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Autore: Rid    04/07/2017    2 recensioni
{Malattie mentali, tematiche delicate, violenza, amore incondizionato}
Di tutti i vari finali che la loro storia avrebbe potuto avere, sicuramente non si sarebbero aspettati di vedere proprio quello: Imprigionati, rinchiusi, non c’era più speranza.
Tutto quello che avevano sarebbe morto con loro, sarebbero entrati in quelle fragili mura, avrebbero scatenato la paura e la pazzia, e li avrebbero uccisi tutti.
Goenji Shuuya lo avrebbe guardato con la vittoria sulle labbra, afferrato, torturato, lo avrebbe fatto inginocchiare e poi gli avrebbe sparato un colpo in testa. E come lui, anche tutti gli altri.
Non c’era speranza, non c'era più niente.
Eppure, c’era un tempo in cui la speranza di un giorno migliore, la speranza della vittoria lo aveva spinto a scappare, a correre lontano dal dolore e a creare tutto ciò che ora comandava.
Ne sarebbe valsa la pena, di mollare in quel momento?
{Yaoi Warning – (Endou x Kazemaru);(Goenji x Fubuki);(Someoka x Fubuki);(Kageyama x Kidou);(Hiroto x Midorikawa) }
(Storia ad intreccio - " per intreccio si intende l'insieme degli eventi contenuti in un'opera narrativa, visti però non nel loro susseguirsi cronologico, ma nel modo effettivo in cui sono stati disposti dall'autore.")
Genere: Drammatico, Introspettivo, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Jude/Yuuto, Nathan/Ichirouta, Shawn/Shirou, Un po' tutti, Xavier/Hiroto
Note: AU | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo
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Prologo, prima parte – Ruined by Love.


10 maggio 2018, Tokyo;


-Si, lo voglio.-
Se avesse creduto all’esistenza di Dio, in quel momento gli avrebbe chiesto per quale motivo avesse deciso, dall'alto dei suoi poteri divini, di fargli subire una tortura come quella.
Lo avrebbe implorato e pregato di dirgli perché, dopo tutto quello che avevano passato insieme, le loro strade si erano divise così irrimediabilmente e drasticamente, perché un dio buono dovesse aver anche solo pensato a non garantirgli almeno quella felicità nella sua rocambolesca esistenza.
Si sarebbe inginocchiato ai piedi di qualsiasi divinità pur di uscire da quella stanza cerimoniale piena di gente ansiosa, accaldata e felice. Era il mese di maggio più caldo che avessero mai avuto da anni lì a Tokio, e senza dubbio pure il mese più lieto ed emozionante della famiglia Endou.
Si, perché finalmente il famoso capitano Endou Mamoru aveva deciso di sistemarsi, sposarsi, forse mettere su famiglia e finalmente smettere di pensare solo e solamente al calcio.
In quella stanza addobbata da capo a piedi gli invitati ascoltavano felici le parole del sindaco mentre legava intorno alle mani degli sposi la catena pesante del matrimonio.
Natsumi, bellissima nel suo candido vestito rifinito di pizzi importanti e sbrilluccicanti, sorrideva come non aveva mai fatto in tanti anni.
Aveva i capelli rossi rame raccolti in un nastro bianco fiorito, il sorriso incorniciato da un volto agitato ma sereno, mentre porgeva le delicate mani allo sposo, altrettanto teso e sorridente.
Endou, non poté fare a meno di notare dalla sua panchina disgraziatamente troppo a sinistra, era anche lui bellissimo e rapito dai lineamenti della donna che amava.
Stretto in quello smoking scuro e in quella cravatta classica, con i capelli laccati al indietro e senza la sua bandana portafortuna non sembrava nemmeno il famoso capitano che aveva riportato al mondo la famosa Inazuma Eleven, ma per Kazemaru questo non era importante:
Non erano i suoi strani vestiti infatti a attirare l'attenzione, non erano i suoi movimenti e tantomeno la sua voce tesa, ma il suo sguardo serioso e protettivo che, saltuariamente, dirigeva in direzione della rossa sposa.
