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Autore: hey_youngblood    10/07/2017    4 recensioni
[Nephilim!AU]
2182. Gli umani sono segretamente in guerra con una specie da loro considerata superiore , i Nephilim.
Yuuri. Apprendista in una struttura che detiene queste creature, finirà per disertare le idee del padre e stringere un legame con uno di loro, Victor.
Otabek e Yuri fanno parte di un gruppo terroristico che mira a distruggere tutte le strutture in cui vengono rinchiusi tutti quella della loro specie. Durante una missione verranno catturati e imprigionati con gli altri nella sede principale dell'azienda che compie queste oscenità.
Dal testo:
“Sei la prima persona che prova bellezza osservandomi, da quando sono rinchiuso qui dentro.” Quelle parole uscirono in un sussurro dalle labbra che aveva sfiorato un momento prima. Yuuri lasciò la presa sul suo viso e scattò indietro d’istinto. Victor, ormai sveglio, lo osservava con occhi socchiusi, mentre sentiva la sonnolenza causata dal sedativo cercare di riportarlo nel sonno. “Ti prego, non avere paura di me.”
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Otabek Altin, Victor Nikiforov, Yuri Plisetsky, Yuuri Katsuki
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo Quinto
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Quel giorno di metà ottobre Yuuri si alzò di presto e di buon umore. Era lunedì 13 ottobre e la temperatura aveva già cominciato a calare, costringendo gli abitanti di Atlantis ad indossare abiti leggermente più pesanti. Il vento, che non cessava neanche un secondo durante l’inverno e che d’estate sembrava abbandonare l’isola, aveva già iniziato ad accompagnare con tranquillità i propri concittadini. Le foglie degli alberi avevano già cominciato a cadere, ricoprendo le strade di vividi colori autunnali.
Yuuri si preparò un caffè e lo bevve tranquillamente leggendo il giornale. Niente di particolare catturò la sua attenzione, perciò lo richiuse e in silenzio iniziò a prepararsi. Erano passati quindici giorni da quando Vasyliev aveva dato ai suoi apprendisti il compito di preparare le soluzioni per i sedativi e, seppure questi l’avessero terminato nell’arco di una settimana, vi erano stati alcuni problemi con le relazioni, perciò il professore ordinò a tutti e tre di ricominciare da capo. Venerdì Yuuri, Pichit e Aurélien –finalmente era riuscito a ricordarsi il nome del ragazzo francese che condivideva con loro quell’avventura – avevano consegnato le loro relazioni finali e Yuuri non vedeva l’ora di sapere il risultato.
In cuor suo, in realtà, bramava di poter finalmente mettere mano alle dosi giornaliere ed essere quello che le avrebbe somministrate ai soggetti, in modo tale da poter avere mano libera sulla soluzione da iniettare.
Erano ormai due settimane che non parlava con Victor, perché si era messo in testa di dover tornare da lui solamente una volta che fosse riuscito ad attuare il piano. Victor, d’altra parte, restava cosciente per poche ore al giorno e in quei momenti, quando Yuuri lo osservava dall’altro lato del vetro, vedeva il Nephilim lottare vanamente con tutte le sue forze per restare sveglio, per poi soccombere sempre sotto la forza di quella droga che gli percorreva il corpo. Ogni volta che succedeva il ragazzo doveva distogliere lo sguardo, affinché non si sentisse troppo in colpa. Sto facendo il meglio che posso, ti prego resisti.
Una volta arrivato alla sede della PTEA Co., Yuuri entrò nell’atrio e in poche falcate superò il banco dell’accoglienza, dove sedeva Selene, intenta nel mettere in ordine una pila di documenti. La salutò da lontano e si diresse verso l’ascensore, che lo avrebbe portato ai laboratori, quando si ricordò di un fatto importante. 13 ottobre 2158. Aveva ventiquattro anni – uno in più di Yuuri. Si maledì mentalmente mentre ritornava sui suoi passi, verso il banco accoglienza.
Selene lo attendeva con un sorriso smagliante mentre, in un attimo di tranquillità, era intenta a scrivere qualcosa al computer. Quando lo vide tornare indietro, lo guardò con espressione interrogativa. “Tutto bene?”
