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Autore: thestoryreader    04/07/2017    0 recensioni
Sara è una ragazza a pezzi dopo aver assistito a un evento agghiacciante. Viene ospitata dalla famiglia Kent in attesa di essere adottata e intanto, piano piano, ricostruisce la sua vita, fidandosi di nuovo degli altri, vivendo un'avventura emozionante con i suoi amici e condividendo il suo più grande segreto: la magia.
Genere: Avventura, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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“e voi perché siete in ritardo?” chiese Jordan

“Clark la sveglia non l’ha proprio puntata. E alla fine non siamo riusciti ad arrivare alla fermata” disse Sara. Clark sorrise, Sara aveva parlato spontaneamente, magari si sentiva già più sicura.

Le ore scolastiche volarono fino all’ora di ginnastica. Le ragazze andarono nello spogliatoio a cambiarsi per atletica. Cloe e Lana si rivolsero a Sara “pomeriggio vorremmo andare a fare shopping al centro commerciale. Ti andrebbe di venire con noi?”
“non ho neanche uno spicciolo e non voglio chiedere soldi alla signora Kent” disse Sara posando le sue scarpe per terra.
“non importa te li prestiamo noi” disse Lana con dolcezza.
Sara ci pensò su: era la sua opportunità per ricominciare a vivere davvero dopo tutto quello che era capitato. Poteva ricominciare lì se solo lo voleva “va bene” aggiunse alla fine “vengo con voi”

Si misero tutte sulla linea di partenza. Sara si portò il piede al sedere per tirare il muscolo della gamba, fece lo stesso con l’altra gamba. Poi spostò la testa a destra e sinistra per sbloccare il collo. I ragazzi giocavano a football al centro del campo e guardavano le ragazze fare stretching. Il coach le guardò mentre tutte quante si sistemavano. Sara captò i suoi pensieri per un minuto <>.
Sara sorrise.
“ok ragazze mettevi sulla linea e facciamo la 500m, correte più forte che potete mi raccomando. Prenderò i nomi di quelle che voglio in squadra”
Poi quando furono tutte pronte, il coach fischiò. Partì. Le gambe si muovevano da sole, correvano sull’asfalto della pista senza che lei se ne accorgesse. Il suo corpo era più forte di quello di un umano, era più scattante, veloce e forte. La lunga coda ondeggiava al suo passo. Finì il primo giro 20 secondi prima del gruppo. I ragazzi la guardavano increduli e Allison, la ragazza nota per essere la più veloce della classe, o addirittura della scuola, la fissava come se fosse un alieno. E poi Sara vide lo sguardo di Clark posarsi su di lei, e li comprese che le avrebbe chiesto spiegazioni. Si guardò i piedi. Non riusciva ancora bene a controllarsi. Il coach si avvicinò con il cappello in mano e la bocca spalancata.
“ragazza, ti voglio nella squadra. Se ti lasciassi fuggire sarei un cretino. Devi entrare”
Lei con le mani sui fianchi, respirando normalmente mentre le altre non avevano più fiato, gli rispose
“non saprei devo parlarne con la mia famiglia ospitante” disse
“Va bene ma pensaci sul serio. Sei fortissima.” disse battendogli la mano sulla spalla.
Lei si spostò di scatto <> pensò.
“mi dispiace. Non amo essere toccata” disse alla fine al coach sorpreso.

Nello spogliatoio tutte le ragazze le fecero i complimenti, alcune in modo sincero altre con invidia. Di solito quando qualcuno non era sincero con lei lo percepiva ma non le importava.
“che cavolo danno i Kent alla mattina? anche Clark è molto forte negli sport”
“non saprei...latte e avena?” disse Sara con sarcasmo
“no seriamente come facevi a correre così veloce. Allison non è mai stata battuta prima”
“facevo atletica nella scuola precedente” mentì “ero abbastanza forte”
“eh si vede… complimenti” concluse Lana

Jordan, Clark e Pete la aspettarono fuori dallo spogliatoio.
“ecco la campionessa” urlò Pete alzando la mano. Lei battè un sonoro 5.
“complimenti, non avevo mai visto qualcuno correre così dalle olimpiadi di due anni fa quando Bolt ha distrutto quel suo avversario di cui non ricordo mai il nome” disse Jordan. Aveva anche lui le fossette mentre le sorrideva. Lei senza pensarci gliela toccò con il dito, e lui si tirò indietro ridendo.
“ehy non puoi giocare al mio stesso gioco”
Sara diventò rossa. Che le prendeva? Non voleva lasciarsi andare così tanto con qualcuno.
“mi dispiace” disse Sara
Clark la guardava sorridendo ma nei suoi occhi c’era preoccupazione. “ehy Sara ti posso parlare?” disse lui
“emh non credo che questo sia il momento adatto e Lana e Cloe mi hanno invitata al centro commerciale con loro… ti va stasera nel fienile?”
Lui annuì. “ci vediamo a casa” gli sorrise lei.