Erano passati circa 4 o 5 anni dalla fine del Football Frontear International, 2 anni da quando la Inazuma Japan, o più semplicemente la Raimon Eleven si era definitivamente sciolta. Non era stata loro intenzione far finire tutto cosi, ma molti dei componenti avevano una famiglia da portare avanti, altri desideravano magari crearsene una, altri ancora volevano semplicemente continuare gli studi e laurearsi, magari nella loro città che distava molti chilometri dalla capitale.
Cosi piano piano, non erano rimasti in molti ad allenarsi al campetto anche durante la maturità, e lo stesso capitano Endou aveva deciso di dedicarsi al lavoro e alla vita sentimentale. Sembrava strano che persino lui abbandonasse quella grande passione, ma Kazemaru capì ben presto che, per quanto potevano fare finta di nulla e continuare a divertirsi come bambini ingenui, non avevano più 14 o 16 anni, e il mondo andava avanti senza di loro.
Goenji e Someoka, di quelli che erano rimasti a Tokio promettendo di rimanere uniti, furono i primi a sparire:
Goenji Shuuya, alla fine, era andato a studiare medicina. Nessuno di loro avrebbe mai pensato che, alla fine, avrebbe seguito gli ordini del padre. Ogni tanto telefonava o mandava cartoline descrivendo a Endou quando trovasse interessante il suo nuovo circolo di studi e quante possibilità si trovava ad avere finalmente davanti, ma dopo qualche tempo smise di scrivere pure quelle.
Someoka Ryuugo, invece, era andato a studiare architettura in Hokkaido, senza mai più farsi rivedere. Qualche tempo dopo tornò finalmente a Tokio senza nessun avviso e, dopo una permanenza di qualche mese, sparì nuovamente nell'nulla.
Chi di loro era rimasto, come Kidou, Hiroto e Midoriwaka, cominciò ad essere troppo impegnato con il lavoro e i problemi personali per occuparsi dello sport.
E quando Endou stesso aveva deciso di smettere, nessuno aveva fatto resistenza.

Nessuno, a parte Kazemaru.

Lui aveva protestato, oh sì che lo aveva fatto. Si era recato tutte le mattine al campetto nella speranza che qualcuno si presentasse, nella speranza che qualcuno si ricordasse di lui, nella speranza che il capitano tornasse in sé e finalmente riprendesse a infilarsi i suoi guantoni  da portiere per parare i suoi tiri;
Ma la verità era che a nessuno importava più della Raimon. E tanto meno, a Mamoru non importava di lui.
Da qualche mese, aveva smesso di invitarlo a passare le serate a casa sua. Ora c'era Natsumi a dormire nella sua parte di letto, ora c'era Natsumi ad accoccolarsi la sera sul divano di casa Endou, ora c'era Natsumi a mangiare attorno alla playstation con il capitano.
E forse, a 18 anni compiuti, la parte nella quale solitamente dormiva Nathan ogni sabato sera era stropicciata e piena di sudore, sede della passione che abbracciava i due giovani fidanzati la notte. I sabati sera passati da soli non erano divertenti come quelli passati a casa di Endou.
E pensare anche solo al fatto che il suo capitano potesse trovarsi tra le braccia di qualcun altro, che il suo capitano stesse baciando appassionatamente le intimità di un’altra persona e che stesse condividendo l'animo con chiunque altro al di fuori di lui lo gettava nella disperazione ardente.
Una mattina pensò che potesse riavere indietro il suo innamorato ricordandogli dei vecchi tempi, e così si precipitò al cellulare di prima mattina raccontando a Endou la sua falsa decisione di ritornare nel club di atletica per tenersi in allenamento, convinto che questi avrebbe cercato di farlo desistere dalla decisione organizzando una scampagnata soli come ai vecchi tempi. Ma purtroppo non fu la esatta reazione che quel gesto conseguì.
