Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: Master Chopper    07/07/2017    1 recensioni
[Versione corretta e completa di Stella d'Argento: www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2725875
Questa storia non presenta i personaggi originali dell'opera Fairy Tail, ma solo OC]
Nel continente di Tellius, il Regno di Alaustria è l'unico a possedere delle gilde dove i maghi possono prestare servizio i nome del bene e della pace. Un mago però, sembra non appartenere a nessuna gilda, in cerca di un ambizione che nemmeno lui conosce.
Il destino gli riserverà incontri importanti, vittorie, conquiste, sconfitte, perdite... ma al termine della fiaba, comincerà la leggenda?
Genere: Avventura, Demenziale, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Stella d'Argento:La Stella non si eclissa [REMASTERED] 

Capitolo Zero: Prologo.


Quando la nuvola solitaria percorre il suo cammino, non può rendersi conto di cosa copre. Semplicemente deve continuare a fluttuare, contro la propria volontà e le proprie forze, venendo spostata dal vento fino a quando lascia spazio alla luce del sole.

Ed allora un glorioso fascio di luce per primo squarcia l’ombra, venendo seguito dall’energia di quella luminosa potenza. È un cuore che batte nel cielo, che dona vita dopo la morte nell’ombra.

E allora il paesaggio in quella pianura, talmente vasta quanto deserta, diventa un quadro.

Ma più che un mero quadro, pare un tesoro.

 

Una prateria di smeraldo che si staglia oltre l’orizzonte del cielo all’imbrunire, colori dorati sugli alberi che, proprio come dei veri tesori, sono rari e splendenti in quell’ambiente.

E fiori di topazio, ametista, zaffiro e tane di opale scavate sotto i massi dove, animali dal pelo di rubino preparavano i loro occhi alla visione delle stelle.

Fili d’argento.

Solo fili d’argento sembravano volare nell’aria, a metà tra il librarsi verso l’infinito e rimanere per sempre vicini a quella terra.

 

Fu in quel momento, quando il vento che aveva spostato la nuvola iniziava a soffiare più forte, che un sogno si concluse.

Ma non era di certo il sogno di quella terra meravigliosa, bensì quello di un ragazzo.

 

Non pareva però, quel giovane, il protagonista di una fiaba adatta a quel mondo, neanche un eroe o un salvatore.

Era, da come si comportò al suo risveglio, semplicemente fuori luogo.

Si trovava scomodo in quel luogo a riposare, ora che il vento si era sollevato e la temperatura iniziava a diminuire, restava impassibile di fronte a quella visione.

La figura dai capelli d’argento rivolse però, prima di raccogliere un grosso mantello bianco di seta munito di pelliccia sul collo, un ultimo sguardo verso la pianura al di sotto dell’albero sotto il quale aveva riposato.

 

Nulla di ciò che vedeva in realtà lo lasciava senza nulla nel cuore. Semplicemente aveva visto quel paesaggio innumerevoli volte nella sua vita, e anche se ormai apparentemente sembrava immune a quel fascino, non aveva mai smesso di passare le ultime ore di sole lì.

 

 

Mentre la sua ombra iniziava a stagliarsi sull’erba, approcciò con lo sguardo il sentiero di ciottoli percorso, come quasi ogni giorno, all’incirca due ore prima.

Nella sua mente, aveva memoria della sua destinazione, così come della sua attuale posizione in quell’immenso deserto di verde.

 

Sapeva con certezza che da Bornim, così il nome della città a cui pensava ora, distava poco meno di dieci chilometri, e che quel sentiero percorso fino a tardi da carovane e contadini, lo avrebbe condotto a destinazione entro trenta minuti.

Conosceva ormai da un paio di anni la dimensione della Pianura di Sachaer, e per quanto grande potesse apparire ad uno straniero proveniente da fuori Alaustria, mai nessuno avrebbe sospettato potesse occupare un terzo dell’intero Regno.

 

Guardando verso la lontana ed invisibile cittadina di Bornim, quel ragazzo avrebbe saputo affermare con decisione che alle sue spalle, dove ormai la pianura terminava e lasciava posto alla brughiera di colli nebbiosi, si trovava la città di Marleybone, e verso la sua sinistra invece la capitale di Alaustria: l’immensa città di Baskerveille.

