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Autore: yuki rain    23/06/2017    1 recensioni
Al destino piace scherza, specialmente quando ti ritrovi a New York senza uno straccio di amico, un padre assente e una madre estremamente giovane e famosa. Ovviamente tutto si complica se vivi in un attico nel Upper East Side con un patrigno discografico e un fratellastro modello di cui sei fottutamente innamorato. ma si sa la vita non è mai facile quando si è adolescenti.
(TEMATICHE OMOSESSUALI)
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago, Scolastico
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Era passata una settimana da quando si era trasferito in quell'attico da urlo ma a Tomas sembravano anni, non gli piaceva la scuola, specialmente Alan un vero coglione.

Le lezioni di matematica erano impossibili con le sue battutine e le sue continue stupidaggini, la classe rideva, Tomas non ne capiva la ragione, forse perché era lui il soggetto della maggior parte battute.

Era sera, Tomas se ne stava sdraiata sul divano in pigiama a guardare la televisione in totale silenzio, stava guardando uno dei quei reality dove le persone devono sopravvivere su un isola e affrontare sfide. Sulla pancia teneva una ciotola contenete i pop-corn che si era preparato prima. Ovviamente di nascosto da sua madre, spesso sgarrava la dieta ma non poteva andare avanti a frutta, verdura, miglio, tofu e altra roba biologica.

“Che stai facendo? Oltre ad assumere grassi?” chiese la madre guardando malamente i pop-con ricchi di sale e burro.

“Fermento” rispose soltanto concentrato sulla tele.

“Impegnativo tuo figlio” sussurrò Jason all'orecchio di Elsa ridacchiando.

I due adulti si spostarono nella zona cottura a parlare.

“E' sempre così il sabato sera?” chiese prendendo una tazza dal ripiano.

“Solo da quando è a New York” disse sospirando, una volta non lo vedeva mai a casa ora avrebbe voluto che uscire un po'.

Guardò il compagno versarsi il caffè nella tazza “Alex?”

“Lui è il tipico liceale fissato con le feste” guardò l'orologio al polso “Tra un meno di un ora si incamminerà” bevette un sorso “Diamoli dietro Tomas magari si diverte” aggiunse.

“Non mi ha detto nulla, magari non è stato invitato”

“Potrebbe conoscere qualcuno alla festa, socializzare alle feste è più facile che a scuola”

Axel scese le scale con i capelli umidi, una camicia azzurra abbottonata e dei jeans neri, non aveva le scarpe solo i calzini.

Prese un bicchiere e lo riempì con l'acqua del rubinetto. “Come sei fashion” disse Elsa guardando outfit.

“Senti che ne dici di portare anche Tomas stasera?”

“Perché?”
“Ha bisogno di socializzare”

“Lui non vuole socializzare”

“E' solo un po' timido” disse Elsa in sua difesa.

“Non ho voglia di badare a lui”

“Devi solo dargli un occhio”

“Jason lascia stare, sarà per un altra volta” disse Elsa arrendevole.

Alexander guardò il soggiorno sospirando, la sua coscienza stava facendo a botte con la sua accidia, non voleva fare il babysitter ma era anche vero che le formiche avevano una vita sociale più attiva del suo fratellastro.

Sospirò, infondo alla festa c'era pure il club di scienze quindi di stramboidi non ne mancavano, uno in più non lo avrebbe notato nessuno. Magari si sarebbe unito al gruppo dei nerd.

“E va bene” disse mettendo il bicchiere nel lavandino e dirigendosi al divano seguito dai genitori.

“Hey Tomas” anche se vivano nella casa non parlavano quasi mai e fare una conversazione era rarissimo, quindi non aveva idea di come attaccare bottone.

“Hey”

“Hai presente Angela?”

“No”

“Chearleaders, capelli marroni corti ...”

“Che si limona quello della squadra di basket a ricreazione?”

“Lei limona con tutti, ma si lei. Stasera da una festa vieni con me?”

“Mmm … no grazie”
“C-come?” aveva detto no a una festa di Angela? Ma è cretino?
“Sto bene qui”

“Le feste di Angela sono le migliori in tutta la scuola”

“Ti credo sulla fiducia”
Alex si voltò cercando aiuto nei due adulti che facevano gesti incomprensibili e in modo asincrono. Non avrebbero mai avuto successo come mimi.