Mamoru Endou, rispondendo al telefono dopo una palese nottata d'amore con la ragazza rossa, accolse con entusiasmo la proposta del amico e gli consigliò addirittura di iscriversi al più presto, perché oltre i 20 anni non sarebbe stato accettato nel club cittadino.
Inutile dire che la reazione di Ichirouta fu terribile. Alla fine, lo fece ugualmente.
L'università non faceva per lui, lo capì immediatamente prima della maturità, e così corse a iscriversi in una palestra di atletica leggere a livello agonistico, trovando però non poche difficoltà nel eguagliare ragazzini di 14 e 15 anni che correvano come scalmanati davanti a lui.
La sua mente, per quanto facesse fatica ad ammetterlo con l'inconscio, era sempre ferma a Endou.
Ogni tanto, all'uscita dagli allenamenti, lo incontrava in centro, mano nella mano con Natsumi che, suo malgrado, diventava sempre più bella, più dolce e delicata ogni giorno di più. Si fermavano a fare quattro chiacchere veloci come due genitori che aspettano all’uscita da scuola del figlio e poi proseguivano per la loro strada, senza voltarsi indietro. Endou sembrava felice, però.
Kazemaru sapeva. Era prevedibile che prima o poi sarebbe accaduto: Natsumi e Mamoru erano spesso sulle copertine delle riviste di gossip, tutta la città parlava di loro come la coppia dell'anno ed ogni volta che venivano avvistati all’aperta erano sempre più affiatati.  Kazemaru sapeva che prima o poi si sarebbero sposati.
Eppure, quando il postino suonò alla porta del suo appartamento consegnandogli il maledetto invito, per il ragazzo dai capelli blu che aveva sognato un giorno di vivere la tanto desiderata storia d’amore con l’uomo dei suoi sogni, quello fu solamente l’inizio di un incubo senza fine che lo avrebbe perseguitato fino alla fine dei suoi giorni. Fino alla fine dei suoi luridi giorni.
- E vuoi tu, Natsumi Raimon, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Endou Mamoru, per amarlo ed onorarlo, in salute e in malattia,
finché morte non vi separi?-
- E vuoi tu, Ichirouta Kazemaru, prendere come tuo legittimo sposo il qui presente Endou Mamoru, per amarlo ed onorarlo, in salute e in malattia, finché morte non vi separi?-
- Si, lo voglio.-
-Si, lo voglio.-
Tutta la chiesa e il mare di invitati esplosero in ovazioni felici, complimenti sinceri, lacrime commosse. Kazemaru si limitò a sospirare e a ricacciare indietro la rabbia, la disperazione, il risentimento, tutto quello che fino all’ultimo sembrava averlo soffocato e a cui non era riuscito a dare un nome.
Ora invece lo sapeva, sapeva che cosa fosse quella sensazione.
Era gelosia, gelosia. Non semplice gelosia, non quella gelosia che lo aveva pervaso la prima volta che li aveva visti insieme, la prima volta che aveva capito che avevano fatto l’amore, la volta in cui i due avevano annunciato il matrimonio. La sensazione che sentiva era gelosia cattiva, terribile, piena di odio per sé stesso e quella donna che abbracciava il suo amato con il sorriso sincero sulle guance.
Kazemaru non l’avrebbe mai perdonata, e non avrebbe mai smesso di odiarla per ciò che aveva fatto alla sua vita e al suo cuore. Lei sapeva, aveva sempre saputo, ma aveva agito ugualmente, senza mai nemmeno provare a nascondere ciò che stava nascendo tra loro. Avrebbe voluto ucciderla.
Avrebbe voluto ucciderla.





25 Novembre 2016, Hokkaido.


La prima cosa che gli arrivò sulla pelle fu un dolce profumo di neve bianca e fresca, un odore pungente di pini invernali e una calda ondata di pane caldo appena sfornato dal panettiere in fondo alla strada.
