Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Arydubhe    30/06/2017    2 recensioni
Levi non ha mai visto nulla più che una collega in Hanji, un individuo troppo singolare per poter rappresentare per lui alcunchè di più. Un tramonto, un titano e un aggettivo di troppo faranno sì che questa certezza crolli nella mente del Caporale.
----------------
Dal testo:
“Giuro che credevo di averne viste di relazioni strambe in 40 anni della mia vita; ma due piccioncini che si scambiano titani come pegno d’amore …be’ credo che solo voi due potevate esserne capaci!”
Levi si girò a fulminare il proprietario di quella voce che conosceva benissimo. Erwin lo aveva raggiunto alle spalle, un ghigno sghembo sul viso, tipico di chi crede di saperla lunga.
“Deve farti ancora male la testa. Io le ho solo portato un titano. Fine. Non è successo altro” si limitò a replicare Levi indicando le bende che ancora avvolgevano la ferita sulla nuca di Erwin. Non aveva intenzione di cogliere le provocazioni dell’amico.
Genere: Comico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hanji Zoe, Levi Ackerman
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAPITOLO 6: Realizzazioni 

 
«E io che cazzo faccio ora? Perché Hanji?» la schiena abbandonata contro il muro, le spalle arcuate fino a sembrare cadenti sotto il peso della realizzazione, il Caporale era il ritratto della desolazione.

Levi sentì Erwin grugnire tra un sorriso e una smorfia. Sembrava restio a rispondere. 

«Per la seconda domanda non ti posso aiutare. Ma per la prima…Mi ripeterò. Cosa deciderete di fare sono affari vostri. Cosa vorrete essere dipende da voi. Dipende da te e da lei. Io non mi permetterò di immischiarmi in questa faccenda più di così...per ora almeno. Ma ci saranno conseguenze. Siete mie colleghi, siete miei amici e mi state a cuore tutti e due. Ma non posso basarmi solo sul sentimento personale. E qui parlo da vostro superiore: mi servite entrambi quindi mi arrabbierei parecchio se qualunque cosa tra voi due si mettesse in mezzo al lavoro di noi tutti.»
 
Erano parole ambigue. A metà tra una benedizione e una minaccia da parte di una persona dimidiata tra dovere e sentimento personale. 
Ma il senso si capiva benissimo. 

Levi sentì improvvisamente l’impulso di trovare una sedia. Tutta la voglia che aveva avuto di scappare lasciando Erwin tra i suoi deliri era evaporata lasciandolo di fronte al fatto compiuto che quello che delirava era lui.
 
Si chiese se forse avrebbe potuto chiudersi in quella stanza, rifiutandosi di uscire con una scusa. 

Aveva un’unica certezza in quel momento: non avrebbe potuto reggere la vista di Hanji. 
Non ora. Non ora che sapeva, non ora che finalmente aveva dato un senso logico al tutto…ma non era pronto a guardarla con gli occhi di chi finalmente la vedeva

Davvero, che fare? Hanji era sempre stata una collega. E una amica. 

Non sapeva per quale ragione, ma più ci pensava, più riteneva quasi un insulto il fatto di aver finito per vedere in lei altro. Non ci si innamora tra colleghi, questa era una regola che veniva tassativamente rispettata nell’esercito e a cui si era messi di fronte sin da subito.

In effetti, con quella mossa geniale aveva distrutto la propria deontologia professionale, per quanto non intenzionalmente. 
E la cosa peggiore era che a ripensare ad Hanji, a quella sera, a quel vestito a quel tramonto, eccetera…realizzava che lei aveva davvero gradito il suo complimento.
Forse Hanji non avrebbe badato alla sua deontologia professionale più di quanto di norma badava ad essere presentabile per i canoni estetici di una normale donna di razza umana. Ma forse stava correndo troppo col pensiero, quel pensiero che fin per troppo tempo aveva tenuto anni luce lontano da Hanji…

«Secondo te…» cominciò Levi. 

Non trovava la forza di concludere la frase. 

Si schiarì la gola, passandosi una mano in viso, raccogliendo tutte le forze. 

«Secondo te...lei…» si bloccò di nuovo. 

