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Autore: Lady Lara    09/07/2017    3 recensioni
Tratto dall'incipit.
“Mi dispiace … mi dispiace veramente … ma il mio cuore deve restare di ghiaccio!”
La sua mente se ne stava facendo una convinzione e stava alzando dei muri spessi intorno a quel cuore. Ne aveva bisogno perché … perché quegli occhi verdi e quelle labbra di ciliegia, erano riusciti a scalfire quel ghiaccio irrimediabilmente!
Una giovanissima Emma Swan, studentessa universitaria, incontra "casualmente" un giovane che sconvolgerà la sua vita e la condizionerà nelle sue scelte professionali e sentimentali. Il destino è spesso crudele e la vita lascia traumi difficili da superare. L'amore a volte può essere un trauma, specialmente quando ti viene strappato agli albori, quando le speranze sono tante e i sentimenti sono potenti ma, una nuova possibilità fa risorgere la fenice dalle sue ceneri. Emma si chiederà come si è potuta ingannare e innamorare in breve così profondamente. Dovrà lavorare duramente su se stessa per erigere i muri che la proteggeranno, ma se la fenice risorgerà dalle sue ceneri? Sboccerà ancora l'amore? Sarà Emma la fenice? O sarà il bellissimo uomo misterioso che, da un quadro visto in un museo, tormenta i suoi sogni con i suoi magnetici occhi azzurri?
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Capitolo 5
Conseguenze inaspettate …
 


Quella notte di 5 settimane prima del 18 Maggio 2008.
 

Sentiva le palpebre pesanti sugli occhi. Troppo pesanti per essere sollevate! Le tempie dolevano e tutti i muscoli del corpo sembravano essere stati sforzati fino allo spasmo.
Fastidio … fastidio per qualcosa che le stava dando un gran magone! Ruotò la testa sul cuscino … sentì una fitta agli occhi ancora chiusi … la luce doveva essere rimasta  accesa nella stanza. Si chiese perché cavolo non l’avesse spenta prima di mettersi a letto …
Si chiese che ore fossero … si chiese che giorno fosse … Sembrava avere la testa vuota oltre che indolenzita. Si stropicciò gli occhi e decise di aprirli …
 
Si … come aveva capito aveva lasciato la luce accesa o forse l’aveva lasciata Anna … non ricordava! Ma … ma il lampadario non era quello della sua stanza! Nemmeno le lenzuola del letto erano quelle del suo letto! Il pigiama? Dio!! Era completamente nuda sotto le lenzuola?! Ma dove diavolo era finita?! Soprattutto … come c’era finita?!
Si sollevò leggermente con la testa, guardandosi intorno ancora stordita. Fu allora che lo vide …
 
La giovane Emma Swan sgranò gli occhi esterrefatta e spaventata. Si ritrovò velocemente seduta sul letto matrimoniale, ritirando le gambe verso l’addome, rannicchiandosi e tenendosi il lenzuolo, stretto tra i due pugni, portandoselo fino al collo per coprire la sua imbarazzante nudità … 
Davanti a lei, ai piedi del letto, stava in piedi, di spalle, un uomo. Stava facendo zapping con il telecomando della televisione, appesa come un quadro alla parete di fronte. Cambiava velocemente canale, senza trovare qualcosa che lo interessasse veramente. Era nudo fino ai fianchi, avvolti da un corto asciugamano bianco.
Nonostante il profondo sgomento e la confusione mentale, Emma non poté fare a meno di notare la sua fisicità. Era giovane, capelli scuri e corti … belle spalle larghe … un atletico dorso a V …
Chi diamine era? E come era finita lì? C’era andata a letto? Aveva fatto sesso con quello sconosciuto? No, non poteva essere! Non era da lei! Nemmeno lo conosceva quello!
L’uomo si accorse del suo movimento nel letto e, ancora con il telecomando in mano, si voltò verso di lei, regalandole un sorriso ironico e un brillio dei suoi occhi azzurri.
 
“Dio Mio! Il ragazzo del Rabbit Hole?!!”
– Ti sei svegliata finalmente Swan!
 
Il giovane gettò il telecomando sulle coperte e a sua volta si buttò di traverso sul letto, davanti ad Emma, a poca distanza dalle sue gambe rannicchiate.
Lei non riusciva a dir nulla … sentiva tra l’altro la lingua impastata e la gola secca ed arsa … aveva una gran sete … sembrava non bevesse da giorni …
Il giovane la guardava con il sorriso sghembo e lo sguardo malizioso, poggiandosi sul braccio sinistro. Alla luce del lampadario le sembrò ancora più bello che alla luce intermittente del Rabbit Hole. Ricordava di aver avuto la fantasia di sbottonargli del tutto la camicia, attratta dal suo torace apparentemente atletico, desiderando di accarezzarlo …
Sentì le guance andare a fuoco, tentò di distogliere lo sguardo. Non era solo un’apparenza! Il giovane moro aveva veramente un torace atletico, in più la peluria bruna che lo copriva, faceva risaltare maggiormente i suoi muscoli scolpiti.
 
– Certo Swan che sei una vera “tigre” a letto!
Ad Emma cadde quasi la mandibola. Che stava dicendo? Avevano fatto “veramente” sesso insieme? Non era assolutamente possibile! Non ricordava nulla! Assolutamente niente di niente! Possibile che quella che sarebbe stata la sua “prima volta” non la ricordava nemmeno? Cercò di sentire le sensazioni del proprio corpo. Immaginava di dover sentire qualcosa in un certo punto tra le gambe, qualcosa di diverso, un indolenzimento forse o … del piacere? In realtà lì non percepiva nulla, se non la reazione di umori che si stavano sciogliendo in quel momento, ad averlo davanti agli occhi!
 
– Come sai il mio nome?
 
Lui la guardò interrogativamente.
 
– Come sarebbe come so il tuo nome?! Secondo te mi porto a letto una, senza sapere nemmeno come si chiama?
– Senti … io … io non so come sono finita qui, ne chi tu sia … e non credo di aver fatto sesso con te!
– Non ti ricordi che abbiamo fatto “sesso selvaggio” Baby?! Ti è pure piaciuto mi sembra! Sono offeso! Non ho lasciato il segno a quanto pare! Se vuoi ricominciamo!
 
