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Autore: Darkwriterita    08/07/2017    2 recensioni
Brigitta è una ragazza normale con un'altezza anormale: 2,03 m. Seppur il suo ormone della crescita abbia attentato alla normalità della sua quotidianità, Brigitta desidera ancora diplomarsi all'alberghiero per riuscire a realizzare il suo sogno di aprire un bar tutto suo.
Purtroppo però gli alieni, che non hanno mai nulla di meglio da fare, decidono di invadere la Terra.
Solo una squadra scelta segreta di guerriere soprannaturali può sconfiggerli: le valchirie. Brigitta diventerà una valchiria, quasi, per sua volontà.
Ma naturalmente anche l'amore entrerà a completare questo assurdo quadro, riuscirà Brigitta a combattere per la Terra e per conquistare la ragazza che ama contemporaneamente?
In un delirio dove valchirie combattono al fianco dei cacciatori per sconfiggere alieni e licantropi, amori passionali e migliori amiche discutibili, la quotidianità di Brigitta verrà stravolta.
E in più il centro studi di Riccione sembra nascondere più cose di quanto sembri...
(ogni riferimento a fatti, luoghi, o persone realmente esistenti è puramente casuale, gradirei non ricevere lamentele su questo fatto)
Genere: Comico, Malinconico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yuri, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico, Sovrannaturale
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Capitolo 21: Non posso salvarli
Brigitta era arrivata da poco a casa, con il corpo esanime di Pan fra le braccia, da cui colava copiosamente dell'olio con qualche fastidiosa scarica elettrica che la colpivano ogni tanto.
Sua zia le accolse sconvolta, insieme al marito, altrettanto sconvolto, nessuno dei due si sarebbe aspettato una scena del genere.
-Che cosa vi è successo?- Chiese preoccupata Rosalinda alla vista delle due.
Prima di rispondere la valchiria adagiò il corpo gelido di Pan sul divano, si soffermò un attimo a guardarle gli occhi, ormai spenti, morti, troppo morti perfino per un essere di metallo.
La pelle sintetica dell'androide era squarciata e rotta in più punti, lasciando intravedere chiaramente i circuiti ed il metallo fracassato al di sotto.
-E' stato Loki- Si limitò a dire Brigitta.
Gennaro guardò la ragazza sconvolto, mai nella sua vita avrebbe immaginato di poter sentire una frase del genere. Quello che aveva temuto di più in tutti quegli anni, il Ragnarock era invine giunto ed ora ci si metteva anche il dio degli inganni, ma in quel momento era un'altra la questione che lo preoccupava maggiormente.
-E Clarissa? Dov'è mia figlia?- Domandò preoccupato.
La valchiria abbassò lo sguardo a quella domanda, stringendo i pugni e mordendosi il labbro, non avrebbe mai voluto rispondere a quella domanda, dare quel dolore. Prese un respiro profondo, preparandosi alla bomba che stava per gettare.
-Clarissa non tornerà... è... è...- Rimase in silenzio, non riuscendo a pronunciare quelle poche parole che avrebbero cambiato per sempre la vita dell'uomo di fronte a lei.
-Ti prego Brigitta, ho bisogno di sapere che fine ha fatto mia figlia- Implorò l'uomo, il suo tono sconfotato e la sua espressione sinceramente in pena riuscirono a darle la forza che le mancava per parlare, meritava di sapere.
-E' Clarissa... Loki intendo, è lei- Disse con un filo di voce Brigitta distogliendo lo sguardo.
Il silenzio calò per qualche secondo nella stanza, la ragazza vide il suo nuovo zio pietrificarsi, incredulo, senza parole, con la fronte imperlata dal sudore e la gola senza parole da far uscire.
Gennaro si sedette su una sedia della cucina, appoggiandosi coi gomiti al tavolo di legno dipinto con colori vivaci.
Rosalinda accorse in poco tempo a cercare di sostenerlo, avvolgendo le braccia attorno alle larghe spalle di lui.
