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Autore: channy_the_loner    25/06/2017    1 recensioni
Ogni storia d’Amore degna di essere raccontata comincia con il fiabesco C’era una volta.
Ma se vi parlassi di vampiri, spiriti, guerra, salvezza, maledizioni, sacrifici, tentazioni e paura, l’Amore sarebbe ancora così puro?
Loro non sono affatto innocenti fanciulle in attesa del principe azzurro; una giovane giornalista, una sorella protettiva, un’atleta ottimista, una superstiziosa combattente, una tenera fifona e una silenziosa malinconica, nient’altro che sei normali ragazze appartenenti a mondi totalmente diversi, ma accomunate dallo stesso Destino. Saranno costrette ad affrontare un viaggio attraverso l’Inconcepibile, dove tutto è permesso, per scoprire la loro vera identità; oltre il Normale, le certezze crollano e s’innalzano i dubbi, muri e muri di fragilità, ma dietro l’angolo ci sono anche motivi per abbatterli.
Si può davvero vivere per sempre felici e contenti, quando l’esistenza non è altro che un accumulo di dolore e lacrime? Quanto deve essere forte, l’Amore, per far nascere un sorriso nonostante tutto il resto? E infine, la Vita è un libro già scritto, o è il suo protagonista a prendere le redini del gioco?
-IN REVISIONE-
Genere: Generale, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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Yui fece per ribattere, per dirgli che avrebbero potuto almeno tentare di chiedere poche ore in più, ma fu anticipata da un urlo femminile. La bionda e Azusa si girarono contemporaneamente verso il cadavere, che stava per essere messo su una barella, e videro la figura di una ragazza con le guance rigate dalle lacrime correre verso il corpo del defunto.

<< PAPÀÀÀ!!! >>


Yui e Azusa si scambiarono delle occhiate confuse e preoccupate, e non ci pensarono due volte prima di correre verso quella ragazza e bloccarla, per non rischiare di far danneggiare la scena del delitto. Azusa la bloccò da dietro, intrappolandola in un forte abbraccio e Yui si piazzò davanti alla visuale della giovane, per distrarla dalla figura macabra del cadavere. La bionda ne approfittò per osservare i suoi lineamenti: era poco più bassa di Azusa, aveva la pelle color latte e capelli neri così lunghi che arrivavano quasi a toccarle le ginocchia; aveva gli occhi arrossati a causa delle lacrime, che mettevano in risalto le sue iridi celesti, così chiare che parevano innaturali.

<< Lasciatemi andare! >> urlò la ragazza, dimenandosi dalla presa di Azusa che, tuttavia, rimaneva col volto impassibile e continuava a stringerla nella morsa delle sue braccia.

<< Cerca di calmarti. >> le disse Yui con voce più dolce possibile. << Agitarsi non ti aiuterà a star meglio. >>

<< E tu che ne puoi sapere? >> ringhiò la ragazza, mentre copiose lacrime continuavano a solcarle le guance.

<< Credimi, lo so benissimo. >> rispose la bionda con voce ferma.

<< Vattene, non sai nulla! E tu >> fece, rivolgendosi al collega di Yui. << mollami subito! Toglimi queste manacce di dosso! >>

<< Per favore … Non fare così … >> la supplicò Azusa, che però continuava a tenere saldamente la ragazza tra le sue braccia.

<< Era mio padre! >> urlò lei, per poi riprendere a singhiozzare, abbassando la testa e dicendo a voce più bassa: << Era mio padre … >>

Azusa notò che la ragazza stava lentamente smettendo di opporre resistenza alla sua stretta, così la liberò delicatamente e con calma dalle proprie braccia; la ragazza cadde a terra e si coprì il viso con le mani, mentre le spalle si alzavano e si abbassavano a ritmo dei singhiozzi.

<< Oi, ma che cavolo sta succedendo qua?! >> tuonò una voce maschile alle loro spalle.

Azusa e Yui si voltarono contemporaneamente, mentre la giovane in lacrime rimase immobile; i due si ritrovarono davanti un agente della polizia – che sembrava essere molto giovane – parecchio alto e muscoloso, con capelli castani mediamente lunghi coperti parzialmente da un berretto blu con sopra lo stemma della polizia giapponese; la divisa poliziesca blu e nera sembrava quasi stargli stretta ma, nonostante ciò, era perfettamente intatta.

<< Ci scusi per il fastidio, agente. >> disse pacatamente Yui, facendo un piccolo inchino.

<< Ce ne stavamo andando … >> continuò Azusa.

<< Ah, sì? >> chiese ironicamente il poliziotto, lanciando un’occhiata alla ragazza in lacrime. << Identificatevi. >>

I due si lanciarono un’occhiata, ma si dissero i propri nomi all’agente senza opporsi.

