Note dell'autrice:
Questo nuovo capitolo inizialmente era diviso in due parti ma, le ho
unite. Fatemi sapere cosa ne pensate.
Ringrazio tutti coloro che mi seguono e leggono la storia, in
particolar modo ringrazio coloro che lasciano le loro favolose
recensioni. Mi aiutano molto nella modifica della storia.
Sperando che questo capitolo vi piaccia, vi auguro una buona lettura.
Capitolo II
*I love shopping*
"Dolce
è la
Vendetta;
specialmente per le Donne"
George
Gordon Byron;
Don
Giovanni.
Non appena entrata in
casa, un' incantevole villetta , Sara lasciò cadere il
proprio zaino
in mezzo al corridoio che si affacciava sul salone e sulla cucina.
-
Mamma! Sono a casa!- esclamò la ragazza cercando di scoprire
dove si
trovasse sua madre e, pregando tutte le divinità del cielo
affinché
la donna quel giorno fosse di buon umore.
-Tesoro, sono in un
cucina- le rispose la signora Sparvieri sovrastando il rumore di
pentole che sbattevano qua e là mentre la figlia
iniziò
letteralmente a sudare freddo.
Camminando lentamente, come se
dovesse andare al patibolo, raggiunse la madre cercando di mostrare
un'aria tranquilla e spensierata.
La salutò con il solito bacio
sulla guancia e si sedette su uno sgabello; vedendo che sua madre
appariva serena
e rilassata mentre puliva la cucina decise di approfittare di
quella calma.
- Ehm...mam...ma?- Merda, aveva
praticamente balbettato e la sua voce aveva avuto un tono
titubante.
Cacchio! Riusciva a mettere in riga Granieri ma non
era in grado di dire delle semplici parole a sua madre?
La
signora Sparvieri, forse accorgendosi dell'indecisione della figlia,
la guardò come in attesa.
- Si?- domandò scrutandola da capo a
piedi per poi mormorare indispettita mentre il suo sorriso si
spegneva improvvisamente - cosa hai combinato questa volta?-
Sara
prese un profondo respiro e, abbassò gli occhi sul
pavimento, ora sembrava molto più interessata ad
osservare le proprie scarpe
che a risponderle.
- Gli ho tirato addosso la bottiglietta
d'acqua- dichiarò infine con voce sottile.
La pentola che la
donna stava prendendo dallo scolapiatti cadde rumorosamente sul
bancone.
-Cosa? Ma sei impazzita! Come sta?- domandò con veemenza
mentre si appoggiava al frigorifero e la osservava piena di
collera.
Sembrava Dottor Jekyll e Mr. Hyde talmente era stato
veloce il passaggio da mamma gentile e premurosa a donna
incavolata come una iena.
- Sta bene. L'ho mancato...- rispose
docilmente Sara aggiungendo un "per sfortuna".
Forse
non avrebbe dovuto fare quell'ultima aggiunta perché
improvvisamente
il volto di sua madre si colorò di rosso. - Per
sfortuna? Ma
io dico, cosa hai nel cervello? Scimmie che suonano la
fisarmonica?- urlò inviperita.- E non osare
metterti a
ridere!- esclamò poi notando un lieve sorriso che era sorto
sulle
labbra della ragazza che prontamente le chiuse con forza. - Potevi
fargli davvero male!-
- Ammetto che forse ho esagerato. Ma
lo sai come sono fatta: se mi provocano io attacco!-.
- Tu spera
che non ti venga in mente di continuare con questo atteggiamento
signorina! Altrimenti la prossima sarò io quella ad
attaccarti...al
muro!- esclamò ancora la donna. Dio ora sembrava
Mamma
Weasley!
Sara rimase in silenzio cercando di nascondere la
smorfia contrariata dalla propria faccia; era sicura che se sua madre
l'avesse vista l'avrebbe letteralmente
attaccata al muro.
