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Autore: anfimissi    12/06/2009    10 recensioni
"Vi maledico. Tutti voi, dal primo all’ultimo. So che non vi importerà. Volete solo andare avanti, dichiarare questo capitolo chiuso. Dimenticare. Ma prima ancora, volete vedere. Più di ogni altra cosa desiderate posare gli occhi sulla tomba di Lucius Malfoy e sillabare quelle due misere parole. E’ morto." - [Prequel di "Tua Maxima Culpa"]
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Lucius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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REQUIEM




Vi maledico.
Tutti voi, dal primo all’ultimo.
So che non vi importerà. Volete solo andare avanti, dichiarare questo capitolo chiuso.
Dimenticare.
Ma prima ancora, volete vedere.
Più di ogni altra cosa desiderate posare gli occhi sulla tomba di Lucius Malfoy e sillabare quelle due misere parole.
E’ morto.
Giustizia è stata fatta. Sono certo che direte anche questo.
Beh, non dovreste.
Perché non lo meritate.
Nell’esatto istante in cui mi avete giudicato, avete perso ogni diritto.
Io sono Lucius Malfoy. E’ questo ciò che veramente conta.
Ed è questo che non avete mai capito.
Illusi e sciocchi.
Voi non sapete niente.
 
 
Quattro metri per quattro.
Centoventidue piastrelle sudice e fredde.
Pareti logore e scabre, pregne di umidità, pietre scalfite dall’eco di velate torture.
Nemmeno in quello avete avuto il coraggio di andare fino in fondo.
L’essenza della tortura.
Lo scopo, l’attesa, la perversione, il dolore. La fine.
Tutto quanto.
E’ un’arte. Sopraffina.
Ma voi non ne avete la minima idea.
Questa cella non ha mai conosciuto la vera tortura. Non l’ha mai vissuta, non l’ha mai perpetrata.
Non credete, io so di cosa parlo.
Io ho visto. E sentito.
Le grida, gli insulti. Le implorazioni.
Quelle disperate, che riecheggiano nei sotterranei, sovrapponendosi al rumore delle catene che cozzano le une contro le altre.
Ma più ancora, le suppliche flebili di chi ormai ha perso tutte le forze, la speranza, la voglia di sopravvivere.
E’ quella la vera musica. L’inno del Signore Oscuro.
Qui, invece, soffocate tutto quanto. Nascondete, negate, fate finta di non vedere.
E ad ogni interrogatorio, quando arriva il momento di usare la bacchetta…prima il giradischi, poi il Cruciatus.
Lo so, fa quasi ridere.
La settima sinfonia di Mozart che riecheggia nel buio dei corridoi di Azkaban. Mozart, nemmeno Berlioz.
Ha dell’incredibile. Ma questo dimostra solo quanto siete patetici.
Nessuno deve sentire.
Voi quelle cose non le fate.
Perchè siete i buoni, gli eroi senza macchia e paura.
E vi auguro di esserlo, davvero, perché come Mangiamorte non sareste valsi a niente.
Troppo schiavi di ciò che è giusto e di ciò che credete non lo sia.
Voi nascete per apprendere ciò che vi viene detto. Io ho imparato ciò che ritenevo ne valesse la pena, e  alla fine ho trovato da solo la mia strada.
Si chiama libero arbitrio.
Ma voi, incanalati come siete in un mondo dorato che vi si stringe attorno come una gabbia, non ci arrivate.
C’è sempre e solo il bianco e il nero,  il bene e il male.
Può una cosa essere giusta, sempre e comunque?  Perché mai dovrebbe?
Non sapreste che cosa rispondermi.
Siete solo degli stupidi. E cosa più grave, ne siete felici.
Fieri, orgogliosi.
Di cosa?
 
