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Autore: ChrisAndreini    23/06/2017    5 recensioni
21 Giugno. Si dice che il solstizio d'estate, il giorno più lungo dell'anno, sia quello più magico.
Per Frisk, Sans, e tutti gli altri mostri non è che un giorno come un altro, pieno di lavoro, grosse risate, terribili fatti e chiacchierate.
Ed in questo giorno, anno dopo anno, per venti lunghi anni, si esplorerà il rapporto dell'ambasciatrice umana dei mostri e della sua guardia del corpo scheletrica, in un susseguirsi di battute, momenti di debolezza, ricordi di antiche linee temporali e, chi lo sa, forse la loro amicizia si trasformerà in qualcosa di più, nonostante la legge che vieta le relazioni interspecie?
[FemaleFrisk SansXFrisk]
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai | Personaggi: Frisk, Nuovo personaggio, Sans, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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Assurdo come una legge porti ad essere imbarazzati davanti al proprio amico scheletro

21 Giugno 4 d.M
 
9.30 di mattina
Frisk avrebbe un sacco voluto che Sans fosse con lei in quel momento.
Certo, c’era Papyrus, e bastava come guardia del corpo, ma ritornare nel sottosuolo portava alla luce davvero pessimi ricordi, e il sostegno migliore che poteva avere in quel momento era senz’altro Sans.
Lui era sempre il sostegno migliore, ed era anche l’unico ad essere a conoscenza, anche se in modo non del tutto definito, di quello che era successo nelle precedenti linee temporali.
Beh, lui e Flowey.
Ed in quel momento stava cercando proprio il fiore, con la certezza assoluta che lo avrebbe trovato all’inizio delle rovine.
Ormai tutto il mondo era a conoscenza dell’arrivo dei mostri, e stavano per essere firmate delle carte per permettere ai mostri di viaggiare liberamente per tutti gli Stati Uniti.
Solo che gli altri Stati chiedevano di avere prove concrete di come fosse il sottosuolo, così per la prima volta da quando i mostri erano usciti, l’entrata venne aperta, e centinaia tra giornalisti, fotografi e cameramen, accompagnati da qualche mostro che aveva qualche cosa da recuperare e ovviamente da Frisk che doveva illustrare le tappe della sua avventura, avevano deciso di esplorare il luogo angusto e claustrofobico.
Sans non aveva potuto accompagnarla per via del suo secondo lavoro, in un carretto di hot dog che faceva una certa fortuna, forse grazie al fatto che gli umani erano convinti che il cibo dei mostri fosse molto migliore di quello umano e gli spuntini di Sans erano molto meno costosi rispetto alle prelibatezze di Muffet o al menù di Grillby.
E Frisk avrebbe davvero, ma davvero, voluto la sua compagnia, perché a furia di venire sballottata da una parte all’altra del sottosuolo per rispondere a domande di ogni tipo si stava davvero stancando, e Sans era l’unico che riuscisse a placarle lo stress.
Anche se ultimamente Amanda ci riusciva, nei casi in cui era lo scheletro stesso a stressarla.
Solo che in quel momento aveva urgentemente bisogno di battute davvero idiote.
Sprecare una domenica in questo modo non era molto bello.
-Sans sarà felicissimo di vedere che ho recuperato queste vecchie cose. Te l’ho detto che ama le faccende scientifiche? Chissà cosa sono? Probabilmente una collezione di qualche sorta- commentò Papyrus, in mano uno scatolone pieno di tutto quello che aveva recuperato dalla stanza segreta di Sans che in quella linea temporale Frisk non aveva visto, ma di cui conosceva comunque il contenuto.
-Si, ne sono sicura, Paps. Hai recuperato anche tutte le tue statuine?- chiese la ragazzina, con un grande sorriso.
Avevano guadagnato cinque minuti di pausa, e lei ne aveva approfittato per sedersi nella biblioteca di Snowdin, il luogo più silenzioso che fosse riuscita a trovare.
Solo alcuni umani erano entrati e si erano messi a curiosare in giro, ma non le davano alcun fastidio, per fortuna.
Ma non voleva fermarsi a lungo, doveva trovare al più presto il fiore.
-Le avevo già portate quasi tutte, ma sono riuscito a ritrovarne due che Sans mi aveva nascosto- affermò contento Papyrus, atteggiandosi da grande idolo e facendola ridacchiare.
La ragazza si alzò per posare il libro che stava leggendo.
-Certo che Sans è proprio pessimo. Ti sarai fatto le ossa per ritrovarli- scherzò, guadagnandosi un’occhiataccia dello scheletro.
-Nyohohohoh. Passi troppo tempo con lui! Ti sta contagiando!- si irritò, facendola scoppiare a ridere e distraendola a tal punto da farla inciampare sulla gamba del tavolo.
Perse l’equilibrio, ma prima che potesse cadere di faccia con violenza, una mano la afferrò, e la riportò dritta.
-Grazie Paps- disse senza pensarci, ma non era stato lo scheletro a salvarla da figuraccia certa.
-Jordan, in realtà, Jordan Price- commentò un ragazzo dall’accento inglese di circa diciotto o diciannove anni, facendole un occhiolino.
Frisk si sentì arrossire dalla punta dei capelli fino alle dita dei piedi.
-Scusa! Mi…mi è venuto… ecco… spontaneo, di solito… io… Papyrus…- cercò di giustificarsi, ma il ragazzo sorrise e la interruppe.
-Figurati, non preoccuparti. A me capita sempre quando sono distratto. Le peggiori figuracce della mia vita- ridacchiò, e lei si unì, un po’ imbarazzata.
-Frisk! Stai bene?!- chiese Papyrus, raggiungendola preoccupato e guardando Jordan curioso.
-Frisk? L’ambasciatrice?! Quale onore! Non avevo ancora avuto modo di vederti. Non sapevo che fossi così giovane- commentò lui, guardandola sorpreso, e allargando il sorriso.
Frisk non sapeva bene cosa dire, quel ragazzo era così… non lo sapeva neanche lei come definirlo.
