Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Lady Lara    02/07/2017    3 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 4
 
Fatale incontro …
 


5 Settimane prima del 18 maggio 2008.
 

Regina era euforica quel pomeriggio! Aveva ottenuto il beneplacito del Professor Robert Gold sui capitoli finali della sua Tesi di Laurea! Il Professore non aveva avuto nulla da obiettare né da correggere. Si era complimentato con lei e le aveva detto che per la sessione di metà Giugno avrebbe potuto discutere la sua “brillante tesi”.
 
– Dio mio Emma! Ti rendi conto?! Il famoso “arcigno” Professore Robert Gold ha detto proprio così: “Brillante Tesi”!
– Avevi dubbi Regina? Hai una media eccellente, hai seguito tutti i suoi seminari di “Storia dell’arte Medioevale”, la tesi verte sui suoi argomenti preferiti, li hai trattati con attenzione e con linguaggio lineare e professionale … Non potevi che ottenere un risultato brillante! Ne era sicuro anche lui ovviamente o non ti avrebbe chiesto di fargli da assistente tirocinante se non ti considerasse una sua pupilla!
 
Regina si era buttata sul letto a braccia allargate e i corti capelli neri sparpagliati sul cuscino. I suoi occhi castani brillavano e il sorriso, steso sul suo viso, era il riflesso della gioia che stava provando in quel momento. Aveva tre anni più di Emma e stava finendo il suo percorso nella Facoltà di Storia dell’Arte, nel vicino, prestigioso, Ateneo frequentato anche dalla giovane Swan.
Si conoscevano da ormai diversi anni e nonostante quei tre brevi anni di differenza d’età, si capivano, andavano d’accordo e si volevano un bene dell’anima. La madre di Regina, la severissima Signora Cora Mills era una cara amica di Ingrid Frosen, zia materna di Emma.
 
Dalla morte dei genitori, Emma si era trasferita a Boston, da sua zia, ed era cresciuta con le sue due figlie: Elsa, coetanea di Regina, ed Anna, appena di un anno più piccola della cugina.
 
Regina e Cora frequentavano assiduamente la bella villetta in periferia di Ingrid. Elsa era compagna di classe di Regina, ma non aveva con lei l’affiatamento che questa aveva con Emma. Per la verità Elsa non aveva affiatamento quasi con nessuno, era sempre un po’ fredda e distante nel rapporto con il prossimo ma, come sapeva ormai bene Emma, era solo per timidezza e paura. Elsa aveva un cuore d’oro, in realtà, ed era una ragazza seria e leale. Da compagne di classe spesso Regina ed Elsa si incontravano per studiare insieme, poi, finito il liceo, avevano fatto scelte differenti. Mentre Regina si era inscritta alla Facoltà di Storia dell’Arte, Elsa aveva ottenuto una borsa di studio per entrare, come studente meritevole, alla Facoltà di Biologia Marina e, dopo i primi due anni, si era trasferita in Irlanda. Si era laureata nella precedente sessione invernale e stava eseguendo uno stage presso un istituto irlandese che si occupava di studi oceanografici.   
 
Regina aveva dovuto combattere parecchio con sua madre per la scelta della Facoltà Universitaria! La Signora Cora era vedova da pochi anni, suo marito era morto per un infarto e lei si era fissata con le malattie cardiache. Il Signor Mills era morto tra le sue braccia e lei aveva vissuto un gran senso d’ impotenza. Il suo più grande desiderio era che sua figlia Regina diventasse, un giorno, Cardiochirurgo. Quindi, a tale scopo, aveva  cercato di convincerla a sostenere il test per accedere alla Facoltà di Medicina. Regina e sua madre avevano avuto liti furibonde per quel motivo! La giovane mora amava la Storia dell’Arte e l’arte in se stessa, diversamente odiava la vista del sangue e aveva il terrore di malattie e infezioni. Alla fine Cora Mills si era fatta persuasa a lasciar libera sua figlia di scegliere cosa fosse meglio per lei.
 
 I Mills erano molto benestanti. Possedevano una catena di boutiques. Cora era un’ottima manager e, dopo l’improvvisa dipartita di suo marito, era diventata la “regina” di quel piccolo “Impero finanziario”. Per farsi perdonare da sua figlia le aveva acquistato un appartamentino vicino all’Università e spesso, per non sentire troppo la solitudine, Regina invitava da lei Emma.
Quello era uno dei giorni in cui Emma avrebbe pernottato da Regina, l’amica voleva condividere con lei quel momento di gioia ed era intenzionata a festeggiarla con cena a base di pizza da asporto, chiacchierando di Università, moda, cinema e, soprattutto, di “bei ragazzi”.
 
Regina si era innamorata, ricambiata, di un  giovane commesso di una delle boutiques di sua madre. La cosa la sapeva solo Emma. Il giovane venticinquenne Daniel aveva ottenuto un diploma di scuola superiore e ancora non aveva completato gli studi universitari di Economia. La sua famiglia versava in gravi difficoltà economiche. Il padre era infermo da anni, a causa di un brutto incidente sul lavoro, e sua madre era costretta a svolgeva piccoli lavori di collaborazione domestica part time, per avere più tempo da dedicare all’accudimento del marito e dei due figli. Daniel aveva fatto sempre in modo di rendersi utile e di non pesare sulle scarse possibilità economiche familiari. Aver trovato quel lavoro di commesso dalla “snob” Signora Cora Mills, era stato un bel colpo di fortuna. Poteva avere uno stipendio decente e pagarsi gli studi. Peccato che Cora fosse comunque molto tirata e lo sfruttasse parecchio! Il tempo del giovane non era mai abbastanza per lo studio ed era rimasto indietro con gli esami.
 
