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Autore: Crystal25396    10/07/2017    4 recensioni
Che non ci si possa smaterializzare all’interno dei confini di Hogwarts è un particolare che chiunque abbia mai letto “Storia di Hogwarts” conosce. Eppure quella mattina, qualcuno vi era riuscito.
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Dal secondo capitolo:
Quando Hagrid, dopo aver bussato, ottenne il permesso di entrare, i due trovarono il preside seduto alla sua scrivania, che li osservava dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«Oh, Hagrid! Qual buon vento ti porta? Qualche problema o questione che vorresti discutere sul tuo nuovo incarico?»
«No signore. Non ho problemi con quello, ma con questo qui» rispose Hagrid facendo cenno allo strano tizio col cravattino, che si stava guardando attorno incuriosito, con un’espressione innocente e bambinesca sul volto.
Quando si rese conto che l’attenzione era rivolta tutta verso di lui, l’uomo fece un profondo inchino verso il preside, salutandolo con un amichevole «Salve!»
«L’ho trovato vicino al Lago Nero. Credo che abbia qualche rotella fuori posto…»
«Ehi!» esclamò l’uomo con aria imbronciata.
«…e che sia un Babbano.»

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Cross-over Harry Potter / Doctor Who
La storia può essere letta anche da chi non ha mai visto Doctor Who.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin, Rubeus Hagrid, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 10
Il Lupo e l’Alieno – prima parte
 
 

Come il Dottore aveva preannunciato, nei giorni seguenti piovve incessantemente, con il vento che ululava forte e il cielo rischiarato solo da quei lampi che squarciavano il nero cielo di novembre. Nei corridoi, ancora più bui del solito, erano state poste nuove torce e il Dottore era stato costretto a spostare le lezioni, là dove possibile, durante il giorno: osservare il cielo in quelle condizioni era una cosa impossibile perfino per lui.
Ciò che invece non poteva di certo essere sospesa o rimandata, era l’inizio dell’atteso campionato di Quidditch.
Il famoso sport per maghi di cui il Dottore aveva solo sentito parlare era ormai l’argomento principale di qualunque discussione o chiacchiera, sia fra gli studenti che tra i professori. La prima partita si sarebbe giocata proprio quel fine settimana di metà novembre e avrebbe visto schierate le squadre delle due Case che maggiormente avvertivano la rivalità: Grifondoro e Serpeverde. La professoressa McGranitt era particolarmente combattiva e alcuni studenti giuravano di averla vista sfidare con una scommessa il professor Piton sulla vittoria della propria Casa.
Dal canto suo, il Dottore, che poco sapeva su quello sport se non quanto aveva letto nei libri in biblioteca o su quanto aveva intuito dalle discussioni fra Remus e Hagrid, non aveva dubbi su quale sarebbe stata la Casa per cui avrebbe tifato: due chiome identiche e perfettamente rosse avevano bisogno del suo sostegno morale ed era pronto a tifare per loro dagli spalti dei Grifondoro. Gli avevano detto che per i professori o gli eventuali ospiti esterni vi era una tribuna riservata, ma non voleva assolutamente perdersi la sensazione di stare fra gli studenti che urlano e incitano i propri compagni a dare il massimo. Anche perché dubitava che la McGranitt, nonostante anche lei facesse il tifo per i Grifondoro, gli avrebbe permesso di portare l’enorme bandiera rosso-oro che aveva intenzione di sventolare durante la partita. Per l’occasione aveva perfino chiesto ai gemelli Weasley di modificare i colori del suo cravattino e quando giunse finalmente la fatidica data, aveva perfino delle strisce di colore rosso e oro sulle guance.
Le sorti della partita, però, cambiarono drasticamente prima ancora di iniziare, quando venerdì mattina si sparse la voce che a sfidare Grifondoro non sarebbe più stata Serpeverde, ma Tassorosso.
Oliver Baston sembrava caduto in depressione e nelle 24 ore che seguirono rimase con il fiato sul collo di tutti e sei i membri della squadra. A peggiorare la situazione, ci si mise il tempo, che non sembrava voler dare segni di miglioramento: la pioggia continuava a cadere fitta e studenti e professori raggiunsero il campo da Quidditch a teste chine, per opporsi al vento feroce.
«E’ un vero peccato che alla tua prima partita ci sia questo tempaccio, Dottore.» disse Hagrid riparato sotto un grosso ombrello rosa, anche lui mischiato fra gli studenti tifosi dei Grifondoro.
«Già...» urlò il Dottore cercando di sovrastare il frastuono creato dalle voci e dalla pioggia.
«Ma non voglio comunque perdermi niente: ho promesso a Remus che gli avrei raccontato tutto nei minimi dettagli. E’ un peccato che si sia sentito male proprio questa notte. Oh, eccoli! FORZA GRIFONDORO!»
Il tempo era così terribile che dagli spalti il Dottore riusciva a malapena a distinguere le due squadre, diversificate dal colore della divisa: una scarlatta e l’altra giallo canarino.
Riuscì a vedere i due capitani stringersi la mano davanti a Madama Bumb, che da quanto aveva capito oltre ad insegnare Volo fungeva anche da arbitro per le partite fra le quattro Case.
Poi tutti montarono sulle loro scope e appena un penetrante fischio invase l’aria, i giocatori si librarono in aria.
Era cominciata.
 