Una folata di fresco venticello portava quegli odori piacevoli, che si fermavano e aleggiavano nella stanza accompagnati da una luce cristallina che filtrava dalla finestra socchiusa sulla quale si affacciavano un informe ammasso di vie poco frequentate.
Le coperte frescamente sottili e morbide gli avvolgevano il corpo in un dolce e tenero abbraccio, solleticandogli le cosce e celando il proprio corpo nudo al mondo fuori stante.
Sospirò pesantemente, accoccolandosi nello straniero materasso morbido. Poi, con un po’ di nostalgia, Someoka aprì gli occhi.
Fu accolto alla mattina da una risata di bambino particolarmente rumorosa che proveniva dal cortile sottostante, un fascio di luce innevato e una piacevole folata che gli stuzzicò il naso. Le mattine, in Hokkaido, erano sempre bellissime.
Si stiracchiò cercando di richiamare all'ordine i muscoli ancora indolenziti dalla nottata e i fianchi che ancora fremevano di quella dolce sensazione che lo aveva portato allo stremo del culmine della passione. Mai avrebbe provato piacere fisico più forte, mai avrebbe dimenticato quella sensazione di paradiso al culmine di quell'atto così peccaminoso.
Controllò velocemente la sveglia, ammettendo a sé stesso di essere nuovamente in ritardo per la giornata di università. Sicuramente lo avrebbero rimproverato, ma nulla al mondo gli avrebbe fatto rimpiangere di aver vissuto quella notte.
Ed esattamente come per tutta la famosa notte, ancora addormentato, con i capelli chiari spettinati, il volto arrossato e i profondi segni purpurei sul collo e sulle spalle, giaceva con il sorriso sulle labbra Fubuki Shirou.
Sotto quella luce mattutina, intrecciato tra le scure braccia di Someoka, la sua pelle di porcellana appariva ancora più chiara e glaciale, come quella di ogni uomo del nord.
Fubuki, 3 anni prima, gli aveva raccontato di come, secondo un antica leggenda, i bambini e le bambine nate in Hokkaido venissero offerti alla neve appena usciti dal grembo della madre, e di come la loro pelle si colorasse di una particolare sfumatura regalata dai fiocchi di neve nei primi giorni di vita, durante questo strano rituale.
E i suoi capelli grigiastri, arruffati e crespamente morbidi, sembravano nido di mille diversi archi di colori mentre solleticavano il petto del ragazzo più grande.
Sul viso del amante, con gli occhi dalle lunghe ciglia chiuse e la bocca fissa in un sorriso pacifico, spiccava un’espressione innocente -da cucciolo.
Ma innocente non era esattamente la parola che Someoka avrebbe usato per definirlo, da quella notte in poi.
Se Shirou Fubuki appariva così inesperto, timido e puro nella vita quotidiana e nei modi di fare lo stesso non si poteva dire dei momenti fra le coperte :
Ryuugo poteva giurare a se stesso, dopo un annetto di esperienze, di non aver mai sperimentato nulla di più estremo e sessualmente spinto di quella notte; Lo aveva visto fare e ricevere attenzioni con così tanta malizia e sete che in confronto una persona del mestiere sarebbe arrossita di vergogna al solo pensiero, e questo ricordo svegliò nuovamente un eccitazione assopita e mattiniera.
Chiuse nuovamente gli occhi, stringendosi al petto la figurina profondamente addormentata e fredda.
Perse la cognizione del tempo, cullato dal dolce ricordo e dalla soddisfazione di essere finalmente riuscito a ritrovarsi nel letto della persona che aveva amato per così tanto, a stringerlo sul proprio petto con possessività.
Poi, il suono di una fastidiosa suoneria proveniente dalla stanza accanto gli fece spalancare le palpebre nuovamente e, visibilmente seccato, scosse il corpicino addormentato dolcemente.
