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Autore: EcateC    07/07/2017    8 recensioni
La vera storia di Harleen Frances Quinzel, la rigida dottoressa newyorkese che si lasciò sedurre da Joker per diventare la famigerata Harley Quinn, la pagliaccetta bella e simpatica che tutti conosciamo.
Ma da lasciarsi alle spalle una vita di privazioni a conquistare il cuore del super criminale di Gotham c'è una bella differenza, ed è qui che riposa la vera inversione dei ruoli. Provare per credere.
Genere: Dark, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harley Quinn, Joker, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
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You don’t own me

 

 

 

Bruce Wayne aveva un pessimo presentimento. Si trascinò su per le scale del condomino di Harleen Quinzel come se avesse una palla di ghisa attaccata alla caviglia, esausto e sopraffatto dagli eventi. Sembrava quasi in stato di hangover pur non avendo bevuto neanche un goccio di alcool… Aveva passato tutta la notte fuori a combattere e non era neanche tornato a casa a riprendersi. Si era solo tolto la maschera e la sua armatura era nascosta sotto una divisa improvvisata.

Inutile dire che stava patendo un caldo pazzesco e che i doppi vestiti rendevano la sua stazza ancora più imponente del solito. Come diavolo facesse Superman a stare sempre con il costume sotto la giacca e la cravatta, per lui era un mistero… Ad ogni modo, la questione era urgente: Joker era sparito. Inoltre, a Bruce premeva molto parlare con Harleen: voleva capire sia com’erano andati realmente i fatti il giorno dell’assalto sia, soprattutto, capire che cosa avesse spinto Joker a risparmiarla. Perché Bruce ormai lo conosceva, tutto ciò che il clown faceva era dettato da un valido motivo di convenienza, che non poteva ridursi a un semplice capriccio sessuale…

“O forse lo sto sopravvalutando”

Chissà poi dove era stato quel pagliaccio da strapazzo. Batman trovò alquanto strano il fatto di aver passato tutta la notte a perlustrare le vie di Gotham e di non averlo incontrato neanche una volta… Le sue assenze dal teatro di guerra non erano mai foriere di buone notizie. L’ultima volta che era successo, Joker aveva progettato l’ennesima bomba venefica che lui, Batman, aveva disinnescato appena in tempo per evitare uno sterminio.

Oppure, più semplicemente, Mr. Happy si era solo strafatto in qualche locale trash pieno zeppo di droga e prostitute.

“Forse lo sopravvaluto sul serio”

Guardò l’ora: mancavano due minuti alle dieci, due minuti e avrebbe suonato al campanello di casa Quinzel. Voleva parlare con lei per chiarire una volta per tutte la sua situazione, ma, soprattutto, voleva evitare che la psichiatra morisse per mano di Joker. D’altronde, era solo una ragazza che si era innamorata dell’uomo sbagliato, e se anche l’avesse aiutato a fuggire, una morte brutale sarebbe stata comunque una pena troppo severa.

Suonò il campanello e rimase in attesa, ma quando un’irriconoscibile Harleen Quinzel gli aprì, raggiante e tutta scarmigliata, stentò quasi a riconoscerla.

-Harleen?-

La psichiatra fece un grosso e buffo sospiro di sollievo.

-Oddio, grazie al cielo sei tu, Bob!- esclamò, mettendosi una mano sul petto -Credevo fosse mia madre!-

Rise, senza motivo. Bruce la guardò da cima a fondo, il suo aspetto era dir poco impresentabile: aveva le gambe nude e piene di brutti disegnini, il trucco sbavato e lo sguardo acceso da uno strano entusiasmo.

-Hai bevuto?- la domanda gli sorse spontanea.

Harleen ridacchiò -Come no, due litri di latte di soia! Sono completamente brilla! No, dai, scherzo… Sono solo felice che tu non sia mia madre o mia nonna-

-Certo- Bruce forzò un sorriso -Posso entrare?-

-NO!- rispose subito la ragazza, con enfasi sospetta -Ehm, cioè… Mi dispiace, ma no, assolutamente no-

Come si aspettava. Sicuramente nascondeva un numero spropositato di armi e di altre diavolerie del Joker… Quello stupido pagliaccio da quattro soldi.

Adesso era giunto il momento di porre fine a quella pagliacciata. Aveva sopportato anche troppo.