 

Le prime luci si palesarono quando il sole ormai era poco più che una macchia di colori purpurei nel cielo. Non appartenevano a palazzi di città, bensì alle fattorie nei campi poco fuori la città.

 

Una pecorella belò alla vista di una fine pioggia che precipitava dal cielo, nel mentre un fattore la riportava nella stalla assieme ai suoi genitori. Sebbene la distanza da Bornim ci fosse, pareva quasi di vedere l’ombra delle sue mura, o i focolari davanti alle sue porte.

 

Quel ragazzo intanto, rivolgendo vaghi sguardi  alle chiazze di terra sul sentiero, ripose con un borbottio soffocato dal rumore della pioggia, un libro all’interno di una borsa che portava a tracolla.

Era stato interrotto durante uno dei suoi passatempi preferiti, ossia leggere mentre ritornava in città. Si sentiva quasi colpevole di accusare tanto la pioggia appena comparsa, perché del resto gli piaceva osservarla quasi quanto leggere.

Mentre con due dita si lasciava scivolare il cappuccio del mantello sul capo già bagnato, si arrese all’idea di dover camminare fradicio, una volta tanto.

 

Aveva appena terminato quel difficile, quanto infantile, capriccio personale, quando un rumore ben diverso dai belati delle pecore o dai bizzarri coccodè delle galline, lo sorprese nella calma di quel cammino.

Era un lungo, e terrorizzato grido di agonia, che ben presto si trasformò in numerose urla interrotti da respiri profondi. Un pianto.

 

Una donna, anzi, una ragazza.

Io non sono l’eroe che loro vogliono.

Dalla stalla proveniva il bagliore di una torcia, proiettando ombre inquietanti sulle pareti di legno.

Io non sono colui che chiamano.

I cavalli nitrivano, e sebbene l’ora tarda, il proprietario di quella fattoria non aveva ancora riportato alle loro mangiatoie gli animali.

Chi risponde alle richieste di aiuto non è un salvatore.

 

Cinque enormi uomini, coperti da pellicce e lacere vesti di pelle, circondavano una fanciulla in lacrime, tenuta per i capelli mentre strillava verso il proprio padre, incastrato per un braccio all’interno di una ruota di carro malformata.

Il polso dell’anziano uomo era sanguinante, la sua mano non stava per niente bene. Il legno lo immobilizzava, perché la ruota, troppo pesante, gli impediva di raggiungere con la sua altra mano tesa, la propria figlia.

Anche lui piangeva, urlava, malediceva, imprecava, supplicava.

 

Padre e figlia erano però come degli animaletti per i cinque banditi che li osservavano ridendo, mentre quelle due voci rotte dal pianto parevano per le loro orecchie proprio dei buffi versi.

 

Con la diminuzione dei controlli da parte delle guardie nelle zone fuori città, causata anche dal poco interesse che il Re riponeva nel finanziare campi di addestramento per gendarmi, fenomeni di brigantaggio, o anche di nobili che compravano per cifre inique le case di povera gente, erano sempre più diffusi.

La zona centrale di Alaustria era quella più a rischio sotto questo preoccupante fattore, ed infatti si sconsiglia di intraprendere un viaggio lungo la pianura di Sachaer senza una scorta di guardie.

 

Solitamente, nella sub-cultura dei briganti di pianura, che si distinguevano per essere i meno pericolosi e violenti del Regno, ci si limitava a privare di bestiame i contadini, per poi rivenderli a Baskerveille o lungo la costa.

I capi banda adornavano il loro corpo con decorazioni singolari, non vistose, come a voler rimarcare la realtà che questi uomini fossero briganti proprio per mancanza di denaro, e questo era il caso anche del “capitano” di quel gruppo.

 

L’uomo, ricoperto da punti di sutura su tutto il robusto collo scoperto, indossava un elmo da soldato sul capo, forse come per simboleggiare che ne avesse ucciso uno.

Le attenzioni dei suoi sottoposti, in quel momento viaggiavano dalla sua autorità al corpo indifeso e sofferente della giovane, sicuramente invitante per i loro rozzi desideri di pura lussuria e avarizia.

