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Autore: __Ape_    30/06/2017    0 recensioni
Prendete una particolare ragazzina costretta dal padre a diventare allenatrice, una selvaggia che ha completamente dimenticato cosa significhi vivere civilmente desiderosa di diventare la più forte di tutti, una peste che viene costantemente scambiata per un maschio, una capturer entomofoba con la passione per l’antichità, una timida allenatrice totalmente priva di senso dell’orientamento, una ragazzina decisamente carina dal carattere scostante e il passato misterioso e mettetele assieme a girovagare per il mondo, inseguendo ognuna il proprio sogno; aggiungete una buona dose di stupidità e di disavventure, qualche sprazzo di passato qua e là pronto a rimescolare le carte in tavola ed otterrete la storia di sei uragani che solo assieme possono ritrovare il sereno.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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Capitolo 12. È qui la festa?

Più Sakura si sforzava di comprendere ciò che era accaduto, più si convinceva che il nuovo scopo del Team Rocket fosse diventato intralciare in un modo o nell'altro lei ed Ichigo.
Quando s'era accorta dell’uomo che si stava avvicinando, l'aveva colta una pessima sensazione, e il comportamento fin troppo accorto di Ichigo nei confronti di quel losco figuro non aveva fatto altro che accrescere i suoi sospetti.
Poi era arrivata quella proposta – Sakura sentiva di aver assunto un'espressione da ebete, tanto era esterrefatta – e l'uomo aveva mostrato loro un lucido distintivo rosso dalla forma di una "R", come se con quello volesse togliere loro ogni possibile dubbio sulla sua identità.
I pochi, imbarazzati istanti che seguirono le sembrarono quasi un sogno, come se avesse semplicemente assistito a quel che accadeva senza prender personalmente parte all'azione: lei ed Ichigo, che aveva spalancato la bocca, avevano – assurdamente – declinato una così allettante proposta scuotendo il capo, la recluta per un attimo era sembrata andare su tutte le furie, poi aveva assunto un'espressione simile ad un'inquietante maschera di ghiaccio, aveva piegato all'insù gli angoli della bocca (ma tutto sembrava fuorché che volesse sorridere) e con voce melliflua aveva detto loro quanto gli dispiacesse un simile rifiuto. In un istante, la maschera di ghiaccio indossata dall’uomo s'era infranta, rivelando un’espressione che a Sakura ricordò quella della recluta che aveva azionato il detonatore all’interno del Monte Luna. Senza dar loro il tempo di far nulla, aveva preso dalla cintura una Pokéball e gliel'aveva lanciata contro. Ichigo e Sakura non avevano avuto nemmeno il tempo di iniziare a correre via che una puzza fin troppo familiare aveva già iniziato ad insinuarsi nelle loro narici.
«Oh, no!» Sakura si voltò, incrociando il vacuo sguardo di un mini-Muk dall’aria un po’ idiota.
«Quello è un Grimer!» sbottò Ichigo, che già aveva distanziato Sakura di un paio di metri. Anche correndo all’indietro aveva un’andatura incredibilmente veloce. «È la pre-evoluzione di Muk.»
«Beh … – Sakura si tappò il naso – sì, puzza come un Muk. Però sembra scemo.»
Per soffocare in malo modo una risata, Ichigo per poco perse l'equilibrio. «Sakura, ti pare il momento di fare certe considerazioni?»
Sakura si limitò a sorridere flebilmente, sobbalzando quando sentì qualcosa di puzzolente sfiorarle la caviglia. Il mini-Muk dall'aria un po' ebete doveva essersi offeso per la considerazione sul suo aspetto non proprio brillante e le aveva scagliato contro una palla di fango puzzolente. In pochi istanti il lembo di pelle entrato in contatto con la poltiglia melmosa di Grimer iniziò a bruciarle come le bruciò la lingua quella volta che, per scommessa col fratello, a otto anni masticò un peperoncino. E quella volta si sentì la lingua bruciare tanto da infilarla di prepotenza nel freezer.
«Ah!»
Sakura si inginocchiò, cercando di controllare la ferita senza urlare troppo, ma trattenersi era un'impresa fin troppo ardua anche per una persona pacata come lei, in quella situazione.
«Sakura!» Ichigo già le era inginocchiata accanto, ispezionando accuratamente la ferita come aveva fatto con Scyther sul Monte Luna.
«Oh, cavolo.» brontolò, affrettandosi ad accovacciarlesi davanti.
Sakura le lanciò un'occhiata sorpresa. «… Ichigo …?»
«Sakura, non ce la farai mai a correre, salimi sulle spalle!»
«Sei scema? Non puoi …»
Ichigo le lanciò uno sguardo fulminante, uno di quelli che la facevano sembrare un'adulta a cui non si può dire di no. Emettendo un impercettibile sospiro, Sakura le allacciò le braccia al collo.
Esser trasportati sulle spalle da qualcuno sembrava incredibilmente romantico – almeno dall'impressione che ne davano i fumetti –, a Sakura sembrò solo incredibilmente scomodo: doveva sforzarsi per non appesantire troppo Ichigo, cercare di non strangolarla con le braccia che le serravano il collo, evitare che le sue gambe fossero d'intralcio per la corsa e allo stesso tempo sopportare in silenzio tutte le volte che, inavvertitamente, la caviglia sbatteva contro il corpo dell'amica, che nonostante tutto il peso in più da portare riusciva ad essere davvero veloce. Non abbastanza da seminare il Pokémon puzza, ma quello era un dettaglio trascurabile. Forse.
Sakura dovette soffocare un nuovo grido quando Ichigo virò bruscamente verso ovest, aveva stampato in faccia un sorrisetto dalla sfumatura eccitata che mai Sakura le aveva visto in volto.
