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Autore: YukiWhite97    27/06/2017    0 recensioni
"Se la vita di Llweran era frenetica, quella di Legolas non era da meno".
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"E la sua vita era cambiata poco più di sedici anni prima, quando il suo piccolo Llweran era venuto al mondo, così all'improvviso, senza che nessuno se lo aspettasse".
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Aragorn/Legolas & molto altro.
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Se vi piacciono le mpreg, il fluff, gli intrighi familiari peggio di "Beautiful" e gli stereotipi da liceo americano, questa è la storia che fa al caso vostro!
[Primissima fanfiction in questo fandom, siate buoni se potete ^^]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Aragorn, Legolas, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Mpreg, Triangolo
Capitoli:
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Dall’incidente era passata una settimana, e se pian piano Llweran si era ripreso, lo stesso non si poteva dire per Legolas.

Ormai era finita, era giusto che fosse così. La relazione tra lui e Aragorn aveva portato a troppi eventi spiacevoli, l’incidente, la morte di Boromir.

Già, Boromir…

Non riusciva a non sentirsi in colpa nel pensarci. Se solo avesse saputo prima che sarebbe finita così probabilmente si sarebbe comportato in maniera diversa, ma ormai era tardi per pensarci.

Era tardi.

Non doveva più pensare ad Aragorn né a nulla, era ora che ci desse un taglio e si dedicasse all’unica cosa davvero importante: Llweran. Lo aveva quasi perso e la paura era stata tanta, forse fin troppa.

Thranduil osservò suo figlio seduto con lo sguardo vitreo sopra il divano. Non lo avrebbe rimproverato, né gli avrebbe detto nulla, poteva solo immaginare il dolore che stava provando.

“Legolas – lo chiamò lentamente – non voglio infierire, però penso che dovresti darti una svegliata”

“Una svegliata? - sussurrò con un filo di voce – Boromir non c’è più, ed è tutta colpa mia”

“Oh no, non cominciare. Non è colpa tua, non è colpa di nessuno. Certe cose accadono e basta...”

“Se solo non mi fossi fatto coinvolgere – sussurrò ignorandolo – a quest’ora nulla di tutto ciò sarebbe successo”

Suo padre sospirò, andando a sedersi accanto a lui.

“Non è detto, magari sarebbe successo comunque. Il fatto è, Legolas, che devi andare avanti. Lo devi fare per Llweran, è quasi morto. E inoltre… posso ben capire quanto la situazione per te sia difficile, ma devi stringere i denti. Io sto con Elrond, avrò un bambino di lui, di conseguenza è come se fossimo tutti una famiglia...”

“Già… crudele ironia” - disse accennando un sorriso.

“Bene, così ti voglio – rispose sorridendo a sua volta – adesso… perché non corri a svegliare tuo figlio? Oggi torna a scuola. E tu devi tornare a lavoro”

“No – si portò una mano sul viso – non voglio andare a lavoro”

“Non fare il bambino e sbrigati” - borbottò severamente.

 

Il fatto di aver quasi sfiorato la morte non aveva influito troppo su Llweran.

Strano a dirsi, ma la scuola gli era incredibilmente mancata.

Quando arrivò si guardò intorno come se fosse stato assente per chissà quanto tempo. Immediatamente Una, Sabia e Shauna lo adocchiarono, andandogli incontro.

“LLWERAN! - piagnucolò la maggiore delle Tuc, stritolandolo – sono così felice che tu sia tornato, così felice!”

“Cough, Una, non respiro” - borbottò il biondo.

Dopodiché sollevò lo sguardo incrociando gli occhi celesti di Shauna, che sorridendo gli si era avvicinato.

“Hei” - sussurrò con le mani dietro la schiena.

“Shauna… sono così felice di vederti, di vedere tutte voi. Temevo che non sarei più tornato”

“Non dirlo neanche per scherzo! - Una gli puntò il dito contro – piuttosto, dov’è quello scemo di Eldarion?”

Llweran fece per rispondere che non lo sapeva, ma non ci fu bisogno.

Il ragazzo comparve alle loro spalle. Era evidente che qualcosa in lui fosse cambiato, oramai non aveva più quell’espressione sicura in viso.