“S-si, v-volevo solo augur-rarti buon compleanno” rispose Yuuri in imbarazzo. Perché era sempre così nervoso quando doveva parlare con le donne?
Selene, seduta dall’altra parte del bancone, rimase per un attimo spiazzata. “Oh, grazie!” rispose, mentre puntava gli occhi sul ragazzo di fronte a se. “Ma come fai a saperlo?”
Yuuri indicò il petto della ragazzo e questa si osservò addosso in tutta fretta. “Il cart-tellino. L-l’ho notato il pr-rimo giorno.”
“Ma certo!” esclamò battendosi scherzosamente una mano sulla fronte. “Ma come ho fatto a non pensarci prima! Comunque grazie. Quando potrò ricambiare?” il sorriso tornò sul viso della ragazza.
“29 Novembre” Yuuri abbassò lo sguardo.
“Perfetto! Non fare niente di potenzialmente fatale entro quel giorno.” La ragazza rise e Yuuri si congedò con un sorriso imbarazzato, dirigendosi di nuovo verso l’ascensore.
Una volta lasciati i propri effetti personali in una stanza usata come spogliatoio, nella quale li aveva riposti in un armadietto libero, raggiunse Pichit e Aurélien nell’anticamera dove, il primo giorno, avevano conosciuto il professore. Li salutò con un cenno della mano e in silenzio i tre aspettarono l’arrivo di Vasyliev. Erano arrivati tutti leggermente prima dell’orario d’entrata –probabilmente per il nervosismo causato dall’attesa di sapere i risultati delle loro relazioni –, quindi dovettero aspettare un po’ prima che qualcuno si presentasse ad accoglierli.
Quel qualcuno, per loro sfortuna, non fu Vasyliev, ma un altro scienziato che Yuuri aveva visto qualche volta nell’atto di fare ricerche o di osservare i soggetti. Era un uomo sulla cinquantina, molto alto e con l’espressione amichevole, ma non aveva mai provato ad intavolarci una conversazione.
“Mi dispiace ragazzi, ma oggi il professor Vasyliev non c’è e, dato che voi tre siete affidati a lui, non possiamo starvi dietro noialtri. Potete andare a casa.”
“Possiamo sapere il motivo dell’assenza del nostro tutor?” chiese, irritato, Aurélien allo scienziato mentre questo stava già riaprendo la porta per i laboratori.
L’uomo si fermò e osservò il ragazzo francese con un’espressione gentile. “Il professore è malato, ma non preoccupatevi, ha avvisato che tornerà domani. Prendetevi questo come un giorno libero, la vostra presenza non è richiesta qui oggi.” E se ne andò di fretta, fermando Aurélien, che era già in procinto di fargli un’altra domanda.
“Accidenti!” esclamò questo con evidente irritazione sul viso. Salutò gli altri due per poi andarsene di tutta fretta borbottando qualcosa di incomprensibile.
Yuuri si ritrovò deluso e triste mentre cercava di scacciare l’immagine di Victor dalla sua testa, convenendo che non fosse il momento per i sensi di colpa. Al contrario, Phichit era molto allegro e, mentre si dirigevano di nuovo verso gli spogliatoi, esultò per la fortuna che avevano avuto. “Ora tornerò a casa e, dopo settimane intere di studio, mi rilasserò guardando un film. Oppure potrei uscire a prendere un bicchiere, che ne dici? Bisogna festeggiare!”
Yuuri declinò subito l’offerta. “Scusa Phichit, ma oggi non sono dell’umore, un’altra volta?”
“Certo!” rispose l’altro “A domani allora.” Lo salutò mentre usciva dallo spogliatoio e tornava a casa.
Yuuri non poteva credere che, dopo tutto quel lavoro, dovesse aspettare ancora un altro giorno per potersi mettere all’azione. Che spreco di tempo! In silenzio tornò nella hall dell’edificio, visibilmente affranto dalla situazione. Mentre usciva dall’ascensore, si imbatté di nuovo in Selene, la quale era in procinto di consegnare dei fogli ad un impiegato dei piani alti, che lo fermò.
