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Autore: my_name_is_nera    25/06/2017    0 recensioni
E se Leon S. Kennedy avesse avuto una sorella? Più piccola di lui; sedici anni. Le ambientazioni sono quelle successive al salvataggio della figlia del presidente americano. Leon e sua sorella Eleonora, dal carattere inverso ma profondamente simili
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Leon Scott Kennedy, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 (RE)

La dormita non era stata affatto gradevole, anzi mi ero svegliata con la testa e le braccia indolenzite.

Quando decisi di alzarmi, sentii dei suoni provenire dalla cucina e capii che Leon non era solo. Che fosse Krauser? O Ada? Magari aveva delle buone notizie?

Corsi in bagno, mi lavai e mi pettinai scendendo per le scale.

Entrai aprendo la porta.

<< Buongiorno, Ele >> dice mio fratello.

<< Ciao >>

Mi voltai e vidi Chris Redfield insieme a sua sorella Claire.

<< La piccola “Spacca culi”! Ahahaha >> Chris mi vene incontro abbracciandomi fortemente << Come stai, piccina? >>

Strinsi anch’io la sua presa, mi era mancato << Benissimo! Non ti ho più visto… >>

<< Ero in missione anch’io e sono tornato ieri! Ecco perché non sono potuto venire alla festa di ritorno per Leon >>

<< Non ti sei perso nulla >>

Si avvicinò Claire << Mi sei mancata tantissimo! >>

<< Come vanno gli studi all’università? >>

<< Si va avanti, comunque! Devo prendere altre due lauree e ho finito! >>

<< Mi fa piacere sentirlo! È da tantissimo tempo che non vi vedevo… >>

<< Ognuno fa il suo dovere, o no? >> disse Leon.

<< Dovere di onorare la patria? >> guardai Chris.

<< Dovere di salvare il mondo >> rispose prontamente.

<< Sei un uomo meraviglioso! >> esclamai senza timore. Lo era veramente.

Chris è stato come un altro fratello per me, così come Claire. E poi loro due erano fratelli perfetti, non come me e Leon.

<< Restate per pranzo? >> chiese Leon.

<< Sì, se non ci sono problemi >>

<< Vado ad apparecchiare >> dissi.

<< Vengo a darti una mano >>

Presi piatti con i bicchieri e le posate per poi metterle in maniera ordinata sul tavolo del salotto insieme anche ad una bottiglia d’acqua e una di vino aprendo entrambe.

<< Ti è sempre piaciuto fare le cose in maniera ordinata e precisa >> Claire sorrise guardandomi.

<< Sì, mi piace molto. Riesco ad essere ordinata >> ricambiai.

<< Ti è mancato tuo fratello questi giorni? >>

Non le risposi subito, ma mi limitai ad alzare lo sguardo e fissare un punto vuoto della sala. Sì, mi era mancato… ma io ancora ce l’avevo con lui.

<< Sì, abbastanza… >>

<< Abbastanza? È stato mandato in un paese sperduto… È ancora per quel motivo? >>

<< Sì >>

<< Non sarà facile per te dimenticarlo >>

<< Perché se tu fossi stata al mio posto che avresti fatto? Avresti perdonato tuo fratello e la tua patria? >>

<< Non è facile… Ma molto probabilmente no, non l’avrei fatto >>

Non aggiunsi altro limitandomi a sistemare la tavola e a spazzare il pavimento anche se era pulito.

Arrivarono Chris e Leon con il pranzo e ci sedemmo accendendo la televisione. Mio fratello mette il telegiornale che subito parla di Chris e della sua missione.

<< Hai ucciso qualcuno lì in Colombia? >> chiede Leon.

<< Zombie su zombie, Leon. Di innocenti o sopravvissuti neanche l’ombra >>

Leon fissa un punto vuoto e io lo guardo capendo ciò che stava pensando. Brutto quando sei l’unico sopravvissuto in mezzo al nulla, dove puoi solo farti compagnia con la pistola e la mente. Il resto? Solo ricordi.