Era una stata un’esperienza terribile, al punto che Eldarion aveva deciso che il segreto che aveva scoperto sarebbe rimasto tale. Non era necessario che Llweran sapesse.

Quest’ultimo gli si avvicinò, e quando gli arrivò vicino lo guardò negli occhi.

“Strider”

“Greenleaf”

Non si erano mai chiamati per cognome, e per questo ciò risultò un gesto alquanto inusuale. Un gesto che fu poi seguito da un abbraccio sincero.

Llweran gli diede una pacca sulla spalla. Eldarion non avrebbe più potuto giocare a basket, e poteva anche solo immaginare quanto la cosa lo facesse star male. Come avrebbe preso il suo posto? Lui era il playmaker, era diverso dall’essere un capitano.

I due furono raggiunti dalle tre ragazze, e gli uni accanto agli altri si avviarono dentro la scuola

 

Se suo figlio era riuscito a riprendersi a testa alta, ci sarebbe riuscito anche lui. Anche se la situazione era un po’ diversa visto che si sarebbe ritrovato a lavorare a stretto contatto, quindi a vedere ogni giorno, la persona che per la seconda volta gli aveva spezzato il cuore.

“Non so se ce la posso fare” - sospirò.

“Non ho cresciuto un codardo, ho cresciuto un uomo coraggioso – Thranduil gli diede una spinta – va. E non lasciarti prendere dalle emozioni”

“Pff, facile per te” - sussurrò.

“Come prego?”

“Nulla! - esclamò – scappo, a più tardi!”

Immediatamente uscì di casa, saltò in macchina e raggiunse il proprio ufficio.

Ok, va tutto bene. Devo solo sperare che Aragorn non passi di qui, e dopotutto perché dovrebbe succedere? Lui è solo il capo.

Nervosamente si sedette vicino la propria scrivania, prendendo a sistemare dei documenti. Non aveva il coraggio di sollevare lo sguardo, e se lo avesse visto?

Emotivo per com’era, specie in quel periodo, sarebbe stato impossibile tenergli testa.

In realtà, per tutto il tempo Aragorn non aveva fatto altro che aspettare il suo arrivo. Lo aveva visto entrare non trovando il coraggio di avvicinarsi. Legolas tra i due era stato il più forte, quello che era stato in grado di mettere la parola “fine” alla loro relazione. Lui invece, che tra i due era il debole, non riusciva a darsi pace. In poco tempo erano successe troppe cose, uno dei suoi amici più cari se n’era andato e molto probabilmente suo figlio avrebbe dovuto rinunciare al sogno di diventare un campione di basket.

La fine di quella malsana relazione avrebbe fatto bene a tutti… a tutti tranne che a loro.

Decise di avvicinarsi, con una banale scusa.

“Buongiorno”

Legolas rabbrividì nell'udire il suo tono di voce così stranamente tranquillo.

“Emh – sollevò lo sguardo – buongiorno...”

“Hai finito di controllare quei documenti? Mi servirebbero”

“No… in realtà ho appena cominciato” - ammise.

“D’accordo, non fa niente, fa pure con comodo” - la tranquillizzò.

La conversazione era già morta e dopotutto Aragorn non se ne sorprendeva. Legolas gli aveva chiaramente urlato contro quanto lo odiasse.

“Come… come stai?”

“Io come sto? - domandò in tono polemico – bene, ovviamente”

“Legolas, non parlare affatto mi sembra assurdo”

“Bene – disse freddamente – vuoi sapere come sto? Sto male, com’è ovvio che sia. Fortunatamente mio figlio è più veloce di me a riprendersi”

“Sono… sono contento che almeno lui stia bene...” - sussurrò.

“E… Eldarion invece? Come sta?”

“Oh lui… sì, sta abbastanza bene. Certo, è un po’ giù di morale, ma immagino sia normale”

“Già” - il biondo abbassò lo sguardo.

Insomma, cosa aspetta ad andarsene? Sta calmo Legolas, non farti prendere dal panico, non farti prendere dalle emozioni.

“Comunque credo che la colpa sia mia” - disse Aragorn ad un tratto.

“Eh? Cosa?” - domandò confuso.

“La morte di Boromir. Avrei dovuto mettere un freno ai suoi sentimenti sin dall’inizio...”

Legolas però gli fece segno di tacere.