 

“ Cosa ne facciamo? Vendiamo anche lei insieme alle bestie ?” un brigante si accovacciò davanti al viso della fanciulla, che inorridita non riuscì più a gridare ancora davanti alla visione di quell’uomo che faceva colare la sua bava come un segugio.

Il capo dei briganti rispose con una risata rauca, per via della sua gola non in buone condizioni, per terminare effettivamente con uno sputo per terra.

“ Venderla?! E che peccato sarebbe !”

 

La risposta che i suoi seguaci aspettavano venne seguita da numerosi versi animaleschi di assenso, facendo danzare nella stalla le ombre proiettate dalla torcia stretta dal capo.

 

“ Vi prego! Tutto ma non mia figlia, prendete me al suo posto !!” la voce del padre, che lottava contro il dolore e la paura nonostante la debolezza del suo fisico anziano e malato, non poteva però giungere a quei cuori chiusi alla compassione e all’amore.

I briganti non potevano conoscere il sacrificio, nessuno di loro si sarebbe mai sacrificato per il loro capo, seppure lo seguissero fedelmente, e per questo una fragorosa risata generale esplose attorno alla fanciulla.

 

“ E secondo te noi sprechiamo questa opportunità per portarci un rottame, piuttosto che un gioiello che vale più di tutte le tue pecore?! Il dolore ti deve aver ammazzato il cervello, non riesci più a dire niente di sensato, vecchio.”

 

Mentre il brigante capo pregustava la dolcezza di un corpo così giovane, stringendo con forza i capelli della ragazza, qualcuno lo chiamò.

Senza neppure girarsi, l’uomo seppe riconoscere la voce di un suo scagnozzo appartenente al secondo gruppo, impegnato fino a quell’istante nel trasportare il bestiame  in un carro.

“ Capo, abbiamo quasi terminato. Ma, gli altri del secondo gruppo sono con te ?”

 

Il bandito non prestò nemmeno caso alla domanda, mentre con lentezza maniacale avvicinava una sua mano al volto della ragazza, che prontamente iniziò a divincolarsi.

“ No.”

 

“ Ma chi è… questo tipo ?”

“ Questo chi ?” chiese con lo stesso tono assente e per nulla interessato il capo, essendo concentrato solo sulla visione di quel corpo.

Con la voce del suo sottoposto, unita alle urla strazianti del fattore e ai gemiti di dolore della ragazza, iniziava solo a spazientirsi.

 

Per questo, quando udì numerosi tonfi e un gran fracasso, come di legno che si infrangeva e lo strisciare sul terreno e sulla pietra, si voltò spazientito urlando a pieni polmoni.

“ MA SI PUO’ SAPERE CHE COSA VUOI ??”

 

Il suo sguardo vagò a vuoto verso l’esterno visibile dalla porta.

Cercò il suo seguace per una frazione di secondo, prima di trovarlo disteso con la faccia nel fango.

 

E in quel preciso istante, il suo cranio, assieme all’elmo di ferro, vennero schiacciati da una potente pressione verso l’alto, così che, spruzzando sangue come una fontana rotta, il capo bandito venne scaraventato via.

 

La ragazza intanto, che incredula non riusciva a capacitarsi di ciò che era successo, trovò come unica e sola spiegazione la figura di un ragazzo ammantato di fronte a lei.

E, riconoscendo quell’individuo, esattamente come i restanti briganti, giustificò l’evento.

 

“ Ma quello è Corex di Silver Knights !!”

Un coro di schiamazzi e urla atterrite, per niente adatte al loro aspetto truce, si sollevarono dalla piccola squadra di predoni. Invece, un bagliore di speranza e riconoscenza balenò negli occhi lucidi del padre e della figlia.

 

Questo era l’effetto che causava l’arrivo di un individuo dal mestiere ormai più praticato in tutta Alaustria, ovvero il Mago affiliato ad una Gilda.

Questa tradizione millenaria, presente esclusivamente nel Regno, era l’unico modo di guadagnare attraverso la Magia, ovvero risolvere problemi nel mondo ed aiutare il prossimo.

 

E così quel mago senza stemma o simbolo della Gilda appena nominata, mosse tre passi all’interno della stalla. Quei tre passi però, durarono un’eternità, come se il tempo stesse venendo pietrificato.