Molto diverso dai giornalisti con cui aveva parlato fino a quel momento.
Ed era anche molto carino, con quei corti capelli biondo miele, gli occhi verdi e il sorriso bianco e perfetto.
Non che a lei queste cose interessassero, chiaramente. Aveva troppi pensieri per la testa per mettere anche i ragazzi tra di essi.
-Sei un giornalista?- chiese quasi per cambiare discorso, le sembrava troppo giovane per essere lì.
-Fotografo, anche se in questo momento più assistente che altro. Mio padre è il fotografo ufficiale, ma ho insistito per accompagnarlo. Adoro i mostri. È da quando sono usciti che non vedo l’ora di incontrarne uno- lanciò un’occhiata da fanboy incallito a Papyrus, che sorrise orgoglioso.
-Sei uno dei pochi- commentò Frisk, con un sorriso un po’ triste.
-Forse, ma aumenteranno, ne sono sicuro. Posso… posso farvi una foto? Papà cerca da tutto il giorno di scattarne almeno una all’ambasciatrice, ma non ti trovava da nessuna parte- tirò fuori la macchina fotografica, con un timido sorriso.
Frisk annuì.
-Perfetto! Scegliete una posa e quando siete pronti ditemelo- affermò, eccitato, preparandosi.
Frisk stava per mettersi in una posa molto professionale e attenta, quando Papyrus fece una cosa che si sarebbe aspettata da Sans, non da lui.
La prese in braccio e se la mise sulle spalle.
-Paps, non credo sia…- cominciò a lamentarsi, ma Jordan gli fece cenno di stare immobili.
-Perfetti, è una bellissima inquadratura- pochi secondi dopo la foto era scattata, prima che Frisk potesse dire niente.
-Grazie mille, è stato un piacere- dopo aver rimesso al sicuro la fotocamera, porse la mano verso i due, e Papyrus fu il primo a stringergliela.
-Piacere mio, umano!- esclamò con la sua solita enfasi.
Poi fu il turno di Frisk.
La stretta di Jordan era sincera e forte.
La maggior parte degli umani avevano quasi paura a toccarla per paura di rimanere contagiati in qualche modo da qualche cosa che lei non sapeva nemmeno definire.
-Spero di rivederti- disse la ragazza senza nemmeno rendersi conto di pensarlo.
-Lo spero anche io, Frisk- gli sorrise lui.
Un’orda di giornalisti entrati per continuare con le numerose domande e foto li interruppero, e Frisk, sospirando, fu costretta ad abbandonare il nuovo amico, e ad uscire dalla biblioteca.
Jordan la guardò finché non fu completamente fuori dalla portata di vista, poi prese la macchinetta ed osservò la foto appena scattata.
Non si aspettava proprio che l’ambasciatrice fosse così bella e soprattutto così… normale.
Leggendo storie su di lei pensava fosse particolare, stranissima, perfetta in tutto come una Mary Sue pacifista che con strani poteri mistici aveva cambiato completamente il futuro dell’umanità e dei mostri.
Invece era un po’ imbranata, timida, imbarazzata, così adorabile e dolce.
Però una punta di anormalità Jordan gliela doveva concedere: erano stati in contatto pochi minuti e già lui non riusciva a togliersela dalla testa.
Scosse il capo e cercò di concentrarsi nuovamente sul libro che stava leggendo, un tomo sulla magia dei mostri.
Tanto era improbabile che la rivedesse.

12.40 del mattino
Ci aveva messo ore, ore intere, per liberarsi finalmente di quei cavolo di giornalisti e fotografi, e per farlo aveva dovuto anche lasciare indietro Papyrus, ma finalmente aveva raggiunto indisturbata l’inizio delle rovine, dove Flowey stava a testa bassa illuminato dalla luce del sole che filtrava dalla spaccatura sulla cima della montagna dalla quale Frisk era caduta.
Quante cose erano successe da allora, Frisk non riusciva ancora a capacitarsene.
A sentire i suoi felpati passi che però rimbombavano nella grotta cava e silenziosa, Flowey alzò la testa, e la guardò sorpreso e quasi spaventato.
-Hai resettato? No, sei più grande… perché sei qui, Frisk?- le chiese, sospettoso, mettendosi subito sulla difensiva.
-Ho distrutto il tasto di reset- affermò lei tranquilla, avvicinandosi a lui lentamente.
-E cosa vuoi da me? Non so come aggiustarlo, mi dispiace. Colpa tua che sei una grande idiota- la insultò lui, piegandosi lentamente all’indietro come ad allontanarsi da lei.
-Niente, volevo solo… parlarti. E sapere come stai- Frisk si fermò, e si sedette sull’erba al limite dello spiazzo.
Si tolse lo zaino dalle spalle e se lo mise in grembo.
-Ultime notizie, sono chiuso in questa caverna puzzolente e triste senza un’anima e senza il coraggio di uccidermi. Il lato positivo è che non avendo emozioni non posso stare neanche male, ma credimi se ti dico che è una magra consolazione!- esclamò sarcastico lui, dandole le spalle… che non aveva ad essere onesti.
-A proposito di questo, non credi che… che potresti venire con me in superficie?- chiese Frisk, aprendo lo zaino e tirando fuori un piccolo vasetto di terracotta.
Flowey la guardò come se fosse pazza, e probabilmente Frisk lo era davvero.
-Stai scherzando? Come se io volessi seguirti in mezzo a tutti quei pazzi allegri e sclerati. Senza potermi neanche muovere con facilità. Mi faresti più un favore se decidessi di uccidermi ora su due piedi, stupida ragazzina!- la sua voce tradì un tremolio.
-Ti ho pensato tantissimo in questi anni. Non posso lasciarti qui, Asriel-
-Flowey!- la corresse lui, d’istinto, e girandosi ostile verso di lei.
-Flowey- acconsentì lei, cauta.
Non riusciva a guardarlo negli occhi, per quanto ci provasse.
Sapeva che sarebbe dovuta venire prima, ma qualcosa l’aveva sempre bloccata.
