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Autore: Mr Lavottino    10/07/2017    6 recensioni
STORIA AD OC
"Un'altra giornata lavorativa stava per iniziare per Chris, autista di un pullman, che, invece di essere contento ed eternamente grato a una qualche divinità per il lavoro trovatogli, in maniera piuttosto miracolosa, si lamentava con se stesso, sbattendo le palpebre più volte per via del sonno.
Erano a malapena le sei e lui, come di consueto, doveva eseguire il, noiosissimo, giro degli isolati per caricare gli studenti che sarebbero andati a scuola."
Un autista e alcuni studenti rimangono bloccati su un autobus per "cause sconosciute", riusciranno a salvarsi o soccomberanno per via delle entità?
*STORIA IN REVISIONE*
Genere: Horror, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro personaggio, Chris McLean, Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Bondage, Contenuti forti, Furry | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Ronaldo stava cercando di ascoltare la musica con il suo cellulare ma un brusio di sottofondo lo disturbava, rendendogli impossibile udire la canzone che stava sentendo in quel momento.
Di tanto in tanto toglieva una cuffietta, così da capire da dove provenisse tale suolo, ma, non appena l'orecchio perdeva il contatto con il piccolo aggeggio di plastica, il rumore in sottofondo scompariva.
Aveva quindi dedotto che dovesse trattarsi di un qualche difetto delle cuffie, le quali le aveva acquistate poco tempo prima in un negozio di elettronica, o comunque della canzone, che aveva recentemente scaricato.
Tentò di chiudere gli occhi, cercando di rilassarsi, senza ottenere tuttavia il risultato sperato. Quella situazione lo preoccupava, motivo per cui non riusciva ad addormentarsi.
Aveva paura. Paura di non risvegliarsi più.
La scena a cui aveva assistito prima, ovvero la morte di Katherine, lo aveva scosso. Era rimasto completamente schifato da quella visione, al punto di non riuscire ancora a voltarsi verso il retro del pullman, dove la striscia di sangue era ancora visibile.
Notò che il rumore di sottofondo era aumentato notevolmente, arrivando quasi al pari di quello della canzone. Sbuffò e tolse le cuffie, ricacciandole nello zaino con violenza, mentre il telefono lo mise in tasca, per poi chiudere ancora gli occhi.
Cercò di concentrarsi su qualcosa, così da poter cercare di addormentarsi in tranquillità. Ma, non appena chiuse gli occhi, si rese conto di una cosa: sentiva ancora il brusio.
Mosse gli occhi in varie direzioni, cercando un qualcosa o un qualcuno che potesse emettere tale rumore, giusto per avere la conferma che non si trattasse del demone, ma non trovò nulla di plausibile.
Iniziò a sudare freddo, mentre iniziava lentamente a tremare. Decise quindi di concentrarsi su tale rumore, sperando che si trattasse di un'allucinazione dovuta alla consapevolezza di essere rinchiuso in un bus indemoniato.
Il suono era uguale a quello delle TV senza segnale. Più i secondi passavano più si faceva forte, iniziando a stordirlo.
Improvvisamente il rumore, che fino a quel momento era stato confusionario, mutò venendo sostituito da una voce, che pensò appartenere ad un bambino per via della sua tonalità alta e chiassosa.
- Ehi, Rex, tutto bene?- il moro si risvegliò di colpo, scuotendo violentemente la testa ed aggrappandosi con forza al sedile. Matthew era davanti a lui, leggermente spaventato per via della sua reazione, con la torcia puntata verso di lui e la mano che oscillava avanti e indietro, nel tentativo di fargli "riprendere conoscenza".
- Matt? Ma che... che è successo?- domandò sbadigliando, posandosi una mano sulla bocca per coprirsi dopo che il biondo gli ebbe fatto cenno.
- Nulla di che, ti eri solo addormentato.- il ragazzo alzò le spalle, mettendosi poi a sedere vicino a lui.
- E perché mai mi hai svegliato?- domandò, massaggiandosi gli occhi lentamente.
- Perché potrebbe essere pericoloso.- Matthew scosse la testa, come se quella frase fosse scontata. Ed effettivamente lo era. Non conosceva quasi nessuno su quel pullman, quindi c'era tutta la possibilità che qualcuno potesse fargli del male per qualsiasi motivo.
- Beh, allora grazie.- disse sospirando, mentre l'altro si limitava a sorridergli energicamente - Quanto ho dormito?- domandò poi, sporgendosi in avanti per potersi stirare la schiena.
- Una ventina di minuti, più o meno.- queste parole lo fecero pensare. Si ricordava di aver udito una leggera voce che gli stava sussurrando qualcosa, ma non ricordava di preciso chi fosse stato.
- Dimmi, c'era qualcuno vicino a me mentre dormivo?- il biondo si portò una mano sulle labbra, cercando di ricordare precisamente cosa era accaduto mentre Ronaldo era incosciente.
