Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: _DarkFate_    07/07/2017    4 recensioni
-Studio fotografia.- rispose Jean, bevendo un po' del suo the.
-Davvero? Allora potrei farti da modello in qualche tuo scatto!- scherzò Marco.
-Perché no?- sorrise Jean, in una maniera forse un po' troppo maliziosa.
-Jean, guarda che io stavo scherzando...- mormorò Marco, grattandosi la nuca.
-Io per niente.- Jean scandì bene quelle parole, guardando intensamente Marco negli occhi.
Quest'ultimo si portò velocemente la tazza alla labbra, grazie alla quale avrebbe potuto nascondere le sue guance ormai bollenti.
Jean/Marco | Modern!AU
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Photograph



 
-Fatti sentire.-
 
-Marco, non sto andando in guerra!- rise Eren, dandogli un leggero pugno sulla spalla. -Mi trasferisco soltanto a casa di Levi che - tra l'altro - non è lontana da qui. E poi continueremo a vederci all'Università!-
 
-Sì ma... Non sarai più a un passo da casa mia...- rispose il moro, affondando il viso nella sciarpa.
 
Eren sorrise e gli scompigliò i capelli.
 
-Beh... Tra qualche giorno dovrebbe arrivare il tuo nuovo vicino... Forse sarai fortunato: potrebbe essere figo come me, anche se dubito che una creatura così perfetta possa esistere sulla faccia della Terra. Senza offesa per te, Marco. Ma sai quanto io sia irraggiungibile.- annunciò Eren gonfiando il petto e osservandosi le mani con nonchalance.
 
-Stupido- rise Marco che - prontamente - abbassò il cappello di lana ad Eren, quel tanto da coprirgli gli occhi.
 
Eren rise di cuore e si risistemò il berretto in testa.
 
-Però davvero... Può darsi che sia carino.- fu ciò che Eren disse, prima di venire bruscamente interrotto dall'improvviso suono di un clacson.
 
-Eren, hai finito?- lo chiamò un uomo - decisamente più grande di lui - mentre faceva calare il finestrino dell'auto in cui sedeva.
 
-Arrivo tra un attimo, Levi!- gli gridò di rimando Eren. -Scusalo, Marco. È che...- Eren si sporse in avanti, sussurrando il resto della frase per non farsi sentire. - Deduco non veda l'ora di darmi il benvenuto ufficiale a casa sua, se capisci cosa intendo.- concluse imbarazzato, grattandosi la nuca.
 
-Capisco perfettamente cosa intendi dire.- sussurrò il moro, osservando Levi con la coda dell'occhio. -In effetti mi sembra un po' agitato. Vedete di non divertirvi troppo stasera.- aggiunse, trattenendo una risata.
 
-Non ti prometto nulla.- rispose Eren, alzando le mani. -Ciao, Marco.- concluse poi, sfiorandogli la spalla con la mano. -Ciao, casetta mia!- gridò poi, facendo ridere il suo amico.
 
-Eren, smettila di comportarti da moccioso e sali in macchina!- lo richiamò Levi per la seconda volta.
 
-Agli ordini, Capitano!- lo prese in giro Eren, del tutto ignaro di quello a cui stava effettivamente andando incontro, continuando a provocare Levi a quel modo.
 
Marco osservò l'amico salire finalmente in macchina e - mentre vedeva l'auto iniziare a percorrere a ritroso il rettilineo che attraversava il loro quartiere - il grido di un Eren impaziente di conoscere tutti i dettagli sul suo nuovo vicino, giunse forte e chiaro alle sue orecchie.

-Non dimenticarti di raccontarmi tutto!-

Marco restò ad osservare l'auto allontanarsi finché di lei non rimase altro che un puntino all'orizzonte. Poi scosse la testa e sorrise.

Sarà impossibile farlo.