-Fubuki... Ti suona il telefono... Fubuki? Shirou!-
Quello sbatte velocemente gli occhi lucidi di stanchezza, sobbalzando.  Poi si voltò dandogli le spalle, cercando di rotolare indietro e si risistemò sul altro fianco, portandosi le lenzuola fino sopra le spalle, sbadigliando.
-Puoi andare a rispondere te?- sussurrò debolmente tra le coperte fresche. -Io non ce la faccio proprio...-
Someoka sorrise alla vocetta che gli arrivò alle orecchie, e il pensiero gli corse alle acrobazie notturne alle quali Fubuki si era sottoposto per soddisfarlo, acconsentendo di buon grado alla richiesta di non farlo stancare nuovamente. -Va bene. - disse dolcemente, cercando la guancia del amante per stampare un candido bacio sulla sua pelle.
Colto alla sprovvista, si sentì trascinato in un torpore piacevole mentre la sua lingua si intrecciava con quella di Shirou, mentre le loro labbra si toccavano in un bacio completamente differente da ognuno di quelli che avevano condiviso quella notte.
Sorrise lo stesso, confermando la sua idea che il ragazzo fosse pieno di sorprese.
Con un ben assestato colpo di ancora doloranti anche si mise in piedi, raccattò i suoi boxer malamente abbandonati sul pavimento e si precipitò nella cucina, passando per il corridoio ancora disseminato di vestiti e bigiotterie varie dalla sera precedente e si fermò a guardare come i suoi vestiti combaciassero perfettamente con quelli di Fubuki, perdendo così tanto tempo che quando arrivò al telefono quest'ultimo aveva già smesso di suonare, sostituito da una piccola lucetta accanto al cordless che indicava la presenza di un messaggio nella segreteria telefonica, spasmodico di essere ascoltato.
Dimenticandosi per un attimo di non essere nel suo appartamento di fronte all'università, spinse senza rimorso il bottoncino rosso, che si compresse in timido click e liberò una voce registrata familiare.
-Shirou... sono Shuuya.
Perché non rispondi alle mie chiamate?  Ti ho telefonato tutta la sera ieri, ma il telefono squillava sempre a vuoto...-
Someoka ricordò vagamente, tra i sospiri e i gemiti della serata, una misteriosa vibrazione fastidiosa che ora non gli sembrava più così immaginaria.
Ma Goenjii Shuuya, esattamente, cosa aveva da dire di così importante in quel orario così disperato?

-Volevo dirti che mi dispiace.-
Continuò la voce dall'altro capo del telefono, sempre più ossessivamente disperata. -Mi dispiace per ciò che ho detto, ma per Dio devi perdonarmi. Lo sai come sono fatto, vado in palla per queste cose. Ho avuto paura...perdonami. Io...Io...ho bisogno di vederti.
Sono tornato a casa da poco, ma pensavo che mercoledì avrei potuto prendere l'aereo e venire da te in Hokkaido, darti una mano con il lavoro e la prossima volta venire con te in ospedale, giusto per aiutarti.
Non c'è bisogno che io stia da te se non vuoi, posso benissimo affittare una stanza lì vicino e dormire lì se preferisci, ma ti prego ho bisogno di rivederti.
Davvero. Ci ho pensato, e... voglio aiutarti con la tua malattia, così che tu capisca che ci tengo a te, che sono davvero innamorato.
Ho bisogno di vederti Shirou. Davvero. Non riesco a stare senza di te. Non alzerò le mani mai più, te lo prometto. Devi perdonarmi. Cristo...che cosa ho fatto... senti, chiamami quando senti il messaggio, cosi puoi dirmi per quale orario d'arrivo prenotare il biglietto. Chiamami okay? Chiamami.... Ti amo. -
Ryuugo sentì come una forte sensazione di tenaglia allo stomaco, e fu come scivolare su un pavimento ardente quando il suo pensiero corse a Fubuki e alle sue movenze maliziose che si strusciavano sopra una figura scura che non era lui.