Levi sperava che Erwin capisse da solo quel che intendeva dire. Stentava ancora ad ammettere a sé stesso tutta la faccenda, non se ne parlava di riconoscere i fatti ad alta voce. 

Un pronome in più era un progresso, in fondo.  

«Non sono io quello che capisce Hanji…» commentò il Comandante. 

Levi sospirò.  Ecco, aveva capito benissimo, lo stronzo.

«Spiegami. - tentò di cambiare il tiro-  Da quanto, cazzo, sono diventato così sentimentale?»

Erwin scosse la testa, grattandosi un orecchio. 

«Lo sei sempre stato, a modo tuo. In fondo. Talmente in fondo e talmente a modo tuo, però, che alle volte neanche tu ci capisci qualcosa.»

«Non so se voglio capire davvero come stanno le cose» confessò Levi dalla sedia in cui era abbandonato. 

Seriemente, perché Erwin si era sentito in dovere di fargli capire che la sua maniera di vedere Hanji era cambiata? Ah sì, giusto: lui, alla propria deontologia professionale, ci teneva eccome. 
 
Non sapeva perché, ma Levi aveva come la sensazione che una grande, enorme figura di merda lo attenesse al varco.

«Sai, forse sarebbe davvero bello saper volare. Hai presente, andarsene lontano, lontano dai titani, lontano da qui» e ascoltando sé stesso pronunciare quelle parole, in quel momento, per la prima volta capì esattamente che cosa avevano inteso dire Armin e Hanji. 

«Non so se basterebbe per liberarsi di Hanji» osservò Erwin ironico.
 
L’unica risposta che ottenne fu un’imprecazione sofferente e il mormorio di Levi: «È ancora valida la proposta della forca?».
 
Proprio in quel momento, però, Erwin gli fece cenno di tacere; Levi aguzzò le orecchie, solo per sentirsi sbiancare.

Passi di corsa.
Poi i due sentirono bussare. Quattro picchiettii ritmati, inconfondibili.

«Oddio è lei...è qui?» Levi scattò in piedi, il suo sussurro rivelava il panico più totale.

«Temo proprio di sì...»

«Merda, perché proprio ora!!!» il Caporale gettò un fugace e spasmodico sguardo alla stanza. «Non sono pronto...»

Con gli occhi cercava angoli e valutava volumi.

Erwin lo guardò basito, intuendo le intenzioni di Levi: «Levi, non starai pensando di nasconderti, spero...»

L'occhiataccia che Levi gli lanciò fu una conferma piuttosto eloquente. Ma con suo grande rammarico non v'era posto alcuno dove sparire. A meno di non gettarsi giù dalla finestra. Tre metri non erano poi così tanti...ma nemmeno pochi. Se solo avesse avuto con sé il 3DMG...

«Suvvia, si tratta di interagire con lei con qualche battuta…» lo rassicurò Erwin.

«Temo di non esserne in grado in questo momento…»

«Andrà tutto bene…»

«Uccidimi…»

«Oh, cielo! Levi, io devo aprirle...» avvisò il Comandante.

“Non sono pronto...” si ripeté un’ultima disperata volta Levi.

Ma quando Erwin face scattare la maniglia della porta, sul volto di Levi era tornata la stessa espressione di sempre, stoica e annoiata; aveva anche riguadagnato la sua tipica posizione, uno sfrontato semi-abbandonarsi alla sedia, mentre dava le spalle alla nuova venuta.

«Oh, ma chi si vede! I miei due confabulatori preferiti! - esclamò Hanji oltrepassando l’uscio, come al solito urlando, una pila disumana di cartacce in mano e un sorriso sghembo in volto; rivolse una smorfia a Levi- Non pensavo di trovarti qui a quest’ora, musone. - poi, tornando a guardare sorniona tutti e due-  Non dovreste chiudervi dentro a chiave, sapete...la gente potrebbe pensare male...»

Arrancando dentro alla stanza, quasi inciampando sui piedi di Levi, Hanji si gettò con tutto il suo peso sulla scrivania di Erwin, rovesciandoci sopra il suo mucchio di roba, che andò a spargersi con un tonfo sul pianale prima lindo e ordinato, sommergendo gli oggetti di Erwin, mentre qualche foglio svolazzò per terra frusciando. Erano davvero una marea…

«Ops...»