-Immagino che le cose in superficie vadano meglio se pensi sia sicuro portare il fiorellino psicopatico con te- queste parole all’apparenza divertite ma che nascondevano un’infinita tristezza fecero venire le lacrime agli occhi alla ragazza, alla quale si espanse il nodo nel petto che ormai aveva riconosciuto come senso di colpa.
-Ma la vera domanda è perché mai dovresti pensare di portarmi in superficie in primo luogo. Non hai dei meravigliosi e ripugnanti amici pronti a baciare la terra su cui cammini ogni momento?- continuò a ferirla.
-Asriel…- iniziò a lamentarsi lei, venendo poi interrotta da un’occhiataccia del fiore.
-Flowey!- ripeté lui, seccato.
-Flowey- si corresse nuovamente lei, sospirando.
-Non è questione degli altri, riguarda solo te, e so che sarei dovuta venire prima, ma non ci sono state occasioni e…- iniziò a cercare scuse, ma il fiore la interruppe.
-Sarebbe molto più facile per entrambi se non ci raccontassimo più bugie, non credi?- affermò, lanciandole un’occhiata eloquente.
Era difficile nascondergli qualcosa.
Frisk si mise una ciocca di capelli dietro l’orecchio, nervosamente.
-Avevo paura che facessi qualche sciocchezza che avrebbe rovinato tutto, e anche se lo temo ancora, l’integrazione procede comunque a rilento e non ce la facevo a lasciarti qui!- ammise con la massima sincerità.
-Perché? Io non lo capisco ancora!-
-Perché io voglio aiutarti, As… Flowey. Perché è solo merito tuo se tutti sono usciti. Perché sei l’unico che può davvero capirmi, ed io sono l’unica che può capire te. Possiamo parlare quando vogliamo o stare zitti, ma almeno ci saremo- provò a convincerlo lei, con le lacrime agli occhi.
-Hai forse litigato con spazzatura sorridente? Perché dovresti aver bisogno di me?- Flowey alzò gli occhi al cielo.
-Ci sono cose che neanche Sans può capire- disse quasi tra sé.
-Chiariamo una cosa, stupida ragazzina. Se anche decidessi di venire con te io non sono il tuo diario segreto al quale puoi confidare le tue turbe da adolescente in preda agli ormoni!- esclamò. Se avesse avuto un dito l’avrebbe avuto per aria.
Frisk non riuscì a trattenere un sorriso.
-Nessuna turba adolescenziale- acconsentì.
Il fiore alzò nuovamente gli occhi al cielo.
Rimase zitto per qualche secondo, poi comunicò il suo verdetto come se gli richiedesse un grandissimo sacrificio.
-Uff, d’accordo. Sempre meglio che rimanere qui a marcire per tutta la vita. Almeno dopo due minuti con spazzatura sorridente riuscirò finalmente a trovare la forza di suicidarmi una volta per tutte- il sorriso di Frisk si incrinò sentendo quelle orribili parole, ma decise di badare solo alla buona notizia.
Prese il vaso e iniziò a vedere come fare.
Prima però aveva bisogno di una rassicurazione.
-Però… non attaccherai gli umani, vero?- chiese, cercando di non dare a vedere la sua preoccupazione.
-Solo se non verrò provocato- disse maleficamente lui.
-Flowey!- lo ammonì lei.
-Argh, e va bene, niente attacchi immotivati, tienimi solo lontano da loro- richiese.
Frisk non poteva biasimarlo. Dopotutto era a causa degli umani che era ridotto così.
A causa del suo buon cuore, della sua anima, che ora non aveva più.

2.20 del pomeriggio
Sans entrò nell’ufficio di Frisk come se stesse per morire da un momento all’altro, togliendosi la felpa madida di sudore che tecnicamente non poteva emettere e gettandola sul divano prima di buttarcisi a sua volta.
-Buongiorno anche a te- lo accolse Frisk, china sulla scrivania, ridacchiando -Mi fa piacere sapere che sono il tuo primo pensiero ogni volta che entri in questo ufficio- commentò sarcasticamente.
-Hey, piccola! Non pensavo tornassi così presto, e soprattutto che saresti stata già a lavoro- la salutò Sans con un grande sbadiglio.
-Non tutti battono la fiacca come te- lo prese in giro lei, sempre senza guardarlo e continuando a scrivere sul computer le ultime bozze di discorso per la riunione del pomeriggio.
-Magari avessi battuto la fiacca. Sono abituato ad avere più lavori ma nessuno mi aveva preparato a lavorare così tanto. Gli umani li amano proprio gli hot dog- si stiracchiò e si massaggiò il collo.
-Uff, patetico- commentò una voce che Sans riconobbe immediatamente.
Ma da quando quel fiorellino sociopatico era lì?!
Scattò immediatamente in piedi e puntò lo sguardo su di lui, che incredibilmente seccato era su un vaso sopra la scrivania, e leggeva dei fogli con le leggi da rispettare che Frisk gli aveva gentilmente imposto di studiare e rispettare.
Già si era pentito di aver acconsentito a quella richiesta.
-E lui cosa diavolo ci fa qui?!- chiese con un po’ troppa veemenza lo scheletro, con l’occhio che inconsciamente si illuminava di blu.
Frisk sospirò, e alzò finalmente la testa, per guardare lo scheletro.
-L’ho preso con me, e almeno per oggi volevo tenerlo un po’ d’occhio, con tutti gli umani che ci sono in giro- spiegò calma.
-Non potevi lasciarlo nel sottosuolo!?- chiese Sans, indicandolo come se non fosse presente.
-Forse Spazzatura sorridente ha ragione- prese le sue parti Flowey per la prima volta in tutta la sua vita.
-Scusami, Sans, ho passato la mattinata più estenuante della mia vita e devo finire qui. Possiamo discuterne un’altra volta?- lo supplicò, con occhioni da cucciolo.
Sans sbuffò, non poteva resistere a quel faccino.
Ma in generale non poteva resistere a lei.