“Io non voglio parlare di questo adesso. Non devi preoccuparti, non è colpa di nessuno, ed io imparerò ad andare avanti come ho già fatto una volta. Qui tu sei il mio capo, tutto qui...”

Il suo tono era incredibilmente gelido come non mai. Ciò colpì molto Aragorn, che a quel punto non poté ribattere. Si allontanò come Legolas voleva, e continuando a pensare al fatto che… non poteva finire tutto così.

 

Per quanto riguarda Thranduil, si era ormai trasferito da Elrond, peccato che la loro quiete era durata poco..

Elladan ed Elrohir, i suoi figli più piccoli, erano tornati a casa per un periodo, visto che studiavano all’estero.

Se avere a che fare con un appena ventenne con un caratteraccio e con l’amore per il disordine era difficile, avere a che fare con DUE tipi così era praticamente impossibile.

“Questa poi – si guardò intorno, nervoso – non mi sono trasferito qui per fare da badante a due ragazzini impertinenti!”

Nel dire ciò si chinò, raccogliendo dei vestiti sparsi sul pavimento.

E come se non bastasse, uno dei due gemelli amava follemente la musica metal… ad alto volume e a tutte le ore del giorno e della notte.

Thranduil picchiettò contro una parte.

“Elladan – chiamò – ti dispiacerebbe abbassare il volu… oh, figurati se mi sente!”

Elrond lo udì, e decise quindi di andare in suo aiuto.

“Ma che succede?” - gli chiese.

“Succede che i tuoi figli mi faranno diventare matto! - esclamò puntandogli il dito contro – sono così indisciplinati...”

“Sono solo ragazzi – disse divertito – e poi dovrai abituarti”

“Ah, non dirlo neanche per scherzo. Perché mio figlio prenderà i miei geni, non i tuoi, quelli sono difettosi”

“Se lo dici tu” - tentò di trattenere una risata.

In quel momento Elladan si decise ad uscire, con le cuffie ben impiantate nelle orecchie.

“Ah, finalmente!”- esclamò Thranduil.

“Io sto uscendo con Elrohir, ci vediamo dopo!” - esclamò il ragazzo ignorandolo.

Il biondo alzò gli occhi al cielo, entrando poi nella camera lasciata aperta.

“Oh mio Dio – si lamentò osservando il disordine – Dio ti prego, fa che mio figlio non erediti i geni del disordine!”

 

La giornata non era andata poi così male. Ma non era stato che il primo di una lunga serie di giorni lunghi e tutti uguali.

Come se non bastasse aveva anche iniziato a piovere e c’era un traffico infernale.

Legolas tentò di vedere oltre il vetro appannato, ma tutto ciò che riuscì a riconoscere fu la luce di due fari di un auto. Un auto che per poco gli venne addosso, facendogli prendere uno spavento immane.

“AH! - esclamò, togliendosi la cintura e aprendo lo sportello – razza di idiota, ma cosa fai?!”

Dall’alta auto ne uscì immediatamente un altro uomo, il che non sarebbe stato un problema se solo non fosse stato così… carino.

Quest’ultimo gli sorrise.

“Mi dispiace, purtroppo con questa pioggia non vedo niente” - si scusò.

Legolas scosse il capo per tornare in sé.

“Beh, comunque faccia attenzione, potrebbe essere pericoloso”

“Oh, si è fatto male? Vuole che la porti in ospedale?” - domandò facendo per avvicinarsi.

“Ah, non si avvicini, sto bene” - borbottò.

“D’accordo, d’accordo – disse sorridendo – però vedo che è bagnato fradicio, almeno mi faccia perdonare offrendole un caffè”

Legolas strabuzzò gli occhi.

Questo qui ci sta provando con me in maniera palese! Non pensarci neanche Legolas, tu hai chiuso con gli uomini.

“Grazie… ma no grazie, devo tornare a casa. E’ stato un piacere, ma devo proprio andare, arrivederci” - disse frettoloso, infilandosi in auto.

“… Io comunque mi chiamo Faramir!” - esclamò l’altro.

Il biondo finse di non aver udito, ma in realtà aveva sentito tutto e molto bene anche. Non riuscì a trattenere una risata. Trovava alquanto tenero il fatto che qualcuno volesse provarci con lui, oltre al fatto di farlo sentire molto lusingato.