Il Dottore li guardava, per quanto la pioggia glie lo concedeva, senza perdersi neanche il minimo movimento, troppo elettrizzato e coinvolto per concedersi la minima distrazione.
Era evidente come entrambe le squadre avessero difficoltà: le scope ondeggiavano a causa del vento e mantenere salda la presa sui manici fradici non doveva essere affatto facile.
E più il tempo passava, più era difficile seguire bene tutto ciò che avveniva. Perfino Lee Jordan, che aveva il compito di commentare la partita, aveva serie difficoltà. Il Dottore riusciva a sentire quello che diceva solo perché la tribuna da dove parlava il ragazzo non era poi molto lontana da dove si trovava lui.
«E’ INIZIATA! Jonson si impossessa della Pluffa, scarta a destra e prosegue dritta verso gli anelli. Cavoli, non è facile avanzare con questo tempaccio. Un Bolide per poco non colpisce Angelina Jonson, che per un soffio lo evita e passa la Pluffa a Spinnet che… Oh, no! Il vento devia la traiettoria della Pluffa, che subito viene intercettata da Malcom Preist. Avanza rapidamente verso gli anelli… Sta per tirare… E’ una finta! Macavoy tira! Grande Baston! Non delude il portiere Grifondoro, che nonostante questo schifo di tempo riesce a parare il colpo! La partita ricomincia e per poco un bolide tirato da uno dei Weasley, non chiedetemi chi dei due, non riesco a distinguerli con questa pioggia, non colpisce Alicia Spinnet. Stai attento amico, mi serve intera per la prossima uscita ad Hogsmaede!
«Jordan!» esclamò la McGranitt guardandolo scandalizzata.
«Prof, non si colpisce con un bolide una compagna di squadra e la ragazza del proprio migliore amico»
«Lee, se non pensi a commentare la partita come si deve invece di mettermi in imbarazzo, come se questo tempo da solo non basti a farmi innervosire, giuro che ti faccio fuori con le mie mani.» disse Alicia avvicinandosi alla tribuna dove sedeva il ragazzo.
«Ai tuoi ordini, mon amour»
«Jordan!» tuonò a quel punto la ragazza, mentre la McGranitt gli lanciava uno sguardo tagliente.
«Ad ogni modo, Katie Bell segue senza sosta Tamsin Appleby che continua a tenere possesso della Pluffa - uuuh! Un bolide colpisce di striscio il cacciatore Tassorosso, che perde la presa sulla Pluffa e i Grifondoro se ne impossessano nuovamente! Cavolo, quel Bolide è stata una sorpresa… Con questo tempo non è facile giocare e i Bolidi sembrano ancora più indomabili del solito. Ma la partita continua!»
Jordan aveva ragione: più il tempo passava e più il tempo peggiorava. Il cielo si stava incupendo sempre di più, come se la notte avesse deciso di arrivare in anticipo. Non solo Pluffa e Bolidi erano difficili da mantenere in gioco, ma anche le scope facevano fatica a rimanere dritte. Ogni tanto i giocatori si scontravano e i due cercatori sembravano girare a vuoto: individuare in quelle condizioni una minuscola pallina dorata era tutt’altro che semplice.
«Harry deve avere diversi problemi, lassù» commentò il Dottore guadagnandosi un’occhiata stizzita da Hagrid e dai due amici del Grifondoro.
«Che intende dire?» domandò Ron.
«Beh, non deve essere facile riuscire a giocare con un paio di occhiali sul naso completamente zuppi d’acqua.» rispose con ovvietà il Dottore, che ormai stava usando la bandiera per ripararsi un po’ dalla pioggia. Ron sbiancò improvvisamente in volto e si voltò con foga verso Hermione.
«Ha ragione!»
«Lasciate fare a me, ci penso io» lo tranquillizzò la ragazza.
Non appena Oliver Baston chiamò il time out, poco dopo che Grifondoro ebbe raggiunto 50 punti, Hermione estrasse la bacchetta e si precipitò giù dalla tribuna, raggiungendo di corsa Harry. Quando tornò a sedersi sugli spalti, un paio di minuti dopo, sorrise soddisfatta ai tre che l’attendevano e alzando le dita in segno di vittoria esclamò: «Problema risolto».
Fu chiaro non appena riprese la partita come l’incantesimo di Hermione stesse facendo il proprio dovere: Harry volava in maniera molto più fluida e decisa, evitando con eleganza un paio di Bolidi e perlustrando più a fondo il campo, alla ricerca del Boccino d’Oro.
«Speriamo che la partita si concluda presto, non mi piace questo tempo…» commentò Hagrid stringendosi maggiormente sotto l’ombrello. La situazione era se possibile peggiorata e sempre più spesso il cielo veniva rischiarato da inquietanti lampi, subito seguiti da potenti rombi di tuono.
Poi la voce di Lee Jordan riuscì a sovrastare il rumore della pioggia, che con tutto il fiato che aveva in gola gridò: «L’HANNO AVVISTATO! I DUE CERCATORI HANNO AVVISTATO IL BOCCINO D’ORO!»
Harry e Cedric Diggory volavano rapidamente nella stessa direzione, inseguendo qualcosa di piccolissimo e luccicante d’oro.
Ma la gioia di quel momento durò poco.
Improvvisamente, tutto si fece freddo e silenzioso.
Il vento non ululava più,  i lampi non erano più seguiti dai rombi dei tuoni e perfino dagli spalti non provenivano più le grida di incoraggiamento dei tifosi. Gli occhi erano tutti fissi al centro del campo, il punto da cui si originava tutto quel gelo. Cosa fosse la causa di tutto ciò, il Dottore non lo sapeva, avvertiva solo tanto, tantissimo freddo.
E inspiegabilmente si ritrovò a tremare.
Non avvertì gli studenti allontanarsi di scatto, non udì la voce di Hagrid che lo chiamava, ne fece caso al corpo di un ragazzo che precipitava già dal cielo.
In tutta la sua lunga vita, non si era mai sentito così. Il respirò gli si mozzò in petto e la disperazione lo avvolse.
Urla disumane gli riempirono la testa, grida di uomini, donne e bambini.
«No! Ti prego, NO!»
Scoppi, esplosioni, il rumore di numerosi armi che colpivano chiunque, incuranti se si trattasse o meno del nemico.
«Non più»
Voci metalliche fra le grida.
«Sterminare. STER-MI-NARE!»
Una grossa esplosione. E poi il nulla.
 