Il giovane fece il gesto di togliersi l’asciugamano dai fianchi, sorridendole seducentemente e osservando la reazione del suo volto.
 
Emma non sapeva a che grado di rosso fosse arrivato il suo viso, ma se fosse stato relativo alla vergogna che stava provando, sarebbe stato minimo un rosso pomodoro!
 
– No, no, non ci provare nemmeno! Non credo di averlo fatto! Non l’ho mai fatto in vita mia!
– Cosa? Il sesso selvaggio o il sesso e basta?!
– Non l’ho mai fatto e basta! E non ho intenzione di farlo con uno sconosciuto!
– A chi la vuoi dare a bere? Mi sei saltata addosso tu!
 
Emma non solo era a occhi sgranati, stava restando a bocca aperta, trasecolando del tutto. Era consapevole solo di una cosa … che quel ragazzo, dal primo momento che l’aveva visto, le aveva dato un brivido come nessun’altro prima di lui. Non ricordava un accidenti, ma sapeva di aver pensato che con uno così, non le sarebbe dispiaciuto avere la sua prima esperienza. Era successo veramente? Perché non ricordava nulla?
 
Il giovane si era fermato. Non aveva intenzione di togliersi l’asciugamano. Il suo sorriso seducente si era spento e aveva lasciato il posto a quello dolce che le aveva rivolto quando le aveva restituito la pochette al Rabbit Hole.
 
– Oh Emma! Vedessi che faccia hai in questo momento! Non ricordi veramente nulla?
 
Non avesse avuto almeno quel terribile mal di testa che le annebbiava la capacità di ricordare!
Accigliata Emma abbassò lo sguardo sulle sue ginocchia rannicchiate e cercò di tornare indietro con la memoria. Guardò l’orologio che aveva al polso, erano le 4,30 di notte! Erano passate  sette - otto ore dal suo ingresso al Rabbit Hole?!
Che fine avevano fatto Anna e gli altri? Erano tornati a casa? La stavano cercando? Dio! Ingrid! Aveva già chiamato la Polizia per la sua scomparsa?
 
Ricordava perfettamente quel giovane che aveva davanti. Lo ricordava mentre le raccoglieva la pochette, lo aveva trovato bello e su quello non si era sbagliata affatto, ora vedeva bene che lo era forse anche di più. Ricordava di aver continuato a guardarlo quando aveva raggiunto Anna e gli altri. Lui aveva ricambiato lo sguardo, non si erano tolti gli occhi di dosso in verità! Ricordava che Hans le aveva parlato e lei non lo aveva nemmeno sentito, come non si era accorta che Anna e Kristoff si fossero spostati sulla pista a ballare con Olaff. Aveva temuto che il “moro” la scambiasse per una “facile” e aveva smesso di guardarlo, anche se la tentazione di continuare era fortissima. Poi Hans era andato a prendere i due drinks … lei aveva bevuto un Cuba libre, ancora ne sentiva il sapore amarognolo. Lo aveva bevuto sorseggiandolo di tanto in tanto, non le era piaciuto granché, non era un’intenditrice ma l’unica volta che ne aveva assaggiato uno se lo ricordava meno amarognolo … forse avevano messo più rum che coca-cola in quello!
 
Hans aveva continuato a dire idiozie, poi lei aveva cominciato a ridere alle sue battute. Si chiedeva ora che avessero di divertente, poi … il caldo!
Non era abituata al rum! Sicuramente l’alcool la stava mandando un po’ su di giri! Ricordava di aver tolto il giubbino, si sarebbe tolta anche la maglietta per quanto sentiva il fuoco addosso! Aveva pensato di avere la febbre, ma si sentiva contemporaneamente così bene che non era possibile. La compagnia di Hans stava diventando sempre più piacevole, anzi, più rideva con lui, più lo guardava e più gli sembrava carino! Non si era mai accorta che lo fosse così tanto! Ricordava che lui aveva ripreso ad accostarsi, a cercare di baciarla prima su una guancia, poi aveva provato sulle labbra. Non le era sembrata una cosa tanto male, ma gli aveva messo una mano sul petto e ridendo lo aveva respinto. Lui l’aveva incoraggiata a bere ancora il Cuba libre, ne aveva un altro mezzo bicchiere, e lei aveva preso un altro amarognolo sorso. Ricordava di avergli detto che in quel drink c’era troppo rum per i suoi gusti e Hans aveva riso con uno sguardo furbo. Mentre anche lei aveva ripreso a ridere, ed ora si chiedeva “di che?”, qualcuno le si era accostato. Si era voltata, poggiando i gomiti indietro sul banco e facendo penzolare dallo sgabello una delle sue snelle gambe, vestite dai jeans aderenti, mentre l’altra toccava con la punta del piede il pavimento. Il “bel moro” dagli occhi azzurri era davanti a lei, lo aveva guardato dalla testa ai piedi, ora si rendeva conto, in modo sfacciato e strafottente, gli aveva sorriso in modo ammiccante, cosa che non avrebbe mai fatto in altre occasioni e si era sporta verso di lui con il seno. Che le fosse passato per la testa in quel momento non riusciva a capirlo, ma allora le era sembrato giusto, voleva sedurlo? Ricordava l’espressione del giovane in quel momento. Non le sorrideva come prima, per la verità non sorrideva affatto, aveva i lineamenti induriti in un cipiglio che le era sembrato anche troppo serio per la sua età. Quando poteva avere? 26 o 27 anni?
Il “moro” aveva allungato la mano verso di lei, mostrandole il palmo.
 
– Balla con me!
 
Il suo tono era stato imperativo, non era una richiesta, era un ordine!
Lei aveva sfoderato un sorriso ironico e sfacciato, pensando che fosse un  arrogante sicuro del suo fascino. Si era voltata nuovamente verso Hans, cercando di fare la sostenuta e, ridendo, gli aveva risposto:
 
– Cosa credi Mister Fascino?! Io non sono ai tuoi ordini! Prova a chiedermelo in un modo più carino!
 
Lui le aveva preso la mano gentilmente, con il tocco leggero che aveva avuto nel restituirle la pochette, quando le aveva sfiorato intenzionalmente le dita. La sensazione che Emma aveva sentito ora, ricordava che fosse arrivata amplificata rispetto alla precedente.
 
