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Autore: Master Chopper    08/07/2017    1 recensioni
[Versione corretta e completa di Stella d'Argento: www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2725875
Questa storia non presenta i personaggi originali dell'opera Fairy Tail, ma solo OC]
Nel continente di Tellius, il Regno di Alaustria è l'unico a possedere delle gilde dove i maghi possono prestare servizio i nome del bene e della pace. Un mago però, sembra non appartenere a nessuna gilda, in cerca di un ambizione che nemmeno lui conosce.
Il destino gli riserverà incontri importanti, vittorie, conquiste, sconfitte, perdite... ma al termine della fiaba, comincerà la leggenda?
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Uno: Argento e Cenere.

 


Rumore.

Solitamente non gli sarebbe piaciuto, ma almeno all’interno di quelle mura il ragazzo dai capelli d’argento riusciva a sopportarlo.

D’altronde doveva pur abituarsi all’atmosfera della gilda nella città di Bornim: Silver Knights sembrava in tutto e per tutto una locanda in una cittadina campagnola.

I maghi che la frequentavano erano spesso presi in giro proprio perché la loro bravura con la magia era pari all’abilità nei campi o nella produzione di birra. Gente solare, dalle facce rosse e sincere.

 

Corex sospirò prima di scacciare definitivamente l’umidità, ormai all’interno del caldo edificio.

La gilda era stata scavata all’interno di una collina, probabilmente riesumando una vecchia chiesa, o almeno così dicevano le leggende. Alte colonne di marmo sorreggevano il soffitto, decorato da un affresco raffigurante i cicli della luna nel cielo di veri lapislazzuli.

Al centro del primo piano, esattamente tra due piattaforme che facevano parte della zona sovrastante della gilda, ardeva un focolare dentro un grande ricettacolo di alabastro.

La fiamma incantata variava colore a seconda dell’ultimo oggetto lasciato ardere al suo  interno, ravvivando sempre l’ambiente con tonalità nuove.

 

Il ragazzo si chiese cosa avessero lanciato nel fuoco per fargli assumere quel colore verde chiaro. Un peperone, o forse una pera?

Non appena lo notarono, qualche mago lo salutò agitando il proprio boccale o il proprio cosciotto di carne, invitandolo, brilli com’erano, a prendere posto tra di loro.

Senza particolare interesse lui declinò sempre con un gesto della mano. Non gli importava di sembrare scortese.

- Non ho niente a che fare con loro, i nostri interessi non possono incontrarsi.- Pensò mentre si asciugava le gocce umide dai capelli, scivolando distaccato come un’ombra verso le scale più vicine.

Si accorse dunque di essere solo nel piano superiore, ma senza preoccuparsene si avvicinò a ciò che sarebbe potuto essere un altro lascito della vera natura di quell’intero luogo.

Un portone di legno massiccio, decorato da scritte nella sua interezza, come se fosse le due pagine di un libro. Si poteva sentire come esso emanasse magia dalle sue fibre, persistita per chissà quanto tempo.

 

Non disse nulla, non produsse alcuno suono, ma ugualmente una voce dall’altro capo di quella porta lo chiamò.

“ Oh, Corex, da quanto tempo! Entra, entra …”

Senza obbiettare il giovane mago spalancò il portone, il quale si chiuse dopo che lui avesse mosso pochi passi dentro la stanza.

In quello che sembrava un salotto adornato da mensole ricoperte di vasi e stoffe, con il pavimento in pietra ricoperto da decine di tappeti di diversa fattura, un anziano signore lo osservava seduto su di un divano viola.

L’uomo dalla voce pacata era magro al punto che le sue braccia e le sue gambe sembrassero delle stecche, aveva la pelle color nocciola, con folte sopracciglia raccolte in tanti ciuffetti separati per farle sembrare come puntute.

Vestiva un semplice abito di seta verde con degli zoccoli in legno, indossati anche se sedeva a gambe incrociate sul divano.

Il nome del Master di quella gilda era Battah, ed il ragazzo lo conosceva da tempo.

 

“ Ho saputo del risultato della tua ultima missione, giovanotto.” Mentre parlava, l’anziano si lisciava le sopracciglia grigie e bofonchiava con i pochi denti rimasti nella sua bocca. Corex trovava snervante quel suo modo di fare.

“ Non ti smentisci affatto, hai ripulito quella base di ladri a Marleybone prima che potessero attuare il loro prossimo colpo.” Batta rise, non ricevendo alcun commento da parte dell’altro.

“ Mi chiedo solo se …” Continuò, assumendo stavolta un tono più interrogativo, cercando forse di porre una domanda a se stesso.

“ Zitto !” La voce della Stella d’Argento però lo interruppe, e dal modo in cui si pose, ovvero incrociando le braccia al petto, sembrava non curarsi nemmeno di un qualche rispetto tra lui ed il Master.

“ So già quello che vuoi dire, non è la prima volta che ci provi, ma la mia risposta non cambierà: non entrerò in questa gilda !” L’argenteo grugnì, ritornando a guardare verso il basso prima di abbassare il tono.

“ Mi limito soltanto a prendere delle vostre missioni, ma alla carta non sono vincolato ai Silver Knights …” 

Batta sospirò, rassegnato.

- Se lo dicesse in giro potrebbero anche arrestarlo, quindi alla fine è un bene che tutti lo credano parte della gilda. Che carattere però, non cambia proprio mai …- Fingendo un sorriso amaro dopo l’ennesima risposta negativa, l’uomo si arrese anche per quel giorno.

 

“ Piuttosto… sei a conoscenza della faccenda riguardo il Monte Caribo ?” Il modo in cui il Master avesse improvvisamente assunto un’espressione seria ed un tono di voce più profondo, incuriosì il ragazzo, il quale sollevò lo sguardo in attesa.

“ I contadini nei villaggi ai piedi del monte hanno dovuto evacuare la zona dopo aver misteriosamente perso il loro bestiame durante la notte. Si crede una maledizione, si sospettano dei banditi, ma in molti dichiarano di poter sentire i versi di mucche e pecore provenienti dalle caverne che conducono all’interno di Monte Caribo.” Interrottosi, l’anziano sollevò lo sguardo, ed i suoi occhi duri sembravano diversi da quelli di poco prima.

“ Già dieci uomini e donne non hanno più fatto ritorno dopo aver tentato di accedere in quelle grotte. Nessuno fa ritorno da Caribo !”

“ Va bene, andrò io.”

“ EH ?!” Esclamò Batta, osservando come Corex stesse già uscendo dalla stanza dopo avergli voltato le spalle in un istante.

“ Ma non ho finito …” mormorò con un fil di voce, ancora sbigottito dalla rapidità dell’altro, il quale continuava a parlargli nonostante già distante.

“ Torno massimo sabato sera: mi fermerò come al solito per un risposino alla pianure di Sachaer.” Senza smettere di blaterare tutti gli impegni personali che avrebbe svolto dopo la missione, il giovane si riavvicinò al portone di corsa.