La donna non aveva mai avuto figli, Brigitta era quella che più si avvicinava ad una figura del genere, sopratutto dopo che i suoi genitori erano partiti chissà dove costringendo così la figlia a recarsi dall'unica parente che aveva, ovvero la stramba artista.
Non poteva quindi capire appieno il dolore di Gennaro, però sapeva che non poteva sopportare di vederlo in quello stato, le sue braccia non avrebbero potuto sostituire Clarissa, ma almeno potevano donargli un po' di calore.
-Com'è possibile? Mia figlia Loki? Non ha senso...- Il capo dei cacciatori cercava una soluzione, qualcosa che potesse spiegare come mai proprio sua figlia, dopo tutto quello che aveva già subito, dovesse patire anche quello.
Dopo quelle paole sconfortate la stanza ritornò nel silenzio, nessuno sapeva cosa dire, non c'era nulla da dire, un padre affezzionato aveva appena perduto la figlia a lui cara.
Come si poteva confortare qualcuno in casi come questo? Quando vedi una persona cara perdere una persona a lui ancora più cara?
I pensieri turbolenti di Brigitta vennero interrotti dal suono insistente del campanello e dal ripetuto bussare.
Brigitta si diresse ad aprire la porta, con sua gande sorpresa fuori da essa trovò due malconce Carmelita e Camazotz, strinse i pugni, quello non era il momento più adatto per un incontro del genere.
Non solo Gennaro era devastato infatti, forse lei era quella che ormai era più logorata di tutti.
Aveva lottato a lungo, sempre con la speranza di poter cambiare le cose, di poter salvare le persone a lei care, di poter salvare Tiziana, ma ogni attimo che passava la possibilità di salvare effettivamente tutti, di salvare la ragazza che amava, si faceva sempre più flebile e distante.
La valchiria era sorpresa di vederle lì, pensava che con la venuta di Loki loro due si fossero unite definitivamente al fronte del dio maligno, dopotutto erano state loro a dare inizio a tutto.
Erano venute a chiedere perdono? Non sapeva se era disposta a darglielo, sia il suo cuore che la sua mente erano troppo scombussolati al momento per riuscire a pensare a queste cose.
-Possiamo entrare?- Chiese Carmelita esitante, era venuta in quella casa come ultima spiaggia, dentro di lei sentiva che non meritava di entrarvi, purtroppo però quella valchiria dai capelli rossi non rappresentava l'ultima possibilità solo per Asgard, ma anche per loro.
Brigitta si spostò quel tanto che bastava per far passare le due, le vide entrambe messe male, ricoperte di ferite e tremanti, sopratutto la regina del mondo, che aveva bisogno della sua discendente per tenersi in piedi.
La messicana fece sedere la compare sulla poltrona, recandosi poi in bagno, dove sapeva bene che la famiglia Ciurringhi tenesse il kit medico per ogni evenienza, lo prese per poi tornare in salotto, tutto nel più completo silenzio.
Carmelita non osava aprire bocca mentre medicava le ferite dell'antenata, sentiva la tensione nell'aria e lo sguardo irritato di Gennaro su di loro. Come dargli torto? In fin dei conti erano state dalla parte del nemico fino ad un attimo prima.
Rosalinda, notando la tensione crescente, invitò suo marito a venire con lei in camera da letto, aveva bisogno di sfogarsi per sua figlia, non certo d'incominciare a litigare con qualcuno.
Brigitta si avvicinò a quella che, una volta, conosceva come la sua amica più cara, la sua espressione però ormai era vuota, aveva avuto speranza fino a poche ore prima, ma essa era sfumata e volata via una volta che aveva visto la persona a cui più teneva scomparire, lasciando al suo posto solo una bestia.
-Brigitta... io...- Incominciò la messicana con voce tremante.
-Cosa? Vuoi scusarti? Per avermi mentito? Per aver dato inizio alla fine del mondo? Per aver fatto tornare Loki o per aver condannato la agazza che amo?- La interruppe la valchiria, con un accennato tono irritato in mezzo al tono freddo, che tentava di non far trasparire la rabbia palese.
-Brigitta ti prego... ascoltami...- Chiese supplichevole Carmelita.