«Ehi, non ti bastavano più il tuo ufficio e la tua camera per spargere in giro i tuoi scarabocchi? - le domandò il Caporale col tono più irritato che riuscì a tirare fuori, mentre acchiappava al volo alcuni dei documenti – Ti pare il caso di invadere gli spazi altrui? E perché questa carta è così zozza?»  

«Per la verità un po' di problemi di spazio inizio ad averli – ammise quella sbuffando e asciugandosi la fronte, felice di essersi liberata dal peso di faldoni, cartelline e plichi sparsi- ...sulla carta…non ti conviene indagare…»

Tutto in Levi, tono, espressione e postura, indicava quanto fosse schifiltoso e quanto quella risposta l’avesse lasciato indignato. Si affrettò a posare quella roba, strofinando le dita contro il giacchino come per pulirle.

«Tu non hai mai smesso di avere dei problemi… in generale...»

Sbem,

“Bravo, Levi- si complimentò il Caporale con sé stesso -Acido e ruvido come solo tu sai essere.”

Levi gettò uno sguardo compiaciuto a Erwin come a chiedergli un tacito giudizio sulla propria interpretazione; ma prima che potesse ottenere risposta, il suo campo visivo fu invaso dal faccione irritato di Hanji a due centimetri da suo naso, un’espressione suo malgrado più buffa che paurosa.

«Tu piuttosto! Non capisci il peso della conoscenza...- gli soffiò contro quella in tono tragico, i gesti teatrali -…io vi porto il SAPERE...»

«…Io spero solo non fossero in ordine...» ridacchiò in un angolo Erwin, indicando ciò che restava del proprio pianale e della pila di fogli portata da Hanji, sempre più drammaticamente inclinata di lato.

«Ordine, lei?» escluse in tono sarcastico Levi, piazzando una manata sull’ennesimo plico di fogli per impedirgli di scivolare via «Tzk!».

«Naaaaaaaaaah» confermò quella scrollando le spalle, riacciuffando di mano a Levi le preziose carte prima che questi decidesse di lanciargliele contro.

«Quattrocchi, sei venuta qui a dirci qualcosa o vuoi solo far casino? Noi stavamo parlando di cose importanti…» la richiamò all’ordine Levi, spostandola di peso da davanti e fingendo di allontanarla con un calcio.

Che l’argomento in questione fosse lei non era il caso di farglielo sapere.

Erwin si concesse un ghigno. Effettivamente, un plauso, Levi se lo meritava.

A quell’osservazione Hanji sembrò a un tratto farsi seria, atteggiando una smorfia fintamente offesa.
«Come siamo gentili, Levi. E io che ero venuta per elogiarti! - Hanji atteggiò la voce in un tono compito - Erwin sappi che è tutto merito del nanetto e del gigante che mi ha portato se stasera posso portarti tutti questi risultati! È stato estremamente prezioso, il nostro soldo di cacio…del resto, tra titani e nani non si può dire che fosse una faccenda da mezze misure…»

E dicendo questo, prese a strizzare in un abbraccio stritolatore il Caporale, che rimase un attimo interdetto prima di sbraitare, dimenandosi sulla sedia: «Quattrocchi, levati o ti ammazzo!».
Stretto in quella morsa, Levi sembrava una preda inesorabilmente presa in trappola.

Per un secondo Erwin dovette impegnarsi a trattenere il respiro per non scoppiare a ridere in faccia al Caporale: in un indesiderato tête-à-tête con il seno di Hanji, Levi puntava forzatamente gli occhi altrove, uno sguardo che chiedeva pietà, nel più totale imbarazzo, che con estrema fatica stava cercando di dissimulare in stizza. Aveva il fiato corto…forse il segnale di un infarto imminente.

«Hanji spostati o giuro che ti mando stesa a terra per la schiena!» le ringhiò contro a un certo punto intimidatorio, le braccia strette attorno al corpo come a farsi scudo. Ma Hanji non aveva intenzione di ascoltarlo.