- No, eri qui da solo, gli altri hanno semplicemente conversato tra di loro.- spiegò, giocherellando con la mano sul palo - Perché lo chiedi?- continuò poi alzando un sopracciglio.
- Ho avuto come la sensazione che qualcuno mi stesse parlando, ma non riuscivo a capire di chi si trattasse.- Matthew ritornò pensieroso, senza però riuscire a ricordare nulla.
- Mi spiace, non ho notato niente.- disse poi, scuotendo la testa lentamente, con fare afflitto.
- Non ti preoccupare, è già troppo che tu ti sia preoccupato per me. - Ronaldo cercò di rincuorarlo, facendogli anche cenno con la mano che la cosa non importava.
- Beh, siamo amici, mi sembra una cosa normale da fare.- il biondo gli porse un sorrise a trentadue denti, tanto che non poté fare a meno di ridere anche lui.
- Sì, hai ragione.- il moro si mise a pensare, concludendo la conversazione.
Matthew era l'unica persona con cui aveva fatto amicizia in tutta la scuola. Per quanto quel biondino fosse irritante riusciva comunque a parlare con tutti, senza la minima indiscrezione, tanto che era diventato il miglior amico di Skarah.
Ronaldo si ricordava perfettamente come aveva fatto a conoscerlo: durante la prima settimana di scuola venne sospeso per una rissa e quando tornò a scuola, dopo una decina di giorni, nessuno gli parlava per paura di venire aggredito. Solo Matt aveva il coraggio di rivolgergli parole.
Lo trovava insopportabile per la maggior parte delle volte, ma infondo gli era debitore, per lo meno non brancolava da solo nel buio. L'unica altra persona con cui interloquiva e scuola era il suo ragazzo, altro motivo per cui veniva scostato da tutti.
Non sopportava l'omofobia, non sopportava il razzismo. In poche parole non sopportava la gente.
Si perse così a fondo nei suoi pensieri che rischiò di addormentarsi ancora, venendo però leggermente scosso da Matthew, sempre con quel sorrisetto sul volto.
 
Miranda stava male.
Sentiva un continuo bruciore allo stomaco e un dolore atroce alla testa. Ormai era chiusa in se stessa da ore, più precisamente da quando la sua conversazione con Chris era finita, e la tristezza stava lasciando spazio alla depressione.
Sospirava rumorosamente cercando di affogare quei pensieri negativi, che la stavano trascinando in quel baratro profondo da cui non si sarebbe più alzata, senza riuscirci.
Ogni volta che mandava giù la saliva sentiva l'istinto di rigettarla su e di vomitare. Di tanto in tanto dava un'occhiata alle tracce di sangue rimaste sul pavimento, cosa che non faceva altro che farla deprimere ancora di più.
In quelle due ore aveva pensato più e più volte all'amicizia che aveva avuto con Katherine, ovvero un continuo sbalzo di amore e odio culminato con un litigio alquanto grave che le aveva allontanate per sempre.
Le due si erano conosciute alle medie, dove avevano stretto un rapporto composto dalla rivalità in ambito scolastico, visto che entrambe andavano bene a scuola. In quell'ambito Katherine riusciva sempre ad avere la meglio, vantandosi sempre con lei, che si limitava a sopportare in silenzio.
Avevano iniziato anche ad uscire insieme, approfondendo ancora di più la loro amicizia. Però il passaggio alle superiori le mise a dura prova.
Due classi diverse, interessi diversi e persone diverse.
Pian piano si frequentavano sempre meno, cosa che causò una crepa già abbastanza profonda tra di loro. Però la causa della rottura definitiva fu un ragazzo.
Katherine si era innamorata di un suo compagno di classe, il quale però non ricambiava ed era interessato a Miranda. La mora iniziò quindi a diffamarla, tentando di accaparrarsi le attenzioni del ragazzo, ma senza successo.
Il ragazzo in questione era Gabriel. Per tale motivo tendeva sempre ad evitarlo e gli parlava nella maniera più schietta possibile.
Aveva anche rifiutato le sue avance, giustificandosi in maniere assurde e prive di senso, quasi per fargli intendere che non era minimamente interessato a lui.
 Si staccò dai suoi pensieri, sollevando lentamente la testa. Davanti a lei c'era Sasha, che la osservava dall'alto.
- Ehi, tutto bene? Sono due ore che piangi.- domandò, cercando di utilizzare un tono il più interessato possibile.
- Sì, sto bene.- tagliò corto, tra un singhiozzo e l'altro.
- No, tu non stai bene.- ribatté la mora, socchiudendo leggermente gli occhi - Ti concedo due opzioni: O mi parli dell'argomento o ti picchio e dopo mi dici che cos'hai.- Miranda si mise a ridere, tornando a fare quell'espressione che la caratterizzava.
