Storie originali > Fantasy
Ricorda la storia  |      
Autore: Jordan Hemingway    29/06/2017    5 recensioni
Il mondo era oscuro e nell’oscurità camminavano i demoni.
Uomini, donne e bambini morivano come mosche nella pioggia, intrappolati senza possibilità di salvezza.
Fu allora che il re di Caille invocò la Dea: dal nulla sorse una barriera che liberò l’umanità dalla presenza dei demoni per sempre.
Tuttavia la benedizione della Dea aveva un prezzo.
Un prezzo che la stirpe del re di Caille non aveva intenzione di pagare.

Prima classificata al contest "Stelle d’Oriente” Indetto da Dollarbaby e giudicato da missredlights sul forum di EFP.
Genere: Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Cuor di coniglio


Here I am a rabbit hearted girl
Frozen in the headlights
It seems I've made the final sacrifice
Rabbit Heart, Florence and The Machine
 
 
Admeto: Morirai comunque un giorno e ingloriosamente!
Ferete: M'importa poco la mala fama dopo morto!
Alcesti, Euripide
 
 
 
Il mondo era oscuro e nell’oscurità camminavano i demoni.
Uomini, donne e bambini morivano come mosche nella pioggia, intrappolati senza possibilità di salvezza.
Fu allora che il re di Caille invocò la Dea: dal nulla sorse una barriera che liberò l’umanità dalla presenza dei demoni per sempre.
Tuttavia la benedizione della Dea aveva un prezzo.
Un prezzo che la stirpe del re di Caille non aveva intenzione di pagare.
 
Un'altra battaglia persa.
Il tramonto colorava di riflessi innaturali i cadaveri dell’armata reale di Caille, sparsi sul terreno umido di sangue e sudore. I corvi iniziavano a tornare ai propri nidi, sazi dopo il lungo banchetto, gettando strida soddisfatte verso il cielo rosso cupo.
Metallo e carne bruciata: questo era dunque l’odore della morte. Sanna cercò di trattenere i conati di vomito mentre oltrepassava un corpo smembrato: gli occhi del soldato sembravano chiederle aiuto.
Quel che restava del grande esercito di Caille erano cadaveri ben oltre la distanza verso cui lo sguardo di Sanna poteva spingersi.
Nessuno di quei corpi apparteneva a un demone.
La bambina strinse con più forza il suo coniglio bianco al petto e continuò a camminare, una sagoma piccola e bianca in un campo di morti. Il tremito che proveniva dal corpicino dell’animale impaurito si trasmetteva al corpo di Sanna.
Un vero cuor di coniglio, diceva la bambinaia, così sensibile e sempre a spaventarsi per nulla.
Questa volta però non poteva aver paura. Non voleva aver paura nel momento della propria morte.
 
“Non sarò io.” Aveva stabilito la prima figlia del re di Caille. L’armatura che rivestiva il suo corpo sgraziato era sporca e ammaccata dai colpi ricevuti in battaglia. “L’esercito non accetterà mai la mia morte.”
“Sei così sicura della tua importanza, sorella.” La seconda figlia del re di Caille alzò la testa dai dispacci provenienti dalle altre zone del fronte. “Io credo però che di fronte alla speranza del ritorno della barriera i tuoi comandanti sarebbero i primi a chiedere la tua morte.”
“E chi dovrebbe sostituirmi? Tu?” La risata di scherno echeggiò nei corridoi del palazzo. “Resta al sicuro tra le mura di Caille, Matilda, e occupati dei tuoi intrighi con il resto del continente. Lascia a me il compito di sconfiggere i demoni.”
Il sovrano di Caille conficcò le unghie nel bracciolo del trono “I demoni non possono essere sconfitti.” La sua voce era stanca, la sua testa canuta, i suoi occhi erano colmi dell’orrore di troppe notti insonni. “La benedizione della Dea è la nostra unica possibilità.”
“La Dea.” La prima figlia sputò con disgusto. “Se credi ancora in queste favole, padre, perché non sacrifichi te stesso per salvare il tuo popolo?”
Dal suo angolo Matilda annuì. “Affronta la realtà, padre: non sei più in grado di governare. Se non ci fossimo io e Miranda Caille sarebbe caduta già da tempo. Quale modo migliore per uscire di scena?”
Il vecchio re strinse gli occhi tra le rughe. “Non avrete il piacere di salire su questo trono prima del tempo, figlie mie. Ho ancora abbastanza potere per farvi implorare di non essere mai nate.” Ribadì con durezza.
Le due donne si strinsero nelle spalle.
“C’è solo una scelta quindi.” Concluse Matilda, voltandosi verso la grande finestra aperta. Nel cortile sottostante una madre e una figlia giocavano assieme, i loro capelli dorati si confondevano negli abbracci.
 