Erwin si sentì in pietoso dovere di intervenire: «Ne sono al corrente, Hanji...Levi, qui, mi stava giusto spiegando del vostro accordo.»

Levi sentì Hanji irrigidirsi e la stretta allentarsi.

«AH.»

Il caporale le gettò un'occhiata di sottecchi, ringraziando il cielo che finalmente lo avesse lasciato respirare. Perché quel tono...deluso, però? Perché il battito di lei aveva perso un colpo per poi accelerare?

«Mi ha detto del tuo piano delle fosse e di altre cose di cui ti stai occupando per cui ti serviva un titano vivo, una vera sfortuna dopo il divieto dei piani alti…»

«Ah sì…la trappola»

…Levi aveva le traveggole o gli sembrava che Hanji si fosse rilassataSollevata, quasi?

«E concordo con lui- continuò Erwin- i generali sono in torto coi loro divieti e questa mossa della cattura per quanto avventata si è resa bene o male necessaria. Vi offrirò tutto il mio supporto qualora qualcuno venisse a lamentarsi...»

«Non vedo perché dovrebbero lamentarsi se la mia squadra è in grado di catturare titani vivi - sbottò Levi; - È stata una fortunata coincidenza in una missione nata per tutt'altro scopo, a sua volta portato meravigliosamente a termine. Fine.»

«Sono dello stesso avviso. - sorrise Erwin, complice – e così metteremo giù le cose a chiunque venisse ad avanzare rimostranze. Per il resto…Levi mi ha detto che avete pianificato tutto con cura…e infatti tutto è andato per il meglio. È davvero un peccato non poter rendere la cosa pubblica e dover far passare il tutto per un semplice caso fortunato…specie dato che il fatto dimostra che una accurata pianificazione come Hanji aveva proposto permette di salvare la vita a molte persone…»

«Magari al secondo caso fortunato che capita, magari con le stesse modalità, capiranno che la fortuna non c’entra un cazzo. -abbozzò come proposta il Caposquadra prima di aggiungere -   Forse…non darei proprio per scontata la capacità di pensare, ai “piani alti”.» Levi sputò quelle ultime due parole masticando ogni sillaba con spregio.

«Sì però mettiamo le cose in chiaro: io non ho fatto quasi niente - si affrettò a specificare Hanji – a occuparsi di tutto è stato Levi, il merito della buona riuscita del piano è tutto suo…io sono stata in disparte, per non dare nell’occhio… certo che fosse possibile effettuare la cattura senza sacrifici di sorta era stata una idea mia, ma…».

«…so tutto Hanji, non ti preoccupare. Avete tutti e due agito per il meglio…E questi be’ – disse Erwin indicando i fogli sulla propria scrivania - direi che bastano come tuo contributo…»

Improvvisamente, Hanji lasciò andare il collo di Levi e fece qualche passo indietro, dando loro le spalle – mossa che Levi sfruttò per tirare un respiro di sollievo per la ritrovata libertà. La videro armeggiare per qualche secondo dietro agli occhiali. Quando si voltò, i suoi occhi luccicavano palesemente di lacrime, che si stava però sforzando di trattenere, un’espressione buffissima in viso nel tentativo di contenere la commozione. Sembrava una bambina.

«Grazie…amici.» mise parecchia enfasi in quella parola, pronunciandola con convinzione. Un sorriso le illuminava il volto radioso come non mai «Io non so come ringraziarvi…»

«Amici…insomma, vabbè, dai, adesso non allarghiamoci!» si sentì in dovere di sbeffeggiarla il Caporale. Né lui né Erwin si erano aspettati quella reazione e ora la guardavano basiti; ma Hanji era un tipo emotivo ed espansiva com’era, poi…non c’era troppo da stupirsi che si fosse commossa; anche se sulle faccende importanti in genere era dotata di un autocontrollo formidabile.

Ma Levi odiava vedere le donne piangere, anche se quelle erano inconfondibilmente lacrime di gioia, le più sincere.
Perciò aggiunse: «Complimenti Erwin, sei uno stronzo: hai appena fatto piangere una donna.»

«Colpa anche tua, Levi. E abbiam fatto peggio: abbiam fatto piangere un’amica» gli resse il gioco Erwin.