Daniel e Regina si erano conosciuti lo stesso giorno che il giovane era stato assunto, circa tre anni prima. Lei aveva vent’anni e lui ventidue. Non era stato certo un colpo di fulmine! Daniel era molto rispettoso e Regina un po’ smorfiosa e viziata. L’aveva fatto penare parecchio quel povero ragazzo! Mettendolo in imbarazzo anche davanti a Cora e a qualche cliente. Nonostante l’arroganza di Regina, lui aveva continuato a comportarsi educatamente e gentilmente con lei, cosa che gli veniva spontanea per il suo buon carattere, più che per il bisogno di lavorare.
Regina faceva in modo di andare spesso in quella boutique maschile, con la scusa di essere la figlia della padrona, intenzionata a controllare gli affari di famiglia. Non mancava mai di tormentare il giovane. Finché Daniel, già  innamorato di lei, credendo di non aver nessuna speranza con quella “bellissima” e “terribile” ragazza e soffrendo troppo, per il suo apparente disprezzo, non aveva deciso di licenziarsi.
Una sera, prima della chiusura, in una delle occasioni di presenza di Regina, le aveva detto quello che pensava e che aveva intenzione di fare …
 
- Regina … voglio essere sincero con te … non ho paura a dirti quello che penso … non mi importa se ti vorrai vendicare facendomi licenziare da tua madre … tanto ho già pronta la lettera di dimissioni! Da domani non verrò più a lavorare qui … non posso continuare in questo modo! So bene che ci separa un ceto sociale diverso, ma non mi sento inferiore a te, ne a nessuno. Sei stata veramente cattiva con me, fin da quando ci siamo conosciuti … Non so perché ti sei comportata così con me … forse per antipatia … disprezzo? Per me non è mai stato così nei tuoi confronti! Ti trovo bella, intelligente e nonostante tu ce la metta tutta per farti odiare … io non ci riesco … non ci riuscirò mai! Ho visto dei momenti di dolcezza nel tuo sorriso … rari purtroppo! So che con tua madre le cose non vanno bene … ma questo non ti da il diritto di rovesciare sugli altri l’odio che hai per lei e forse ancor di più per te stessa. Sei migliore di quello che vuoi sembrare … sai essere gentile e altruista … No, non mi chiedere perché dico questo … lo so … ti ho vista quando hai soccorso quella bambina per strada … ho visto il tuo atteggiamento amorevole verso quella piccola sconosciuta … ho visto il tuo sorriso, sincero e buono, in quel momento. Non ti avevo mai vista più bella … In quel momento ho capito di amarti … di amare tutto quello che sei, la tua luce come la tua oscurità. Me ne vado proprio per questo … perché ti amo e perché tu non proverai mai lo stesso per me …
 
Il giovane aveva preso le sue poche cose e si era diretto verso l’uscita. Regina era rimasta spiazzata. Aveva trovato Daniel molto piacevole fin dal loro primo incontro, ma il proprio carattere, ombroso e arrogante, le aveva fatto tirare fuori il peggio di se stessa. Non voleva che il ragazzo andasse via … aveva bisogno di lui, si era resa conto che non poteva passare un giorno senza vederlo, era per questo che andava in boutique praticamente tutti i giorni! Come avrebbe fatto senza di lui?! E lui? Non aveva un altro lavoro e lei sapeva che non navigasse nell’oro.
Gli era corsa dietro e lo aveva abbracciato stringendolo alla vita, da dietro le spalle, poggiando la guancia alla sua schiena.  Non era riuscita a trattenere le lacrime nel parlargli.
 
– Sono stata un mostro con te Daniel … perdonami! Non voglio che tu vada via!
 
Daniel si era voltato, nel suo completo blu con cravatta turchese, la sua elegante divisa da lavoro. Le aveva preso il volto rigato di lacrime tra le mani e l’aveva guardata intensamente in viso. Lei teneva le mani poggiate sul petto del ragazzo.
 
– Perché Regina? Perché non dovrei andar via?!
– Perché io … io …
- Tu cosa Regina? Hai intenzione di torturare ancora il mio cuore?! Te lo sei preso già da un pezzo! Dimmi perché non dovrei fuggire da te …
- Perché ti amo! Ti amo Daniel!
 
Daniel aveva letto la sincera verità negli occhi di Regina. Era da tanto che avrebbe voluto sentirla dire quelle due parole. Sentì il cuore nel petto battere furiosamente e il desiderio di impossessarsi delle carnose e sensuali labbra di Regina gli fu impossibile cancellarlo dalla  mente. Agì quel desiderio con irruenza, ricambiato da lei con eguale irruenza e passione. I sentimenti che provavano l’uno per l’altra non potevano più essere tenuti repressi. Esplosero in quell’avido abbraccio, in quell’unione delle loro labbra, nell’intrecciarsi famelico delle loro lingue.
Da quella sera le cose cambiarono completamente tra loro. Iniziarono ad aver bisogno l’uno dell’altra in modo sempre più intimo e totale. Cora si era accorta del cambiamento di sua figlia nei confronti di Daniel e iniziò ad impedirle di recarsi in quella boutique, con la scusa che doveva pensare a studiare. I due giovani avevano capito bene l’antifona e iniziarono a vedersi di nascosto. L’appartamentino di Regina diventava spesso il loro rifugio, lo spazio dove potersi sentire liberi di amarsi senza pudori e tabù. L’intento dei due era di coronare il loro amore con il matrimonio, mettendo Cora davanti al fatto compiuto. Per giungere a realizzare il loro desiderio, era intenzione di Regina finire gli studi e aprire una sua attività lavorativa. Daniel avrebbe finito anche lui l’Università, lei lo avrebbe aiutato economicamente. Fino ad allora la loro relazione doveva restare segreta. Cora non doveva scoprire nulla o avrebbe rivolto la sua ira sul ragazzo. Quel lavoro da commesso poteva ancora essergli utile per un po’, finché non avesse trovato un altro lavoro pagato meglio di quello.
 
