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Autore: Sabaku No Konan Inuzuka    12/07/2017    1 recensioni
{ Michael centric | Angel family | Archangels }
Delle tre volte in cui Michael pianse, e dell'unica volta in cui non si asciugò le lacrime.
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gabriel, Lucifero, Michael
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Contesto generale/vago
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NdAutrice: Ed ecco qua! L'ultimo capitolo della raccolta. Eh già, ho concluso. E' la prima volta su questo sito e ripensandoci è veramente triste come cosa. E' stato un tentativo un po' alla cieca e, ripeto, non mi aspetto nulla effetivamente ma boh, questa storia è così aperta all'intepretazione che mi sento un po' felice di averla pubblicata. Ringrazio di tutto cuore chi ha recensito, chi ha messo la storia tra le seguite, preferite e ricordate (DUE, yee :3) e niente. In merito a questa OS ho solo da dire che è spesso ribadito il concetto di solitudi appunto per Michael, dato che è ciò che prova e stessa cosa con il soldatino giocattolo: il paragone che meglio conosce. Sono felice di aver finalmente concluso, a voi.


Prompt: Delle tre volte in cui Michael pianse, e dell'unica in cui non si asciugò le lacrime.
Rating: Giallo
Genere: Malinconico, Triste, Generale


 








 