-Pensi che riesca ancora ad ascoltarti? Tutti sembrano aspettarsi qualcosa di grandioso da me, come se io dovessi essere l'eroina che salva il mondo o qualcosa del genere, prima Brunil... Bruno, che mi dice che sono potentissima in una cosa misteriosa, poi quella dea dalla doppia personalità che mi dice che se credo in me posso salvare tutti... io non ci capisco più niente!- Si sfogò Brigitta, tutto lo stress dovuto a quella situazione stava venendo fuori, tutta la sua frustrazione, tutto il suo dolore.
-Ehi ragazzina dall'elmo tamarro, stai zitta per favore, mi esplode la testa, sai io a differenza tua, devo sopportare anche una discendente petulante oltre, ovviamente, a tutte le esplosioni apocalittiche di sto cavolo di Ragnarock... ah i guerrieri di Asgard che ci hanno attaccate li ho citati vero? No? Bene ora lo fatto, quindi ora sta zitta che siamo venute qui per spiegarti alcune cose- Disse in tono piuttosto seccato Camazotz, mentre Carmelita le bendava le ultime ferite.
Brigitta rivolse lo sguardo verso la divinità maya, i suoi occhi erano furenti, quello era il momento peggiore per risponderle con un tono del genere, normalmente infatti ci sarebbe passata sopra, ma ora non riusciva più a sopportare nulla.
-Ok, ho cercato di urlarvi contro il meno possibile, ma sai mia cara divinità pseudo twilightiana, sono la fantomatica salvezza del mondo e nessuno sa dirmi perchè io e solo io sarei in grado di salvare tutti, la mia ormai cugina acquisita si è rivelata essere il nostro peggior nemico ed ha ammazzato la sua ragazza androide alieno.
Ho scoperto che la mia migliore amica è un vampiro maya che ha cospirato per la fine del mondo, ed in più la ragazza che amo è un fottutissimo lupo gigante che azzanna le persone senza controllo!
Ma no, scusami tu, scusami se non sono la perfetta eroina che si fa carico del destino del mondo col sorriso in volto e la forza dell'amicizia a darle forza, scusa se non ce la faccio più a sopportare questa vita che continua ad esigere e che non mi dona nulla, scusa se ho paura di andare là fuori a cercare una soluzione invece che stare qui a incazzarmi con voi perchè l'unica soluzione sarebbe ammazzare la persona che amo, non ho nemmeno il coraggio di affrontare i ricordi che Tiziana mi ha lasciato perchè non voglio credere che debba finire tutto così... di nuovo...
Scusate se per una volta vorrei che la mia vita andasse nel verso giusto, senza alieni o dei svampiti da sconfiggere e con... con lei al mio fianco... non posso nemmeno piangere sulla spalla della persona che amo...- Il tono di Brigitta non fù mai esageatamente alto, ma la tristezza, la frustrazione, la rabbia, la sofferenza, nelle sue parole era pesantemente presente in esse, il suo viso era crucciato e gli occhi colmi di dolore per troppo tempo inespresso. Mentre pronunciava quelle parole la ragazza aveva preso a stringere con forza lo schienale del divano, fino a strapparne il tessuto, si stava trattenendo dal distruggere tutto.
-Ed ora, se la decaduta regina del mondo me lo permette, andrei a riflettere filosoficamente su quanto odii sta situazione del diavolo- Detto questo la valchiria, non troppo silenziosamente, chiuse la porta del salotto dietro di lei e, altrettanto poco silenziosamente, percorse il corridoio che la separava da camera sua. Lasciando Carmelita, Camazotz, e il povero cadavere cibernetico di Pan, soli a contemplare l'universo. Non aveva ancora preso una decisione, ma qualsiasi posto era meglio di quella stanza al momento, anche se si trovava a pochi mestri di distanza.
-Caspiterina, e questa dovrebbe essere la valchiria che salverà il mondo? Sembra uno strano mix tra bipolarismo e disturbo ossessivo compulsivo- Dichiarò la regina del mondo, con non poca acidità, una volta che il silenzio tornò padrone della stanza.