<< Facciamo parte della redazione del giornal-- >>

<< Siete dei giornalisti ficcanaso, quindi. >> li interruppe il poliziotto, beffandosi di loro. << E la ragazzina lì dietro? >>

Yui ed Azusa si voltarono e osservarono la ragazza, ancora in terra, intenta ad asciugarsi le lacrime con un fazzoletto di carta, causando la sbavatura del mascara nero.

<< Mi chiamo Sakamoto Aya. >> disse la ragazza, mettendosi in piedi.

<< “Sakamoto”? Sei la figlia del-- >>

<< Del defunto sindaco. >> concluse Aya. << Esatto. >>

I tre, evidentemente a disagio, fecero delle sincere condoglianze alla ragazza, che li stava scrutando con i propri occhi vitrei, con un’espressione impassibile in volto.

<< Bene, adesso potete pure tornarvene a casa. >> disse l’agente, facendo per girare i tacchi.

<< Perché? >> chiese Yui.

<< Zuccherino, il cadavere sta per essere trasportato nei laboratori scientifici per l’autopsia. >> spiegò il poliziotto, fermandosi. << Con permesso. >>

<< Voglio venire anch’io. >> disse fermamente Aya, facendo un passo avanti.

<< Toglitelo dalla testa, ragazzina. >> replicò l’agente, rivolgendole uno sguardo intimidatorio. << Tornatene a casa, che sarai anche minorenne. >>

<< Ho compiuto proprio qualche giorno fa vent’anni. >> rispose la ragazza mentre frugava nel proprio marsupio color pesca, per poi estrarne la propria carta d’identità e mostrarla al poliziotto.

L’agente grugnì, facendole cenno di seguirlo alla vettura della polizia assegnatagli. I due s’incamminarono verso una volante a una decina di metri di distanza da lì; il poliziotto si sedette al posto del conducente e mise in moto, mentre Aya, seduta in uno dei sedili posteriori, allacciò la cintura di sicurezza. Pochi attimi prima che la macchina partisse, una delle due portiere posteriori dell’auto venne aperta, facendo entrare nella vettura Azusa e Yui, che si accomodarono nei restanti due posti liberi.

<< Ma che cavolo avete intenzione di fare?! >> sbraitò l’agente di polizia guardando i due intrusi dallo specchietto retrovisore centrale dell’auto.

<< Facciamo il nostro dovere da bravi giornalisti ficcanaso. >> rispose pacatamente Azusa, anche se sul suo volto solcava un sorriso quasi divertito.

<< Scendete subito! >>

<< Non daremo fastidio. >>

<< Non mi è concesso di avere passeggeri a bordo di quest’auto, a meno che non siano criminali o membri delle Forze dell’Ordine. >> disse sospirando il poliziotto. << Non è una gita in campagna, ma un caso di omicidio. >>

<< Per favore, agente, chiuda un occhio per questa volta. >> lo supplicò Yui.

Il poliziotto sospirò e masticò un “va bene” appena udibile, ma non ebbe neanche il tempo di premere il piede sull’acceleratore che la portiera del lato passeggero anteriore si aprì…


***


<< Dove si sarà cacciata Miki-chan, Teddy? >> chiese Kanato al proprio orsacchiotto, mentre camminava adagio per le stradine del paese.

La calma del vampiro dai capelli violetti era soltanto apparente, dato che lui aveva perso di vista la ragazza con gli occhiali da parecchio tempo; appena si erano uditi gli spari, infatti, tutte i presenti sulla pista da ballo avevano creato il caos, iniziando a spintonare e a correre da tutte le parti, spinti dalla paura. In più, Kanato si era sentito particolarmente attratto dall’odore del cadavere, per questo, spinto dall’istinto di predatore, si era allontanato dall’ammasso di gente per dirigersi dal morto, dimenticandosi completamente di Miki e abbandonandola in balia della folla terrorizzata – di cui, molto probabilmente, lei faceva parte.

Il vampiro odorò i dintorni, per tentare di percepire l’odore della ragazza; nonostante in giro ce ne fossero parecchi, dovuti alla calca di gente, riuscì a trovare quello giusto e, seguendone la scia quasi ad occhi chiusi, mormorò a Teddy di essere riuscito a trovarla, in modo che anche il peluche potesse gioire.

Camminò per un’altra decina di metri prima di scorgerla: era in piedi, su un marciapiede, e stava parlando con un ragazzo, il quale era in sella ad una moto con un casco in mano e un altro sulla propria testa. Sembravano essere molto in confidenza.

Kanato strinse maggiormente a sé l’orsacchiotto e assottigliò gli occhi. Si avvicinò lentamente e silenziosamente ai due, proprio come una vipera che, strisciando nell’ombra, si prepara a mordere e iniettare il veleno nella sua vittima, ignara del pericolo.

<< Miki-chan. >> la chiamò il vampiro, per attirare la sua attenzione.

