Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Ricorda la storia  |       
Autore: WorstGeneration    10/07/2017    1 recensioni
BENE GENTE ATTENZIONE OCCHI E ORECCHIE A ME O MEGLIO A NOI
Siamo sette ragazzi che hanno creato un progetto, di cui trovate tutte le informazioni qui https://www.facebook.com/worstgenerationitalian/
Nei prossimi capitoli troverete tre storie e tre disegni tutti con un unico tema, ovvero Big Mom e il suo cannibalismo, allerta spoiler per chi non è in pari con il manga.
Ciò che vi chiediamo è di lasciarci una recensione per scegliere il vincitore di questo primo contest nel quale appunto ci stiamo sfidando a colpi di one shot e lavori grafici.
Speriamo siano di vostro gradimento!!
Qui di sotto vi lascio anche i link di tutti noi, se avete piacere a visitare le nostre pagine personali.
https://www.facebook.com/BoettaArt/
https://www.facebook.com/VeraWintersGarden/?ref=br_rs
https://www.facebook.com/RufyYumeCMT/
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=198585
http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=1012068
Genere: Angst, Drammatico, Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro Personaggio, Big Mom
Note: OOC, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Regnava la pace a Sweet City, la notte era calata ormai da qualche ora e al Whole Cake Castel il silenzio faceva da sovrano. Tutti erano nel caldo dei loro letti, avvolti in morbide coperte del più raffinato materiale. Tutti, tranne due. 
In una stanza che nessuno, tranne la regnante, conosceva si trovava Charlotte LinLin intenta ad inchiodare un corpo addormentato al muro sporco e scrostato, poi fece qualche passo indietro per ammirare la propria opera, in attesa che la sua vittima si svegliasse. Altri minuti interi passarono, durante il quale l’imperatrice si chiese se qualcosa non fosse andato storto nel suo piano, prima che l’obiettivo di quella sua follia notturna aprisse finalmente gli occhi. Cracker si svegliò di colpo, gemendo. Non riusciva a vedere nulla, solo il più completo buio. Un maleodorante odore gli aggredì l’olfatto mentre, pian piano, recuperava coscienza di sé. Ed una punta di panico gli strinse le viscere quando azzardò a muoversi. Un dolore atroce gli attraversò tutto il corpo, persino il collo era tenuto fermo da un’enorme catena. Dentro di sé sapeva bene che avrebbe potuto liberarsi con facilità ma, per qualche oscuro motivo a lui ignoto, non ci riuscì. Si sentiva debole, il suo potere non gli rispondeva Kairoseki. Il panico aumentò mentre la sensibilità del proprio corpo scivolava via, lasciandosi dietro solo dolore. Si sarebbe messo ad urlare con rabbia, celando la propria paura a chiunque fosse il suo carceriere, quando la sua attenzione venne richiamata da un coltello lanciato a pochi centimetri dal suo viso. In un attimo sbiancò, gli occhi ora sgranati che si spostavano per cogliere il profilo dell’arma, e solo dopo che una lampada ad olio fu accesa riuscì a notare una figura fino a quel momento nascosta nel buio: Big Mama. L’imperatrice osservò la sua preda con un ghigno in volto ben poco rassicurante. Con una mano gli alzò il mento, nuovo dolore si espanse dal collo in tutto il corpo. 
“Ben svegliato figlio mio. Hai dormito bene?” 
La domanda si perse nello spazio circostante, mentre il volto di Cracker veniva lasciato e le mani della donna andavano ad intrecciarsi dietro la sua grande schiena. Il Cavaliere gli lanciò uno sguardo confuso e spaesato. “Mama? Che sta succedendo? Perché non riesco a muovermi? Perché mi fa male tutta la schiena?” 
Per tutta risposta, la donna gli fece segno di star zitto con un dito, quel ghigno malevolo sempre stampato sul volto. 
“Quante domande, figlio mio. Vuoi sapere cosa è successo e cosa ci fai qui? Tra poco lo scoprirai.” 