 
Regina stava per laurearsi finalmente e aveva anche una proposta del Professor Gold di diventare sua assistente! Ne aveva parlato quella mattina con Daniel, la boutique era chiusa per il giorno di pausa settimanale, si erano visti nel suo appartamentino dopo aver avuto il responso di Gold. Daniel era stato felice per lei e non aveva resistito dal prenderla tra le braccia e sollevarla in una giravolta. Poi, travolti dalla passione del loro sentimento, erano finiti a fare l’amore sul tappeto del piccolo soggiorno di Regina, dimenticandosi anche di mangiare all’ora di pranzo.
 
 
– Allora Emma! Quando ti deciderai di accettare di uscire con Neal Cassidy?
– Ancora con Neal Regina?!! 
- Povero caro! È stato due settimane a pregarmi di esserti presentato! Ti muore dietro e tu non lo degni di uno sguardo!
– Regina ti prego! Già ne abbiamo parlato! Neal è un simpatico ragazzo ma …
- Ma?
– Ma non … non mi ha dato nessun “brivido” ecco!
– Aaah! È il “brivido” che cerchi?
 
Regina rise, mentre prendeva uno dei pezzi di pizza Margherita.
 
– Mmmm questa si che da i brividi di “piacere” Emma!
 
Si passò sensualmente la lingua sul labbro superiore, lì dove era rimasto del succo di pomodoro. Emma scoppiò a ridere a sua volta e afferrò invece uno degli anelli di cipolla fritti che adorava.
 
– Dio Regina! Se ti vedesse Daniel come stai mangiando quella pizza … sei proprio oscena!
– Piccola … tu non sai cos’è l’osceno! Daniel è abituato a ben altro!
 
Emma era arrossita e per poco non le andava per traverso il cibo.
 
– Vedi? Quasi ti strozzi solo per questa “innocente” frase! Mica ti ho detto a cosa è abituato Daniel!
– Non voglio proprio saperlo Regina!
– Non ho intenzione di raccontarti di cosa faccio con il mio ragazzo, non vorrebbe nemmeno lui! Però, cara la mia “verginella”, un po’ di ripetizione in materia di sesso ti servirebbe!
– Regina … di teoria ne so abbastanza credo e di pratica …
- Lì difetti proprio cara!
 
Regina rise ancora, ma non era un riso di scherno il suo, era piuttosto di tenerezza nei confronti di Emma. La conosceva così bene! Sapeva quanto fosse pudica per certi argomenti. Era una brava ragazza, forse un po’ troppo all’antica per alcuni principi inculcati dalla famiglia! Dopotutto, conoscendo sua zia Ingrid e sua cugina Elsa, apparentemente così fredde e poco socievoli, Emma, per essere cresciuta in un clima di difesa e protezione, era comunque socievole e solare, piena di amore per gli altri, generosa ed altruista. Regina era consapevole che Emma non sarebbe stata con il primo che le facesse il filo tanto per fare esperienza, per lei il “brivido” che diceva, doveva essere un sentimento d’affetto profondo. Emma cercava “l’amore vero”! Le si poteva dare torto? Regina conosceva l’amore, lo viveva per il suo Daniel. Lui era stato il suo primo vero amore ed era pentita che non fosse stato il primo ragazzo con cui avesse fatto sesso. Già, sesso! Solo di quello si era trattato la prima volta! Fatto per capriccio, per esperimentare, per sentirsi più grande dei suoi quattordici anni. Non ci aveva preso un bel niente e aveva riprovato con altri ragazzi. Pura attrazione fisica! Se li sceglieva belli! Ma il “brivido” che diceva Emma, lo aveva vissuto solo con Daniel. Con lui non era “fare sesso” era “fare l’amore”. Sorrise alla sua bionda amica.
 
– Sai che ti dico Emma? Io l’ho fatto la prima volta a quattordici anni! Sembrava che la verginità fosse un peso da togliermi quanto prima … Ero una stupida a pensarlo! Con nessuno ho provato quello che provo con Daniel! E sai perché? Perché non amavo nessuno di quei ragazzi! Avrei potuto aspettare e il primo sarebbe stato lui! Gli avrei regalato qualcosa di prezioso, lui lo avrebbe apprezzato di sicuro! Quindi … hai ragione a credere in certi valori … quando troverai quello che ti fa sentire il brivido che tu dici … probabilmente sarà quello giusto! In fin dei conti non c’è fretta no?
– Ho vent’anni Regina …
- Ancora ci vorrà un po’ per diventare una vecchia zitella … stai tranquilla! Male che vada Neal sarà lì ad aspettarti anche tra cento anni!
 
Risero insieme questa volta e poi finirono la pizza. Completarono la serata con un film dell’orrore, un classico sui vampiri, scelto proprio da Regina.
 
– A pensare che tu non sopporti la vista del sangue!
– Emma … lo guardo proprio per gioire dell’aver scampato alla Facoltà di Medicina che mi voleva imporre mia madre! Bleah!
– Sono sicura che se tua madre non te lo avesse imposto, tu avresti fatto il test e l’avresti superato brillantemente! Non sono sicura che tu abbia veramente repulsione per la Medicina, ne tantomeno per la vista del sangue! È stato solo il tuo modo per ribellarti a tua madre, anche se comunque ti piace veramente Storia dell’Arte!
– Uffa Emma! Vuoi fare la Psicanalista  con me questa sera? Dai godiamoci il film!
– Ma qualcosa di un po’ più romantico non c’è?
– Dai! Non vorrai mica vedere Giulietta e Romeo?!
– Che ci sarebbe di male? !
– Ma se finiscono morti tutti e due!
– Almeno loro muoiono per amore! A questo muoiono tutti azzannati da un assetato vampiro!
 
