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Autore: MagnoliaRossa    13/07/2017    0 recensioni
un incontro BDSMoso: il primo
Il giorno era arrivato...
Mi trovavo sul treno rigirandomi le mani sulle gambe, colorata, ma al contempo elegante. Una giovane in primavera ha tutto il diritto di festeggiare con dei colori sgargianti.
Genere: Erotico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Bondage | Contesto: Contesto generale/vago
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Il giorno era arrivato...
Mi trovavo sul treno rigirandomi le mani sulle gambe, colorata, ma al contempo elegante. Una giovane in primavera ha tutto il diritto di festeggiare con dei colori sgargianti. Un vestitino giallo a fiori, leggero, poco al di sopra delle ginocchia, una cinta di un arancio sgargiante a segnare quella vita ora molto più sottile, e naturalmente scarpe e borsa abbinate.
Quasi accecante il mio vestiario quanto quella giornata soleggiata che tanto voleva dire per me.
Il treno ha fatto ritardo. Lui mi attende. Ma sopratutto devo chiamare i miei, con forza e coraggio compongo il numero pronta a coprire qualunque tipo di rumore.
Pochi minuti che sembrano eterni, ma molte domande per rassicurare i miei su quel giorno in cui non avendo lezioni avrei studiato, pronta a risalire in carreggiata dopo un primo semestre a dir poco sorprendente ;)
Finalmente arrivata. Mi alzo, sistemo il vestito e guardo il mio riflesso nel vetro, prendo il trolley e mando il fatidico messaggio “Sono arrivata, Signore :)”.
Respiro profondo, sorriso a 32 denti e giù, nella stazione di una cittadina che mai avevo visitato prima di quel dì, ma che S'aprì a me, con luce e colori, pronta a donarmene qualcuno da portare con me al ritorno.
“allora come andiamo?” mi domanda La voce che riconoscerei tra mille. Mi giro, tesa, emozionata, e Lo guardo. Per la prima volta lo vedo. Gli occhi mi si riempiono di lacrime, una mano si alza per evitare che il trucco sbavi. Continuo a guardarlo.
“Vi ringrazio” ecco le prime parole che dico, aggiungendo subito dopo quel “Sir” che ho imparato ad amare.
All'inizio era stata una scorciatoia, come mio solito, per non dire Padrone, perché un “Yes Sir” risolve ogni situazione... ma ora? Tre lettere che unitamente sono a dir poco armoniche.
Sorride. Sorrido anche io.
“you are welcome cucciola”
Sorrido ancora “Non so cosa dire”
“Stai parlando” dice guardandomi e sorridendo.
“Lo so” sorrido ancora e ripeto “ Grazie Signore”.
Faccio un passo in avanti, poi mi fermo. Si avvicina Lui e ci guardiamo.
So che sono pochi attimi. Ma avete presente quando nei film tutto scorre a rallentatore? Ecco mi sentivo così.
Mi dice “andiamo a posare i tuoi bagagli?”, sorrido notando solo allora che Lui era senza nulla. Chissà da quanto era lì. “Yes Sir” ripeto sorridendo e pensando che fino a non molto tempo prima (cosa sono pochi anni?) non avrei mai pensato di dirlo a Lui, fosse anche solo per principio, per non perderlo, senza capire che era la Purezza la Strada.
Siamo ancora fermi, mi ero persa nei miei pensieri, lo sento parlare. “Mi dai i bagagli put o vuoi rimanere qua?” Lo guardo, per un attimo aggrotto il musino, non mi piace. Poi sorrido, ringrazio e gli porgo il mio trolley.
Camminiamo in silenzio, poi inizia a raccontarmi qualcosa di questa cittadina, alcune cose non mi giungono nuove, ho studiato, ho sognato questo giorno a lungo e mi sembra una magia.
Giungiamo in hotel, mi piace. Per il momento sembra non abbia scelto male, meglio così. L'uomo alla hall ci chiede i documenti, sorrido ripesando a quella volta che mi chiese se mi sarei sentita una puttana a consegnare il mio documento di riconoscimento. Sorrido. Ricordo che dissi che non mi sarei vergognata perché era un sogno divenuto realtà. Forse aggiunsi anche che comunque ero lo stesso una puttana. La Sua puttana.
L'uomo ci guarda.
Non traspaiono emozioni, eppure nella mia testa non posso fare a meno di immaginarlo perplesso. Un Uomo tanto bello, colto, elegante indubbiamente affascinante, con una ragazzina tanto più giovane ma che non sa di nulla fuorché forse di semplicità.
Lui recupera il bagaglio, non aveva voluto salire in camera, aveva aspettato me per la registrazione. Forse per imbarazzarmi, forse per permettermi di realizzare anche quel sogno.
Oh quanti presupposti, forse mai saprò la realtà, certo è che il mio Maestro non si muove mai casualmente.
Saliamo in camera. Mi piace. Sono emozionata mentre mi guardo intorno.
Sento la porta chiudersi e il Suo sguardo su di me e quasi non respiro.
“Sono in ansia”
“Sei sempre in ansia puttana”
   
 
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