-Ti medico con delle bende imbevute in soluzione all'aglio se non stai zitta- Disse senza battere ciglio la messicana, anche lei in fondo ne aveva abbastanza di tutta quella situazione.
A quell'affermazione la regina del mondo rabbrividì, la sua grave allergia all'aglio, ormai divenuta leggenda in molte culture, era uno dei suoi peggiori nemici da sempre, insieme al sole, per via della sua pelle cadaverica fin troppo sensibile ai raggi uv e quei dannati paletti che lasciavano sempre delle fastidiosissime scheggie nelle ferite se non la quasi uccidevano.
Col tempo era riuscita a debellare la minaccia di eritami solari nella sua dinastia scegliendo un paese come il messico dove vivere, i suoi discendenti erano ormai immuni a scottature, ma purtroppo gli shock anafilattici dovuti all'aglio e dei paletti di origine sconosciuta erano ancora la maggior causa di morte per i suoi discendenti. Per fortuna aveva trovato il modo di far tornare in vita il suo cibo come schiavi mozzarella per utilizzarli come scudi contro quelle oscure minacce, s'incenerivano con un po' di sole, ma almeno poteva finalmente utilizzare la sua collezione di bare di alto artigianato. Si, era sempre stata un'intenditrice di bare di alta qualità, la loro forma allungata e geometricamente gradevole aveva fatto in modo di farla letteralmente innamorare di quegli oggetti di solito ricondotti alla morte e così le aveva trasformate nel giaciglio dei suoi schiavi non morti, ironia della sorte.
-Vado a parlarle- Disse seria Carmelita, per lei Brigitta rimaneva ancora la sua migliore amica e non riusciva a lasciarla in quello stato senza far nulla.
-Come vuoi, ma secondo me è tutto inutile, ci odia tutti non hai visto?-
La messicana di tutta risposta fece fare un elegante swish ai suoi capelli, per poi mettersi in una posa pseudo figa, come se dovesse essere un supercattivo che rivela, in modo molto poco forzato, i suoi geniali piani all'eroe di turno.
-Ma io sono l'incredibilissima, illustrissima ed favolosissima Carmelita, la tettona dallo charme encommiabile, non potrà resistermi- Pronunciò, cambiando posa almeno quattro o cinque volte.
-Allora, inanzitutto hai inventato non una, ma ben due parole aggiungendo issima, poi... potrei anche crederti se quel tuo “charme” non nascondesse due degli occhi più tristi che ho visto in secoli- La regina del mondo distolse lo sguardo sospirando, restò così per qualche secondo, poi si ritornò a rivolgere alla sua discendente.
-Cavolo... alla fine sei riuscita a farmi affezzionare eh?- Pronunciò con tono quasi malinconico.
-Beh sai, viviamo il Ragnarock insieme da quanti cicli ormai?- Chiese in risposta la ragazza.
-Ho perso il conto- Il sorriso forzato sul viso della divinità stonava con la sua voce malinconica.
Carmelita annuì, per poi dirigersi verso la camera della sua amica.
La messicana camminava sicura, voleva riuscire a ricucire il suo rapporto con Brigitta, sapeva di aver fatto qualcosa d'imperdonabile, ma era venuta in quella casa proprio per spiegare tutto alla sua amica, lei ci teneva ancora a quella zuccona alta il doppio di lei.
Doveva riuscire almeno a spiegarsi, quindi arrivata alla porta della valchiria prese coraggio e bussò.
La risposta che ricevette fù un'ascia gigante volante che disintegrò la porta, andandosi a inficcare nel muro del soggiorno, facendola rabbrividire, non era più molto sicura di voler parlare con Brigitta, non in quel momento almeno, in effetti non era molto logico arrabbiata com'era la valchiria.
Ma si sa, i vampiri non sono fatti per la logica, erano più esseri fin troppo emotivi, come già dimostrato da Camazotz secoli prima, in effetti il loro cuore li aveva portati allo sfacelo molte volte, un vizio di famiglia.
-Brigitta?- Pronunciò un po' esitante la messicana.