Riuscirono a ridere ancora e finirono con il prendersi a cuscinate. Fu una bella serata quella, come ne avevano avute altre. Nessuna delle due si aspettava che da lì a poche settimane la loro vita si sarebbe riempita di tristezza …
 
La mattina dopo
 
- Che fai questa mattina all’Università?
– C’è l’ appello per l’esame di Psicologia dell’età evolutiva … vado a sentire … a me tocca lunedì prossimo!
– Un esame tosto?
– Non particolarmente! Adoro quella branca, parla dello sviluppo psicologico dei bambini …
- Vuoi lavorare in quel campo? Faresti più soldi come Psicanalista secondo me! Sai quante amiche riccone di mia madre vanno in seduta?! Magari te le presenta così inizi a farti conoscere!
– Un po’ presto … non ho ancora fatto gli esami del secondo anno, non ho fatto un’ora di tirocinio … vorrei essere ben preparata … è una questione di responsabilità nei confronti della persone stesse che un giorno verranno da me …
- Come vuoi tu! Ma temo che sarai portata più a fare la Salvatrice della Patria che a guadagnar soldi!
– Riuscire ad aiutare gli altri è comunque una soddisfazione secondo me!
– Se lo dici tu! Secondo me non ti ringrazieranno nemmeno!
– Che importanza ha? L’importante è riuscire nell’aiutare!
– Sei proprio un’idealista Emma!
– Tu che fai questa mattina?
– Farò un giro per le tipografie. Devo far stampare e rilegare la tesi. Poi andrò a vedere in una confetteria per farmi preparare delle bomboniere rosse per la laurea!
 – Mi piacerebbe accompagnarti per quello!
– Non ti preoccupare, pensa all’esame!
 
Parlando del loro programma della mattinata, uscirono dalla porta della palazzina dove abitava Regina. Si erano alzate tardi, succedeva sempre quando Emma restava a dormire dall’amica. Erano quasi le dieci, l’esame doveva essere iniziato. Emma portava un paio di libri tra le braccia. Indossava un vestitino di cotone verde acqua con un giacchino di una tonalità appena più scura e delle ballerine nere ai piedi. I suoi capelli lunghi e biondi, ben pettinati, in onde lucenti, risaltavano parecchio sotto il sole. Regina amava i tailleur e ne indossava uno giacca e gonna blu, molto elegante, con una camicetta di seta bianca. La gonna era aderente e sopra il ginocchio, fasciava le sue belle curve e rendeva molto giovanile il completo che altrimenti sarebbe sembrato quello di una “vecchia professoressa”.
Si salutarono sul marciapiede, per prendere poi vie opposte, ma fatti due passi Regina ricordò una cosa da chiedere ad Emma e si voltò chiamandola ad alta voce …
 
 - Emma!  Scusami! Avevo dimenticato … Se sei libera oggi pomeriggio, ti andrebbe di venire con me a scegliere un vestito per la discussione della tesi?
 
Per la sua migliore amica Emma avrebbe fatto questo ed altro! Con un grande sorriso le rispose affermativamente, poi salutandosi di nuovo si voltò in un mulinello di capelli biondi e riprese la sua strada con passo allegro
 
Non fece caso al BMW nero parcheggiato lungo il marciapiedi, a pochi metri da lei. Non fece caso che il finestrino scuro, dal lato della guida, era stato abbassato di pochi centimetri da che lei e Regina erano uscite dall’edificio.
Si fermò proprio all’altezza dell’auto … rigirò i libri schiacciandoli contro il seno per cercare nella sua tracolla il cellulare che stava suonando insistentemente.
 
– Anna! Ciao!
– Emma sei ancora da Regina?
– No sono per strada … sto andando in Facoltà … che è successo?
– No … nulla! Tranquilla! Volevo solo accertarmi che Regina non fosse con te!
 
Sua cugina Anna non sembrava sorella di Elsa, né figlia di Ingrid. Era completamente diversa! Sia fisicamente che caratterialmente. Mentre madre e sorella erano biondissime, lei era castana, molto allegra di carattere … forse anche troppo! Passionale e piena di calore umano … anche quello forse un po’troppo! Aveva diciannove anni, stava finendo il liceo, presto l’attendevano gli esami di maturità, ma non sembrava prendersela più di tanto. Sembrava avere solo un pensiero per la testa e quel pensiero aveva un nome ed un cognome: Kristoff Iceman.
 
In quegli ultimi tre anni di liceo, Anna non aveva combinato molto e aveva fatto disperare più volte sua madre. Il merito, o colpa, era proprio del giovane svedese che tre anni prima si era trasferito a Boston con la sua famiglia. Il biondo e aitante ragazzo si era iscritto nella stessa sezione di Anna e si erano attratti l’un l’altra fin da subito. Kristoff era un atleta, giocava come attaccante nella squadra di hockey su ghiaccio e Anna non si perdeva una partita. A costo di congelarsi stava sempre in prima fila, incappucciata e con i guanti di lana alle mani, pur di far il tifo per quello che in due settimane era diventato il suo ragazzo.
 
Se Emma ci pensava, le veniva da ridere! Anna si che aveva sentito il “brivido” con Kristoff! Di freddo sicuramente!
Lei e sua cugina condividevano la stanza fin da quando era andata a vivere con la sua famiglia. Emma sapeva che, da tempo, la relazione, tra sua cugina e il giovane svedese, si era evoluta in un sentimento e un’attrazione fisica tale da portarli a vivere in modo completo il loro legame. Dopo due settimane che Anna stava insieme con Kristoff, una sera, nella loro camera, le era caduta la borsetta e sul pavimento erano finite le varie cose che vi erano contenute. Tra queste una scatolina rettangolare di farmaci. Emma istintivamente aveva cercato di aiutare la cugina e aveva raccolto la scatola.
 
