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Autore: Latiziachefangirlasempre    03/07/2017    0 recensioni
Cos’era Miraculous? Era un pezzo di roccia che si trovava sopra le nuvole dove vivevano gli Dei e alcuni umani che si erano meritati quel posto, ma Miraculous non era solo pace e tranquillità. Miraculous era anche l’opposto: un luogo d’inferno e caos che si ergeva dietro l’alta collina ove il tempio bianco era stato costruito.
C’era una foresta nera come la pece a separare i due diversi stati di città. Quel posto era stato nominato l’Anti-Miraculous ed era una specie di inferno per le anime che si comportavano male, la foresta non era altro che una specie di Purgatorio governato da Fantasmi. L’Anti-Miraculous era governato dal gemello di Chat Noir: Chat Blanc -prologo
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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C’erano momenti in cui si chiedeva cosa o chi l’avevano trasformata in Dea dato che i suoi genitori erano dei comuni mortali buoni e giusti che adoravano i dolci e che li vendevano nella loro vecchia pasticceria di famiglia, attività che venne chiusa mesi dopo la scoperta che la loro unica figlia era Dea.

Marinette si era sempre domandata questa cosa e lo aveva anche chiesto al Maestro Fu quando era ancora piccola, ma niente. Aveva in cambio sempre quella solita frase che il maestro si divertiva a dire quando, da piccoli, lei o Chat, facevano delle domande.
Chat era un dio dalla nascita essendo che suo padre era uno dei minori, ma sua madre era una ninfa delle acqua salate e, dalla loro unione, era nato lui che possedeva tutti questi poteri ma lei..

I suoi non erano dei o semidei erano solo umani, quindi, di conseguenza, lei sarebbe dovuta essere umana senza poteri. E invece no.
Sbuffò posando la matita e deglutendo l’aria. Si sentiva debole e un altro teletrasporto verso Miraculous le avrebbe risucchiato tutte le energie che le restavano, ma doveva andare per forza se voleva imparare ad essere una Dea migliore.

“Tikki. Tikki dove sei?” sussurrò cercando di non farsi sentire.

“Sono qui” rispose l’esserino mentre sbadigliava. La piccola ne aveva approfittato per un breve riposino dato che la sera tutti, su Miraculous, dedicavano un’ora bella piena al Tempio per ringraziare gli Dei.

Era una specie di rituale in cui gli umani si cibavano in una sala del luogo sacro mentre loro guardavano. Quella sera, però, non avrebbero solo mangiato e basta. Avrebbero anche ballato per una mezz’oretta tutti insieme per la festa della Luna Rossa. Mi correggo, gli umani avrebbero ballato. Agli Dei era severamente vietato unirsi a questo genere di cose anche perché era una cosa stancante.

“Ti dispiacerebbe andare a cercare Rowena e dirle se può prepararmi la vasca da bagno?” chiese lei mentre si buttava sul letto quasi senza vita.

“Come desidera” scherzò la kwami per poi teletrasportarsi al Tempio dove prese le sue sembianze ‘umane’. Si guardò stupita le mani per poi posizionarle davanti al grembo e camminando cautamente per i corridoi.

Tutto il tempio straripava di gente che faceva avanti e indietro per addobbare la sala ove gli umani si cibavano e ridacchiò osservando un pover uomo dai vestiti logori che camminava cercando la cucina.

“Scusate, giovane fanciulla, mi sapreste dire dove si trovano le cucine?” le domandò inchinandosi leggermente.

“Segua questo corridoio e poi giri a destra. C’è un quadro alla protezione di esse, risponda correttamente alla domanda che la guardia vi farà e poi potrà occuparsi del suo lavoro” rispose dolcemente per poi cominciare ad avanzare verso la sala ove le ancelle e le serve si radunavano per lavorare insieme.

“Scusate, sapete se Madame Rowena è qui dentro?” chiese aprendo di poco la porta e spuntando a metà attirando l’attenzione delle giovani che portavano tessuti, oggetti per cucinare e sali per far profumare le sale da bagno degli Dei.

“Oh.. madmoiselle Tikki, sono qui. Cosa posso fare per lei?” domandò l’umile donna.

“Ladybug vorrebbe preparata la sala da bagno della su camera, per favore” rispose la ragazzina sorridendo leggermente.

“Oh cielo, vado subito” la donna s’incamminò verso quella stanza sempre più deserta.

Ogni giorno, infatti, la sua Dea adorata, spariva e ritornava solo per le cerimonie, per i balli, per le riunioni o per altro che richiedevano la presenza di tutti. Entrò nella porticina nascosta dall’armadio e si ritrovò davanti una stanza quadrata e singolare tutta di marmo roseo appena si entrava, a sinistra, c’era un piccolo archetto che conteneva un lavandino e uno specchio con degli asciuga mani di sopra e gli accappatoi di seta semitrasparenti che alcune donne avevano cucito per Ladybug. Di fronte c’era un arco che portava alla vera zona bagno: quella composta da un water e da un piccolo mobile che conteneva la carta.