– Mia splendida Principessa … mi faresti l’onore di ballare con me?
 
Lo sguardo del giovane in quel momento aveva qualcosa di magnetico, impossibile per Emma non restare con il proprio incatenata al suo. Poi lui fece qualcosa che non si sarebbe aspettata. Portò la sua mano alle labbra e vi depose un leggero bacio sulle nocche, continuando a fissarla maliziosamente. Emma non poteva negare di aver sentito una serie di brividi lungo la schiena e di essere eccitata all’idea di ballare con lui, era così maledettamente sexy quel ragazzo! 
Come avesse fatto a rispondergli con quella scioltezza, ora le sembrava impossibile, ma gli aveva risposto senza tabù.
 
– Vedi? Se le cose le chiedi così … potresti chiedermi anche di venire a letto con te e lo farei!
– Se questo è il metodo da usare con te mia Principessa!
 
Tenendola per mano e continuando a guardarsi negli occhi, lui l’aveva guidata in mezzo agli altri che ballavano.
 
Più ricordava  e più si vergognava di se stessa e di come si era comportata. Possibile che con un po’ di alcool in corpo avesse perso ogni inibizione?
 
Se ricordava come aveva ballato con lui! Ora avrebbe voluto che il letto, in cui stava rannicchiata, si aprisse come una voragine, inghiottendola e facendola sparire definitivamente agli occhi del giovane seduto sul materasso.
 
Si erano mossi al ritmo della musica martellante, lei si era strusciata a lui ripetutamente con i glutei, muovendo i fianchi e le spalle in modo lento e sensuale, scendendo leggermente sulle ginocchia e rialzandosi, sollevando i capelli, ruotando davanti a lui e passandosi la punta della lingua sulle labbra, mentre mantenevano il contatto occhi negli occhi, poi gli si era accostata e aveva fatto scorrere le mani sul suo petto, partendo dal collo e accarezzandolo sul triangolo di epidermide villosa lasciato scoperto dall’apertura della camicia. La reazione del giovane era stata immediata, l’aveva stretta a se in un attimo, sollevandole la maglietta sui glutei e infilando le mani nelle tasche posteriori dei suoi jeans aderenti, accostandosela al bacino. Lo aveva sentito chiaramente … non era così esperta, ma aveva capito di avergli provocato un’ evidente  erezione in quel momento. La cosa l’aveva stuzzicata all’inverosimile. Anche lei era eccitata. Gli aveva portato le mani al viso, mentre lui continuava a tenerla stretta con le sue sui  glutei. Emma aveva iniziato a respirare più velocemente, dilatando le narici, respirando il suo odore e muovendosi con il seno contro il suo petto. Lui aveva schiuso le labbra e si stava accostando alle sue. Aggrappata al suo collo, stretti in un abbraccio vietato ai minori di diciotto anni, strofinandosi in quel modo, in un’altra occasione sarebbero stati arrestati per atti osceni in luogo pubblico. Ora ne era consapevole! Ma in quel momento era la cosa  più giusta da fare! Fu pronta ad accogliere le labbra del giovane, a sentire la sua lingua che cercava la sua, in modo avido, passionale, possessivo. Aveva risposto a quel bacio, perdendo la cognizione del tempo, assaporandosi reciprocamente, nel gusto dei drinks che avevano ambedue bevuto. Si vergognava ad ammetterlo ora … le era piaciuto quel bacio … le era piaciuto tantissimo, come le piaceva lui. Ricordava che egli aveva interrotto il bacio e le aveva parlato sulle labbra.
 
– Vieni via di qui … vieni via con me!
 
Ricordava che avrebbe voluto veramente andar via di lì con lui, continuare quel bacio e andare oltre, ma ricordava di non averlo fatto e di avergli risposto in modo talmente esplicito che solo a ripensarci non credeva di essere stata lei a parlare.
 
– No … non posso …
- Perché non puoi?
– Perché lo vorrei troppo e tu … tu sei pericoloso …
- Pensi che io sia pericoloso?
– Si … lo sei …
- Perché?
– Perché ho voglia di aprirti questa camicia e toccarti …
- Mi sembra un programma interessante …
- No … è terribile …
- Cosa ci sarebbe di terribile?
– Che non ti conosco … e io voglio di più … non sarebbe nei miei principi …
- Voglio solo portarti fuori da qui …
- No … no … devo tornare dai miei amici …
 
Ricordava di averlo lasciato sulla pista da ballo e, sgomitando tra gli altri, era tornata al banco-bar. Aveva buttato giù il resto del Cuba libre. Hans si era infastidito del fatto che fosse andata a ballare con lo sconosciuto e non con lui. Anna e gli altri stavano ancora sulla pista e lei aveva chiesto ad Hans di andar via di lì. Cosa era successo dopo era tutto confuso. Erano usciti a piedi, questo lo ricordava, si sentiva sempre più euforica e felice, si sentiva volare, poteva fare qualsiasi cosa … dopo … il buio! Cosa avesse fatto veramente dopo, non aveva la più pallida idea! Sapeva solo di essersi risvegliata nel letto di quel ragazzo che aveva lasciato sulla pista da ballo!
 
 
Lui ancora la stava guardava, serio e assorto.
 
– Non ricordi nulla quindi … nemmeno il tuffo che hai fatto nel Mystic?
 
Non aveva intenzione di dirgli cosa ricordava, se ne vergognava troppo, ma contemporaneamente era terrorizzata da quello che non ricordava.
 
– Ho fatto un tuffo nel Mystic?!
– Emma perché pensi di essere nuda in questo letto?
 
Lei era arrossita nuovamente.
 