– Anna! Stai prendendo la pillola?!
– Sssht! Zitta! Vuoi che mamma ti senta?!
– Stai con Kristoff da due settimane! Hai sedici anni! Non ti pare un po’ presto?
– Emma come sei antiquata! Che ne sai tu di cosa proviamo io e Kristoff! Non ci possiamo di certo sposare al momento no? Abbiamo iniziato ad aver rapporti … è saggio usare l’anticoncezionale! Non voglio ritrovarmi incastrata con  una gravidanza ancora non desiderata e non voglio che si senta incastrato lui!
– Non volevo giudicarti Anna … solo che mi sono preoccupata per te … sei sicura dei vostri sentimenti?
– Emma … Io lo amo così tanto!
– Che lui abbia una bella cotta per te si vede a chilometri … quindi  … è quello giusto?!
 – Si … ne sono convinta! Oh Emma! Non sai come sono felice … è un ragazzo meraviglioso! Gentile, premuroso …
- Soprattutto un figo da paura! Sono contenta per te Anna … terrò il becco chiuso stai tranquilla! In fin dei conti alla mamma non dispiace il tuo ragazzo svedese!
 
 
Erano passati tre anni da allora, Anna e Kristoff erano sempre più affiatati e sicuramente si sarebbero sposati molto presto. Kristoff aveva finito il liceo l’anno prima, non aveva voluto andare all’ Università, lavorava nella ditta di trasporti ittici di suo padre, stava facendo la gavetta, suo padre lo pagava come operaio e quello faceva! Mister Iceman voleva che suo figlio imparasse a gestire la ditta capendo le singole esigenze e necessità dei vari ruoli rivestiti dai suoi sottoposti, per questo l’aveva fatto iniziare dal gradino più basso!
 
 
– Non vedo che problema hai con Regina Anna!
– Nessun problema in verità … solo che ti distoglierebbe da quello che sto per chiederti!
– Cosa mi vuoi chiedere?
– Un favore … piccolo piccolo!
– Detto con quel tono temo che non sia così piccolo!
– Te la faccio breve! Devi assolutissimamente venire con me al Rabbit Hole domani sera!
– Domani sera al Rabbit Hole? Ma è un postaccio Anna! Lo sanno tutti che è pieno di drogati, spacciatori e gente poco raccomandabile!
– Si … si lo so! Però è venuto dalla Svezia un cugino di Kristoff e un suo amico gli ha detto che lì i drinks sono speciali, fanno anche lo spettacolo acrobatico quando li preparano! Gli ha chiesto di andare lì! Kristoff non è riuscito a dirgli di no! Lo so che c’è pure gentaglia, ma mica sono tutti così no?! Noi li eviteremo! Staremo con Kristoff, suo cugino Olaf e … Hans!
– Hans?! Lo sai che mi è antipatico quello! Ci prova sempre!
– Vedrai domani sera farà il bravo!
– Ci credo poco! Comunque a Regina lo dico lo stesso, magari mi da un consiglio su come vestirmi … lì è pure discoteca se non sbaglio!
– Si, si può ballare! Allora vieni? Siamo sicure?
– A che ora?
– Per le 21.00 va bene …
- D’accordo al Rabbit Hole domani alle 21,00 … ricordati che mi devi un favore!
 
Sbuffando rimise il cellulare nella tracolla, sentì il ronzio del finestrino che si richiudeva, ma non vide l’uomo che dall’interno l’aveva guardata fino a quel momento da dietro un paio di Ray Ban da sole.
 
 
L’appello d’esame fu interessante. Ascoltando le domande del professore si rese conto di essere adeguatamente pronta per ottenere un buon voto, pensò che, tutto sommato, il giorno dopo, anche se di venerdì, avrebbe ben potuto uscire con sua cugina e farle il favore che le aveva chiesto.
Rientrò a pranzo da sua zia Ingrid che le chiese come era andata la mattinata all’Università. Le raccontò dell’appello e della sua sicurezza per l’esame del lunedì seguente.
Ingrid era una bella donna di cinquantacinque anni, si manteneva bene, si regolava molto con l’alimentazione, sana ed equilibrata, e non mancava di fare una buona attività fisica; le piaceva molto passeggiare nel verde e tutte le mattine presto faceva una lunga camminata nel parco. Adorava sentire il solletico dell’erba sotto i piedi e, quando non c’era nessuno, si toglieva le scarpe da Trekking e, non vista, passeggiava scalza. Sua figlia Elsa la rimproverava per quell’abitudine, temendo che sua madre potesse finire, accidentalmente, sull’ago di qualche siringa abbandonata da casuali tossicodipendenti, che spesso si appartavano tra gli alberi per “calarsi” una dose di eroina. Ingrid era in realtà molto attenta, una salutista come lei non poteva non esserlo, ma quel contatto con la natura le dava un gran senso di libertà e la ricaricava. Come la sua amica Cora, era rimasta vedova troppo presto! Per la verità si erano conosciute proprio in ospedale, nel reparto di cardiologia. Suo marito era stato operato da poco e il marito di Cora sarebbe stato operato i giorni seguenti. Purtroppo nonostante gli interventi chirurgici, i due uomini avevano avuto la stessa sfortuna. Mentre Cora era rimasta proprietaria di un piccolo impero finanziario, con le sue boutiques, per Ingrid era stato più difficile gestire la famiglia e la pasticceria-gelateria dove lavorava personalmente. La situazione era già complessa per l’arrivo di sua nipote Emma, rimasta orfana a quattro anni. Ritrovarsi con tre bambine, di 10 anni Elsa, sette anni Emma e sei Anna, bisognose anche di una figura paterna, era stato preoccupante e faticoso. La sua preoccupazione maggiore era stata proprio Emma, che dopo la morte dei genitori si era molto affezionata allo zio Ector. Non ci voleva proprio a quella piccola un altro lutto! Conoscere Cora e sua figlia Regina, coetanea di Elsa e sua compagna di scuola, era stata una buona cosa. Emma si era trovata molto bene con la piccola Regina, anche lei figlia unica, condividevano un dolore simile, ambedue adoravano il proprio padre e ne erano ricambiate, quella fu una delle cose che aiutò entrambe a superare il lutto.
 