-Harleen, in nome della legge sei pregata di seguirmi in questura-

La ragazza sbarrò gli occhi azzurri e fece un sorriso incredulo -Come prego?-

-Mi dispiace ma devi venire con me-

La prese per un polso e la sbilanciò come se fosse una piuma, e Harleen si stupì di quanto fosse ferrea la sua presa

-Cosa? NO, lasciami andare!- urlò spaventata, mentre lui praticamente la stava spostando di peso -No, lasciami subito! LASCIAMI, BRUTTO SCIMMIONE, LASCIAMI!-

Bruce fece appello a tutto il suo autocontrollo -Non ti sarà fatto alcun male, signorina Quinzel. Devi solo seguirmi in centrale-

-No, non voglio!- si ribellò lei, girandosi disperata -PUDDIN' AIUTO!!-

Bruce la guardò stranito e poi guardò dentro la casa con tanto d’occhi. Con le sue speciali lenti a contatto ad infrarossi, attivò il decodificatore biometrico e vide attraverso le pareti la sagoma di un uomo che si stava calando fuori dalla finestra del quarto piano con l'agilità di un gatto…

Serrò la mascella. D’impulso scaraventò via la ragazza e corse immediatamente dentro l’ascensore, scomparendo così, come se niente fosse. Harleen lo guardò confusa e stranita.

“Oddio. Questo sì che avrebbe bisogno di uno psichiatra” pensò, ridacchiando -Mr J, era un tizio che ha cercato di rapirmi- esclamò agitata, andando verso la camera da letto -È fuori come un balcone, stava per…-

Ma come aprì la porta, si interruppe. Le ante della finestra erano spalancate e le tende bianche volteggiavano sospinte dal vento mattutino.

Joker era sparito e con lui anche il suo Macbook. Camera sua non era mai stata così vuota.

-Puddin’?- sussurrò lei desolata, ma nessuno rispose -Mr J?-

Andò a vedere in salone e poi in bagno senza alcuna speranza, e infatti non c’era nessuno. Sul mobiletto, però, giaceva ancora la sua pistola con l’impugnatura d’argento zigrinato. Harleen l’afferrò come se fosse un tesoro e la strinse forte al petto. Ed ecco tornate le famigliari sensazioni di tristezza, abbattimento e solitudine che la avvilupparono come un pesante mantello doloroso. E adesso? Era tornata al punto di partenza: non aveva il suo numero, non sapeva dove rintracciarlo e ora non aveva neanche un computer.

Addolorata, si sedette sul letto dove solo poche ore prime avevano giaciuto uno accanto all’altra. Tra le lenzuola sfatte, però, notò un biglietto.

Lo afferrò subito e lo aprì con smania ed emozione, sperando nel miracolo di leggere un recapito, un numero di cellulare, un qualsiasi cosa che…

 

 


 Adesso hai capito  qual è il colmo per  un angioletto? :)

 

  

 

Harleen guardò dritto davanti a sé, delusa e perplessa. Joker si riferiva al loro primo incontro, alla fine non gliel’aveva mai detto quale fosse il colmo per un angioletto… Iniziò quindi a pensare. Cadere dalle nuvole e avere un diavolo per capello no, li aveva già detti lei. “Passare una giornata infernale?” pensò, scettica “Ma cosa c’entra con me?” poi l’illuminazione la colse “Avere un fidanzato infernale… Avere un diavolo per fidanzato!”

Sorridendo, si immaginò di vedere le facce delle sue conoscenti alla vista di lei mano nella mano con il super criminale di Gotham… Sarebbe stata una rivincita favolosa. Lei, la brava ragazza timida e presa di mira che riesce a conquistare il famigerato Joker di Gotham City. Era esaltante solo pensarlo.

Perché per lei ormai la loro storia era diventata ufficiale. Se le avessero chiesto: “Sei fidanzata?”, Harleen avrebbe risposto subito di sì, senza alcuna esitazione. Avevano fatto l’amore ed era stato bellissimo, lui era rimasto fino a tardi e aveva perfino dimenticato la pistola a casa sua… Più fidanzati di così!

Harleen si sdraiò nella parte del letto in cui era stato lui, racimolando i dettagli della notte passata insieme. Aveva temuto di venire umiliata, ferita, costretta a fare cose che non voleva fare o comunque traumatizzata per altri motivi, ma invece non è stato così. Puddin’ era stato un amante molto normale, se normale si può definire la perfezione.

Le battutine costanti riuscivano a spezzare il ghiaccio, i suoi baci la allietavano e il modo con cui chiudeva gli occhi e sospirava, anche solo per una semplice carezza sull’addome, l’aveva incoraggiata a spingersi oltre il limite, a osare, a essere spregiudicata…

Harleen chiuse gli occhi e sollevò una mano, iniziando a dipingere le sue fantasie nell’aria. Immaginò di nuovo di tracciare un percorso sui suoi addominali scolpiti, di sentirlo sospirare, flettere la schiena e poi di stringergli forte la pulsante…

La ragazza aprì gli occhi, con il lenzuolo tra le gambe e la mano chiusa a pugno davanti al naso. Si stava disgraziatamente eccitando da sola.