- Cosa ti ha
detto la Palombo?- domandò poi la donna, certa del fatto che
la
figlia fosse stata in presidenza per l'ennesima volta.
- Devo
pulire la mia classe per le prossime due settimane- annunciò
Sara
lamentandosi come una bambina che non aveva ricevuto per regalo la
sua Barbie preferita.
- Saggia donna, la Palombo. La punizione te
la meriti tutta.- le disse lei tornando ad afferrare la pentola
dimenticata sul bancone.
Poi, improvvisamente, il suo umore cambiò
di nuovo e un sorriso le increspò le labbra. - Cosa vuoi per
cena
tesoro?-
Allora era davvero Dottor Jekyll e Mr. Ride!
- Solo
un po di insalata, grazie.- le rispose la figlia con cautela e
guardandola stranita per lo strano luccichio che aveva scorto nei
suoi occhi.
Si alzò lentamente dallo sgabello e, ancora
tentennante, le disse - Dopo posso uscire con Giorgia?-
Lei inspiegabilmente le sorrise ancora - Ma certo.-
Ok, sua madre era
davvero una donna strana. Lei, se avesse avuto una figlia, come
minimo l'avrebbe costretta a rimanere rinchiusa in camera per
punizione!
Abbracciò velocemente la donna sussurrando un
"grazie" e corse rapida in camera sua per paura che si
rimangiasse tutto.
Sara adorava la sua camera.
Inizialmente, quando si erano trasferiti lì cinque anni
prima, era
una soffitta enorme e polverosa. A lei era subito piaciuta e, aveva
convinto i suoi genitori a farla diventare la sua stanza ideale.
Aveva un grande letto matrimoniale affiancato da un semplice
divanetto; la scrivania si trovava sotto la grande vetrata della
finestra e, lo spazioso armadio ad ante si trovava accanto a un
piccola libreria.
Le piaceva quella stanza non solo per
l'arredamento che aveva scelto ma anche per il fatto che era
completamente distaccata dal resto della casa. Si trovava sull'ultimo
piano, vi regnava un tranquillo silenzio e, se qualche volta voleva
ascoltare della musica, poteva metterla a tutto volume senza
disturbare i genitori che avevano la loro camera al piano di
sotto.
Inoltre c'era un piccolo bagno tutto per lei che le
permetteva di prepararsi quando doveva uscire in tutta
tranquillità,
senza doversi sbrigare a lasciarlo libero per sua madre o suo
padre.
Così godeva della piena libertà e, visto che i
suoi
genitori entravano in quella stanza raramente, poteva permettersi un
po di disordine. Disordine che in realtà regnava sovrano.
Infatti
non poteva aprire l'armadio in tranquillità altrimenti,
tutti
i vestiti che accasciava l'uno sopra l'altro, le sarebbero caduti
addosso sommergendola. Così, ogni maledetta volta, era
costretta ad aprire di
poco le ante per prendere in fretta e furia l'abbigliamento che le
serviva e poi richiuderle di scatto.
Venne distolta dai propri
pensieri dal bip del cellulare che tirò fuori con foga dalla
tasca
dei pantaloni per rispondere al suo ragazzo.
Lorenzo aveva
vent'anni e frequentava l'università di Giurisprudenza. Era
un
ragazzo d'oro e lei era totalmente cotta. Era alto poco più
di lei, aveva degli occhi di un marrone scuro che risaltavano la sua
palle abbronzata e i capelli neri come la pece. Erano fidanzati da
circa un anno e, ultimamente, si vedevano poco visto che lui era
impegnato a studiare ed a fare compagnia alla nonna malata.
La
vecchia signora Emilia soffriva di asma e aveva una leggera forma di
diabete e, visto che i genitori di Lorenzo erano dovuti partire per
un viaggio di lavoro, il ragazzo si era sacrificato e le stava
vicino.