– Mamma …
- Si Emma?
 
Ad Ingrid si apriva il cuore ogni volta che sua nipote la chiamava mamma, lo aveva fatto presto dalla morte dei genitori, in fin dei conti lei e sua sorella Gretel erano molto somiglianti!
 
– Non credo che Anna te ne abbia ancora parlato …
- Non so tesoro … di cosa si tratta?
– Domani sera usciamo con Kristoff e suo cugino Olaf, appena giunto dalla Svezia, andiamo in un locale con discoteca …
- In centro?
– No … è più verso il porto direi, lungo la confluenza del Charles con il Mystic …
- Più sul Charles o sul Mystic?
– Direi il Mystic …
- Viene a prendervi Kristoff?
– No … credo che andremo con l’autobus, per fortuna qui a Boston la rete di trasporti è fittissima!
– Anna in effetti non mi aveva detto nulla …
- Lo ha detto a me solo questa mattina alle dieci, lo aveva appena saputo …
- Io d'altronde   non la vedo dalle otto! Ma arriverà presto … sempre se non si ferma con Kristoff!
 
Ingrid fece una smorfia di fastidio. Non era per Kristoff, Emma lo sapeva bene! Era per la distrazione dallo studio che rappresentava per lei.
 
– Riuscirà a prendere il diploma questa benedetta ragazza?
– Mamma … non sarà per l’uscita di domani sera no? Sabato non c’è scuola, quindi è salva da interrogazioni e impreparati!
– Guarda … solo perché vai con lei e perché sei più giudiziosa!
– Anna comunque è maggiorenne … avrebbe potuto anche non dirmi niente e andare sola con i ragazzi!
– Tesoro mio … Anna sa bene che qui non vive in un albergo! Finché è in questa casa dovrà rispettare le regole di sua madre … e pure tu Emma, anche se avrete ottant’anni!
 
Risero abbracciandosi, poi Emma aggiunse:
 
- Verso le sedici mi vedo con Regina, andremo a comprare qualcosa di adatto per domani …
- Hai il denaro sufficiente?
– Ho risparmiato un gruzzoletto con le tue paghe settimanali per l’aiuto in gelateria!
- Brava! Prenditi comunque altri dollari nel mio portafogli, non vorrei che non ti bastassero.
– Non ti preoccupare, comprerò una maglietta un po’ particolare … per il resto l’adatterò con i jeans e il giubbino rosso!
 
Ingrid era molto orgogliosa di come era cresciuta Emma. Era una ragazza coscienziosa, affettuosa, collaborativa, sapeva gestirsi e gestire i suoi averi.
In realtà Emma aveva da parte molto di più del gruzzoletto fatto con paghette settimanali! Con l’incidente capitato ai suoi genitori e a lei, l’assicurazione aveva dato un risarcimento molto consistente, per cui la ragazza avrebbe potuto vivere di rendita. Ingri era stata suo tutore fino ai diciotto anni e aveva investito quei soldi in Borsa, facendoli fruttare quasi il doppio. Per le sue figlie aveva fatto lo stesso con i risparmi suoi e di suo marito. Era stata bravissima a giocare in borsa, Cora le aveva dato una mano all’inizio, per capirci qualcosa, poi si era scoperta in gamba! Ora avrebbe potuto permettersi di smettere di lavorare, ma la pasticceria-gelateria le dava molte soddisfazioni e con l’aiuto di Emma ed Anna, c’era sempre il pienone di clienti. Le due ragazze erano molto brave, soprattutto con i piccoli, erano riuscite ad allestire una sala per festeggiare i compleanni e loro, oltre che servire, facevano a turno le animatrici. La Pasticceria-gelateria “Regina delle Nevi” era diventata una delle più quotate di Boston!
 
– Sono a casaaa!
 
La voce allegra e squillante di Anna si fece sentire sull’uscio. Ingrid fece l’occhiolino ad Emma. La più piccola delle sue figlie era stata puntuale! Si vedeva che aveva una richiesta da fare a sua madre …
 
Il pomeriggio con Regina sembrò volare! Era sempre così quando si divertivano e provare abiti era una delle cose più divertenti che facevano insieme. Alla fine Regina prese un tubino nero, corto fino sopra il ginocchio, per la sua discussione di Laurea, accompagnato da un corto giacchino bianco, in stile Coco Chanel. Emma aveva provato diverse combinazioni con pantaloni, ma alla fine, per l’uscita della sera dopo, rimase sull’idea iniziale e prese, su suggerimento di Regina, una maglietta lunga fino ai fianchi, tempestata di paillettes. Il colore predominante ea il verde smeraldo, con inserti dorati. Sui jeans skinny neri, con il suo giubbino in pelle rossa e un paio di tronchetti alti, sarebbe stata perfetta. Per “trucco e parrucco” l’avrebbe aiutata Regina, si divertiva da matti a farle acconciature con quei meravigliosi capelli lunghi e biondi!
 
***
 
Venerdì sera …
- No Regina! Troppo ombretto sugli occhi non mi piace!
– Ma se è appena un velo! Il fatto che non ti trucchi mai ti fa pensare che hai un chilo di trucco addosso! La matita ti sta benissimo con quegli occhi da gatta che ti ritrovi! Il rimmel è necessario … niente storie! Poi il rossetto rubino, effetto acqua, mi sembra ottimo per la discoteca … abbiamo solo evidenziato il meglio del tuo viso! I capelli, così ondulati e lucenti, sono la perfezione finale! Se fossi un ragazzo ti filerei pure io!
 
Risero e si scambiarono un abbraccio. Emma sarebbe andata da sola in autobus, partendo dall’appartamento di Regina, avrebbe trovato gli altri già lì al Rabbit Hole. Regina le aveva prestato una pochette che richiamava il giubbino in pelle, aveva una lunga catenella dorata che le consentiva di portarla a tracolla o di farla sparire all’interno per portarla a mano.
 