Ovviamente non in senso strano, lungi da lui. Insomma, era solo una ragazzina, quello che provava per lei era puramente un sentimento di protezione e un affetto platonico… probabilmente.
In realtà da un po’ di tempo si sentiva sempre più legato a lei, in un modo che non avrebbe mai saputo né voluto definire.
Erano sempre stati molto amici, una famiglia, un punto di appoggio e di comprensione reciproca.
Il fatto che lei avesse deciso di portare quel fiore lì… l’unico altro mostro che conosceva la maggior parte della storia… si sentiva quasi tradito.
Si rimise sul divano, continuando a fissare il fiore, non fidandosi minimamente di lui.
-Grazie. Oggi discuteremo dei matrimoni tra mostri e interspecie e Helen ha già surclassato la questione come un sicuro no che ci metteremo due minuti a confermare. Io la adoro, ma quando fa così mi manda sui nervi!- Frisk ritornò a scrivere, sfogandosi sullo scheletro come ormai faceva da quando la riunione era stata programmata.
A quanto pareva Sans era l’unico dalla sua parte, o almeno l’unico dalla sua parte che rimaneva con lei abbastanza a lungo per farla sfogare come si doveva.
Papyrus, Undyne e Alphys erano a loro volta favorevoli, ma passavano meno tempo con lei, e di solito si parlava di anime, spaghetti e puzzle. O comunque di altri interessanti argomenti tipo quanto i bicipiti di Papyrus fossero spettacolari o di come sollevare un macigno giusto perché si poteva fare fosse molto più utile di insegnare biologia.
Cose da migliori amici, non tanto da confidenti.
E Sans, a volte, si sentiva solo questo per Frisk, come un parroco che ogni volta la doveva confessare.
Continuò ad osservare il fiore mentre ascoltava gli sproloqui della ragazza.
-Davvero ti batterai per questa follia?! Riponi anche più fiducia di quello che sospettavo nel genere umano- la prese in giro Flowey ridacchiando, interrompendola.
Frisk lo guardò storto.
-Come scusa?- chiese incrociando le braccia.
-Senti, ragazzina. Se è una cosa innaturale e disgustosa per i mostri, figurati come deve essere per gli umani. E poi sarebbe una legge inutile. Credi davvero che un umano si innamorerà mai di un mostro e viceversa?!- Flowey alzò le spalle che non aveva.
Frisk aprì la bocca per ribattere, ma non sapeva bene cosa dire.
Intervenne Sans, con una semplicità così disarmante che sorprese immensamente il fiore.
-Ovvio che succederà- affermò con convinzione -Forse ora non sono ancora abbastanza integrati, ma non sono così diversi. E una legge pronta a supportare unioni tra mostri e umani renderà solo a quelle coppie molto più semplice il loro amore come è giusto che sia-
Frisk lo guardò e sorrise riconoscente, grata di avere un così importante alleato.
Sans le fece l’occhiolino.
Seguendo questo scambio di sguardi, Flowey fraintese parecchio la situazione, e si esibì in un’espressione di disgusto che di solito era quasi onnipresente sul suo volto, ma questa volta particolarmente marcata.
-Bleah. Almeno potevi aspettare che diventasse maggiorenne, spazzatura sorridente- commentò, scuotendo il capo.
Entrambi sobbalzarono, e guardarono Flowey ad occhi sgranati, inconsapevolmente arrossendo, o bluendo nel caso di Sans.
-Ma che diavolo stai dicendo?! Che ti salta in mente?!- esclamò Frisk con voce insolitamente acuta.
-Sapevo che tu fossi pazzo, ma non fino a questo punto!- sibilò Sans a denti stretti.
-Se lo dite voi. Ma la vostra veemenza ha un ché di sospetto- tornò alle sue regole.
Sans e Frisk si guardarono un attimo, per poi distogliere immediatamente lo sguardo, scuotendo la testa.
Nessuno parlò per il resto del pomeriggio.
Flowey leggeva, Frisk scriveva e Sans, tanto per cambiare, dormiva.

6.40 del pomeriggio
Quasi tre ore… erano lì da quasi tre ore e l’argomento principale per cui Frisk aveva sprecato la sua domenica pomeriggio non era neanche uscito fuori.
E Helen aveva affermato che alle sette doveva uscire di lì in gran fretta per non perdere l’aereo.
-Scusate, ma l’argomento principale?- alla fine, quando la discussione si era spostata senza alcuno senso sui prezzi degli hot dog del carretto di Sans in relazione ai vantaggi benefici, non ce la fece più a fare finta di nulla.
-Ovvero?- chiese Toriel, cadendo dalle nuvole.
-Leggi per la regolamentazione dei matrimoni e delle relazioni in generale dei mostri e interspecie- recitò a memoria Frisk come un mantra.
-Perché, dobbiamo davvero discuterne?- chiese Toriel, trattenendo una risatina, insieme a tutti gli altri membri.
-Si, credo proprio di sì. Perché pensate che sia così scontato?!- si infervorò Frisk, innervosita.
-L’ambasciatrice ha ragione- proruppe Helen, sistemando i suoi appunti.
Frisk rimase molto sorpresa dalla sua presa di posizione, ma di certo era sollevata.
-Finalmente qualcun altro che la pensa come me- esclamò contenta.
Aveva avuto ragione ad adorarla alla follia fin da subito.
Quasi si sentiva in colpa ad averle detto tante cose orribili mentre parlava con Sans di quella riunione.
-Dobbiamo decidere se ufficializzare o no la legge per impedire le relazioni interspecie-
Si rimangiò quel pensiero in meno di un nanosecondo.
-Come, scusa?- chiese, sperando di aver udito male.
-Hai ragione, Helen, mi sembra un’ottima idea- le diede senza il minimo senso man forte Toriel.
-Un momento, un momento. Pensavo che avremmo discusso se legalizzarlo ufficialmente, non se illegalizzarlo o no!- provò ad obiettare Frisk, alzando un po’ la voce.
-Calmati, bambina mia. Cosa intendi con il legalizzarlo?- chiese come se non avesse capito bene.