«Io non sono amico delle donnicciole piagnucolose…specie quando sono pure appiccicose e tentano di strozzarmi» puntualizzò Levi massaggiandosi il collo.

Una arzigogolata circonvoluzione di parole da parte del Caporale per dire che era contento di vederla così felice.

«Ah, ma insomma! - lo rimbeccò Hanji di rimando, ridacchiando, scacciando via una lacrima fuggitiva con un dito - Io qua son seria, una volta tanto! Impara ad apprezzare la gratitudine, nano scorbutico.»

Era così tenero come un Levi imbarazzato fosse capace delle più varie scortesie.

«Hanji, credimi, questo – disse Erwin indicando ancora la pila di roba rovesciata da Hanji sulla sua scrivania- per quanto mi riguarda è più che sufficiente per me per farmi chiudere un occhio sull'irregolarità della faccenda. Anzi, non negherò che è piacere tutto mio sapere di avere dei sottoposti così» commentò Erwin con un sorriso.

Ewin lo pensava vero. Non avrebbe potuto chiedere sottoposti migliori in quanto a efficienza. E di sicuro il teatrino che aveva davanti era la cosa più simile al divertimento che gli fosse concesso avere in quella divisione militare…

«Un cane rabbioso…»

«…e una scienziata pazza? Contento tu.» si completarono vicendevolmente le frasi l’un con l’altro Hanji e Levi.

Erwin scoppiò a ridere fragorosamente.

Ci fu un attimo di silenzio dove ognuno si perse un attimo nei propri pensieri prima di proseguire il discorso.

«Be’ se Levi ti ha già spiegato tutto a proposito del perché e come il titano è entrato qui dentro, tanto meglio – riprese poi a dire Hanji schiarendosi la gola, il ben noto fuoco che le ardeva negli occhi- posso passare direttamente alla fase due: raccontarvi che cosa ho scoperto!»

Hanji agguantò da un angolo della stanza una sedia sulla quale senza troppe cerimonie si sedette a cavalcioni, cominciando a rovistare nel mucchio scomposto di fogli sulla scrivania di Erwin, mentre parlava fitto fitto.

Raccontò di come Ivel – così aveva chiamato il titano catturato- fosse stato sottoposto ad alcuni test per accertare la sua reazione di fronte al fuoco e all’acqua; avevano effettuato alcuni esperimenti per indagarne alcuni aspetti della circolazione sanguigna e ancora adesso stavano cercando di calcolarne l’esatta capacità polmonare…Non si erano risparmiati in quella giornata, anche se per alcuni test i risultati non sarebbero stati sicuri prima dell'indomani mattina. Avevano stilato parecchie tabelle comparative di dati tra previsioni, rilevazioni e confronti con test precedenti, alcuni a suo avviso piuttosto indicativi e persino - si sbilanciava - positivi per le sue idee.

«…perciò in sostanza…si potrebbe fare sul serio» concluse la sua dettagliata spiegazione con un sorriso.

Levi non aveva seguito moltissimo del discorso in realtà, impegnato com’era a calcolare la curva del seno di Hanji che gli ballonzolava proprio davanti agli occhi – considerato quanto fosse piatta, era incredibile quanto morbido fosse stato l’abbraccio di prima - ma annuì.
Aveva giusto capito che si riparlava dell’idea delle vasche e di piani per far affogare i titani…poco altro.
Se ne parlava Hanji ed era una sua invenzione sicuramente avrebbe funzionato, del resto.

Sì sentiva un po’ uno stronzo, in realtà, perché in genere la ascoltava con piacere e attenzione; ma quella sera stavano succedendo troppe cose e si meravigliava anzi di essere rimasto così lucido e normalmente irascibile tutto quel tempo. Anche se ora cominciava a crollare…

«Ho bisogno di alcune conferme definitive ma…come dire...preferirei aspettare un attimo»

«Perché?» chiese Levi, ritornato finalmente al presente.

«Perché…da questi ultimi test non si potrà tornare più indietro. Ivel morirà…e vorrei che questo capitasse il più tardi possibile, se devo essere sincera. Ho così tante domande a cui ancora cercare risposta e vorrei sfruttare al meglio l’opportunità che mi hai dato catturando il titano vivo.»