Sia la ragazza sia il ragazzo si girarono nella direzione di Kanato, ma non dissero nulla; entrambi si limitarono a guardarlo, mentre il vampiro rispondeva silenziosamente agli sguardi.

<< Finalmente ti ho trovata. >> disse Kanato, rivolgendole un sorriso.

<< Chi è questo? >> chiese il ragazzo che fiancheggiava Miki. << Nee-chan? >>

La ragazza parve risvegliarsi da un apparente stato di trance, balbettando: << Lui è Kanato-kun, il mio… >> esitò. << … amico. >>

<< Sicura che sia solo un amico? >> le domandò il ragazzo, guardandola di sottecchi.

<< Sì. >>

<< Se è così… >> fece il ragazzo, tornando a guardare il vampiro, con un sorriso quasi ebete a padroneggiargli il viso. << Sono Takumi, il fratellone di questa bambinetta. >>

<< Non sono una bambinetta! >> protestò Miki, diventando rossa d’imbarazzo.

<< Sì che lo sei. >>

<< Non è vero. >>

<< Sì. >>

<< No! >>

<< Sì! >>

<< SMETTETELA! >> urlò Kanato, furioso. << Mi fate innervosire così. >>

La ragazza si ammutolì subito e, spaventata, puntò gli occhi a terra, iniziando ad osservare anche la più piccola crepa del marciapiede.

<< Oi, bello, calmati! >> disse Takumi, scendendo dalla motocicletta e facendo qualche passo verso il vampiro. << Non c’è motivo per scaldarsi in questo modo. >>

Kanato ridusse gli occhi a due piccole fessure.

<< Come hai osato chiamarmi? >> sibilò a voce bassa.

Sul volto dell’altro si dipinse un’espressione confusa, e subito dopo invitò il viola a ripetere la frase che aveva appena detto, lamentandosi di non aver sentito niente a causa della voce troppo bassa.

<< Tu… >> sussurrò Kanato, mentre riapriva gli occhi in maniera innaturale.

Il vampiro afferrò Takumi per il colletto della maglia e, essendo più basso di lui, lo portò alla propria altezza, facendolo così abbassare di qualche centimetro.

<< COME OSI RIVOLGERTI A ME IN QUESTO MODO?! SAI CHI SONO IO?! PORTAMI RISPETTO, SCHIFOSO UMANO! >>

<< Kanato-kun, lascialo andare! >> urlò Miki, spaventata, correndo verso i due con le lacrime agli occhi.

Kanato sollevò il ragazzo da terra, facendolo restare in bilico sulla propria mano. Takumi si spaventò, iniziando ad urlare di paura; come poteva quel ragazzo così mingherlino avere tanta forza? Come riusciva a tenerlo in aria saldamente nonostante lui si stesse dimenando, continuando a gridare di mollarlo? Come riusciva a rimanere impassibile a tutto?

Semplicemente Takumi non sapeva. Takumi non poteva sapere.

<< Kanato-kun, ti prego! >> lo implorò Miki, scuotendo il vampiro per le spalle.

<< Miki-chan, sono molto arrabbiato anche con te. >> disse il viola, voltando la testa verso di lei. << Quindi, per cortesia, fammi farla finita con questo sporco mortale. >>

<< NO! >> urlò la ragazza, attirando l’attenzione di entrambi. << Non fargli male, per favore, lui non ti ha fatto niente di male. È vero, forse è un po’ sfacciato, ma dopotutto è buono… Il suo è solo un modo per approcciare con le persone, non intendeva mancarti di rispetto, puoi credermi. Ti prego, Kanato-kun, lui è mio fratello, lo conosco più di chiunque altro! >>

Il vampiro si voltò completamente verso Miki, lasciando cadere a terra Takumi nello stesso momento; la guardò negli occhi, inespressivo, specchiandosi in quelle due profonde pozze di lacrime versate e da versare. Ghignò.

<< Sei così buffa così, Miki-chan. >> le disse, iniziando a ridere. << Stai piangendo per così poco? >>

Sotto gli occhi sgranati – che lasciavano trasparire un misto di terrore e disgusto – di Takumi, Kanato portò una mano verso una guancia della ragazza, iniziando ad accarezzarla delicatamente; percepì un brivido repentino appena la propria pelle venne in contatto con le scie bagnate che le lacrime avevano causato.

<< Così piccola… così fragile… così debole… così innocente… >> scandì il vampiro, avvicinando il proprio viso a quello di Miki, che era rimasta come pietrificata dal tocco della sua mano. << Tuo fratello ha ragione. Sei proprio una bambinetta. >>

La ragazza non riuscì a proferir parola, scatenando le sonore risate del viola.