 
***
 
 
Era un sabato mattina, il giorno in cui arrivò il nuovo vicino.
Marco lo aveva visto arrivare dalla finestra della cucina, mentre teneva in mano una tazza di the bollente.
Non riusciva a vederlo in viso: il vicino indossava un berretto rosso e teneva il volto nascosto in una sciarpa del medesimo colore.
Quando il ragazzo entrò in casa, Marco salì al piano superiore e si diresse nella sua stanza.
Si affacciò alla finestra e aspettò che anche il vicino raggiungesse la sua camera da letto.
 
Le finestre delle camere di Marco ed Eren erano parallele, perciò ai due bastava davvero poco per parlare, anche senza doversi far visita l'uno con l'altro.
Marco si chiese per un momento come sarebbe stato affacciarsi alla finestra e trovare, al posto di Eren, questo sconosciuto di cui ancora non conosceva né il nome, né l'aspetto.
 
Marco si portò la tazza alle labbra e dovette stare attento a non strozzarsi quando - finalmente - riuscì ad attribuire al vicino un volto.
Lo osservò: non riusciva a definire il suo colore di capelli. Erano castani tendenti al biondo... Nocciola? Ci poteva stare.
E i suoi occhi? Marco avrebbe tanto voluto vederli, ma da quella distanza non gli era consentito.
In compenso il moro poteva affermare che il suo nuovo vicino fosse abbastanza alto, muscoloso e maledettamente sexy.
Quello strano taglio di capelli che si ritrovava poi... Inutile dire che stava facendo impazzire il povero Marco, già paonazzo in viso.
 
A Marco mancò il respiro quando poi quell'affascinante sconosciuto gli rivolse un cenno del capo e un mezzo sorriso, una volta accortosi della sua presenza oltre quella finestra.
 
 
***
 
 
Quando Jean scorse una figura osservarlo dalla casa accanto, non riuscì a trattenere un sonoro sbuffo di indignazione.
 
"Fantastico... Ho già i vicini impiccioni." pensò passandosi una mano tra i capelli.
 
Finalmente si decise a sollevare lo sguardo verso la figura con l'intento di dirgliene quattro, vicino o meno.
Poco importava se sarebbe risultato antipatico, tanto la maggior parte delle persone pensavano questo di lui, a causa della sua schiettezza.
Forse quella di dire le cose in faccia era una pessima abitudine che Jean aveva, ma a lui poco importava; almeno non sarebbe risultato falso di fronte agli altri.
Le persone avrebbero dovuto accettarlo così com'era, di certo Jean non avrebbe cambiato la sua personalità per farsi più amici.
Prendere o lasciare; questo era il suo motto.
 
Ad ogni modo, ogni suo proposito di mandare il vicino a quel paese, si dissolse non appena ne osservò meglio la figura.
Era davvero un bel ragazzo; spalle larghe, alto e moro.
I ragazzi con i capelli scuri erano senz'altro il suo punto debole.
 
Perciò la sua indignazione si tramutò in titubanza; si era ritrovato completamente spiazzato e non sapeva bene come comportarsi.
Dunque tutto quello che riuscì a fare fu salutare quel bel ragazzo con un cenno del capo e abbozzare un piccolo sorriso.
 
Jean perse un battito quando vide il vicino reagire alla stessa maniera, e smise di respirare quando il moro si avvicinò alla finestra e la aprì, attendendo che lui facesse lo stesso con la sua.
 
E Jean non dovette pensarci due volte per fare lo stesso.
Era freddo fuori, tuttavia Jean aveva un caldo terribile, tant'è che avvertì le gote imporporarsi quando si ritrovò quel bel ragazzo ancora più vicino di prima e - soprattutto - senza alcun tipo di barriera a separarli.
 
-Ciao!- lo salutò il moro. -Mi chiamo Marco, molto piacere.- annunciò sorridendo. -E scusa se non ti porgo la mano ma sai... C'è il vuoto qui sotto e le nostre case non sono poi così vicine.-
 
Jean scosse la testa e sorrise.
 