Con occhi colmi di paura, Cracker si agitò sotto lo sguardo dell’imperatrice, che si allontanò poi a recuperare una boccetta da sopra un tavolo ingombro di oggetti. Quando tornò e la vide aspirare il contenuto della boccetta in una siringa ebbe la forte tentazione di urlare, ma si immobilizzò non appena l’ago gli fu conficcato nel collo. 
“Stai fermo,” Intimò all’uomo che aveva iniziato a divincolarsi. “Altrimenti ti farai male.” 
Cracker ormai sembrava aver perso l’uso della parola, il panico gli bloccava la lingua. Mama ridacchiò divertita mentre sfilava dal muro il coltello che aveva lanciato poco prima a pochi centimetri dal volto spaventato del suo Comandante. 
“Immagino tu voglia chiedermi cosa ci fai qui e cosa è successo.” 
Un cenno di assenso fu la risposta che LinLin ricevette, e lentamente passò il filo del coltello contro la guancia del figlio, incidendo nella pelle un lungo taglio superficiale. 
“Ti voglio cucinare.” 
Quella frase fece sobbalzare l’uomo, che strinse i denti per il dolore che ogni minimo movimento gli causava. Una risata nervosa venne lasciata libera di esprimersi. 
“Cucinarmi? Mama non scherzare.”
 Una risata macabra fu ciò che seguì quelle parole. 
“Anche Brûlée mi ha risposto così. Balbettava come una mocciosa spaventata, poi è scoppiata a piangere senza smettere un secondo di tremare.” 
A quelle parole, Cracker si ammutolì all’istante. Portò lo sguardo scioccato sulla madre. 
“B-Brûlée?” 
La rosata sorrise tranquillamente mentre accendeva qualche altra lampada ad olio per illuminare meglio la stanza. 
“Esatto. Credi forse che sia la prima volta che cucino qualcuno?” 
Quello che vide il Cavaliere non appena la stanza fu sufficientemente illuminata gli fece salire un conato di vomito. Non poteva credere ai suoi occhi: un numero indefinito di teste infilzate su lunghi bastoni di legno adornavano il perimetro della stanza, e tra esse volti conosciuti e non apparvero alla vista del pirata. La stanza era piena di sangue, attrezzi per la tortura riempivano i tavoli ingombri, pentole piene di sangue e brandelli di carne. Era impossibile smettere di guardare quell’orrore. Adesso capiva che l’odore che lo aveva accompagnato sin da quando aveva aperto gli occhi era quello di pelle in decomposizione e sangue. Avrebbe vomitato se la sua attenzione non fosse stata distolta dalla madre che gli si piazzò proprio davanti al naso. 
“Non è forse meraviglioso?” 
Fece un profondo respiro, annusando quella fetida aria che riempiva la stanza con soddisfazione. Il Comandante la osservava con occhi pieni di terrore. Provò nuovamente a muoversi, provò a liberarsi, fuggire, ma senza alcun risultato che fosse diverso da dolore. L’imperatrice allargò il proprio ghigno. 
“Provi forse dolore?” 
Una mano gli sfiorò con cattiveria il braccio destro e il pirata solo in quel momento si rese conto della reale situazione in cui versava: le braccia erano trafitte da due enormi chiodi che lo tenevano ancorato al muro e grondavano sangue. Le caviglie? Stessa situazione. La donna mostrò un sorriso innocente, in netto contrasto con la situazione. 
“Dopotutto sei letteralmente inchiodati al muro a cui sei incatenato e se provi a staccarti anche la tua pelle lo farà, quindi ti consiglio vivamente di stare fermo e buono.” 