“Yuuri!” lo chiamò “Te ne vai di già?”
Ora che la vedeva per intero, poté constatare che la ragazza che aveva di fronte fosse impeccabile come sempre. Annuì tristemente. “Vasyliev è malato, quindi ci hanno d-detto di to-tornare domani.”
“Oh, che peccato.”
“Già.” Yuuri riprese la sua camminata verso l’uscita, ma Selene lo fermò posandogli una mano sul braccio.
“Comunque, prima mi sono dimenticata di dirti che stasera io e alcuni miei amici andiamo a festeggiare il mio compleanno in un bar qui vicino, il Neon Lights, lo hai mai sentito?”
Yuuri scosse la testa. “Non mi sembra, no.”
“Oh, strano. Comunque, se vuoi unirti a noi sei libero di farlo. Alle 21, puntuale.” Selene entrò nell’ascensore, che si chiuse prima che Yuuri potesse declinare, perciò si allontanò in silenzio e tornò a casa con la prospettiva di dover uscire e socializzare quella sera.

 
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“Sai, ho notato come ti guarda quando ti vede passare davanti al bancone della hall. Arrossisce e abbassa lo sguardo. E’ così tenera! Sono proprio certa che tu le piaccia.”
Yuuri era arrivato al locale puntuale come un orologio e, una volta entrato, Selene gli aveva fatto un cenno con la mano per farlo avvicinare. Lei e i suoi amici –sei o sette tra ragazze e ragazzi – erano seduti su degli sgabelli e ordinavano direttamente dal bancone del bar.
Il locale si era presentato agli suoi occhi come molto buio, solamente alcune insegne piene di ghirigori annunciava ai clienti il bancone del bar, la cassa e i bagni. Vi era una piccola pista da ballo, ma la maggior parte delle persone se ne stava seduta a dei tavoli, su dei divanetti raso muro di un acceso velluto rosso. La musica era quasi assordante ma, una volta abituatisi, Yuuri poté capire perfettamente le parole che pronunciava Selene.
“M-ma non c-ci siamo m-mai par-rlati.” Rispose Yuuri. Ancora non riusciva a comprendere come poteva piacere a qualcuno con cui aveva scambiato si e no tre parole e l’unica “relazione” che aveva era vederlo tutti i giorni all’orario di entrata e uscita di lavoro.
Selene lo guardò con un’espressione intenerita, poi con un movimento della testa gli indica il proprio gruppo di amici: tra loro vi è anche Silvia, che sorseggia in disparte un drink in un bicchiere a forma di cono capovolto. “Rimediamo subito, ti va?”
Yuuri trattenne il respiro per un attimo, com’era possibile che non si fosse accorto di lei prima? Selene sorrise e gli si avvicinò. “E’ stata lei a chiedermi di invitarti, stasera. Voleva davvero avere l’occasione per conoscerti meglio.” Poi fece l’inaspettato: invitò Silvia ad unirsi a loro.
All’inizio il ruolo di Selene come mediatrice fu di vitale importanza ma, quando vide che i due cominciavano a chiacchierare senza bisogno del suo aiuto, decise che la sua presenza fosse superflua e si tolse di torno.
I due, rimasti ormai soli, parlarono per un po’ del più e del meno e, in poco tempo, Yuuri smise di balbettare, dimostrando alla ragazza di sentirsi a proprio agio. Parlarono del lavoro –per quanto il ragazzo potesse parlarne – all’inizio, poi passarono all’argomento Hobby & Tempo Libero –non avevano troppe cose in comune, ma la ragazza era simpatica e non mancava occasione per dire qualcosa di divertente che lo facesse ridere, senza metterlo in imbarazzo.
Nel mentre, continuavano a bere drink sempre diversi, che ordinavano insieme osservando dal menù. “Certo che i nomi di questi drink sono proprio strani, non credi?” aveva esortato lei, spostando il menù verso Yuuri, in modo che potesse leggere cosa vi era scritto. “Che cosa dovrebbe essere un Las Vegas Beach?” rise. Quindi decisero di ordinare i drink con i nomi più strani che riuscivano a trovare sul menù e assaggiarli tutti.