 

“ E sappi che …”

Borbottò una frase stizzita contro l’anzianità, osservando contrariato come il vecchio master si fosse addormentato di colpo sul suo divano.

“ Ma chi lo capisce.” Sospirò, riponendo il cappuccio di pelo bianco sulla propria testa.

Scese le scale, preparandosi con un brivido a dover assaporare nuovamente il freddo della pioggia.

Salutò al volo chi prima lo aveva riconosciuto, declinando per la seconda volta un bicchiere.

Poco prima che potesse varcare la soglia della gilda, una voce tonante fece vibrare l’aria all’improvviso.

 

“FERMO GIOVANOTTO !”

Qualcuno, tra i più timorosi, cadde dalla sedia, mentre i più sfortunati rischiarono di farsi andare di traverso la birra o il cosciotto di agnello.

Corex si voltò con il volto contratto in un’espressione esasperata, vicino a perdere la pazienza.

Al piano superiore, con le braccia poggiate al corrimano, proprio Batta lo guardava, ancora ansimando per il potente urlo emesso.

Sembrava essersi ricordato cosa volesse dirgli prima di cadere tra le braccia di Morfeo.

“ La tribù Ferkin, che risiede attualmente in quella zona, ci ha offerto il loro aiuto. Non pensare nemmeno di rifiutare adesso, sconsiderato che non sei altro !”

Ma il ragazzo non stava più sentendo le parole severe del master, ormai aveva già sollevato la testa in alto, e poggiandosi alla parete senza forze, mormorò a fior di labbra.

“ Oddio! Ti prego, no …”

 

 

|||

 

Sull’estremità orientale delle Pianure di Sachaer, dove le valli verdi cedevano posto alla terra brulla ed argillosa della Rondchaster Valley, si ergeva il Monte Caribo, un tozzo vulcano inattivo non più grande di una vera montagna.

L’aria alle sue appendici era calda, ed il bosco che lo circondava era permeato di fiumi sulfurei, causando spesso l’avvelenamento di piante ed animali. Nonostante queste avversità, la tribù Ferkin viveva da sempre in quel territorio senza mai aver avuto problemi.

Ovviamente, fino a quel giorno.

 

Alcuni anziani rappresentanti, vestiti con lunghi abiti richiamanti il colore del fuoco o della terra scura, stavano discutendo con il giovane mago dell’anima sul da farsi. O almeno, loro parlavano, mentre lui si limitava ad annuire distrattamente, rivolgendo sguardi scrupolosi al Monte.

Una voce rauca ma gentile richiamò la sua attenzione, appartenente ad una vecchia donna avvicinatasi a lui.

“ Gentile mago, ti pregherei di portare con te questa ragazza: l’abbiamo ospitata da poco tra di noi, ma ti aiuterà di sicuro. Ha una vasta conoscenza sulla magia e …”

Con un respiro di secchezza l’argenteo voltò le spalle all’anziana, senza nemmeno voler sentire la fine del suo discorso.

Dopo qualche secondo, sotto lo sguardo confuso dei capi tribù, scomparve nella fitta boscaglia scura.

L’ombra di Caribo si stagliava minacciosa all’orizzonte.

 

La luce del sole filtrava tra le foglie quasi creando immagini sul terreno calpestato da Corex, nel mentre il silenzio si intervallava ai suoni della natura.

“ So che mi stai seguendo, è inutile cercare di non farti sentire !” Gridò improvvisamente, dopo circa trenta minuti di marcia.

La sua voce raggiunse la vastità di quel bosco, raggiungendo le tane di qualche animale selvatico, ed un ruscello che scorreva lentamente in lontananza.

“ Te lo dirò chiaramente, sono qui perché ho bisogno di soldi. Voglio solo fare il mio lavoro di mago, non di balia per qualcun altro.”

Nuovamente nessuna risposta lo raggiunse.

“ Non ho bisogno di aiuto, ed allo stesso modo non te ne darò. Ognuno per sé, intesi ?”

“ Sì.” Una voce chiara e pura, quasi da bambina, lo sorprese prima che potesse continuare il suo discorso.

- Bene così. – Confermò il mago con serenità, e da allora il tragitto proseguì senza altre conversazioni.

 

Alle vere e proprie pendici del Monte Caribo, dove la sua roccia antica e rossastra si incontrava con la terra molle, era possibile notare delle lunghe e profonde strisce nel fango.

- Qualcosa di più pesante di un essere umano deve essere stato trascinato …- Corex, inginocchiatosi al suolo, percorse con le sue dita alcune sporgenze all’interno di quella traccia.

- Zoccoli animali.- Poco dopo constatò anche la presenza di diverse impronte umane, e tutte seguivano uno stesso percorso.

Continuando con quella pista davanti a sé, raso alla parete rocciosa, iniziarono ad intensificarsi il numero di impronte nella terra.

- Se fossero dei banditi  si preoccuperebbero di nascondere il proprio covo, perché per quanto forti basterebbe un plotone di soldati per scacciarli. Una gilda oscura non potrebbe essere, altrimenti perché rubare il bestiame ?-

Riflettendo per cercare di smascherare quel mistero, una cavità scavata nella roccia si parò davanti a sé.

- Deve essere opera di una creatura che ragiona come un predatore, con l’istinto di sopravvivenza degno di un animale.-

 

A quel punto, forse per mera curiosità, oppure per una necessità nel guardarsi le spalle, il mago dell’anima si voltò verso la sua “inseguitrice”.

Era a tutti gli effetti una ragazza, la quale con i suoi profondi occhi color smeraldo lo fissava intensamente.

Non esprimeva nessuna emozione, soltanto distanza, per rispettare l’accordo fatto poco prima con l’albino.

Rispetto a Corex non sfoggiava un’altezza impressionante, un metro e sessanta al fronte dei centoottanta centimetri dell’altro. Di corporatura esile, richiamava anche nei lineamenti delicati e morbidi del viso una bambina, con i capelli castani raccolti in due codini arruffati ai lati della testa.

Con le dita si tormentava l’orlo della sua maglia leggera verde, senza spalle, poco sopra gli short che coprivano le gambe bianche, assieme agli stivali neri.

Il ragazzo notò due polsiere nere, riportanti il simbolo di una croce d’argento, come quella affissa sulla collana che lei indossava.

 

“ Bhe… che hai ?” domandò con imbarazzo lui, cercando di mascherare il disagio di star venendo guardato con della freddezza.

Senza dire una parola, la castana spalancò gli occhi ed arretrò nervosamente di un passo. Dal modo in cui si stava stringendo nelle spalle, guardando ora quasi con timore il mago, si notava quanto anch’ella si fosse vergognata.

Corex non si aspettava una reazione simile, il che gli rese difficile scegliere cosa dire per non sembrare una persona scontrosa e burbera.

- Ma forse lo sono ?- Si domandò, prima di aprire bocca.