 
In una notte d’estate Sanna si era svegliata con una carezza della madre.
“Bambina mia,” aveva sussurrato la donna, “vestiti in fretta, dobbiamo andarcene.”
Sanna non capiva che cosa stesse succedendo.  “Dove andiamo, mamma?”
“Tuo nonno e le tue zie stanno per fare una cosa molto brutta, tesoro.” La voce di sua madre era strana, contorta. “Per questo dobbiamo scappare via prima che se ne accorgano.”
Sanna si era rannicchiata nel letto. “Ma è buio.” Aveva protestato. “E fuori ci sono i demoni. Hai detto che la Dea non vuole che usciamo quando fa buio.”
“La Dea.” Sua madre era scoppiata a ridere e anche questa risata era strana, contorta. “La Dea non protegge più Caille da quando tuo nonno ha rifiutato di morire per lei. E’ colpa della Dea se i demoni sono tornati. E’ colpa della Dea se tuo padre è morto per combatterli. E’ colpa della Dea se stiamo per scappare come delle criminali.”
La bambina si portò le mani alle orecchie. “Smettila!” Dov’era la sua mamma che giocava e le raccontava storie sulla bontà della Dea?
“Altezza.” Sanna trattenne il fiato vedendo entrare un drappello di guardie. I visi a lei familiari erano nascosti dalle celate degli elmi, e fu questo ad aumentare la sua paura. “Ordini del re: dovete seguirci.”
Sua madre deglutì lentamente. 
E all’improvviso Sanna si ritrovò spinta fuori dal letto, sul pavimento di marmo duro e freddo.
“Prendete lei!” Urlava la madre. “E’ sangue del mio sangue, stirpe di Caille anche lei, lasciatemi vivere, prendete mia figlia” Ripeteva isterica, singhiozzando e cercando di nascondersi dietro a Sanna.
Dov’era la sua mamma?
“Mi dispiace, Altezza.” Il capo delle guardie aveva sollevato la donna piangente da terra. “Ordini del re.”
 
 
La Dea creò una barriera impenetrabile ai demoni. In cambio chiese un’unica cosa: la vita di un membro della stirpe di Caille ad ogni generazione.
Il re accettò lo scambio e si sacrificò per il bene dell’umanità. Non così suo figlio.

“Perché?” Chiedeva piangendo Melissa. “Perché devo essere io?”
“Perché il padre di tua figlia era il primogenito del re di Freus. Sacrificare Sanna significherebbe perdere la possibilità di unificare i due regni.” Matilda si avvicinò alla sorella. “Mi dispiace.”
Melissa si scostò. “Mi stai mandando a morire e ti dispiace?” Prese il fiato e iniziò a ridere, isterica. “Tutti voi” aprì le braccia per indicare le sorelle e il padre, “mi state mandando a morte al posto vostro!” Si lasciò cadere a terra. “E potrebbe essere tutto inutile!” Ricominciò a piangere.
Il re di Caille si alzò dal trono. “La Dea avrà il sacrificio promesso. Tra due giorni sarai portata al tempio.” Fece un cenno e le guardie trascinarono Melissa fuori dalla sala.
Invisibile agli occhi degli adulti, Sanna ascoltava ogni parola nascosta dietro una delle tante colonne.
 