-Rendere ufficiale che i mostri e gli umani possono sposarsi ufficialmente tra loro?- rispose ovvia Frisk, iniziando ad innervosirsi.
Tutti i membri del consiglio, che raramente parlavano a dirla tutta, la guardarono come se fosse pazza. Alcuni, come il sindaco, sembravano profondamente disgustati.
-Beh? Cosa c’è di strano?! Se vogliamo integrarli niente è meglio che permettere loro di frequentare gli umani. Li renderebbe uguali agli occhi di tutti- le sembrava così evidente e ovvio, come facevano tutti gli altri a non capirlo.
-Ma i mostri e gli umani non sono uguali- commentò Helen, guadagnandosi l’attenzione di tutti. Frisk non riusciva a credere che quella donna fosse stata il suo mito ed esempio per ben due anni.
-Ma certo che sono uguali!! Non è forse il nostro scopo farlo capire a tutti?!- la voce di Frisk si alzò ancora di qualche tono, mentre iniziava a perdere la pazienza.
-Frisk…- tentò di calmarla Toriel, mettendole una mano sulla spalla.
Helen alzò le mani.
-Hai frainteso, tesoro. Non lo intendo in modo negativo. So benissimo e sostengo da anni che i mostri e gli umani siano molto più simili di quello che tutti credano. Voglio che abbiano le stesse leggi, gli stessi aiuti e le stesse occasioni e possibilità di ogni altro essere umano. E non ho assolutamente nulla contro di loro in nessun modo, come ormai dovresti sapere bene. Il mio era un commento prettamente riferito al piano fisico. Mostri e umani sono troppo diversi da questo punto di vista. Anche la nostra anima è completamente diversa e questo crea problemi soprattutto in campi come quello amoroso. Capisco benissimo la tua posizione. Alla tua età l’avrei fatto anche io, credendo nell’amore senza distinzioni e senza restrizioni, ma devi capire che è improbabile se non impossibile che umani e mostri un giorno si innamorino l’uno dell’altro…- Helen era bravissima con le parole, sarebbe riuscita a convincere un gruppo di scheletri che il cranio si trovava sotto la pianta dei piedi, ma Frisk non riusciva ancora a capire il suo punto di vista. Per lei non aveva nessuna logica.
-Ma perché allora sottoscrivere una legge che vieti le unioni tra mostri e umani, se pensate non ce ne saranno mai?!- se proprio non poteva ancora legalizzarle, almeno poteva provare a non renderle illegali.
Sarebbe stato un completo e totale fallimento.
-Frisk, è la politica. Moltissimi umani intolleranti e ignoranti sono convinti che accettando i mostri tutto crollerà. Che inizieranno pratiche disgustose e molti sostengono che non difendiamo i diritti degli esseri umani e che diamo ai mostri troppa libertà. Ovviamente così non è, ma implementando una legge che regoli le relazioni tra mostri e umani rendendole impraticabili queste persone si calmeranno, vedranno che stiamo facendo qualcosa per “proteggerle” dai mostri e allo stesso tempo in realtà non stiamo dando dei limiti ai mostri, e comunque è una legge che comprende anche gli umani allo stesso modo- concluse, incoraggiante e con grande calma e pacatezza.
-E se una volta completamente integrati nella società i mostri e gli umani si innamorassero?!- Frisk però non demorse.
Helen aprì la bocca per continuare, ma questa volta fu Toriel a rispondere.
-Almeno in quel caso ci sarà una legge pronta a fermare immediatamente questa pazzia allucinante- commentò quasi tra sé.
Frisk scrollò la spalla dove ancora giaceva la sua mano.
-Proprio tu, mamma?! Non me lo aspettavo da te. Eppure sei il mostro più tollerante che conosco!- Frisk non riusciva a credere che proprio Toriel fosse contraria all’amore, ma forse avrebbe dovuto aspettarselo. Persino quando aveva visto Alphys e Undyne insieme era rimasta abbastanza stupita e poco a suo agio per un po’, anche se aveva cercato di non darlo a vedere e l’aveva mascherato anche abbastanza bene.
Forse si sarebbe ricreduta una volta vista con i suoi occhi una relazione interspecie… ma come fargliela vedere se diventava illegale?!
-Frisk sei ancora giovane. Presto capirai anche tu queste faccende. Non sei neanche mai stata innamorata- concluse Helen, con un sorriso comprensivo.
-Ma non significa che non so cosa sia l’amore- obiettò, a voce bassa.
-A ogni modo, procediamo con il voto per approvare la legge? Devo scappare e dobbiamo fare in fretta- tagliò corto Helen, decisa a non spendere un’altra parola di più sull’argomento.
L’unico voto contrario si rivelò quello di Frisk.
-Tutti d’accordo sull’approvare, invece, i matrimoni tra tutti i tipi di mostri anche celebrato da umani?- chiese poi cercando di sbrigarsi.
Per fortuna questa legge passò, ma prima che Helen uscisse, Frisk sibilò, facendosi sentire da tutti e lanciandole un’occhiata penetrante.
-Alla prossima riunione, per accontentare un paio di umani intolleranti, che faremo? Imporremo una distanza di almeno cento metri tra mostri e umani e al minimo scavalcamento di linea si potrà uccidere senza riserve ogni mostro?- la sfidò, con tono falsamente cortese.
Per la prima volta da che Frisk la conoscesse Helen iniziò a perdere la pazienza.
-Frisk, ormai stai crescendo, lo sai? Non sei più una bambina e dovresti sapere che la visione utopistica e perfetta di un mondo dove i mostri sono completamente accettati e vengono trattati alla stregua di umani non diverrà mai realtà. I mostri sono mostri, gli umani sono umani, e se neanche umani con diverso colore di pelle vengono accettati dalla maggior parte della gente figurati mostri magici che possono uccidere e assorbire l’anima di ogni umano diventando inarrestabili. Io sto facendo del mio meglio, e questo comporta sacrifici. Se credi davvero che una legge così stupida, che sono abbastanza certa di poter dire farà piacere ai mostri tanto quanto agli umani, debba essere contestata con così tante forze, perdonami se te lo dico, ma non stai davvero aiutando i tuoi amici, cerchi solo di difendere la tua fantasiosa e infantile idea di un mondo perfetto più per fare piacere a te e ai tuoi ideali che per loro. Sei l’ambasciatrice ufficiale, devi pensare al bene comune, e non solo al tuo e a quello di un paio di tuoi amici che la pensano come te. Non puoi accontentare tutti. Io ora devo andare, o perderò l’aereo- uscì in tutta fretta, seguita da altri uomini che lanciarono a Frisk sguardi di sufficienza.