“ Non volevo dire… lascia perdere quello che ho detto. Piuttosto, almeno posso sapere il tuo nome ?”

A quel punto fu la ragazza ad imbronciarsi, rispondendo con voce seria e decisa.

“ Ryoko Hoshika. E comunque sei tu qui che fai troppe domande.”

Il mago dell’anima, facendo buon viso a cattivo gioco, chinò la testa e provò ad infilarsi in quel buco dentro la montagna.

 

In breve, lo stretto cunicolo si trasformò in un percorso umido e sporco, segno che fosse da tempo in quelle condizioni. Odore di sangue secco impregnava la roccia, nel mentre procedendo dentro il cuore di Caribo, la temperatura si alzava di molto anche rispetto all’afa del bosco.

La luce proveniente dall’esterno, la stessa dalla quale Corex e Ryoko si stavano allontanando, sembrava essere l’unica guida ed illuminazione. Finalmente, i due non dovettero più rimanere chini per proseguire, scoprendo come il tunnel si stesse allargando dopo cinque minuti di camminata.

 

Così, in breve il cunicolo era emerso in una grotta buia, assieme ai due ragazzi.

La castana rabbrividì, avvertendo una brezza gelida risalirle lungo la schiena. Guardandosi attorno non vedeva nulla, e se non fosse stato per lo spiraglio di luce che illuminava una breccia nell’ombra, avrebbe già perso di vista la schiena dell’argenteo davanti a sé.

- Non può essere il percorso sbagliato.- Pensò, avendo il coraggio di muovere un altro passo.

D’improvviso, qualcosa di molle incontrò la suola del suo stivale, per poco non facendola scivolare.

Rimanendo in silenzio, con i nervi a fior di pelle, ma con il controllo necessario per non compiere gesti affrettati nel momento sbagliato, sollevò leggermente il piede alla luce.

Un frammento bianco sporco cadde al suolo, attaccato alla poltiglia rossa e rosa che ora macchiava la scarpa.

 

Un tocco gelido alla base del collo la fece riscuotere dalla nausea di quella visione.

Non erano soli.

 

Ciò che sembrava una parete di pietra assunse sempre più una forma precisa, fino a staccarsi dalla superficie ed iniziare a mutare colore.

Quando una parte di sé assunse l’aspetto di un braccio lungo e ricoperto di scaglie, la creatura lo fece scattare serpentino verso la ragazza.

 

Immediatamente Ryoko si voltò, ma nel momento in cui intravide la creatura, delle unghie acuminate erano ormai vicine al suo collo bianco.

 

Un rumore stridulo, ed una pioggia di scintille che illuminarono l’aria per un istante attirarono l’attenzione di Corex, il quale scattò sull’attenti, quasi trattenendosi dall’urlare preoccupato il nome della sua compagna di viaggio.

Quello che vide, però, gli serrò la bocca dallo stupore.


Una creatura alta e dalle forme umanoidi, seppur con un torace troppo largo e delle braccia troppo ossute, si dissolse sotto il suo sguardo. In un secondo era stato inghiottito dall’ombra, lasciando aleggiare in quella cavità buia solo altro silenzio.

Ryoko Hoshika invece era per terra, caduta all’indietro di sedere, con un braccio proteso in avanti dove prima si trovava la mostruosità. Dalla mano sollevata, e questo fu ciò che più colpì il ragazzo, si era generato un portale di forma circolare, simile ad uno scudo ma troppo sottile per aver consistenza fisica.

Aveva la forma di un cerchio viola, dentro il quale vorticavano come dei flussi di energie intoccabili.

Lui capì che quella era magia, e che aveva respinto l’attacco.

 

“ Sei ferita ?” Le domandò dalla distanza di cinque passi, mentre con lo sguardo cercava di scrutare nel buio segni di sangue sull’altra.

La castana espirò profondamente per distendere i nervi, sentendo il proprio cuore palpitare ancora a frequenza accelerata.

“ No …” Sussurrò con serietà, mettendosi in ginocchio per rialzarsi. Si interruppe quasi immediatamente, scorgendo negli occhi di lui un comando di allarme.

 

“ Buongiorno pecorelle. Vi siete forse perse nella tana del lupo ?” Una risata riempì l’oscurità della caverna, proveniente da una voce malefica e subdola.

“ Il mio nome è Azazel, e da qualche giorno sono diventato il signore del Monte Caribo.” Le ombre sembravano agitarsi in ogni angolo, al suono di quelle parole provenienti da nessuna parte.

I due ragazzi rabbrividirono per l’ultima volta, mentre Ryoko si sollevava da terra con molta lentezza ed attenzione in ciò che la circondasse.


“ Mi avete disturbato poco prima di pranzo, sapete? Certo, in fin dei conti non tutti i mali vengono per nuocere… visto che oggi avevo proprio voglia di umani !” Nuovamente la risata si ripropose, rimbombando come un tuono tra le pareti rocciose.

 

Soul Appease

Un respiro gelido fuoriuscì dalla bocca quasi del tutto serrata di Corex, risalendo fin sopra gli occhi spalancati del giovane, tra quelle iridi color del mare profondo.

Le sue mani, incrociate verso il basso, percorsero due archi verso l’alto, per poi separarsi sopra la propria testa.

Una misteriosa nebbia color argentea sembrò provenire dalla sua pelle e dai suoi vestiti, diffondendosi a livello del terreno come un tappeto incorporeo.

 

Ryoko guardò stupefatta il ragazzo: poteva immaginare che fosse un mago, ma quel tipo di magia non sembrava appartenere ad una scuola di elementi, e per questo motivo doveva anche essere molto peculiare.

L’incantesimo Soul Appease avrebbe permesso all’utilizzatore di individuare qualsiasi cosa avesse sfiorato la coltre di nebbia sul pavimento.

- Anche nell’oscurità io ti troverò.- Il respiro di Corex sembrò annullarsi per la concentrazione necessaria.

 

Non passò molto tempo prima che un impulso raggiungesse il suo cervello, facendogli rendere conto che qualcosa aveva attivato la trappola.

Solo che non era il peso di un passo ad aver calpestato la nebbia.

- È… sotto di me !?- Il ragazzo spalancò gli occhi, giusto in tempo per veder sorgere una figura dal pavimento roccioso sotto i suoi piedi.

Un volto, inizialmente costituito di roccia, assunse una colore cadaverico nel mentre si sollevava dal terreno.


Azazel sorrise con il suo volto umano scarno, leccandosi le labbra inesistenti con una lingua nera e biforcuta, da serpe. Dei fili di ferro decoravano il suo cranio come dei capelli, nel mentre il suo corpo sembrava un ammasso di ossa, cenere e vecchie piume grigie.

 

Il mostro attaccò il ragazzo in un istante, sollevando un braccio munito di lunghe unghie.

L’impatto, seppur Corex avesse provato ad evitare il colpo, avvenne inevitabilmente.