«Ho un'idea. Reggiti forte.»
Neanche finì la frase che, sfruttando la pendenza del terreno, accelerò la corsa, distanziando immediatamente di qualche metro in più i loro inseguitori e quadruplicando sforzi e dolore di Sakura. Però la cosa si fece decisamente divertente: correvano talmente veloci tra l'erba alta da rischiare di spiccare il volo quando, un paio di volte, Ichigo inciampò, coi Pokémon selvatici che si allontanavano spaventati da loro e Ichigo che li osservava visibilmente dispiaciuta perché si stava lasciando sfuggire tutti quei fantastici Pokémon.
«Questa è una delle cose più belle che abbiamo mai fatto!» esclamò Sakura quando vide che il puzzolente ammasso viola non riusciva a reggere l’andatura dell’amica, addirittura anche la recluta aveva iniziato a rincorrerle, inveendo in malo modo contro il Pokémon e la sua lentezza.
Sakura dovette mordersi la lingua per evitare un'espressione colorita; la caviglia aveva sbattuto contro il busto di Ichigo, che virò nuovamente per dirigersi verso l'entrata di una grotta, probabilmente la famosa Grotta Celeste.
«Scusa!» Ichigo ansimò, era già un po' che aveva iniziato a tremare dallo sforzo, continuare una simile corsa le stava prosciugando velocemente – forse troppo – tutte le energie; tutto il terreno guadagnato lo stava pian piano perdendo. Che il Grimer avesse ricominciato a lanciare palle di melma radioattiva puzzolente, poi, era la ciliegina sulla torta (di fango).
Con Ichigo che ormai tremava tutta per lo sforzo eccessivo, Sakura si voltò verso la recluta – decisamente più veloce del Grimer e già alle loro calcagna – che all'incontro tra i loro sguardi sogghignò «Ora siete in trappola, piccole …!»
Nemmeno finì la frase, che un grosso drago arancione piombò dal nulla sul Grimer, facendolo volare con un colpo di coda ben assestato verso la dura roccia della Grotta Celeste. Era bastato quel colpo a mandarlo K.O.
«Cosa credi di fare alle due ragazzine?» un allenatore con indosso una felpa dei pantaloncini rossi che arrivavano alle ginocchia era posizionato vicino all'entrata della grotta, aveva il braccio teso come se avesse appena lanciato una Pokéball.
La recluta sbiancò improvvisamente, ritirando Grimer nella Ball e scappando via alla velocità della luce.
E a scappare è ancora più veloce!
Ichigo si lasciò cadere, trascinando con sé Sakura che per miracolo non sbatté con la caviglia a terra.
«Siamo salve.» sussurrò ansimando. Sakura le sorrise.
«Mica sto iniziando a puzzare anche io?» chiese, sussultando quando mosse inavvertitamente la caviglia ferita.
Ichigo soffocò una risata, tappandosi il naso ed esclamando un "Bleah!" di disgusto che le costò un buffetto dietro la nuca.
«Allora, signorine,» l'uomo con indosso la tuta rossa si stava dirigendo verso di loro con un kit del pronto soccorso in una mano «mi spieghereste cosa sta succedendo?»
Dopo aver medicato la ferita di Sakura, l'uomo – che non poteva avere più di trent'anni – si fece raccontare con calma quanto accaduto sul ponte.
«Sì, avevamo ricevuto qualche soffiata riguardo i tentativi del Team Rocket di riformarsi, e sapevamo da un pezzo che il Ponte Pepita fosse sotto l'influenza dei Rocket, ma non avevamo idea che si mettessero a cercare nuove reclute proprio qui, nelle vicinanze di una nostra postazione.»
«Una vostra postazione?» Ichigo inarcò un sopracciglio, dopo aver parlato con l’uomo s’era messa a studiare estasiata il suo splendido drago arancione, che si chiamava Dragonite.
«Nostra, della Lega Pokémon.» spiegò l’uomo, mostrando un piccolo distintivo appuntato sulla giacca.
Ichigo spalancò la bocca «Sakura, hai sentito?!» urlò per attirare la sua attenzione; ma Sakura era un po’ troppo presa a gustarsi la pace e la freschezza della sua medicazione per prestare abbastanza attenzione, così, quando si voltò, non poté fare a meno di mugolare un “…? Mh?” interrogativo.
«Questo signore fa parte della Lega Pokémon.» le ripeté Ichigo continuando ad accarezzare Dragonite «Sei davvero un Pokémon fortissimo, eh?» gli chiese poi, grattandogli leggermente il muso.
L’uomo sorrise «Oh, lo è. È per questo che ci hanno affidato questo compito.»
«Che compito?» chiese Ichigo
«Quello di fare da guardia alla Grotta Celeste ed assicurarci che nessuno ci metta piede.»
Oh-oh.
Ichigo rizzò la schiena, smettendo di dedicare la propria attenzione a Dragonite «Ma io e Sakura siamo venute qui proprio per esplorare la grotta!»
L’uomo scoppiò in una grossa risata «Ecco perché adoro voi giovani allenatori: siete sempre pieni di coraggio e iniziativa, ma siete anche così sciocchi! Dove credete di andare, conciate in questo modo?»
Ichigo lanciò una fulminea occhiata a Sakura, che subito esclamò «Oh, ma io sto benissimo!»
E in effetti era vero, dopo essersi ripulita e medicata la ferita riusciva a camminare abbastanza bene.
«Già, peccato che per farvi entrare qui ci sia bisogno di un riconoscimento ufficiale della Lega. Mica posso far entrare il primo sprovveduto che capita in un posto tanto pericoloso!» l’uomo incrociò le braccia al petto, imitato immediatamente da Ichigo «Vorrà dire che io e la mia amica non ci muoveremo di qui finché non ci farà entrare nella grotta.»
L’uomo scrollò le spalle «Per me potete anche rimanere qui per il resto della giornata.»
«E sia.» Ichigo si sedette a gambe incrociate affianco a Sakura, che sospirò impercettibilmente. Qualcosa le diceva che si prospettava un resto della giornata molto, molto noioso.