 
Io non ho rimpianti.
Ho servito il Signore Oscuro, l’ho fatto perchè ci credevo.
La mia missione, così necessaria in questo mondo fatto di magia ma che sembra non voler rimanere tale.
Ho inseguito un ideale vero.
Logico, chiaro. Almeno per me.
Delle volte mi chiedo se non lo facciate apposta. Voi, coi vostri insulsi atteggiamenti in difesa dei Babbani.
Babbani. Non devono avere nulla a che fare con il Mondo Magico.
E’ puramente una questione di magia. E di sangue.
Non sono degni.
Non potranno mai esserlo.
E non provo alcun senso di colpa nell’affermarlo. Nessuna vergogna, nessun imbarazzo.
Non è questione di essere crudeli o cattivi. Semplicemente, è la verità.
Mi chiamate assassino. Vedete il sangue sporcare indelebilmente le mie candide mani.
Mostro.
Vi ho sentito pronunciare anche questo.
Ma sempre a voce bassa, lo sguardo puntato altrove. Perché avete paura.
Paura di me.
Uccidere i Babbani non è un crimine. Non è il loro posto, il loro mondo.
Nella magia ci si nasce.
E qui non c’è spazio per loro, o per i Mezzosangue.
Sangue misto e sporco. Sono loro il vero pericolo.
Pensano di sapere tutto, solo perché sono capaci di volare su una scopa o lanciare un incantesimo.
Essere maghi vuol dire ben altro.
E’ uno stato mentale, come la vita. Tutto chiuso in uno scheletro avvolto da carne e sangue, permeato dalla magia.
I Mezzosangue non lo capiscono. E’ nella loro natura. Limitata, superflua.
Ma si ostinano  a sopravvalutarsi.
Ed entrano nel nostro mondo, cancellando la storia. Riscrivendola, storpiandola.
S’infiltrano ovunque, come piante infestanti in un giardino perfetto.
Odio i Babbani, ma mai quanto i Mezzosangue.
Il mio unico rammarico è di non averne uccisi abbastanza.
 
 
 
Ho fatto a pezzi la lettera di Narcissa. Avrei voluto bruciarla, ma qui dentro nemmeno si sa cosa è un fuoco.
La sua ultima lettera, prima della mia esecuzione.
E non l’ho nemmeno aperta.
Non mi interessa sapere cosa ha da dire. Non mi è mai interessato.
Ho sposato una donna bellissima. Algida, eterea, con lo sguardo di ghiaccio.
Un involucro freddo. Perfetto.
Ma quella visione sublime nascondeva un’amara sorpresa. Un cuore.
Vivo, pulsante. Gonfio di compassione e benevolenza.
Un insulto nei miei confronti.
Un peccato mortale. Coltivato, mai rinnegato.
E che – come il più infame dei morbi – è andato dilagandosi. Estendendosi a macchia d’olio.
Contaminando mio figlio.
Mio figlio.
Non so cosa mi infastidisce di più, se il pronome possessivo completamente fuori luogo o il termine che attesta un legame di sangue con l’essere in questione.
Draco Lucius Malfoy.
No, non merita il mio nome. E nemmeno l’appartenenza alla nostra nobile e illustre famiglia.
E’ soltanto un debole, un codardo. Proprio come sua madre.
Serpeverde solo di nome. Una delusione, in tutto il resto.
Gli ho dato una possibilità. Forse anche una seconda, ed era già troppo.
Per anni ho creduto di aver fallito, prima di accorgermi che era lui ad essere sbagliato.
Ad essere così insignificante.
Privo di ambizioni, della smania di potere. Allergico all’odore del sangue e alla brama di vendetta.
E’ vero,  ci ha provato,  un tempo. E visti i risultati, sarebbe stato meglio se non l’avesse fatto.
Le sue futili liti con Potter. Una perdita di tempo, un errore dopo l’altro.
Non era all’altezza della situazione. Non lo è mai stato.
E forse – questo mi pesa dirlo – non era nemmeno all’altezza di Potter.
Harry Potter. Il grande Harry Potter.
Grande solo nelle sue speranze, e nella mente bacata di vecchi maghi succubi delle scemenze che loro stessi vanno blaterando.
Una spina nel fianco. Che avrei rimosso con estremo piacere.
Non lo credereste possibile, ma ho un grande rispetto per l’odio che nutro nei suoi confronti.
E’ stato un valido nemico, si è fatto detestare su tutti i fronti.
Circondandosi di certe persone. Dichiarando guerra al Signore Oscuro.
Sfidandomi, più e più volte. Con un gesto, una parola, uno sguardo.
E sbattendomi in faccia l’inesistente spessore di quello stupido bamboccio che è Draco.
L’erede di casa Malfoy. Merce avariata, infettata  dal sangue molle dei Black.
Di quella famiglia, solo Bella si salvava.
Fatale, assassina. Completamente pazza.
L’unica strega al mondo a cui piaceva giocare al massacro.
Desiderarla era una follia. Assecondarla poteva risultare fatale.
Ci siamo divertiti parecchio, alle spalle di suo marito.
Questa era stata la sua unica richiesta. Che Rodolphus non venisse a sapere. Mai.
Era una cosa che non aveva mai capito. Bellatrix lo aveva sempre disprezzato, in privato e di fronte al mondo intero.  Era un atteggiamento del tutto insensato. Ma del resto, era Bella.
Quanto a Narcissa, non si era mai preoccupato di nasconderle niente. Non ne aveva bisogno.
Sua moglie non aveva voce in capitolo, per quel che riguardava la sua vita. Si limitava a tacere, guardandolo con occhi lucidi e feriti.
Cercando di smuovere qualcosa, in lui, che non c’era.
Lucius Malfoy non amava. Lui possedeva.
Narcissa ha  impiegato anni per capirlo. E anche alla fine, poco prima che venissi rinchiuso ad Azkaban….anche allora aveva quell’insopportabile luce negli occhi, quel desiderio di amare che non ero riuscito a soffocare.
Ad uccidere.
Bella era più sveglia. E senza dubbio meno fastidiosa.
Ma non ho pianto la sua morte. Non vedo perché mai avrei dovuto farlo.
Dedicargli il mio tempo e i miei pensieri, quando non c'era più.
Quando ormai non mi serviva più.
 