«Possiamo sempre prenderne un altro…»

«Non è il caso di rischiare troppo…e non è una giustificazione all’agire avventatamente. Ivel, per il momento, può essere utile per altro...»

Fu solo in quel momento che Levi si accorse del sorriso sghembo che aveva cominciato a imperare sulla faccia di Erwin mentre sfogliava un plico di carte. In quali oscuri pensieri sulla rivincita della razza umana si stava perdendo quell’uomo? - Si chiese Levi quasi stupito di quella palese rottura del suo superiore equilibrio emozionale. In genere la sua euforia non era così visibile…
Era persino un pelo inquietante.
Guardava palesemente baldanzoso le carte di Hanji e, a intermittenza, …lui. Probabilmente in quella sua testa bacata stavano già frullando idee per sfruttare al meglio le nuove informazioni di Hanji e le straordinarie abilità del soldato più forte dell’umanità – dio, se odiava quell’appellativo, Levi.

«Ah, quello…è il rapporto della cerimonia sul nome- commentò Hanji accorgendosi di cosa stesse guardando con curiosità il Comandante, rabbuiandosi -anche se pure stavolta il gigante non è sembrato avere reazioni di fronte a una celebrazione così importante…e niente alla luce della faccenda del titano di Ilse Lagnar che sapeva parlare e comprendere, mi era sembrato che il fallimento dei tentativi di comunicazione verbale fosse un dato da tenere comunque in considerazione…» si lamentò, un po’ delusa.

«Hanji, hai di nuovo fatto quella strana cosa di battezzare un gigante?» chiese Levi, guardandola in tralice, incredulo.

«Certo! Come posso pensare di fargli la festa un giorno o l’altro…senza organizzargliene una seria per celebrare il nostro incontro?» Hanji sembrava compiacersi particolarmente di quella squallida battuta…nel cui senso però Levi capiva con rammarico che credeva veramente.

«Oddio, Hanji, fammi il piacere!...Tu sei seriamente matta…»

«No, no, ascolta: perché dargli un semplice numero di matricola, dico io? Un nome si ricorda meglio di una sequenza di numeri…ed è anche più pronunciabile oltre che passibile di una risposta emozionale. Senza contare che io risponderei più volentieri a uno nome eufonico che a una sequenza di numeri! Vuoi mettere? “Ehi, tu, Y589B? Ehi, dico a te?” Meglio, decisamente, Sawney, Bean, toh, Ivel…»

Ma Levi non le diede la soddisfazione di alcuna altra replica, neanche un insulto o un semplice «Tzk», guadagnandosi una linguaccia da parte della donna.

«…e niente, io direi che per ora è tutto» concluse a quel punto Hanji, ritornando a guardare Erwin, sicuramente più valido come interlocutore «Domani procederemo con nuovi esperimenti».

«Benissimo. Ottimo lavoro, Hanji, come sempre.» si complimentò Erwin, con un vigoroso cenno del capo «Attenderò aggiornamenti, prenditi tutto il tempo di cui hai bisogno»

«Signorsì!» cinguettò quella ancora esaltata, esibendosi in un gongolante saluto militare.

«Riposo, Hanji. E adesso, se posso dirti la mia…vatti a fare una bella dormita. Goditi un lungo riposo ristoratore. Per oggi...hai lavorato a sufficienza.»

«Potrà sembrare strano…ma non me lo farò ripetere due volte. Questa giornata è stata estremamente fruttuosa ma anche terribilmente spossante…e ho perso il conto delle ore di sonno perdute nelle scorse settimana…quindi, se volete scusarmi…» e fece per guadagnare la porta.

Ma Levì la bloccò; «…Oi, quattrocchi, la tua robaccia la lasci qui?»

«…in realtà quello sarebbe il mio rapporto…un po’ corposo…» esitò quella un secondo, gli occhi a Erwin come a chiedere conferma che per lui andasse bene lo stesso «Non credo che a Erwin la cosa presenti problemi».

«Corposo? Questo è CAOS! Santo Moblit, dove sei…? Cioè, questa è la maniera in cui tu presenti i resoconti se quel benedetto ragazzo non gli dà una guardata?» si indignò Levi.