****


Natsumi era poggiata al tronco di un albero, osservando distrattamente i giochi di riflessi che creava la luce del sole sul Ponte Pepita, gustandosi uno degli ormai rarissimi momenti di solitudine che poteva permettersi. Viaggiare con quei tre uragani era sotto molti punti di vista un sacrificio: erano irruente, scatenate, invadenti e rumorose; Izumi e Kagami le rivolgevano continuamente la parola, come se volessero studiare e capire i suoi comportamenti dosati e impassibili, e non facevano altro che ronzarle attorno, come se avessero paura che all'improvviso potesse fuggire, mentre con Yuri ancora non riusciva a parlare senza che finissero per litigare, visto il pessimo carattere di quella testa calda. D'altro canto, non tutto il tempo passato assieme a quelle tre era sacrificato, a volte le sembrava che la presenza delle sue compagne di viaggio fosse necessaria, forse piacevole, e stare con loro spesso significava non dare ai fantasmi del passato la possibilità di riaffiorare. E poi, doveva ammetterlo, le sue conoscenze teoriche si stavano ampliando a vista d'occhio.
«Ehi!» l'acuta voce di Izumi la distrasse dai suoi pensieri. Tutte e tre la stavano fissando a qualche metro di distanza, come se aspettassero solo lei.
«Allora, andiamo?» Kagami si portò le braccia dietro la nuca.
Natsumi annuì. Un po' le dispiaceva dover già abbandonare il suo momento di solitudine, ma aveva il sentore che, se fosse ancora rimasta sola, i ricordi avrebbero finito per divorarla. «So che per attraversare il ponte bisogna combattere contro degli allenatori.» sbuffò, sistemando una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
Kagami si esibì in un sorrisetto sghembo «Non sanno contro chi si mettono, allora!»
Natsumi le dedicò un breve sorriso, adorava il suo modo di pensare.
Avevano deciso che la prima a sfidare gli allenatori sarebbe stata Yuri, così si ritrovò a seguire quell'irritante sbruffona dagli atteggiamenti da capetto fino all'imbocco del ponte, dove un ragazzino con un cappellino di paglia e un retino acchiappa-farfalle stava curando i suoi Pokémon con aria affranta.
Senza farsi problemi, con la solita faccia tosta, Yuri urlò «Oi, sei tu che devo sfidare?»
Il ragazzino le lanciò un'occhiataccia «Dovresti, sì. Però ora non posso combattere. Quella tizia con il ciuffo che le copriva l'occhio mi ha sbaragliato! Era fortissima!»
A quelle parole, i sensi di Natsumi scattarono all'erta. Quando si parlava di gente fortissima, tutto si faceva decisamente più interessante.
Yuri invece si limitò a sbuffare. «Va be', proseguiamo allora.» così dicendo si avviò lungo il ponte.
La seconda allenatrice era una ragazzina con indosso una graziosa uniforme composta da camicetta bianca e gilet e minigonna neri. Anche lei sembrava parecchio irritata, anche lei stava curando la sua squadra.
«Anche tu sei stata sconfitta dall'allenatrice con il ciuffo?» chiese Yuri andandole vicino
La ragazzina le lanciò un'occhiataccia «Macché! È stata quella alta con gli occhiali! Non ho avuto il tempo di attaccarla nemmeno una volta, che vergogna! I miei poveri Pokémon!» sbottò, continuando a curare il suo Pidgey. Questa volta, Yuri si voltò per incontrare lo sguardo di Natsumi, sembrava le stesse chiedendo "Ma che succede qui?". Lei si limitò a farle cenno col capo di proseguire lungo il ponte.
Con i tre successivi allenatori accadde la stessa identica scena: sia il bulletto, che la seconda ragazza con la graziosa uniforme, che il campeggista alla fine del ponte erano stati sconfitti dalla misteriosa allenatrice col ciuffo davanti agli occhi o da quella alta con gli occhiali.
«Che noia questo ponte.» sbuffò Yuri infilandosi le mani nelle tasche «Non vedevo l'ora di combattere contro qualcuno.»
«Meglio così, abbiamo risparmiato energie!» constatò Izumi stringendosi – per quanto le fosse concesso dall'arto atrofizzato – nelle spalle.
«La vuoi finire di esser contenta quando non incontriamo Pokémon? Ora hai una medaglia, sei diventata un'allenatrice seria, e che cavolo!»
Natsumi non prestò alcuna attenzione al battibecco tra le sue compagne di viaggio, era troppo occupata a riflettere. Se quegli allenatori non avevano avuto il tempo di rimettere in sesto la propria squadra, voleva dire che si dovevano esser battuti da non troppo tempo, e che quindi le due allenatrici in gamba dovevano essere ancora nei paraggi.
Aveva riflettuto molto sul discorso che le aveva fatto Brock il giorno in cui Yuri aveva vinto la medaglia Sasso, ed era giunta ad una conclusione: se davvero esistevano allenatori straordinari, l'unico modo per dimostrarsi davvero forte era trovarli uno ad uno e sfidarli; le due misteriose allenatrici sembravano, a detta dei cinque allenatori presenti su quel ponte, degne di esser annoverate tra gli allenatori formidabili che Natsumi aveva il dovere di sfidare.
«Andiamo.» quel suo semplice comando ebbe il potere di far cessare il rumoroso chiacchiericcio delle sue compagne, che trovavano ogni scusa buona per far casino. Quando si diresse verso il Capo Celestopoli, le altre tre ragazzine la seguirono, Izumi che già iniziava a mostrare i primi segni di insofferenza, Kagami che rideva spensierata con le braccia dietro alla nuca e Yuri che, con quella faccia tosta che si ritrovava, le dedicò un'espressione infastidita per la quale Natsumi non si arrabbiò solo perché faceva dannatamente ridere.