Tradito. Era stato tradito.
Fubuki lo aveva trascinato in quel letto, prosciugato di tutte le sue forze e condotto al piacere in modo clandestino, finto, senza amore.
Fubuki non lo amava, non lo desiderava, lo aveva usato per sfogare la rabbia e la frustrazione di una storia finita male, per lo più con Goenji, per soddisfare il suo appetito di sesso.
Sentì un forte giramento alla testa assalirlo e strappargli violentemente le forze, lasciandolo come nudo di fronte alla consapevolezza del accaduto, costringendolo ad aggrapparsi di peso a una delicata fragile sedia lì accanto. Questa, incapace di reggere la sua furia distruttiva, si rovesciò per terra lasciando cadere sullo sporco pavimento una ventiquattrore di pelle nera aperta, seguita da un mare di fogli bianchi e cartellette colorate. Un disastro di segreti tutti davanti ai suoi occhi e rovinosamente abbandonati alle fredde mattonelle.
Uno dei piccoli fascicoli, più spesso degli altri e dal colore più accesso, attirò l'attenzione del suo sguardo sul pesante logo dell'ospedale cittadino.
Fubuki, dopo l'incidente, non aveva parlato con nessuno se non con i dottori; Si era chiuso in casa per settimane e non aveva voluto più uscire dal suo piccolo appartamento senza dare nessuna apparente spiegazione logica. Someoka aveva bisogno di sapere se anche quel fatto non fosse solamente un’altra preziosa pedina in un castello di bugie, e cosi afferrò quel pacco di fogli colorati e cominciò a divorare le righe con lo sguardo, ritrovandosi tra le pagine della vita di Shirou.
Il logo dell'ospedale, generico ma pur sempre minaccioso, divenne presto quello ancor peggiore del centro di recupero psichiatrico dell’ Hokkaido, mentre in tutte le pagine di diagnosi medica una frase precisa svettava sulle altre.
Disturbo Dissociativo della Personalità. - dipendenza da farmaco tranquillante "Xygenos".
Il paziente risulta convinto della presenza di una personalità autonoma e differente al interno della propria psiche, con la quale afferma di convivere ed avere uno scambio dialogico frequente e che viene identificata dalla psiche stessa come Atsuya Fubuki, fratello gemello del "ospite".
Dopo numerose sedute il paziente ha rivelato l'identità reale della personalità secondaria come il fratello gemello morto all’ età di 10 anni, al quale il paziente risulta essere ancora legato emotivamente. I numerosi tentativi di scindere le due personalità tramite terapia forzata non hanno presentato alcuna guarigione.
Raccomandiamo forte cura tranquillante e un continuo sostegno psichiatrico per gli anni avvenire.
Impellente la necessità di fermare disturbi di autolesionismo, alimentazione scorretta e pensieri suicidi presentati dalla personalità principale e fenomeno di sex-addiction presentati dalla personalità secondaria.
Someoka quasi rifiutò di comprendere quelle parole così terribili, ma ad un tratto si sentì terribilmente in pericolo. Istintivamente, strappò via dalla cartelletta quei documenti e li accartocciò con rabbia cieca, lanciandoli nel centro della stanza e prendendo a scarpate ogni cosa che gli si presentava a tiro.
Si sentiva ferito, umiliato, deriso, tradito, sporco. Dopo anni di complicità e sorrisi fiduciosi Fubuki Shirou aveva usato il suo palese punto debole per usarlo e divertirsi una notte soltanto; Tutte le parole che aveva detto, i sospiri e i gemiti, non significavano nulla. Nulla. In quel momento, nel suo cuore c'era solo rabbia e paura.
Corse nuovamente nella stanza, chinandosi il più in fretta possibile a raccogliere gli abbandonati vestiti, cominciando a raccattare le proprie cose e inserirle nel borsone da viaggio.