 

“ Bwargh !!” L’argenteo vomitò uno spruzzo di sangue dalla bocca, avvertendo un forte bruciore sul fianco destro, punto trapassato da parte a parte da quei giganteschi aghi.

La forza della creatura era talmente tanto superiore a quella di un umano, che con un solo braccio lo teneva sollevato da terra, minacciando che il peso di Corex causasse la lacerazione della carne trafitta.

Le orbite vuote ma ridenti di Azazel si incrociarono con gli occhi furenti, ed accecati dal dolore del ragazzo.

 

Per un istante il mago cercò di reagire, accumulando una misteriosa energia trasparente attorno alle mani, ma nell’istante in cui un barlume di ragione cancellò dal suo volto la furia cieca, disperse la magia.

Si era trattenuto, ed ora con la sola forza tentava di staccarsi dalle grinfie del mostro.

“ No, non farlo. Odio mangiare il cibo fatto a pezzi.” Sogghignò la creatura, osservandolo sadicamente sanguinare.

Azazel avrebbe volentieri continuato a schernirlo fino a quando la carne non si sarebbe staccata, ma un rumore proveniente da un’altra zona della caverna lo costrinse a mettersi sull’attenti.

Sapeva chi altro avrebbe potuto produrre un suono lì dentro, così, pregustando un'altra vittima, si voltò leccandosi avidamente la bocca da scheletro.

 

Ed esattamente come si aspettava, Ryoko Hoshika stava correndo nella sua direzione.

La ragazza aveva mantenuto lo stesso sangue freddo di prima, fissando il proprio bersaglio con sguardo risoluto e vendicativo. Nella mano destra teneva stretto il portale viola materializzato da lei stessa poco prima, come se fosse stato una valigetta.

Arrivata ad una distanza di almeno cinque metri da Azazel, scagliò quell’incantesimo con tutta la sua forza, il quale roteò in avanti fendendo l’aria con un sibilo.

 

- Pensi di fregarmi ?- Sorrise il mostro, staccando gli artigli dal fianco di Corex, lasciando il ragazzo cadere inerme al suolo per arretrare con uno scatto felino.

Mantenne quel sorriso, sicuro di non poter venir battuto dai primi maghi che passavano di lì, fino a quando il portale non lo raggiunse ad una velocità sorprendente.

Non fece in tempo a spalancare la bocca per la sorpresa, prima che l’incantesimo si fermasse di colpo davanti al suo volto, rimanendo sospeso in aria.

 

 

“ Dimensional Slice ”

Al suono della voce di Ryoko, dal portale venne scagliata in rapida successione una raffica di fendenti magici, i quali si abbatterono in pieno sul corpo di Azazel.

Il mostro venne trafitto e dilaniato dai colpi senza possibilità di reagire, facendo vibrare persino l’aria attorno a sé al ritmo delle lame di energia. Infine, lanciando un urlo di dolore e disperazione, il suo corpo esplose in centinaia di frammenti di roccia, i quali ricaddero al suolo senza più muoversi.

 

Le lame svanirono assieme al portale, così che tutto tornasse come prima, nella calma e nel silenzio.

Il respiro affannato di Ryoko, mentre i ciuffi dei suoi capelli le ricadevano sul volto, era l’unico rumore presente nella grotta.

 

“ Fame …” Un lamento d’improvviso si levò nell’oscurità, e la ragazza trasalì anche nelle ossa.

“ FAME! HO FAME DI CARNE !!”

Il terreno tremò, assieme all’intero Monte, al suono della straziante voce di Azazel.

 

Dal pavimento roccioso emerse il mostro, che con un salto balzò in aria. Un raggio di sole sfiorò il suo volto, illuminandone delle profonde ferite sul cranio dalle quali sgorgava un sangue nero.

La bocca spalancata e gli artigli protratti come un falco che ha puntato la preda, in quel modo la creatura si lanciò in picchiata sulla giovane maga.

“ HO BISOGNO DI PIÙ PER POTER DIVENTARE UMANO !!”

La zampa acuminata si scontrò sul portale prontamente richiamato da Ryoko, sollevando nuovamente una pioggia di scintille. Questa volta però, la ragazza si ritrovò costretta a fronteggiare una forza decisamente più grande di prima, così non appena Azazel strillò, lei venne scaraventata all’indietro con violenza.

 

La sua schiena raschiò contro le rocce, aprendole dei tagli anche su braccia e gambe.  Distesa per terra, mentre dei rivoli di sangue appesantivano il vestito verde, provava troppo dolore anche solo per sollevare il collo.

- Sto forse morendo ?- La propria voce risuonò profonda nella testa, senza per riscuoterla da quel torpore, forse donato dal sangue che le percorreva la pelle lesionata.

Sentiva i passi pesanti del mostro avvicinarsi a sé.

 

Azazel sorrise, troneggiando su quell’umana inerme per terra con la sua nuova forza di volontà, dettata dalla fame e dalla paura di morire.

“ I maghi sono molto succulenti. Donano più potere e sono anche molto nutrienti.” Rise perfidamente, accarezzandosi con le unghie i solchi sul suo corpo ancora a tratti roccioso.

“ Devi sapere che se c’è qualcosa che preferisco più dei maghi e del bestiame… quel qualcosa sono le famiglie di viandanti che passano per le appendici del Monte. Sono davvero buoni, e poi spesso sono così tanti da durare anche per un giorno intero.” Per la terza volta si leccò le labbra, e stavolta anche le grinfie.

 

“ È IL MOMENTO !!”Come un fulmine a ciel sereno, la voce di Corex spiazzò sia Kyoko che Azazel, ormai abituati al silenzio delle ombre nella caverna.

Il ragazzo, nel momento in cui aveva urlato quelle parole, si era lanciato sulle gambe del mostro, placcandolo in una morsa con entrambe le sue braccia.

Nascondendo la testa dopo aver piegato di poco la schiena e le ginocchia, adesso teneva stretto a sé il bacino della creatura, impedendole quindi di muovere un altro passo.

 

La maga dei portali spalancò gli occhi, riprendendosi con un brivido da quell’opprimente sonno. Sollevando la testa a fatica, si stupì nel vedere come il ragazzo stesse cercando di aiutarla nonostante la ferita al fianco continuasse a perdere sangue copiosamente.

- È un pazzo… fino a poco fa non si fidava nemmeno di dirmi il suo nome, ed adesso mi protegge con la sua stessa vita !-

Accusando una fitta di dolore, poggiò un ginocchio per terra, facendo leva sulle braccia per inarcare il corpo in avanti. Respirò profondamente, tossendo così forte da farsi dolore la testa.

- Sarò una pazza anche io, allora.-

 

“ Cosa credi di fare?! SEI SOLO UN PATETICO UMANO !!” Azazel sollevò le sue braccia, per poi sfuriare le proprie unghie sulla schiena del ragazzo, in preda ad un’inarrestabile furia omicida.