Ma non era proprio il caso.

Riprese a guidare, lasciandosi alle spalle quel giovane uomo che tanto l’aveva sorpreso.

 

Finalmente erano giunte le lezioni pomeridiane. Llweran Eldarion, Shauna e le gemelle stavano camminando per il corridoio.

“Ragazzi, ci vediamo fuori in cortile fra cinque minuti! - esclamò Shauna – abbiamo molto di cui parlare!”

“RAGAZZIIII!”

La voce squillante che li colse di sorpresa apparteneva a Tauriel, la quale si fiondò su di loro.

“Ma questa qui non ha altri amici da cui andare?!” - borbottò Una.

“Oh Llweran, ti sei ripreso, che bellezza – disse la ragazza avvinghiandosi al suo braccio e guardando poi Eldarion – e ci sei anche tu El… umh...”

“Eldarion”

“Giusto! Cosa fate di bello?”

“Dobbiamo andare ad una riunione – fece Una – e tu non sei invitata”

“Vi preeego! - supplicò la ragazza – per voi è un problema?”

“Beh...” - Llweran alzò gli occhi al cielo.

“Io direi…. Che va bene” - Eldarion fece spallucce.

“Evvai!”

Una si portò una mano sul viso.

“Strider, se prima non mi piacevi, adesso ti detesto proprio”

Il numero gruppo poco dopo si recò in un angolo tranquillo del cortile, in modo da poter parlare in pace. Vennero raggiunti anche da Elladan ed Elrhoir..

“Voi che fate qui?” - domandò Shauna.

“Li ho invitati io, è un problema?” - domandò Eldarion.

“Assolutamente no! Prego, accomodatevi pure!”

“Oh no – Una spalancò gli occhi – è come avere tre Eldarion, sto sognando – si rivolse ad Elladan, che le si sedette accanto – tu npn sei stupido come quel campione di tuo nipote, vero?”

“Scoprilo se sei abbastanza coraggiosa” - scherzò l’altro facendola sorridere, e mentre Sabia arrossiva nel ritrovarsi Elrhoir accanto.

“Va bene ragazzi, ascoltatemi – a parlare fu Shauna – siamo qui per una cosa importante. Dobbiamo aiutare Llweran. La squadra di basket è importante, è quella che ha vinto più campionati in tutta la scuola, e poi è un suo sogno diventare un giocatore professionista”

“Uh, posso fare la ragazza pon pon?!” - esclamò Taurile con brio.

“Emh… sì – Shauna sollevò le braccia – Llweran non crede di potercela fare, ma noi siamo qui per dimostrargli che può essere un buon capitano, può provare con noi!”

“Emh, emh – Llwran si sgranchì la voce – Shauna, siete tutti molto gentili. Ma prima cosa…. Voi non sapete nulla di basket!”

“Appunto, così puoi insegnarci!” - rispose lei.

“Sì… ma anche se fosse io non posso essere il capitano!”

“Perché no? - domandò Eldarion – sei l’unico che può farlo”

“Io sono il playmaker, anche volendo non possiamo togliere il playmaker alla squadra”

“Eh… giusto. Ebbene? Non c’è qualcun altro?”

“Eviterei di nominare qualcun altro della squadra capitano”

“Allora chiedetelo a qualcuno fuori la scuola, dopotutto è un attività extracurricolare!” - intervenne Sabia.

“Questa si che è un’idea! - esclamò Shauna – gemelli, voi sapete giocare a basket, vero?”

“Soltanto io – disse Elrohir, ma poco, e poi comunque io ho lo studio a cui pensare, quindi passo...”

“Bene, fantastico – sbuffò Eldarion – e la nostra squadra è fuori dal campionato!”

“Non dire così! - esclamò Llweran – io ti prometto che porteremo la squadra alla vittoria, parola mia! Ci serve solo un leader, uno impavido, coraggioso, severo e che non abbia paura di mettersi in gioco”

Mentre parlava Shauna aveva assunto un'espressione pensierosa.

“Forse…. Forse c’è qualcuno che fa al caso nostro”

Llweran la guardò, rabbrividendo.

“Shauna...ti prego… non starai pensando a...”

“Llweran, ma è è perfetta!”

“Oh no – piagnucolò – tutti, ma non lei...”

   
 
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