Brigitta era seduta sul proprio letto, la testa china e le mani incrociate sopra le ginocchia, indossava l'armatura da valchiria ed il suo sguardo era furente, perso a contemplare qualche nemico nella sua testa.
-Ah, sei tu- Rispose fredda la valchiria
-Brigitta io... vorrei parlar- Carmelita non ebbe il tempo di finire la frase che si vide l'ascia passarle accanto, per poi essere presa al volo, senza il minimo tentennamento, da Brigitta.
La messicana poteva giurare di aver visto qualche sua ciocca di capelli cadere a terra recisi da quell'enorme arma.
-Da quando le valchirie sanno richiamare in sto modo figo le proprie armi?!- Esclamò, quasi senza accorgersene da quanto era scioccata.
-Da quando hanno molta, molta voglia di distruggere qualcosa- Brigitta era sempre più fredda e distante e Carmelita sempre più preoccupata.
-Brigitta devi ascoltarmi, sia l'esercito di Loki che di Asgard hanno iniziato a lottare, c'è il caos per le strade!- Esclamò preoccupata la messicana.
-Ottimo, almeno ho qualcuno da uccidere- Brigitta si alzò, dirigendosi freneticamente verso la porta, i suoi occhi erano bui, le sue sopracciglia agrottate, non vi era altro che furia nel suo sguardo.
La vampira la seguì, non poteva lasciare da sola la sua amica in quella follia.
-Brigitta ti prego, devo parlarti- Disse, cercando inutilmente di far desistere la valchiria dal suo intento.
Brigitta continuò a camminare senza prestare la minima attenzione alla ragazza che le stava accanto, determinata, con l'ascia in mano. Passò la soglia di casa e si richiuse la porta alle sue spalle, lasciando giusto il tempo di passare a Carmelita. Incominciò a camminare, senza una meta predefinita, ma non serviva, le strade erano un delirio, piene di mostri mitologici che lottavano contro i più valenti guerrieri di Asgard.
Da quello che entrambe le ragazze potevano vedere la guerra era entrata nel suo apice.
La valchiria non ci mise molto a trovare quello che cercava, un avversario, qualcuno su cui poter sfogare la sua frustrazione. Quello che trovò fù un orco, alto almeno due metri e mezzo, con indosso una tipica armatura del folclore nordico, ma senza elmo, la pelle di uno strano verde scuro, le braccia sproporzionate, fin troppo lunghe e massicce rispetto al resto del corpo. Il volto era rugoso , con un grosso naso e gli occhi piccoli ed infossati, nella grossa mano destra, con solo quattro dita a stringerla, una grossa mazza di legno.
Brigitta non ci pensò due volte e si buttò addosso al nemico, senza pronunciare nemmeno un verso, silenziosa e determinata.
I suoi attacchi erano precisi e potenti, ricolmi di tutta la sua ira, si muoveva velocemente, schivava con destrezza un goffo attacco del mostro per poi colpirlo a sua volta.
In poche mosse gli distrusse la mazza, in altrettanto poche gli squarciò il ventre, oltrepassando con la lama addirittura la spessa armatura, facendolo agonizzare a terra, per ultima cosa gli tagliò la testa.
Poi passò a quello dopo, lasciando Carmelita impietrita a guardarla, ad ogni colpo di ascia che la valchiria faceva volare nell'aria, la messicana si domandava con sempre maggiore insistenza dove fosse finita la ragazza che una volta era la sua migliore amica.
Uno dopo l'altro, colpo dopo colpo, chiunque facesse parte delle forze di Loki cadeva, lasciando attorno alla valchiria una distesa di cadaveri, col loro sangue che aveva ben presto macchiato la loro assassina e la sua arma.
Brigitta...
Eccola di nuovo, quella così dolce voce che fin da quando aveva lasciato Tiziana continuava a parlare incessantemente nella mente, era così disarmante sapere che probabilmente non l'avrebbe risentita più, non in quel mondo almeno.
Ehi Brigitta... com'è il mondo là fuori?
-Basta...- Disse mestamente.
Io non me lo ricordo più
-Basta- Ripetè con più forza.