****


Kagami e Izumi camminavano mano nella mano nell'erba alta; da quando avevano superato il Ponte Pepita Izumi aveva insistito perché non le lasciasse la mano nemmeno per un istante.
«Izuchan, hai già pensato a come catturare il Pokémon?»
Izumi guardò la Pokéball vuota che aveva sistemato nella cintura, mordendosi il labbro inferiore.
Kagami le strinse più forte la mano «Insieme possiamo fare tutto, no? Come con Yuri e Nidoran!»
Quando la vide soffocare una risata, anche lei si sentì più serena.
«Però …» mentre camminavano, Izumi si guardava intorno un po' spaesata «Non so se lo voglio davvero, un altro Pokémon.»
Quando Izumi si mostrava così fragile non sapeva mai bene come reagire, così si limitò a stare in silenzio e non lasciarle la mano.
«Ehi! Ho trovato!»
Fu Yuri a richiamare la loro attenzione, stava correndo frenetica verso di loro, in volto aveva l'espressione di chi sa di aver avuto una grande idea.
Prese le mani libere di entrambe e le trascinò dove aveva lasciato Natsumi ad osservare perplessa una zolla d'erba. O quella che sembrava una zolla d'erba.
Kagami s'illuminò in volto. «Ma quello è un Oddish!»
Un piccolo bulbo color catrame gironzolava tra l'erba alta, saltellando contento qui e lì.
Voltandosi verso Izumi, Kagami notò che anche lei s'era rasserenata in volto.
«Allora, che ne dici?» Yuri aveva un'espressione soddisfatta in volto «Non ho avuto una grande idea?!»
Natsumi le lanciò un'occhiata stranita «Me lo vuoi spiegare perché sarebbe una grande idea un Oddish?», ma Yuri non le diede minimo adito.
Kagami sbuffò, non era possibile che Yuri ancora non riuscisse ad accettare la presenza di Natsumi.
«In effetti è una storia un po’ lunga!» incominciò, rivolta alla ragazzina che osservava perplessa l'Oddish «Però Izumi ha già incontrato un Oddish abbandonato nel Bosco Smeraldo e ci ha fatto amicizia, magari di un altro Oddish non avrà paura.»
Natsumi aggrottò le sopracciglia perplessa «Izumi è entrata nel Bosco Smeraldo nonostante ci sia il Mostro? E se l’avesse attaccata? Ho sentito alla TV che ha aggredito un sacco di gente!»
Kagami sentì la bocca dello stomaco serrarsi, come le accadeva ogni volta che ascoltava le invenzioni assurde riguardanti la sua permanenza nel Bosco Smeraldo «Io non aggredivo i passanti!» sbottò.
Fu la prima volta che vide un’espressione così poco neutra sul volto di Natsumi: aveva le sopracciglia inarcate e gli occhi sgranati e la bocca era schiusa, per ostentare tutta l’incredulità della ragazzina «Il Mostro Smeraldo eri tu?»
Kagami sentì il sangue affluirle veloce verso le guance, quando cercò di dare qualche spiegazione si ritrovò a borbottare suoni senza senso. Era la prima volta in vita sua che si sentiva tanto imbarazzata, forse perché Natsumi la metteva ancora – nonostante tutto – terribilmente in soggezione.
«Era un malinteso, Kagami non voleva aggredire nessuno.» intervenne Yuri, sfidando con una tagliente occhiata smeraldo Natsumi a contraddirla. E in momenti come quello Kagami si ricordava perché all'inizio si fosse presa una cotta per il ragazzino dai capelli e lo sguardo di fuoco.
«Kagami è buonissima!» anche Izumi intervenne subito in sua difesa; era incredibile quanto fosse bello avere due amiche come loro.
Natsumi si aprì in un sorriso luminoso e incredibilmente affascinante «Non ne dubito. Scusa se ti ho offeso.»
Sentendo la morsa allo stomaco trasformarsi in qualcosa di decisamente più piacevole, Kagami le regalò l'espressione più dolce di cui era capace per comunicarle che non c’erano problemi; era bello vedere che, forse, un minimo di amicizia con quella ragazzina scostante era nato davvero.
«Uhm …» un mugugno da parte di Izumi catalizzò tutta l’attenzione sulla piccola cinese, che osservava la Pokéball vuota nella sua cintura.
«C’è qualche problema?» chiese Yuri
«È solo che … Come lo catturo quell’Oddish?»
A quella domanda Kagami si aprì in un sorrisetto furbo, forse aveva un’idea che avrebbe potuto funzionare.
«Fai uscire Beldum.»
«E …?»
«E basta.»
Izumi le dedicò un’occhiata non molto convinta, piegando il capo di lato con fare perplesso, ma assecondò il volere dell’amica e liberò la sua piccola furia blu, che con un verso contento, iniziò a gironzolare senza meta e carica di energie, travolgendo ogni cosa nel raggio di qualche metro con la classica, instancabile foga. Come Kagami aveva intuito, il piccolo Oddish cadde ben presto vittima di una carica dell’iperattività di Beldum, che, dopo aver stordito per bene il Pokémon selvatico, corse dalla propria allenatrice a farle le feste, come se sapesse che quello era ciò che Izumi voleva. Il legame empatico tra Izumi e Beldum riusciva sempre a compensare l’inesperienza e l’insicurezza della piccola cinese, era bastato che Beldum capisse cosa lei volesse per agire da solo ed accontentarla. Certe volte Kagami si sentiva incredibilmente gelosa del rapporto così speciale tra Izumi e il suo Pokémon.
Senza proferire parola, Izumi si limitò a far levitare la sua Pokéball, scagliandola contro l’Oddish che, troppo esausto per poterla contrastare, si lasciò catturare subito.
«Evvai!» Yuri portò un pugno in aria «Ora possiamo andare ad allenarci!»
Senza nemmeno aspettare risposta da qualcuno, iniziò a correre verso il Ponte Pepita, pronta a tornare al Centro Pokémon di Celestopoli, seguita a ruota da Izumi che, dopo aver titubato nel prendere la Pokéball contenente il suo nuovo Pokémon, corse dietro Yuri, che in quanto a foga nulla aveva da invidiare a Beldum certe volte. Con una scrollata di spalle, Kagami stava per raggiungere le sue amiche, quando notò Natsumi indugiare.
«C’è qualcosa che non va?» chiese, già conoscendo la risposta che Natsumi le avrebbe dato
«No, no …» Kagami sorrise un po’ amaramente, sapeva già che non si sarebbe mai confidata con lei, così si limitò ad avviarsi verso il Ponte
«È solo che …» si bloccò all’improvviso, voltandosi verso Natsumi che, inaspettatamente, aveva continuato la sua risposta «Le due allenatrici bravissime che hanno battuto tutti i ragazzini sul ponte. Mi sarebbe piaciuto incontrarle e sfidare anche loro.»
«Beh, se sono davvero due allenatrici così brave, andranno sicuramente a sfidare la palestra, no?»
A Kagami sembrò che una scintilla animasse per un istante lo sguardo di Natsumi, rendendolo ancor più bello di quanto già fosse «Hai ragione!» esclamò, dedicandole un sorriso luminoso e così poco da lei.
Forse i risultati raggiunti con Natsumi non erano così deboli come Kagami aveva pensato.