<< Tutto bene? >> chiese Claire a Leon.

<< Sì… Stavo solo pensando >>

<< Perché i telegiornali non dicono che l’America è onorata di riaverti in patria, Chris? >> gli chiesi, fissando bene l’agente della BSAA, e mi beccai anche uno sguardo fulminante da parte di mio fratello.

<< Perché non ho salvato la vita alla figlia del presidente >>

<< E che significa? Sei comunque andato in un paese in guerra, hai combattuto con le B.O.W. e hai rischiato la tua vita! Non ci sarà nessuna festa di ringraziamento per te? >>

<< Nessuna, Ele >> la sua voce si fece roca.

<< Ele, smettila >>

<< Un altro motivo per odiare l’America! Se saltasse in aria questo paese… >>

<< Eleonora, sono un soldato della BSAA e io cerco ogni giorno di distruggere i virus, sacrifico la mia vita e ti dico una cosa, io ho scelto questo mestiere! Non ci sono capitato a caso come tuo fratello >>

<< Non sono d’accordo, comunque >>

<< Non sei mai d’accordo su nulla tu… >> iniziò mio fratello.

Lo interruppi << Ma stai zitto! Parla quello che… >>

<< Se solo la smettessi di essere così arrogante… >>

<< …Che non è riuscito a rifiutare un ordine che è stato stabilito dall’alto! Pessimo >>

<< …così arrogante magari capiresti cosa significa! >>

Chris si alzò di scatto << Hey! Smettetela! Ma che vi prende? >>

<< Non ho fame >> dissi e mi diressi verso la porta.

<< Falla finita, Eleonora! Sei una ragazzina! >> mio fratello si alzò a sua volta.

<< Però che occhio! Sei così sveglio anche quando lecchi i piedi al presidente! >>

<< Eleonora, torna qui! Fatela finita! >> Urlò Chris.

<< Chris, fermo… >>

Presi la borsa e la giacca e me ne andai sbattendo la porta di casa lasciandoli soli.

Tirai fuori le cuffiette con l’iPod ed ascoltai la musica iniziando a piangere.

Odiavo mio fratello, odiavo l’America e odiavo tutto ciò che completava l’America. Speravo vivamente che questo paese saltasse in aria da un momento all’altro.

Presi il primo autobus che passa e scesi alla fermata davanti ad un parco, per mia fortuna mezzo vuoto. Il giovedì non c’era molta gente, così mi allontanai dalla strada e mi sdraiai sotto un albero mentre presi un libro da finire da leggere.

Mi addormentai e mi svegliai improvvisamente tardi notando che il cielo si stava imbrunendo. Presi il telefono e notai, oltre le cinque chiamate perse di Leon e due di Chris, che erano le diciannove e dieci, così decisi di prendere lo stesso autobus ma di andare al centro… non volevo tornarci a casa.

Entrai in un negozio di CD e guardai attentamente se nel mio genere preferito fosse uscito l’ultimo album dei System of a Down. Squillò di nuovo il telefono e comparse la chiamata di Ada, sicuramente era da mio fratello ma decisi, comunque, di risponderle.

<< Pronto? >>

<< Ele! Dove sei? Io e tuo fratello siamo preoccupati! >>

<< Me la passi, per favore? >> sentii dire dall’altra parte del telefono e io attaccai di colpo. Mio fratello per oggi non lo volevo né vedere né sentire.

Il telefono squillò di nuovo e lo misi al silenzioso.

<< Scusa, disturbo? >> mi girai e vidi un ragazzo all’incirca della mia età sorridermi timidamente.

<< Ci conosciamo? >>

<< Sei la sorella di Leon Scott Kennedy? >>

<< Sì… allora? >> non mi piaceva questo tipo.