- Va bene.- iniziarono dunque a parlare, passando così il loro tempo.
 
Nel pullman più o meno tutti avevano trovato una persona con qui parlare, giusto per sminuire un po' la tensione e cercare di rilassarsi, per quanto poco fosse possibile.
Però Skarah si era limitata a sedersi ad un angolino con il suo quaderno in mano. Di tanto in tanto gettava un'occhiata alla sua destra e parlava, anche se lì non c'era effettivamente nessuno.
Questa particolarità attirò l'attenzione di Kristina, che le si avvicinò lentamente, cercando di capire cosa stesse dicendo.
- Dimmi, Rachel, cosa ne pensi di questo? Uhm... hai ragione. E questo come ti sembra? Sì, il collo è fatto un po' storto di proposito, poi lo aggiusterò.- la bionda alzò le sopracciglia, stupita da quella scena così surreale.
- Scusami, posso sapere con chi stai parlando?- domandò poi, gettandole un'occhiata piena di timore. La mora interruppe il suo discorso e si voltò in sua direzione. La guardò per qualche attimo e poi rispose con una naturalezza che la lasciò perplessa.
- Con Rachel.- disse semplicemente, aspettando una risposta.
- Ma qui non c'è nessuno.- controbatté, spostando lo sguardo avanti e indietro, cercando questa "Rachel".
- Oh, sì che c'è, è proprio qui.- indicò un punto con la mano, dove però non c'era assolutamente niente.
- Ma lì non c'è niente.- Kristina non stava capendo attentamente dove la conversazione stesse andando a parare, soprattutto perché Skarah mutò espressione, guardandola male.
- Lei è lì. - disse semplicemente, scandendo parola per parola.
- Okay, se lo dici tu...- concluse così il discorso, indietreggiando lentamente - Ma che diavolo sta facendo?- pensò ad alta voce.
- Sta parlando con la sua amichetta immaginaria.- la informò Pitch, alzando il tono di proposito per farsi sentire da Skarah, la quale di voltò verso di lui.
- Cosa?- domandò la bionda, girandosi verso il ragazzo.
- Quella là ha un'amica immaginaria. Ci parla tutte le volte. E la cosa divertente è che si arrabbia se le dici che effettivamente non c'è nessuno accanto a lei.- il moro la guardò ridendo.
- Lei esiste!- la ragazza poté solo cercare di rispondergli, ma il suo grido non cambiò l'atteggiamento di Pitch, che si mise ancora di più a ridere.
- Nei tuoi sogni magari.- rispose con freddezza, assottigliando gli occhi. Odiava quella ragazza, la odiava con tutto se stesso.
Cercava di attirare l'attenzione degli altri con quella storiella ridicola e questa cosa lo urtava particolarmente.
Ogni volta che poteva la insultava, sfogandosi su di lei per qualsiasi cosa non gli andasse a genio. Ce l'aveva anche in classe insieme e la cosa non faceva che farlo arrabbiare ancora di più.
Inoltre aveva notato che la ragazza era autolesionista. Questo incentivava ancora di più la sua tesi riguarda al "bisogno di attenzioni" che la persuadeva a fare cose così stupide.
- Tu non ne sai niente, zitto!- quella volta la mora continuò la conversazione, probabilmente per via della paura dovuta ai fatti accaduti precedentemente, utilizzando un tono più alto del solito.
- Di cosa? Della tua fottuta amica immaginaria, eh? Di quella presenza che vedi solo tu? Ma apri gli occhi. Sei ridicola.- usò le parole più cattive che gli vennero in mente, così da troncare una volta per tutte quella discussione fin troppo insensata.
- Non pensi di aver esagerato?- gli domandò dopo poco Kristina, vedendo che Skarah si era voltata dall'altra parte con uno sguardo afflitto.
- No, sinceramente no. - fece una smorfia con la faccia, osservando per un attimo la bionda con la coda dell'occhio.
- Sei così insensibile?- chiese poi, sedendosi vicino a lui.
- Oh, non così tanto.- mentì, spostandosi leggermente per non entrare in contatto con la ragazza - Solo con lei. Mi sta sulle palle.- disse schiatto, cercando di non trattare male nemmeno lei, poiché il puzzo di fumo lo stava facendo leggermente irritare.
- E cosa farebbe di così "irritante"?- Kristina saltava spesso scuola per via del suo lavoro part-time, quindi non conosceva bene le persone al di fuori della sua classe, ne tantomeno quelle sul pullman.
- Tutto. Tutto di lei è irritante.- si mise a sedere per bene, controllando il cellulare di tanto in tanto, giusto per fare qualcosa.
- Guarda che le parole possono fare molto male, non dovresti trattarla così. Se non ti sta a genio ignorala.- la bionda cercò di fargli la morale, motivo per cui alzò lo sguardo con fare leggermente alterato.