<< Guardati! Sei esilarante! >> esclamò Kanato,visibilmente divertito. << Miki-chan, mi fai proprio ridere! Fai ridere anche Teddy! >>

In quel preciso istante i sentimenti della ragazza mutarono: la disperazione e la paura si trasformarono in frustrazione e rabbia. Tanta, tanta rabbia. Alzò un braccio e, lentamente, allontanò la mano del vampiro da sé.

<< Non dire così. >> mormorò, guardandolo negli occhi. << Mi fai arrabbiare. >>

<< Tu puoi provare rabbia, Miki-chan? Davvero? >> la schernì Kanato, con una strana luce negli occhi.

<< Sì, posso. >> rispose lei. << Sono arrabbiata con te. >>

<< Vuoi sfidarmi? >>

<< No, però voglio che tu sappia perché sono arrabbiata. >> disse Miki, facendo un passo verso di lui. << Sono arrabbiata con te perché non ti ho mai fatto niente di male, e non ho neanche mai detto qualcosa di offensivo nei tuoi confronti. Ho sempre trattato bene anche Teddy, questo non puoi negarlo. Faccio sempre quello che vuoi tu senza protestare. Quando litighi con i tuoi fratelli, mi schiero sempre dalla tua parte, e non dico niente di male nemmeno quando fai qualche commento dispregiativo nei confronti di qualcuno. >> Poi abbassò la voce per non farsi sentire dal fratello. << So che il mio sangue è l’unica cosa che ti fa stare bene, per questo lascio che tu mi morda ogni volta che ne hai voglia. Non lo faccio perché sono masochista, ma perché tengo alla tua salute. Quando sto con te riesco a sentirmi bene, anche se tu sei quello che sei. E sai perché? Perché ho la consapevolezza di far stare bene qualcuno, anche se mi porta a provare il dolore fisico. Ma quando mi tratti così, credimi, il dolore fisico scompare e rimane solo un grande vuoto. Ogni volta che mi dici cose del genere mi viene voglia di abbandonarti per sempre. Ma non lo faccio mai, e non so neanche perché. >>

In quel momento Miki crollò a terra, in ginocchio, e liberò nuovamente le lacrime, questa volta singhiozzando animatamente. Si portò le mani in viso, coprendolo, sperando di scomparire in quel preciso istante.

Kanato rimase immobile a fissare il vuoto. Cosa significavano quelle parole? Cos’era quello che gli aveva detto la ragazza? Una dichiarazione, forse?

Takumi si avvicinò silenziosamente alla sorella, accarezzandole dolcemente le spalle. La fece alzare lentamente e, lanciando un’occhiata di fuoco al vampiro, condusse Miki fino alla moto parcheggiata a pochi metri di distanza; le diede un casco – che la ragazza indossò velocemente – e tenne l’altro per sé, poi entrambi salirono sulla moto e sparirono in lontananza, avvolti dal buio della notte.

Kanato rimase immobile a fissare un punto imprecisato davanti a sé, con Teddy che rischiava di scivolargli via dalle braccia. Delle lacrime fecero capolino dai suoi grandi occhi color malva, per poi scivolare silenziose sulle guance del vampiro.


<< Non ne sono molto convinto. >>

<< Fidati, funzionerà. >>

<< Come fai ad esserne così sicuro? >>

<< Ma mi hai visto? Uso questa tecnica da decenni, ormai, e ogni volta va sempre a finire bene! >>

<< Ma lei… >>

<< Niente “ma”! Se vuoi che ti cada ai piedi devi essere un vero bastardo! Funziona così con le donne. Ti fidi di tuo fratello? >>

<< Mi fido… >>


In effetti, Miki era caduta ai suoi piedi, ma non nel senso buono.

<< Questa… >> iniziò Kanato, stringendo i pugni e lasciando cadere Teddy sull’asfalto. << QUESTA ME LA PAGHI, AYATO! >>


***


<< Isako-nee, fermati! >>

Selena allungò un braccio in direzione di sua sorella, con la mano aperta, come per afferrarla, ma ormai era troppo tardi; vide la ragazza salire sulla volante della polizia e poi saettare via con questa. Smise di correre, sapendo che oramai non l’avrebbe più raggiunta. Si portò una mano sulla fronte e la trovò imperlata di sudore. Sentì le sue amiche chiamarla, così si voltò nella loro direzione e le vide raggiungerla velocemente.

<< Cos’è successo? Perché stavi correndo? >> le chiese Harumi, preoccupata.

<< Isako-nee è scappata con una volante della polizia. L’ha fatto di nuovo, mi ha disubbidito. >>

<< Quella piccola criminale… >>

<< Appena la ritrovo le darò una di quelle lezioni… >>

<< Io più che altro mi preoccuperei del folle che è alla guida, che non l’ha fatta scendere. >> commentò Tara osservando Harumi e Selena di sottecchi.

Selena guardò la ragazza dai capelli rosa con occhi spalancati, iniettati di paura.

