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Autore: LiLi 94    07/07/2017    1 recensioni
Cosa pensate possa accadervi quando vi ritrovate catapultati indietro nel tempo di quasi vent’anni ad un epoca di pace di cui sapete poco e niente, con la famiglia di cui conoscete solo racconti, conoscendo appena il nome di vostra madre?
Non ricordo come arrivai ad Hogwarts. Ci ero stata solo da neonata, poco prima che venisse distrutta.
Eppure fu li che passaporta mi portò, lì che la giratempo mi scaraventò. Caddi nel Lago Nero dopo essermi sostanzialmente smaterializzata sopra di esso. Fu la preside, Minerva McGrannit a tirarmi fuori.
Ero finita vent’anni indietro nel tempo, a due anni prima della mia nascita.
Fu la preside che riuscì a mettere insieme i pezzi io ero troppo sconvolta per non fare altro che rispondere a monosillabi. Ed era mia intenzione fermare questa guerra ancora prima che cominciasse: avrei impedito ai miei genitori di dover restare separati tutta la vita per un bene superiore, avrei impedito tutte quelle morti. Sono la figlia di James Potter il ricercato n. 1, il Terrorista e l’unica persona che si frappone tra l’Impero magico e la libertà e porterò avanti la sua missione con passione anche se lo farò vent’anni prima.
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Malfoy, Famiglia Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione, Harry/Ginny, Lily/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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PROLOGO

L’ultima conversazione con mio padre fu una discussione. Lo ricordo perfettamente. Eravamo al quartier generale della Cellula, forse era un mercoledì, stavamo evacuando la zona perché ci era giunta voce che potevamo essere stati scoperti. Papà come al solito voleva mandarmi in una delle case sicure finché non fosse stato tutto acquietato e fosse potuto venirmi a recuperare.

Ho passato troppe notti insonni in quelle case sicure attendendo con il cuore il gola che lui tornasse, ascoltando con i nervi a pezzi la radio per sentire che non lo avessero catturato o ucciso. Non volevo farlo più: volevo combattere, essere al suo fianco come zia Lily e zio Albus, come Scorpius, come zio Teddy.

Era stato categorico. Categorico e furibondo.

— Tu non combatterai, Lucy! — aveva sbraitato passandosi una mano sul volto. Sapevo perché non voleva che combattessi: aveva già perso mia madre in battaglia non avrebbe accettato di perdere anche me, ma questo non era un movente che poteva andare avanti ancora a lungo. Zia Lily alla mia età era già stata in battaglia, lo stesso per zio Albus e la maggior parte dei miei coetanei erano già stati in battaglia.

— Papà sono in grado di combattere! Se solo tu mi dessi un’occasione! — avevo provato, ma aveva sbattuto i pugni con tanta di quella forza sul tavolo del quartier generale che tutti si erano girati verso di noi.

— Non combatterai e questo è quanto. Sono stato chiaro, Lucy? — domandò schioccando la lingua minaccioso. Sentii le lacrime agli occhi e me ne andai sbattendomi la porta alle spalle.

Non gli parlai per una settimana. Non gli concessi nemmeno di entrare nella mia stanza.

Ora me ne pento.

Avrei dovuto sapere meglio di così, non avendo conosciuto nient’altro che guerra per tutta la mia esistenza.

 

Poi c’era stato il boato.

E subito dopo era seguito il caos. Ci avevano trovati davvero.

Subito quando sentii le sirene in distanza mi spaventai a morte e non riuscii a muovermi dalla mia stanza, terrorizzata.

Non ero mai stata presente quando arrivavano gli imperialisti, papà in genere mi aveva sempre fatto evacuare prima, ma questa volta ero stata testarda.

Non ricordo quando cominciai a correre impanicata nella direzione opposta a quella verso cui correvano tutti: avevo un solo scopo, trovare mio padre.

Trovai Scorpius prima.

— Lucy che ci fai ancora qui! — urlò sopra la cacofonia dei suoni — dovresti già essere alla passaporta! — mi rimproverò, afferrandomi per un braccio e trascinandomi nella direzione opposta.

— Devo andare da mio padre! — urlai come una furia cercando di divincolarmi dalla sua presa ferrea.

— Tuo padre se la caverà, ha la pellaccia dura. Tu devi essere al sicuro o nessuno di noi potrà ragionare lucidamente! — replicò lui mentre mi trascinava di peso verso la fila davanti alla passaporta.

Furono minuti di caos e nonostante Scorpius fosse il membro nella mia famiglia a cui mi sentivo meno vicina fui grata della sua presenza silenziosa e imbronciata.