La ragazza era senza parole, immobile come una statua di cera e congelata sul posto.
Cercò in tutti i modi di mantenersi forte e fingere che le parole di Helen non l’avessero toccata per nulla, ma l’avevano colpita nel profondo, e in quel momento il suo unico desiderio era correre in ufficio sbattendo la porta e abbracciare stretto Sans senza lasciarlo più, facendosi rassicurare che stava facendo un buon lavoro, anche se ormai quelle semplici parole l’aveva convinta del fatto che in realtà non era così.
Lei, che aveva dato tutto per quei mostri, persino la vita.
Che da quando aveva dodici anni lavorava per aiutarli in ogni modo.
Ora lei era solo un’egoista che non stava facendo abbastanza e si preoccupava solo dei suoi desideri con testardaggine?
Si, probabilmente era davvero così.

7.02 del pomeriggio
-Hey, piccola, come è andata?- chiese Sans non appena Frisk rientrò, stranamente silenziosa e più impassibile del solito.
Lo scheletro capì subito che non era andata bene. Probabilmente non avevano passato la legge che legalizzasse i matrimoni tra mostri e umani, e Sans non ne era molto sorpreso. Per quanto odiasse ammetterlo il fiorellino aveva ragione. Gli uomini difficilmente avrebbero accettato l’idea, e Sans conosceva anche tanti mostri che non erano favorevoli, anche se di certo più aperti.
E in ogni caso c’erano pochi mostri nel consiglio generale, solo Toriel, Asgore che non parlava mai ed era raramente presente per via di molti altri lavori con i mostri e Gerson, che però non partecipava molto dato che non sarebbe nemmeno voluto essere parte del gruppo.
Sospirò, e le si avvicinò mentre lei, con i suoi fogli del discorso stretti in mano, si sedeva davanti alla scrivania e cercava di rimettersi a lavorare come se niente fosse.
-Vuoi parlarne?- chiese lo scheletro sedendosi sul bracciolo della sedia e mettendole una mano sulla spalla.
Flowey alzò un attimo la testa petalosa dai fogli e scosse la testa, alzando gli occhi al cielo per poi tornare alla sua occupazione senza dare per fortuna troppo fastidio. Sans sarebbe stato capace di ucciderlo se ci avesse provato.
Frisk aprì la bocca, probabilmente per negare che qualcosa fosse andato storto e chiedere a Sans di lasciarla in pace, ma non riuscì a trattenersi, e appena incrociò gli occhi preoccupati dello scheletro, si fermò un secondo, e poi scoppiò a piangere, abbracciandolo di scatto e seppellendo il volto nella sua t-shirt.
-Contenetevi- borbottò il fiore, guadagnandosi un’occhiataccia brillante da Sans, e tornando a stare muto.
-Su, su, non sarà andata così male. Magari è ancora presto, l’accetteranno più avanti, quando i mostri saranno più integrati- cercò di rassicurarla, accarezzandole i capelli.
-Non è solo questo!- esclamò lei, staccandosi da lui e riprendendo in mano i fogli -Sono una stupida, una egoista e non ne combino mai una giusta!- e ad ogni parola strappò in mille pezzi tutti i suoi appunti, gettandoli poi dietro di lei.
Sans soffriva terribilmente a vederla così, ma soprattutto ce l’aveva a morte con chiunque avesse osato mettere nella testa della sua piccola quelle stupidissime idee.
-Ehi, ehi, ehi, ehi- la fermò, prendendola per le spalle e guardandola negli occhi -Perché dici queste assurdità? Sai benissimo che non è vero!- le assicurò, indagando.
Frisk gli raccontò tutta la storia, e mano a mano che andava avanti Sans era sempre più incredulo, furente e a denti stretti, cercando di non dire cose che avrebbero potuto solo peggiorare la situazione.
-In tutto questo, Toriel non ha detto nulla?- chiese alla fine, sorpreso e incredibilmente deluso.
Frisk scosse la testa.
-Probabilmente hanno ragione loro. Dovrei lasciar perdere- sospirò alla fine la ragazzina, asciugandosi gli occhi.
-Non osare mai più dire una cosa simile. Non devi, mai, lasciar perdere qualcosa in cui credi. Anche se pensi di essere l’unica a pensarla in quel modo, anche se tutto il mondo ti dice che quello in cui credi è sbagliato, tu devi perseguire sul tuo cammino e solo in questo modo non avrai rimpianti- la guardò negli occhi, e le asciugò una lacrima -E in ogni caso, io sarò sempre dalla tua parte, piccola. E sai che non sarò l’unico- le fece un occhiolino, e lei gli sorrise.
-Se siete in procinto di fare qualcosa di vietato ai 18 ricordatevi che sono nella stanza- commentò Flowey senza alzare lo sguardo, più per il gusto di disturbare che per il fatto che credeva davvero nelle supposizioni che stava facendo.
-Devi seriamente riconsiderare l’idea di riportarlo nel sottosuolo- propose Sans lanciandogli un’occhiataccia. A lui, quel tipo di supposizioni, non piacevano per niente.
E oltretutto ora erano pure illegali.
-Ora si è fatto tardi, devo tornare a lavoro- Frisk si girò e sbloccò il computer.
Sans osservò l’orologio sul muro. Era quasi ora di cena, e Frisk non aveva avuto neanche un paio di minuti liberi dalla mattina.
Non meritava tutta quella tortura, aveva solo sedici anni e la trattavano o come un’adulta o come una bambina ma mai come quello che in realtà era: un’anima, di un essere umano oltretutto, che non poteva lavorare come un robot.