Essere andate a catturare Oddish in mattinata implicava l’avere l’intero pomeriggio libero. Certo però Kagami non si aspettava che l’avrebbero occupato recandosi già alla Palestra. Fosse stato per Izumi, ovviamente, avrebbero potuto prendersi un altro giorno di tempo così come il resto delle loro vite prima di sfidare la nuova Palestra, ma Yuri si sentiva talmente gasata all’idea di poter già incontrare il secondo Capopalestra da proporre di recarsi – dopo un breve allenamento – presso l’edificio dalla grande scritta “Gym” quel pomeriggio stesso. Natsumi aveva acconsentito con malcelato interesse, il suo pensiero doveva esser ancora rivolto alle due allenatrici di cui avevano sentito parlare quella mattina.
Fu così che, arrivate davanti al portone d’ingresso della Palestra, Kagami si trovò a varcare per la seconda volta in pochissimi giorni l’entrata di una Palestra Pokémon, con Izumi che non sembrava intenzionata a mollarle il braccio per nessuna ragione al mondo, Yuri che camminava legnosa come un soldatino e Natsumi che si guardava attorno come se sperasse che qualche allenatore forte si stesse nascondendo dietro un vaso pronto a sbucar fuori all’improvviso per fare loro un dispetto.
Appena messo piede nell’edificio, un fortissimo odore di cloro le investì.
«Oh, wow!» fu l’esclamazione di Yuri quando focalizzò meglio l’ambiente circostante: l’atrio della seconda palestra sembrava in tutto e per tutto lo spogliatoio di una piscina, l’unica nota stonata erano le due statue in marmo che certificavano l’appartenenza della Palestra alla Lega di Kanto, accanto ad una delle quali sedeva un uomo sorridente.
«Salve, allenatrici!» esclamò l’uomo, che aveva un’espressione talmente sorniona da sembrare un gatto in tutto e per tutto «Siete qui per sfidare la palestra?»
«Esatto!» come prevedibile, fu Yuri a rispondergli e, muovendosi ancora a scatti, portò un pugno all’altezza del volto, come a voler dimostrare tutto lo spirito combattivo che la animava.
«Benissimo, quindi siete in quattro a voler sostenere la sfida?»
«No, io no.» si limitò a dire Kagami, ricevendo da Natsumi una delle sue solite occhiate indecifrabili. La rossa si avvicinò a lei per sussurrarle all’orecchio, talmente vicino che sentì un leggero brivido scuoterla «Sicura di non voler provare? Sei molto in gamba, secondo me è un peccato!»
Kagami storse il naso «Non è con le medaglie che voglio essere forte.»
Natsumi si limitò ad annuire «Comprendo il tuo punto di vista.»
«Dunque, tre allenatori, giusto?» prese nota la guida «Di quante medaglie siete già in possesso?»
«Abbiamo la Medaglia Sasso.» rispose fiera Yuri, impettendosi quando ebbe finito la frase.
«Caspita, dei giovani allenatori in erba! Era da un po’ che non ne venivano!» esclamò col fare sornione e rilassato la guida, Kagami non riuscì a trattenere un risolino quando vide Yuri mettere il broncio per quella constatazione.
«Ehi, abbiamo una medaglia, siamo forti!» lo corresse la rossa, al che la guida si abbandonò ad una breve risata «Ne avete ancora di strada da fare, piccolo
Uh.
In pochi istanti Yuri si fece più rossa in volto che di capelli «Io sono femmina.» sbraitò, sbracciandosi e scalpitando come un Mankey al quale si è appena rubato il pranzo.
La guida finalmente perse un po’ del suo fare rilassato «Ah, scusami! È ovvio, sei una ragazzina così carina!» disse, cercando di calmare Yuri, ma su una come lei complimenti sull’aspetto non avevano molta importanza, così la guida si limitò a mostrare loro la porta dietro la quale avrebbero trovato il percorso per arrivare dalla Capopalestra.
Varcata la porta che la guida aveva indicato – Yuri fu trascinata da Natsumi che aveva commentato con un “Imbarazzante.” –, le bambine si trovarono all’interno di una sala occupata quasi interamente da un’immensa piscina olimpionica, attraversata da una passerella sulla quale erano presenti un nuotatore che teneva i piedi a mollo nell’acqua e una ragazzina vestita da campeggiatrice appostata al lato di una scalinata che conduceva ad una nuova porta, dietro la quale doveva esserci la sala della Capopalestra Misty.
«Beh, come vogliamo fare?» chiese Kagami, portandosi le braccia a mo’ di cuscinetto dietro la nuca.
«Gli allenatori sono due, e noi siamo tre.» intervenne Natsumi «Izumi secondo me deve fare almeno una battaglia di prova con Oddish.» la piccola cinese, che nel frattempo aveva preso Yuri per il braccio, sospirò affranta, ma annuì per acconsentire. «Posso affrontare la seconda allenatrice, però?»
Natsumi le dedicò una di quelle espressioni dolci che solo ad Izumi aveva mai dedicato «Certo che puoi.»
«Non ci sono problemi!» asserì anche Yuri, aprendosi in uno dei suoi sorrisi mozzafiato.
«Quel nuotatore lo posso anche lasciare a te.» il tono leggermente sprezzante con cui si rivolse a Yuri subito dopo cozzava terribilmente con l’atteggiamento dolce di qualche istante prima.
«Cosa c’è, credi di non essere in grado di batterlo?» la schernì Yuri, anche il suo sorriso si venò di strafottenza. Quelle due non riuscivano proprio a sopportarsi.
Natsumi incrociò le braccia al petto «Prego?» chiese, mantenendo la solita espressione neutra «Resta qui mentre ti faccio vedere come combatte un vero allenatore.
E, senza dar conto alle risposte colorite di Yuri, si avviò verso il nuotatore che continuava a bearsi nell’acqua e per il quale Kagami provava un’immensa invidia. Se c’era un ambiente che adorava, oltre le foreste, quello era proprio l’acqua.
Lo scontro di Natsumi con il nuotatore, che parve un tantino scocciato quando la ragazzina interruppe il suo momento di relax, fu incredibilmente breve, ma non per questo poco intenso. I due Pokémon acquatici del nuotatore, un cavalluccio marino blu e un mollusco dal guscio viola e la lunga lingua da fuori (nonostante non ne si vedesse nessuna bocca) furono sbaragliati dal secondo Pokémon di Natsumi, quello che loro non avevano mai visto: era un leoncino dal corpo per metà blu e per metà nero, così come era nera anche una porzione di pelo sotto la testa. La coda presentava all’estremità una sorta di stella gialla, così come gialli erano degli anelli di pelo sulle zampe anteriori, l’interno delle orecchie e i grandi occhi (il commento di Izumi a proposito era stato “Oh, Kaga-chan, hanno lo stesso colore dei tuoi!”).
Appena ebbe visto quel piccolo leoncino, Yuri si sbrigò a cacciare il suo Pokédex per saperne qualcosa di più