A denti stretti l’argenteo soffocava delle grida di dolore sotto i colpi incessanti, persino quando dei rivoli rossi non scivolarono sui suoi capelli fino a macchiargli il volto.

“ Io sono… UN MAGO !!” Quando finalmente liberò i suoi polmoni con un grido di determinazione, nonostante il fiato stesse iniziando a mancargli, persino il mostro esitò davanti a quella determinazione.

Si era bloccato perché aveva provato paura.

 - È d-avvero disposto a sacrificarsi per uccidermi ?!- Per la prima volta in vita sua, temeva la morte, soprattutto ora che si era trovato di fronte ad un avversario incapace di arrendersi.

 

“ Ed io ti aiuterò !” La voce di Ryoko raggiunse il mago dell’anima, liberandogli la mente dal dolore.

A distanza, la ragazza aveva sfoderato un sorriso coraggioso che risplendeva sul suo corpo ferito e dolorante.

 

“ Dimensional… “

Un portale si generò tra le due braccia tese in avanti della maga, la quale con gli occhi serrati stava facendo confluire una potente energia magica all’interno del suo incantesimo. Il flusso energetico era talmente tanto intenso che i ciuffi sui suoi capelli si sciolsero, diventando un tutt’uno con la chioma svolazzante nell’aria.

“ … Radius ”

 

Pronunciata l’ultima parola, dal portale scaturì un raggio di energia magica diretta verso Azazel, il quale si ritrovò investito dal busto in su da quell’ondata di potere magico viola.

L’aria vibrò, assieme alla caverna, e per poco Corex, così pericolosamente vicino all’attacco, non perse l’equilibrio.

Eppure, fu proprio lì che non avrebbe dovuto mollare.

 

“ Sbrigati !!” gli urlò Ryoko, la quale stava quasi per essere sbalzata via dalla potenza del suo incantesimo.

Il portale davanti a lei iniziava a ricoprirsi di crepe, avvertendo di star per infrangersi da un momento all’altro.

 

La Stella d’Argento annuì con un sorriso. Determinato nel concludere quello scontro una volta per tutte, inarcò la schiena all’indietro e lanciò il restante corpo di Azazel nel raggio sopra di sé.

Le gambe vennero polverizzate così come la parte superiore del corpo, impedendo così al mostro di potersi rigenerare dalla pietra.

 

L’antro, non appena il Dimensional Radius scomparve, causa la rottura del suo portale, venne investito da un potente fascio di luce.

 

I due maghi caddero al suolo, feriti ed esausti, coprendosi gli occhi con i palmi delle mani per poter scorgere la fonte di quell’illuminazione.

Individuarono un enorme buco perfettamente circolare nella parete della montagna, il quale aveva portato all’interno della grotta i raggi del sole.

Non ci fu un motivo, se non il semplice essere investiti dal calore del giorno dopo aver combattuto strenuamente nell’oscurità, ma i due ragazzi scoppiarono a ridere rivolgendo uno sguardo al cielo.

Corex si trattenne subito, quasi con vergogna di aver riso, mentre Ryoko continuò fino a quando un colpo di tosse non la interruppe.

 

“ Sei sicura di stare bene ?” Domandò il mago, assumendo un tono freddo, come quello del loro incontro.

“ Penso di essere messa meglio di te. Sei tu quello che ha bisogno di cure urgenti.” Rispose schietta Ryoko, ed il ragazzo sollevò gli occhi al cielo con uno sbuffo.

“ Stai cercando di non farmi pesare il fatto che mi hai aiutata ?” La domanda di lei spezzò però quel suo atteggiamento distaccato, sorprendendolo.

 

“ No.” Sospirò lui, serio.

“ Sto cercando di non far pesare a me stesso l’aver infranto una promessa destinata a te.”

“ Un grazie ti aiuterebbe ?” Sorrise timidamente Ryoko, coprendosi gli occhi per ripararli dal sole.

Corex rise di nuovo, accusando però una fitta al fianco ferito.

“ Chissà.”

 

Passò qualche minuto prima che entrambi riuscissero a rimettersi in piedi.

La Stella d’Argento, a malincuore, usò il proprio mantello ridotto a brandelli come fasciature occasionali.

Ryoko si lamentò scherzosamente: “Bha, non fanno pendant con i miei vestiti !”

Mentre abbassava lo sguardo per puro caso, il ragazzo scorse sul pavimento roccioso un qualcosa che prima non aveva notato.

 

Con sguardo più attento appurò che la luce portata all’interno della grotta aveva rivelato diverse ossa sporche, assieme a cenere e misteriosi oggetti in ferro.

“ Nella tribù Ferkin ho sentito narrare una leggenda, o più che altro una di quelle storie che si raccontano ai bambini.”

La voce piatta e distante di Ryoko lo scosse come un brivido, facendolo voltare verso la ragazza.

Lei, in piedi, aveva tra le mani un foglio ingiallito ed in parte sbriciolato dalla sua vecchiaia. Sembrava macchiato di sangue secco, ormai raggrumato in una chiazza simile a polvere.

“ Tanto tempo fa, quando i nomadi usavano la magia per illuminare il loro cammino e proteggersi dalle bestie con il fuoco, nacque un bambino incapace di usare i suoi poteri come loro. Si dice che questo bambino avesse doti magiche troppo potenti, e per questo fu cacciato dalla sua stessa gente. Così finì per nascondersi dentro il Monte Caribo, senza nessun amico o qualcuno con il quale condividere il freddo delle buie grotte.”

La castana fissò con sguardo colmo di infinita tristezza quel foglio.

Sulla carta erano state scritte innumerevoli formule, appunti e liste, ma nessuna di queste scritte era andata ad intaccare un disegno rappresentato al centro della pagina. Raffigurava un omino disegnato grezzamente, con al suo fianco una creatura umanoide più alta e magra.

- Se solo il mio amico potesse essere umano come me.-

 

Venne attraversata da un brivido, ed immediatamente lasciò cadere il foglio per terra, come se fosse stata attraversata da una scarica elettrica.

Si accorse di star sudando, nonostante poco prima si fosse asciugata il viso, e non riusciva a calmare il battito del suo cuore. Con gli occhi spalancati osservò quel foglio disperdersi in centinaia di piccoli frammenti, trascinati via da una folata di vento.

“ Ho sentito una voce ...” Mormorò a fior di labbra, ancora troppo scossa per realizzarlo. Aveva sentito delle parole prendere forma nella sua testa, ma con una voce di qualcuno che nemmeno conosceva.

E tutto per via di ciò che aveva toccato, della storia di cui aveva parlato, del posto dove si trovava.

- Che possa essere solo una coincidenza ?- Rifletté, sentendo il suo battito cardiaco stabilizzarsi.

Osservò che Corex si era voltato verso di lei, e la stava guardando interdetto, come se fosse timoroso di una sua reazione.

