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Autore: _DarkFate_    13/07/2017    6 recensioni
Erano eroi.
Lo sono stati nella vita e nella morte; e continueranno ad esserlo per sempre.
Poiché il loro sacrificio non sarà considerato vano.
Avevano donato i loro cuori per una giusta causa: per salvare l’umanità.
Erano consapevoli dei rischi che avrebbero corso, erano consapevoli che ogni spedizione sarebbe potuta essere l’ultima.
Il Capitano Levi era consapevole di tutto questo.
Ma allora perché non riusciva a credere alla morte della sua Squadra?
Forse aveva dato troppo per scontato il fatto che quei quattro sarebbero stati sempre al suo fianco, perché andiamo … Non potevano morire!
Erano la Squadra Speciale dopotutto: soldati scelti appositamente da lui; i soldati più forti e valorosi.
Eppure erano morti e Levi non era riuscito a fare nulla per salvarli.
***
«Sei l'unico che mi è rimasto, moccioso. Quindi... Vedi di non morire anche tu.»
EreRi | Canon!Verse
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger, Levi, Ackerman
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La prova che hanno vissuto da eroi e sono morti da eroi
 

 
Erano eroi.
Lo sono stati nella vita e nella morte; e continueranno ad esserlo per sempre.
Poiché il loro sacrificio non sarà considerato vano.
Avevano donato i loro cuori per una giusta causa: per salvare l’umanità.
Erano consapevoli dei rischi che avrebbero corso, erano consapevoli che ogni spedizione sarebbe potuta essere l’ultima.
 
Il Capitano Levi era consapevole di tutto questo.
 
Ma allora perché non riusciva a credere alla morte della sua Squadra?
 
Forse aveva dato troppo per scontato il fatto che quei quattro sarebbero stati sempre al suo fianco, perché andiamo … Non potevano morire!
Erano la Squadra Speciale dopotutto: soldati scelti appositamente da lui; i soldati più forti e valorosi.
 
Eppure erano morti e Levi non era riuscito a fare nulla per salvarli.
 
Ancora una volta, la consapevolezza di aver commesso un errore si era fatta vivida nella mente di Levi.
Per questo quando il padre di Petra gli si avvicinò -una volta tornati all’interno delle mura- non riuscì a sostenerne lo sguardo.
 
Quell’uomo continuava a parlare, ma Levi non lo ascoltava.
Continuava a camminare proseguendo dritto davanti a sé.
 
Il Soldato più forte dell’Umanità che non riesce a sostenere lo sguardo di un altro essere umano.
Ridicolo.
Levi aveva affrontato giganti; creature ben diverse da un umano, molto più spaventose.
 
Ma quello non era un essere umano qualunque; quello era il padre di un componente della sua Squadra.
Era il padre di Petra Ral, il quale non sapeva ancora che non avrebbe più rivisto sua figlia.
 
Né viva né morta.
 
Non erano riusciti a dare giustizia nemmeno ai cadaveri dei caduti, abbandonati al di fuori delle mura; lanciati da un carro in corsa.
 
Levi strinse i pugni nel ripensare a quella scena e -per un momento- rimpianse di aver dato l’ordine di abbandonare i corpi di tutti quegli eroi, il cui sacrificio aveva fatto in modo che tanti altri continuassero a sopravvivere.
 
Fu in quel momento che Levi sollevò lo sguardo e incontrò quello del padre di Petra.
Era compito suo dirgli come erano andate le cose, eppure dalle sue labbra non uscì il minimo sussurro.
 
-Capitano Levi…- mormorò l’uomo che aveva di fronte, con voce tremolante.
 
Ancora nessuna risposta.
 
E fu allora che capì.
Capì che non avrebbe più rivisto la sua dolce Petra.
 
Vuoto.
 
Ecco tutto quello che prova un genitore quando gli viene portato via un figlio.
 
-Tenetela voi.- questa fu l’ultima cosa che Levi si sentì dire dall’uomo dagli occhi ormai spenti.
 
E il Caporale si ritrovò tra le mani l’ultima lettera che Petra spedì ai suoi genitori.