– Ti stavo prendendo un po’ in giro prima … non abbiamo fatto sesso! Credimi … mi sarebbe piaciuto parecchio poterlo fare con te … ma preferisco le donne attive e coscienti. Voglio essere sicuro di essere io a farle godere e non che sia merito di una pastiglia colorata che hanno buttato giù nello stomaco!
– Pastiglia colorata?
– Non sai cosa ti sei “calata” Emma?
– “Calata” di che?! Io non mi sono mai drogata in vita mia e non ci penso proprio! Non volevo nemmeno andarci in quel postaccio!
– E cosa ci sei andata a fare se non ti volevi … “divertire”?
– Sai che divertimento! Sono andata per fare un favore a mia cugina!
– Certo per una che studia Psicologia sei ancora nel mondo dei sogni Emma!
– Come fai a sapere che studio Psicologia?
– Ho dato un’occhiata tra i tuoi documenti nella borsetta, quando ti ho portata qui! – Pure?! E come sono finita così?
– Senza abiti? Quelli te li ho tolti io … non fare quella faccia, ho dovuto, erano bagnati, ti stavi gelando e dovevi invece sudare per liberarti degli effetti della pastiglia che il “tuo amichetto” ti aveva messo nel Cuba libre.
– Il mio amichetto?! Quell’idiota di Hans dici?
– Non so se si chiami Hans … ma che sia un idiota ne ho la certezza! Quando si è avvicinato a me per ordinare da bere al barman, l’ho visto chiaramente buttare nel Cuba libre una pastiglia colorata, sicuramente era Ecstasy, visto gli effetti che ti ha fatto! Lo sai che la chiamano anche pasticca dell’amore o dello stupro? Abbassa tutte le inibizioni … quel tizio non ci avrebbe messo nulla a violentarti e tu saresti sembrata più che consenziente. Ti ho allontanata da lui con la scusa di ballare … volevo portarti via da là, iniziavi già ad avere i primi effetti …
 
Emma non poteva crederci, ma tutto era molto verosimile a quello che ricordava. Il giovane almeno non stava infierendo su come lei si fosse comportata con lui!
 
– Non hai voluto venire con me … sei tornata da quello stronzo e poi ci sei uscita insieme dal locale. Si vedeva ad un chilometro che intenzioni avesse! Vi ho seguiti con la mia auto … siete andati lungo il corso del Mystic River, vi siete seduti alle panchine della veduta e lui ha iniziato a metterti le mani addosso …
 
Il giovane nel raccontare, ogni tanto, nei momenti di pausa, stringeva la mascella, sembrava piuttosto arrabbiato.
 
– Fortuna che hai un caratterino forte e combattivo, evidentemente! Anche sotto l’effetto della droga sei riuscita ad allontanartelo staccandoti da quella panchina. Sei finita sul bordo del marciapiede che costeggia il fiume. Ti sei messa a ballare e a dire cose senza senso sul poter volare, hai fatto una giravolta e poi hai perso i sensi cadendo in acqua. Io avevo parcheggiato là vicino e stavo venendo a prenderti, quando ti ho vista cadere. Quell’idiota che stava con te è scappato terrorizzato.  Saresti annegata in quelle condizioni …
 
-  Tu … tu mi hai ripescata?
 
Il giovane annuì tristemente.
 
– Quindi noi … io e te non …
- No … io e te non abbiamo fatto niente … se non una bella sauna e una doccia insieme …
- Abbiamo fatto sauna e doccia insieme n-nudi?!
– Non so te, ma io la sauna e la doccia non la faccio mai vestito! Non eri cosciente … non avresti potuto da sola … poi ti ho messa a letto e hai dormito fino ad ora …
- Quindi sei stato una specie di  “Buon Samaritano” con me …
- Beh non era quella la mia intenzione quando ti ho vista!
 
Era ridiventato malizioso e l’aveva guardata in un modo da farla sentire anche senza il lenzuolo addosso. Arrossì ancora e si tirò  più su il lenzuolo. Lui si accorse del suo imbarazzo. Le si avvicinò maggiormente, sdraiandosi ora al suo fianco e reggendosi il mento con la mano.
 
– Veramente non l’hai mai fatto Emma?!
 
Lei non sapeva più dove guardare, ruotò gli occhi tutt’intorno alla stanza, pur di non guardarlo nei suoi, che sembravano leggerla dentro.
 
– Eppure non sei il tipo al quale nessuno fa il filo … Ho capito! Sei una delle ultime rimaste che vogliono il “grande amore”, poi il matrimonio, una casettina tipo “due cuori e una capanna” e dei bambini …
 
L’imbarazzo di Emma lasciò il posto al fastidio.
 
– Sarebbe tanto illegittimo per te che una ragazza abbia certi principi?
– No … non lo è … è soltanto … raro ai giorni d’oggi!
 
Emma si guardò ancora intorno …
 
- Se cerchi i tuoi vestiti … li trovi nell’asciugatrice … nell’altra stanza.
 
– Non è che me li prenderesti?
– Nemmeno se me lo chiedi con le buone maniere!
Il giovane rise ammiccando verso di lei. Emma lo maledì mentalmente. Voleva vederla camminare nuda fino all’altra stanza? Non aveva visto abbastanza di lei?
 
Con un gesto deciso e veloce lo spinse con le gambe. Lui cadde dal letto e lei si tirò dietro il lenzuolo, cercando di avvolgersi con esso. Cercò di dirigersi verso la porta dell’altra stanza. Lui ridendo si rimise in piedi e in un balzo fu alle sue spalle. La prese per la vita stringendosela al torace. Affondò il viso nei lunghi capelli dietro la  nuca di Emma che lo sentì inspirare il suo odore. Lei non sapeva più cosa provare. Era molto attratta da quel giovane, ma in quel momento la paura e l’eccitazione stavano viaggiando parallelamente, senza trovare un punto d’incontro. Lui la baciò lungo il collo, accarezzandolo sensualmente con la punta della lingua e facendola rabbrividire, mentre con la mano sinistra le stringeva un seno. Emma si rese conto che la propria eccitazione stava diventando maggiore della paura, sentiva i suoi umori fluire incontrollabilmente. I suoi teneri capezzoli si erano tesi sotto la stoffa del lenzuolo e lui ne stava stimolando uno con movimenti lenti e circolari del dito medio, poi le si avvicinò all’ orecchio destro con le labbra e le parlò con tono basso e sensuale.
 
 – Ora sei cosciente Emma … sarebbe bello adesso … e tu mi sentiresti senza l’inganno della droga. Ma non sarà questa notte … non sarà finché tu non lo vorrai!
 
Detto questo la sciolse dalla sua presa.
 