<< Hai ragione. >> disse flebilmente. << Io… Io devo inseguire quell’auto! Quel pazzo al volante metterà in pericolo Isako-nee! >>

Poco più indietro Laito rise, portandosi entrambe le mani alla pancia, visibilmente divertito; Reiji e Shuu – non notando Harumi correre chissà dove – gli lanciarono un’occhiata di fuoco, alla quale il vampiro col cappello rispose con le spallucce, accompagnate da uno dei suoi sorrisi falsamente innocenti.

<< Dove potrebbero dirigersi? >> chiese Tara, portandosi una mano al mento.

<< Se prendiamo in considerazione la terribile tragedia consumatasi poco fa, >> iniziò Reiji, pulendosi gli occhiali con un panno bianco. << credo che la risposta migliore sia… >>

<< Il laboratorio scientifico per l’autopsia! >> esclamò Selena, battendo un pugno sul palmo dell’altra mano. << Si staranno dirigendo all’Ospedale Kobasaki, perché l’obitorio più vicino è lì. Non resta altro che andarci. >>

<< Genio, come hai intenzione di andare fino a lì? >> chiese Tara incrociando le braccia al petto.

Il rumore di un motore risuonò nell’aria.

<< Ma con questo gioiellino, ovviamente! >> disse una voce femminile alle spalle della rosa.

Si girarono tutti contemporaneamente e videro Harumi, in sella ad un sidecar nero, avanzare verso di loro; si fermò a pochi metri da loro, mostrando tre caschi neri.

<< Che ne dite? >> disse la ragazza dai capelli verdi con un sorriso soddisfatto in volto. << Per tutti questi anni è sempre rimasto in garage nonostante fosse in perfette condizioni. È tempo di usarlo, ne? >>

Selena sorrise a trentadue denti e, a grandi falcate, raggiunse il sidecar, sedendosi sulla parte posteriore della motocicletta; prese un casco e lo indossò, allacciandolo sotto il mento.

<< Harumi-san, quest’affare va veloce? >>

<< Che domande, Selly. >> rispose Harumi, ghignando. << È in mio possesso, quindi è normale che vada veloce. >>

<< Bene, divertitevi ad inseguire Isako. >> disse Tara girando i tacchi. << Io torno a casa, bye-bye! >>

La ragazza dai capelli verdi si avvicinò all’amica, poggiandole una mano sulla spalla.

<< Oh, ma il divertimento è appena iniziato. >> le sibilò nell’orecchio.

Tara si girò a guardarla, con un’ombra di preoccupazione negli occhi.

<< Ti prego, no. >> la supplicò lei. << È stata una serata terribile, voglio soltanto andare a casa. >>

<< Ma andrai a casa molto presto… >>

<< Voglio andarci ora, non dopo. >>

<< Non sei tentata? Non vuoi seguirmi? >>

<< Sembri Satana in questo momento. >>

Harumi rise, divertita, afferrando Tara per il gomito e trascinandola con la forza verso il sidecar, per poi farle prendere posto nel carrozzino.

<< Ti divertirai un sacco, credimi. >> le disse Harumi, mettendo il casco alla ragazza.

Tara le scoccò un’occhiataccia, per poi mettere il broncio e incrociare le braccia sotto il seno. Nello stesso momento Harumi si mise al posto di guida, dando il permesso a Selena di abbracciala per mantenersi.

<< Noi andiamo. >> disse la ragazza dai capelli verdi ai tre Sakamaki. << Non siete costretti a seguirci. >>

Subito dopo mise in moto e sfrecciò via.

<< Che si fa? >> chiese Laito, giocherellando con il proprio cappello.

<< Voi andate pure dove vi pare. >> disse Shuu con uno sbadiglio. << Io me ne torno a casa. >>

Gli altri due rotearono gli occhi al cielo.

<< Andiamo anche noi all’ospedale, Reiji-kun! >> esclamò Laito, divertito dalla situazione che si era creata.

Il secondogenito sospirò e si massaggiò le tempie.

<< D’accordo. >> acconsentì. << Ma bada a non combinare guai, per cortesia. >>

<< Puoi stare tranquillo, Reiji-kun! >> lo rassicurò Laito, per poi sorridere maliziosamente. << Se Princess-chan crede che la serata sia finita qui, si sbaglia di grosso. >>


***


<< Si può sapere come cavolo sono finito qui?! >> tuonò Subaru, indicando l’insegna di una gelateria, dalla quale Kin aveva appena comprato un gelato.

La ragazza lo guardò e fece spallucce, mentre tentava in tutti i modi di nascondere un sorriso divertito; indicò il proprio cono con un dito, spostando gli occhi velocemente da questo al vampiro.

Subaru sbuffò, nervoso.

<< Ho capito che volevi un gelato, ma siamo in città, porca miseria! >> esclamò, serrando i pugni.

Kin mimò un “gomen” con le labbra, mentre mangiava silenziosamente il proprio gelato.