-Io mi chiamo Jean, il piacere è tutto mio!- sentenziò, avvertendo la timidezza scomparire pian piano. -Non ti biasimo per la questione della stretta di mano, nemmeno io ci tengo a fare un bel volo di sotto, essendo appena arrivato. Comunque... Questo è l'incontro più buffo che abbia mai avuto. Non mi ero mai trovato in una situazione simile.- esclamò, grattandosi la nuca.
 
Marco rise e le guance di Jean tornarono a colorarsi di rosso.
 
-Effettivamente hai ragione! Perché non fai un salto da me, così ti offro qualcosa per darti un benvenuto come si deve!-
 
Era un sogno per caso? Perché se fosse stato così, Jean non era sicuro di volersi svegliare.
 
-Perché no?- rispose Jean, sorridendo. -È una buona idea. Tra un minuto sono lì da te.-
 
-Perfetto, ti aspetto.- concluse Marco, salutandolo con la mano e chiudendo la finestra.
 
 
***
 
 
Quando Marco vide Jean avvicinarsi alla porta di casa sua, dovette trattenersi dal saltare dalla gioia.
Gli venne spontaneo ripensare alle parole di Eren:
 
"Però davvero... Può darsi che sia carino."
 
Carino?!
 
Carino non era esattamente la parola adatta a descrivere un tipo come Jean.
 
"È proprio un figo della miseria." si ritrovò a pensare Marco, mentre si preparava ad accogliere il suddetto figo in casa sua.
 
-Prego, entra pure. Scusa se magari trovi la casa un po' in disordine.- mormorò facendo entrare il nuovo vicino nella sua dimora.
 
-E questo lo chiami disordine? Passa tra qualche giorno in casa mia e poi vedrai chi è il disordinato tra i due.- scherzò Jean, entrando.
 
Poi Marco lo guidò in cucina e lo invitò ad accomodarsi, mentre lui si avvicinava ai fornelli.
 
-Ho messo a scaldare l'acqua... Pensavo ti sarebbe andato un the, ho fatto male?-
 
-No, macché?! Hai fatto benissimo invece, grazie!- esclamò Jean, sistemandosi meglio sulla sedia.
 
Marco si voltò e gli rivolse un gran sorriso, poi gli si avvicinò con delle bustine da the in mano.
 
-Quale gusto preferisci?-
 
Jean osservò le bustine che aveva di fronte, erano davvero tante; a quel Marco il the doveva piacere proprio tanto.
 
-Vaniglia- disse poi; gli piacevano i sapori e gli aromi delicati.
 
-Ottima scelta. È quello che preferisco anche io, anche se ultimamente ho scoperto il the nero aromatizzato all'ananas e al cocco e ne vado letteralmente pazzo!- concluse sorridendogli.
 
Jean si passò una mano tra i capelli e attese che Marco ritornasse con la sua tazza di the fumante.
 
-Grazie- mormorò non appena ricevette la tazza, cercando gli occhi di Marco, il quale arrossì lievemente.
 
-Allora...- esordì il moro, prendendo posto di fronte a lui. -Cosa ti ha portato a trasferirti qui?- domandò portandosi la tazza di the -che ancora non aveva terminato di bere- alla bocca.
 
-Mi sono trasferito qui per essere più vicino all'Università che frequento.-
 
-Ah sì? Frequenti la Shiganshina, per caso?-
 
-Sì-
 
-Anche io!- esclamò Marco, con gli occhi che gli brillavano per l'eccitazione. -Io ho scelto la facoltà di Legge, tu?-
 
-Studio fotografia.- rispose Jean, bevendo un po' del suo the.
 
-Davvero? Allora potrei farti da modello in qualche tuo scatto!- scherzò Marco.
 
-Perché no?- sorrise Jean, in una maniera forse un po' troppo maliziosa.
 
-Jean, guarda che io stavo scherzando...- mormorò Marco, grattandosi la nuca.
 
-Io per niente.- Jean scandì bene quelle parole, guardando intensamente Marco negli occhi.
 
Quest'ultimo si portò velocemente la tazza alla labbra, grazie alla quale avrebbe potuto nascondere le sue guance ormai bollenti.