Shinx, Pokémon Baleno.
Shinx può far brillare molto intensamente il pelo per pochi secondi in caso di pericolo, accecando così il predatore per poter fuggire, è infatti un Pokémon che preferisce non fronteggiare il pericolo direttamente e darsi alla fuga approfittando della momentanea cecità dell’avversario.
Riesce a generare elettricità contraendo e rilassando i muscoli, essendo così in grado di usare attacchi elettrici.


Il Pokédex non ebbe neanche il tempo di terminare la propria spiegazione riguardo il leoncino, che già il cavalluccio marino era rimasto vittima di un suo attacco elettrico. Non ci volle molto perché il mollusco facesse la stessa fine.
Quando Natsumi, vinta la battaglia, ritirò il suo Pokémon nella Ball, dedicò un sorrisetto sarcastico a Yuri e, senza aggiungere null’altro, si incamminò verso la campeggiatrice, che, avendo assistito da lontano alla battaglia, quando vide Natsumi dirigersi verso di lei gemette un “Urgh” tra lo spaventato e l’infastidito. Quando poi si trovò a sfidare Izumi parve tranquillizzarsi, ma sottovalutare quella furia cinese fu un errore che pagò con una bruciante sconfitta da parte di Oddish, che con un paio di attacchi mutamente ordinatigli da Izumi – che sembrava riuscire a comunicare bene col Pokémon Malerba – riuscì a sconfiggere il Pokémon pesce a chiazze bianche e rosse che l’allenatrice le mandò contro.
Quando, salita la scaletta, si trovarono sulla piattaforma di lancio – sul serio, come i trampolini olimpionici – dalla quale si accedeva alla sala della Capopalestra, tutte e quattro si osservarono.
«Siete pronte?» chiese Yuri, mantenendo un tono serio e pacato per la prima volta anche con Natsumi. Le altre due ragazzine annuirono.
«Allora entriamo!» esclamò Kagami, aprendo lei la porta per le sue amiche.

 

****


Come quando entrarono da Brock, la luce artificiale era così accecante che Yuri ci mise qualche istante a far abituare i suoi occhi a tutta quella luminosità. E poi, come se non bastasse, la puzza di cloro che impregnava l'aria stava iniziando a farle girare la testa.
La sala della Capopalestra era un’enorme pedana galleggiante sulla quale erano situati il campo di battaglia e degli spalti laterali, anche se lungo i bordi era possibile scorgere la limpida acqua della piscina che rifletteva la luce dei fari al neon così forte da non permettere agli occhi chiari di Yuri di soffermarsi sulla superficie liquida per più di un istante.
«Salve, sfidanti!»
A quelle parole, il cuore aveva iniziato a batterle così rumorosamente che ebbe paura di non riuscire a sentire bene il resto del discorso della ragazza che le osservava dall'altro lato del campo di battaglia, sembrava pronta a farsi una bella nuotata lungo i bordi della sala con il costume intero che indossava e la felpa impermeabile celeste. Per un istante, a Yuri si mozzò il fiato nel notare quanto fosse bella quella ragazza, con l’espressione decisa e i fieri occhi acqua marina. Le sembrava quasi paradossale il fatto che, nonostante l’assurdo color carota che caratterizzava i folti capelli che ricadevano sulle spalle – ancor più assurdo del suo ramato, a dirla tutta –, riuscisse ad apparire tanto splendida. Aprendosi in un bel sorriso, la ragazza – che doveva essere di poco più giovane di Brock – esclamò «Vi stavo aspettando, sfidanti. Io sono Misty, Capopalestra di Celestopoli ed esperta in Pokémon di tipo Acqua. Voi siete?»
Yuri strinse i pugni per farsi coraggio, poi esclamò più forte che poteva «Io sono Yuri, e loro sono Izumi e Natsumi, siamo qui per sfidarti!»
La ragazza si aprì in un sorriso dalla sfumatura leggermente diversa, sembrava avesse addolcito l’audace espressione con cui s’era presentata. «Venite pure avanti, decideremo con calma chi di voi si batterà per prima con me.»
Ripensare alla prima esperienza disastrosa con Brock, nonostante fosse poi riuscita a batterlo – anche abbastanza brillantemente, tra l’altro –, aveva finito per far sentire Yuri terribilmente a disagio. Prima di muovere alcun passo, si voltò verso Izumi, che annuì un po’ incerta, e Natsumi, che le dedicò uno dei suoi soliti sorrisetti sarcastici, come se le stesse mutamente dicendo “Che c’è? Non dirimi che hai paura.”
La rabbia che sentì serrarle la bocca dello stomaco prese il sopravvento sull’ansia, così s’avviò per prima con passo spedito verso il centro dell’arena, dove le aspettava Misty con quella sua espressione audace e le braccia incrociate.
«Se per voi va bene, vorrei essere io la prima a battersi.» intervenne Natsumi quando tutte ebbero raggiunto la Capopalestra. La rabbia in Yuri s'era già consumata, l’ansia era tornata a devastarle le interiora, quindi se la snob voleva andare per prima, a lei andava benissimo.