- E cosa ci sarebbe di divertente nel lasciarla stare?- la sua voce assunse un tono gelido, tanto che l'altra deglutì rumorosamente, per poi interrompere la conversazione. Aveva iniziato a capire che tipo di persona fosse Pitch.
 
- Drake cosa stai facendo?- la voce di Aiden lo fece voltare di scatto, interrompendolo.
- Nulla di che, cerco di forzare la finestra.- rispose, cercando di essere il più cinico possibile.
- Tanto non si apre, lascia stare.- si sedette, appoggiando il gomito su un rialzo di ferro e la testa sopra il pugno.
- Non si sa mai, tanto vale provare.- contestò l'altro, continuando nel suo intento. Aveva preso il martello d'emergenza e stava provando a rompere i bordi della finestra, cercando di rimuoverla. Erano ormai passati una decina di minuti da quando aveva iniziato e l'unica cosa che era riuscito a fare era crepare ancora di più il vetro.
- Senti, lascia perdere.- lo incitò Aiden, gesticolando in sua direzione.
- Ma si può sapere che cazzo vuoi?- chiese il moro, battendo un pugno alla vetrata.
- Mi sto annoiando.- spiegò semplicemente, sempre usufruendo dell'aiuto delle mani per spiegare meglio.
- Fai qualcosa allora.- tagliò corto Drake, già irritato per i fatti suoi.
- Tipo?- chiese, divertendosi nel vederlo alterarsi pian piano.
- Tipo ammazzarti. Levati dalle palle.- si girò lentamente verso di lui, pronunciandogli quelle parole con gli occhi sgranati.
Per tutta risposta Aiden si mise a ridere, facendolo innervosire ancora di più.
- Mi stai prendendo per il culo?- tirò fuori il coltellino della tasca, puntandoglielo contro.
- Su, non arrabbiarti.- porse le mani avanti, cercando di calmarlo.
- Come cazzo fai ad essere così calmo? Siamo in un fottuto bus infestato e tuo figlio è a casa da solo.- gli fece notare, sedendosi davanti a lui.
- Infatti sono nervosissimo. Cerco solo di mascherarlo.- sospirò profondamente, mutando la sua espressione.
Drake ed Aiden si conoscevano dalle elementari. Inizialmente si odiavano per via dei loro caratteri abbastanza simili, ma con il passare del tempo erano diventati migliori amici.
Insieme ne avevano passate tante, anche perché l'indole criminale di Drake li portava sempre a finire dai carabinieri, facendogli passare molti guai.
Però infondo erano legati da un rapporto indissolubile, tanto che quando, quattro anni prima, il moro chiamò Aiden al telefono per dirgli che aveva commesso un omicidio quello non si scompose, chiedendogli semplicemente dove si trovasse.
Lo aveva aiutato a seppellire il corpo, provando successivamente ad infangare la notizia, senza però riuscirci del tutto.
Allo stesso modo Drake gli era stata accanto quando la sua ragazza, madre di suo figlio, era morto di parto. In quell'occasione Aiden aveva rischiato di uccidere il figlio per la rabbia, per poi provare il suicidio diverse volte, venendo però sempre fermato dall'amico, con metodi più o meno bruschi.
Come quando cercò di ingerire un cocktail di medicinali, che il moro gli spaccò sulla testa con violenza, per poi sgridarlo e dirgli che quello che stava facendo era sbagliato.
Si stimavano a vicenda e cercavano sempre di proteggersi l'uno con l'altro.
- Insomma, che vuoi fare?- chiese Drake, sospirando. Aiden sorrise, per poi aprire lo zaino. Estrasse un foglio e due penne.
- Partitina a tris?- propose, disegnando poi il campo.
 
Mentre tutti conversavano, cercando di dimenticare cosa era accaduto poco prima, Hiro era impegnato nel tentare di far stare zitta Lorde.
La ragazza gli stava letteralmente distruggendo i timpani con discorsi su "cosa possa essere il demone" a "Oddio ma oggi quanto è bello Lazaro!" provocandogli un enorme mal di testa.
- Secondo me si tratta dello spirito di un bambino, ne sono sicura!- esclamò, muovendo la testa per valutare l'ipotesi con accuratezza.
- Oppure un anziano.- propose poi, continuando a spiegare i motivi per cui potesse essere così.
- Ehi, Hiro, mi stai ascoltando?- domandò, portando le braccia sui fianchi e abbassando le ciglia con fare arrabbiato.
- Sì, Lorde, ti sto ascoltando.- rispose, sbadigliando.
- Non fare il maleducato!- lo colpì leggermente ad una spalla, facendogli alzare gli occhi al cielo - Hiro, non ti azzardare a fare quella faccia con me!- esclamò, incrociando gli arti sul petto con fare disinvolto.
- Sì, Lorde, va bene.- l'asiatico appoggiò la testa sul sedile, tentando di ignorare il fiume di parole che usciva dalla bocca della bionda, senza però riuscirci.