“Ci sono i pop-corn al formaggio anche la”
Elsa intervenne

“Perché non ci pensi, potrebbe piacerti? Lo fai per la tua mamma?”
Tomas soffiò portando indietro la testa, sua madre afferrò la ciotola mentre il ragazzo si alzava.

“Fatti carino” disse vedendolo dirigersi verso la camera.

Alla fine aveva indossato dei jeans aderenti scuri, una t-shirt normale coperta da una felpa con le maniche alzate ai gomiti.

I capelli arancioni erano spettinati come sempre e il volto stanco era segnato dalle lentiggini sul naso e gli zigomi.

“Divertitevi”

 

“Dobbiamo passare a prendere un mio amico puoi metterti dietro?” Tomas lo guardò un attimo prima di salire, mettendosi dalla parte del passeggero.

Alex mise in moto l'auto uscendo dal parcheggio, il rosso stava guardando il telefono.

Si fermò vicino a casa di Tony che lo stava aspettando sul marciapiede, salì sul posto del passeggero salutando il corvino.

“E lui che ci fa qui?” gli chiese sottovoce, non abbastanza perché Tomas alzò la testa e lo squadrò.

“La sua prima festa a New York”

“Da dov'è che vieni?”

“Miami”

“Non c'è paragone con le feste di qui, vedrai ti divertirai”
Angela viveva in una villa due strade più avanti, le persone erano sparse per il giardino e luci e musica provenivano dalla casa.

Alex attraversò il prato salutando la maggior parte dei ragazzi come Tony, mentre il più piccolo seguiva i due, era da tanto che non partecipava a una festa non era più abituato alla musica alta, le persone ammassate, l'odore di canna e alcol.

La villa era piena di persone, ci si muoveva a fatica, gente che saliva e scendeva le scale, persone che spuntavano da ogni stanza.

“CIAO” urlò Angela con addosso un tubino rosso e i capelli raccolti, teneva un bicchiere di plastica in mano.

Li abbracciò entrambi “Ciao anche a te” disse notando Tomas.

“Divertitevi” terminò tornando vicino al dj che stava suonando nel soggiorno.

Tomas venne abbandonato praticamente subito, iniziò a camminare nella villa per passare il tempo, non conosceva praticamente nessuno, riconosceva alcuni compagni di classe e alcuni volti noti.

Un ragazzo magro gli finì addosso “S-scusa” balbettò indossava una camicia portata dentro i pantaloni, i capelli corti marroni, gli occhiali da vista spessi e l'apparecchio.

Teneva in mano un bicchiere rosso di plastica.

“Niente”
“Carter il genio della matematica”

“E' proprio lui” disse il resto del so gruppetto vestito più o meno come lui.

“Sei un grande!”

“Non capisco”

“Club di scienze, hai corretto Patel a matematica, rispetto.”

Tomas vide da lontano Alan, decise di cambiare direzione, non aveva voglia di farsi prendere in giro anche dopo scuola.

Erano passate quasi due ore, erano le 12:30 da quando erano e arrivati, Tomas non ne poteva più, gli occhi gli pesavano, quanto avrebbe voluto saper guidare per andare a casa a dormire. Non si era ancora abituato al letto nuovo e gli orari mattinieri quindi dormiva davvero poco la notte, ma le sue occhiaie parlavano da sole.

Si ritrovò nella cucina dove Alexander era seduto su uno sgabello insieme a delle ragazze con vestiti super attillati.

“Hey” disse tirandogli leggermente la camicia sulla spalla.

“Scusate il fratellino” Alex si alzò dalla sedia allontanandosi un attimo dalle ragazze.

“Che succede?”
“Possiamo andare a casa?”

“Scherzi? Siamo appena arrivati”
“Non conosco nessuno e poi ho mal di testa” non stava mentendo la musica iniziava a dargli fastidio alle tempie.

“Rilassati e socializza, usa questa” disse passandogli una bottiglia di Molinari appena stappata.

Tomas la prese e rimase immobile in mezzo alla stanza, sospirando ne bevve un sorso a canna sentendo la gola bruciare.

Tornò in soggiorno dove una ragazza ubriaca si appoggiò a lui ridendo.

“Un piccoletto come te non la finirà da solo quella bottiglia” disse mettendogli le braccia intorno al collo.

“Stai bene?”