***
 
L’autobus percorreva la strada che costeggiava la confluenza dei due fiumi di Boston. Le giornate si stavano allungando. Era piacevole osservare lo skyliner della città, sotto le striature bluastre e rossicce dell’ultima luce del tramonto. Emma emise un sospiro, augurandosi che quell’idiota di Hans non le rovinasse la serata. Già entrare in un locale “chiacchierato” come il Night Rabbit Hole era una cosa un po’ forte per i suoi gusti!
 
Ci volle un’ora abbondante per arrivare alla fermata più vicina al Night. Emma si sentiva osservata, non era solo un’impressione, era una realtà di fatto! Diversi ragazzi e uomini adulti, che si apprestavano ad entrare nel locale, le lanciarono occhiate di eloquente apprezzamento. Fosse stato per lei si sarebbe resa invisibile, ma visto che non era possibile, fece buon viso e con fare deciso e apparentemente sicuro di sé entrò nel locale, passando sotto il naso del buttafuori, che si voltò a guardarla con un sorrisino ammirato sulle labbra.
 
Il locale all’interno non era male, c’era un lungo banco – bar con sedili alti. I colori predominanti erano il rosso, il bianco e il nero. Vari tavolini rotondi erano distribuiti intorno ad una pista da ballo, il cui bordo era ornato da decine di piccoli fari che emanavano coni di luce da terra. Al soffitto varie luci psichedeliche si accendevano e spegnevano, con una tale velocità da far sembrare che tutti si muovessero al rallentatore. Sulla parete di fondo c’era un palco con delle aste inserite e delle ragazze ballavano usandole come supporto, erano ben poco vestite e si sporgevano mostrando le loro grazie agli uomini che si erano fatti più vicini, eccitati da quell’invitante e sensuale mostra.
Emma distolse lo sguardo, disgustata da quello show, e cercò tra la gente la testa castana di sua cugina Anna e la testa bionda di Kristoff. Loro la videro per primi, come non avrebbero potuto! Un faro stava illuminando Emma proprio in quel momento e le paillettes della sua maglietta avevano rilanciato una miriade di bagliori! La bionda vide Anna saltellare con le braccia in alto per richiamare la sua attenzione. Sorrise alla vista della ragazza e, con un movimento veloce si diresse verso il gruppetto di giovani. Forse un po’ troppo velocemente, non si rese conto che uno dei camerieri sopraggiungeva in quel momento, con un vassoio carico in mano. Non fu uno scontro vero e proprio, il cameriere, abituato a quelle situazioni, la evitò all’ultimo momento, ma le urtò il braccio destro, facendole cadere la pochette dalla spalla. Emma si voltò per vedere dove fosse finita la pochette e abbassarsi a riprenderla. Qualcun altro lo stava già facendo al suo posto.
 
Un giovane vestito di colori scuri, la cui testa bruna era abbassata, si era chinato per raccoglierle la pochette tra la gente. Emma lo vide rialzarsi, a causa delle luci intermittenti, come al rallentatore, sollevare il busto e poi il viso verso di lei. Il faro che ruotava e illuminava a turno il contorno della pista, tornò su loro due, investendoli di luce. Il giovane indossava un paio di jeans neri e una camicia egualmente nera, con il colletto alla coreana, aperto di almeno tre bottoni, su un petto villoso che appariva atletico, sotto il taglio sagomato della camicia portata a pelle. Fu impossibile non vedere ogni tratto del suo viso rasato di fresco.
Un viso molto piacevole …
 
Il giovane aveva un’espressione sbarazzina e insieme dolce, le sue labbra carnose e sensuali le fecero un sorriso, mentre le sorridevano anche i suoi occhi, due laghi blu, bordati da ciglia scure che ne esaltavano maggiormente il colore. Il giovane sollevò le sopracciglia espressivamente, mentre le restituiva la pochette.
 
– Credo sia tua …
 
Si era accostato maggiormente con il viso ad Emma, costretta a guardarlo dal basso, visto gli oltre venti centimetri di differenza di altezza. Gli occhi del giovane, visti più da vicino, erano di un azzurro spettacolare. Emma rimase un attimo senza respirare, con lo sguardo allacciato al suo. Prese la pochette che lui gli porgeva e balbetto nel ringraziarlo.
 
 –G –grazie! 
- Di nulla!
 
Lui continuava a sorriderle, mentre sembravano non volersi staccare da quel contatto visivo. Ritraendo la mano, il giovane uomo le sfiorò le dita che tenevano la pochette, con un tocco così leggero che le fece sentire una sorta di scossa elettrica e un brivido estremamente piacevole lungo la schiena. Emma deglutì, sgranando gli occhi. Non aveva mai provato quel tipo di “brivido” in vita sua! Provò un timore improvviso di se stessa. Che diavolo le stava succedendo? Doveva andar via da lì, lontano da lui …
 
 
Il giovane non si mosse da lì, lei si voltò senza dire altro e si diresse verso i suoi amici. Due passi dopo si voltò ancora verso di lui … era ancora là che la guardava con il suo sorriso dolce e gli occhi penetranti.
 
Emma salutò gli altri, Hans le andò subito incontro, intenzionato a darle un bacio sulla guancia, smargiasso e arrogante come suo solito! Lei lo evitò e si accostò ad Anna, che lanciò un’occhiata a Kristoff, con l’intendo di fargli capire che doveva calmare i bollenti spiriti del suo amico. Kristoff non ci fece caso, intenzionato a presentare Olaf alla nuova arrivata.
Chiacchierarono tra il suono bombardante della musica, che aveva richiamato diverse persone sulla pista da ballo.
 