Il cappuccio del ragazzo si sollevò, scivolando via dal suo capo.

 

Quel movimento rivelò i capelli bianchi, simbolo di quel giovane dal fisico slanciato, che suscitava tanto terrore nei malvagi seppur dimostrasse pienamente la sua età da ragazzo.

 

Con il suo ultimo passo Corex, quello il nome dell’albino, superò la giovane, parandosi di fronte ai restanti cinque predoni, ormai con le spalle al muro.

 

Il silenziò si protrasse, fino a quando il ragazzo, flettendo con forza le dita della mano destra, non fece schioccare le proprie nocche.

“ Il vostro peccato è quello di aver infranto una delle leggi che sostengono il mondo.”

Il suo tono di voce era freddo e tagliente come quello di una lama, e sibilava minacciando con ferocia, aggredendo, ma forse anche trasportando una personale sofferenza.

 

“ Parlo del sacrificio.”

 

L’aria gelida, isolata dal tepore delle torce, divenne altrettanto tagliente. Anzi, sembrò letteralmente modellarsi, rendersi consistente, frenetica, nebulosa.

 

E fu allora che, mentre un occhio azzurro del ragazzo scintillava in quella sua rabbia non espressa, una nuova onda d’urto si manifestò. I cinque uomini vennero schiacciati contro la parete come bambole indifese, mentre le loro ossa scricchiolavano assieme al legno, in seguito al fracasso emesso dall’impatto.

 

La vicenda era accaduta in massimo tre secondi, ma anche quando ormai Corex aveva rimosso il braccio del contadino dalla stretta della ruota, i due abitanti di quella fattoria non seppero ancora trovare le parole per esprimersi.

 

Ma quello strano sensazione si protrasse ancora per qualche minuto, così l’albino si voltò verso la loro direzione, non più con gli occhi di una bestia, bensì quelli di un normale ragazzo.

“ Il prezzo della mia magia è quello di privare un altro essere vivente nelle vicinanze di una capacità. Comunque sia, la voce vi ritornerà tra pochi secondi …”

 

Da ormai un paio di anni, tra le pianure di Sachaer, si vociferava che in una gilda non particolarmente conosciuta, avesse iniziato a lavorare un mago. Si conosceva di lui il suo aspetto mite, i suoi capelli color dell’argento, ed il suo nome.

Anche se, assieme a quest’ultimo, lui aveva inizialmente dichiarato di preferire un titolo, un soprannome.

Molti maghi ne hanno, alcuni sono come portafortuna, altri servono per intimidire i nemici, altri ancora spesso li affibbiano le normali persone, magari come segno di riconoscimento ed accettazione.

 

Quel ragazzo, insomma, era conosciuto come Corex, la Stella d’Argento, mago della gilda Silver Knights.

 

E mentre la sua sagoma si dissolveva tra la pioggia ed il vento che aveva iniziato a spirare sulla pianura, davanti a sé si stagliò l’ombra della città di Bornim.

- Non si direbbe, ma finalmente sono arrivato a destinazione.- pensò, continuando a borbottare.

 

|||

 

Nord Ovest delle Pianure di Sachaer, non molto distante dalla Rondchaster Valley.

Sotto l’ombra impressionante del Monte Caribo, un antichissimo vulcano sopito, un’ennesima ombra si muoveva tra le foglie.

Le gocce di pioggia le ricadevano sulla mantella che indossava, bagnandole le gote.

I suoi capelli erano neri, gli occhi violacei. Era una ragazza, una maga per l’esattezza.

 

- Non ho luogo dove andare… o almeno così sarà fino a quando non imparerò a controllare la mia magia.-

 

|||

 

Anche in una certa gilda, a metà tra la città capitale Baskerveille ed il Fiume di Portarea, si trovava una maga.

Stringeva tra le sue mani un ciondolo d’argento appeso al suo collo. Era l’effige di un gufo, e sulla spalla destra portava il marchio della propria gilda d’appartenenza.

Davanti a lei era seduta un’anziana donna, avvolta dai fumi dei numerosi incensi presenti in quella stanza, rendendola quasi una figura eterea, un’illusione di luce.

