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Autore: summer_time    14/07/2017    1 recensioni
Interattiva - Iscrizioni fino al 27/01
Iris si è sempre sentita troppo rossa: dal colore dei suoi capelli, dalla sua armatura, dal suo copriletto fino alle sue stupende ali. Ma non è un rosso caldo e accogliente, bensì un rosso cupo e sanguinolento, come piace a Micheal. Anche se lei non lo sa.
Micheal invece ha una passione sfrenata per l'orrore: si diverte a essere violento verbalmente, schiacciando coloro che intralciano il suo cammino con semplici ma efficaci parole; non sopporta assolutamente il lavoro di squadra. Forse se Iris glielo chiedesse cambierebbe idea, ma niente è certo con uno come lui.
Entrambi dovranno però adattarsi a una nuova profezia, insieme a un gruppo di sfortunati semidei, proprio su di loro: perchè nessuno di loro in realtà vuole che il Leviatano si liberi dalla sua gabbia di ghiaccio.
Genere: Avventura, Azione | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Nuova generazione di Semidei, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 7

Era mattino presto ma la curiosità aveva ribollito nella mente di Arthur per tutta la notte: avrebbe voluto fare un ampio e accurato giro di esplorazione dell’intero fortino ma si era reso conto che la sera ormai era calata e quindi aveva rimandato al giorno seguente. Ovvero ora. Dopo aver trafficato con il suo zaino, vestendosi con le prima cose capitate sottomano, abbandonando tra l’altro i suoi miseri tentativi di sistemare quei dannati capelli, uscì di buona lena per avventurarsi nella camera attigua e buttare giù dal letto Micheal. Silenziosamente si avvicinò al suo migliore amico e, con nonchalance, gli infilò le mani perennemente gelide al di sotto della leggera canotta grigia, che l’amico indossava, gustandosi al contempo l’espressione di sofferenza nel volto del moro al contatto.

Con un urlo strozzato Micheal si svegliò immediatamente e per ripicca diede una gomitata sulle costole a quel dannato nano che si ritrovava come amico: come osava strapparlo a Ipno in questa maniera brutale! In più si sentiva ancora stanco dal lungo viaggio dei giorni precedenti, avrebbe solo voluto tornare a dormire sotto la morbida coperta che si era portato dietro: ma Arthur non gli diede neanche un minuto di tregua e, tutto pimpante, gli aprì le imposte, riversando nella stanza un’abbondante – quanto fastidiosa- luce solare. Imprecando Micheal si decise ad alzarsi, sbuffando come una locomotiva a vapore e uscì dalla stanza in canotta e boxer, senza preoccuparsi minimamente di cambiarsi, avviandosi verso quella che la sera prima gli era sembrata una cucina per prepararsi la colazione: non cominciava mai la giornata senza aver mangiato un boccone. Sorrise ferino quando nella stanza trovò già alzata e totalmente sveglia Iris, affiancata invece da una ancora assonnata e scorbutica Ninette: abilmente schivò le occhiate dell’acida del gruppo per concentrarsi sulla rossa, visibilmente contenta della sua colazione ma che era anche  leggermente arrossita nel vederlo entrare.

Dal canto suo, Arthur stava pregando ogni dio o dea esistente affinché Ninette stesse buona a spalmare il burro sulla fetta di pane davanti a lei e non saltasse al collo al suo amico, che era riuscito a instaurare una conversazione normale con Iris: le stava chiedendo della colazione – ma che argomento di conversazione era? – e di cavolate simili. Arthur ridacchiò tra se e se nel vedere Micheal diventare un panino di burro fuso davanti alla ragazza alata: avrebbe voluto conoscere Iris prima, sarebbe stata un fantastico diversivo e allo stesso tempo calmante per Micheal dei primi anni; ancora ricordava gli scatti d’ira del più vecchio ai danni di semidei come loro: il ragazzo non si era risparmiato con la potenza dei suoi attacchi e il suo potere aveva alzato il suo livello di pericolosità tanto che aveva sentito il Signor D. pensare di spedirlo dai Romani a causa della sua in gestibilità. Quando glielo aveva riferito, Micheal non aveva detto nulla ma si era improvvisamente calmato e solo ora Arthur riusciva a capire il perché: se andava al Campo Giove, avrebbe perso di vista Iris probabilmente per sempre. Ne era innamorato pazzo, constatò con una punta di invidia.