Quando il Dottore riaprì gli occhi, la luce quasi lo accecò e rapidamente li richiuse, portandosi una mano alle tempie, che pulsavano con forza.
«Oh, la mia testa…» si lamentò portandosi una mano alle tempie, che pulsavano con forza. Nella sua mente era tutto molto confuso... Non era alla partita di Quidditch? Perché ora avvertiva chiaramente che si trovava sdraiato su qualcosa di morbido
«Non mi sorprende, dopo quello che ti è successo» disse una voce che il Dottore non faticò a riconoscere.
«Dove sono?» domandò mettendosi seduto sul materasso dove era stato adagiato. Domanda stupida, ma ad essere sinceri non aveva ancora le forze per aprire gli occhi per accertarsene da se. Si sentiva come svuotato, privo di energie. Cosa gli era successo, non ne aveva idea, ricordava solo un improvviso freddo glaciale e una strana sensazione al petto, di peso, quasi. Come quando ti svegli dopo un incubo in grado di svuotarti di tutta la tua vitalità.
«In infermeria. Ti ci ha portato Hagrid quando sei svenuto… Tre giorni fa
«Ah, sì… No, aspetta. Ho dormito per tre giorni?» disse sconcertatopassando a massaggiarsi gli occhi «Ok, questa mi è nuova. Fammi capire una cosa, però… Perché sarei svenuto?»
«Davvero non lo sai, Dottore?» Il tono di voce freddo fu ciò che spinse maggiormente il Dottore ad aprire nuovamente gli occhi e fissarli sulla figura di Remus, in piedi accanto al suo letto, che lo guardava con un’espressione indecifrabile, un misto fra rimprovero, delusione e curiosità.
«Dovrei?»
«Direi di si, visto che dei Dissennatori sono piombati nel campo da Quidditch proprio nel momento più importante di tutta la partita. Non li hai visti?»
In un lampo la scena si ripresentò davanti agli occhi del Dottore, a cui subito tornò in mente una breve chiacchierata che aveva avuto tempo prima con Hagrid, mentre passeggiavano per le vie di Hogsmeade.
 