 

“ Mi stai dicendo che nel mio futuro, ci sarà l’addio a questo posto? La mia unica casa ?” il tono della ragazza non era di rabbia, bensì di rassegnazione, seppur con una forte tristezza.

Nell’oscurità, l’anziana annuì.

 

|||

 

Foresta della provincia di White Dawn, a poca distanza dal confine sud-est delle Pianure di Sachaer.

 

La fame si stava consumando in quella foresta, contorcendo le budella, bruciando la gola, pungendo il cervello.

Qualcosa si muoveva, mossa dalla fame e dalla paura. Le foglie si piegavano al suo passaggio, sugli alberi apparivano dei solchi, causati da lame curve e molto affilate.

La fame, il sangue. E gli artigli della disperazione.

 

Ma quando le voci di una città si stagliarono dall’ombra, il ragazzo si fermò.

“ No, non è questo quello che voglio !” mormorò con voce rauca, rotta dal pianto, o forse dall’ira. Le sue mani fremevano, ma la pelle controllava ciò che si annidava dentro.

 

La caccia non era iniziata, e chissà quante vite vennero risparmiate.

 

|||

 

Città di Marleybone, ad ovest della capitale Baskerveille.

 

Con la luna appena sorta, un artiglio bianco sembrava squarciare il cielo notturno, senza però venir notato in tutta la sua bellezza dagli ignari passanti sulle strade.

Ad un occhio più attento, infatti, quella mezzaluna sarebbe sembrata una vera falce, dalla lama argentea, con addirittura delle macchie rosse cremisi dipinte sopra, come se fosse un quadro.

 

Era l’arte della notte, dell’assassino che compiva il suo lavoro. L’asta dell’arma venne fatta roteare attorno al collo della figura appollaiata come un gargoyle sul tetto di una casa.

Al suono delle campane della chiesa vicina, si sollevò, facendo scivolare all’indietro il cappuccio della giacca che indossava.

Nelle tenebre si illuminarono due piccole luci, una rossa e una azzurra, appartenenti agli occhi del ragazzo che, silenzioso vigilava nelle tenebre.

 

|||

 

Città di Marleybone, un pub nello scantinato di un vecchio condominio.

 

Tra la musica proveniente da un vecchio grammofono, le nubi di fumo e l’odore di numerosi tavoli impregnati di alcool rovesciato, l’atmosfera sembrava mantenere alto l’umore dei clienti, che continuavano a focalizzarsi su quella che sembrava l’attrazione della giornata: il poker.

Si parlava ormai da qualche ora, di un certo ragazzo con la faccia da angelo, ma il talento di un diavolo, che stava riuscendo a far imprecare come dei mocciosi anche i più abili lì dentro.

 

Nessuno ancora era riuscito a sapere il suo nome, se glielo chiedevi, ti rispondeva che te lo avrebbe rivelato solo dopo esser stato sconfitto. E, come già detto, rimaneva ancora un mistero.

 

Il ragazzo i questione aveva dei capelli neri, lunghi fino alle spalle, coprendo però parte della testa con una fedora nera, dalla fascia a tema scacchiera.

Sorrideva beato, ben conscio di attirare a sé tutte le maledizioni dei restanti giocatori, ma quell’espressione vacillo quando al suo tavolo, finalmente si sedette un nuovo sfidante.

Era una ragazza dai capelli castani, con le punte color miele, avvolta in tutta la sua chiara pelle da un cappotto di pelliccia rossa. Numerosi uomini sussultarono vedendola sedersi, ma la ragazza, a sguardo basso e con un’espressione che non lasciava trasparire nulla, si rivolse immediatamente all’altro.

 

“ Fammi provare.” Ordinò, e a quel punto il moro, sciogliendosi in un sorriso smielato.

“ Conosce le regole ?”

“ Non ci provare nemmeno, ho bisogno di soldi e sono qui per vincere… non per ciarlare.” Rispose la castana, freddando il ragazzo, che senza apparire nemmeno troppo deluso, si arrotolò le maniche della camicia all’altezza del gomito. 

“ Ma no, volevo solo conoscere un po’ il mio avversario.” Sorrise, per poi iniziare a servire dal suo mazzo di carte già pronto, sotto lo sguardo vigile della ragazza, che continuava a non guardarlo negli occhi.