Non cosciente del flusso di pensieri del figlio di Ade, Micheal continuava la sua crociata personale: ora che Iris lo considerava di nuovo, e lo considerava come un membro della squadra affidabile e capace, avrebbe passato ogni momento possibile in sua compagnia. E questo suo proposito venne infatti mandato all’aria da Arthur che quel giorno aveva deciso di irritarlo allo sfinimento: il suo amico voleva fare un giro esterno della casa, per cercare altre vie di fuga o indizi per incominciare la loro misteriosa ricerca. Stava per mandarlo a quel paese, doveva ancora finire il suo caffè nero e non aveva voglia di smuoversi da quella cucina, ma l’idea entusiasmò Iris, che si offrì volontaria per coprirli dall’alto: come non poteva accettare in quel caso? Lui adorava ispezionare case!

“Torneremo subito, tu fai pure quello che vuoi”

Con un sorriso stampato in faccia e ricevuto un cenno d’intesa da parte di Ninette, Iris e Arthur si fiondarono nelle camere a prendere il necessario per l’escursione mentre Micheal si rintanava a cambiarsi. La rossa si mise la sua armatura e spalancò le sue ali, pronta per questa emozionante avventura: aveva la possibilità di conoscere il mondo esterno in una delle sue forme, non se la sarebbe fatta scappare per nessun motivo al mondo; con un piccolo slancio, si calò dalla finestra della camera e aspettò i due ragazzi davanti all’ingresso. Micheal la raggiunse poco dopo, completamente in mimetica, tranne per la lunga spada templare appesa al fianco sinistro: Iris dovette sforzarsi per vederlo come era vestito al momento e non come si era presentato a colazione, cosa che l’aveva fatta arrossire, se lo sentiva; per superare l’imbarazzante silenzio, incominciò a chiedergli curiosità sulla sua spada, per poi svirgolare su di lui e la sua storia: non sapeva esattamente perché ma le pareva di aver già sentito alcuni episodi della sua infanzia e tanti deja-vu non erano una
coincidenza.

 
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“Cosa stai facendo.”
“Sto prendendo solo alcune cose, poi ti lascio dormire di nuovo.”
“Dove vai.”
“Io, Iris e Micheal facciamo un giro esterno della casa e vediamo se riusciamo a scoprire qualcosa in più sulla missione.”
 “Ma è presto.”
“Tecnicamente sono quasi le nove  e mezza, devo sbrigarmi”
“Appunto è presto!”
“Florian, torna a dormire ok? Torno presto.”

Con un leggero sospiro Arthur uscì dalla sua stanza e velocemente si diresse verso l’entrata, sicuro che i suoi due compagni fossero là ad aspettarlo. Mannaggia, di solito non era mai in ritardo, su niente, ma quella mattina Pride sembrava un bimbo di cinque anni con la paura di non vedere più la mamma tornare dal lavoro; sbuffando e borbottando si scusò con Micheal e Iris, intenti fino a prima ad esaminare i sai della ragazza, così il gruppetto incominciò a incamminarsi, scoprendo pian piano ciò che li circondava.

La foresta pluviale racchiudeva il piccolo cottage, costruito in una posizione invidiabile - infatti controllava tutto il piccolo spazio piano che misteriosamente era presente nell’intricata foresta; come una piccola scimmia, Iris svolazzava tra liane, rami e tronchi, osservando attentamente tutto ciò che poteva risultare fuori posto nell’ambiente dall’alto, mentre i due ragazzi si fecevano strada nel fitto fogliame a suon di spade: non esisteva un sentiero battuto, se si escludeva quello da dove erano arrivati la sera precedente, ed entrambi dovevano fare anche attenzione agli animali pericolosi presenti persino nelle foglie; rapidamente Micheal tagliò quelle che al momento gli sbarrano la strada, lanciando al contempo uno sguardo verso l’alto per accertarsi che Iris fosse sempre presente.

“Non sentite anche voi un borbottio?”

Il moro alzò nuovamente lo sguardo per poi girarsi verso Arthur: nessuno dei due aveva sentito niente ma il figlio di Phobos sapeva che Iris aveva un udito più fine rispetto al loro. Probabilmente c’era un corso d’acqua nelle vicinanze, che i timpani semidivini non riuscivano a cogliere: chiese perciò alla ragazza di condurli lì, forse sarebbe stata una buona scorta di acqua potabile se purificata poi da tutti i microbi – potenzialmente mortali – presenti in essa.