-No, non ci pensare nemmeno- prese la sedia e la allontanò.
-Ehi! Che stai facendo?- chiese lei fintamente infastidita.
-Hai lavorato troppo, è ora di cena e non sarà con un panino preso dal distributore- trovando che la sedia fosse troppo scomoda e pesante da trasportare a lungo, decise di prenderla direttamente in braccio, e se la caricò sulla spalla come un sacco di patate.
-Mettimi giù!- si lamentò lei.
-Eh no! Oggi è il giorno più lungo dell’anno, dobbiamo festeggiare, un vero panino da Grillby, e patatine fritte, come le persone normali- iniziò ad avviarsi alla porta.
-Ma il rapporto sul cibo magico…- Frisk indicò il computer, cercando di farlo desistere.
-Lo sperimenterai in prima persona- fece per girare il pomello, ma una voce lo interruppe.
-Ehi! Ed io? Non vorrete lasciarmi qui!- si lamentò Flowey.
-Non vorrai assistere a scene vietate ai 18- lo prese in giro Frisk, cedendo finalmente all’idea dello scheletro, che no, se ve lo state chiedendo non era affatto quella che aveva appena propinato a Flowey, ma solo un panino e una chiacchierata.
In un primo momento Sans fu così sorpreso che quasi la lasciò cadere a terra, poi decise di stare al gioco e lanciò un’occhiata di chi la sapeva lunga al fiore, che sgranò gli occhi, e non insistette.
-Ma se provi a lasciarmi qui tutta la notte mi metto ad ammazzare ogni umano che incontro. Al diavolo l’integrazione- minacciò però, mettendosi di spalle.
-Oh, e chi lo sa, potremmo metterci tutta la notte in realtà- continuò a scherzare Frisk, senza trattenersi dal ridere a crepapelle.
Aveva proprio bisogno di un po’ di svago, Sans era felice che lo stesse trovando.
Un po’ meno felice era di come lo stesse trovando, ma cercò di non pensarci. Stavano solo scherzando, Frisk stava solo scherzando, lui stava solo scherzando, Flowey sapeva anche che loro stavano solo scherzando… o lo stavano traumatizzando. In entrambi i casi non c’era niente da temere, e il secondo era anche il caso migliore.
-Oh beh, allora noi togliamo il disturbo- si congedò, uscendo con sempre Frisk in braccio che ridacchiava e mettendola giù subito dopo essere usciti dalla porta.
Sentendo il borbottio del fiore da dietro la porta, risero ancora di più, e la tensione di Frisk sembrò dissiparsi.
-Allora, piccola, andiamo? Sei tutta pelle e ossa- la incoraggiò Sans indicando l’uscita.
Lei lo prese sottobraccio e lo trascinò con lei, decisamente felice di avere un amico così spettacolare.

8.30 di sera
-Finalmente, Grillby. Mi sembra di aspettare da giorni- si lamentò Sans non appena il mostro di fuoco lo servì, con un cenno di scuse.
Frisk ridacchiò.
-Suvvia, Sans. Non è che non avessimo cose da fare nel frattempo- osservò, ringraziando Grillby con un grande sorriso e addentando famelica l’hamburger che come al solito era davvero appetitoso.
Erano arrivati lì più di un’ora prima, ma il posto era così affollato a causa degli umani che ancora non tornavano a casa che si erano potuti sedere e ordinare solo mezzora prima. Ma almeno avevano avuto di che chiacchierare, tra la scuola quasi finita, il lavoro di Sans e in generale le mattinate reciproche.
A volte Frisk era così concentrata a sfogarsi con lo scheletro che quasi si dimenticava di quanto fosse piacevole parlarci e basta, e ascoltarlo, e anche semplicemente starci insieme senza bisogno di parole o gesti.
Era in assoluto la persona più importante della sua vita, persino più di Toriel, e si stupiva di ciò, dato che con Toriel aveva un rapporto davvero molto forte, in quanto unica madre che avesse mai sentito tale.
-Se avessi saputo che eri così affamata avrei sfruttato le mie conoscenze per un’entrata VIP- commentò Sans, mangiando a sua volta.
-La bontà ripaga l’attesa- disse Frisk a bocca piena, sospirando estasiata.
-Per fortuna non siamo andati da Muffet, dicono che bisogna prenotare con settimane di anticipo per mangiare al suo ristorante-
-Almeno il cibo dei mostri mette d’accordo anche le persone più restie ad accettare la loro integrazione- osservò Frisk, guardandosi intorno e notando con grande gioia che gli umani erano persino più dei mostri, e mangiavano con appetito, gusto e parlando tra loro senza la minima traccia di paura.
Notò anche, però, con una certa dose di inquietudine, che alcuni umani sembravano osservarla, e guardare Sans con una certa dose di diffidenza.
Forse era solo autosuggestione che si portava dietro dalla riunione.
Nel frattempo Sans, che non dava segno di essersi accorto di nulla, continuava a parlare.
-Capisco che il tuo lavoro sia onnipresente nella tua vita ma ti prego goditi la cena e non pensare al rapporto sul cibo che devi…-
-Sans, non ti senti osservato?- gli sussurrò Frisk a disagio interrompendolo.
Lui si guardò intorno, poi il suo sguardo tornò sulla ragazza, e le mise una mano sul braccio per tranquillizzarla.
-Frisk, tranquilla, saranno solo sorpresi di vedere l’ambasciatrice. Non pensarci e goditi questa sudata cena- le sorrise, e lei ricambiò.
Ma non riusciva a non pensare che le supposizioni che Flowey aveva sollevato potessero stare anche nella mente degli umani che le stavano lanciando occhiate indagatrici. Scansò la mano, sorprendendo non poco lo scheletro, e tentò di mascherare il gesto prendendo una patatina fritta.
Le parole di Helen erano nella sua testa come un tarlo fastidioso.
Forse doveva davvero iniziare a pensare al bene degli altri dimenticandosi di se stessa.