“No, così non va” si disse, sollevando il viso stropicciato dal cuscino e alzandosi a fatica. Prese la pistola, la baciò e se la infilò nella tasca della felpa, poi di nuovo uscì nel balcone a prendere un po’ d’aria.

Guardò malinconicamente in lontananza, verso il mare.

Mr J era scomparso di nuovo, ma questa volta lei aveva un indizio molto efficace da cui partire: il nome dell’albergo che aveva letto fugacemente nella chiave automatica.

Quella sera, sarebbe andata per la prima volta nei quartieri alti di Gotham City. O magari non proprio quella stessa sera, per non dargli l’idea della ragazza appiccicosa che non riesce a stare lontana dal suo Puddin’ neanche per un giorno.

-Ma mi manca tanto…-  lagnò fra sè, sporgendo il labbro.

 

 

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Intanto, a quattro piani di distanza, dall’ascensore era uscito Batman, con tanto di maschera e Batcintura. Si era cambiato alla velocità della luce, non poteva certo rischiare di insospettire Joker… Naturalmente, appena arrivò al piano terra Bruce si imbatté in una vecchietta con il carretto della spesa che stava andando nella direzione opposta.

-Buongiorno...- la salutò come se niente fosse, senza fare caso alla sua espressione sbigottita.

-È andato da quella parte!-

Il supereroe si girò, la nonnina gli stava indicando col bastone verso sinistra -Di là, ti dico!- insistette con voce rauca e tono spazientito -L’ho visto con i miei occhi!-

-Ah… Grazie?-

-Fallo nero- gracchiò, zoppicando verso l’ascensore - Questi giovani maleducati, fosse capitato ai miei tempi, vedevi quante bastonate si beccava…-

Batman sorrise, per quanto fosse divertente ascoltarla, aveva qualcosa di molto più impellente da fare. Velocemente uscì e iniziò quell’inusuale inseguimento delle dieci di mattina… Era molto strano incontrare quel delinquente alla luce del sole, ora che ci pensava non l’aveva mai visto prima di mezzanotte. Sicuramente non avrebbe faticato a trovarlo, con quei colori ridicoli e quelle tenute carnevalesche non passava certo inosservato. Arrivò a un bivio, non ebbe il tempo di scegliere quale direzione prendere che qualcuno gridò a pieni polmoni…

-MAMMA, GUARDA! C’È JOKER!-

Sia Batman che Joker si girarono di scatto verso quel bambino con il logo di Superman sulla maglietta.

Bruce spalancò gli occhi, Joker in persona aveva deviato la sua direzione e stava andando tutto contento verso quel bambino che lo indicava freneticamente.

-Ciao, campione, vuoi un autografo?- gli domandò, con il suo enorme sorriso.

Una donna, probabilmente la madre, gridò disperata e si portò il figlio dietro alla schiena.

-Ho già mangiato, signora- sghignazzò il clown -Può stare tranquilla!-

-JOKER!- al bambino brillarono gli occhi, era arrivato anche Batman! -Allontanati subito da quelle persone!- 

-BATSY?! Oddio, amico, sei proprio tu?- esclamò Joker, aprendo le braccia -Amico, da quanto non ci vediamo?-

Ma Batman gli tirò contro un Batarang, che Joker schivò per un pelo.

-Siamo già nervosi di prima mattina, eh vecchio mio?- ridacchiò, iniziando a tastarsi le tasche -Posso consigliarti uno dei miei trattamenti per la buonanotte?-

Con un gesto fulmineo si toccò la fondina, pronto per estrarre la pistola e sparargli tutti i proiettili che aveva. Peccato solo che la fondina fosse vuota.

Joker si raggelò, aveva dimenticato la pistola a casa della psichiatra! Batman sorrise.

-Allora?- lo schernì -Sto aspettando il mio trattamento…-

-Ehehe, sì, beh…- gli sorrise nervoso, mentre Batman gli si avvicinava minacciosamente con quattro Batarang in mano -Ascolta, ma perchè non ci prendiamo una pausa? Sono le dieci di mattina… Ti offro un caffè?-

-Dì le tue ultime preghiere-

-Ma, ma…Via, Batsy, non vorrai mica dare il brutto esempio al bambino?- esclamò, riferendosi al piccolo spettatore che li fissava a bocca aperta -Colpire un uomo disarmato, così, senza neanche preoccuparti di un gesto tanto ignobile? Non è da te, Batsy, non è da te. Tu queste cose non le fai. Vero, ragazzino?-

-È vero!- rispose subito il bambino.