Mi piacerebbe viverci un giorno, senza più queste catene
-Basta! Perchè deve sempre andare a finire così? Perchè per quante volte ci provi, per quantie fini io veda non riesco ad avere la forza di salvarla? Io vorrei solo... solo... donarle un futuro!- Esclamò quasi urlando.
Magari...
-No... ti prego...- Pronunciò cercando di fermare quello che la Tiziana dei suoi ricordi stava per dire.
Insieme a te
Dagli occhi di Brigitta incominciarono a scendere copiose lacrime amare, mentre per l'ennesima volta la ragazza si gettava in mezzo alla lotta.
I nemici non ebbero scampo, la disperazione della valchiria si trasformò in fendenti micidiali, in forza dirompente ed in una pricisione millimetrica, che non lasciava spazio al minimo errore ad ogni colpo.
Carmelita vide attonita la sua amica che con efferratezza massacrava tutti i nemici di quella strada, liberando diverse decine di metri da quelle creature, senza poter far nulla, niente avrebbe fermato Brigitta in quel momento.
Come nulla l'aveva fermata nei cicli precedenti, quando la disperazione prendeva il sopravvento.
Una volta che non vi fù più nessun nemico si fermò.
Il sangue colava lentamente dalla sua arma, sulle sue mani, fino a raggiungere il suolo, lento e denso.
Carmelita guardava inebetita Brigitta, non riusciva a credere che la sua amica fosse capace di tanta efferratezza, i cadaveri la circondavano in una lugubre desolazione.
-Come posso riuscire salvare qualcuno se l'unica cosa che riesco fare è combattere? Ci sto provando in ogni modo, mi sto scervellando giorno e notte pur di riuscire a trovare una soluzione per salvare tutti, ma non c'è, posso solo continuare a combattere, far riavviare il ciclo e sperare, sperare che il prossimo sia migliore...- La valchiria era a terra, disperata, la sua voce era rotta ed i suoi occhi spenti.
Seduta a terra, senza più niente per cui combattere.
-Brigitta...- Carmelita si avvicinò all'amica esausta, sedendosi accanto a lei ed appoggiando delicatamente la sua schiena a quella dell'altra.
-So che le mie scuse a questo punto non ti farebbero stare meglio, quindi ti racconterò una storia, una storia che inizia al tempo del primo ciclo di questo mondo, mi basta che l'ascolti, non pretendo certo la tua comprensione o il tuo perdono.
Tanto tempo fa, quando ancora gli uomini erano un branco di zoticoni pelosi e gli dei se la spassavano deridendoli, c'era una piccola divinità minore, un grosso e cattivo pipistrello gigante che adorava andare in giro a dissanguare la gente perchè, posso confermare, il sangue è delizioso.
Questa divinità non era molto amata dagli uomini zoticoni, così doveva viaggiare spesso in giro per il mondo, fino a che non arrivò in una desolata località del nord europa. In questa località incontrò un'altra divinità, una stramba ragazza con metà volto scheletrico e metà avvenente, era la reincarnazione della vita e della morte in un'unica entità. Inutile dire che quella super affascinante divinità fece innamorare in poco tempo il povero pipistrellone, bastarono giusto qualche chiaccherata al chiaro di luna, qualche parolina gentile detta dalla bella divinità ed un pizzico di chimica.
Il grosso pipistrello di nome Camazotz trovò per la prima volta qualcuno da amare, oltre se stesso, per la prima volta il suo egoismo cedette il posto a qualcos'altro,
Purtroppo però la tranquillità non durò a lungo.
Odino, avendo saputo che Loki aveva avuto una prole decise di esiliarli tutti e tre, la divinità amata da Camazotz, ovvero Hel, venne esiliata nella gelida e deserta terra dei morti, dove vi costruì il suo regno.
Questo portò un grosso dolore e tormento nel cuore di quella di quella divinità minore.
Naturamente però il pipistrellone non era rimasto senza fare nulla mentre il suo amore gli veniva strappato via, cercò di salvare Hel ed i suoi fratelli dall'esilio, ma fallì. Il risultato fù che Odino, adirato per l'affronto di quella insignificante divinità succhiasangue, la maledisse, come Camazotz era caduto in rovina per amore questo sarebbe successo a tutta la sua prole, nessuno che avesse avuto sangue di quel pipistrello avrebbe potuto vivere un amore felice, nemmeno Camazotz stesso avrebbe potuto più avere qualcuno che lo ricambiasse.