Negli ultimi giorni, forse proprio a causa del fatto che
si vedevano raramente, litigavano spesso per telefono. Avevano
caratteri un po incompatibili. Lui era leggermente possessivo
e, sempre desideroso di mettere in riga il carattere indomabile di
lei. Cosa impossibile visto che Sara non si lasciava mettere i piedi
in testa da nessuno. Però gli voleva comunque molto bene
nonostante
i comportamenti da "macho" che aveva. Dopotutto, una solida
relazione era tale soltanto se si accettavano i difetti dell'altro e
lei, era pronta a tutto pur di stare insieme a Lorenzo.
La ragazza
sbuffò sconsolata vedendo che non era stato il ragazzo a
scriverle,
bensì Giorgia.
"Tesoro! Tra poco sto da te. Preparati
perché ti aspetta una bella giornata di Shopping!"
Sara
rise spazientita. Quel preparati non era di certo
riferito al
fatto che si dovesse vestire ed essere pronta ma, piuttosto a una
preparazione psicologia e mentale.
Giorgia aveva un unico
scopo nella sua vita da diciasettene: spendere soldi e comprare ogni
cosa che le facesse luccicare lo sguardo. I vestiti, per non parlare
delle scarpe, erano la sua sola passione e, Sara già
prevedeva un
lungo ed estenuante pomeriggio tra negozi e camerini.
- Forza e
coraggio! Non sarà poi così doloroso!-
esclamò tra se e se nel
silenzio della stanza mentre si toglieva la tuta che indossava da
quella mattina. Si fece una breve doccia e, dopo aver indossato un
semplice jeans con una camicetta rossa, si fiondò in salone
sentendo
la voce della sua amica.
Quando si trattava di andare a espandere
soldi, Giorgia era stranamente sempre puntuale.
- Eccomi
qua!- esclamò interrompendo la conversazione dell'amica con
sua
madre. Sicuramente la signora Sparvieri stava dicendo a Giorgia di
quanto fosse estremamente importante controllare Sara a scuola per
non farle combinare casini.
Giorgia, con la sua massa scura di
ricci indomabili, si voltò immediatamente verso di lei
facendole un
sorriso a trentadue denti per ringraziarla di aver posto fine a quel
supplizio.
La madre di Sara si bloccò all'improvviso come se
fosse stata colta in flagrante. Infatti aveva appena finito di
evidenziare il fatto che "mia figlia dev'essere controllata.
Non puoi lasciarla continuare a fare la guerriglia con quel
Granieri!".
- Mamma, mi dispiace così tanto
ma....dobbiamo andare- annunciò Sara con un tono fintamente
dispiaciuto.
- Già, il dovere
ci chiama!- esclamo Giorgia
spingendo l'amica fuori dalla sala e aggiungendo un
"arrivederci".
Ridendo sfacciatamente, le ragazze
uscirono dal portone di casa e si diressero verso il ciglio della
strada.
- Non è meglio lasciare il motorino qui?- domandò
Sara
vedendo il mezzo dell'amica parcheggiato a poca distanza da loro - Se
devi comprare qualcosa dove le metterai le buste?-
- Oh! Un modo
lo troveremo...- le rispose lei mentre le dava un casco.
Sara
quasi gemette per la disperazione perché l'ultima
volta che
Giorgia le aveva risposto in quel modo, lei si era ritrovata seduta
sul motorino piena di pacchi e buste sulle gambe e tra le braccia.
Quello era stato un viaggio esasperante visto che, per tutto il
tragitto fino a casa, aveva dovuto tenere le braccia immobili per non
sentire le parolacce che l'amica che le avrebbe rivolto se solo
avesse osato far cadere una busta sulla strada. Il risultato era
stato una completa paralisi agli arti inferiori e un sedere
totalmente dolorante.
Impiegarono dieci minuti a raggiungere il
centro commerciale più grande della città e,
fortunatamente
riuscirono subito a parcheggiare. Dopo essere scese dal motorino, sul
volto di Giorgia nacque un ghigno quasi perfido e sadico mentre
guardava la struttura.
- Questo è il mio mondo...-sussurrò con
aria sognante.