Bruce alzò gli occhi al cielo -Non credo che tu ti porresti tutti questi problemi se fossi al mio posto-

-Ma io sono il cattivo!- gli rispose allegramente -Certo che non me li pongo, figurati!-

-Ho già sentito abbastanza-

-Aspetta,aspetta,aspetta… Mi concedi un ultimo desiderio?- gli chiese Joker, con un ghigno malevolo -Mi fai un bel sorriso?-

Batman fece per lanciargli uno dei suoi affilatissimi boomerang, ma Joker fu più veloce e tirò loro una delle sue famose bombolette di Smilex, il gas tossico che aggredisce il sistema nervoso, provocando incontrollabili risate fino alla morte per soffocamento.

-ANDATE VIA! TRATTENETE IL FIATO!- gridò Batman, mentre la micidiale cappa verdognola iniziava a propagarsi nell’aria. In apnea, si buttò coraggiosamente dentro la nebbia velenosa e lanciò tre Batarang nel punto in cui provenivano le risate del clown, ma invano. Queste infatti non cessarono e si allontanarono sempre di più, fino a svanire del tutto.

Quando finalmente la neurotossina si era diradata, Joker era ormai a più di un chilometro di distanza. Batman gli lanciò l’ultimo Batarang a tutta forza, ma il clown con un balzo agile aveva scavalcato una ringhiera e riuscì a evitarlo, continuando a correre a tutta velocità.

Sospirò di impazienza, sentendo che dietro di lui qualcuno gli stava trattenendo il mantello. Si girò e vide il bambino di prima con una penna e il diario in mano, i suoi occhioni infantili brillavano come due stelline. Batman alzò gli occhi al cielo e lo omaggiò con uno scarabocchio.

-E mi raccomando- gli disse, restituendogli il diario -Cambia subito quella maglietta-

 

 

 

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The Royal Hotel of Gotham City, due ore dopo

 

 

 

Nell’ultimo piano del lussuosissimo albergo a sette stelle, c’erano quattro uomini seduti a un tavolo nel bel mezzo del corridoio, tutti con le carte da poker in mano. Alcuni erano in canottiera, altri avevano la sigaretta in bocca e ognuno di loro aveva una bottiglia chi di vino, chi di birra di fianco. Ma la cosa più evidente erano le banconote sparse sul tavolo, i muscoli e i tatuaggi.

Appena videro Joker, smisero subito di giocare e si alzarono in piedi.

-J!- lo salutò Jonny, andandogli incontro -Va tutto bene?-

Joker infatti zoppicava, con la gamba sinistra parzialmente insanguinata. Malgrado tutto, due Batarang avevano colpito a segno.

-Non dire niente, amico, non dire niente- lo zittì, muovendo la mano come se volesse scacciare una mosca -Non posso neanche firmare gli autografi che quel pipistrello… - si staccò l’arma conficcata nel polpaccio, mugugnando di dolore -Avevo passato una serata così piacevole, in buona compagnia… Mi rovina tutto, rovina sempre tutto!-

-Dici con la psichiatra? Allora, l’hai uccisa alla fine?-

Joker lo guardò male, ma poi ridacchiò.

-Uccisa! Oh, no, no, no, no vecchio mio- sghignazzò Joker, mentre l’altro gli toglieva la giacca come se fosse un maggiordomo -Mooolto meglio, me la sono portata a letto-

Jonny ridacchiò, ma un uomo affianco a loro osò protestare.

-Cosa? Andiamo J! Dopo quello che ti ha fatto, l’hai lasciata in vita? Se ci fossi stato io…-

Joker gli sparò un proiettile dritto in bocca, troncando sul nascere la conversazione. Il sangue schizzò come un petardo e colpì gli uomini che erano seduti affianco alla vittima.

-Signori, chiariamo subito una cosa- si rivolse agli altri uomini, che lo guardavano intimoriti -Chi è che comanda qui?- li guardò uno ad uno con i denti stretti, ma nessuno osava rispondere -Chi è che decide, chi è che fa procedere gli affari? CHI È CHE VI HA SALVATO DALLA FORCA DELL’INDIGENZA E DELL’INSUCCESSO? IO, maledizione, IO!- ringhiò, furibondo, mentre si avvicinavano altri dei suoi uomini -Sì, venite pure anche voi, la cosa vi riguarda direttamente. Stavo giusto dicendo ai vostri colleghi che se non vi va bene quello che faccio, potete dirlo apertamente, così vi spacco la testa subito e non ci pensiamo più- continuò a voce alta -Perché io non vi devo delle spiegazioni. Devo forse dirvi che cosa mi spinge a… Sparare o non sparare?-

Detto questo, sparò nel piede a uno di loro, che gridò dal dolore, gettandosi a terra.

-Ops! Scusa, Toby, mi è sfuggito- ridacchiò, grattandosi la testa -Ma proprio non riesco a trovare un motivo per non spaccarvi la testa. Alzi la mano chi ha qualche domanda da farmi-

Gli uomini rimasero muti e immobili, eccetto per il poveretto che gemeva e piangeva con il piede sporco di sangue. Solo due prostitute sedute in un angolo osarono alzare la mano, ma lo fecero sorridendo e scherzando. Joker fece finta di non vederle.