— Scorpius! — arrivò chiara la voce di zia Lily. I suoi capelli rossi erano disordinati e aveva un livido su una guancia — Lucy? Che ci fai ancora qui, dovresti essere già andata via! — recriminò anche lei, rinfoderando la bacchetta.

— L’ho trovata che correva verso la stanza di James — spiegò Scorpius — voleva andare da suo padre. — lo sguardo di zia Lily si addolcì mentre mi attirava in un abbraccio, era stata una madre per me da quando la mia era morta quando avevo appena cinque mesi.

— Andrà tutto bene, tesoro. — mi assicurò stringendomi forte e io ricambiai la stretta terrorizzata.  Sentivo tutta la paura delle persone attorno a me e la cosa mi spaventava ancora di più nonostante il tocco rassicurante di zia Lily sui miei capelli.

Poi si erano spente le luci.

Quello che avevo visto dopo era stato peggio.

Archibald Flint, con la sua faccia da cavallo gli unti e radi capelli tirati indietro alle ben’e meglio teneva mio padre in scacco. Tra i due non scorreva buon sangue dai tempi di Hogwarts, avevo scoperto, nonostante mio padre non amasse parlare di queste cose.

Ciò che mi spaventò era che mio padre mi dava le spalle aveva un braccio, quello della mano della bacchetta, da cui colava un rivolo di sangue a terra, stringeva tanto i pugni che le nocche erano bianche come il latte, le sue spalle erano tese e tutto il suo linguaggio del corpo suggeriva quanto fosse furibondo. Archibald Flint teneva una donna in ginocchio, anche lei indossava la divisa degli imperialisti quindi la cosa mi stupì, era stata talmente tanto picchiata da renderla quasi irriconoscibile, l’unico tratto che riuscivo a vedere erano i suoi capelli biondi tagliati malamente che Flint tratteneva in una mano costringendola a tendere il collo mentre le puntava la bacchetta alla gola.

— Ora non sei più tanto pericoloso eh, Potter! — sputò con voce melliflua schernendo mio padre che tremava dalla rabbia. Sentii zia Lily singhiozzare stupita, la osservai e vidi nei suoi occhi che aveva riconosciuto la persona che Flint teneva per i capelli a portata di bacchetta.

— Io lo ammazzo! — sentii Scorpius imprecare tra i denti solo per essere trattenuto dalla mano di zia Lily. Chiunque questa persona fosse doveva essere qualcuno che dovevano aver conosciuto bene.

— Lasciala andare, Flint — sibilò mio padre minaccioso, la bacchetta stretta in pugno — Se sai cosa è meglio per te, Flint, lasciala andare. — Flint si passò una lingua sui denti storti come se stesse provando gusto a vedere mio padre in quella condizione.

— Non mi fai paura, Potter — ribatté — Sappiamo entrambi che non rischieresti che le facessi davvero del male. — avrei voluto correre da mio padre afferrarlo per un polso e trascinarlo via: si probabilmente quella donna era la nostra spia all’interno delle schiere degli imperialisti, ma la sua vita non valeva quella di mio padre.

— Le hai già fatto male, Flint, non ci sarà divinità o potere in grado di salvarti dal tuo fato il momento che ti avrò tra le mani — schioccò la lingua minaccioso mio padre, saldo sui suoi piedi mentre lo fissava torvo, con tanto odio quanto mai ne avevo visto sul suo viso.

— Sei solo chiacchiere, Potter! — replicò l’uomo sghignazzando — sappiamo entrambi che tieni troppo a lei per rischiare che la mia bacchetta parta con qualche incantesimo, magari un anatema che uccide, che ne pensi? — domandò e per schernirlo ancora di più passò la bacchetta sul viso gonfio e illividito della donna. Mi domandai quante torture aveva dovuto subire.

— Non ha ceduto, lo sai? — sussurrò con voce roca ancora, come se lo stesse torturando solo con le parole sperando di provocare una sua reazione — Nemmeno quando sono passato dalla cinghia ai chiodi, babbani hanno inventato davvero metodi creativi per torturare le persone non trovi? Ma lei non ha ceduto, mi ha solo insultato. Poi però è arrivato il veritaserum e lì non vi ha più potuti proteggere. Molto leale. — provocò umettandosi le labbra — solo alla fazione sbagliata. È un tale peccato, non trovi? Un viso così bello… — aggiunse, ghignando malvagio.

Non avevo mai visto creatura tanto abbietta.

— Ti farò rimpiangere il giorno in cui sei venuto al mondo, Flint, fosse l’ultima cosa che faccio. — minacciò mio padre in un tono così letale che fece correre i brividi lungo la mia schiena.

