La gente
intorno a me ballava e si divertiva, mentre io me ne stavo in disparte ad
osservarli tenendo in mano il bicchiere di champagne. Lo sorseggiavo varie
volte solo per rinfrescare le labbra, anche perché in una festa dove ci sono
persone di alta classe sembrava ridicolo bere acqua minerale. Le persone qui
ragionavano così, e io ancora mi chiedo del perché avevo accettato l’invito
della festa di mio fratello. Dopotutto quello tornato in patria era lui, non
io.
Ma la sorella di Leon Kennedy non poteva di certo
mancare. Ovvio che no! “ La piccola spacca culi ”; mi chiamavano così gli amici
di mio fratello. Piccola per il fatto che ero solo una ragazzetta di quasi
diciassette anni e “ Spacca culi ” perché ero sopravvissuta ad un apocalisse
zombie da sola, senza l’aiuto di rinforzi governativi. Infatti è da quel giorno
che mi ci hanno chiamata. Tutti molto simpatici e fieri del loro paese i
colleghi di mio fratello… ma un tantino troppo. Credevo di essere l’unica ad
odiare l’America.
Nel frattempo le persone intorno a me parlavano o tra di
loro o con ufficiali e colonnelli mettendo in risalto i loro vestiti costosi
firmati Chanel o Bulgari. Io ero l'unica vestita con una maglietta alta nera
che scopre la pancia e pantaloni a vita alta.
Vedevo persone che non conoscevo rivolgere la parola a
mio fratello che era rimasto vicino al tavolo degli antipasti per parlare con
un suo collega.
<< Agente Kennedy! Sono Alicia! Mio marito lavora
qui; volevo informarla che è un uomo molto coraggioso! Siamo lieti di averla
nel nostro paese >>
<< La ringrazio molto! >> rispose in maniera
dolce sorridendole.
<< Sa essere un uomo molto empatico, agente. Vorrei
che tutti gli uomini avessero il suo fascino e fossero come lei, modestamente >>
gli lanciò un sorriso malizioso.
“ Speriamo di no ” pensai tra me e me. Se dovessi
incontrare un altro Leon mi suiciderei. E poi quella donna ci stava provando
con mio fratello, e lui le teneva il gioco. Che tristezza avere un fratello del
genere.
Da lontano, verso i giardini dove ci sono altri tavoli che
servono altre pietanze, vidi una ragazza giovane sui venti anni con un
bellissimo vestito corto rosso avente una mantella trasparente nera camminare
in maniera veloce e agitata verso la posizione di mio fratello. Nel frattempo
la donna era andata verso gli altri ospiti e mio fratello, per un po’ di tempo,
rimase solo.
Ashley lo chiamò dalle spalle << Leon! >> e
mio fratello si voltò di scatto.
<< Ciao Ashley! >> la salutò con la mano.
Lei gli corse incontro e lo abbracciò fortemente <<
Come stai? Sono contenta di rivederti! >>
<< Sto bene. Sono contento anche io >>
Sempre freddo con lei, d’altronde né io e né lui la
sopportavamo quella.
Lei iniziò a tartassarlo di domande per assicurarsi che
il suo viaggio di ritorno a casa fosse stato accogliente da parte di tutta la
nazione e vidi Leon cercarmi con lo sguardo in segno di aiuto. Ma mi limitai a
sorridergli in maniera cattiva mentre mi godevo la scena.
<< Chiedo scusa Ashley, ma devo assentarmi >>
<< Oh… >> si sentì offesa, perché era la
seconda volta che Leon la rifiuta << Va bene >>
Si allontanò e Leon si avvicinò a me.
<< Non ce la faccio più >> si tirò più in
basso la cravatta che gli avevo allacciato strettamente.
<< Non dirlo a me >>
<< Dimmi ancora il perché ho accettato di venire >>
<< Perché sei scemo >>
<< Grazie, eh >> mi guardò in maniera
arrabbiata.
<< Che c’è che mi guardi così? Vuoi andartene? Per
me non c’è problema, tanto oramai sappiamo entrambi cosa proviamo per questa
gente >>
Sorrise e mi accarezza la guancia. Gli ricambio il
sorriso. Entrambi sapevamo esattamente cosa vuol dire odiare essere al centro
dell’attenzione.