– Scordatelo proprio …
 
Lui la prese nuovamente per la vita e la ruotò davanti a sé, la guardò intensamente negli occhi e con convinzione aggiunse:
 
– Sono sicuro che prima o poi tra noi succederà, sarai mia … senza trucchi e senza inganni, solo perché tu vorrai me!
 
Poi, con un sorriso furbo, la lasciò andare.
 
Emma entrò nella stanza da bagno. Si chiuse la porta dietro e rimase con le spalle poggiate alla parete. Che lo stesse desiderando come mai nessun’altro in vita sua era già vero! Ma non lo conosceva … non sapeva nulla di lui, nemmeno il suo nome, anche se aveva la forte sensazione che fosse un giovane positivo … in fin dei conti si era preoccupato per lei e l’aveva soccorsa, probabilmente le aveva anche salvato la vita … forse conoscendolo meglio poteva nascere tra loro qualcosa di più della forte attrazione che sentivano l’una per l’altro …
Rimase a pensare all’idea di conoscere meglio le persone. Uno sconosciuto l’aveva aiutata e invece quello che pensava fosse una persona amichevole, s’ era rivelato un gran bastardo … Hans l’aveva drogata a sua insaputa, sicuramente con le intenzioni che aveva pensato il “moro” nell’altra stanza!
Aprì l’asciugatrice e si rivestì dei suoi abiti. La maglietta nuova era stropicciata, i jeans pure, ma aderenti com’erano … non si sarebbe notato. Si rivestì in un baleno. Si guardò allo specchio. Era pallida e aveva i capelli in disordine. Si pettinò usando le dita. La sua pochette era sulla sedia che aveva visto vicino al letto, doveva riprenderla e andar via, fuggire da quel giovane, come aveva pensato in discoteca.
Era notte fonda, quasi mattina in verità! Chissà Ingrid che avrebbe detto! Si era fidata a mandarla con Anna proprio perché  la considerava più responsabile! Era un dolore al cuore rendersi conto che avrebbe perso la fiducia di colei che le faceva da madre, ormai da anni! Cosa avrebbe dovuto fare? Raccontare la verità era più da lei, ma la verità era imbarazzante! Decise che ci avrebbe pensato sulla via del ritorno. I mezzi pubblici erano attivi anche a quell’ora, certo, molto meno affollati!
Intanto doveva tornare nell’altra stanza e affrontare nuovamente il “ragazzo più affascinante” che avesse mai incontrato. Mise la mano sulla maniglia e prima di aprire con decisione, fece una profonda inspirazione. Aprì la porta e se lo trovò che camminava per la stanza da letto infilandosi una camicia blu, aveva indossato già dei jeans. Rimase a guardarlo, forse per una frazione di secondo di troppo, l’aria inspirata uscì completamente, lasciandola senza respiro. Si rese conto che l’effetto che le aveva fatto al Rabbit Hole, era minore rispetto all’ attrazione e al desiderio che stava provando per lui in quel momento. Non era un risultato della droga quello! Era proprio lui che riusciva a mandarle in tilt gli ormoni! Era sconvolgente e inammissibile tutto ciò per lei. Non poteva succedere una cosa del genere con un tizio appena conosciuto! Si rifiutava di ammetterlo! Non sapeva nemmeno quale fosse il suo nome!!
 
“A proposito di nome …”
– Swan tutto bene?
 – Si perché?!
 
Il giovane le si avvicinò velocemente e le sollevò il mento con due dita della mano sinistra. La guardò negli occhi con sguardo indagatore.
 
– Ho avuto l’impressione che avessi difficoltà a respirare …
“Nooo! Te ne sei accorto? Sei tu che mi togli il fiato!”
– No … no tutto bene! Sono solo preoccupata di tornare a casa quanto prima e di aver dato una preoccupazione e una brutta delusione a mia zia … si fidava di me.
 
Gli occhi di Emma erano lucidi, avrebbe voluto piangere, ma riuscì a trattenere le lacrime. Lui aveva sicuramente capito, poiché invece le fece un sorriso dolce e comprensivo, togliendole le dita dal mento e portando tutta la mano sinistra sulla sua guancia, accarezzandola teneramente.
 
– Vivi con tua zia? 
- Si, sono anni ormai … da quando ne avevo quattro … dalla morte dei miei genitori.
– Sei felice con tua zia Swan?
 
Si stava preoccupando veramente se fosse felice con sua zia?! Quel ragazzo era veramente particolare! Aveva delle premure per lei, l’aveva praticamente salvata dall’annegamento, aveva cercato di farle smaltire l’effetto dell’Ecstasy, non aveva approfittato di lei, nonostante fosse inerme e totalmente alla sua mercé!
 
“ Come non ci si potrebbe innamorare di uno come te?!”
– Si sono felice con Zia Ingrid e le mie cugine, è mia madre ormai … non so come sarebbe stata la mia vita senza di lei … senza di loro. Sono la mia famiglia!
 
Lui continuava ad accarezzarle la guancia ascoltandola. I suoi occhi azzurri la scrutavano attentamente, viaggiando dai suoi, verdi, alle sue labbra, soffermandosi su di esse.
 
– Swan … sono contento che tu abbia avuto loro vicino a darti il calore che i tuoi genitori non hanno potuto darti …
– Continui a chiamarmi Swan?
– Ti dispiace?
– No … come lo pronunci tu … non mi dispiace, ma non so perché preferisci chiamarmi così …
- Non è solo il tuo cognome Emma! Amo i cigni … da sempre per me incarnano la bellezza e la purezza … così candidi … soavemente eleganti. Così come sei tu, con la pelle candida e morbida del tuo corpo … bellissima e pura …
 
Le aveva portato anche l’altra mano al viso, leggera e confortevolmente calda. Con il pollice le stava accarezzando le labbra, in un tocco sensuale che le fece schiudere e fremere. Emma lo vide avvicinarsi di più al suo volto con il suo, vide le ciglia brune scendere su quei meravigliosi occhi azzurri, mentre anche lui schiudeva le sue labbra per baciarla. Ricordò il bacio rovente che si erano scambiato in discoteca. Desiderò fortemente quelle labbra sulle sue, desiderò provare ancora quella sensazione magica che aveva provato sotto le luci psichedeliche e tra la folla che ballava. Le loro labbra si sfiorarono, sentì la punta della lingua di lui entrare in contatto con il proprio labbro superiore, per iniziare ad assaporarla ed incoraggiarla a ricambiare.
Bastò quell’inizio di contatto a dare una scarica elettrica ad Emma. In una frazione di secondo rivide se stessa al Rabbit Hole, le sensazioni fasulle e amplificate dalla droga, il desiderio di andare oltre, di avere quel ragazzo per se e di essere sua …
 
“No! No Emma non farlo!”
Si diede quell’imperativo categorico e riprendendo fiato si allontanò da lui, lasciandolo deluso, ma non sorpreso. Il giovane la prese automaticamente tra le braccia trattenendola a sé, aveva riaperto gli occhi e la guardava con sguardo languido. Lei sapeva benissimo che la stava desiderando come lei desiderava lui.
 