“Hahaha sono completamente andata!” si avvicinò al suo volto, lei era più alta di lui grazie agli altissimi tacchi che portava.

“E tu non sei ubriaco?”
“Emmm … no”
“Che beccato” mise la mano su quella di Tomas che reggeva la bottiglia.

“CHE STATE COMBINANDO?!” il rosso vide Alan farsi spazio tra la folla di ragazzi e ragazze ubriachi.

“Alan” lo salutò la ragazza ridendo senza controllo.

“Che stavi facendo con la mia ragazza?” era violento nel tono, neanche lui doveva essere sobrio del tutto.

“Niente”

Notò la bottiglia.

“L'hai fatta bere per approfittarti di lei. Stronzo!” gli diede una spinta.

“Si! Mi ha palpata!” disse la ragazza barcollando e indicando il ragazzo.

“Meglio se scappi”

Tomas iniziò a correre inseguito da Alan, con uno scatto saltò sulle scale, il corridoio del secondo piano era piccolo e affollato. Grazie alla sua bassa statura riusciva a passare dentro i gruppetti.

Entrò in una camera, rendendosi conto dopo che era una camera da letto, velocemnte scattò dentro la cabina armadio chiudendosi dentro.

Alan entrò nella stanza guardandosi intorno, imprecando uscì sbattendo la porta.

Tomas si sedette con la schiena appoggiata al muro diede un altro sorso alla bottiglia che teneva in mano.

In quella piccola cabina buia la musica si sentiva di meno, le orecchie fischiavano e la testa girava leggermente.

Prese il cellulare e scrisse un messaggio al suo migliore amico di Miami

Hey! Come vanno le cose lì?”

Non dovette attendere molto la risposta.

Hey amico, sempre le solite cose. Nulla di nuovo. Tu ti diverti nella grande mela?”

Non molto, in realtà fa schifo”

Wow. Non posso parlare sono appena tornato e voglio andare a dormire ci sentiamo più avanti?”

Ok”

Dalla tasca dei pantaloni prese le cuffiette e le mise nelle orecchie per attenuare il rimbombo delle casse del dj. Chiuse la chat e aprì Facebook scorrendo la schermata Home a caso finché non gli capitò la foto appena pubblicata, tutto il suo gruppo di amici nel bar sulla spiaggia che era il loro punto di ritrovo.

 

Al completo come sempre.

 

Tomas bevve un altro sorso continuando a leggere la frase, tra di essi nella foto c'era anche il suo amico, sentì una strana sensazione dentro di lui. Come un senso di abbandono da quando si era trasferito nessuno si era fatto sentire.

Guardò l'immagine sorridevano tutti come se li ricordava, lo avevano dimenticato così facilmente come se non fosse mai esistito.

Ci avevano messo così poco a dimenticarlo? Si sentì più tristi più di quanto New York lo mettesse giù.

Chiuse tutto facendo partire la musica, bevve di nuovo ormai la bottiglia era a metà e iniziava a sentire i sintomi visto che aveva mangiato solo una manciata di pop-corn al formaggio che saranno sicuramente finiti nel cestino della spazzatura appena aveva messo i piedi fuori casa.

Non seppe esattamente quanto tempo passò ma alle 3:30 partì la suoneria, era Alex, staccò le cuffie rispondendo alla chiamata.

Pronto?”

Dove sei? La festa è finita”

Nella cabina armadio” sembrava mezzo addormentato

Cazzo ci fai in una cabina armadio?”

...Bho” perché era li poi?

Vieni all'entrata che andiamo a casa”

Non riesco ad alzarmi”
“Sei ubriaco?”

... Vienimi a prende”

 

Alex mise il telefono in tasca e salì le scale velocemente, non restava più molta gente, Tony sarebbe rimasto li per la notte, infondo tra lui e Angela c'era un rapporto bipolare, un giorno si odiavamo l'altro si accoppiavano ovunque.

Entrò nella camera da letto, il letto era sfatto, di sicuro qualcuno si era dato da fare.

“Tomas, sei qui Tomas?”

vide la porta scorrevole della cabina armadio, il moro accorse a sorreggere il ragazzo che gli cadde tra le braccia.

Alex lo strinse rendendosi conto di quanto fosse piccolo, stava strusciando il naso nella sulla sua spalla alla quale arrivava a malapena.