<< Abbiamo camminato un sacco, se siamo qui. >> costatò Subaru, dopo aver fatto quattro lunghi respiri per calmarsi. << Tornare a casa mi risulterà più difficile, con tutta la gente che c’è da queste parti. >>

La ragazza lo guardò di sottecchi, poi allungò il proprio cono gelato verso di lui, per offrirglielo.

<< Oi, tieni lontano quella schifezza da me! >>

Kin alzò un sopracciglio, stranita da quel comportamento, ma decise di non dargli troppo peso. Picchiettò la spalla del vampiro con un dito indice e, una volta ricevuto l’attenzione da parte di lui, gli indicò un punto imprecisato della strada, per invitarlo a camminare un altro po’.

<< Non ti stanchi mai tu, ne? >> disse l’albino, sospirando.

La ragazza scosse la testa per negare, mentre un sorriso soddisfatto si faceva largo sul suo viso.

I due camminarono silenziosamente per il marciapiede, entrambi persi nei rispettivi pensieri. Senza che nessuno di loro due se ne accorgesse, raggiunsero un parco; era adornato di numerose panchine di legno, che davano su grandi aiuole fiorite, intervallate da piccoli sentieri di ghiaia. Kin saltellò verso una panchina, sedendosi su questa e invitando il vampiro a fare lo stesso. Subaru, ancora in piedi, la guardò, ringhiando; a passi lenti la raggiunse, masticando frasi insensate e cattive. Si sedette di fianco a lei, iniziando a guardare le aiuole in fiore.

La ragazza estrasse dalla propria borsetta il cellulare e, subito dopo aver aperto l’applicazione per gli appunti, iniziò a scrivere qualcosa. Il vampiro si voltò verso di lei e studiò i movimenti veloci del suo pollice che, quasi impavido, si muoveva sulla tastiera del cellulare. Dopo pochi attimi, Kin mostrò la scritta del cellulare all’albino, invitandolo silenziosamente a leggere. Subaru acconsentì e lesse il messaggio.

_ Quando ero piccola mi piaceva molto qui. Ci venivo spesso con mio padre e portavo sempre un pallone da calcio. Giocavo con lui e con gli altri bambini. _

<< E cosa vuoi che me ne freghi? >> Kin gonfiò le guance e ricominciò a scrivere.

_ Era per fare conversazione. _

<< Sai che bello parlare con te. >> rispose Subaru sarcasticamente.

_ Sei fortunato. Se avessi la voce potrei parlare per ore e tu non riusciresti a fermarmi. _

Subaru rise di scherno, dicendole di abbassare la cresta.

_ Volevo condividere con te un mio ricordo felice, baka. _

<< Non ti azzardare a chiamarmi “baka”. >> la avvertì l’albino, aggrottando le sopracciglia.

Kin sorrise furbamente.

_ Baka! Baka! Sakamaki Subaru è proprio baka! _

<< BRUTTA MARMOCCHIA! >>

Kin si alzò dalla panchina e, dopo aver buttato in un cestino il tovagliolo di carta con cui aveva mantenuto il gelato – che aveva finito di mangiare –, si girò in direzione del vampiro, facendogli la linguaccia. Subaru scattò in piedi e fece per avvicinarsi a lei, inducendola a correre via.

Si inseguirono per una decina di minuti perché, nonostante Subaru potesse raggiungerla con la sua incredibile velocità da vampiro, decise di stare al gioco; era forse perché lei era la prima persona, all’infuori degli altri Sakamaki, a non temerlo? Era come se improvvisamente non si sentisse più un mostro, ed era una bella sensazione.

<< Mugon! Fermati! >> esclamò l’albino, un piccolo sorriso ad incorniciargli il viso.

Kin non si voltò, continuando a correre sulla ghiaia; si stava divertendo, si sentiva libera, si sentiva bene, finalmente.

In quello stesso istante Subaru fu colto da un senso di nostalgia, che lo costrinse a rallentare la corsa. Come se fosse un flashback, nella sua mente comparve l’immagine di una donna giovane e bella, con lunghi capelli color neve e occhi color sangue; sorrideva, ma il suo era un sorriso malinconico e privo di vita, la stessa vita che le stava scivolando via pian piano in quell’epoca lontana.

L’albino, alimentato da una morsa al petto, scattò verso Kin, intrappolandola tra il proprio corpo e il tronco di un albero. La ragazza sussultò, colta di sorpresa, e guardò il vampiro negli occhi; in quelle due pozze, rosse come il sangue, lesse una moltitudine di sentimenti repressi, sia negativi sia positivi.

Subaru, alla disperata ricerca di un contatto fisico, le mise le mani sui fianchi, avvicinando il corpo di Kin al proprio. Nascose il viso tra i capelli rossicci della ragazza.