Bevvero dei drinks analcolici, ma poi Hans iniziò a proporre qualcosa di più “forte”, Olaf ne era interessato. I due  barmen al banco, intanto, preparavano cocktail, facendo volare e riprendendo al volo gli ingredienti e le bottiglie, scambiandoseli con un ritmo studiato. Emma dovette ammettere che erano veramente abili. La gente al banco li applaudiva e ordinava drinks.
 
Gli occhi di Emma vagarono sui clienti, cercando il giovane di prima. Lo vide all’estremità opposta del banco - bar. Era seduto su uno degli sgabelli alti, una gamba piegata con il piede poggiato al poggiolo metallico dello sgabello e l’altra poggiata a terra.
Non aveva solo un bel viso … era snello, alto. Quella camicia che indossava gli fasciava il torace perfetto, evidenziando le spalle ampie e i fianchi stetti. Emma immaginò di sbottonargli gli ultimi bottoni chiusi della camicia e accarezzargli quell’attraente torace … Arrossì al suo stesso pensiero, accorgendosi che il ragazzo, ora, con un sorriso maliziosamente sghembo sulle labbra, la stava guardando a sua volta, mentre, con uno shot nella mano destra, sollevava il bicchiere nella sua direzione, lanciandole uno sguardo, di una tale sensualità, che Emma sentì un’altra serie di brividi percorrerle la schiena.
 
“Dio mio che figura! Mi sono fatta beccare a guardarlo! Minimo penserà che sono una che ci sta! Non devo guardarlo più! Non devo guardarlo più! Emma fingi indifferenza o verrà qua! Signore fa che non si avvicini … fa che non si avvicini!
 
Hans attirò la sua attenzione, distogliendola dall’imbarazzo  provato con il moro!
 
– Emma! Possibile che sei sempre così musona? Nemmeno mi hai risposto!
“Che?! Perché mi hai parlato?!”
– Scusa ma con questa musica non ti ho sentito!
 
Hans si accostò strafottente, cercando di strusciarsi a lei. Emma si irrigidì visibilmente.
 
– Ti ho chiesto se ti va di ballare! Non ti sei accorta nemmeno che Anna e Kristoff si sono buttati nella mischia?
“ Cavoli! Veramente?! Ma quanto tempo sono rimasta a fissare “quello”?!”
– Ma … sai … non sono proprio in vena di ballare!
– Ti va di fare altro?!
 
Hans faceva chiare avances, come al solito ben poco gradite!
 
– Dio come sei fredda Emma! Ti va una “caramella” per scioglierti un po’?
 
Hans aveva fatto uscire dal taschino dei jeans una piccola bustina trasparente, contenente piccole pastigliette di tutti i colori. 
 
– Non ci penso nemmeno Hans! Non so cosa sia quella roba ma sicuramente è robaccia! Falla sparire dalla mia vista o me ne vado immediatamente!
– Va bene … va bene “Suor Emma”! Permetti che ti offra un drink almeno? Un Cuba libre se ti piace rum e coca cola o, se preferisci rum e limone, un Daiquiri magari?
– Vada per la coca cola, con pochissimo rum però!
– Oook! Un Cuba libre per la Signora! Io prendo il Daiquiri … magari ce lo scambiamo che dici?
 
Emma sollevò gli occhi al cielo infastidita e lasciò che Hans si dirigesse a ordinare i due Drinks. Attese seduta sul suo sgabello, guardando verso la pista e, con la coda dell’occhio, cercando di fare l’indifferente, cercò di dare un’altra sbirciata al moro. Questa volta lui non la stava guardando, sembrava guardare verso Hans che stava prendendo in mano i due bicchieri appena preparati. Vide il moro accigliarsi infastidito. Non vide Hans, che le mostrava le spalle,  far cadere, nel suo Cuba libre, una delle piccole pastiglie colorate ….
 
 
 
Angolo dell’autrice
La nostra giovane Emma, davanti alla Dottoressa Stone, sta ricordando cosa è successo cinque settimane prima. Il fatidico venerdì che  incontrò  un ragazzo per lei molto speciale! Sarà il primo incontro con Kim o con qualcun altro?
Le tematiche di questo capitolo sono: il risveglio sessuale nell’adolescenza, la prima volta, la contraccezione, l’amore e i pericoli che qualsiasi giovane può incontrare in ambienti di “divertimento”.
Anche il più smaliziato, fidandosi e distraendosi, può cadere in tranelli. Hans sta per propinare ad Emma una “caramella” molto, molto pericolosa. Si tratta di Ecstasy, la droga che più frequentemente si può trovare nelle discoteche. È una droga che può uccidere! Che succederà ad Emma?
Non voglio fare la bacchettona moralista, mi sento solo di sensibilizzare chi legge, a certi argomenti, per aiutare a combattere delle situazioni che sono vere piaghe sociali per i giovani di oggi.
Fare sesso è più bello se è amore e meglio ancora quando una prova d’amore è data dal rispetto reciproco. Se si sente di essere maturi abbastanza e se la persona si sente che sia quella giusta … proteggersi reciprocamente è la cosa migliore. Anna e Kristoff lo hanno capito.
Emma sapeva che quel locale fosse pericoloso! Non sapeva quanto potesse essere pericoloso qualcuno che credeva un amico! Non bisogna mai abbassare la guardia. Il tradimento arriva proprio dagli amici. Dai nemici ci si guarda meglio!
Ringrazio chi ha letto e chi avrà intenzione di lasciare un commento. Mi farà piacere se qualcuno vorrà approfondire lasciando i suoi pareri sugli argomenti trattati. So che i lettori silenziosi a volte lo sono perché pensano di non essere bravi abbastanza a commentare. Non vi preoccupate, nessuno vi vuole giudicare ed esprimere il proprio parere può aiutare voi e amici che conoscete …
Con affetto auguro una buona settimana a tutti.
 
Lara
 

 
 
 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Lady Lara