 
***
 
 
Levi sapeva che la lettura di quella lettera lo avrebbe distrutto ulteriormente.
Sapeva già quanto Petra lo adorasse, lo amasse.
Ma avere una conferma vera e propria fu tremendamente doloroso.
Soprattutto perché lui non avrebbe mai potuto ricambiare i suoi sentimenti.
E non perché Levi non fosse capace di amare, al contrario.
Semplicemente, qualcuno era riuscito a fare breccia nel suo cuore, ma quel qualcuno non era la dolce Petra.
 
-Capitano Levi…-
 
Ed ecco quel qualcuno.
 
Eren Jaeger, l’Ultima Speranza dell’Umanità.
Quel moccioso era riuscito a riportare alla luce tutto ciò che Levi aveva sempre tenuto nascosto nella sua anima.
Levi si era sentito rinascere grazie all’incontro con quel ragazzino dagli occhi di un ineguagliabile colore verde; si era sentito vivo e capace di provare emozioni umane.
Sì, perché da quando il Capitano Levi conosceva Eren, la maschera che lui stesso si era costruito aveva cominciato a sgretolarsi.
 
-Entra, moccioso.- lo esortò poi, facendogli cenno di avvicinarsi.
 
 
***
 

-Quindi Petra era innamorata di lei...-
 
Eren si rigirò tra le mani la lettera che il padre di Petra aveva lasciato al Capitano Levi.
 
-Sì. Io però non avrei mai potuto darle quel genere di affetto.- rispose Levi, cercando con lo sguardo quello di Eren.
 
Ma il più giovane abbassò il capo, incapace di sostenere gli occhi glaciali dell'uomo seduto di fronte a lui.
 
-Se è rimasto solo...- cominciò Eren stringendo i pugni, mentre  nella sua mente rivedeva la morte dei suoi compagni. -È stato a causa mia.-
 
Eren sobbalzò quando Levi lo raggiunse e gli poggiò le mani sulle spalle, stringendo la sua maglietta tra le dita.
Il Caporale lo stava guardando come non aveva mai fatto; c'era una luce diversa nei suoi occhi, un'intensità che Eren non aveva mai visto prima.
 
-Nessuno può sapere in anticipo cosa accadrà dopo aver fatto una scelta, mi sembra di avertelo già detto.- fu brusco Levi; quelle parole gli uscirono di bocca come se fossero state veleno.
 
Il suo tono era tagliente, ma i suoi gesti non si accordavano affatto con la sua espressione dura.
Le sue mani avevano infatti raggiunto le braccia di Eren e le tenevano strette, quasi come se Levi lo stesse implorando di non sfuggire alla sua presa.
 
-Sei l'unico che mi è rimasto, moccioso. Quindi... Vedi di non morire anche tu.-
 
Eren non ebbe il tempo di fare o dire nulla, che la bocca di Levi era già sulla sua.
Un bacio urgente, disperato e... desiderato.
Il più giovane ansimò, ma lo lasciò fare, chiudendo gli occhi.
Poi, prima che se ne potesse rendere conto, si ritrovò a ricambiare quel gesto con la stessa intensità del moro, assecondando i movimenti della sua lingua.
 
Levi allontanò lentamente le sue labbra da quelle di Eren, schiudendo poi le palpebre.
Ed Eren finalmente capì perché il suo Capitano non avrebbe mai potuto amare Petra; era lui ciò che Levi desiderava.
 
-Caporale...-
 
-No- lo interruppe bruscamente il più basso. -Dopo questo non voglio più sentire quella parola uscire dalla tua bocca. Quando siamo soli dovrai chiamarmi Levi, solo Levi.
 
Eren deglutì e non poté far altro che annuire.
 
-Va bene... Levi.-
 
Ma le parole e il bacio del Capitano non riuscirono a far sentire Eren meno in colpa.
Se solo si fosse trasformato... Probabilmente qualcosa sarebbe cambiato ed Eren era certo che non se lo sarebbe mai perdonato.
 