Quando Yuuri ordinò un Pop Punk Juice, iniziò a sentire la testa girare ma, sotto l’esortazione della ragazza, che doveva aver passato il proprio limite circa due drink prima, lo scolò tutto d’un fiato.
“Ti piace ballare?” gli gridò Silvia all’orecchio, dopo essersi sporta verso di lui per assicurarsi che sentisse le sue parole sopra il trambusto della musica. Selene era già in pista, che ora si era riempita di gente, con altri due amici e si stavano scatenando su una canzone che Yuuri non conosceva.
“Credo di non aver bevuto abbastanza per farlo.” Entrambi risero a quella constatazione, poi Silvia lo prese per un braccio e lo trascinò sulla pista. Fortunatamente, Yuuri riuscì ad afferrare un drink abbandonato sul bancone, di un verde pallido con un ombrellino colorato che poggiava sul bicchiere cilindrico, e lo scolò nel tragitto che impiegarono i due ragazzi per raggiungere gli altri.
 
Quando anche quell’ultimo drink fece effetto, cominciò a scatenarsi sulla pista da ballo e, con Silvia che lo assecondava nei movimenti, si divertì tantissimo. Quando il DJ cambiò l’ennesima canzone, Yuuri si guardò attorno e vide Selene fargli l’occhiolino, mentre, circondata dai suoi amici, ballava senza sentire la stanchezza.
Le luci lampeggianti della pista da ballo non facevano altro che aumentare l’effetto di allegra confusione che l’alcol gli aveva iniettato nel corpo e il ragazzo danzava allegramente sulla melodia di un’altra canzone che non conosceva.
Ad un certo punto, non riusciva a capire quanto tempo fosse passato da quando avevano iniziato a scatenarsi, Silvia lo prese per mano e lo trascinò fuori da quell’ammasso di gente, in cerca d’aria. Quando entrambi si furono allontanati dalla pista da ballo,  Yuuri si scoprì avere il fiatone. “Che succede?”
Silvia lo guardò per un attimo prima di fiondarsi sulle sue labbra. Yuuri, inizialmente spiazzato da quel gesto improvviso, finì per lasciarle libero accesso alla propria bocca e a farsi guidare da lei fin verso il bagno. Dopo che Silvia si accertò che non vi fosse nessuno, bloccò la porta e, senza perdere altro tempo, si gettò di nuovo su di lui.
Yuuri, poco lucido per via dell’alcol, le poggiava delicatamente le mani sui fianchi, mentre sentiva quelle di lei muoversi sul proprio corpo. Il moro indossava una camicia blu su un paio di pantaloni neri di cotone. Quando aveva deciso quell’outfit, ipotizzava che la serata non sarebbe stata troppo elegante e non voleva di certo attirare l’attenzione, perciò aveva optato per qualcosa di ordinario. D’altro canto, Silvia indossava una stretta gonna nera che terminava poco sopra il ginocchio, un top bianco e un fiocco rosa acceso tra i lunghi ricci castani. Il ragazzo si chiese come potesse, in quelle condizioni, riuscire ancora a camminare sugli alti tacchi a spillo che portava ai piedi.
Mentre teneva ancora le proprie labbra sulle sue, sentì le dita di Silvia affannarsi sui bottoni della camicia e, senza farci caso, continuò a baciarla. Silvia riuscì nel suo intento dopo alcuni minuti e si riservò un secondo per osservare il fisico non proprio scolpito del ragazzo che aveva davanti. Quando posò di nuovo le labbra sulle sue, Yuuri sentì le mani della ragazza percorrergli il petto, le spalle, la schiena, mentre la pelle ormai nuda era esposta al fresco dell’abitacolo.
Silvia si staccò ancora dalle sue labbra e posò le proprie labbra tumide sul suo collo, scese fino alla clavicola riscaldando la pelle con una scia di baci umidi, percorse lo sterno, la linea degli addominali appena accennati, fino ad arrivare a baciare la leggera peluria appena al di sotto dell’ombelico.