“Quanto hai bevuto?”

“Non molto” alzò la bottiglia notando che la metà era vuota, Alex gliela sfilò di mano e l'appoggiò sul mobile.

Prese Tomas come un sacco di patate e lo portò fino alla macchina, il rosso si lamentò quando sbatté la testa contro la vettura della macchina, per poi ritrovarsi al posto del passeggero.

Alex salì al posto del guidatore e ingranò la marcia, i due stavano in silenzio il più piccolo si guardava intorno fissando le luci dei lampioni.

“Mi gira la testa” ridacchiò.

“Se stessi fermo con la testa ...”

“Ferma la macchina” disse mettendo una mano sul cruscotto e una intorno alla stomaco.

“Adesso passa” sbuffò.

“Devo vomitare” disse sporgendosi verso il finestrino.

Alex inchiodò di colpo, sbloccando la portiera, la sua macchina perfettamente pulita gli veniva male a pensarla sporca di alcol rigurgitato.

Tomas fece in tempo a fare due passi prima rimettere tutto sull'asfalto, barcollò leggermente pulendosi l'angolo della bocca col polso.

“Passato?” chiese il corvino vedendolo risalire in macchina, era bianco più del solito e tremava leggermente. Annuì con la testa, Alex non andò oltre era inutile chiedere a uno se stava bene dopo un tale rigetto.

Lentamente si abbassò appoggiando la testa sulla sue gambe “Scusami?”

“Mi gira la testa!” il più grande sbuffò, quel moccioso era una complicazione unica.

“Che ci facevi nella cabina armadio?”

“Non me lo ricordo”

“Reggi bene alcol noto” disse ironico fissando la strada, MAI … mai lo avrebbe portato ad una altra festa! Doveva solo sperare che a casa dormissero tutti oppure che nessuno era ancora rientrato anche se non era un opzione molto valida, ma si può sempre sperare nella fortuna no?

Ormai erano venticinque minuti che Alex guidava abbassò lo sguardo, era da un po' che non lo sentiva muoversi, stava sbattendo gli occhi guardando un punto indefinito della vettura.

“Siamo quasi arrivati alzati” disse voltando l'angolo vedendo il grattacielo avvicinarsi non sentono alcun movimento abbassò lo sguardo, incredulo guardò il ragazzino dormiente col volto appoggiato alle sue ginocchia.

Osservò il volto totalmente rilassato, la cassa toracica che si alzava e abbassava a un ritmo regolare sotto la camicia.

“Fantastico” sussurrò fermo al semaforo.

Ogni tanto guardava verso il basso, seguendo con lo sguardo il fiume di lentiggini che si perdeva verso le tempie e le guance, non sembrava avere sedici anni

Probabilmente era un suo fan che voleva scattare qualche foto strana, notando la fotocamera.

Sospirò, cercando di concentrarsi sulla strada, dopo aver parcheggiato sgusciò fuori dalla macchina chiudendo piano la portiera, fece il giro dell'auto aprendo la portira di Tomas, con un abile mossa riuscì a prenderlo di nuovo a sacco di patate, fortuna che pesava come l'aria fritta.

Chiuse la portiere e fece scattare l'allarme, chiamò l'ascensore che arrivò subito infondo erano le 4:00 chi prende l'ascensore a quell'ora.

Tomas brontolò qualcosa nel sonno quando l'altro gli fece battere la testa contro il vetro mentre inseriva la chiave per andare direttamente all'attico, di giorno ci pensava l'amministratore ma non era in casa di andare nella Hall in quello stato.

Non seppe come ma riuscì ad arrivare in camera del piccoletto lo appoggiò su letto, sospirando, non aveva mai fatto così fatica ad attraversare il suo soggiorno, avevano troppi mobili con spigoli in quella cosa.

Gli sfilò la camicia e le scarpe per poi coprirlo con una coperta li vicino, indietreggiò verso la porta inciampo in un oggetto, uno skateboard … UN FOTTUTISSIMO SKATEBOARD! Era proprio della Florida.

 

 


-ANGOLO YUKI-
Bentornati con un nuovo capitolo, spero che possa piacervi come trama e mi scuso per la presenza di errori grammticali o riveberi.
se la storia vi paice seguitemia che su Wattpad.
se avete consigli da darmi scrivete delle recensioni.
ciaos.

   
 
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