Camminarono per altri venti minuti prima di trovare effettivamente il corso d’acqua che Iris aveva sentito, ma questi non era un rigagnolo che Micheal si aspettava: non era altro che il Rio delle Amazzoni, il più grande fiume dell’America e uno dei più grandi corsi d’acqua al mondo. Il gruppo ripose le proprie armi e ammirò per qualche secondo l’immensa portata d’acqua che il corso offriva: la rossa e Arthur si guardavano estasiati intorno, cercando anche un mortale a cui chiedere alcune indicazioni, per chiarire la loro posizione rispetto al fiume e per spillare anche informazioni su possibili fatti strani avvenuti recentemente.

“Io, se fossi in voi, percorrerei il fiume, troverete sicuramente delle risposte”

Sia Micheal sia Arthur in una frazione di secondo sfoderarono nuovamente le loro spade e si aprirono a ventaglio, pronti a combattere contro la delicata figura femminile che appariva davanti a loro, proprio da dove erano usciti dalla foresta; dall’altra parte Iris, se in un
primo momento fu scioccata, si inginocchiò rapidamente

“Mia signora, è strano per me vedervi qui”

I due ragazzi la guardarono di sbieco, proprio non riconoscevano chi stava davanti a loro. Iris strattono i bordi delle loro magliette, sibilando di inginocchiarsi e in fretta.

“Devo dire, mia cara Iris, che i tuoi amici sono molto protettivi nei tuoi confronti. Nonostante non mi abbiano riconosciuta, e ciò volge a loro sfavore, sono alquanto sorpresa dall’intensità che sento vibrare nell’aria”

La fanciulla che si presentava a loro poteva avere al massimo vent’anni ed era incredibilmente bella, aggraziata e dalla voce morbida. Micheal però sentiva su di sé i suoi occhi diventati freddi e questo sguardo gravò su di lui per alcuni minuti fino a che non si riconcentrò di nuovo sulla ragazza del gruppo.

“È qui per aiutarci, mia signora?”

“Effettivamente dopo che mio marito si è preso a cuore la causa dei tuoi genitori, devo ammettere che mi sei sempre stata cara: nonostante tutto, siamo pur stati noi che ti abbiamo creata e devo dire che sei venuta su splendidamente. Perciò sì, sono venuta qui ad aiutarti, per quanto il tempo e il Fato me lo permettano. Il mio consiglio – e aiuto – è quello di costeggiare il Rio, andando verso la sua sorgente. Troverete delle risposte.”

“Come faremo a capire quali sono queste risposte, se non sappiamo neanche cosa domandare?”

“Oh figlio di Ade – la dea lo squadrò, per poi addolcire lo sguardo – non sempre serve sapere. A volte basta solo credere in ciò che gli altri ci dicono. Soprattutto se sono persone amate. Fidati di me, l’ho sperimentato sulla mia pelle.”

“Cosa ci dobbiamo aspettare?”

“Le risposte che il fiume vi darà non saranno solo e strettamente legate alla vostra missione, vi avverto. E con ciò, il mio aiuto e il mio prezioso tempo finiscono qui. Ti saluto mia cara Iris e vedrai che anche tu diventerai come me alla fine.”

Con un sorriso sulle labbra carnose, la dea scomparve in un turbinio di farfalle rosa e oro, lasciando i tre semidei soli, ancora inginocchiati e pieni di domande.

“Chi diamine era quella?”      Micheal sembrava leggermente infastidito dall’ultima parte del discorso
“Ragazzi – Iris si passò una mano sul volto con fare rassegnato – vi presento a voi la Dea Psiche, protettrice delle fanciulle e sposa di Eros, dio dell’Amore”

 
₪₪₪

“Quanto ci impiegano a tornare?”

Florian si stava limando le unghie dal nervoso che lo stava attanagliando da parecchi minuti: il gruppetto composto da Baey, la ragazza-uccello e Kirkner ancora non si faceva vivo, nonostante fossero passate ben tre ore. Eppure il figlio di Ade gli aveva detto che sarebbero tornati subito, era solamente una perlustrazione del perimetro esterno della casa: perché non tornavano? Con stizza, ripose nel suo astuccio da viaggio firmato Armani la limetta, chiudendo con un gesto secco la cerniera.