-Nessuno?- esclamò, con finta sorpresa -Ma davvero? Sono esterrefatto. Mi sembravate tutti così… Maldisposti, ieri sera-

-Non io. Io avrei fatto la stessa cosa che hai fatto tu, J- esclamò un uomo nerboruto, mentre Joker si girava lentamente a guardarlo -Anche io l’avrei sfondata per bene, capo!-

Il tizio, convinto di aver detto la cosa giusta, ridacchiò, ma Joker sparò in testa anche a lui.

-Ma chi ti ha chiesto niente?- gli domandò con una smorfia annoiata, poi si rivolse di nuovo agli altri uomini, agghiacciati -Bene, abbiamo finito? Tutto apposto? E tu, piccolo, vuoi smettere di soffrire?-

-NOO!- gridò l’uomo con il piede ferito -NO, ti scongiuro, nooo-

-Prometti che non mi guarderai più male?- gli chiese Joker, trattandolo come se fosse un bambino.

-Sì, te lo prometto, te lo giuro!-

-Va bene, Toby- esclamò Joker, sparandogli anche all’altro piede -Abbiamo sigillato la nostra promessa!-

Le urla dell’uomo furono strazianti, Joker ridacchiò e fece segno a Jonny Frost di seguirlo. Entrambi si isolarono in una sala privata dell’albergo, lasciando la consorteria criminale a dir poco sgomenta.

Sul tavolo arabescato di quella stanza da riunione c’era già una bottiglia di Champagne con i rispettivi calici. Jonny la stappò e gliene verso una discreta quantità.

-Questi inutili esseri mi faranno diventare matto- esclamò Joker, stancamente.

-Ti capisco, J… Ah, ho una notizia parzialmente buona da darti. Gaggy è uscito dal coma ma due giorni fa è stato rimandato a giudizio. Temo che lo metteranno dentro-

-Hm, che tristezza… Chi mi racconterà le barzellette, adesso? Avrei proprio bisogno di un giullare-

-Un giullare?-

“O una giullarina…” pensò Joker, tristemente.

-Ehm…Te ne cerco uno?-

-No-

-D’accordo. Quindi con la psichiatra è finita? Non la vedrai mai più?- Joker lo guardò negli occhi con stizza, e il mercenario corresse subito il tiro -Te lo chiedo solo per capire come comportarmi. Se dovesse venire a cercarti, cosa faccio? La faccio passare? Dimmi tu-

-Falla passare-

-Perfetto…-

-Sì, perfetto. Ma tu non puoi capire, Jonny. Era da una vita che non assaporavo una tale pace dei sensi… Lei era così stretta, sembrava una reattiva guaina di velluto- soggiunse con lo sguardo remoto, perso nel vuoto -Avevo quasi dimenticato che le ragazze potessero essere così… Come dire… -

Jonny si schiarì la voce -Beh, le puttane si sa che sono…-

-Usurate? Assuefatte? Eh sì, eh sì- lo interruppe il clown, con un’espressione grave -Bisogna accontentarsi-

-Presumo di sì, capo- concordò Frost, guardandolo negli occhi. Joker aveva assunto un’aria luttuosa, cosa molto rara da parte sua, che aveva fatto del sorriso una scelta di vita.

-Toc, toc? Disturbo?-

Lupus in fabula, una bella ragazza con i capelli ricci e una mini gonna jeans aprì la porta e giunse verso di loro. Joker cambiò subito espressione.

-Ciao, bellissima- forzò un sorriso, allargando le braccia per permetterle di sedersi su di lui.

-Ciao, Jolly. Ti piace il mio nuovo completino?- gli chiese, riferendosi a quella sorta di top che le copriva a stento il seno esplosivo.

-Oh, mi piace un sacco, Frou Frou…-

La ragazza fece una risatina -Sono qui perché avevo una recriminazione da farti- gli disse, sistemandogli il papillon nero.

-Hmm… Sentiamo-

-Dove sei stato ieri? Dovevi stare con me-

-Sono stato da un’amichetta-

-La bionda con gli occhiali che ha ammazzato Irina?- gli chiese, vagamente risentita.

Joker ridacchiò verso Frost -Queste fanciulle ne sanno una più del diavolo! Sì, bambola, proprio lei-

-Non potevi stare con me?-

-Ci sto tutto il tempo che vuoi con te…- le rispose a tono. La ragazza lo baciò sulle labbra, ma Joker interruppe il bacio prima che lei potesse approfondirlo.