— Vattene. — la voce era roca e spezzata, la donna ansimava e la sua voce era flebile, ma decisa — Vattene, James — sembrava una supplica — Non c’è niente che tu possa fare qui.

Flint scoppiò in una fragorosa risata: — Hai sentito la signora, Potter? Vattene, è meglio per te! — rise. Avrei voluto prenderlo a pugni con le mie stesse mani. Zia Lily mi teneva stretta al suo petto e con una mano continuava a trattenere Scorpius dall’avvicinarsi alla scena.

— La bacchetta, Potter. A terra. O lei muore. — ordinò Flint e con mia enorme sorpresa vidi mio padre ubbidire, alzando le mani in segno di resa.

— VATTENE! — questa volta la donna aveva sfoderato tutta la sua voce, e aveva dato fondo a quasi tutte le sue energie — prendi quella bacchetta e vattene! — aggiunse.

— Zitta, sto parlando con il signore, cercando di mettere apposto i tuoi casini. — replicò furibondo mio padre.

— I miei casini? Perdonami, Oh Grande Saggio!, se non sono stata in grado di chiamarmi Severus Piton! — sbraitò quella in tutta risposta. Sentii zia Lily tirare un respiro di sollievo contro la mia schiena e mi voltai a fissarla interrogativa.

— Prendi quella fottuta bacchetta, Potter o giuro che ti faccio a pezzettini e ti mangio a colazione! — mi stupii della forza che sembrava aver trovato la donna nel parlare in quel modo quando fino a un momento prima era apparsa quasi morta per le torture subite.

— Le tue minacce hanno smesso di farmi paura da ancora prima che mi sposassi, bionda. Quindi tappati la bocca e fammi fare il mio lavoro! — rispose mio padre, del tutto ignaro in quel momento di essere osservato da tutti noi e mandando il mio cuore in frantumi mentre voltavo gli occhi sgranati verso la donna.

— Puttanate! Sai bene che sono seria, ti renderò al vita un inferno se non prendi quella fottuta bacchetta! — anche Flint pareva sorpreso da quel risvolto della situazione, abbastanza da non dire una parola mentre osservava la scena rapito.

— Hai reso la mia vita un inferno per vent’anni, Potter — replicò gelido lui, facendo qualche passo avanti — ora più ora meno ora non cambia niente.

— Sapevi che era la cosa migliore! — sbottò lei e solo allora mi accorsi che avevano un piano perché mio padre si voltò verso la nostra direzione e ammiccò a mia zia che sentii annuire alla mie spalle.

— Non ho mai detto che non fosse un buon piano — replicò mio padre scrollandosi nelle spalle — ciò non significa che mi sia piaciuto.

— Oh perché per me è stata una passeggiata nel parco, vero? — domandò furibonda la donna… mia..?, mentre mio padre si avvicinava ogni momento di più.

— Non ho mai detto questo, amore — replicò con voce vellutata, quasi dolce — Adesso! — chiamò a gran voce e solo allora vidi zio Albus che poco distante si era avvicinato quatto quatto alla scena disarmando uno degli uomini di Flint, la donna colpì Flint con il capo al torace e con un gamba allungata lo fece inciampare lasciandola andare e io vidi mio padre avventarsi contro di lui rotolando a terra e cominciando a prenderlo a pugni.

La donna si tirò in piedi, quasi barcollando ma con una velocità sorprendente per come era ridotta e i suoi occhi per un momento si fermarono sui miei terrorizzati: — Cosa ci fa ancora qui? — la sentì sbraitare — Scorpius portala via! — ordinò prima di chiamare a sé la bacchetta di mio padre e imbracciarla per combattere contro altri due uomini di Flint che si era materializzati nella stanza in quel momento.

Zia Lily si unì alla lotta e solo Scorpius rimase per un attimo indietro, attirandomi dietro di se con un braccio: — Ora devi ascoltarmi bene, Lucy, ok? — domandò strattonandomi finché non ebbe la mia attenzione — Voglio che tu pensi al posto più sicuro cui riesci, va bene? — annuì — e poi afferri quel medaglione che vedi appeso all’attaccapanni, mi sono spiegato? — annuì ancora focalizzando il medaglione poco distante: era una sfera dorata e trasparente che somigliava pericolosamente ad una clessidra.

— Perfetto. Allora và! — mi intimò, quasi spintonandomi nella direzione dell’attaccapanni, fu allora che però sentii l’urlo.