<< Mi sarebbe piaciuto sentirti parlare come fanno le altre ragazze. >> le confessò con un fil di voce, facendola arrossire parecchio.

Kin, titubante, portò le braccia al collo del vampiro, per ricambiare l’abbraccio.

<< Che sia opera del Destino? >> chiese a voce bassa, strusciando appena il naso sul collo della ragazza.

La rossa annuì, incerta.

<< Non è giusto. Odio il Destino. Lo prenderei a pugni. >>


***


<< “Vieni con noi”, dicevano. “Sarà interessante”, dicevano. >>

<< Non farla troppo drammatica, Tara, e cammina. >> la ammonì Selena senza neanche girarsi verso di lei.

La rosa mugugnò un “va bene”, ricevendo un’amichevole pacca sulla spalla da parte di Harumi.

Le tre stavano camminando verso la hall dell’ospedale, per chiedere la strada per arrivare alla zona dell’obitorio. Alla segretaria si spacciarono per nipoti del defunto sindaco, riuscendo così ad ottenere il permesso per dirigersi alla sala d’attesa dei sotterranei, dove in quel momento si trovava il cadavere. Presero l’ascensore e scesero di due piani, per poi incamminarsi in un corridoio bianco e silenzioso, illuminato dalla luce artificiale delle lampade appese al soffitto.

<< Questo posto è inquietante. >> commentò Tara, senza però alzare troppo la voce.

<< Sono d’accordo con te, Princess-chan~ >>

La ragazza dai capelli rosa urlò di paura, colta alla sprovvista da quella voce; quando si rese conto che era stato Laito a parlare, apparso un attimo prima dietro di lei, non seppe se tranquillizzarsi o restare sull’attenti.

<< Baka, mi hai spaventata! >> lo rimproverò Tara, dandogli un pugno sul braccio, pur sapendo di non avergli fatto alcun male.

Il vampiro miagolò, abbassandosi fino all’altezza della ragazza, per poterla guardare negli occhi: << Non c’è bisogno che tu abbia paura, sono solo io~! >>

<< Mi rassicura un sacco, guarda. >> borbottò Tara, con una punta di sarcasmo nella voce, mentre distoglieva lo sguardo dagli occhi di Laito.

Sentirono Selena sospirare pesantemente, come se fosse scocciata e stanca della situazione creatasi.

<< Voi due mi rallentate soltanto, ne siete consapevoli? >> disse la blu, puntando le mani sui fianchi.

<< È colpa sua! >> si giustificò Tara, puntando un dito verso il vampiro, che alzò le mani in segno di resa.

<< Clever-chan, io e Reiji-kun abbiamo trovato la tua onee-chan. >> la informò Laito. << È più avanti, nella sala d’attesa dell’obitorio. Reiji-kun la sta intrattenendo. >>

Selena scattò sull’attenti.

<< Cosa le sta facendo? >> chiese la ragazza dai capelli blu, mentre un panorama di brutti scenari si faceva largo nella sua mente.

<< Quando li ho lasciati soli, stavano solo parlando. >> rispose il vampiro, facendo spallucce.

<< Sbrighiamoci Harumi-san! >> esclamò Selena, tornando a camminare nel corridoio.

Harumi annuì e la seguì, ma non prima di aver fissato Laito negli occhi; in volto aveva un’espressione fredda e impassibile, causata dal ricordo di una frase che Shuu le aveva detto quella stessa sera.


<< Di solito preferisce avere più ragazze che una sola. >>


<< Non fare passi falsi. >> gli disse e, anche se la voce era poco più di un sussurro, era certa che il vampiro l’avesse sentita.

Subito dopo girò i tacchi e si affrettò a seguire Selena, cercando di fermare i borbottii preoccupati di quest’ultima.

Tara sospirò, rassegnata; avrebbe dovuto passare altro tempo con quello stalker, con i suoi canini appuntiti e con i suoi occhi bellissimi

“Ma cosa cavolo vado a pensare in un momento del genere?!” si ammonì mentalmente, arrossendo appena.

<< Ne, Princess-chan~ >> la chiamò Laito, facendola girare verso di sé.

Appena i loro sguardi s’incrociarono, il vampiro le afferrò un polso con la propria mano, portando poi l’altra alla nuca della ragazza, per poi fiondarsi sul collo di Tara e poggiarci le labbra, in un bacio casto, mentre sul suo viso si dipingeva un sorriso sereno e soddisfatto.


***


<< Ingrata, mi hai fatta preoccupare! >> esclamò Selena, con entrambe le mani strette in due pugni. << Non ti permettere più di allontanarti senza avvisarmi! >>

<< Oneesan, stai esagerando. >>

<< No, non sto esagerando! Ti risulta così difficile fare le poche cose che ti chiedo? >>

<< Senti, la predica me l’ha già fatta lo spilungone. >> disse Isako indicando Reiji, sulla fronte del quale due nervi iniziarono a pulsare pesantemente.

