. Arrenditi e lasciami scappare. Io non ti darò la caccia e non ti ucciderò. Lasciami andare, Albus, e vivrai >>.
<< Mai! >> urlò.
<< Hai fatto la tua scelta >>.
La nebbia sparì ma Silente rimase spaventato dalla visione di dodici Grindelwald davanti a lui.
<< Non puoi sconfiggerci tutti >> dissero all’unisono. << Morirai, Albus. Questa è la conseguenza della tua inutile testardaggine! >>.
<< Oblàtro! >> urlarono, sprigionando suoni ad alta frequenza, simili ad una sirena che cantava al dì fuori dell’acqua che misero in ginocchio Silente a causa di quelle urla assordanti.
<< Impedimenta! >> urlarono ancora, facendo cessare le urla ma lanciando Albus parecchi metri più indietro.
<< Tarràmel >> dissero facendo fuoriuscire un tempesta di granelli di sabbia dalla bacchetta.
<< Féu Résistez >> disse Silente distesso a terra. Una barriera calda lo avvolse, sciogliendo tutti i filamenti di sabbia che tentavano di attaccarla.
<< Glacius! >> urlarono i Grindelwald che, avanzando, trasformarono la calda barriera in una cupola di ghiaccio. << Stupeficium >> dissero mandandola in mille pezzi.
Albus mosse la bacchetta e parecchi frammenti di vetro affilati, invece che incidersi su di lui, volarono verso i suoi avversari che, non appena furono infilzati, sparirono in una nuvoletta di nebbia.
Solo un mago rimase ferito ed intatto. Appena lo sfilò dalla pelle urlò di dolore.
<< È finita, Gellert >> disse Silente alzandosi senza badare alle condizioni della veste bluastra che indossava o del capello che era volato da qualche parte del terreno da combattimento.
<< Non è finita >> disse sollevando lo sguardo più minaccioso che Silente avesse mai visto sul suo volto.
<< Avada Kedavra! >> urlò.
Silente alzò la bacchetta ed uno scontro di due raggi lucenti illuminò la cupola creata da Silente stesso. I due incantesimi entrarono in contatto. Milioni di scintille sorvolavano e fuoriuscivano dal punto in cui i due incantesimi si scontravano e lottavano con tutte le loro forze.
Silente resisteva, ben consapevole del fatto che Gellert non avrebbe resistito con la ferita al braccio.
Non passò molto tempo prima che Albus levò repentinamente la bacchetta verso l’alto, mandando la Maledizione verso la Cupola che s’infranse e si polverizzò, per poi urlare << Expelliarmus! >>.
La bacchetta di Sambuco si staccò dalle mani del suo vecchio padrone per passare verso colui che l’aveva degnamente conquistata in combattimento.
<< Incarceràmus >> disse puntando la nuova bacchetta verso Grindelwald che, con volto sorpreso ed incredulo, tentava di smaterializzarsi lontano da Nurmengard.
Le corde lo avvolsero e cadde battendo la testa sulla roccia, svenendo.
Silente levò la sua nuova bacchetta un’altra volta << Expecto Patronum >> disse debolmente sprigionando un’argentea Fenice che volò verso la terra ferma, ferma il Ministero, verso il Ministro, verso gli Auror.
Sfinito, stanco e affannato, chinò il capo sul corpo immobile e vivo del suo avversario.
Un’espressione di tristezza e rimorso lo percosse.
Una persona a cui teneva così tanto era stata sconfitta da lui.
<< Il Bene Superiore è la pace che si deve instaurare fra maghi, streghe, Babbani, Nati Babbani, maghinò e creature. Non il dominio ma la cooperazione. Non il potere ma la condivisione. Non l’egoismo ma la felicità >> disse.
<< Io ti ho amato, Gellert >>.
   
 
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