Shirou, sentendo i rumori lesti e poco rassicuranti prodotti dal amante si alzò improvvisamente, e osservando il ragazzo dargli le spalle fu scosso da un brivido di curiosità, mentre quest'ultimo riponeva a casaccio vestiti ed effetti personali nel borsone. Il ragazzo sentiva ancora i muscoli intorpiditi dalla ferocia delle spinte del più alto, ma non poteva negare di provare una certa soddisfazione nell'essere riuscito, per una volta, a godersela tutta.  Si mise a sedere coprendo il proprio corpo con il lenzuolo bianco, si sistemò i capelli dietro le orecchie e sprimacciò gli occhi ancora appannati, prima di rivolgere un sorriso invisibile alla persona con cui aveva condiviso la notte.
-Chi era Ryuugo?- Sussurrò alla fine, con lo stesso tono con il quale aveva cominciato a parlare la sera precedente.
Sentendo la sua voce, quell'amata e candida voce, Someoka sussultò con l'ultimo oggetto fra le mani. La rabbia e la disperazione per ciò che ormai era palese gli bloccarono le parole e le espressioni dolci in gola. Si voltò, rosso in viso.
-Dimmi, Shirou. Cosa significa per te questo?-
-Che cosa intendi?-
-Questo. Io, te, nudi nello stesso letto. Abbiamo fatto sesso per quasi 3 ore ieri sera. Significa qualcosa per te tutto questo?-
Fubuki, accovacciato sul suo letto ancora svestito, arrossi a quelle parole esplicite, e quasi come per difensiva si coprì ancora di più nelle coperte.
Cercò di aprire la bocca per parlare, ma un dolore al cuore gli soffocò ogni pensiero. Non disse nulla, limitandosi ad abbassare lo sguardo sulla borsa ormai socchiusa di Someoka. Lo stava abbandonando. Anche lui.
-Come pensavo. Non significa nulla. - disse alla fine Ryuugo. Si voltò di nuovo, tuffando lo sguardo nelle vie cittadine che cominciavano ad affollarsi di bambini e commercianti. -Ho visto il messaggio di Goenji, e credo non ci sia nulla da spiegare. Spero che almeno ti sia divertito stanotte.-
-Goenji? Cosa intendi dire? - Finalmente Fubuki trovò il coraggio di parlare, mentre la pelle del suo niveo viso si colorava di una sfumatura paonazza, mentre i suoi occhi si spalancavano e mostravano le proprie iridi fantasticamente grigiastre.
Someoka, di fronte a quella impaurita espressione, perse il controllo: si avvicinò al letto, stese le mani lungo il materasso e fissò furiosamente quelle pupille spalancate, arrivando a pochi centimetri dal viso del ragazzo.
-Certo, ora fai il finto tonto. Non scherzare con me, Shirou.
Avresti potuto, chessò, dirmelo ieri sera quando ti ho proposto di passare la notte con me, avresti potuto dirmi che eri già impegnato e che avevi solamente litigato, così magari non sarei venuto a scopare tranquillamente con te.-
L'accusato sentì come una spaventosa linea bollente attraversargli l'intero corpo fino alle dita dei piedi, seppellendo l'ultima goccia di felicità che stava provando in quel momento. Gli si arrossarono spaventosamente gli occhi. A gattoni, sempre avvolto dalle coperte, cercò di avvicinarsi nuovamente a Someoka.
-Non capisco di cosa tua stia parlando, davvero! - sussurrò alla fine, quasi sull'orlo del pianto.