 

“ Forse faremo meglio ad uscire di qui.” L’albino non sembrava essere spaventato, ma nemmeno consapevole di cosa le fosse successo, tuttavia tutto ciò che fece fu abbassare lo sguardo ed incamminarsi verso l’uscita della caverna.

Ryoko non ebbe da ribattere.

“ Questo posto è così colmo di tristezza …”

 

|||

 

Sud-Est di Alaustria, Mare Nuovo.

Il Mare Nuovo dimostra anche con il suo nome le diversità rispetto al Mare Antico. Il Regno di Alaustria è una penisola all’estremo sud del continente di Tellius e poggia su due mari: quello Antico, privo di isole e condiviso con l’Impero Nakhan, bagnando le sue coste occidentali, e quello Nuovo, le cui isole sono per lo più disabitate a causa della tensione con la vicina Repubblica di Berzelius.

 

Un umorista alaustriano una volta descrisse il Nakhan come un ragazzino incapace di tenere la bocca chiusa e le mani ferme, sempre pronto a provocare il prossimo per accrescere la sua autostima. Alla Repubblica indipendente ed antichissima invece, toccò l’appellativo di anziano che borbotta in continuazione all’interno della propria casa, e che proibisce persino l’accesso al postino nel proprio cortile.

 

Ma le nostre attenzioni questa volta si spostano su di un’isola in particolare del già sopracitato pericoloso Mare Nuovo.

Un luogo dal clima tropicale, circondato però da scogli aguzzi che si estendono in una sottospecie di piattaforma vasta un chilometro dal suo centro, ovvero l’isola stessa.

La vegetazione rigogliosa nasconde una lussuosa villa bianca e dal tetto rosa, sul quale però un elemento è in forte contrasto con l’armonia dell’abitazione: una lettera K costruita con del legno ormai marcio e tinto di rosso, inchiodato rozzamente sui mattoni, quasi come un’offesa.

La costruzione era ornata da colonne al suo interno e balconate interamente in marmo, così come il pavimento che scintillava per quanto fosse lucido. In un cortile di erba tagliata davanti all’ingresso, c’era una poltrona bianca posta davanti ad un tavolino di vetro.

 

Lì sopra era stata adagiata un’apparecchiatura insolita, rara nella maggior parte di Tellius, fatta eccezione per il regno magico di Alaustria.

L’oggetto si poteva definire come una grossa sfera di cristallo blu scuro, tenuta ferma su di un treppiedi.

Un pastore tedesco dormiva ai piedi della poltrona, con il muso tra le zampe ed il dorso peloso che veniva lentamente accarezzato da una mano.

La mano in questione, era coperta in parte da una manica di sottile tessuto rosso scarlatto, la quale però lasciava scoperte le dita, bendate del tutto.

 

Dall’interno della villa uscì un umano in divisa, con un fucile sulle spalle ed una coppia di sciabole alla cintura. Il suo abbigliamento era costituito da una grossa giacca cremisi, munita di una decorazione dorata sulle spalle ed al posto dei bottoni delle K, assieme a dei pantaloni neri e degli anfibi.

L’uomo, com’era possibile vedere dal volto, non appena fu uscito dall’abitazione scattò sull’attenti, immobilizzandosi sul posto. Si portò una mano alla tempia e, a petto in fuori, si irrigidì.

“ Comandante! Chiedo il permesso di riferire aggiornamenti sulle attività della Squadra Informativa !”

 

Al suono della voce rispettosa, la figura seduta sulla sedia sollevò la mano dal cane, per poi strofinarsela sulla gamba. Afferrò una piccola bustina, e dopo averla aperta versò il suo contenuto, una polvere bianca, in un bicchiere già colmo d’acqua sul tavolo.

A contatto con il liquido la sostanza sprigionò una zampillo di bollicine, le quali riempirono l’aria con un rumore cristallino. L’individuo seduto infine si portò il bicchiere di vetro alla bocca, bevendo e contemporaneamente dando un segnale con la mano libera, con bendaggi uguali al’altra.

 

Così l’uomo proseguì:

“ Comandante! La Gilda Owls of Moon, situata nelle campagne di Baskerveille, si è rifiutata di effettuare il pagamento e, per le leggi reali stipulate, è considerato come un affronto all’Organizzazione.”

Una voce cavernosa, a tratti distorta, lo interruppe prima che potesse proseguire, facendogli raddrizzare la schiena ancor di più.

“ Conosci le regole, fosse stato per me avreste già potuto inviare uno Smantellatore. Se si oppongono peggio per loro, l’importante è che tutti, cadaveri compresi, abbiano il marchio della gilda rimosso a lavoro compiuto.”

Quella persona misteriosa, ultimando la sua bevanda, adagiò il bicchiere sul tavolino.

“ Continua …”

“ L’Impero Nakhan ha accettato le sue trattative.” Asserì l’altro, per venir rapidamente liquidato con un ennesimo gesto di mano, ed un lugubre sorriso su quel volto coperto dall’ombra della villa.

 

“ Sta per iniziare il comunicato, Jolly. Non vuoi assistere ?” Con tono giocoso, la figura sporse la testa all’indietro, osservando una figura con la schiena appoggiata ad una palma.

Aveva l’età di un ragazzo, alto e dal fisico snello. La carnagione era rosea, ed i corti capelli biondi ricadevano sul volto disordinatamente.

Un tratto caratteristico era la presenza di ben due larghe cicatrici su entrambi gli occhi, deturpando così un giovane viso. La loro forma ricordava un fulmine ed una stella a cinque punte.

Vestiva una mantella da pioggia di colore blu, stranamente inadatta alla temperatura dell’isola, sopra dei pantaloni neri ricoperti da piastrelle luminose, le quali formavano tante saette illuminate di blu elettrico.

 Ai piedi calzava dei semplici sandali, mentre un piercing adornava il disotto del labbro inferiore.

 

Il ragazzo sconosciuto non pronunciò parola, e nemmeno l’espressione indecifrabile sul suo volto mutò, però ugualmente seguì gli ordini dell’individuo. Con atteggiamento annoiato incrociò gli avambracci sullo schienale della poltrona, appena al fianco della figura nell’ombra, per sporgersi in avanti verso la sfera di cristallo.

 

Sulla Lachrima, così chiamato il dispositivo magico dalla compravendita legale solo ad Alaustria, iniziarono a prendere forma delle immagini in movimento. Dapprima solo linee sfocate, per infine comporre la sagoma di numerosi individui.

La scena inquadrava un grosso letto a baldacchino dalle coperte rosse, ove un uomo anziano, anch’esso in penombra a causa della poca luce nella stanza, era sdraiato. Accanto a lui, in piedi ai lati del letto, c’erano altre due figure.

 

La prima era  una ragazza, la quale mostrava un’età in contrasto rilevante con l’anziano sdraiato.