-Ascolta, piccola, perché adesso non fai fare un giretto a Jonny? Guardalo, è tutto triste, poverino-

La prostituta fece una smorfia e Frost sobbalzò -Ehm, grazie capo, ma non ce n’è bisogno…-

-Dai, amico, offro io- gli fece l’occhiolino

-Ma Jolly…- protestò la ragazza

-In piedi, tu! Su, su!- le diede una pacca sul sedere e si alzò anche lui -Io ora vado a dormire. Non me la consumare troppo, eh, bestione!-

-Grazie, J…-

-Ma che gli prende?- domandò lei a Frost, amareggiata.

-Non lo so- rispose Frost, anche se una vaga idea l’aveva…

 

 

Qualche ora più tardi nella deluxe suite…

 

 

Pensava a lei.

E anche al polpaccio, che faceva male.

Ma soprattutto a lei.

Gli tornava in mente.

Harleen Quinzel… O meglio, Harley Quinn.

Finalmente era riuscito a portarsela a letto, e se anche aveva aspettato dolorosamente per un secolo, ne era valsa la pena.

Certo che all’inizio Harley l’aveva un po' disorientato. Il suo modo di approcciarsi all’amore fisico era totalmente diverso da quello a cui era abituato, sembrava quasi avulso dal contesto. Tutta baci e sorrisi timidi, poche carezze ma decisive.

Forse, erano semplicemente i canoni di Joker ad essere incongrui a causa della professionalità delle meretrici. E forse, il fatto che Harley fosse stata così parca di iniziativa aveva contribuito a rendere i suoi tocchi sporadici dannatamente eccitanti, agognati.

Perché altrimenti non si spiega. Un orgasmo pazzesco con la ragazza normale e un orgasmo normale con la escort pazzesca. Gli veniva da ridere, non aveva alcun senso!

Evidentemente, c’era solo una cosa da fare per sopire ogni dubbio: tornare da lei e rifarlo due, tre, quattro, mille volte e vedere cosa succedeva. Fece un ghigno, non era male come idea.

Lei tanto ci sarebbe stata e avrebbe riso per tutto il tempo, trillando come un campanellino. E poi gli avrebbe detto che lo ama e altri bla bla bla romantici, fino a stringerlo forte, in quel modo possessivo che gli ricordava… Joker spalancò gli occhi con fare alienato.

“Oh, no” si impose, scuotendo la testa come se servisse a cacciare i pensieri “No,no,no,no…NO!”

Ma era troppo tardi, il suo cervello gli aveva già fatto quell'orribile regalo. Il viso di Jeannie era entrato nel suo campo visivo. Chiuse gli occhi e strizzò le palpebre, cercando di scacciare via il ricordo.

Non doveva soffrire per quella donna, lui non era Jack… Quel perdente era annegato nell’acido dieci anni fa!

Rise, ma quel dolore viscerale e straziante lo fendeva senza pietà, come un pugnale conficcato nel petto che qualche volta si rigirava su sé stesso.

Appoggiò la pistola e afferrò una bottiglia stappata di champagne, abbandonata sul tavolo accanto ai computers.

-Lo champagne è sgasato!- gridò verso la porta, indignato -Perché rubo per delle bollicine che non esistono?-

-Provvediamo, capo!- rispose una voce fuori dalla porta. Ma appena entrò il cameriere, Joker gli puntò contro la pistola. Il poveretto dalla paura rovesciò il cabaret con il calice e la bottiglia.

-AH! Ti prego, no!- lo supplicò, spaventato -Ti prego, non uccidermi-

-Dammi tre buoni motivi per non farlo- lo fulminò Joker.

-Mi… Mi sono appena laureato in economia e… e mi serviva questo lavoro, io sono solo un ragazzo come tanti, n-non…-

Joker fece un’espressione colpita -Aspetta. Non mi stai propinando la tiritera della moglie e dei due bambini?-

-Ehm, non ho figli, signore- gli rispose angosciato -Ho solo… Ho quattro fratelli, sono un volontario per la protez…-

Ma lo sventurato non poté terminare la sua perorazione, perchè qualcuno gli sparò inaspettatamente alle spalle.

Joker scattò in piedi, e dietro al cadavere che cadeva plasticamente al suolo comparve Harleen, con la sua pistola nella destra e il braccio teso. Appena la vide, Joker le fece un sorrisone.

-Harley!?- esclamò, profondamente sorpreso -Ma che ci fai qui?-

Ma la ragazza non gli rispose, entrò dentro a passo svelto e lo baciò, scavalcando il cameriere come se niente fosse. Le punte delle loro lingue si toccarono, e di nuovo lei percepì tutta la superficie liscia e pericolosa dei suoi denti rinforzati. Preferì staccarsi.