 

 
***
 
Eren
 
Dimmi
 
Ho conosciuto il nuovo vicino
 
Foto?
 
Secondo te ho avuto il tempo di fargliene una? Aspetta, cerco il suo profilo Facebook.
 
Okay


 
AHAHAHAHAH
 
Che c'è da ridere?!?!
 
Non posso dire che non sia un bel tipo ma... Insomma... Ha la faccia da cavallo!! AHAHAHAH
 
Ma cosa stai dicendo?!
 
AHAHAHAHAH
 
Smettila!
 
AHAHAHAH
 
Ci rinuncio.
 
Dai Marco, non fare cosììì
Marco?
Ci sei?
MARCOOOO
 
***
 
 
Marco si mise ad osservare Jean dalla finestra della sua stanza; erano passati tre giorni, ma il ragazzo sembrava avere ancora scatoloni da disfare e cianfrusaglie varie da riordinare in casa.
 
-Col cazzo che sembra un cavallo.- bofonchiò Marco, ripensando a quanto gli aveva detto Eren.
 
Quasi senza rendersene conto rimase lì a fissare Jean per un tempo indefinito, riflettendo su quanto gli stessero maledettamente bene quei jeans beige attillati o a quanto fosse tenero nell'indossare il suo berretto rosso anche dentro casa.
 
Si ritrovò però a sobbalzare quando Jean lo sorprese a fissarlo.
Il biondo si avvicinò al vetro e a Marco sembrò quasi di vederlo ghignare.
 
-Ti serve qualcosa?- gli domandò il biondo, una volta affacciatosi alla finestra.
 
-Mi stavo chiedendo se ti servisse una mano...- Come no. -Ormai sono tre giorni che lavori senza sosta.-
 
Jean si ritrovò a sorridere a quella proposta.

 
 
***
 
 
-Mi hai salvato!- esclamò Jean, accasciandosi sul divano.
 
-Per così poco?- rispose Marco, imitandolo.
 
Stettero entrambi in silenzio per un po', almeno finché Jean non domandò:
 
-Vuoi... Vuoi vedere alcuni dei miei scatti?-
 
A Marco si illuminò istintivamente il volto, affermando che , sì che avrebbe voluto vedere i suoi scatti!
Jean tornò con la sua macchina fotografica legata al collo da un cordoncino e si sistemò vicino a Marco, molto più vicino di come lo era prima.
 
-Come ti sembrano?- domandò, porgendogli l'apparecchio.
 
Marco scrutò affascinato le foto di quei paesaggi meravigliosi, di quei tramonti e di quelle albe.
Ne rimase così impressionato che, per un attimo, gli mancarono le parole.
 
-Jean, non so cosa dire... Sono davvero stupende.-
 
Il biondo gli sorrise come mai aveva fatto prima e sfiorò la mano di Marco, mormorando un "grazie" che proveniva dal profondo del cuore.
 
-Quindi tu sei specializzato nella fotografia di paesaggi?-
 
-Beh... Sì-
 
-Ah- mormorò Marco, fingendosi dispiaciuto. -Allora non hai bisogno che ti faccia da modello.- concluse, osservando la reazione dell'altro con la coda dell'occhio.
 
Jean ghignò e Marco avvertì un brivido percorrerlo da capo a piedi.
 
-Se proprio ci tieni, potrei anche accontentarti.- disse, appoggiando la macchinetta fotografica sul tavolino accanto al divano. -Ma forse prima dovrei appurare che tu sia un buon modello per i miei scatti... Mi sbaglio?- sussurrò sensuale all'orecchio di Marco.
 
-N-no! Non ti sbagli! Forse è meglio se controlli tu stesso.- rispose poi Marco dopo un'incertezza iniziale, avendo capito dove il vicino volesse andare a parare.
 