Quella divenne la dinastia maledetta, ognuno degli appartenenti ad essa era condannato a rimanere solo, per sempre.
Un giorno qualcuno andò a cercare quella piccola divinità minore decaduta, era Loki, lui fece al pipistrello una proposta troppo allettante.
Loki propose a Camazotz di unirsi a lui, di liberare i suoi figli esiliati e di distruggere il mondo insieme.
Naturalmente al mio antenato non interessava la sorte del mondo, era un essere egoista, ma sapere che avrebbe potuto rivedere il suo antico amore perduto era troppo allettante, non aveva infatti mai smesso di amarla.
Ma la divinità maligna oltre che al capostipite aveva bisogno anche della dinastia, lui non aveva il potere di spezzare la maledizione, ma la morte di Odino si, alla sua morte infatti qualsiasi suo potere si sarebbe dissolto.
Fù così che tutta la mia famiglia iniziò una guerra contro Asgard, eravamo troppo deboli per sconfiggerli tramite un attacco diretto, quindi agivamo nell'ombra, decidemmo di costruire nei secoli un nostro esercito tramutando gli umani in vampiri e chi da Asgard veniva a curiosare lo facevamo scomparire.
Brigitta nemmeno noi vogliamo che Fenrir muoia, Tiziana è la chiave di tutto, se lei muore la nostra maledizione non sarà mai debellata. In tutti questi cicli io e la mia famiglia abbiamo vissuto per quei pochi giorni che separano la morte di Odino a quella del lupo, pur di riuscire ad avere una speranza di poter venire ricambiati dalle persone che amiamo. Questo è l'egoismo della mia dinastia.
Ma ora siamo diventati ancora più egoisti, vogliamo qualcosa di più che quei pochi giorni, per questo abbiamo tradito Loki.
Per questo io e Camazotz siamo venute a casa tua in quello stato, quel fastidioso dio dell'inganno ha scoperto tutto e ci ha attaccate, molti componenti della mia famiglia sono morti, voi siete l'unica alternativa che ci è venuta in mente dove chiedere aiuto. Loki ci vuole uccidere, Odino ci vuole uccidere, non sapevamo a chi chiedere aiuto.
In più questa volta è diverso, c'è in ballo molto più che l'inizio di un nuovo film con sempre lo stesso finale.
Questo sarà l'ultimo ciclo, sia che noi vinciamo o no, l'unica differenza è che se vinciamo il mondo si salverà. Loki ha trovato il modo per far terminare per sempre il mondo, se tu ucciderai Tiziana tutto finirà, non vi sarà più un nuovo ciclo, è questo quello che vuole lui, vuole obbligarti ad uccidere la sua stessa figlia!
Fin dall'inizio era questo il suo piano, ha convinto quella specie di robot alieno a invadere la Terra per permetterti di allenarti in modo che tu potessi sconfiggere Fenrir, ha fatto vivere a Clarissa un'infanzia da schifo per facilitare il governo del suo corpo una volta giunto il momento e ha approfittato della nostra maledizione per usarci come voleva. Lui sfrutta la disperazione delle persone per riuscire a manipolarle.- Raccontò Carmelita cercando di rendere il discorso più chiaro possibile, mentre Brigitta ascoltava in silenzio.
La valchiria non parlava, ma era sconvolta, fin dall'inizio Loki aveva pianificato tutto, aveva fatto in modo di rovinare la vita di migliaglia di persone, inclusi i suoi stessi figli pur di raggiungere i sui scopi.
-Perchè proprio Tiziana? Pechè vuole che la uccida proprio io?- Chiese Brigitta sull'orlo di un altro pianto.
-Non lo so, lui non ha mai divulgato i suoi piani con noi- Rispose avvilita la messicana, avrebbe voluto poter fare di più per la sua amica.