Il pomeriggio fu lungo. Sara non si concentrò su niente che potesse comprare ma pensò tutto il tempo a che scusa potesse inventare con Clark. E alla fine quando la accompagnarono a casa e vide il ragazzo giocare a basket nel cortile capì che non ne poteva inventare. Avrebbe fatto la figura della dopata.
Si girò e la guardò con il pallone sotto il braccio. “Ciao”
“Ciao”
“ti va di parlare con me?”
“certo”
Salirono le scale fino alla mansarda. Poi si sedettero.
“quello che è successo oggi io…”
“lascia stare ti spiego io” disse lei con il cuore in gola. Aveva paura di spiegare tutto, paura che non avrebbe capito.
“allora io..” iniziò. Clark la fissava tranquillo. “io non sono quella che vedi tu. Io non sono…”
“umana?” chiese Clark
Lei fece un passo indietro “come facevi a sapere la parola che volevo dire”
“Vedo come ti muovi. Quando in aula ti sei presentata le lampadine hanno iniziato a lampeggiare. E oggi hai corso come una lepre sulla pista. E so che non sei umana perchè … non lo sono nemmeno io”
Sara spalancò gli occhi.
“tu che cosa sei?” chiese a un certo punto la ragazza, quando si fu ripresa
“non ne ho idea, ma so fare delle cose. So guardare attraverso gli oggetti e so fare questo…” Clark scomparve dal divano momentaneamente accompagnato da una grande folata di vento che scompigliò i capelli alla ragazza. Lei si guardò intorno ma non lo vide da nessuna parte.
“Clark?” disse titubante
Il ragazzo arrivò di nuovo seguito dalla stessa folata di vento.
“che diavolo? super velocità?” chiese Sara
Lui annuì. “che altro?” chiese lei. Mano mano che il ragazzo le spiegava quello che sapeva fare lei si sentiva più tranquilla e fiduciosa nel dirgli la verità.
Il ragazzo si concentrò su un foglio di carta. Dai suoi occhi  uscirono delle piccole palle di fuoco che incendiarono il foglio di carta.
“e poi c’è la super forza” disse alla fine
Lei annuì per dire a Clark che aveva capito. “È eccitante e allo stesso tempo spaventoso sapere che anche tu non sei umano. I tuoi genitori lo sanno?”

Lui annuì poi le fece la domanda.
“tu allora cosa sei?”
“sono una Shee” disse alla fine “o per meglio dire una strega. Faccio delle cose. Ho un grimorio, di incantesimiq. Lo vuoi vedere?”
Lui annuì affascinato. Schioccò le dita e apparve un libro a mezz’aria che poi precipitò sulle mani della ragazza. Poi lo porse a Clark. “scusami se sono così poco esplicativa...non l’ho mai dovuto spiegare a nessuno” concluse Sara.
Lui scosse la testa rapito dal libro. Poi la guardò. “ti va di farmi vedere qualcosa?”
Lei deglutì. Poi si ricompose: lui gli aveva fatto vedere quello che sapeva fare, era giusto che glielo mostrasse anche lei.
Guardò fuori dalla finestra. “vieni con me” gli disse. Andarono in giardino. Gli alberi stavano già ingiallendo, era quasi autunno. Sara si posizionò di fronte a un albero e tese le mani in modo delicato “ Phasmatos Tribum, Melan Veras. Phasmatos Tribum, Melan Veras” disse. Le foglie diventarono verdi e dei piccoli frutti iniziarono a crescere.
“fantastico” disse Clark affascinato.
“non è tutto ciò che posso fare. Se vuoi possiamo fare un gioco” disse lei con un sorrisetto.

Si mise seduta sulle tegole del tetto di casa. Vedeva tutta la fattoria da la sopra. Clark era sotto.
“pronta?” le urlò
“si vai” disse
Clark prese il pezzo di legno e lo lanciò in aria. Superò nettamente la posizione di Sara fino a diventare molto piccolo. Poi iniziò la discesa. Quando fu a un’altezza adatta, prese la mira chiudendo un occhio e … “INCENDIA”
Una palla di fuoco uscì dalla sua mano. Il pezzo di legno andò in mille pezzi e una sottile “neve” di segatura cadde leggera sulla fattoria. Clark urlò dall'eccitazione “è stato fantastico” urlò e per la prima volta Sara si sentì così libera da alzare le mani e urlare imitando l'amico.


