Scritta sulla soundtrack Cuore in me del musical Il gobbo di Notre Dame.
Cuore in me
CAPITOLO 21
Cuore
in me
Osceno
più del sesso
Zoro
teneva la schiena curva e il suo viso fissava quello di
Sanji.
“Sei
sicuro di quello che mi stai dicendo?” domandò
quest’ultimo.
Zoro
fece ondeggiare la sedia della cucina su cui era
accomodato, facendola scricchiolare.
“Decisamente.
Te l’avevo detto che era un po’ che le azioni
di tua moglie non mi convincevano. Quella donna è sempre
stata bellissima e
meravigliosa, ma il dottore deve averle messe strane idee in testa.
Fossi
in te, la convincerei a cambiarlo” disse.
“Sai,
forse le voci su suo padre…” mormorò
Sanji. Afferrò lo
schienale della sedia dell’altro e la raddrizzò.
“Inizi
a credere ci sia dietro un giro di mafia?” chiese
Zoro, inarcando un sopracciglio.
Sanji
piegò di lato il capo.
“Forse”
bisbigliò.
“Pensi
che lei lo stia facendo di proposito? Perché? Ti ama
no?” domandò Zoro, alzando la voce.
Sanji
ticchettò con la punta della scarpa di vernice nera
sul pavimento.
“Ultimamente
ho scoperto che le manca una macchina. Non era
tra le sue preferite e non ci ho fatto caso”
sussurrò.
“Ha
tante macchine?” chiese Zoro, guardando il viso
dell’altro. Gli occhi di Sanji erano cerchiati da delle
profonde occhiaie.
“Sì,
ma non le cambia spesso. Sono da collezione, me lo
avrebbe detto se l’avesse venduta” rispose Sanji.
Zoro
si grattò la testa.
“Cuocastro, non
capisco cosa stai insinuando” ammise.
“Niente”
mentì Sanji.
<
Non posso davvero credere una cosa del genere. Non
posso! > pensò.
Zoro
si grattò il mento squadrato.
“Ti
conviene andartene prima che lei ritorni. E fammi un
favore, stanne fuori” lo pregò Sanji.
“Umphf. Tutto
sommato siamo amici, non vedo perché…”
borbottò Zoro.
Sanji
si ticchettò l’indice sulle labbra.
“Occupati
del ristorante. Se mi dovesse succedere qualcosa…”
lo pregò.
“Così
mi preoccupi di più” disse roco Zoro, impallidendo.
Sanji
strinse le labbra fino a farle sbiancare.
“Io
te lo sto affidando, Zoro. Per quanto mi riguarda, puoi
anche chiamarlo ‘Rufy’ in suo onore”
disse, indurendo il tono.
Zoro
rabbrividì.
“Quello
è il tuo sogno. Sta a te occupartene”
ribatté.
“Nel
caso non dovessi riprendermi” lo interruppe Sanji.
Zoro
giocherellò con la fascia nera sul suo braccio.
“Cambiata
cura, guarirai in fretta. Smettila di
preoccuparmi, sopracciglio a ricciolo. Stai facendo dei discorsi
strani” cercò
di rassicurare l’altro.
“Ne
riparleremo domani, promesso. Dopo una bella notte di
sonno, smetterò di essere così catastrofico.
Questi medicinali mi stanno
confondendo” mormorò Sanji.
“Smetti
di prenderli” ordinò Zoro, corrugando la fronte.
Sanji
sospirò.
“Certo,
al massimo li sputerò di nascosto a Robin” gli
bisbigliò vicino all’orecchio.
“Ci
conto” ringhiò Zoro
“Siamo
cresciuti in strada, simili trucchetti siamo in grado
di farli entrambi”. Aggiunse Sanji, mantenendo basso il tono.
Si allontanò
dall’altro che aggrottò le sopracciglia.
“Va
bene, a domani” borbottò.
<
Sì, ci sto credendo. Come ho fatto a convincermi
così
facilmente che Robin, la mia dea, il mio angelo, sia
un’assassina?
Cuore
in me, osceno più del sesso, il tradimento ti ha reso
marcio. Oh Robin, perdonami per la mia mancanza di fede >
pensò Sanji.
Guardò Zoro alzarsi dalla sedia, lo accompagnò
fino alla porta. Zoro uscì dalla
cucina, dirigendosi all’uscita della casa.
Sanji
indietreggiò, i capelli biondi gli coprivano metà
del
viso mettendoglielo in ombra. Una lacrima gli rigò la
guancia.