Ormai era quasi arrivata. Sentiva il rumore delle onde che si infrangevano contro la scogliera: il tempio della Dea era davanti a lei. Le colonne coperte di muschio incombevano su Sanna come gli antichi cavalieri delle leggende che le raccontava la bambinaia.
Cavalieri venuti da lontano a cavallo della notte, nei tempi antichi. Le loro armi erano pura luce, il loro sguardo pura tenebra.
Il coniglio tremava ancora: la bambina lo infilò all’interno del grembiule immacolato continuando ad accarezzarlo. Avrebbe dovuto lasciarlo a palazzo ma quando era sgattaiolata fuori dalle mura lo aveva trovato all’interno della tasca del vestito, dove sapeva di poter trovare carote e qualche foglia di lattuga.
Almeno avrebbe avuto un amico accanto a lei quando la Dea avrebbe chiesto il suo pagamento.
Muschio e piante avevano invaso il santuario, in rovina da anni. Sanna deglutì alla vista delle enormi ragnatele in cui erano intrappolate decine di insetti, alcuni dei quali ancora si dibattevano disperati.
Cavalieri della notte, portatori di magie sconosciute.
L’odore intenso del mare, le cui onde ruggivano al di là dello strapiombo su cui il tempio si affacciava, si univa a quello dolciastro delle cose lasciate a marcire.
Cavalieri corrotti, demoni.
Nel punto più scuro, alla fine di un lungo corridoio, Sanna trovò quel che stava cercando. Una grande sala dalle cui pareti pendevano fili colorati, sui quali camminavano ragni e blatte.  Ricordava la voce della madre raccontarle che durante le celebrazioni quei fili si illuminavano e riempivano il tempio di luce dorata.
L’abside principale si trovava in fondo alla stanza: l’immagine della Dea era ancora visibile nonostante i danni del tempo e del degrado.
Inginocchiatasi sui gradini verdastri la bambina alzò gli occhi verso quel viso dolce e severo, proprio come le aveva insegnato a fare sua madre. 
Quel pensiero le provocò un singhiozzo e all’improvviso si rese conto di non ricordare più nemmeno una delle preghiere che aveva imparato a recitare.
“Per favore.” Le lacrime caddero sul muschio bagnato. “Per favore, Dea: prendi me e salva gli altri, salva la mamma, anche se io non sono lei, anche se ho paura.” Riuscì a dire tra un singhiozzo e l’altro, piegando la testa verso il basso.
Dopo qualche minuto tornò a guardare il ritratto della Dea: non era cambiato nulla.
“Per favore.” Ripeté. “Per favore.”
Rimase in attesa per molto, molto tempo, pregando e piangendo.
Tuttavia la Dea rimase muta.
 