<< Non possiamo andarcene ora >> disse
<< Tra poco ci sarà il discorso da parte del presidente >>
<< Va bene, io mi isolo >>
<< Dove vai? >>
Tirai fuori dalla borsa un libro che mi sono portata e le
cuffiette con l’Ipod.
<< In una parte del giardino dove non ci sono
persone, tipo… >> mi guardai intorno per poi scorgere in lontananza una
panchina lontana da tutti gli ospiti e da tutto il frastuono << … laggiù!
>>
<< Posso venire con te? >> mi chiese Leon.
Sbruffai, ma poi pensai: almeno avrò un po’ di tempo per
stare sola con lui, potrò vederlo come Leon Scott Kennedy e non come Eroe.
<< Sì, dai! >>
Ci sedemmo e io mi misi a gambe incrociate sopra la
panchina, mentre lui a gambe accavallate.
<< Non mi hai raccontato tutto, riguardo la
missione >> ripresi.
<< Cosa vuoi sapere? >>
<< Quello che non so: Ada, Krauser, Lord Saddler…
Praticamente tutto, ma voglio sentirlo da parte tua >>
Leon rifletté e poi iniziò a raccontare tutto, parlandomi
delle Plagas, degli Illumados, di Lord Saddler e degli abitanti del villaggio.
Mi disse anche che tutto ciò era controllato da Ramon Salazar, un nano che era
stato l’ottavo castellano della sua dimora e che avrebbe aiutato Saddler con i
suoi piani di conquista.
<< Poi c’era un… amico, almeno per me. Mi ha
aiutato a tenere sotto controllo il parassita che era nel mio corpo e ha
tentato di prendere il campione per poi darmelo, ma lo hanno ucciso… >>
si fermò e abbassò il capo prendendo un profondo respiro << …Luis >>
Poggiai una
mano sulla sua spalla e lui continuò << Non sono riuscito a salvarlo, ma
lui ha salvato me. Lui era un eroe >> le lacrime gli illuminarono gli
occhi.
<< Mi
piaci quando sei te stesso >> ammisi
<< Io
non sono un eroe >>
<< Lo
so, meglio di te tra un po’. Secondo me dovresti dirlo oggi >>
<< Non
posso, non davanti a tutti i presenti >>
<< Allora
in privato al presidente >> e pensai a ciò che il pomeriggio avevo al
presidente prima di tornare a casa.
<< Forse
sì, lo farò. Grazie >>
<< Per
cosa? >>
<< Non
mi hai risposto male come stamattina >>
<< Avevo
appena sentito i notiziari e poi stavo pensando a Seattle >>
<< Stabiliamo
che quella città non venga più pronunciata da noi due? >>
<< Assolutamente
no. La utilizzerò per quando sarai troppo felice o per farti sentire in colpa >>
sorrisi.
Ci abbracciammo.
Dio, quanto mi piaceva questa sensazione.
<< Oh
eccola >> arrivò da dietro di noi una guardia della Casa Bianca << Il
presidente sta preparando il discorso e vuole che si prepari >>
<< Va
bene >> Leon si alzò << Arrivo >> disse, poi, all’uomo.
Mi alzai
insieme a lui e ci dirigemmo in mezzo alla folla ammassata sotto il palco.
<< Non
ho ancora visto Claire e Chris, e neanche Hunnigan >> gli dissi.
<< Chris
e Claire non sono venuti, mentre Hunnigan dovrebbe trovarsi qui in giro >>
Nel palco si
stava avvicinando verso il microfono un uomo e iniziò il suo discorso << Signore
e signori, un po’ di silenzio per favore. Oggi siamo qui riuniti per celebrare
il ritorno di un agente che ha avuto coraggio nel salvare la figlia del
presidente degli Stati Uniti d’America! >>
La gente
applaudì e alcuni di loro si voltarono verso mio fratello che ricambiò con un
sorriso forzato.
<< Siamo
lieti questa sera di avere con noi il presidente di questa nazione John Graham!
>>
Le persone
applaudirono con molta più forza ed energia specialmente quando dal palco sale
il presidente insieme a sua figlia che salutavano.