Un lungo silenzio si frappose fra le due, nessuna di esse sapeva cosa dire, il silenzio in quel momento sembrava la cosa più giusta ad entrambe.
Poco a poco però, Brigitta incominciò a sentire uno strano giramento di testa, si faceva sempre più forte, le sembrava quasi di poter sentire delle voci, una in particolare, femminile, le sembrava di conoscerla ma era troppo flebile per assegnarle un volto.
Brigitta... Brigitta... Brigitta!”
La valchiria improvvisamente collassò a terra, con estrema preoccupazione di Carmelita, che subito si gettò su di lei per assicurarsi delle sue condizioni, ma per quanto la chiamasse, lei non rispondeva.
Brigitta riaprì gli occhi in un mondo che era molto simile a quello in cui aveva incontrato Bruno.
-Oh no, non dirmi che sono morta di nuovo!- Esclamò sconfortata.
-No tranquilla, almeno non per ora, questo è solo un sogno- Non poteva essere, quella era la voce di...
Brigitta si voltò verso la fonte della voce, una Clarissa, completamente nuda a parte per le solite nuvolette political correct, era proprio di fronte a lei.
La valchiria era talmente sconvolta da non riuscire a parlare.
-Ok, immagino tu sia sconvolta, ma ascoltami, ho due cose importanti da dirti: prima, il dettaglio che io fossi nuda in sto sogno deve rimanere tra me e te, Pan non deve venirne a conoscenza, MAI- L'espressione di Clarissa era la più seria che la valchiria le avesse mai visto fare.
-Bocca cucita, in effetti sarebbe compromettente per entrambe- Rispose Brigitta.
-Si sarebbe come beautifull, però versione the L world, comunque, c'è una cosa molto più importante che devo dirti, ho poco tempo- La ragazza coperta solo da nuvolette, era incredibilmente seria ed agitata, sembrava avere qualcosa di diverso, come se in quel breve lasso di tempo che Loki aveva preso possesso del suo corpo fosse maturata.
-Quando Loki ha preso possesso del mio corpo mi sono ricordata, tutte le mie vite precedenti e come ognuna di esse inesorabilmente finisse con Loki che vinceva sulla mia coscienza- Incominciò Clarissa, con un velo di tristezza nella voce.
-Perchè proprio tu?- Chiese Brigitta.
-E' nel mio dna, devi sapere che Hildr, la capostipite della mia famiglia era la più brutale fra le valchirie, temuta da tutti per la sua bravura in combattimento, tutti credevano fosse la reincarnazione stessa della battaglia. Però essa, pur essendo così forte e risoluta in battaglia, si lasciava trasportare troppo dai sentimenti per tutto il resto e s'innamorava facilmente. Loki sfruttò questo fatto e con l'inganno la portò ad innamorarsi di se, riuscendo pure ad avere una figlia, dopo di ciò Loki abbandonò entrambe. Hildr però crebbe quella bambina insieme alle altre figlie che ebbe da padri diversi, tutte come vere valchirie, senza mai fare distinzione in base al sangue.
C'era una cosa che però non sapeva, Loki aveva insinuato nel cuore della piccola un seme maligno, il quale avrebbe reso possibile il suo ritorno, sapeva infatti che ben presto i soldati di Odino l'avrebbero ucciso, ma quel seme avrebbe mantenuto la sua coscienza viva, di generazione in generazione, fino a che il momento non sarebbe giunto e si fosse risvegliato in una delle sue discendenti- Spiegò Clarissa.
-Quindi vuoi dire che tu sei una discendente di Loki?- Domandò confusa la valchiria.
L'altra annuì sospirando.
-Cavolo, merita proprio il premio padre dell'anno quell'uomo- Disse senza pensare Brigitta.
-Comunque ti ho portato qui è un'altra: non volevo che Loki l'avesse vinta, così ho trovato la soluzione per fermarlo, definitivamente, ci ho messo un numero enorme di tempo e molte vite, ma alla fine ce l'ho fatta, so come fermare quel maledetto dio una volta per tutte e salvare tutti, Tiziana compresa, ma solo tu ne puoi essere in grado-
   
 
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