Detto questo, afferrò da uno dei tavoli presenti un’accetta e se la rigirò tra le grandi mani, poi ne afferrò una del figlio e lo costrinse a spalancare le dita. Prese le giuste proporzioni e gli tagliò di netto l’indice. L’urlo di stupore e dolore suonò alle sue orecchie come musica soave, una canzone che la accompagnò mentre tagliava le dita del figlio una ad una, poi le raccolse e le infilzò ognuna su un fine spiedo di ferro. Le lacrime adesso scorrevano sul volto del pirata. Al diavolo l’orgoglio, al diavolo la sua posizione. Aveva una paura impossibile da descrivere, un terrore che gli stringeva le viscere in una morsa senza pietà. Mama recuperò una grossa pentola bollente e la avvicinò a loro, il coperchio venne subito rimosso e agli occhi della vittima fu finalmente visibile l’olio che bolliva al suo interno. Vide le sue dita venire immerse in esso per svariati minuti, poi mangiate con gusto dall’imperatrice. Questa volta si ritrovò a chinare il capo e svuotare il proprio stomaco sul pavimento lercio, impossibilitato a reggere oltre quell’orrore. Una nuova e macabra risata gli riempì le orecchie. Quando alzò di nuovo la testa vide la donna prendere un mestolo in ferro, immergerlo nella pentola e sollevarlo poco sopra la sua spalla. Il dolore arrivò subito dopo, l’olio scese lungo la sua pelle ustionandola e riempiendola di bolle, squamandola e friggendola. L’urlo di dolore fece ampliare il ghigno di LinLin. La cosa che più lo turbava era il silenzio che continuava a permeare nella genitrice, voleva chiederle il perché di tutto quello, ma la paura gli aveva bloccato la lingua. Non riusciva a parlare. Quasi non si rese conto del coltello che gli si avvicinò fintanto che non gli fu tagliato via un pezzo di pelle, poi mangiato con gusto. 
“Mmmh~ hai proprio un buon sapore!” 
E ancora e ancora. Pezzi di pelle venivano fritti con l’olio bollente, staccati via e poi mangiati. Un braccio, una gamba, il torace. Nel momento in cui gli strappò via un lembo a mani nude, staccandolo di cattiveria dal petto nemmeno un urlo gli sfuggì, ma dal dolore perse i sensi. Quando Cracker riprese coscienza di sé, sperò che fosse tutto un sogno. Mama non lo aveva incatenato ad un muro per friggerlo e mangiarlo, non gli aveva staccato le dita con sadico divertimento e, soprattutto, non gli aveva mangiato davanti le sue stesse falangi dopo averle immerse nell’olio bollente. Tutto questo non era successo. E provò a muoversi, nuove scariche di dolore risvegliarono il suo corpo. Spalancò gli occhi e vide di fronte a sé la stessa stanza lurida e piena di oggetti di tortura, con quelle teste inquietanti impalate alla parete, l’odore forte e nauseabondo del sangue che gli aggrediva le narici. Lembi di pelle staccata dalle braccia, dal torace, anche dal volto. Della pelle restante la maggior parte ormai rovinata dall’olio bollente. Non era un sogno, e l’imperatrice era ancora lì a fissarlo con il suo ghigno in volto. Cracker aveva paura come mai ne aveva avuta in vita sua, nemmeno essere sconfitto da Mugiwara No Rufy lo aveva fatto sentire così. Umiliato, sconfitto, ma non terrorizzato. Le mani si tesero fino alle sue braccia, le dita si chiusero attorno ai chiodi che lo tenevano fermo contro la parete. Poi tirò via e il Cavaliere urlò di dolore mentre cadeva, niente ormai che lo teneva ancorato al muro. Venne recuperato prima che impattasse col terreno, prima che finisse steso sul vomito da lui riversato e ormai incrostato alle mattonelle sudicie. Non aveva la forza per provare a ribellarsi, si lasciò sollevare inerme ormai vinto da quel destino che pareva contro di lui. Il calore che si levava dalla pentola gli carezzò i piedi e il pirata provò a divincolarsi inutilmente un'ultima volta. Poi la presa si fece inesistente, la breve caduta che lo accompagnò fu piena di paura. L’olio bollente lo avvolse come un soffocante abbraccio. Il dolore atroce, poi più nulla. 
Un urlo disumano si spense nella notte.
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: WorstGeneration