- Secondo te il demone com'è?- chiese, toccandolo freneticamente.
- Grande, grosso e cattivo.- detto questo, ovviamente con fare ironico, si portò le mani al volto, desideroso di dormire.
- Su, intendo se è anziano o giovane!- controbatté lei, che non aveva capito la battuta del nipponico.
- Ma che ne so!- sputò fuori, dimenandosi sul sedile.
- Ehi, ehi, non alzare la voce con me!- lo sgridò, facendolo sbuffare.
Quella situazione incuriosì particolarmente i ragazzi, che non si aspettavano minimamente che qualcuno potesse domare quel bestione in maniera così schietta.
Hiro e Lorde si conoscevano da tempo, visto che erano vicini di casa. Per quando la differenza di età, quattro anni, era piuttosto ampia riuscivano a conversare tranquillamente, come se fossero coetanei.
I due erano, caratterialmente parlando, completamente opposti. Lei più estroversa e simpatica, lui taciturno e scontroso.
Riuscivano comunque ad andare d'accordo. Nell'intero istituto circolava una voce seconda la quale quando Hiro venne sospeso, l'anno prima, la ragazza arrivò addirittura a picchiarlo.
Per non parlare di quando non venne ammesso agli esami. In quell'occasione delle persone riferirono di aver visto Lorde con un bastone mentre inseguiva l'asiatico fino a casa sua, cercando di colpirlo.
Era l'unica che riusciva a tenerlo in riga e a lui andava bene così, anche perché non parlava con nessuno, se non con lei.
Nel frattempo la ragazza aveva ripreso a parlare, spostando l'argomento sul suo "amato" Lazaro.
- Ma l'hai visto come cercava di mantenere la situazione calma? È proprio un grande...- esclamò con occhi sognanti, cercando di non farsi sentire dal rosso, che era seduto qualche sedile più in là.
- Sì, sicuramente.- Hiro le rispose tanto per, chiudendo poi gli occhi, riuscendo solo a sentire le urla della ragazza che gli chiedevano di non addormentarsi, ma che ignorò bellamente.
 
Manuel aveva paura. Era completamente terrorizzato. Continuava a tremare come un agnellino, cercando di tenersi saldo al palo d'acciaio alla sua sinistra per provare a fermarsi, ma senza esito positivo.
Si guardava intorno come se sentisse che qualcuno lo stesse osservando, senza però capire da dove.
- Manuel, tutto bene?- Valeria, che fino a quel momento si era limitata a guardare il ragazzo, gli si avvicinò lentamente, appoggiandosi al suo sedile.
- Sì, tutto bene.- tagliò corto, per tornare poi alla sua continua perlustrazione della zona.
- Su, calmati, non è successo nulla.- la castana gli afferrò le guance, cercando di tranquillizzarlo con uno sguardo pieno di affetto.
Valeria era l'unica persona che Manuel conosceva in quel pullman. Erano compagni di classe e vicini di banco, per tanto spesso conversavano, seppur per la ragazza risultasse difficile farlo, causa il carattere chiuso del moro.
Più volte aveva cercato di stimolarlo ad aprirsi con gli altri, ricevendo la solita risposta di assenso, data solamente per farla contenta. Stava cercando di farlo aprire con gli altri, ma la cosa non le riusciva.
Manuel era come rinchiuso in una gabbia. Lo si poteva osservare solo da fuori, come un animale allo zoo.
Era estremamente paranoico, al punto di passare le ore di educazione fisica seduto su una panchina a guardarsi intorno.
- Ci provo.- rispose, lasciandosi cullare dalle sue mani.
- Ottimo, bravo, lascia andare via ogni pensiero negativo che c'è in te. - il ragazzo chiuse gli occhi, godendosi quell'attimo di tranquillità che aveva ricevuto, provando a dormire.
Valeria restò al suo fianco finché non si addormentò, per poi tornare a sedersi davanti a lui.
Provava un affetto particolare per quel tipo. Lo vedeva come un ragazzo da salvare per forza. Non le piaceva quando i compagni di classe lo prendevano in giro, tanto che ogni volta che sentiva una voce fuori posto tendeva subito a sgridarli, incitandoli a chiedere scusa.
Inizialmente faceva questo solo perché il suo ruolo di rappresentante di classe glielo imponeva, ma quando aveva iniziato a vedere i sorrisi di gratitudine che Manuel le concedeva ogni volta che lo aiutava si era convinta a doverlo fare per lui.
 
Mentre tutti parlavano fra di loro cercando di passare il tempo,Gabriel, Lazaro e Chris stavano cercando una soluzione al problema. Quest'ultimo era stato costretto suo malgrado a partecipare a quella "riunione", o almeno così l'aveva chiamata il turco.