– Swan?!
– Tu come ti chiami!
 
Glielo aveva chiesto a bruciapelo, senza dargli il tempo di riflettere.
 
– Ki …
 
Il giovane si rimpadronì di se stesso, si  stacco da lei, ridiventando serio.
 
– Kim … mi chiamo Kim!
 
Lei gli sorrise dolcemente.
 
– Non hai anche un cognome Kim?
 
Lui le sorrise a sua volta ma con un cipiglio malizioso.
 
 – Steward …
 - Piacere di averti conosciuto Signor Kim Steward! Che cosa fai nella vita?
 
Kim aveva capito che lei avesse bisogno di sapere più informazioni possibili su di lui, in fin dei conti anche sotto l’effetto dello stupefacente, gli aveva detto che non era una che andasse con gli sconosciuti!
 
– Mi occupo di affari, sono laureato in Legge, lavoro per un’agenzia finanziaria, sono un consulente … Viaggio parecchio … tra Boston e Dublino …
- Dal tuo accento non direi che sei di qui, direi che non solo lavori tra Boston e Dublino ma sei anche di origini irlandesi …
– Mmm abbiamo una detectiv in erba qui! Ops! Mi scusi Dottoressa! Dovevo dire una “Psicologa in erba”!
– Spiritoso! Non ho ancora iniziato gli esami del secondo anno … Ho tanto da imparare ancora e …
  • E?
– Beh! Si è visto no? Ci sono caduta con tutte le scarpe allo scherzetto di quel bastardo di Hans!
 
Vide Kim serrare la mascella e stringere i pugni.
 
– Mi prometti che quello lo eviti da ora in poi?! Non voglio che ti ronzi intorno … non è uno raccomandabile!
– E tu? Tu lo sei Kim Steward?
 
Lui la guardò serio e, scuotendo lentamente il capo le rispose:
 
- No Swan! Per i tipi come te non sono raccomandabile … non ti puoi fidare di me  … ne di nessuno. Tutti ti vorrebbero portare a letto ma tu non sei il tipo che ci starebbe, fai bene …
- Ma tu tecnicamente mi ci hai portato veramente a letto e … non hai approfittato … - Swan già te l’ho detto … se le circostanze fossero state altre … ancora saresti in quel letto e ti ci avrei tenuta ancora un bel po’!
 
Emma suo malgrado era arrossita ancora. Kim era un tipo molto diretto. La stava mettendo in guardia da lui e questo, invece che allontanarla, la faceva avvicinare maggiormente. Avrebbe dovuto non fidarsi, eppure lei sentiva che poteva fidarsi di lui … non sapeva perché, ma sentiva di poterlo fare. Distolse lo sguardo dai suoi occhi e abbasso il viso, doveva andar via e stava diventando difficile lasciarlo.
 
– Devo tornare a casa … Dove siamo qui? Mi devo regolare con l’autobus …
- Siamo vicini all’Università … la tua facoltà non è molto distante da qui.
– Bene allora siamo vicini alla linea del tram! Prenderò il primo che passa  …
- No Swan! Non ci penso proprio a mollarti così! Ti accompagno io a casa. Voglio essere sicuro che non ti capiti altro per questa notte.
 
Emma sorrise compiaciuta e con tono tra lo scherzoso e l’ironico proclamò:
 
– Un vero gentiluomo d’altri tempi!
– Non crederci Swan e soprattutto non ti ci abituare!
 
Continuò a guardarlo mentre si infilava un giubbino in pelle nera. Cercò di imprimere nella mente ogni particolare del suo viso e del suo corpo atletico. Quel giubbino gli donava molto, pensò che avrebbe potuto fare il modello o l’attore per la sua avvenenza!
Si chiese se l’avrebbe rivisto e si rispose che sarebbe stato meglio di no. Era capace di farle perdere la concentrazione, la spiazzava completamente con quel suo magnetico sex appeal. Sentiva nei suoi confronti un’attrazione che temeva avesse qualcosa di animalesco, primitivo, istintivo allo stato puro. Quello che sentiva la eccitava e la spaventava contemporaneamente. Forse lui aveva veramente ragione nel metterla in guardia da se stesso. Era pericoloso per una con i suoi principi! Quanto avrebbero impiegato i suoi principi a crollare, tra le sue braccia? Ammise a se stessa che l’Ecstasy era stata una buona scusa per tirar fuori i suoi istinti nei confronti di Kim, ma ora era lucida, la ragione poteva prevalere senza scusa alcuna. Peccato che quello che aveva sentito fortissimo per lui, lo avesse sentito già prima di aver ingerito la droga. Sapeva che Kim aveva detto anche un’altra verità … prima o poi sarebbe stata sua e l’avrebbe voluto lei! Quello era un buon motivo per evitare di incontrarlo! Doveva fuggire da lui, mentre  era ancora in tempo! Ma era ancora in tempo?
 
 – Andiamo!
 
Kim la stava invitando ad uscire dall’appartamento e lei non se lo fece ripetere. Si ritrovarono sul pianerottolo e mentre lui chiudeva a chiave la porta, lei si rese conto che fossero piuttosto in alto. Al centro delle scale c’era un ascensore di vecchio tipo, uno di quelli aperti, fatto di sbarre di metallo. Ad Emma si gelò il sangue quando lui schiacciò il pulsante per chiamare l’ascensore.
 