-Hai… Hai dimenticato questa a casa mia- gli disse con le guance rosse, passandogli l’arma come se fosse un giocattolo. Joker se la mise nella tasca, in quel momento indossava solo l’accappatoio bianco dell’albergo, maliziosamente aperto sul petto tatuato.

-Grazie, angioletto- le sorrise, cingendole i fianchi.

Dietro di lui, Harleen notò che il tavolino da salotto era pieno di pillole e di siringhe. E poi c’era un intenso odore di tabacco… Ma a parte questo, la camera era il ritratto della sontuosità. Le sembrava di aver preso un corridoio sbagliato e di essere finita a Buckingham Palace.

-Posso entrare?- gli chiese, abbagliata.

-Sei già entrata- osservò lui, con un ghigno.

-Sì, giusto…-

Joker ridacchiò e la guardò da capo a piedi, Harley era davvero uno schianto. Sempre con le mani sui suoi fianchi, iniziò a girarle intorno come un avvoltoio.

-Quindi tu vivi in un hotel?- gli chiese, girandosi anche lei per fronteggiarlo.

-Per qualche giorno, in attesa di trovare un nascondiglio migliore-    

-Potevi restare da me- gli propose, insicura -Certo, il mio appartamento non è favoloso come questo posto, però… Potevamo stare bene lo stesso-

-Sì, sarebbe stato molto divertente, baby- le slacciò il bottone dei jeans -Ma sei troppo sotto tiro. Hanno aperto un’inchiesta anche su di te, lo sai?-

-L’ho immaginato, ma tanto non mi interessa, non hanno le prove- gli disse cercando vanamente di mantenere un tono fermo. Ma Joker comunque non ci fece caso, era troppo impegnato a divorarla con lo sguardo…

-Senti, ma… Posso offrirti qualcosa da bere? Un po' di champagne, del latte di soia?-

Harleen represse un brivido. Le stava abbassando la zip dei pantaloni…

-Mr J, non sono venuta qui per questo-

-No, macché. Sei solo venuta nella mia camera da letto alle… - guardò il rolex d’oro -Undici di sera-

-Hai ragione- gli sussurrò imbarazzata, e lui subito sorrise e annuì vigorosamente

-Volevo aspettare domani ma il fatto è che mi mancavi e sapevo che tu eri qui e… Insomma, sei sparito di nuovo e senza il tuo numero né altri recapiti ho avuto paura di non trovarti più-

-Non mi sembra che tu abbia molti problemi a trovarmi- le rispose gentilmente -Ma se ti interessa, la mia proposta è ancora valida. Puoi restare con me quanto vuoi, ma fintanto che resti, fai tutto quello che dico io-

La ragazza sospirò -Cioè, faccio la puttana?-

Joker rise -Tu subito vai a pensare a quello, eh birichina!?- la derise, mostrandole i denti scintillanti -In realtà io parlavo in termini più generali, ma se tu vuoi fare solo la puttana non sarò certo io a impedirtelo!-

Harleen gli sorrise, non sapeva perché ma a volte lo trovava più buffo e carino che irritante e pericoloso.

-E fare tutto quello che dici tu, comporta…-

-Venire con me alle feste, seguirmi in tutti i miei spostamenti, accompagnarmi nei locali tutta carina, cosa che comunque non ti risulterebbe troppo difficile, dato che sei già carina da impazzire…-

-E poi?- lo incitò, con gli occhi che le brillavano.

-E poi altre cose, non lo so… Qualche bacetto qua e là, un po' di compagnia…- Le prese l’elastico delle mutande e lo tirò verso di sé -Blondie-

Naturalmente, il clown stava omettendo le peggio cose che gli umani normali non possono neanche immaginare, ed Harleen ne era consapevole ma non spaventata. Aveva già dimostrato che era disposta a uccidere, per lui.

-Mi piacerebbe da morire- gli rivelò infatti, prendendogli la mano -Ma se ti dico di sì, posso chiederti solo un’unica condizione?-

-No- le rispose tranchant, alzando le spalle e togliendo subito la mano -Nessuna conditio sine qua non nei miei accordi, zuccherino-

-Che ci sia solo io- tentò comunque Harleen.

-No!-

-Io e nessun’altra ragazza- insistette, testarda

-No!- cantilenò lui, allargando il sorriso.

-E che tu mi sia fedele sempre, come io lo sarò con te-

-Amen!- ridacchiò Joker -No, no e no! Non rinuncio a tre ragazze per averne una sola… Ho per caso scritto ‘scemo’ in fronte?-

-E allora scordati di me- si ribellò Harleen, liberandosi bruscamente dalla sua presa. Andò verso la porta e gli diede le spalle ma Joker la bloccò, tirandola per i capelli.