Perché niente sarebbe stato più lo stesso.
Erd non avrebbe più preso in giro Auruo e Petra durante le spedizioni e -di conseguenza- il Signor Gunther non li avrebbe più rimproverati.
Il gusto del the non sarebbe stato più lo stesso, dato che non sarebbe stata più Petra a prepararlo.
Nessuno avrebbe più imitato il Capitano Levi come lo faceva Auruo ed ogni volta che Eren si mordeva o scottava la lingua, non faceva altro che ripensare proprio a lui, che era solito fare quella fine.
Gli sarebbero mancati i silenzi di Gunther e le frecciatine di Erd.
 
Aveva fatto la scelta sbagliata.
I suoi compagni erano morti a causa sua.
 
Eren avvertì le gambe cedergli e si inginocchiò a terra, tenendo stretta tra le mani la camicia del suo Capitano, come a cercare conforto.
Ma Levi era deciso a non far crollare Eren; doveva salvarlo dai sensi di colpa, altrimenti non sarebbe più riuscito ad andare avanti.
Perciò lo prese per mano e lo fece rialzare in piedi.
Con dei baci fece scomparire le lacrime dal viso di Eren, assaporando il gusto salato di esse sulla sua lingua.
 
-Vieni con me.- gli disse soltanto, prendendolo per mano.
 
-Dov...?-
 
Ma il Caporale lo interruppe con un bacio.
 
-Hai bisogno di distrarti e di pensare ad altro. Anzi, non devi proprio pensare a nulla.- gli mormorò sulle labbra, prima di ricominciare a baciarlo.


***
 
  
Eren non sapeva come entrambi fossero arrivati nella stanza del Caporale.
Non avevano fatto altro che baciarsi per tutto il tragitto e lui si era limitato a farsi guidare da Levi.
 
Il moro lo fece indietreggiare fino al letto e lo fece cadere sul materasso.
Ben presto Eren se lo ritrovò seduto a cavalcioni sul suo corpo.
Il Capitano aveva cominciato a sbottonare la sua camicia e lo fece con una lentezza infinita, tanto che Eren dovette trattenersi dallo sfilargliela lui stesso.
Quando poi però il Capitano fu scosso da un gemito di dolore, proprio nel momento in cui aveva cominciato a sfilarsi i pantaloni, Eren capì che fosse stato a causa della ferita presente sulla sua gamba.
Per questo il più giovane si sollevò e ribaltò le posizioni, facendo sedere Levi sul bordo del letto al posto suo.
 
-Che stai facendo, moccioso?- gli domandò lui, visibilmente confuso.
 
-So che ti fa male.- rispose Eren, indicando con lo sguardo la gamba del Caporale. -Tranquillo Levi, a te ci penso io.- mormorò poi, rivolgendogli uno sguardo malizioso.
 
Stavolta fu Eren a mettersi a cavalcioni sul Capitano, evitando di fare pressione sulla gamba ferita.
Lo baciò con trasporto e avvertì Levi infilargli le mani tra i capelli, tirandoli appena.
Quando il più giovane interruppe quel contatto, avvertì un ringhio di disapprovazione giungergli alle orecchie.
 
-Ancora...- mormorò infatti il Capitano, stringendo Eren a sé, per poi catturare nuovamente le sue labbra in un bacio quasi animalesco.
 
-Levi...- mugugnò Eren contro la sua bocca.
 
Quando le loro labbra si separarono per la seconda volta, Eren si sfilò una volta per tutte la maglietta che indossava, mettendo in mostra i suoi addominali.
Inutile dire che Levi lo stava squadrando con sguardo famelico.
Il moro gli cinse la vita con le braccia e avvicinò il petto di Eren al suo viso, cominciando a lasciare una serie di baci lungo il profilo dei suoi addominali.
Il più giovane chiuse gli occhi, beandosi delle sensazioni che il suo Capitano gli stava facendo provare.
Ma Eren era anche tremendamente impaziente, per questo si separò da Levi e si alzò in piedi.
Cominciò a sbottonare i pantaloni del Caporale , che -nel frattempo- si era sdraiato per farseli sfilare con più facilità.
Il Capitano non poté fare a meno di incurvare le labbra in un piccolo sorriso per la delicatezza che Eren stava mettendo nel compiere quelle azioni.
 