Davanti la porta si ergeva la vasca da bagno scavata. Questo spiegava il motivo dei due gradini che la separavano dal pavimento vero. Ai lati, attaccati al muro, delle piccole candele erano adagiato su due mobili e vari tipi di oli separati e divisi tra i due luoghi diversi.

Di fronte la vasca, la finestra che conduceva ad un balcone che poteva essere coperta da due tende color salmone che spuntavano da delle rientranze del muro. Molti umani non apprezzavano il fatto che quel Tempio sembrasse un po’ un castello delle epoche antiche.

Il Tempio aveva il tetto a triangolo ed era tutto murato e non a colonne come quelli dei greci. Le colonne erano solo all’entrata principale. Esso era diviso in tre piani: la biblioteca, il luogo delle offerte, la stanza da mangiare, la sala delle inservienti e la cucina al piano terra; le sale riunioni, le camere degli Dei minori e l’ala proibita agli umani al primo; le stanze degli Dei maggiori e, tra le due stanze, la sala della Fontana ove gli Dei si cibano di quella strana acqua che ricorda le nuvole e ove possono posare i loro ricordi o riposarsi al secondo. Marinette, una volta ricevuto la notizia che era tutto pronto, si trasformò e non perse tempo a camminare per i lunghi corridoi entrando nella sua camera.

“Oh, Ladybug, pensavo che non venisse più” ridacchiò la donna indicando la porta e la camera già tutta pronta.

“Rowena, mi deludi. Sai che non mancherei mai ad un momento rilassante come questo” ridacchiò la ragazza togliendosi la corona di ulivo e iniziando a spogliarsi dietro un separè.

“Già.. l’ho imparato quando eravate piccina. Eravate una bambina così piena di vita e vivace e per voi, il bagno, era un’occasione di riposini mancati” la donna le diede l’asciugamano e lei fu subito coperta “E la mascherina?”

“La tengo. Ormai non me la tolgo più e tu lo sai” sorrise amara la corvina.

“Ah già, già” disse la donna entrando nel bagno assicurandosi che fosse tutto preparato.

Rowena fece un segno alla corvina e lei entrò spogliandosi anche dell’ultimo elemento che indossava. Si lasciò andare all’acqua tiepida poggiando la schiena contro la parte che dava sulla porta e fissando intensamente la finestra.

“Oh. Mi scusi, la copro subito” la donna si alzò, ma un braccio le impedì il movimento.

“Rowena siamo al secondo piano. Chi mai potrebbe essere così pazzo da entrare?” sorrise amorevolmente la Dea.

“Ha perfettamente ragione” e detto questo, tornò a strofinare la ragazza con una spugnetta mentre ella si divertiva a giocare con le bolle di sapone che straripavano fuori dai bordi per via del suo peso.
 
 
Quando si divertiva a tornare piccola..

“Rowena..” la richiamò quando la donna si alzò.

“Sì?” chiese la donna mentre si asciugava le mani in una tovaglia pulita.

“Potrei rimanere sola?” abbassò il capo e la donna capì che era il tempo di andare. Fece una piccola riverenza ed uscì.
 
La ragazza tirò un sospirò e si lasciò andare contro la vasca abbassando la guardia. Si sentiva più libera, adesso.
Bolle di sapone volavano per la stanza assumendo sfumature rosate che si confondevano di poco con il colore delle pareti del bagno. Ne prese una tra le mani a conca e poi ci soffiò sopra facendola volare mentre lei ridacchiava leggermente ignara che, fuori, un certo gatto la fissava.
 
Questo gioco era iniziato qualche anno dopo aver scoperto che la sua Lady rimaneva cinque minuti in più nella vasca per giocare con le bolle di sapone che Rowena preparava con strani elementi che permettevano di farle volare e, quindi, di far divertire la sua adorata.
 
Si issò in piedi e si mise appoggiato alla ringhiera proprio difronte la vasca che ospitava quella bellezza sovraumana.
 
Agilmente, entrò nella sala d’impatto facendo spaventare la ragazza che si coprì subito con la schiuma cercando di non far vedere niente al ragazzo.
I loro occhi si incontrarono e quelli di Chat incantarono quelli della Lady, tant’è vero che allentò la presa sulle braccia per coprirsi il seno. In quel momento c’erano solo loro, ma quel momento non durò tanto poiché Chat si risvegliò dal suo stato di trance.

“Ladybug, dobbiamo parlare” e questo bastò per farle congelare il sangue nelle vene e bloccarsi lì, nella vasca, mentre abbassava lo sguardo.
   
 
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