<< Grazie
>> il boato cessò << Grazie mille per essere qui stasera insieme a
noi. Sono molto felice di riavere mia figlia a casa, sarei perso senza di lei.
Ma questa festa, questo ringraziamento non è solo per celebrare il ritorno di
mia figlia, ma per festeggiare il coraggio e la forza dell’agente Leon Scott
Kennedy che ha rappresentato al meglio la nostra nazione! >>
Mio fratello
si sentì a disagio in mezzo a tutta quella folla e a tutto quel casino, mentre
io abbassai lo sguardo evitando i fari che riflettevano il profilo di mio
fratello e i volti entusiasti delle persone.
<< Agente
Kennedy, salga sul palco! Anche lei, signorina Kennedy! >>
“ Bene. Che
fortuna! ”
Presi la mano
di mio fratello e ci piombammo insieme davanti al microfono di fronte a tutti
quanti.
<< Fai
un bel discorso, Leon >>
<< Sì,
signore >>
<< John.
Chiamami John >> gli sorrise e sorrise anche a me << Vuoi dire
anche tu qualcosa per il rientro di tuo fratello? >>
<< No,
signore >> lo guardai in maniera cupa e mi limitai a dargli del “ Lei ”
per sentirmi superiore.
John, nonostante
la mia risposta, mi sorrise e mi accarezzò i capelli avvicinandosi a sua figlia
che, imbambolata, stava già ascoltando le parole di mio fratello.
<< Grazie
a tutti voi per essere qui con me. Sono lieto di aver rappresentato al meglio
questo paese che non mi ha abbandonato… >> lo fulminai con lo sguardo
<< … e che mi ha accolto in maniera clamorosa >> mentre la gente
applaudì al suo discorso.
Lui continuò
<< È stato un inferno lì, per niente piacevole né per me e né per
Ashley, ma ci sono state persone che ho avuto l’onore di incontrare che mi
hanno salvato la vita e si sono sacrificate per me >> fece una breve
pausa << Questa festa è per loro, non solo per me, quindi vi chiedo che
quando tornerete a casa, vi prego, pensate a chi è morto in battaglia da eroe e
non chi è tornato da sopravvissuto >>
Due lacrime
gli rigarono la guancia e gli occhi assunsero un lieve color rosso. Lo guardai
addolorata e lo abbracciai davanti a tutti.
Iniziai a
sentire gli applausi, ma l’udito si fa ovattato. Leon strinse le braccia attorno
alla mia schiena e affondò il viso nel mio collo e io nel suo.
<< Ti
voglio bene, fratellone >> ammisi.
<< Ti
voglio bene anche, piccina. Tantissimo… >>
Il
presidente poggiò le mani sulle nostre spalle << Congratulazioni! Sono
orgoglioso di voi >>
<< Grazie,
John >>
<< Grazie
>>
Finalmente
la cena finì e mi limitai a non salutare nessuno per evitare di parlare con qualche
rompi scatole. Mi piombai subito in macchina e aspettai tornare mio fratello
dal giardino. Arrivò e partimmo immediatamente.
<< Bel
discorso, davvero >>
<< Sarà
stata la tua presenza. Sei sempre onesta con le persone, dici le cose in faccia
>>
<< Perché
tu no? >>
<< No.
Non ho i peli sulla lingua come te, ecco! >> mi sorrise dolcemente.
Pensai di
nuovo a Krauser e alle parole di Ada. Lui stava bene, era questo ciò che contava.
<< A
che pensi? >>
<<
Niente >> risposi smettendo di fissare il vuoto << Che festa del
cazzo >> sussurrai poi.
<< C’era
gente del cazzo >>
<< Che
hanno completato questa festa del cazzo! Giuro avrei voluto dire a tutti quanti
di andare a quel paese! Se lo avessi fatto? >>
<< Il
presidente ti avrebbe ammazzata, Ele >>
<< Ma
non lo ha già fatto? >>
Leon sbruffò
<< La solita >>
<< Unica
nel suo genere; ti rammenterò sempre Seattle, mio caro e dolce fratello >>
<< Ne
terrò conto. Grazie, “Spacca culi” >>
<< Prego!
>>
Ritornando a
casa, piombai in camera e mi butto sul letto senza togliere i vestiti
addormentandomi profondamente.