I capelli biondi lunghi erano raccolti all’altezza della schiena in due code, e ciuffi di un misterioso color cobalto risaltavano tra la chioma. Non era molto alta, con un fisico esile, a clessidra, seppur il seno non fosse esageratamente prosperoso. Di carnagione bianca, un viso ovale sul quale troneggiavano due occhi celesti, seppur deturpato da una cicatrice a forma di X sulla guancia sinistra.

Vestiva un pettorale d’acciaio con sopra inciso uno stemma rappresentante un paio di ali attorno ad un occhio, simbolo del Regno di Alaustria. Al di sotto dell’armatura indossava un abito bianco di seta, con le maniche lunghe e ricamate, assieme ad un paio di stretti pantaloni in pelle e stivali.

 

Dall’altro lato del letto, un anziano uomo si poggiava ad un bastone, a causa delle sua gobba che gravava sul corpo. Nonostante l’età avanzata, la barba ispida era pressoché brizzolata, così come i capelli ricci e lunghi che gli ricadevano davanti agli occhi stanchi e severi. Vestiva una lunga toga blu, di un regalità tale da farla ricondurre ad un abito cerimoniale, decorato con lo stemma del Regno e numeri dallo zero al sette.

 

Nell’isola, l’uomo in penombra analizzò rapidamente le due figure in piedi, senza però mostrare un cambiamento di umore nel suo sguardo sereno.

- Alice Kurenai, dei servizi segreti Crimson Lady e Iustitio Virtus, Presidente dei Sette Maghi Sacri… è tutto troppo sbagliato, qui! Di norma i servizi segreti ed il Consiglio dei Maghi non possono prendere parte a queste riunioni: sono stato io in persona ad istituire questa legge.-

Il ragazzo chiamato Jolly sembrò altrettanto confuso, e sporgendosi ancor di più in avanti mostrò una smorfia contrariata.

“ Cosa ci fanno i cani del Regno? Il vecchio sa di averceli affianco, oppure si è già rinco-“

Il biondo venne immediatamente fermato da una truce occhiata dell’uomo in ombra.

 

L’anziano disteso sul letto emise un flebile respiro, il quale si tramutò in parole lente e biascicanti.

“ Primo Ministro.” Disse soltanto, rimanendo in attesa davanti al sorriso sornione dell’altro, dal capo opposto della Lachrima.

“ Sua Maestà! Attendevo questa riunione per assicurarmi della sua salute.” Rispose con tono disponibile l’uomo in ombra.

Il Re del Regno di Alaustria, Utopia Born, sogghignò emettendo una risata sottotono.

“ Non deve interessare a nessuno quanto mi resterà da vivere, l’importante è che la mia mente sia sempre lucida !” Si indicò la testa, ed il ragazzo biondo borbottò, sentendosi accusato per quanto aveva detto prima.

 

 

|||

Pianura di Sachaer, qualche ora dopo.

 

“ La tribù Ferkin non si è opposta alla mia decisione… in questi giorni ho pensato che alcuni di loro avessero visto l’arrivo di un estraneo come un segno di sventura.”

 

Nell’infinita Pianura di Sachaer era ormai calata la notte, ed a perdita d’occhio il cielo nero si fondeva con l’erba scura, illuminata appena dalla luce della pallida luna. Il frinire delle cicale, trasportato dal vento, si sollevava fino alle lontanissime stelle che, come occhi, osservavano la distesa oscura dalla volta celeste.

O forse osservavano proprio un falò, acceso tra le rovine di quattro mura in pietra, probabilmente appartenute ad una casa diroccata di moltissimi anni prima.

Quella precaria difesa dal vento proteggeva in realtà due figure: un ragazzo, sdraiato su di un fianco, ed una ragazza con la schiena appoggiata alla parete.

 

Corex Claymore ascoltò le parole della castana per poi emettere un sospiro, senza un reale significato.

“ Ognuno sceglie di vivere con le proprie tradizioni.”

Detto ciò, si girò per posizionarsi a pancia in su, con il viso rivolto al cielo notturno. Ryoko lo guardava con sguardo serio, segretamente incuriosita da quell’atteggiamento che a volte le impediva di comprendere i suoi veri pensieri. Sembrava solo sospeso tra la fantasia e la realtà, come una fiaba a cui si sceglie di non credere superati una certa età.

 

Avevano lasciato il Monte Caribo da prima che il sole tramontasse, ed ormai il profilo del vulcano era solo un’ombra lontana. Si trovavano nel sud delle pianure, terra di banditi, spesso dimenticata dalla nobiltà della vicina capitale Baskerveille.

 

“ E tu… pensavo avessi scelto di non fare la balia per qualcun’alto.” Ponendola come una domanda retorica, la ragazza riuscì a far arricciare il naso all’albino, il quale parve non gradire quell’ironia.

“ Ricordavo di averti già chiesto scusa.”

“ Riguarda la tua magia, vero?”

 

La domanda restò in balia del vento, volteggiando tra quelle quattro mura.

Senza rispondere, la Stella d’Argento rivolse i suoi occhi azzurri verso Ryoko, aspettando in silenzio, invitandola a proseguire.

“ Sei un mago forte e temuto, e per quanto riguarda il coraggio dimostrato non dubiterei mai di questa tua fama… eppure non ti ho mai visto utilizzare un incantesimo offensivo. È questo il motivo per cui combatti da solo? Rischieresti di coinvolgere degli alleati con la tua magia ?”

 

Numerosi maghi si erano offerti, a partire dalla nascita della fama della Stella d’Argento, di fare coppia con quel mago tanto brillante e forte, eppure nessuno mai aveva ricevuto un consenso da parte dello stesso. Nella Gilda Silver Knights a stento parlavano con lui, sicuri ormai che qualsiasi tentativo di dialogo o di approcciarsi alla sua persona, sarebbe stato vano.

Erano tutti stati respinti, e le voci che il mago fosse solo un volgare sbruffone circolavano nella città di Bornim.

 

“ Corex !” La ragazza chiamò il nome dell’albino, attirando su di se uno sguardo che a tratti pareva triste.

“ Hai rischiato la vita per non danneggiarmi con la tua magia, non è vero ?”

Il ragazzo respirò profondamente, rimanendo in silenzio.

 

Ryoko Hoshika si abbracciò le ginocchia, stringendole al petto. Non riusciva ancora a crederci, ed uno strano calore si agitava nel suo petto, rendendola incapace di pronunciare quella parola, quel GRAZIE.

“ Ti chiederai anche perché ti ho chiesto di venire con me ?”

Le parole di lui la interruppero di colpo dai pensieri, facendola quasi arrossire per il momento in cui era stata colta di sorpresa.

“ Perché tanto non avevo un altro posto dove restare?” Balbettò ridacchiando la ragazza, cercando di far svanire la sua insicurezza.

 

“ Avrei bisogno del tuo aiuto.”

Ryoko spalancò gli occhi, guardando incredula lo sguardo serio con il quale l’albino la fissava.

Inconsapevolmente iniziò a tremare per l’emozione.