Jean non rispose, si limitò soltanto a far stendere Marco sul divano, mettendosi a cavalcioni su di lui.
Marco lo lasciò fare e fremette quando il biondo gli catturò tra le labbra il lobo dell'orecchio.
Avvertì il vicino ridere contro il suo collo a quella reazione e Marco non perse tempo: voleva sentire le labbra di Jean sulle sue, per questo gli prese il viso tra le mani e fece incontrare le loro bocche.
Un bacio dolce, destinato ben presto ad essere approfondito quando Jean morse il labbro inferiore di Marco.
Il moro schiuse la bocca e permise al biondo di invaderlo col suo sapore.
Poi con una mano gli cinse un fianco, mentre con l'altra lo privò del berretto rosso, così da poter immergere le mani nei suoi capelli - a detta sua - color nocciola.
Quando entrambi si staccarono in cerca di ossigeno, Marco gli sussurrò queste parole sulla bocca:
 
-Ho i requisiti necessari per essere un buon soggetto fotografico?-
 
-Direi che per adesso sembrerebbe così, ma...- Jean cominciò a sfilargli la maglietta. -...È meglio continuare a controllare.- concluse ghignando.
 
Marco sorrise e si rilassò completamente sotto il tocco gentile di Jean.
La sua bocca aveva cominciato a scolpire il profilo dei suoi addominali; Marco rabbrividì quando la lingua del biondo lambì il suo ombelico.
 
E Marco continuò a fremere solo di Jean per tutto il tempo a venire, finché non si ritrovarono entrambi nudi e sfiniti senza essersi mai mossi da quel divano.
 
-Direi...- iniziò Jean col fiatone. -Direi che sei perfetto.- mormorò, prima di accasciarsi sul corpo di Marco, il quale aveva cominciato ad accarezzargli la schiena.

 

 
***
 
 
Erano ormai passati alcuni mesi da quel giorno.
Inutile dire che i due si erano messi insieme fin da subito.
Era stato il cosiddetto colpo di fulmine, al quale né Marco né Jean avevano mai creduto ma che - a quanto pareva - aveva colpito entrambi.
Marco non poteva sperare di trovare un vicino migliore, anche se era da un po' di tempo che il corvino stava pensando ad una vera e propria convivenza tra i due.
 
Il giorno in cui avrebbe avuto intenzione di fargli quella proposta, sembrò però rivelarsi il meno adatto.
 
Jean aveva suonato alla sua porta come al solito - e, fin qui, tutto normale -, lo aveva baciato - e ancora nulla di nuovo -, e aveva tirato fuori una sorta di album - e anche qui... Cosa? No, questo non era decisamente normale -.
 
-Cos'è?- domandò Marco.
 
Jean gli porse l'album e gli intimò di non aprirlo, non ancora.
 
-Marco io... Mia madre non è stata bene e devo tornarmene a casa per un po' di tempo.-
 
-Cosa?-
 
-Devo andare via per un po'...- mormorò il biondo, abbassando lo sguardo.
 
Marco deglutì.
 
-Quando parti?- chiese poi.
 
-Ora-
 
Il moro sgranò gli occhi.
 
-Ora?- ripeté poi.
 
-Sì. Ho appena finito di preparare le valigie.- sospirò. -Scusa se non ti ho detto nulla, l'ho saputo ieri sera e mia madre è sola, sai che...-
 
Ma Marco lo interruppe con un bacio.
 
-Jean- mormorò, passandogli una mano tra i capelli. -Jean, non devi giustificarti con me. Tua madre ha bisogno di te, devi andare. Io ti aspetterò.-
 
Jean gli prese il viso tra le mani, lo accarezzò, poi fece incontrare nuovamente le loro labbra.
 
-Grazie per aver capito.- mormorò contro la sua bocca.
 
Marco rimase a fissare il suo ragazzo ancora per qualche secondo, poi la sua attenzione venne catturata dall'album che aveva ancora tra le mani.
 
-Questo...-
 
-L'ho fatto per te.- lo interruppe Jean. -Ci sono stato su tutta la notte... Spero ti piaccia.-
 
Marco lo guardò riconoscente.
 
-Grazie- sussurrò poi.
 