- Oh, ti prego! Non ricominciare!- esclamò Sara
prendendola per un braccio e spingendola verso l'entrata.
Ogni
volta che Giorgia sentiva la vicinanza di negozi sembrava che fosse
soggetta a una visione mistica che la avvicinava a Dio. Certo,
il
dio della moda!
- un momento...- mormorò stranita mentre si
guardava attorno - quella non è la
macchina dello Squalo?-
domandò irritata a Giorgia puntando il dito verso un 'auto
alla loro
destra .
Lo Squalo era il soprannome che aveva dato a
Granieri un po di tempo prima insieme a Giorgia durante una lezione
di ginnastica in cui si erano beccate dieci giri della palestra
perché erano rimaste tutto il tempo a sghignazzare cercando
l'animale che assomigliasse di più all'odioso ragazzo. Erano
sicure
che lui fosse proprio come una pericolosa bestia e che non vedesse
l'ora di divorare le proprie vittime.
Ovviamente Granieri non era
rimasto contento del soprannome che gli avevano affibbiato e, aveva
gentilmente bucato le ruote del motorino di
Giorgia. Sara si
era talmente infuriata e, per vendicarsi, gli aveva rigato la
macchina con un paio di chiavi.
Tra Granieri e Giorgia non
scorreva quell'odio puro che c'era tra il ragazzo e Sara. Spesso i
due si evitavano ma, per lo più avevano un rapporto civile;
per
questo Sara quando aveva visto le gomme a terra aveva subito capito
che quello era stato un attacco diretto a lei
soltanto. Anche
perché, qualche giorno dopo, il motorino aveva stranamente
due gomme nuove di
zecca che qualcuno aveva donato a Giorgia.
Quel qualcuno
era sicuramente Granieri visto che da quel momento era iniziato quel
rapporto di civile indifferenza tra i due.
- Quella macchina la
potrebbe avere chiunque- le rispose Giorgia distogliendola dai propri
pensieri e chiudendo lì il discorso.
*
Un'ora e mezza dopo Sara
era letteralmente sfinita.Avevano visitato un negozio dopo
l'altro e i piedi le facevano troppo male.
- No, quello non mi
piace!- disse Giorgia togliendole dalle mani il semplice vestito che
aveva scelto e dandogliene un'altro.-Prova questo.-
Sara guardò
scettica l'abito striminzito che le porgeva - Assolutamente no!-.
Ribadì risoluta.
- E perché? E' carinissimo!-
- Perché un
vestito che va indossato da una putt....donna di facili
costumi-
dichiarò lei ricevendo un occhiataccia da una
signora poco
distante da loro.
- E allora prova questo!- la incitò Giorgia
indicandole un lungo vestito rosso.
- Ma anche no!- esclamò lei
oltraggiata guardandola come se fosse una pazza scappata da un
manicomio.
Giorgia la guardò infuriata - Allora prova.....-
-
Ti prego, basta!- la interruppe Sara - Ho bisogno di una pausa.
Perché non andiamo a prenderci una cioccolata calda?-
esclamò
facendo il broncio da cucciolo bastonato.
L'amica la osservo
titubante, indecisa tra continuare a guardare i negozi o perdersi
nelle delizie della gola; poi la razionalità ebbe il meglio.
-Vada
per la cioccolata calda, ma solo perché l'ho deciso io-
esclamò
indispettita prendendo tra le braccia le decine di buste che
contenevano i nuovi vestiti da aggiungere al suo guardaroba.
Erano
maledettamente ingombranti ma Giorgia le afferrò risoluta e
uscì
dal negozio, subito seguita da Sara.
Tuttavia sottoposta al peso
eccessivo dei pacchi, Giorgia perse l'equilibrio e, barcollando,
cadde per terra venendo sepolta dai suoi stessi acquisti.
- Oddio!
I vestiti!- esclamò Sara preoccupata raggiungendola in poche
falcate.