«Tutti questi Dissennatori in giro non mi piacciono. Mi ricordano troppe cose brutte.» gli aveva detto l’omone «Sai, l’anno scorso sono stato rinchiuso ad Azkaban per qualche settimana. Per errore, ovviamente, io non avevo fatto niente. E lì, alla prigione dei maghi, è pieno di Dissennatori. Fa un freddo tremendo e ti senti come se la felicità stesse sparendo dal mondo.»
E in effetti, la descrizione di Hagrid coincideva perfettamente a quanto aveva provato lui.
 
«Certo che li ho visti. Tutti li hanno visti… Giusto?» rispose il Dottore portandosi nervosamente le mani al collo per raddrizzare il cravattino e rendendosi conto solo in quel momento che non lo indossava più, ma era stato poggiato sul comodino accanto a lui.
«Questo non si toglie.» commentò leggermente stizzito e riagguantandolo rapidamente, mentre alzandosi si dirigeva verso uno specchio, per sistemarsi al meglio. Aveva dormito anche troppo, doveva assolutamente sgranchirsi le gambe e tornare a fare qualcosa che lo tenesse impegnato. In effetti, era quasi divertente, se ci si pensava: lui che non riusciva a stare neanche cinque minuti senza far niente e i suoi momenti di riposo erano ridotti ad un paio di ore al giorno, sempre che gli andasse di farlo, questa volta aveva dormito per ben tre giorni consecutivi.
 
«Quanti?» chiese ad un certo punto Remus, mentre il Dottore si alzava le bretelle con ampi movimenti, passando poi a sistemarsi i capelli con le mani.
«Scusa, cosa hai detto?» chiese distrattamente continuando a guardarsi allo specchio.
«I Dissennatori.» ripeté Remus «Quanti erano, Dottore? Quelli che ti hanno aggredito…»
«Oh…» disse il Dottore voltandosi verso l’amico. «Ehm… Sette. No! Quindici. Undici? Sì, erano decisamente undici. E molto, molto spaventosi. Tenevano braccia avanti e avanzavano fluttuando… Sai, tipo i fantasmi. Non i vostri, quelli Babbani. Ululavano se non sbaglio, tipo “uuuh”… Così, ecco “uuuuuh”.» spiegò esibendosi in un’interpretazione di tali creature.
«Strano. Hagrid e tutto il resto della scuola sostengono che fossero un po’ più di undici…» commentò Remus interrompendo l’imitazione che il Dottore stava facendo dei Dissennatori. O quanto meno… La sua versione dei Dissennatori.
«Oh, beh, avrò contato male. Sai, con quel tempaccio era facile sbagliarsi. No, non dirmelo… Erano quindici sul serio?»
«Erano cento, Dottore
Nel silenzio che calò nell’infermeria, completamente deserta a parte loro due, un debole «Ah…» fu l’unica cosa che riuscì a dire il Dottore in quel momento. Poi scosse velocemente la testa e batté le mani, passando poi a strofinarsele con foga.
«Avrò visto male.»
«Da 100 a 11 non è un semplice errore di calcolo. E i Dissennatori non fanno “uuuh”.» commentò Remus alzando un sopracciglio, che però non servì ad addolcire l’espressione grave del mago.
«No?» domandò il Dottore stringendosi nelle spalle.
«No. Tu non hai la più pallida idea di quanti fossero o di come sia fatto un Dissennatore, vero? Non ne hai idea… Perché non riesci a vederli.»
 