-Come, come, come? Ma dove credi di andare, riccioli d’oro?- sghignazzò, forzandole la nuca verso il basso -Mi sembrava di avere chiarito che qui le decisioni le prendo io, non tu-

La ragazza fece una smorfia di dolore -Lasciami…-

-Oh, no, non ti lascio. Sei entrata tu nella tana del lupo, cappuccetto, tu adesso sei mia-

-Non sono tua! Lasciami!- ribattè Harleen, cercando di liberarsi.

Ma lui infilò una mano dentro i suoi jeans aperti e la fece scivolare verso il basso. Harleen sobbalzò e gli afferrò il polso, ma malgrado i suoi buoni propositi non riuscì a scansarlo.

-Sei tutta bagnata, dì la verità-

-No- rispose lei, col viso purpureo e il corpo eccitato.

-Invece sì… Senti qui che bel laghetto!- la schernì divertito, flettendo le dita nel suo corpo -Come l’altra volta- le sussurrò all’orecchio -Pensavo di annegare lì dentro…-

-Sei uno stronzo-

Joker spalancò gli occhi e le tirò uno schiaffo in pieno viso, talmente forte che gli bastò mollarle i capelli per vederla cadere sul pavimento come un peso morto.

-No,no,no,no, così non ci siamo…- la rimproverò, impugnandole di nuovo la chioma con forza -Chiedi scusa a papino, Harley-

Harleen mugolò dal dolore, sentiva la testa scoppiare e un rossore patologico già le stava gonfiando l’angolo destro delle labbra.

-Perché non mi spari un colpo e la facciamo finita?- gli domandò addolorata, con le lacrime che minacciavano di scendere.

-In effetti me lo sto chiedendo anch’io. Ma credo sia perché non lo troverei troppo divertente. Insomma io uccido solo quando fa ridere o quando la mia reputazione me lo impone… Chiedi scusa a papino, Harley-

Harleen esitò, orgogliosa. Voleva tanto tacere, ma lo sguardo fisso e minaccioso di Joker era agghiacciante… Pupille immobili, labbra tese e sottili come due lame insanguinate. Lei lo conosceva, sapeva cosa era in grado di fare e soprattutto come, la sua anima brutale, sadica e violenta non conosceva limiti… venire brutalmente torturata per una parola inespressa non aveva alcun senso.

-Scusa- gli sussurrò, vinta.

Il viso di Joker si rilassò -Brava, baby-

Le tese la mano ma lei rifiutò il suo aiuto e si alzò da sola, guardando ovunque fuorché verso di lui.

-Posso andarmene, adesso?- gli chiese lei, sopraffatta e umiliata.

-Non finisco il lavoretto?-  le domandò, facendo un cenno verso i suoi pantaloni ancora aperti.

Harleen lo fulminò con lo sguardo e chiuse subito il bottone; poi, girandosi verso la porta, notò che c’erano sull’uscio tre bellissime ragazze accanto al cadavere del cameriere. Due di loro erano le stesse che aveva visto nel locale, e poi ce n’era una terza, bionda e vestita da infermiera, che le assomigliava non poco…

-Perfetto- esclamò Harleen, con tono piatto -Giusto in tempo per togliere il disturbo. divertiti, Mr J-

-Penserò tutto il tempo a te, Harley Quinn-

Harleen si fermò di soprassalto e chiuse gli occhi, inspirò aria… Quel nome… Corse giù per le scale, non poteva resistere un secondo di più.

Joker si limitò a guardarla andare via, portandosi l’indice in bocca.

Le tre prostitute intanto gli si erano avvicinate, con sguardo insinuante e andatura cauta lo avevano accerchiato. La più rodata delle tre gli sciolse il nodo dell’accappatoio e fece sparire la mano al suo interno.

-Tu- ordinò a Frou Frou, senza cambiare espressione -Molla l’osso e mettiti in ginocchio. Tu- si rivolse alla seconda -Spogliati. Mentre tu…-

La bionda vestita da Harleen gli sorrise -Cosa devo fare, Jolly?-

-Tu…- esitò e sospirò -Tu fatti due codini-

-Coi capelli?-

-No, cretina, con le tue budella-








Note
Ciao ragazzi! Come va? Siete già in vacanza? Spero proprio di sì!
Scusate l'attesa ma tra esami di fine anno, feste di fine anno e compleanni ho avuto dei giorni davvero intensi e zero tempo per scrivere... Ora che le acque si sono calmate avrò senza dubbio più tempo! ^^
Niente, in questo capitolo ho cercato di mostrare il lato violento di Joker, anche se temo di aver fatto un pasticcio. In realtà c'è molta confusione sul suo personaggio, in alcuni fumetti è un sadico della peggior specie, in altri è il classico villain buffo e combina guai. Io opterei per una versione 'raddolcita' della prima... Niente, spero che mi facciate sapere se vi è piaciuto. Un bacio, Ecate



 

   
 
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