Poi il più giovane tornò a sovrastarlo col suo corpo.
Erano completamente nudi e stavolta Levi non riuscì a starsene con le mani in mano; ribaltò le posizioni -incurante della gamba dolorante- e ben presto si sistemò dietro di lui.
Eren non poteva neanche immaginare quanto Levi lo stesse desiderando il quel momento.
 
Lo scoprì in seguito, quando Levi entrò finalmente nel suo corpo.
Il ritmo delle sue spinte era irregolare ed Eren riusciva a leggere negli occhi del suo Capitano -oltre al desiderio di possederlo e al dolore che provava a causa della sua gamba ferita- tanta rabbia e frustrazione.
Perché Levi si sentiva perfettamente come lui.
In colpa per non essere stato presente quando i suoi compagni ne avevano più bisogno.
Impotente di fronte alle espressioni sfatte dal dolore dei loro familiari.
Incapace di togliersi le immagini di quei quattro corpi senza vita dalla testa.
 
Eren non lo sapeva, ma quando Levi avvertiva dei passi in avvicinamento, si aspettava sempre di trovarsi accanto il silenzioso Gunther, il quale non si annunciava mai.
Quando sentiva dei ragazzi litigare pensava sempre a Petra ed Auruo.
Quando gli serviva un parere semplice e schietto sentiva il bisogno di Erd al suo fianco; nessun altro era sincero quanto lui.
 
Ma nessuno di loro era più su quella Terra e Levi ne era perfettamente consapevole.
Gli era rimasto soltanto Eren che -grazie a Dio- era riuscito a sopravvivere, altrimenti avrebbe provato per tutta la vita il rimpianto di non avergli mai fatto capire quanto fosse diventato importante per lui.
Perché in Eren, Levi rivedeva se stesso da ragazzo.
Rivedeva la sua testardaggine e determinazione.
Nei suoi occhi, vedeva la piccola Isabel.
Nella devozione che aveva nei suoi confronti, rivedeva la stessa del suo amico Farlan, il quale si fidava ciecamente di lui.
E forse non avrebbe dovuto farlo...
 
Eren aveva colto tutte quelle sfumature che lo sguardo e gli atteggiamenti di Levi lasciavano trapelare in quel momento e capì, capì che il suo Capitato non era stato del tutto sincero con lui ma -soprattutto- non lo era stato con se stesso.
 
Perciò Eren ribaltò nuovamente le posizioni e fece stendere il Caporale sotto di sé, ritrovandosi nuovamente seduto a cavalcioni su di lui.
 
-Forse è a te che serviva non pensare.- disse Eren, senza smettere di ansimare.
 
Levi sentì il suo corpo irrigidirsi, poiché Eren aveva ragione.
 
-Tranquillo- mormorò poi Eren, accarezzandogli i capelli. -Ci penserò io a farti stare bene.-
 
E fu così.
 
Levi non dovette far nulla se non rimanere rilassato.
L'unica cosa che Eren gli permise di fare fu afferrargli i fianchi con le mani e assecondare i movimenti del suo corpo.
In quel momento Levi non pensò a nient'altro se non a Eren e a quanto lo stesse facendo impazzire.
Non pensò a Petra, Erd, Auruo o Gunther.
Semplicemente non pensava.
E gli stava bene così.
 
E quando Eren si accasciò stanco sul suo corpo e gli sussurrò qualcosa di dolce nell'incavo del suo collo, Levi sapeva per certo di non volerlo perdere; sapeva di non volere rimanere completamente solo.
Perché tutto ciò che gli rimaneva era quel ragazzino e Levi avrebbe fatto di tutto pur di non farselo portare via.


***
 
Angolo Autrice:

Salve a tuttiiii *^*

All'inizio questa non doveva essere una One-Shot, diciamo che avevo in mente un'altra impostazione per questa storia, ma quando poi mi sono messa di fronte al computer, questo è quello che ne è uscito e spero di aver fatto un buon lavoro.
Ci ho messo il cuore a scrivere questa fanfiction poichè, oltre ad aver scritto di questi due patati, ho voluto in qualche modo onorare i ragazzi della Squadra Speciale.

Spero vi sia piaciuta e vi ringrazio se siete arrivati a leggere fin qui!


Un bacione
   
 
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