Si alternavano un susseguirsi di idee stupide e prive di senso, pensate e dette sul momento senza verificare che, effettivamente erano piuttosto improbabili.
Uno tra tutti aveva fatto rimanere sbalordito l'autista: provare ad esorcizzare il mezzo. La proposta era venuta direttamente dalla bocca di Gabriel che, con il suo fare propositivo e convincente, era riuscito a fare crede a Lazaro che fosse effettivamente possibile.
- Se siamo riusciti a creare una tavola Ouija con un pezzo di carta possiamo farci anche una croce, no?- pian piano aumentava sempre di più il tono di voce, cercando di convincersi che ce l'avrebbero potuta fare.
- Sì, possiamo tentare.- lo assecondò il rosso, battendogli il cinque.
Quei due erano migliori amici da una vita. Cresciuti insieme, erano andati nella stessa scuola elementare, nella stessa scuola media e nello stesso liceo.
Credevano fermamente l'uno nell'altro, al punto di provare anche dei piani oggettivamente impossibili soltanto perché, con i loro modi di fare, erano riusciti a convincere delle persone a tentare.
Avevano il dono della persuasione e sapevano usarlo perfettamente, ma su Chris non funzionava.
Anche lui riusciva a convincere le persone a fare ciò che voleva, utilizzando il metodo inverso. "Già, è impossibile" o "No, non puoi farcela", sapeva usufruire alla perfezione della psicologia inversa.
Per tanto i loro  giochetti con lui non funzionavano.
- Scusate, ma vi sembra un'idea plausibile?- domandò, interrompendo il loro discorso. I due si girarono in sua direzione, guardandolo con un sorriso in volto.
- Non possiamo sapere se non proviamo, no?- gli disse Gabriel, aumentando ancora di più il suo sorriso.
- Gab ha ragione, dobbiamo tentare.- Lazaro riuscì a tenere il tono di voce leggermente più serio, seppur fosse visibilmente condizionato dall'essersi convinto che ce l'avrebbero fatta.
- Bah, fate come volete, io vado a dormire.- si alzò dal sedile in cui era stato seduto fino a quel momento, scorrendo con un'occhiata tutti il bus per cercarne un altro.
Notò che infondo, vicino alla striscia di sangue lasciata da Katherine, ce n'era uno libero, così vi si avviò lentamente.
Sentiva l'odore pungente del liquido rosso entrargli nel naso, dovuto soprattutto a quello che lui stesso aveva addosso e che aveva cercato di levarsi, senza nessun esito positivo.
Cercò di addormentarsi, venendo però disturbato da una voce fin troppo familiare.
- Ehi, capitano, come procede?- chiese Matthew, il quale era seduto proprio davanti a lui. Lo guardò male, pensando a come rispondergli senza offenderlo, anche perché la presenza di Ronaldo, che lo guardava storto, lo inquietava leggermente.
- Vogliono provare un esorcismo.- spiegò semplicemente alzando le braccia.
- Cosa?- Ronaldo si voltò del tutto verso di lui, cercando conferma di quanto aveva appena udito.
- Parole loro, per me è tutta una grande stronzata.- sbuffò, tentando di fare quel pisolino che desiderava tanto.
- A me sembra un'idea un po' improbabile.- constatò, mordendosi il labbro.
- Mah, francamente non mi interessa, facessero come vogliono.-  liquidò la faccenda, chiudendo quindi la conversazione con i due, cosa che lo rese felice.
Si rilassò, appoggiandosi contro lo schienale e chiuse gli occhi, sperando di riuscire a dormire anche solo una decina di minuti, ma Morfeo non voleva avere a che fare con lui, perché in quel momento Lazaro iniziò il suo discorso.
- Ragazzi abbiamo avuto un'idea. Proveremo ad esorcizzare il pullman, utilizzando dei disegni di crocifissi e delle preghiere. Abbiamo bisogno del vostro aiuto!- urlò il rosso, facendosi udire da tutti.
No, non avevano veramente bisogno del loro aiuto, ma convincerli psicologicamente che avrebbero potuto dare una mano poteva essere un modo per risollevare il morale del gruppo, il quale era decisamente a terra.
- Skarah, puoi disegnare le croci?- chiese Gabriel, ottenendo un cenno positivo come risposta.
Così, in una ventina di minuti, era tutto pronto per "l'esorcismo". Spensero le luci nel pullman ed accesero un fuoco, utilizzando l'accendino di Kristina.
Successivamente Lazaro iniziò il rituale. Prese una croce e la alzò al cielo, iniziando a recitare il "Padre Nostro" con una voce lenta e cupa, come se volesse inquietare il demone.
Non appena finito ci fu un attimo di silenzio generale, nel quale i ragazzi si guardarono tra di loro per capire se effettivamente il rito avesse funzionato.
- A me non sembra che sia cambiato nulla.- disse Drake, incrociando le braccia al petto annoiato.