Yuuri chiuse gli occhi mentre la ragazza gli sganciava con movimenti veloci la cintura, gli sbottonava i pantaloni e gli abbassava i boxer. Quando non sentì più alcun contatto, il ragazzo aprì gli occhi e, confuso, guardò verso la riccia, che lo osservava in attesa di un consenso. Quando lo ebbe avuto, non perse tempo e con un movimento fluido prese il suo membro in bocca.
Lui inarcò la schiena contro il muro a quel contatto, serrò istintivamente gli occhi e portò la testa all’indietro, mentre il respiro gli si spezzava e gemiti gutturali gli uscivano dalla bocca. Fu in quel momento –mentre una ragazza lo vezzeggiava con lentezza e abilità utilizzando la propria lingua – che Yuuri perse coscienza di sé.
Inconsciamente si ritrovò ad immaginare due occhi azzurri, al posto di quelli castani della ragazza, che lo osservavano dal basso, lucidi, eccitati che non catturavano completamente l’attenzione dalla pelle perlacea che sembrava risplendere di luce propria. Yuuri afferrò i capelli argentei, morbidissimi, tra le dita, cercando più contatto con quella bocca che lo stava mandando in estasi. Un gemito fuoriuscì dalle sue labbra mentre, affannato, arrivava all’apice.
Quando riaprì gli occhi e scoprì che davanti non aveva l’oggetto del suo piccolo sogno, si sentì così in colpa verso Silvia, che in tutta fretta si rivestì e se ne andò, lasciandola in quel bagno da sola, accaldata e in disordine, dopo averle mormorato uno “scusa” mentre usciva.
 
Quando arrivò a casa, la carenza di fiato, causata dalla lunga corsa intrapresa una volta uscito dal locale e terminata solamente una volta entrato in casa, lo fece piegare in due in cerca di ossigeno. L’effetto dell’alcol non era ancora svanito, ma ora che si trovava a casa non aveva più niente di cui preoccuparsi. Certo, se tralasciava il sogno fatto non più di mezz’ora prima.
Andò in bagno e, una volta davanti allo specchi          o, quasi scoppiò a piangere. Che cosa gli stava accadendo? Che cosa aveva fatto? Abbassò lo sguardo per non vedere più la propria immagine riflessa, poi si sciacquò il viso con dell’acqua gelata cercando di riprendersi. Si lavò i denti ed uscì dal bagno evitando di proposito di guardare lo specchio, si diresse verso la camera da letto e silenziosamente, con una lentezza estenuante, mentre nella sua mente miriadi di pensieri vorticavano senza sosta, si svestì e si lasciò cadere sul letto, addormentandosi solo dopo alcuni minuti.
Ho appena immaginato che Victor Nikiforov –il Nephilim che ho studiato durante le ultime settimane e che sto tentando di  liberare – mi abbia portato all’orgasmo?


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Salve a tutti! 
Come promesso -e grazie al grandissimo impegno di Yoon_Min che, nonostante gli impegni, è riuscita a lavorare perfettamente sul capitolo- sono tornata con il nuovo capitolo.
Ringrazio tutti quelli che recensiscono sempre e che mi invogliano a scrivere sempre e ad impegnarmi ogni giorno di più per portare avanti questa fanfic. Nuove voci sono sempre ben accolte, comunque.
Lo so che tutte voi vi sareste aspettate magari un altro incontro dei Victuuri, ma ho deciso di allentare un po' tutto e lasciare che quel povero cristo di Yuuri, diviso tra studio e apprendistato, si rilassasse almeno per una serata. Ops.
Che ne pensate degli avvenimenti del capitolo? Voglio sentire tante voci sull'argomento, susu, avete tanto tempo per rifletterci ed espormele.
Detto questo, ahimé! Credo che questo sia proprio l'ultimo capitolo dell'estate, ma ci rivediamo a settembre tutti belli carichi per ricominciare. Vi aspetto in tanti!
Auguro a tutti delle buone vacanze.
Un  bacio,
Carlotta.


Ps. Vi lascio ancora una volta i link dei miei altri progetti, se riuscite e avete voglia, lasciatemi i vostri commenti e pensieri anche lì: Candles (OS Victuuri) e Predestinated (nuova fanfic Dramione).
  
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