– M- ma a che piano siamo?
– Al sesto!
– Non potremmo scendere a piedi?
– A piedi?! Potremmo certo ma con l’ascensore facciamo prima no?!
– Si si certo! Siamo saliti con quel coso prima?
– Ovvio Swan! Eri svenuta! Ti ho dovuto portare in braccio! Per quanto io sia forte, sei piani con il tuo peso … Ma hai un problema con gli ascensori? Soffri di claustrofobia? Questo è aperto … 
– No … no … soffro di vertigini veramente, è una … reazione traumatica mi hanno detto …
- Una reazione a che trauma?
– Dell’incidente con i miei genitori … ero con loro quando la macchina finì nella scarpata … da allora ho una fobia per i luoghi troppo alti e soffro di vertigini.
 
Lui la guardò pensieroso, ascoltandola con un’espressione di preoccupazione. Poi le sorrise.
 
– Allora facciamo così Swan … Abbracciami e chiudi gli occhi. Scenderemo senza che tu debba guardare dall’alto. Che ne dici?
 
Emma stava riflettendo sulla proposta. Non le sarebbe dispiaciuto stringersi a lui, ma i suoi propositi di allontanamento da quel ragazzo, non avrebbero mantenuto la coerenza.  Lui la guardò divertito, immaginando probabilmente il suo imbarazzo, cosa non difficile da individuare visto il rossore che lei sentiva nuovamente spargersi sulle guance!
 
– Che scrupolo ti stai facendo ora? Ti imbarazza abbracciarmi? Abbiamo ballato insieme in modo molto più … erotico direi …
 
Eccolo là che stava facendo riferimento a come lei gli si era strofinata in discoteca e a come si erano stretti l’una all’altro e poi anche baciati …
 
- Inoltre in questo ascensore già ci sei stata tra le mie braccia no? Temi di non resistere al mio fascino?
 
Emma si era ormai rassegnata al proprio colore paonazzo. Tanto valeva rispondere alla sfida con la stessa moneta.
 
– Si può fare, in effetti hai ragione … potresti però essere tu a non resistere al mio di fascino!
 
Lui la guardò ancora con un sorriso divertito sulle labbra e le rispose abbassando la voce e la testa verso di lei, per accostarsi al suo viso e guardarla dritto negli occhi.
 
– Non ci resta che tentare! Vieni qua!
 
Nuovamente il suo tono imperativo, come in discoteca. Allo stesso modo aveva allungato la mano destra mostrandole il palmo per accogliere la sua mano. Questa volta Emma gli porse subito la sua. Lui teneva un piede già nell’ascensore, l’attirò velocemente al suo petto facendola entrare.
 
– Ora chiudi gli occhi Swan e abbracciami …
 
Emma gli circondò il torace con le braccia e poggiò la guancia sul suo petto. Respirò il suo odore, lo trovò piacevole, come qualcosa che le si confacesse e le appartenesse. Dal battito improvvisamente veloce che percepì attraverso il giubbino in pelle, si rese conto che si era posata sul lato del suo cuore. Sorrise tra i capelli che le ricadevano sul viso, chiedendosi se anche lui stesse sentendo i battiti impazziti del suo. Lui le circondò le spalle con le braccia e la tenne stretta a sé, come se avesse paura che potesse scappar via, poi chiuse il cancello del vecchio ascensore e schiacciò il pulsante per la discesa. Lei strinse maggiormente le palpebre e volle perdersi nel suo profumo e nel battito del suo cuore, pensò che se fosse stato un sogno non avrebbe voluto svegliarsi. Si sentiva così bene tra le braccia di Kim! Era caldo e rassicurante! Pensò che l’unico uomo che l’avesse  fatta sentire così protetta in vita sua era stato il suo adorato papà. Una lacrima stava per spuntarle all’angolo dell’occhio e ingoiò per impedirsi di piangere.
 
– Emma tutto bene?
 
Kim si era accorto del suo momento di tristezza. Come avesse fatto non lo aveva capito, ma si ritrovò con la sua mano che le accarezzava la testa, tenendola protettivamente, mentre le deponeva un casto, piccolo, bacio sulla sommità della fronte. Sentì che le loro anime in quel momento erano più vicine dei loro corpi e seppe che ormai era perduta, si era innamorata in poche ore di lui!
 
L’ascensore scese anche troppo velocemente. Era proprio vero! Le cose belle finiscono sempre troppo presto! Emma non avrebbe voluto sciogliersi da quell’abbraccio e forse nemmeno Kim, visto che si soffermò a tenerla stretta a sé  ancora un poco dopo l’arrivo al pianoterra. Poi lui tolse un braccio dalle sue spalle e aprì il cancello dell’ascensore.
 
– Mia principessa puoi riaprire gli occhi siamo a terra!
 
Il sogno era finito! Emma rispose al suo sorriso e si avviò alla porta d’ingresso. Uscì seguita da Kim. Si guardò intorno per orientarsi e capì perfettamente in quale punto vicino all’Università si trovassero. Era il vecchio quartiere residenziale degli studenti. Era poco trafficato il venerdì sera. La maggior parte degli studenti fuorisede tornavano a casa per il fine settimana.
 
– Aspettami qui davanti, vado a prendere la mia auto.
 
Emma ubbidì, possibile che avesse sempre un tono così imperativo? Quell’uomo era proprio portato per il comando!
Lo attese un paio di minuti. Poco dopo infatti arrivò un’auto nera, una BMW per la precisione e lei ebbe l’impressione di averla già vista, ma non ricordava dove.
Kim scese e le aprì lo sportello, da perfetto gentiluomo. Lei gli lanciò un sorriso ironico e lui la ricambiò con il suo malizioso.
Erano circa le cinque di mattina. Iniziava a vedersi l’aurora, con i suoi strali rosati. Nei dieci minuti seguenti spuntò i sole e i suoi raggi invasero l’abitacolo dell’auto, inondandoli con la loro luce. Kim guidava con attenzione, lo sguardo puntato in avanti ed Emma guardava il suo bel profilo, così illuminato dal sole. Lui percepì il suo guardo e si voltò sorridendo verso di lei. Emma sentì il cuore sciogliersi a quel sorriso radioso.
 