- Zitto, Lazaro sa quello che fa. - lo contraddisse Lorde, guardandolo male.
- Beh, possiamo dire che sia stato un fallimento.- concluse Aiden, ridendo, ma non appena finì di parlare una ventata spense il fuoco e il pullman iniziò a muoversi.
L'autobus era ripartito, questa volta ancora più veloce, sbandando di tanto in tanto, come se lo stesse facendo di proposito.
- Ma che cazzo sta succedendo?- urlò Sasha, la quale si ritrovava sbattuta contro i ragazzi, cosa che le stava causando un enorme disgusto, forse più dell'entità stessa o del cadavere di Katherine.
Dopo qualche metro il mezzo si fermò di colpo, facendo cadere tutti i passeggeri a terra.
- Guardate, ora si vede di fuori!- Skarah puntò il dito fuori, facendo voltare a sua volta gli altri.
- Oh, grazie, non ce ne eravamo accorti, menomale che ci sei tu. - le rispose Pitch con tono sarcastico, guardandola male.
- Qualcuno riconosce questo posto?- chiese Valeria avvicinandosi alla vetrata. Si trovavano in un bosco, precisamente in un punto spianato vicino ad un'enorme quantità di alberi alti circa dieci metri, ma non era quella la cosa più strana.
Era buio. Tutto ciò che avevano visto era dovuto ai fari del mezzo, che erano ancora accesi. Estrassero i propri cellulari dalla tasca, controllando l'ora.
Le ventidue e trentaquattro.
Non tornava, da quando erano montati sul pullman erano passate a malapena due ore, e ne erano sicuri.
- Ehi, ma qui è sera!- strillò Drake, stropicciandosi gli occhi, sperando fosse solo un'allucinazione.
- Il mio orologio dice che sono le dieci di sera. - constatò Kristina, osservando nuovamente lo schermo luminoso del suo telefono.
- Innanzitutto accendiamo le luci. - propose Gabriel, venendo subito seguito da Lazaro. Il rosso toccò il pulsante, senza effetto. Provò nuovamente, ma con il medesimo risultato.
- Non si accendono.- disse semplicemente, battendo le mani sui jeans con frustrazione.
- Sentite, andiamo a dormire che è meglio.- Chris, sempre più irritato, soprattutto perché nello sbandamento aveva battuto un braccio contro un sedile, si diresse verso la sua precedente postazione, sdraiandosi.
- Sentite, io voglio provare a capire costa sta succedendo.- Lazaro tornò in loro direzione, guardando con l'occhio della coda l'autista avviarsi verso il "letto" improvvisato.
- E dimmi, presidente, hai qualche idea?- Drake lo incitò a rispondere con un gesto della mano, quasi come se si divertisse a metterlo in difficoltà, cosa che effettivamente era veritiera.
- Non ne ho idea. - tagliò corto il rosso, abbassando lo sguardo.
- Allora evita di ricordarci sempre i tuoi buoni propositi.- la risposta del moro fu data con cattiveria e con il solo intento di offenderlo.
- Ehi, lui fa tutto questo per noi!- subito Lorde accorse in sua difesa, guardandolo con uno sguardo arrabbiato.
- Ah, prendere decisioni solo con il suo amichetto ti sembra "farlo per noi"? Ci vede come un peso!- strillò, colpendo con forza un vetro.
- Non è vero!- controbatté la bionda, avvicinandosi sempre di più al moro.
- Stai zitta, per Cristo!- urlò Drake, spintonandola. Fortunatamente Lazaro la prese al volo, senza permetterle di cadere.
- Ehi, andiamo, calmati.- Aiden si mise tra i due, portando l'amico lontano da lì.
- Andiamo a dormire. Domani cercheremo di capire attentamente cosa sta succedendo.- Gabriel si intromise, cercando di placare la "mezza rissa" che era appena avvenuta.
- Scusate, che ore avete detto che erano?- domandò Ronaldo, squadrando con un'espressione stranita il cellulare.
- Circa le dieci e mezzo, perché lo chiedi?- rispose Kristina, che aveva controllato l'orario poco prima.
- Adesso manca un quarto a mezzanotte.- deglutì rumorosamente, osservando gli altri che estraevano nuovamente i propri cellulari dalla tasca per controllare.
Lo schermo luminoso segnava le ventitre e quarantacinque precise, lasciandoli a bocca aperta.
- Che cosa significa?- esclamò Miranda, senza riuscire a capire.
- Beh, mi pare ovvio. Il tempo è velocizzato.- sorprendentemente la risposta a quell'enigma venne trovata subito e, cosa che fece spaventare ancora di più il gruppo, fu Matthew a darla.
- Ah, quindi un minimo di cervello ti è rimasto.- sputò con cattiveria Pitch, ignorando le occhiatacce che  Ronaldo gli stava rivolgendo.