Il secondogenito Sakamaki fece per ribattere, ma fu preceduto.

<< E un’altra cosa: non azzardarti mai più a rivolgerti a Reiji-san in questo modo. >> sibilò Selena, assottigliando gli occhi.

Sul volto di Isako comparve un’espressione infuriata, ma la ragazza non parlò; incrociò le braccia al petto, per poi sedersi pesantemente sopra una delle poche sedie che riempivano miseramente il vuoto di quella zona deserta dell’ospedale.

Selena, dal canto suo, si concesse un sospiro di sollievo: aveva ritrovato sua sorella minore ed era riuscita a placare – anche se, lo sapeva benissimo, momentaneamente – il suo istinto di evasione. Controllò l’orario sul proprio orologio da polso: era passata la mezzanotte, ma non era ancora l’una. Si appoggiò a una parete. Era davvero stanca e non vedeva l’ora di tornare a casa, bere qualcosa di caldo per potersi rilassare e andare a dormire; sarebbe dovuta essere una serata piacevole e divertente, e invece era successo di tutto, partendo da quello che era successo nella biblioteca. Solo a pensarci, arrossì appena.

Il rumore di una maniglia la fece destare dai propri pensieri. Puntò lo sguardo verso la porta dell’obitorio e vide Yui sulla soglia, intenta ad uscire dalla sala; era più pallida del solito, sembrava che fosse stata reduce di chissà quale dialogo agghiacciante. Selena si avvicinò alla bionda, accogliendola in un abbraccio e la sentì sussurrare qualcosa.

<< Fiorellino, va tutto bene? >> le chiese, preoccupata.

<< Era già morto… >> bisbigliò Yui, per poi continuare a ripetere quella frase come se fosse stata un disco rotto.

Non capendo, Selena alzò lo sguardo e lo puntò verso la porta dell’obitorio, da dove uscirono altre due persone; riconobbe il ragazzo, ma l’altra le era completamente sconosciuta.

<< Sakamoto-san… faranno il possibile… per scoprire la verità… >> disse lui alla ragazza dai lunghi capelli color pece che lo affiancava.

Lei annuì, anche se incerta.

<< Azusa-san, cos’è successo? >> domandò Selena, facendo incrociare i loro sguardi.

<< È qualcosa… di assurdo… >> rispose lui, puntando gli occhi sul pavimento.

Reiji volse lo sguardo verso Azusa, assottigliando gli occhi per squadrarlo. L’altro, quasi come se fosse stato chiamato, si girò verso il secondogenito Sakamaki e ricambiò lo sguardo indagatore. Dopo alcuni secondi, sul viso di entrambi comparve un’espressione stupita, con un accenno di rabbia negli occhi.

<< Tu… >> sussurrarono entrambi, mentre tutti gli altri presenti parvero sparire nel nulla.

 

 

Angoletto dell’Autrice!!

Finalmente il capitolo 21 è qui! Cavolo, ne è passato di tempo, ne cookies? Vi confesso che è bello essere riuscita ad ultimare questo chappy e ad averlo pubblicato, mi sento molto meglio. Mi sono impegnata tanto a scriverlo, spero si veda :3

Subaru: Fa schifo come al solito.

I tuoi commenti fanno sempre molto bene alla mia autostima, grazie :D

Subaru: Mi stai prendendo in giro?

Ovviamente sì.

Subaru: *riversa la propria rabbia su Wall-chan*

A proposito; per chi non lo sapesse, in Giappone la maggiore età si raggiunge ai vent'anni, anche se attualmente è in corso un dibattito per abbassarla ai diciotto. Che bello, la mia storia è anche istruttiva!

Ruki: Se fossi in te, non ne sarei così sicuro.

RUKI-KUN WA HIDOI DESU ç_ç

E niente, minna-san. Mi scuso per l’ennesima volta per avervi fatto aspettare così tanto, e spero che i contenuti del capitolo siano valsi questi due mesi di attesa .-.  Spero di riuscire a scrivere il prossimo capitolo nel minor tempo possibile! Voi farete il tifo per me? No? Ottimo ^^

Reiji: *si strofina gli occhi con le dita* Santo protettore della porcellana, cosa mi tocca ascoltare…

See Soon Everyone!!

Channy


PS

Laito: Ai-chan, andiamo a fare merenda con i macarones~ Ti va?

Certamente, Laito-kun *^*

Kanato: Anch’io voglio i macarones. Posso unirmi a voi?

Laito: Kanato-kun, sto rimorchiando, torna dopo.

Kanato: Allora, caro onii-chan, TU RIMORCHI LE RAGAZZE ED IO RIMORCHIO I DOLCI. PROBLEMI?!

Ma certo che puoi rimanere con noi, Kanny-kun ^^

Laito: Sogni infranti ç_ç

  
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