Scese dal tetto un attimo prima che i signori Kent entrassero nel vialetto della fattoria con la spesa. Sara guardò Clark per sapere se fosse il caso di dirlo anche a loro. Lui le sorrise per incoraggiarla a dirlo quando fosse stata pronta.
“Ehy ragazzi. Cos’è quella faccia colpevole che avete combinato?” chiese Martha.
“nulla” dissero all’unisono. Poi risero.
 

Lex arrivò il giorno dopo. Sara si avvicinò subito a lui “ti volevo ringraziare ancora per il libro e dirti che mi è piaciuto tantissimo.” disse cordialmente
“sono contento che ti sia piaciuto. In realtà mi hai detto che ti piacciono i libri, vero? Se vieni a casa con me avrei una sorpresa” disse lui con un occhiolino.
Sara si sentì paralizzare fino a che Clark non la raggiunse e disse “dai andiamo insieme”.

La casa di Lex Luthor in realtà era un castello. Quando entrarono si rese conto che non sarebbe mai riuscita a uscire di lì. Era tutto troppo uguale. Entrarono nel suo ufficio. Una parte alta come la facciata della fattoria si stagliò di fronte alla ragazza: era piena di volumi, di ogni genere.
“Oh mio dio” riuscì a dire.
Si avvicinò e guardò tutte le copertine. C’erano molti autori vecchi e nuovi, alcuni li conosceva bene, di altri non aveva mai sentito parlare. “ti piace?” dise Lex.
“è fantastico. Passerei giorni interi chiusa qua dentro a leggere” disse Sara.
Clark la fissava a braccia incrociate e con un sorriso intenerito sul volto. Si vedeva che Sara si fidava sempre di più e diventava sempre più aperta. Lei si mise ad accarezzare le copertine.
“Bene. Allora sei ufficialmente invitata a prendere in prestito tutti i libri che vuoi e quando vuoi. Nessun problema”
Lei si girò sbalordita. Poi sorrise e ringraziò Lex.

Decise di portare a casa un libro di Stephen King, Blaze. Adorava quello scrittore.
“Di che parla la trama” chiese Clark sedendosi sul divano vicino a Sara
“Non penso ti piacerebbe. Va contro la legge” rise lei
“allora non raccontarmelo” disse ridendo
“ti vedo più sicura di te. Mi fa piacere.” disse ad un certo punto.
Lei sospirò “Mi piace stare qui. è un bel posto, i tuoi amici sono gentili con me e… mi sento in connessione con te. Voglio dire, anche tu sei diverso e con non devo fingere. Questa notte ci ho pensato. Voglio dirlo ai tuoi genitori”
“posso?” chiese Clark avvicinandosi con le braccia aperte.
Lei titubante entrò nelle sue braccia e lui la strinse piano. Poi avvicinò la sua bocca all’orecchio della ragazza “devi imparare a fidarti di noi al 100%. Non ti faremo mai del male. Ci prenderemo cura di te.”
Quella fu la prima volta in cui Sara pianse dal giorno in cui arrivò. Delle grosse lacrime scesero per le sue guance e inzupparono la maglietta del ragazzo. “ehy che fai dopo mi dovrò cambiare” disse ironicamente. Poi si staccò e la guardò in volto “Da quando sono qui non c’è stato neanche un momento in cui mi sia sentita umiliata, o derisa o in pericolo. Grazie per quello che mi hai detto” disse alla fine
Clark con i pollici asciugò le lacrime residue che la ragazza non si era asciugata con le maniche della felpa.

Arrivò la cena. Sara aveva il cuore in gola. “Martha, Jonathan?” disse a un certo punto. Loro alzarono la testa.
“dicci cara, qualcosa non va?”
“no va tutto benissimo. Ma vi devo fare vedere una cosa”
Clark annuì.
Sara tese la mano verso la caraffa d’acqua
Confuso fatina, ignos et ignos mortifina.”
L’acqua prese a muoversi da sola al di fuori della caraffa. Martha si aggrappò al braccio del marito che guardava altrettanto spaventato. Sara controllò l’acqua con le mani e la diresse verso il lavandino.
Quando l’incantesimo finì Martha la guardò incredula. “ok quindi abbiamo due adolescenti con superpoteri in casa?”
Sara annuì in attesa di domande “che cosa sei?” chiese Jonathan
“sono una strega” Scioccò le mani e questa volta il libro si materializzò direttamente sulle mani di Jonathan. Dopo il primo spavento iniziò a sfogliarlo.
“santo cielo” disse “in ogni caso il nostro giudizio su di te non cambia. Siete due ragazzi speciali, non diversi” disse bevendo l’ultimo sorso dal bicchiere. Sara annuì e quasi pianse: l’avevano accettata senza battere ciglio. Si accorse in quel momento di voler restare con loro per sempre.
   
 
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