- Beh, quest'informazione ci sarà sicuramente utile.- inaspettatamente fu Manuel a parlare, con un accento diverso, ed un tono piuttosto alto.
- Uh, vedo che ti sei svegliato, eh?- chiese Sasha, la quale era la prima, o al massimo la seconda, volta che sentiva la sua voce.
- Scusatemi, di solito la mattina sono più tranquillo.- scherzò, per poi continuare a parlare - Quindi? Cosa facciamo adesso?- guardò attentamente uno ad uno i ragazzi, cercando qualcuno che rispondesse alla sua domanda.
Quando i suoi occhi si incrociarono con quelli di Valeria, però, avvertì una strana sensazione, come un leggero brivido che gli percorreva la schiena.
La castana assottigliò gli occhi, cercando di vedere bene, dato che la flebile luce del cellulare del ragazzo non rendeva molto visibile il volto. Gli occhi. Gli occhi di Manuel sembravano di un colore diverso. Erano azzurri.
Non appena notò che il suo sguardo era stato ricambiato si riprese, limitandogli a sorridergli, cosa che fece anche lui, aumentando il suo senso di inquietudine.
- Per ora direi di limitarci a dormire, domani penseremo attentamente ad una soluzione.- propose Lazaro, ricevendo dei cenni positivi dagli altri, i quali si diressero verso i loro posti lentamente.
 
Manuel si avvicinò a Valeria, mettendosi a sedere accanto a lei. La ragazza non riusciva a dormire, causa l'individuo al suo fianco.
Solo dopo un po' il moro avviò la conversazione.
- Dimmi, c'è qualcosa che non va? Prima mi guardavi in modo strano.- domandò, voltando il volto in sua direzione, sussurrando.
- No, niente di che, sono solo un po' spaventata.- mentì, sorridendogli nervosamente. Tutto ciò era strano. Manuel non iniziava mai un discorso, ne tantomeno le rivolgeva la parola se prima non era lei ad andare da lui.
- Se hai qualche problema puoi dirmelo, non ti mangio mica, eh. - scherzò, cosa che non faceva mai, per poi tornare a guardarla fissa negli occhi.
- No, sul serio, non è niente, va tutto bene.- cercò di chiudere la conversazione rapidamente. Aveva paura. Quello non era il ragazzo che conosceva.
- Su, Valeria, so che c'è qualcosa che non va, dimmi pure cos'è. Per caso è colpa mia?- a quella domanda la ragazza sussultò, venendo quindi tradita dal suo corpo.
- Lo prendo come un sì. Cos'ho fatto?- Manuel continuava ad insistere, opprimendola sempre di più.
- Sei strano...- accennò, rabbrividendo.
- Sii più specifica.- con un gesto della mano la invitò a continuare.
- Il tuo atteggiamento, il tuo modo di fare, tutto. E soprattutto i tuoi occhi, sono di un colore diverso dal solito.- sentiva la gola secca e si sentiva in pericolo, come quando l'entità aveva ucciso Katherine. Il ragazzo le si fece incontro sorridendo, salendole quasi sopra.
- Non ti devi preoccupare, Manuel ti ama.- le disse, sorridendo.
- Eh?- domandò, venendo però colta di sorpresa. Il ragazzo poggiò le labbra sulle sue, distraendola e, un attimo dopo, estrasse un coltellino svizzero dalla tasca con il quale ferì la gola.
Il liquido rosso iniziava a scendere dalla ferita, bagnandole i vestiti. Sentiva il fiato venire a mancare, mentre cercava di parlare, senza riuscirci.
- Che c'è, vuoi dire qualcosa?- chiese, sfottendola. Avvicinò l'orecchio alla sua bocca, così da udire cosa stesse tentando di dirgli.
- Chi... sei... tu...?- la sentiva ansimare, mentre per poco tratteneva le risate.
- Beh, io sono Trevis.- dopodiché ripassò l'arnese sulla ferita, uccidendola definitivamente.
Sì alzo dal sedile lentamente, cercando di non sporcarsi di sangue, e, dopo aver verificato di non essersi macchiato con l'aiuto della torcia, andò verso di Pitch. Sogghignando aprì il suo zaino e gli restituì il suo coltellino svizzero, infondo l'aveva soltanto preso in prestito.
 
 
ANGOLO AUTORE:
Ciao a tutti!
Ecco a voi il capitolo 4!
Seconda morte, yeee! Beh, che dire, c'era da aspettarselo, chi segue le mie FF sa che quando muore il primo individuo poi la carneficina è assicurata!
Mi raccomando, recensite e fatemi sapere cosa ne pensate!
Ah, se pensate che non stia usando i vostri OC correttamente fatemelo sapere, sono sempre in tempo a fare qualche leggera variazione.
Detto questo, ci vediamo Lunedì/Giovedì prossimo.
Lavottino
 
 
 
   
 
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