CAOS. Hanji apeva che l’avrebbe definito così.

«Guarda che è la bella copia! E Moblit – precisò, prima di proseguire pensierosa – l’ultima volta lo avevo visto collassato sul tavolo del refettorio…adesso starà dormendo beato come un fanciullo nel suo letto, avevo dato ordine agli altri di occuparsene…»

«Oddio. Quel ragazzo morirà giovane di stanchezza a furia di venir dietro al tuo pazzoide stakanovismo…Erwin, salvalo…»
Senza contare che se quella era la bella copia… Levi non voleva vedere la brutta.

«Nah, c’è abituato. – lo zittì lei - Ora, se per mister cravattino non c’è altro, io andrei»

«Congedata» confermò il suo permesso Erwin.

«…quattrocchi, fatti anche una doccia prima di dormire» la ammonì per tutta risposta Levi.

«Sarà fatto – esclamò quella allegramente, rivolta a entrambi, e stavolta fece davvero per andarsene; era già fuori dalla porta quando si voltò un secondo - ah e Levi…quando vuoi, passa da me…avrei una cosa da darti»

«VATTENE»

La porta si richiuse con un click, lasciandosi dietro solo silenzio.

Passarono interi minuti prima che il picchiettare nervoso del dito di Levi sulla sedia fosse sostituito dal lamentarsi della sua voce.
Quando fu certo che Hanji non fosse più a portata d’orecchio, i passi oramai scomparsi in lontananza: «Ha detto “dirti” o “darti”? L’ha detto sul serio? Dimmi che non l’ha detto davvero…non così» sbottò Levi schizzando in piedi come posseduto, misurando la camera a grandi falcate.

«Sai che si diverte a fare uscite infelici…» lo rassicurò Erwin.

«…“Da me” dove, poi? “Una cosa” cosa? E poi uno passa per quello che va a pensare male…»

«Be’ a un certo punto mentre ci spiegava le sue ricerche hai pensato male» osservò Erwin provocatorio, punzecchiandolo. Si era accorto delle occhiate di troppo.
Levi, consapevole, non aveva cuore di replicare. E si risedette.
L’importante era che non se ne fosse accorta lei

«Io non vado»

«Sarebbe scortese…»

«Non so cosa mi voglia dare, ma non vado. Può benissimo aspettare domani o dopo…»

«Sicuramente, specie visto che ha detto di voler andare a dormire. Comunque sei stato bravo a fare lo stronzo stasera» si complimentò Erwin, sinceramente colpito della sua dote recitativa. «Hai meravigliosamente interpretato il tuo solito te stesso. Pensavo ti saresti inalberato…»

«Eravamo in tre…»

«Perché se foste stati in due? Cosa cambierebbe se foste in due?»

Levì esitò un attimo. «Non lo so…forse la strozzerei, risolverei molti problemi»

Erwin sospirò.
«Levi…?»

«Che c’è?»

«Io credo che ti convenga andare da lei…se non altro per chiarire la faccenda…»

«Non se ne parla! Forse finalmente ho le idee chiare su cosa fare…È mia intenzione farmi passare questa … cosa e alla svelta. Anche questa conversazione ha reso chiaro che è l’unica soluzione possibile…hai ragione: è impossibile lavorare così e gliene parlerò…ma non ora…»

«Levi, sono affari tuoi quello che vuoi fare delle tue cottarelle ma...io mi riferivo piuttosto a questa faccenda»
Erwin gli allungò un plico.
«Leggi. Con attenzione.»

Levi prese i fogli in mano con esitazione e un po’ di ritrosia. L’idea di toccare ancora quella roba non lo persuadeva tanto.
Sfogliò un attimo le pagine tenute assieme da una graffetta.
Infilato nel fascicolo che Erwin aveva prima sfogliato con attenzione, quello della cerimonia del nome, stava un foglietto ancora più lurido degli altri che recava inequivocabilmente la calligrafia di Hanji. Vi erano scritti parecchi nomi, uno più impronunciabile dell’altro, alcuni scarabocchiati via, altri circolettati o depennati con una x. Freccette, pallini e altri segni mostravano chiaramente che Hanji si era divertita a giocare con anagrammi e mix di sillabe. Solo, al centro spiccava però il nome IVEL, una freccetta che girava tutto attorno.
“Ivel” pronunciò ad alta voce. Il nome del titano.
La realizzazione per il Caporale fu improvvisa.
Ivel…era Levi detto al contrario
Hanji aveva dato a un gigante il suo nome …O quasi.