Gabbia

La Gabbia era buia e fredda, giocava crudelmente con la sua mente tanto quanto faceva Lucifer. Millenni lì dentro e nessuno si era degnato di liberarlo da quel posto. Nemmeno un solo squallido e misero angelo.
Gli mancava il Paradiso, gli mancavano i colori, gli mancava la natura, gli mancavano quel poco delle altrettante poche cose che amava davvero. Per un periodo, era riuscito a rimanere più o meno bene con se stesso nonostante il claustrofobico bisogno d’aria. Aveva lottato con Lucifer all’inizio, ma semplicemente con il tempo le emozioni e la rabbia erano scemate. Lucifer aveva preso piacere nel torturare Sam Winchester e lui stava lì a guardare, curioso. Lucifer e Sam erano così espressivi. Piacere e dolore, cose che aveva provato ma se lui aveva grattato solo la superficie, quei due erano agli estremi. Si sentiva così preso in contropiede. Era talmente strano che, dopo un primo impatto piuttosto brusco, aveva smesso persino di fargli impressione. Insomma, non è che non avesse mai visto una tortura prima, ma l’espressività umana quando sotto tiro c’era pure l’anima era qualcosa di completamente nuovo.
Poi Sam era andato ed avevano ricominciato a litigare, solo per fermarsi ancora. Nessuno dei due aveva più voglia di combattere e Michael si riusciva a beare del piacere agli occhi che erano le ali di Lucifer. Come sapeva che sarebbe successo, le sue particolari ali, dall’arco così diverso dal suo e dal colore sgargiante, erano tornate al loro antico splendore. Non sembravano invecchiate di un giorno, come se Michael non le avesse nemmeno mai scalfite.
Tra una lite e l’altra, Michael e Lucifer parlavano. Parlavano di tutto, ma non di ciò che era o che sarebbe dovuto succedere. Non parlarono di Gabriel, ad esempio, né dell’Apocalisse. Non si sa come, ma ci riuscivano. Fu come tornare ai vecchi tempi. Parlarono anche di amore, di nuovo. Michael scoprì che suo fratello sapeva ancora amare, ma covava talmente tanto odio che spesso se ne dimenticava. Michael avrebbe voluto aiutarlo, ma non sapeva come. Tutto ciò che poté fare fu condividere il dolore quando sentirono Raphael andare. Perché anche se Raphael non aveva provato emozioni, era comunque stato loro fratello, un arcangelo, uno di loro.
Delle prime quattro creazioni tra le più potenti del Padre, erano rimasti solo in due, Michael e Lucifer. Loro due che un giorno avrebbero dovuto uccidersi, e presto il numero sarebbe sceso a uno. Uno solamente.
Uno su quattro.
Michael non sapeva come spiegarselo. Come aveva potuto permetterlo? Sia lui che Dio, come avevano potuto permettere questo scempio? Da quattro fratelli che erano, presto ne sarebbe rimasto in piedi solo uno. Come aveva fatto a non impedire questo drastico cambiamento? Non era nemmeno riuscito a vedere Gabriel prima che morisse.
E poi, Amara era arrivata e Lucifer era sparito, lasciandolo solo. Solo. Michael si era spesso sentito solo in vita sua, se vita si poteva chiamare quel lasso di tempo, ma non lo era mai stato effettivamente. Non aveva assolutamente niente con sé. Se prima almeno c’era Lucifer, adesso non c’era più nulla per lui, niente che potesse amare. Non c’era Dio, non c’era Lucifer, non c’era Gabriel, non c’erano i colori e non c’era la natura.  C’era solo lui. Lui, che era stato creato per seguire gli ordini. Ma gli ordini dov’erano?
Gli anni però passavano, nonostante la sua disperazione. Disperazione, altra emozione più che nuova. Per la prima volta aveva ciò che non aveva mai sentito di avere da tutta la vita: tempo. Tempo per i rimpianti, tempo per capire, tempo per studiarsi, tempo per riflettere, tempo per decidere, tempo per piangersi addosso. Perché sì, piangeva. Vedeva tutti gli errori che aveva fatto, tutte le cose che aveva perso e per le quali non aveva lottato, e piangeva. Dio non c’era, i suoi sentimenti in secondo piano non erano più dove dovevano stare. Affioravano disordinatamente compromettendo il suo servo arbitrio, ed era pieno di dubbi che non aveva mai avuto. E le sue emozioni continuavano ad espandersi, come se prendessero aria dopo molto tempo, e Michael pianse, e per la prima non si asciugò le lacrime.
Per anni Michael aveva pensato che la sua funzione, il suo destino, fosse servire Dio. Adesso, troppo tardi, si rendeva conto che non era così. Lui era stato creato per essere devoto, ma amava altro oltre al Signore.
Il problema era che Michael non sapeva nemmeno amare. Quando si ama, si lotta per ciò che è amato. Lui non l’aveva mai fatto. Quando il tuo dovere è servire Dio come un perfetto soldatino giocattolo senza farti troppe domande, non puoi amare: devi eseguire e basta, senza illudere con l’amore.
Se per anni aveva cercato di servire Dio, adesso stava provando a sentire le emozioni. Il dolore, la gioia, l’amarezza… Ma non era nulla che un malessere sordo il suo, mentre infilava gli spigoli acuti dell’onice rosa di Gabriel nelle proprie ali, nella propria Grazia e nella pelle per vedere il sangue; non era che preferenza o dipendenza il suo amore; non era che soddisfazione la sua gioia. Era sempre incompleto. Lui non funzionava.
Le prime creazioni sono sempre tentativi sbagliati. Lucifer era l’opera unica e perfetta, o meglio lo era stato prima di essere corrotto, Michael invece era un prototipo mal funzionante. Come un soldatino giocattolo senza la testa.
Il rumore dei suoi singhiozzi faceva eco nella Gabbia mentre sperimentava cosa significasse davvero piangere, e niente di tutto questo corrispondeva né all’immagine del figlio perfetto né a quella del viceré del cielo. Non c’era nulla che fosse andato per il verso giusto con lui. Aveva fatto una vita di sbagli credendo fermamente di essere nel giusto, credendo di essere obbiettivo nel suo vedere oltre il suo amore, ma così non era stato. Si era solo giocato tutto ciò che aveva. Lasciò le lacrime scorrere libere come non era mai successo, e dire che si sentiva meglio era una bugia bella e buona. Non sentiva niente, e sentiva troppo.
Lui era come un robot. Le emozioni lo mandavano in cortocircuito.

 

 

  
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