Anche Izumi non ebbe nulla da ridire, anzi, si avviò in silenzio verso gli spalti senza nemmeno aspettare che la Capopalestra dicesse qualcosa, seguita a ruota da Kagami, che aveva stranamente cambiato atteggiamento da una decina di minuti a quella parte. Da che sembrava volesse abbandonarle per andare a gettarsi nella piscina a nuotare, era diventata stranamente tesa e rigida. Prima che Yuri potesse raggiungerle, Natsumi l’afferrò per un braccio.
«Quelle due sono strane.» la frase che le sussurrò sembrò un soffio di gelido vento sul collo.
«Vado a vedere che hanno. Tu pensa solo a combattere.» le rispose Yuri
«Ok, tu invece cerca di tranquillizzarti. Con Brock sei stata brava, oggi non sarà diverso.»
Se n'è accorta.
Prima di correre verso gli spalti col volto completamente arrossato e le orecchie in fiamme, Yuri le sussurrò un “in bocca al Manectric”, l'idea che la richiesta di Natsumi di combattere per prima non fosse del tutto casuale si era insinuata tra tutti i pensieri che l'attanagliavano in quel momento.
«Me lo spiegate che vi è preso?» Yuri, raggiunte le due amiche dopo essersi un po' calmata, prese posto tra Izumi e Kagami. La cinese le dedicò un’occhiata preoccupata «C’è qualcosa che non va.»
«Concordo.» intervenne Kagami, anche lei aveva perso la sua classica espressione allegra e spensierata «Ho un pessimo presentimento.»
«Io pure.» confermò l’altra
«È come se ci osservassero.» conclusero assieme, scambiandosi un’occhiata d’intesa quando scoprirono di avere entrambe la stessa impressione.
Dopo qualche istante di silenzio, Yuri non riuscì a trattenere una forte risata «Oh, andiamo! Di che vi preoccupate? Non può succedere proprio null- …»
Nemmeno riuscì a finire la frase, che un terribile boato squarciò l’aria. La pedana prese a tremare mentre dal tetto della palestra cadevano travi e calcinacci, rischiando di colpire un paio di volte anche Natsumi. Yuri non aveva mai avuto tanta paura in vita sua, tanto che non si accorse nemmeno di urlare un “Natsumi!” in preda al panico, ricevendo in risposta un soffocato “Sto bene!” da parte dell’altra.
In pochi istanti, Yuri non seppe nemmeno come, si ritrovarono circondate da una ventina di uomini vestiti con tute nere con una “R” cremisi cucita in petto.
«Che cosa ci fate qui?» urlò Misty contro i misteriosi individui, aveva ancora in mano la Pokéball che stava per lanciare contro Natsumi.
Gli uomini scoppiarono tutti a ridere, e forse il lagnoso suono di quelle risa fu anche peggio del boato di prima. «Che domande!» esclamò uno di loro «La Polizia di Celestopoli è tutta occupata al Monte Luna e noi non dovremmo approfittare di una simile occasione per arricchirci un po’?»
«Sciocca Capopalestra, vedi di consegnarci tutti i Pokémon se vuoi che nessuno si faccia male!» continuò un altro
«E non sottovalutarci, alcuni dei nostri colleghi hanno già provveduto a catturare gli allenatori nell’edificio.» specificò un altro ancora, giocando con la punta della frusta legata al suo fianco.
Polizia? Consegnare i Pokémon? Catturare gli allenatori? del discorso di quegli uomini Yuri non ci stava capendo proprio nulla, eppure sentiva che il pericolo in quel momento era davvero, davvero serio.
La sicurezza della Capopalestra parve vacillare «Credete davvero di potermi minacciare così?»
La recluta che stava giocando con la frusta scrollò le spalle «Dipende, vuoi che escano tutti indenni dalla situazione?»
Misty rimase in silenzio.
La recluta sghignazzò «Su, va' a prendere i Pokémon.»
La Capopalestra tacque per un’altra manciata di istanti a capo basso, quando lo rialzò gli occhi le brillavano, come se fossero infuocati. «Scordatevelo.»
Una nuova risata da parte dei loschi figuri riempì l'aria.
Yuri assisteva impietrita alla scena, così come le sue amiche, addirittura Natsumi non sembrava capace di muovere un muscolo. Non riuscì a capire quanto tempo precisamente stesse passando, le sembrava che quei tizi in uniforme fossero appena arrivati, eppure era come se la Capopalestra stesse dialogando con loro da ore. Era incredibile il modo in cui quella ragazza riuscisse ad affrontare a testa alta così tanti uomini, come se avesse lei sola la capacità di sbaragliarli con un solo gesto, se avesse voluto. Quegli occhi d'acqua non avevano smesso per un istante di ardere come fuoco.
«Adesso basta!» sbottò uno degli uomini in nero, stufo «Forse non hai capito che se non ci dai tutti i Pokémon presenti in questa palestra noi ti ...»
«Voi cosa
Fu la voce di un estraneo ad interrompere la recluta, seguita dallo spalancarsi della porta che conduceva al percorso della Palestra. Un uomo con indosso una tuta rossa fece il suo ingresso in sala, seguito da un grosso drago arancione.
«Uhm ... quindi è qui la festa?» aggrappate al drago c'erano due ragazzine, una delle quali – quella che aveva parlato con un fil di voce – aveva un ciuffo di capelli castani che le copriva l'occhio, l'altra, che s'era limitata a sistemare gli occhiali tondi sul naso, si guardava confusa intorno.
Erano la ragazzina con il ciuffo e quella con gli occhiali.
Ma che sta succedendo?