“Smettila”

Il sibilo di O’Banion lo riscosse appena dal suo flusso di pensieri ma la sua irritazione non era dovuta solo al suo comportamento – certo lui era irritante e adorava esserlo – ma sentiva che persino il gatto nero, la ballerina di strada irlandese era preoccupata per i suoi compagni: la tensione si stava accumulando e Florian giurò a se stesso che se non fossero tornati entro due minuti avrebbe fatto una lavata di capo a quel demente del suo compagno di stanza. Come osava permettersi di dirgli che sarebbero tornati subito quando in realtà avevano saltato il pranzo! E ancora non si vedevano! Sapeva che la rabbia non aiutava a mantenere la sua pelle liscia e giovane ma proprio si sentiva mortalmente offeso: dovevano essere già tornati, sia lui sia quella stupida volatile!

“Se continui così giuro che ti avveleno e ti seppellisco in giardino!”

“Dolce Ninette, le tue emozionanti parole non hanno effetto su di me. In più sul serio? Le mezze maniche sono passate di moda secoli fa! A-G-G-I-O-R-N-A-T-I”

“Prova ancora a criticare il mio look, stupido principino che non sei altro e ti spedisco nel Tartaro!”

“Provaci se hai coraggio gattaccio, quelle come te alla fine tornano sempre dove sono nate, ovvero la strada!”

“Pride, stai zitto! Sempre meglio la strada che diventare un damerino da strapazzo, tutto cotonato e riverito”

“Ma davvero? Allora perché non lasci il campo e insegui questo tuo sogno, almeno ci liberiamo di te”

Entrambi i ragazzi erano in piedi, l’uno di fronte l’altro, ben intenzionati a non cedere davanti a nulla o nessuno.
“E tu perché allora non sostieni chi è come te? Ah già, hai paura persino di te stesso e di cosa sei!”

Le pupille di Florian si dilatarono dallo stupore per un affronto così basso. Stava per rispondergli per le rime, sorvolando sull’ultima violenta stoccata quando la voce di Iris riecheggiò nella stanza, arrabbiata

“Piantatela. Entrambi.”

Sia Ninette che Florian si sedettero a tavola di malavoglia mentre anche Arthur entrava in cucina e Micheal arrivava con Neos e Julie alle calcagna. Con sguardo duro Iris prese posto a capotavola con Micheal e Ninette ai lati, Arthur in mezzo tra Micheal e Florian e Neos vicino a Ninette e Julie. La rossa interruppe sul nascere qualsiasi protesta da parte del resto del gruppo, tralasciò il litigio appena concluso e incominciò a raccontare ciò che era successo nella loro esplorazione. Nessuno fiatò fino alla fine, anzi Ninette era molto concentrata e Julie si stava scrivendo alcuni appunti sul block-notes: concluso il racconto Iris chiese se c’erano domande o supposizioni.

“La dea non ha detto di raggiungere la sorgente ma solo di risalire il Rio: quindi non avrebbe senso utilizzare un viaggio-ombra per un qualcosa a cui non dobbiamo neanche indicativamente arrivare”

Tutti approvarono il piccolo ragionamento di Julie: le risposte si trovavano lungo strada, non nella meta.

“Avete visto se c’è qualcuno che risale il fiume? Ci vorrebbe una barca ma dubito che i romani ne abbiano una, considerando la loro flotta.”

“Abbiamo intravisto alcune persone al villaggio vicino che potrebbero portarci – Iris e Micheal annuirono all’intervento di Arthur -. Abbiamo visto anche le loro barche e ce n’è una abbastanza grande per tutti noi, addirittura a noleggio. Purtroppo però nessuno di noi sa pilotare quell’affare”

“Il problema si può risolvere chiedendo a uno di loro di portarci. Lo pagheremo, è ovvio, sperando di non trovare mostri nelle vicinanze”

Ovviamente era l’unico modo. Per quanto sperato da Neos però, di mostri la foresta ne era piena e i tre ragazzi potevano confermare con molti esempi: al ritorno avevano dovuto cambiare strada almeno una decina di volte a causa di segugi infernali, dracene e idre selvatiche. Era a quello il motivo del ritardo. Florian sbuffò pesantemente, prima di far scemare i battiti cardiaci del suo cuore: sapeva perché e lo incominciava a vedere anche su sé stesso, ma non era una buona cosa.