La ragazza sdraiata per terra esclamò infuriata - Tu ti
preoccupi dei vestiti e non di me?-.
- Sei tu che dici che i
vestiti vanno sempre al primo posto! - Rispose
innocentemente
Sara senza sapere dove guardare visto che, da quella montagna di
buste, emergevano solo dei piedi.
Piedi che iniziarono a scalciare
in aria improvvisamente.
- Non quando io cado!- urlò una voce
ovattata - Non quando rischio di rompermi l'osso del collo!-
Sara
rise spensieratamente e, abbassandosi per terra , le scostò
le buste
dalla faccia - Vuoi parlare piano per favore! Stai attirando
l'attenzione di tutti!-.
Giorgia, con la testa finalmente libera
si guardò attorno intimidita e, incrociò lo
sguardo di almeno una
trentina di persone che la guardavano come per dirle "tu non
sei normale".
Troppo piena di vergogna e imbarazzo, la
ragazza si alzò velocemente in piedi e afferrando nuovamente
le
buste si diresse verso il bar tra le risate di Sara.
Prossimo
obbiettivo: un bella e fumante cioccolata; sperando che nessuno
avrebbe rovinato quel gustoso momento.
Speranza vana.
Perché,
non appena si furono messe sedute al Bar conosciuto come " Black
Moon", dopo aver ordinato la loro cioccolata con doppio strato
di panna, qualcosa di oleoso colpì la nuca di Sara.
Qualcuno le
aveva appena tirato addosso una patatina fritta.
La ragazza si
guardò subito intorno per scovare l'artefice del fatto con
le guance già
bollenti per l'irritazione e, sgranò gli occhi
improvvisamente.
Dietro il loro tavolino, a una decina di metri di
distanza, c'erano loro : Daniele Granieri e Guido Mastronardi.
Se
ne stavano con lo sguardo basso e osservavano ciò che
avevano
ordinato, ovvero una birra accompagnata da Hamburger e patatine.
Sembrava che non le avessero notate o, semplicemente,
facevano
finta di niente.
Sara si alzò in piedi, pronta a dare battaglia
proprio quando una voce maschile la bloccò.
- Scusami tanto. Non
volevo prenderti.-
La ragazza si girò verso la voce e notò
accanto al tavolino un ragazzo che la guardava con un espressione
dispiaciuta e di scusa. Era molto alto, aveva dei cortissimi capelli
castani e degli stupendi occhi verdi che la osservavano gentili.
-
C...come?- Balbettò lei senza capire.
- Stavo mirando a un amico
dietro di te ma ho preso male la distanza. - le rispose semplicemente
lui indicando con il dito un ragazzo poco lontano da loro che
alzò
la mano come per ribadire ciò che aveva detto l'amico.
-
Sei...stato tu?-
- Ehm...si- disse lui insicuro, non sapendo che
reazione aspettarsi da quella ragazza che si era alzata dal posto
come una furia.
A distanza di qualche metro, due ragazzi avevano
alzato la testa e stavano osservando tranquillamente la scena. Erano
sicuri che, entro poco, l'avrebbero vista scoppiare come una bomba e
fare una delle sue solite scenate da isterica. Tuttavia
rimasero piacevolmente stupiti, soprattutto uno in particolare,
quando sul volto della ragazza si dipinse un lieve e spontaneo
sorriso.
- Non fa niente.- disse Sara gentilmente.
-
Sicura? - domandò il ragazzo smarrito - Perché
sembrava che fossi
pronta ad uccidermi-.
Lei rise sfacciatamente - Non rientri ancora
nella mia lista nera, tranquillo.-
- Quell'ancora mi
preoccupa un pò se devo essere sincero- annunciò
lui con lieve
ironia. - Comunque mi chiamo Ivan- continuò tendendole la
mano che
lei strinse prontamente.
-Io sono Sara e lei è Giorgia- annunciò
indicando la sua amica che la osservava scettica con un sopracciglio
alzato.