Il silenzio tornò prepotentemente a regnare nell’infermeria per qualche secondo, ma contrariamente a quanto Remus si aspettava, le sue parole non allarmarono il Dottore, che invece di metterlo in agitazione o farlo andare nel panico, lo fecero sorridere divertito. Quasi... Soddisfatto.
«Può darsi.» commentò avvicinandosi all’amico. «Tu cosa ne dici?»
A chiunque quelle parole sarebbero potute sembrare una specie di sfida, ma Remus le interpretò diversamente. Era come se il Dottore volesse che lui gli esponesse le sue teorie, come se volesse in questo modo aiutarlo a fare chiarezza.
«Che nonostante i Maghinò non riescano ad utilizzare i loro poteri, in loro vi è comunque della magia, quindi sono in grado di vedere i Dissennatori. Tu però non ci riesci e questo significa… Che non sei un Magonò.»
«Ma...?» lo incitò a continuare.
«Ma i Babbani non possono entrare a Hogwarts, c’è un incantesimo che impedisce loro di passare i confini.»
«Quindi?»
«Quindi non sei né un magonò, né un Babbano, ma non sei neanche un mago. Però per qualche ragione che ancora non comprendo, Silente si fida di te.»
«E tu?» domandò sorprendendolo «Tu ti fidi di me, Remus?»
«Io… Non lo so, Dottore. Davvero, non lo so. Sei…»
«Strano? Fantastico? Bellissimo? Un pazzo con una cabina?» lo interruppe gonfiando il petto soddisfatto.
«Impossibile.» disse Remus, le cui parole gli uscirono quasi come un sussurro.
Il Dottore lo guardò sorpreso, poi ghignò divertito.
«Madama Chips deve esserci rimasta di sasso, vero?»
«Sai a cosa mi riferisco?» domandò Remus preso in contropiede.
«Certo che lo so. Sono svenuto nel bel mezzo di una partita attaccato da creature magiche che non so bene cosa facciano, ma da quel che ho capito e provato in prima persona, di certo non regalano caramelle ai parchi giochi, e sono rimasto privo di sensi per tre giorni in infermeria… Dubito che Madama Chips non abbia mai neanche provato a visitarmi.»
«Silente le ha fatto promettere che non l’avrebbe detto a nessuno, è stato solo un caso se ho ascoltato la loro conversazione. Non l’avevo mai vista così sconvolta. Secondo lei sei geneticamente impossibile.»
Il Dottore ridacchiò.
«Impossibile per voi umani, forse.»
«Quindi è vero…» sussurrò Remus bianco in volto, fissando un Dottore tranquillo e sorridente «Non sei umano. Si può sapere chi sei, Dottore?»










***
Angolo dell’autore
Sono tornataaaa! Dopo aver finalmente terminato la sessione estiva, eccomi con un nuovo capitolo che spero non vi abbia deluso e che se all’inizio sembra essere molto banale e quasi identico al libro, alla fine… Beh, le cose cambiano.
Siamo arrivati ad uno dei momenti cruciali della storia. Non pensavate che il Dottore sarebbe sul serio riuscito a mantenere il segreto ancora a lungo con Remus, non è vero?
 
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Che poi non ve lo avevo mai detto, ma mi trovate con lo stesso nome anche su Instagram xD
 
Mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate del capitolo o della storia in generale. Se mai voleste lasciare una piccola recensione, un commento, farmi notare qualche errore  o quello che volete, sappiate che farete di me una persona felice ^_^
Ringrazio tutti coloro che si sono avventurati in questa storia e questa settimana ringrazio in particolare
- andrea346, Cliffiddleston, darkslitherin, Emenya e ShessomaruJunior che l’hanno aggiunta alle seguite;
- andrea346 che l’ha aggiunta alle preferite;
- Cliffiddleston che l’ha aggiunta alle ricordate;
- fairy70, _purcit_ e I_S_Acquamarine che hanno lasciato una recensione.
 
Alla settimana prossima!
-Crystal-
   
 
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