 

Una volta concluso però, lei gli disse gelida: “Da capo.”

“ Come, prego ?”

I numerosi spettatori giunti ad assistere, rimasero allibiti come lo stesso ragazzo, che non poté fare a meno di rabbrividire, osservando finalmente i profondi occhi tra l’azzurro e il viola della sconosciuta.

“ Non so le regole, ma visto che mi vuoi conoscere… devi imparare che non sono così stupida da non capire subito che il tuo modo di servire non sia del tutto legittimo …”

 

Il brivido avuto dal moro, a quel punto, si ripeté. Era un brivido di eccitazione.

“ Perfetto, penso proprio che mi divertirò, allora.” Sorrise il ragazzo, e la ragazza mostrò un ghigno soddisfatto, per poi iniziare da capo la partita.

 

|||

 

Mare Antico, vicino alla città portuale di Portarea. Sud di Alaustria.

 

Il Mare Antico, era così chiamato perché i primi uomini giunti sul continente di Tellius, iniziarono a stabilirsi sulle sue coste frastagliate, ricche di promontori rocciosi ed insenature dove ripararsi.

 

In quel momento però, nel pieno della notte, si poteva vedere la vita anche tra i suoi flutti, sebbene il manto del buio rendesse l’acqua più nera dell’abisso.

C’erano pesci, piante, ed antiche creature forse più grandi di uomini e navi, nascoste nelle profondità del letto del mare.

 

Ma soprattutto, un ragazzo, avvolto dall’abbraccio del buio, sopra di lui, attorno a lui, che sembrava dar calore al suo cuore palpitante nel silenzio. Era in sintonia, come se l’acqua respirasse insieme a lui, come se tutto fosse un unico muscolo, una placenta.

 

La mano del ragazzo si allungò verso l’alto, o quello che lui pensava fosse, lontano dalla superficie, ma artigliando la lontana luna bianca. Una bolla d’aria iniziò a salire, solitaria, attraverso quelle dita, ora simili a quelle di una creatura non umana, fatta di pelle liscia e lucida.

 

- Sento che qualcosa di straordinario sta per accadere. Ma ho paura, perché non so di cosa si tratti.-

E lentamente, dopo aver ripreso sembianze umane, seguì le bolle verso l’oscurità sopra di sé.

 

|||

 

Luogo Indefinibile, Regno di Alaustria.

 

In una sala rossa, dove la luce del giorno o della notte non filtrava, lasciando spazio soltanto a pareti e pavimentazione di rubino purissimo, sette ombre erano disposte attorno ad un tavolo circolare.

 

Ogni angolo della stanza rifletteva diverse copie degli individui presenti, proiettando ovunque volti, ombre, occhi, componendo creazioni talmente diverse da rendere impossibile riconoscere le parti di corpo riflesse.

 

“ Dichiaro aperta l’Assemblea dei Sette Sacri Maghi di Alaustria. Oggi, si discuterà di quanto abbiamo ricevuto in responso dai nostri informatori dell’esercito reale.”

Un anziano uomo, alto e magro, seppur curvato in avanti per via della gobba, diede inizio a quella che sembrava essere una riunione tra donne e uomini molto potenti, tanto da essere chiamati, per l’appunto, i Sette Maghi Sacri.

 

L’anziano con la gobba continuò a parlare, menzionando il nome della nazione a statuto speciale confinante ad ovest di Alaustria, una frazione dell’Impero Nakhan. La situazione di cui parlava sembrava grave, in quanto citava di un programma del Nakhan, riguardante dei test di potenti armi magiche di distruzione vicino ai confini con Alaustria.

Si sospettava dunque, che l’Impero famoso per l’alta corruzione dei suoi ministri, stesse solo tentando un protesto per scendere in guerra con il Regno.

 

Ma, solo uno dei presenti sembrava disinteressato, tanto da limitarsi a giocherellare con un cucciolo di coniglio bianco tra le sue gambe, mentre con una mano si sorreggeva la testa.

 

“ Va tutto bene, Signor Felix ?” domandò ad un certo punto l’animaletto, rizzandosi in piedi come farebbe un normale essere umano. Nessun altro in quella stanza sembrò farci caso, se non il ragazzo con cui giocava.