-Ivan! Dobbiamo andare!- esclamò il ragazzo che avrebbe
dovuto essere la vittima della patatina.
- Oh certo.- rispose
subito lui per poi rivolgersi alle due ragazze - Scusate ancora per
la mia figuraccia.- disse afferrando di scatto la mano di Sara e
posandovi sopra le labbra - A presto.-
- C...ciao- balbettò lei
improvvisamente imbarazzata da tutta quella galanteria mentre lui si
allontanava e si dirigeva verso l'uscita del Bar.
Non appena non fu
più possibile scorgere la sua figura, Giorgia diede un forte
scappellotto sulla nuca di Sara.
- Ahia! Ma che ho fatto?- domandò
lei massaggiandosi il collo.
- C'è che, da un momento all'altro
sei passata da ragazza-facilmente-irascibile a
ragazza-facilmente-sedotta! Devo dedurre che Lorenzo sarà
cornificato?- esclamò lei fintamente oltraggiata facendo
l'equivoco
segno delle corna con le dita davanti alla sua faccia.
- Tu sei
tutta matta!- esclamò Sara indignata - Ero Facilmente
Irascibile
perché pensavo che fosse stato quell'idiota di
Granieri e, non
mi sembrava il caso di prendermela con uno che non l'ha fatto
apposta!-
Entrambe, come in un film al rallentatore, si voltarono
verso i due compagni di scuola notando sorprese che le stavano
osservando.
Guido fece un lieve sorriso che venne prontamente
ricambiato da Giorgia.
Lo Squalo invece, stava fissando
intensamente Sara. La ragazza rispose al suo sguardo mandando dei
lampi di assoluta sfida mentre lui faceva nascere sulle proprie
labbra un ghigno arrogante.
In quel momento Sara si rese conto che
non l'aveva mai visto sorridere davvero. Le sue espressioni erano
sempre contornati da finte risate e ghigni strafottenti che lo
facevano assomigliare al perfetto fratello gemello di Draco
Malfoy.
La ragazza sorrise lievemente a quel pensiero per poi
distogliere immediatamente lo sguardo.
La voglia di cioccolata calda le era
improvvisamente passata e, l'unica cosa che voleva fare era uscire da
quel posto nel quale si sentiva stranamente soffocare.
In silenzio
tirò fuori dal suo portafoglio i soldi per pagare le
ordinazioni
rimaste intatte, li lasciò sul tavolo e afferrò
le varie buste
appoggiate per terra per poi dirigersi verso l'uscita del Bar seguita
da Giorgia.
Preferiva di gran lunga continuare con lo Shopping
sfrenato dell'amica piuttosto che rimanere a pochi metri di
distanza da lui.
*
Guido Mastronardi aveva
tantissime qualità: una spiccata gentilezza, una grande
perspicacia
e, l'innata capacità di sopportare il suo migliore amico
Daniele.
Solo lui era in grado di tollerare i suoi atteggiamenti scorbutici ed
era l'unico ad avere il diritto di criticare eventuali sue azioni.
Avevano due caratteri totalmente opposti ma, riuscivano comunque a
volersi bene. Certo, non lo mostravano apertamente ( dopotutto loro
sono uomini!)
ma, lo si capiva
dai loro piccoli gesti quotidiani; una semplice pacca sulle spalle,
un passaggio in macchina, una birra offerta.
Tuttavia, c'era una
sola cosa che Guido detestava di Daniele: il modo in cui trattava la
fauna femminile che lo osannava praticamente come un Dio.
Per
questo guardò stranito l'amico quando le due ragazze se ne
furono
andate.
Daniele aveva osservato Sara Sparvieri con uno sguardo che
lui conosceva molto bene. Era lo sguardo di un abile cacciatore che
divora pazientemente la propria vittima e, mai come in quel momento,
Guido pensò che l'appellativo di Squalo gli calzasse a
pennello.
-
Smettila subito con quello sguardo- esclamò leggermente
irritato
distogliendo l'amico dai suoi pensieri.