-Aprilo non appena me ne vado.- si raccomandò Jean, dandogli un ennesimo bacio. -E aspettami.-
 
-Non vado da nessuna parte.-
 
Quando il biondo se ne uscì di casa, Marco aprì subito l'album.
Sulla prima pagina c'era una dedica:
 
Al mio modello preferito,
Guarda queste quando ti senti solo.
Ti amo,
Jean
 
"Queste cosa?" pensò Marco, cominciando a sfogliare l'album.
 
Foto.
Nell'album c'erano tutte le loro foto.
Marco avvertì gli occhi farsi umidi e si precipitò fuori di casa, con la speranza che Jean non fosse ancora partito.
Ma l'auto di Jean non c'era più e Marco si sedette di fronte al portone di casa.
Continuò a sfogliare quelle pagine piene dei loro momenti insieme.
Una lacrima gli percorse la guancia, ma lui la spazzò via con la manica della sua felpa.
 
Non doveva piangere, non c'era motivo. Jean sarebbe tornato.
 
Eppure Marco non riuscì più a trattenere le lacrime quando - nell'ultima pagina dell'album - vi erano impresse le seguenti parole:

 

 
We keep this love in a photograph 
We made these memories for ourselves 
Where our eyes are never closing 
Our hearts were never broken 
And time's forever frozen, still


So you can keep me 
Inside the pocket of your ripped jeans 
Holding me close until our eyes meet 
You won't ever be alone, wait for me to come home


 
"Ti aspetterò, Jean."

 
***


Mi manchi.
 
Anche tu.
 
Per quanto ancora sarai via?
 
Ancora per poco.
Sarò a casa prima di quanto ti aspetti.
 
Okay, ti amo.
 
Ti amo anche io.


 
Marco abbandonò il cellulare sul cuscino quando sentì qualcuno suonare il campanello.
Scese in fretta le scale e andò ad aprire.
Cosa - o meglio chi - vide appoggiato allo stipite della porta, gli fece mancare il respiro.
 
-Jean?- mormorò incredulo.
 
Ciak.
 
Il flash della macchinetta fotografica di Jean lo fece sobbalzare.
 
-Questa è davvero troppo bella, guarda la tua faccia!- esclamò il biondo, osservando divertito la foto appena scattata.
 
Marco spalancò gli occhi.
 
-Sei uno stronzo.- mormorò poi, sorridendo al suo ragazzo.
 
-Te lo avevo detto che sarei stato a casa prima di quanto ti saresti mai aspettato!- gli sorrise.
 
-Ma tu...?-
 
-Ero qui in macchina mentre ti scrivevo quei messaggi.-
 
-Sei uno stronzo, parte due!- affermò stavolta, con più convinzione di prima, senza però smettere di sorridere.
 
-Eddai non te la prendere. E poi lo so che non riesci a rimanere arrabbiato con me.-
 
-Infatti- affermò Marco, scuotendo la testa. -Come sta tua madre?-
 
-Meglio-
 
-Sono contento per te.- disse il moro, avvicinandosi al ragazzo e concedendogli un bacio che lasciò presto entrambi senza fiato.
 
-Wow, a cosa devo questo...-
 
-Sbrigati ad entrare, mi sei mancato troppo.- lo interruppe Marco, avventandosi sulle sue labbra.
 
 

 
***


-Jean, vieni a vivere con me.-

-Va bene.-

"Finalmente sei a casa."



***


 
Angolo Autrice:

Altra JeanMarco, ragazziiii *^*
Ho già detto quanto ami questi due??
Direi proprio di sì, quindi non mi dilungo oltre!

Mi limito solo a rigraziare chiunque vorrà recensire o anche solo leggere la mia One-Shot!

Buona lettura e alla prossima!!

Ah ovviamente la canzone che ho inserito alla fine dell'album fotografico è "Photograph" di Ed Sheeran (pensate che per immedesimarmi meglio nella storia ho continuato ad ascoltarla per due giorni di fila, finché le mie idee non si sono fatte chiare insomma eheh)

Bacione
   
 
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