Infine Sanna si alzò e uscì dal tempio. Nella tasca del grembiule il coniglio si era addormentato, stanco di spaventarsi. La scogliera grigia resisteva ai colpi crudeli del mare, immobile e immutabile come la Dea alla quale aveva affidato invano le sue preghiere.
Le ultime luci del sole stavano per spegnersi tra i flutti scuri.
La Dea non voleva ascoltare le sue preghiere, questo era un fatto che Sanna non poteva negare.  Per un momento si domandò se suo nonno fosse nel giusto. Era mai esistita una barriera, esisteva davvero una Dea o erano tutte bugie?
Era mai esistita la sua mamma, quella che giocava con lei e la abbracciava per tenerla al sicuro?
Sanna rabbrividì guardando le onde infrangersi sugli scogli.
Un sacrificio.
Bastava un sacrificio e tutti sarebbero stati in salvo. Forse la Dea non voleva risponderle perché il tempio era in rovina. Forse era arrabbiata, ma se Sanna fosse stata coraggiosa forse avrebbe accettato lo stesso il suo sacrificio.
La stirpe si eredita, la virtù si acquista; e la virtù da sola vale quello che la stirpe non vale. Aveva detto la bambinaia poche ore prima. La Dea non accetterà un sacrificio forzato. Sii coraggiosa, principessa. Non essere come tua madre o come le tue zie. Salvaci tutti.
Con dolcezza la bambina estrasse il coniglio dal grembiule. L’animale dormiva ancora: lo posò delicatamente sotto una roccia vicino ai resti del tempio. Con un po’ di fortuna se la sarebbe cavata, lì intorno era pieno di piante e radici.
Purtroppo quello era tutto ciò che poteva fare per lui.
Un passo dopo l’altro Sanna si diresse verso lo strapiombo, gli occhi fissi su quel che rimaneva del sole, appena un bagliore intermittente oltre la linea del mare.
La Dea avrebbe riacceso la barriera.
La Dea avrebbe scacciato i demoni.
La Dea avrebbe salvato tutti.
La Dea avrebbe salvato la mamma, così la mamma sarebbe tornata a volerle bene.
La Dea…
 
 
Narrano le leggende di un regno chiamato Caille, il cui re fiero e arrogante e le principesse fredde e crudeli rifiutavano la fede nella Dea.
La Dea adirata distolse la faccia dal re di Caille e dalla sua stirpe, lasciando l’umanità sola a combattere i demoni.
Fu allora che Sanna di Freus si sacrificò per il bene di tutti.
 
 
Il coniglio bianco si svegliò: il calore che lo circondava era sparito.  Era solo in un posto sconosciuto, pieno di odori e rumori mai sentiti prima.
Calava la notte e i demoni stavano per arrivare, lo percepiva anche lui.
Tremando il coniglio si nascose più a fondo sotto le rocce.
 
La barriera tornò attiva, i demoni furono nuovamente scacciati, ma la stirpe del re di Caille finì nel giorno in cui i cavalieri di Freus passarono a fil di spada il re e trucidarono le sue figlie per vendicare la morte di Sanna.
Narra la leggenda che ora sia Sanna di Freus a vegliare su tutta l’umanità, mantenendo attiva la barriera senza più ricorso a sacrifici…
 
“Siamo arrivati.” Esultò uno dei cavalieri, uscendo dal buio.
I suoi compagni scesero dalle proprie cavalcature, creature stridenti di metallo inanimato, per entrare nel tempio.
Uno di loro si tolse il casco oblungo che lo rendeva simile a un predatore privo d’occhi, rivelando un viso coperto di squame nere.
“Anni di battaglie per poter finalmente entrare.” Commentò sospirando. Scostò una delle ragnatele e premette una sezione del muro. Immediatamente la stanza si illuminò di luce dorata, intensa. Gli insetti che camminavano sui fili scoperti cessarono di esistere.
“Pensare che hanno costruito una religione attorno a tutto questo.” L’oro si allungava sulle pareti metalliche, bruciando muschio e muffa e rivelando i pulsanti sotto le foglie marce.
“Merito del primo re di Caille: dopo aver rubato gli schemi del sistema di protezione, per assicurarsi che nessuno a parte lui potesse capirne il funzionamento creò questo,” il primo cavaliere staccò l’icona della Dea dal pannello di controllo e la gettò dietro di sé, “prima di finire vittima della sua stessa truffa e farsi disintegrare dal motore di supporto.”
“Gli effetti collaterali di giocare al salvatore del mondo.” L’altro si infilò di nuovo il casco. Fuori dal tempio l’oscurità notturna cedeva terreno alla luce sempre più intensa proveniente dall’edificio. “Resetta il sistema operativo e attiva il programma di lancio, in fretta. Ora che abbiamo trovato l’ultima astronave possiamo andarcene da questo maledetto pianeta e tornare a casa.”
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Jordan Hemingway