- Quale sguardo?- domandò
il biondo accanto a lui sinceramente sorpreso.
- Quello che fai
quando vuoi qualcosa che non puoi avere...-annunciò serio
Guido.
-Ma
ti sei fuso il cervello?- esclamò Daniele bevendo un sorso
di birra
dal bicchiere tra le mani.
- No, affatto. Non provare a toccarla
Daniele- rispose Guido calmo ma con un velo di minaccia nel tono
della voce. Non voleva assolutamente che Sara, così
orgogliosa e
combattiva, avesse lo stesso trattamento delle sue conquiste. - Non
la meriti-
Daniele lo guardò letteralmente sorpreso e rimase in
silenzio per alcuni istanti poi, ridendo quasi perfidamente, disse -
Non ho alcuna intenzione di avvicinarmi a lei, quindi puoi stare
tranquillo: non toccherò la migliore amica della tua
innamorata-
Guido tossì violentemente dopo essersi quasi
strozzato bevendo la birra.
Maledetto! Riesce sempre a
rivoltare le situazioni a suo favore.
Intelligentemente decise
di rimanere zitto altrimenti il suo amico lo avrebbe preso in giro
con battute volgari e indecenti che non desiderava affatto sentire.
Così
guardò fuori dall'ampia finestra del Bar rischiando di
strozzarsi
nuovamente.
Dalle risate.
Giorgia Blasoni correva
trafelata da un negozio all'altro tenendo in precario equilibrio la
tre braccia decine e decine di buste e portandosi dietro una
recalcitrante Sara che sbuffava di continuo.
La maniaca dello
Shopping aveva i capelli ricci tutti in disordine, le guance
leggermente rosse e le carnose labbra contornate da un sorriso di
pura estasi. Proprio in quel momento le caddero per terra alcuni
pacchi che lei sbuffando raccolse fermandosi all'improvviso; con
il risultato che la povera Sara le andò addosso e
rischiarono
di cadere una sopra all'altra.
Guido tremò leggermente quindo il
sedere della riccia, fasciato da un semplice paio di pantaloni,
entrò
nel suo campo visivo mentre lei era impegnata a raccogliere le cose
cadute per terra.
- Oddio, riprenditi. Stai sbavando nel
bicchiere.- annunciò Daniele divertito ricevendo in risposta
un
ringhio infuriato.
- Comunque...-continuò il biondo diventando
serio tutto d'un tratto - Stasera vengo a dormire da te-
- Ancora la stessa storia?- domandò
Guido cercando di non mostrarsi dispiaciuto.
Daniele odiava
la
compassione.
- Ormai se ne fotte di tutto.- rispose lui annuendo
gravemente.
C'era un motivo per il quale Daniele Granieri aveva un
atteggiamento così sempre scorbutico.
Un motivo per il quale
rivolgeva la sua ira verso tutti.
Un motivo che lo ha portato a
diventare ciò che è adesso...
*
Quando quella sera, Sara
Sparvieri, tornò dopo un esilarante viaggio in motorino a
casa;
pensava che sua madre avesse ormai dimenticato la piccola
sciocchezza della punizione ricevuta quella mattina.
Tuttavia
aveva fatto male i suoi conti perché se c'era una cosa che
non
avrebbe mai dovuto fare era: non sottovalutare mai la doppia
personalità della madre e il suo lato vendicativo.
Infatti,
quando entrò nella sua stanza trovò centinaia e
centinaia di
bottigliette stranamente vuote sparse tra le quattro mura e, sopra
una di esse, trovò un minuscolo post-it che lesse sbigottita.
"Tesoro della
mamma!
Le bottigliette servono non
per
essere gettate addosso alle persone ma,
per motivi ben più
importanti.
Quindi, vorrei proprio che ora
tu andassi in bagno e,
riempissi tutte le 467 bottigliette
con quel bene prezioso che è l'acqua.
Ovviamente il mio è
un ordine.
Buon divertimento."
***