 
 
E’ quasi l’alba.
I Dissennatori stanno aspettando.
Impazienti e allo stesso tempo incuranti.
Due mesi fa è stata Bellatrix. Oggi sarò io, domani qualcun altro.
A loro non importa.
Un bacio è un bacio, chi lo riceve non ha nome. Né futuro.
Il mio ultimo desiderio? A breve me lo chiederete.
Il secondino ascolterà attentamente, strabuzzerà gli occhi e mi risponderà di no.
Una bacchetta è un desiderio al di fuori della portata di un condannato.
Soprattutto se è per lanciare un’Avada Kedavra.
Ma rimane il mio ultimo desiderio.
Non importa rivolta a chi, o per che motivo.
Niente può competere con la sensazione di stringere le dita attorno alla bacchetta e pronunciare l’anatema mortale. Non il sesso, o il potere. Non la gloria e nemmeno l’ammirazione del Signore Oscuro.
E voi mi state privando anche di questo.
 
 
Camminerò a testa alta, come ho sempre fatto.
Non vi guarderò in volto, perché per me non siete nessuno.
La mia morte sarà per voi una liberazione. Ne gioirete, e scriverete di questo giorno sui giornali, raccontandolo agli amici, ai vostri figli. Vanterete il ricordo dei più piccoli e insignificanti dettagli, vi gonfierete il petto affermando “Io c’ero”.
Pensate che me ne importi qualcosa?
Il silenzio accompagnerà i miei ultimi istanti di vita.
Da parte mia e da parte vostra. Perché l’eccitazione vi toglierà il fiato, spezzandovi il respiro.
Resterete muti, cercando di carpire il mio più lieve bisbiglio.
Ma vi deluderò. Andandomene come sono venuto, senza il minimo rimorso per ciò che ho fatto.
O per quello che sono.
E' questione di fatti.
Tra poco morirò. Mi ucciderete.
Con un bacio.



Abbandonerete presto la mia tomba.
Per primi i falsi curiosi, poi a seguire tutti gli altri. Narcissa compresa.
E i fiori che avrà portato per mesi seccheranno sulla lapide bianca. Avizziranno al sole, marcendo nell'umidità dell'inverno.
Oro massiccio per le lettere che comporranno il mio nome. Lo prenderanno come il mio ultimo capriccio.
I miei nemici, il mio Signore, tutti quanti. Persino mio figlio.
E in fondo alla lastra lucente, faranno aggiungere una parola.
Requiem.
Niente di più inutile.
Perchè non è la pace che vado cercando, non è l'eterno riposo. E di certo non le vostre preghiere.
La mia pace l'ho vissuta, come nessuno di voi avrà il coraggio di fare.
Pregate per voi stessi. Io non ne ho bisogno.
Ho già tutto.
Sono Lucius Malfoy. Non c’è altro da dire.



  
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