<< Mio zio lavora al governo e mi ha parlato molto bene di tuo fratello, poi mi ha anche detto che lui ha una sorella… >>

<< Chi sei? >>

<< Oh, mi chiamo Nicolas, sono uno studente del campus della Casa Bianca >>

<< Campus della Casa Bianca? >>

<< Sì, è dove studiano i ragazzi che… bè, ecco… >>

<< I ragazzi che hanno i soldi! Ho capito. Che vuoi da me? >>

<< Niente, volevo solo salutarti… Vedi, dovresti essere orgogliosa di tuo… >>

<< Scusa >> mi allontanai facendo finta che mi stesse squillando il telefono, già non lo sopportavo più quel moccioso.

Uscii dal negozio e andai a mangiare un pezzo di pizza.

Quando ero uscita dalla pizzeria, tre uomini si posizionarono davanti a me bloccando il mio passaggio.

<< Eleonora Kennedy? >>

<< Chi siete? >>

<< Amici di tuo fratello >> il più alto cercò di prendermi per il polso ma io mi scansai.

<< Senti, Ele ci ha chiamato tuo fratello. Siamo suoi colleghi e ti riportiamo a casa >>

<< Lasciatemi stare! >> mi allontanai ma loro mi presero.

<< Dai su Eleonora! Non sei una bambina! Hai diciassette anni! >> mi afferrarono per la vita mentre io cercai di divincolarmi.

Provai ad urlare << Aiuto! >> ma uno di loro mise la mano davanti alla mia bocca.

<< Ci fa passare anche per criminali, la mocciosa! >>

<< Andate a fanculo, stronzi! >>

Mi fecero entrare in macchina e mi portarono davanti casa.

<< Dai “Piccola Spacca-culi” scendi! >>

Mi voltai di scatto e notai il sorriso dell’agente. Lo riconoscevo << Tom! >>

<< Ciao piccolina! >> mi abbracciò.

<< Io non… ti avevo riconosciuto! >>

<< Non vieni mai a trovarmi, sono passati anni da Seattle… Sei cresciuta! >>

<< E tu invecchiato! >> lo abbracciai di nuovo. Tom era un agente fantastico, mi piaceva molto il suo carattere. Era simpatico, divertente e ottimista.

<< Dai scendi… >>

<< Posso venire da te? >>

<< Non se ne parla, Eleonora! Tuo fratello ci… >> iniziò quello davanti.

<< Fanculo tu e mio fratello! Ti prego, Tom! >> congiunsi le mani.

<< Non posso, Ele. Torna a casa, fatti una doccia e buttati sul letto. Domani mattina sarà tutto passato, sai che è così >> mi accarezzò le guance e poi mi baciò la fronte.

<< Okay >>

Scendemmo insieme e mi accompagnò davanti alla porta suonando.

Mio fratello aprì la porta e, vedendomi, subito mi buttò dentro casa con uno strattone mentre ringraziava il suo amico.

Sbatté la porta << Dove cazzo sei stata?! >>

<< In giro >>

<< Ma ti rendi conto?! Io e Chris ti abbiamo chiamata mille volte! Io mi chiedo che ti passa per il cervello! Ada era più preoccupata di me, cazzo! >>

<< Mi metti in punizione? >>

<< Io ti prendo a schiaffi, è diverso! Cristo Dio! >> si poggiò al tavolo << Mi hai pure fatto chiamare Tom! >>

<< È stato un piacere rivederlo, è invecchiato >>

<< Stai zitta! Vattene in camera, per oggi ne hai combinate anche troppe! >>

<< Ada ha detto qualcosa? >>

<< Riguardo cosa?! >>

<< Krauser >>

Mi guardò << No… >>

<< Almeno dimmi la verità su Krauser… >>

<< Sta ancora da lei, in settimana vado a casa sua per fare il trasferimento. Ora vattene! E domani vieni con me dal presidente >>

<< Per fare cosa? >>

<< Ti iscrivo al Campus! Almeno fai qualcosa! >>

Non dormii per quasi tutta la notte.

   
 
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