– Baby che dirai a tua zia?
– Credo che le dirò la verità … non so mentire e a lei meno che a chiunque altro …
- La verità è una gran bella cosa Emma … ma a volte non si può affrontarla …
- Perché la pensi così? Io credo che la verità renda liberi …
- Si … sicuramente è così … ma ci sono situazioni in cui non ci si può permettere di essere sinceri … situazioni più grandi di noi …
 
Cosa intendesse Kim, Emma allora non lo aveva capito. Iniziava a rendersene conto solo ora che era davanti a Lorna Stone. Kim nel loro primo incontro le aveva detto e cercato di far capire, molto di più di quanto lei avesse creduto …
 
Non gli aveva chiesto altre spiegazioni su quel pensiero, aveva solo realizzato di essere a pochi isolati da casa sua. Kim sapeva anche dove lei abitasse? Ma si! Certamente! Lo aveva detto lui stesso di aver guardato tra i suoi documenti!
 
Il giovane fermò l’auto verso la fine del piccolo parco che costeggiava la casa di Ingrid, non visibile da essa.
 
– Forse è meglio che ti faccia scendere qui …
- Si va bene così grazie Kim! … Pensi che ci rivedremo?
– Emma … mi piacerebbe rivederti … tanto credimi, ma … è meglio per te che non avvenga …
 
Lei abbasso e voltò la testa, allungando una mano per aprire lo sportello, cercando di non mostrargli la sua espressione delusa e dispiaciuta. Lui si sporse verso di lei e le prese il mento tra  le dita per farla voltare verso di sé.
 
– Emma io …
 
Gli occhi verde smeraldo di lei erano puntati in quelli azzurri di lui. Il giovane non riuscì a dire altro. Emma continuò a guardarlo, lui spostò lo sguardo sulle sue labbra e le accarezzò con il pollice. Emma sapeva che quando aveva fatto quel gesto nel suo appartamento, poi aveva cercato di baciarla e lei si era tirata indietro. Ora lo voleva quel bacio … sarebbe stato il loro bacio di addio, lui le aveva appena detto che non si sarebbero rivisti. Cosa le disse il suo istinto per renderla audace, lei stessa, ricordando davanti a Lorna, ora non sapeva spiegarselo. Schiuse le labbra e con la punta della lingua sfiorò sensualmente il polpastrello del pollice di Kim. Dall’espressione languida del bel viso del ragazzo, capì di avergli fatto perdere un battito cardiaco. Lo vide deglutire e prendere fiato. Poi stringere la mascella e guardarla serio.
 
– Non giocare con me Emma!
 
Lei lo guardò maliziosamente.
 
– Non accendere un fuoco che potrebbe scottarti!
– E se io decidessi che voglio scottarmi?
– Allora bruceremo insieme!
 
Kim l’afferrò velocemente con la mano destra dietro la nuca e con la sinistra alla vita, portandola verso di sé. Il bacio che non si erano dati nell’appartamento si sviluppò ora come un vero incendio. Lei gli portò la mano destra sul viso, accarezzandolo. Lui si impossessò meglio di lei, portando anche il braccio destro intorno alla sua vita e lei, con più passione ancora, gli mise le braccia intorno al collo, affondando le dita nei suoi capelli, scoprendoli soffici e piacevoli, come piacevole e meraviglioso si rivelò quel bacio.
Fu doloroso interromperlo, ma dovevano. Le loro fronti erano poggiate l’una all’altra e il loro respiro era ansimante.
 
– Vai ora Emma … vai o finirò con il rapirti!
 
Un altro piccolo bacio sulle labbra e lei uscì dall’auto dirigendosi verso casa.
-o-
 
Lorna la guardava assorta e silenziosa, mentre Emma raccontava del primo incontro con Kim.
 
– In questo modo l’ho incontrato … mi sono innamorata di lui senza volerlo … perdutamente e … immensamente … doveva essere la prima e l‘ultima volta che ci incontravamo … non è stato così … Come potevo immaginare che dietro quell’apparenza meravigliosa lui fosse un delinquente? Con me non si è mai comportato da delinquente …
- Emma … non ho nessuna intenzione di giudicarti. Hai vissuto nei suoi confronti quella che viene definita “Attrazione fatale”. C’è stato un magnetismo pazzesco tra voi due, la cosa è stata reciproca direi!
– No … lo pensavo all’inizio … poi quel  Sergente Jefferson mi ha buttato in faccia un’altra verità …
- Quale verità?
– Mi ha chiesto se Kim mi avesse mai detto di amarmi …
- Quindi?
– No … non me l’ha mai detto!
– Cosa significa per te questo?
– Significa che in effetti non mi amava … era solo un desiderio fisico il suo evidentemente!
– Ti sembra così evidente ora?
– Non so più nulla della verità ora … quale essa sia!
–Ti ha cercata lui dopo o sei stata tu?
 
 
A questa domanda ad Emma sembrò di voltare la pagina di un libro e leggervi dentro la trama di una storia che continuava, infarcita di splendidi disegni.
In quelle immagini lei rivide se stessa e Kim ….
 
 



Angolo dell’autrice
 
Come promesso rieccomi nello stesso giorno e con due capitoli nuovi delle mie due FF, sempre se si pubblicano, visto i capricci di internet! Ve l’ho detto che a volte odio la tecnologia?
Allora carissimi amici! La nostra giovanissima Emma affronta le conseguenze inattese di quel maledetto drink, o sarà stato benedetto?! Si vedrà si vedrà … Al momento non pare che le sia andato tanto bene l’incontro con l’affascinante Kim. Già, è morto alla fine, le ha spezzato il cuore, se lo sta piangendo e avrà ancora da raccontare e da riflettere …. Attendete con fiducia, c’è un bel moro dal cuore di ghiaccio e gli occhioni egualmente azzurri e magnetici da qualche parte che la pensa.
 
Riguardo agli effetti dell’Ecstasy … la descrizione del risveglio di Emma è realistica. Le è andata bene che almeno è viva, capita anche che provochi la morte, purtroppo. Lei è stata fortunata a trovare “il buon samaritano”, l’ha aiutata ad accelerare lo smaltimento della sostanza, realistica anche la tecnica. I risvolti sentimentali … beh quelli capitano solo a Emma Swan probabilmente!
Grazie a chi legge e a chi recensisce.
Un Abbraccio!
Lara
 
   
 
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