-E invece nulla.- Continuò l'altro. -Hai preferito tacere e venire a letto con me senza problemi, troieggiando come la puttana che sei; Ti sei preso gioco di me, mi hai mentito, hai giocato con i miei sentimenti. Tu sapevi che ti amavo, sapevi che ti desideravo più della mia stessa vita, che ti ho sempre desiderato, e hai fatto finto di contraccambiare per una fottutissima notte di divertimento.-
Quasi per riflesso, Shirou alzò un braccio davanti al proprio viso, come per difendersi da un possibile schiaffo o pugno volante. Quando dopo pochi attimi non si sentì sfiorato, tornò a tremare tra le coperte. Si trascinò velocemente accanto alle muscolose braccia del amato, e si protese verso il suo viso per sussurrargli parole gravi al orecchio.
-Ti prego Someoka, ascoltami. Questo per me ha significato. Non è affatto andata come credi, ti posso giurare che non sono quel tipo di persona, io non sto giocando con i sentimenti di nessuno, io... io... io ci tengo a te.-
Ci fu un istante di silenzio sacro. Shirou lasciò andare le coperte che teneva tra le mani, rivelando i lineamenti del suo corpo gracile e magro, ma equilibrato e meraviglioso, lasciando che i lembi delle lenzuola gli ricadessero sulle caviglie e le cosce. Le sue dita arrivarono a sfiorare le guance del amato, esplorandone ogni cicatrice e rientranza. Il movimento delle sue mani lisce, delle sue unghie pulite e curate e dei suoi polsi candidi fece cadere in trance il più grande, che rimase fisso a guardarlo senza espressione.
La voce di Fubuki era ridotta ad un sussurro disperato ma terribilmente sensuale, che amplificato dal silenzio in quella stanza sembrava una melodiosa cantilena maledetta di sirena. - Io... io sono innamorato, Someoka. Ti amo, come non ho mai amato nessun altro. .- E una lacrima gli solcò il viso chiaro, per quella verità non l'aveva mai rivelata nemmeno a se stesso.
Poi, gli sfuggi. A Someoka sfuggì quella frase, e Shirou perse il controllo.
-Chi dei due esattamente sta dicendo questa stronzata?-
Fubuki si staccò velocemente dal viso dell’ amato, indietreggiando turbato e tornando a coprirsi con gli ultimi lembi di dignità che gli erano rimasti.
Fu risucchiato dalla vergogna e dall'umiliazione, così dolorosa che dovette abbassare lo sguardo verso il materasso e pregare che le lacrime non lo raggiungessero, invano.
Esplose in un automatico pianto rumoroso, mentre i suoi polmoni traboccavano di dolore acuto.
Ryuugo raccolse gli ultimi effetti personali che gli erano rimasti da trascinarsi via e si avviò verso la porta, non commosso dalle lacrime del ragazzino.
Poi, appena posata la mano sul pomello della porta di legno, sentì una voce chiamarlo tra i singulti. - Ti prego, resta. Ti posso spiegare anche questa faccenda, lo giuro. Ti racconterò tutto.-
Ma quello non ce la faceva più ad ascoltare scuse.  Mai nella vita avrebbe dimenticato quanto dolore gli aveva provocato la consapevolezza di essere solo e solamente un giocattolo per il Lupo dei Ghiacci, per il ragazzo che amava. Semplicemente sospirò, imbarazzato dalle volgari lacrime che fuoriuscivano dalle pupille dell altro.
-Lo dico per te Fubuki.- alla fine lo sussurrò debolmente, ma abbastanza chiaramente da essere udito. - Fatti curare, e alla svelta.-
-Allora vattene! Vattene e non tornare mai più! Non abbiamo bisogno di te, se sei davvero convinto vattene e non osare mai più rimettere piede in casa mia!-
-
Me ne sto andando, Fubuki.-
-Però farti scopare ti è piaciuto eh? Quello sì che hai goduto come un maiale!  Vai, vai pure via, tanto uno che ti fa i numeri che ti ho fatto io non lo trovi da nessuna parte il fuori! E la vuoi sapere una cosa? Sono stato con uomini che scopano decisamente meglio di te, Rocco Siffredi  del mio cazzo!-






   
 
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