___________

 

Angolino dell’autrice:

Solito ritardo, soliti problemi. Questa volta non sono nemmeno riuscita a trovare il tempo di creare una mezza illustrazione da abbinare al capitolo, mi dispiace :/ Non ho molto da dire, ho trovato un momentino di pausa per rileggere al volo e postare il capitolo, ora fuggo perché già so che a causa dell’HTML perderò minimo un altro quarto d’ora.

 AVVISO: In realtà non ci ho perso un quarto d’ora, ma un mese. LOL. Avevo caricato il capitolo apparentemente senza problemi, poi però l’HTML si è un po’ sminchiato e io che sono una perfezionista ho tentato in tutti i modi di cambiarlo, ma non so perché EFP non mi permetteva di aggiornare il capitolo, segnalandomi non so quale errore. Così, nella mia testolina bacata ho pensato “Aspe’, se cancello il capitolo e lo ricarico di nuovo tutto si risolve!”, solo che dopo aver cancellato il capitolo EFP non mi ha permesso di riaggiungerlo. Scoraggiata, ho deciso di ritentare la fortuna il giorno dopo, solo che me ne sono dimenticata, ho procrastinato e sono arrivata a quasi un mese dopo che ho deciso di rimettermi a sudare appresso ad NVU e brutte cose simili. Che bella la vita.

   
 
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