 

Aveva i capelli rossi e lisci, corti, con gli occhi turchesi e la pelle chiara. Aveva un aspetto maturo, e nonostante fosse seduto pareva alto, quindi probabilmente avrebbe avuto più di diciotto anni.

“ Non proprio Melphin… penso a Corex, e quando i nostri destini potranno incrociarsi di nuovo.”

Rispose monotono il ragazzo, rimanendo con un’indecifrabile ed enigmatica espressione in volto.

 

“ Per il bene di entrambi spero mai più, ma qualcosa mi dice che saremo costretti a ritrovarci.”

 

 

 Era solo il prologo del grande evento che avrebbe un giorno cambiato le sorti di quel continente pregno di magia e misteri,.

 

 

 [Ending: (4) Spandau Ballet - Gold - Lyrics - YouTube ]
 

Angolo Autore:

Uhm… già *colpi di tosse*.

Meglio darsi da fare e sbrigare questa spiegazione.

Welcome! Sono Master Chopper, e questo è un mio spudorato ritorno sul fandom di Fairy Tail.

Un fandom che ha perso la mia ammirazione nel corso degli anni, i miei (con oggi) tre anni come autore su EFP. Non è questo il discorso per l’angolo autore.

Iniziamo rapidamente, per poi parlare un po’.

Cos’è Stella d’Argento?

Stella d’Argento(SdA) è stata la mia prima fan fiction, precisamente una fan fiction ad OC sul fandom di Fairy Tail, conclusa Il 28/06/15 per mancanza di idee e volontà. In breve è una fan fiction scritta male, mai corretta del tutto, piena di buchi di trama e soprattutto idee campate per aria o copiate spudoratamente.

Cos’è Stella d’Argento:Anima d’Argento?

La vendetta di Stella d’Argento. Non è il riscatto della mia persona in quanto autore, perché sono abbastanza sicuro che nessuno recensirà questa roba. Non è un tentativo di risentirmi con i miei vecchi(e primi) recensori e di fare loro un regalo, perché sicuramente avranno abbandonato EFP da tempo immemore.

"La Stella non si eclissa" è in tutto e per tutto la vendetta della mia prima storia, in ricordo di un periodo bellissimo e davvero speciale, prima che questo fandom cadesse in rovina (quando le storie ad OC gli autori le continuavano davvero, senza abbandonarle dopo il prologo per motivi sconosciuti. Consiglio per i novizi che vogliono scrivere una fan fiction ad OC, perché tanto è estate: smettetela di mentire a voi stessi e a qualche poveretto, illudendolo che ogni tanto su questo fandom si possa respirare aria di originalità).

 

Questa versione, che mi diverte chiamare REMASTERED, vedrà i capitoli riscritti in base alla struttura originale della storia, con lo scopo di riempire TUTTI i buchi di trama e di poter rendere la fan fiction completa una volta per tutte.

Non avete mai letto Stella d’Argento? Meglio, fatemi sapere cosa ne pensate di questa versione, allora!

E… please, non andatemi a segnalare la vecchia storia, piuttosto accetto beta-tester che correggano solo gli errori grammaticali della versione originale (non perché io non lo sappia fare, dah! Ho da fare, sono impegnato con altre due storie ed una mano non guasterebbe. Tanto siete tutte/i così collaborative/i quando ci sono le  ship-week ed i contest).

 

Consiglio anche la lettura di altre mie storie, come la serie Story of a Family, una what if ad OC ambientata nell’universo di Katekyo Hitman Reborn, oppure di Fabulous Bastard Smile, nel fandom delle Bizzarre Avventure di Jojo. O magari di tutte le mie fan fiction su questo fandom mai recensite perché non si trattavano di ship o AU scolastiche (una lo era, ma senza le ship)

 

Alla prossima! Vi attendo in molti (non è vero mai)!

P.S: Alcuni personaggi che appariranno in questa fan fiction non sono di mia proprietà, bensì dei loro rispettivi autori, recensori della prima Stella d’Argento. I loro nomi saranno menzionati ogni qual volta un OC che li appartiene entrerà in scena.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: Master Chopper