Sentiva quel calore nel petto montarle con violenza, brutale e tremendo, un’onda di timore e…

“ Perché proprio io ?” Sussurrò con un’impercettibile emissione di voce, stringendo la testa tra e proprie ginocchia.

 

“ Sai molto sulla magia, ed io sono una frana in queste cose.” Iniziò col dire Corex, non accorgendosi della situazione emotiva della castana, seppur lei fosse a pochissimi metri da lui.

“ Ti andrebbe di venire con me a Bornim, nella gilda dove lavoro, e cercare indizi sulle Magie Leggendarie ?”

Il volto del mago sembrò illuminarsi ancor di più davanti alla luce del fuoco, anche lui travolto da una scarica di brividi.

 

Eppure la sua emozione, come notò silenziosamente Ryoko, sembrava diversa da quella provata di lei.

Quella del ragazzo era la voce di parla del proprio sogno da inseguire.    

“ Vuoi dire …” tossendo per schiarirsi la voce, la castana si riprese dai tremori. Assumendo un portamento più serio e composto, fece mente locale per pensare a quanto aveva appena detto l’altro.

“ Quelle misteriose e potentissime magie che una volta ogni cento anni si manifestano nel Continente di Tellius, attraverso fenomeni paranormali, oppure impadronendosi di un essere vivente ?”

 

“ Sì !” Esclamò Corex, con un tono ed uno sguardo tanto euforici da non sembrare suoi. Si mise subito a sedere, incrociando le gambe e sporgendosi verso la ragazza. Ryoko arrossì ancor di più, ritraendosi.

“ Sono tutti eventi registrati  a partire dalle prime colonizzazioni del Continente di Tellius. Il primo mai documentato fu un uragano nella Repubblica di Berzelius che tramutò il fiume Syx in una catena montuosa di sale e zucchero. Oppure un terremoto nell’Impero Nakhan, ottocento anni fa, che fece spuntare dalla terra colonne d’acqua rossa per un anno intero.”

“ L’ultimo avvento delle Magie Leggendarie è stato trent’anni fa, ma siccome non sono stati molti i fenomeni magici, si pensa che sia avvenuto un bilanciamento con le trasmissioni delle Magie Leggendarie. Anche se, ad oggi, non si hanno ancora delle prove per affermare la veridicità di questa teoria.” La maga dei portali si attorcigliò uno dei suoi codini tra le dita.

“ Ma proprio non capisco che genere di ricerche tu voglia fare.” Disse allora, notando come l’altro fosse tornato serio.

 

Corex abbassò lo sguardo, sollevando appena la sua mano davanti a sé.

“ Chi ogni cento anni riceve una Magia Leggendaria è capace di riprodurre il gene di quel potere nei propri figli, il quale però non si manifesterà mai come nella forma originaria. Ciò che voglio dire, è che le Magie Leggendarie generano dei surrogati, più deboli ma comunque rari, nella discendenza del possessore.”

“ Lo so. Non per niente queste evoluzioni della magia sono dette Magie Uniche.” Annuì Ryoko, sempre più incuriosita da dove volesse andare a parare l’altro con quel discorso.

“ Mio padre da giovane venne posseduto da una Magia Leggendaria, e per questo io sono nato con una Magia Unica.”

La semplicità con la quale l’albino pronunciò quella frase fu abbastanza da far quasi cadere da seduta la castana.

“ E-eeeh ?” Esclamò stupita la maga,  domandandosi se l’altro stesse scherzando.

- Questo spiega la sua fama! Eppure stento a crederci, data la rarità di un possessore di Magia Leggendaria, ovvero circa di uno su cinquanta milioni.- Fu tentata dal chiedere ancora se quello fosse uno scherzo, ma a giudicare dall’espressione naturale dell’altro, si limitò a deglutire un groppo alla gola.

 

“ Voglio che tu mi aiuti a scoprire come posso controllare la mia magia! Sono sicuro che alla libreria dei Silver Knights riusciremo a trovare un indizio.”

Proseguì la Stella d’Argento, stringendo la mano a pugno e sollevando uno sguardo determinato verso Ryoko.

La ragazza, ancora stupida dalla precedente rivelazione, rimase immobile a fissarlo.

Passarono degli interminabili secondi, ma prima che un altro ululato vibrasse nella pianura, un sorriso nervoso si dipinse sul suo volto.

“ Non ho proprio niente da fare e, fattelo dire, mi da fastidio avere un debito con qualcuno che mi ha salvato la vita.”

 

Corex volle ribattere, rassicurandola ed anzi, ringraziandola ancora per aver salvato la sua di vita, ma comprese che non servivano altre parole.

Insieme risero, guardati solo dalle stelle e dalla luna che sorvolava una terra che a stento conoscevano.

 

 

 

[Ending: (4) Spandau Ballet - Gold - Lyrics - YouTube ]

  

Nome: Corex Claymore;

Età: 19 anni;

Incantesimo: Magia Unica- Soul Magic;

Ama: La tranquillità;

Odia: Essere ignorato;

Note: Mago indipendente che ogni tanto svolge incarichi per la gilda Silver Knights, nella città di Bornim.

La sua Magia Unica spesso gli si ritorce contro, impedendogli di combattere assieme ad un alleato.

Soul Magic permette di trasformare la forza delle anime di chi Corex non vuole attaccare, in potente energia per sferrare colpi contro i suoi avversari. Il lato negativo è che quando Corex prende in prestito l’energia da qualcuno, gli sottrae per un minuto una sua capacità (parlare, vedere, reggersi in piedi etc.) e di conseguenza non può attaccarlo (essendo che la sua anima si trova nell’energia stessa, e quindi finirebbe solo per ritornare nel suo corpo senza causargli danno). Se non c’è nessuno a cui prendere in prestito l’anima, l’incantesimo sottrarrà energia dalla sua stessa, ovviamente con le dovute conseguenze.

 

 

 

 

Angolo Autore:

Welcome back! In questo capitolo appare l’OC di Giuly_san, Ryoko Hoshika, a tutti gli effetti il primo OC che io abbia mai ricevuto in assoluto. Sono molto affezionato a questo personaggio, in futuro il suo potere diverrà sempre più versatile, anche se con il suo carattere farà difficoltà a spiccare tra più persone. Nella storia originale le diedi un ruolo da tsundere, alias quella che ce l’ha sempre con i maschi e mena le mani alla prima occasione… e non mi dispiace tanto, se proprio lo devo dire.

Tre anni chiesi ai miei recensori di inviarmi dei disegni o anche degli avatar per aiutarmi a capire l’estetica dei loro OC, per successivamente mostrarli nei capitoli. Giuly_san mi mandò questo disegno, con la consapevolezza che prima o poi l’avrei mostrato, anche se nell’originale Stella d’Argento non l’ho mai fatto.

Scusami Giuly, spero che mostrandolo dopo questo tempo potrai perdonarmi!

  

Alla prossima!

   
 
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