— NO!— non avevo mai sentito mio padre tanto disperato: la donna aveva scaraventato un mucchio di macerie del soffitto che stavano per cadere su di lui e ancora con la bacchetta tesa e fumante era stata attaccata alle spalle da Flint che l’aveva pugnalata al ventre, potevo vedere la punta del pugnale sporgere, prima che Flint la tirasse indietro liberando il flusso di sangue. La donna guardava come istupidita la ferita come se non potesse credere che fosse davvero lì. Papà che l’aveva guardata meravigliato dopo che lo aveva salvato aveva sul viso l’espressione più tetra che vi avessi mai visto. Lo vidi tirarsi in piedi e afferrarla prima che le sue ginocchia cedessero sotto di lei.

Lo vidi prendere la bacchetta dalle sue mani e scagliare l’incantesimo. La luce verde colpì Flint in pieno petto, schiodando la vita dai suoi occhi, ma forgiata nella disperazione del momento cominciò a rimbalzare sulle pareti già in precario equilibrio della sala.

— NO! — questa volta l’urlo era stato il mio mentre vedevo le macerie cadere sopra mio padre che teneva stretta al petto la testa della donna. Vidi i suoi occhi tingersi di un blu inquietante e brillante, un colore tanto brillante non l’avevo mai visto e vidi tutte le macerie fluttuare sopra di loro tenuti su da una forza invisibile.

Mio padre piangeva.

Non lo avevo mai visto piangere. Feci un passo verso di loro, ma Scorpius mi spinse indietro, piangeva anche lui, notai, scuotendo la testa.

— James — rantolò la donna — va da lei — ma mio padre continuò a scuotere la testa in diniego.

— Non ti lascio qui. — fu la sua secca risposta, lei gli posò una mano su una guancia.

— Smettila di essere così ostinato! — fece lei tossendo — ti prego. Ha bisogno di te, James.

— Sono solo ostinato quanto mia moglie — fu tutta la sua risposta, e sentii le lacrime scendere lungo le mie guance: non conoscevo quella donna, mi aveva abbondata per cosa, fare la spia?, ma era mia madre, ne ero sicura perché mio padre aveva quello sguardo colmo d’amore che aveva sempre quando pensava a mia madre.

— Per favore, amore. — sussurrò la donna — non reggerò a lungo.

— E io non ti lascerò da sola. Smettila di provare a mandarmi via. — replicò irritato mio padre.

— Lucy!— Scorpius mi stava scuotendo — Devi andartene, Lucy! — ordinò ancora, spintonandomi verso la passaporta, fu un attimo, non lo feci neanche apposta ma posai la mia mano attorno al medaglione stringendolo e il mondo cominciò a vorticare.

 

Non ricordo come arrivai ad Hogwarts. Ci ero stata solo da neonata, poco prima che venisse distrutta.

Eppure fu li che passaporta mi portò, lì che la giratempo mi scaraventò. Caddi nel Lago Nero dopo essermi sostanzialmente smaterializzata sopra di esso. Fu la preside, Minerva McGrannit a tirarmi fuori.

Ero terrorizzata, in luogo a me sconosciuto con persone che sapevo morte. Pensai di essere morta anch’io. Poi capii che non mi trovavo nel mio tempo, non c’erano lotte, non c’erano nemici, era tutto in pace.

Ero finita vent’anni indietro nel tempo, a due anni prima della mia nascita.

Fu la preside che riuscì a mettere insieme i pezzi io ero troppo sconvolta per non fare altro che rispondere a monosillabi. Ero stata mandata indietro nel tempo a prima che nascessi, ci doveva essere una ragione.

— Mi chiamo Lucy Potter — mi ero presentata — e sono la figlia di James Potter…— era stata l’infermiera, Victoire, che poi scoprii essere la moglie che non avevo mai conosciuto di mio zio Teddy nonché la cugina di mio padre che mi svelò il nome di mia madre: — È vero hai gli stessi capelli di Claire, oh ma il naso è di James non c’è dubbio.

Non sapevano cosa fare con me.

Alla fine fu deciso che Victoire e zio Teddy, che insegnava Difesa contro le Arti Oscure si prendessero cura di me. Ci inventammo una storia di copertura, il mio nome sarebbe stato Lucy Fleming e sarei stata una amica di vecchia data di Victoire che a seguito di una litigata furibonda coi nonni aveva bisogno di un posto in cui stare.

E grazie a quella copertura avrei potuto stare con la mia famiglia, difenderli. Ed era mia intenzione fermare questa guerra ancora prima che cominciasse: avrei impedito ai miei genitori di dover restare separati tutta la vita per un bene superiore, avrei impedito tutte quelle morti. Sono la figlia di James Potter il ricercato n. 1, il Terrorista e l’unica persona che si frappone tra l’Impero magico e la libertà e porterò avanti la sua missione con passione anche se lo farò vent’anni indietro nel tempo.

 

   
 
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