«Non può averlo fatto sul serio…»

«A quanto pare…»

Quindi era per questo che Erwin si era messo a sorridere prima; nessun piano diabolico, nessuna macchinazione. Hanji, nel dividere le copie da tenere per sé e quelle da consegnare, aveva probabilmente dimenticato accidentalmente quel foglio... E lui lo aveva scovato.

«Personalmente terrei in considerazione questo fatto prima di decidere come comportarmi…»

«Ha dato il nome di uno che è notorio lei chiami “nano” a un gigante. Molto divertente…»

Ma Erwin suonava dubbioso.

«Io non credo che il suo intento sia stato quello, Levi…forse…forse in quel nome c’è la risposta alla domanda che mi hai fatto prima…»

«Erwin, a che gioco stai giocando?»

«Io?» replicò quello, innocente «Io non gioco; mi limito ad osservare. E giudicare.»

«E allora illuminami. Che diavolo significa?» ringhiò Levi ficcandogli il foglio sotto il naso.

Erwin si limitò ad alzare un sopracciglio. Poi pensandoci bene sollevò pure l’altro. Ok la gratitudine, ma quel foglio era inequivocabile…
«Be’, sai, spesso i figli portano i nomi dei padri e Levi jr sarebbe stato troppo palese…anche gli anagrammi vanno alla grande o i composti dei nomi dei genitori…»

Le sillabe impronunciabili.
Quelle rigacce tirate a caso.
Avevano un senso.

«Il nostro titano…» mormorò Levi folgorato dalla realizzazione.
Prima ancora che il Comandante avesse finito di parlare, Levi era in piedi e stava guadagnando la porta, lasciando Erwin seduto alla sua scrivania, senza dargli tempo di replicare.

«IO LA STROZZO SUL SERIO STAVOLTA»

E si fiondò fuori a rincorrerla.

-------------------------Author's corner--------------------
Temo di non sapere più quante volte ho scritto 'sto capitolo, spero vi soddisfi quanto adesso soddisfa -almeno un po'- me. Insomma, qui cominciano a scoprirsi gli altarini. Hanji è entrata, ha fatto casino, persino più di quanto da principio Levi avesse intuito. E mo 'sto tutti cazzi di Hanji ahhahahaha Ha un Levi incacchiato alle calcagna pronto a chiedere spiegazioni...e chissà come potrà evolversi la loro discussione?

Io spero di avervi strappato un sorriso anche stavolta. Non so quanti erano arrivati a capire subito il gioco dietro a Ivel - tutti, credo ahahahaha-. Ma il nostro Levi più che mancare di perspicacia manca di malizia e quindi ha dovuto ancora una volta bearsi del santo Erwin per capirci qualcosa. Mi ha divertita immaginare Levi compatire Moblit...ce li vedo a far comunella per pulire il disastro che Hanji lascia dietro di sè.

​Il prossimo capitolo sarà tutto dedicato ad Hanji...e alla rivelazione di alcune cose che ha fatto che...so che vi lasceranno stupiti >.>
SPERO.

​Colgo l'occasione per ringrazire _reset_ a cui dedico gli hint eruri di Hanji che se ne esce con la frase che "La gente pensa male se quei due -Erwin e Levi- si chiudon dentro a chiave". GRAZIE A TUTTI VOI che continuate a recensire, commentare, seguire e mettere la mia storia in una delle vostre cartelline di ff degne almeno un po' di nota :3 Non sapete quanto significhi tutto questo per me.
Che dire, ci vediamo nel prossimo aggiornamento.
​Preparatevi al fazzoletto e ad affilare i coltelli, prevedo che il prossimo capitolo farà imprecare almeno alcuni di voi X°D Ah e ve lo anticipo: quello non sarà allegro proprio per niente...
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Arydubhe