E forse mostrare troppi gesti affettuosi nei confronti di Sans l’avrebbero mostrata agli occhi degli umani come una ambasciatrice di parte, che pensava solo ed esclusivamente al benessere dei mostri.
L’aria si era fatta improvvisamente tesa, e in silenzio finirono gli hamburger.
Ma proprio quando Sans stava per chiedere chiarimenti sul cambio di comportamento, ci pensò una presenza a distrarre l’attenzione di Frisk dai suoi intricati pensieri.
-Frisk- la chiamò alle sue spalle, in tono sorpreso.
Sans si mise subito sull’attenti, pronto ad eseguire alla perfezione il suo lavoro da guardia del corpo al minimo cenno di fastidio o paura della ragazza.
Ma, con sua grande irritazione, lei sorrise caldamente appena vide il diciottenne dietro di lei.
-Jordan. Non pensavo fossi ancora in città. Che piacere- si alzò e gli strinse la mano.
Sans provò un enorme, gigantesco nodo di rabbia e un’altra emozione che non voleva definire allo stomaco.
Non sapeva perché, ma quel ragazzo non gli piaceva per niente. Anzi, a pelle, nonostante di pelle non ne avesse alcuna, lo detestava proprio.
-Riparto per Londra domani mattina, ho insistito tantissimo per rimanere qui e assaggiare il cibo dei mostri, e devo dire che è veramente speciale- la informò, con un grande sorriso. Poi sembrò notare Sans, e con grande galanteria, gli porse la mano, senza dare segno di essersi accorto di quando assassino fosse il suo sguardo.
-Piacere, io sono Jordan Price- si presentò.
Sans gliela strinse velocemente senza dire una parola, continuando a guardarlo storto, e Frisk, dopo avergli lanciato un’occhiata confusa, si affrettò a presentarlo.
-Lui è Sans, è il fratello di Papyrus, lo scheletro che hai visto stamattina. Anche lui è una mia… guardia del corpo, più o meno-
Jordan iniziò a rendersi conto che le intenzioni di Sans nei suoi confronti non erano delle più cordiali, e decise di tagliare la corda.
-Forse è il caso che io torni da mio padre. Non vorrei disturbare- cominciò a salutarla.
Frisk stava per rassicurarlo che non disturbava affatto, ma Sans si affrettò ad annuire.
-Già, è il caso, anche perché tra poco dobbiamo andare- lo congedò a denti stretti.
-In effetti, immagino che tu debba svegliarti presto la mattina. Comunque è stato un piacere rivederti. E se… avessi bisogno di un fotografo, o di qualsiasi cosa da Londra, ti lascio il mio biglietto... con il mio numero di telefono- le porse imbarazzato un bigliettino, e lei lo prese con un sorriso.
Con infinito fastidio di Sans la vide addirittura arrossire, mentre si risedeva, guardando il biglietto sorridente.
-Si può sapere chi era quello?- chiese cercando di mantenere la massima calma, ma fallendo miseramente.
-Un… conoscente. L’ho incontrato oggi a Snowdin- rispose lei, in tono impassibile.
-E hai davvero intenzione di tenere il numero?- le chiese, indicando il biglietto che teneva ancora in mano.
Lei lo intascò, e gli lanciò uno sguardo di sfida.
-Perché mai la cosa dovrebbe darti fastidio, scusa?- gli chiese, incrociando le braccia.
-Scommetto che la sua anima è viola- Sans la imitò lanciando un’occhiata al tavolo dove lui si era diretto.
-E allora?- Frisk non capiva il nesso.
-E allora è perseverante, e i perseveranti non si fermano davanti a nulla pur di ottenere quello che vogliono- Sans avrebbe anche aggiunto un “o chi vogliono” ma decise di restare zitto. Non voleva mica sembrare geloso… anche se era esattamente quello che stava sembrando, e non aveva il minimo senso.
-Un po’ come le persone determinate, vuoi dire?- si arrabbiò Frisk.
-Sono due cose diverse, e in qualità di tua guardia del corpo devo assicurarmi che tua stia sempre lontana da ragazzi come lui-
Frisk sbuffò.
-Abita a Londra, siamo decisamente lontani, e poi con tutte le cose che ho da fare non ho proprio tempo di pensare ai ragazzi- commentò, chiudendo la questione e mangiando le sue patatine.
Sans la guardò e scosse la testa.
Era un’adolescente, era ovvio che prima o poi si sarebbe interessata ai ragazzi.
Sperava per lui il più tardi possibile.



 














(A.A.)
Dopo mesi e mesi e mesi di attesa eccolo qui.
Ed è anche un capitolo molto di passaggio, scusate.
Ma fidatevi, il prossimo sarà pieno di cose belle, e poi in questo ho finalmente introdotto un nuovo personaggio originale che sarà davvero ma davvero importante, e avrete già capito in quale modo.
Chissà perché Sans sembra odiare così tanto gli umani con l’anima viola, magari ha avuto brutte esperienze? O ha intuito qualcosa di strano circa questo Jordan? O più semplicemente è incredibilmente geloso perché vede che tra lui e la sua Frisk sembra essere scoccata una scintilla?
Tante domande, che chissà se avranno mai risposta.
Comunque Jordan sembra tanto un tenerello per ora, con i suoi istinti fanboy verso i mostri. Devo ammettere che come personaggio a me piace tantissimo.
Voi invece che ne pensate?
Per ogni domanda, dubbio o critica fatevi sentire con una recensione.
Ora che la scuola è finita e sono uscita grazie a un miracolo senza debiti, posso finalmente riprendere a scrivere, e ho anche in programma di lavorare al mio primo libro quest’estate.
Comunque spero di aggiornare con meno ritardo, ma ormai non prometto più nulla perché so di non poter mantenere le mie promesse. Ma ce la metterò tutta, e spero che qualcuno ancora ci sia a leggere questa storia.
Io corro a rispondere alle recensioni lasciate in sospeso.
Un bacione e alla prossima :-*



 
   
 
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