“Potremmo incominciare subito una prima perlustrazione del fiume. Infondo è abbastanza presto per andar e tornare no?”
“Neos ha ragione, abbiamo perso molto tempo e ora dobbiamo sbrigarci a finire questa maledetta missione: le zanzare mi stanno mangiando vivo. Direi che prendiamo le nostre robe e partiamo direttamente.”

 
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“Sicuri che questa cosa regge?”

“Per favore non ne parliamo altrimenti Baey ci scuoia, entrambi”

Julie e Neos erano seduti sul bordo sinistro della fatiscente imbarcazione: era la più vantaggiosa in basa al prezzo e alla sua capacità di solcare le acque ma nessuno dei semidei si era molto convinto della sua resistenza. Per evitare di perdere altro tempo Baey li aveva minacciati tutti – tranne per ovviamente Iris che non si era fatta molti problemi a salire – di scuoiarli vivi in caso di ulteriori lamentele.  La minacce aveva sortito l’effetto voluto e ora tutto il gruppo si sforzava di cercare degli indizi alle sponde del fiume, pregando di riuscire a scovarli non sapendo cosa cercare.

I due ragazzi non avevano molta voglia di andare per nave, anzi per quella baracca, ma se questo era necessario ed era oltretutto consigliato – per non dire ordinato – da una dea, doveva essere fatto. La ragazza si perse a osservare l’acqua e le sue increspature, a come sembrava nitida quando veniva solcata dallo scafo e a come si scuriva sempre di più nel letto del fiume. Vedeva anche delle increspature vicino alla barca ma non create da essa ma non ci fece molto caso, erano pur sempre in un ambiente selvaggio e qualche animale doveva esserci.

“Ragazzi si sta avvicinando qualcosa di velenoso”

Tutti si girarono verso Ninette: la ragazza era molto nervosa e continuava a spostare il suo sguardo sul letto del fiume e sulle sponde, temendo l’arrivo di un qualcosa.

“In che senso qualcosa di velenoso?”
“Ragazzi preparatevi, ci sono visite!”

La figlia della miseria si posizionò come per attaccare, stringendo la sua lancia e preparandosi a uno scontro immediato; Baey e Kirkner la imitarono, sfoderando le loro spade; Julie non fu da meno e preparò il suo xiphos mentre Neos imbracciò la balestra e preparò al contempo i futuri dardi; con un battito di ali, Iris si alzò in volo e sguainò i due sai che portava appesi alla cintura, controllando al tempo stesso l’acqua dall’alto mentre Florian, spada preziosissima in mano ma zero esperienza nell’usarla, si rinchiuse insieme al pilota di quella baracca galleggiante, forse l’ultima disperata difesa per continuare a far navigare la nave contro un nemico ancora sconosciuto.

“Ragazzi lo vedo, preparatevi!”

L’urlo di Iris impiegò un secondo a essere recepito da tutti ma bastò un nulla per far apparire il loro nemico, anzi i loro nemici: due enormi serpenti marini dalle infinite spire si ergevano sopra la barca, totalmente intenzionati a farla colare a picco. I loro occhi erano iniettati di sangue e le piccole membrane verdognole si agitavano in guizzi irregolari, mentre il loro fiato inondava tutto il gruppo di semidei, causando un senso di vomito generale a causa della puzza di pesce marcio e carne in decomposizione.

“Ragazzi questi sono i serpenti inviati dalla dea Atena nella guerra di Troia! Cosa ci fanno nel Rio delle Amazzoni?”
“La domanda giusta, cara la mia semidea, è cosa sperate voi di ottenere nell’impresa?”

Un giovane dalla pelle a metà tra il violaceo e il grigio stava comodamente seduto su una delle tante creste serpentinee: li fissava intensamente, con un sorriso sfrontato e una lunga, ma sottile spada, alla mano.

“Mi serve il vostro sangue, giovani semidei”


 

ANGOLO AUTRICE

Lo so. Avevo detto che pubblicavo presto e invece siamo a metà luglio. Davvero mi dispiace, ormai è passato un mese e sono sicuro che alcuni di voi mi abbiano maledetto allo sfinimento. Sorry.
Ma è ora che si entra nel vivo dell’azione perciò non abbandonatemi e ditemi cosa ne pensate del capitolo e cosa vi aspettate per il futuro. In più, riconoscete chi è il misterioso giovane? Sono sicura di si!

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