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Autore: Andy Tsukimori    15/07/2017    1 recensioni
Light Yagami e Akemi Komori, due persone annoiate, prive di stimoli, intelligenti. Si somigliano molto, come mai?
Akemi no Raito trad. La luce di Akemi, Akemi’s Light.
Genere: Azione, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: L, Light/Raito, Near, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lemon | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate, Violenza
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Messinscena


 
Si ritrovò legata ad un tavolo. Sentiva il freddo metallo sotto di lei. Le avevano iniettato qualcosa, era terrorizzata. 
 
 
Giunsero all'improvviso, una fitta così forte da toglierle il fiato, la nausea, il capogiro, dopo qualche minuto di inferno cessò tutto, lasciandola con il fiatone.
 
 
-Il farmaco ha cominciato a fare effetto- riferì Takeda, lo sguardo di solito fiero ora era mutato in qualcosa di simile ad un'imbarazzata e triste compassione. 
 
 
-Portate Light in una qualsiasi delle celle del pianterreno, tenetelo sottochiave fino a mio nuovo ordine, io mi occuperò della signorina Komori- disse mentre a forza due agenti trascinavano via Light. 
 
 
 
-Sei Kira?- domandò L appena entrato nella stanza. Akemi era senza fiato, sul tavolo legata con cinghie di cuoio, i capelli in disordine sul suo viso, la fronte madida di sudore.
 
 
-Che domanda è?- ansimò, poi gemette in preda alla nausea e ai capogiri che erano ricominciati. 
 
 
 
Durarono una decina di minuti. L assottigliava lo sguardo ogni volta che Akemi emetteva un gemito o un rantolo, rabbrividiva, non pensava sarebbe stato così brutto anche per lui, vederla in quello stato non era piacevole.
 
 
-Sei Kira?- le domandò di nuovo appena la crisi della ragazza cessò, con lo stesso identico tono di prima.
 
 
-No- urlò disperata Akemi. -Non sono Kira!- 
 
 
Dopo pochi secondi un'altra crisi, forse la peggiore, Akemi era stata presa nel cuore della notte ed era praticamente a stomaco vuoto e quella nausea era ancora più dolorosa. Dopo qualche minuto di dolore cessò di nuovo.
 
 
L si avvicinò a lei e le spostò i capelli dal viso. 
 
 
-Sei il Secondo Kira?- le chiese lui, il suo tono tradiva qualcosa stavolta. 
 
 
 
-No- ansimò lei, con un filo di voce. Con estrema fatica posò il suo sguardo su di lui. L rimase ammaliato, nonostante la miserabile condizione in cui versava, quegli occhi restavano limpidi.
 
 
 
 
Oramai erano ventiquattro ore che Akemi Komori era rinchiusa. Ventidue ore che Light si era volontariamente fatto incarcerare e trentasette ore che Misa era sotto torchio.
 
 
 
L notò qualcosa di strano nella ragazza di Light. Il suo sguardo era cambiato, sembravano gli occhi di un morto, che fissano il vuoto oltre il mondo. Volle andare a controllare, teneva avesse avuto una crisi psicologica. 
 
 
-Come ti senti?- chiese entrando nella stanza. 
 
 
 
Lei girò ciondolando la testa verso di lui e non rispose.
 
 
 
Quello sguardo fece a L una certa impressione. Non aveva nulla a che fare con gli occhi brillanti che Akemi aveva il primo giorno che l'aveva vista. Quelli potevano per davvero essere gli occhi di un assassino. L non voleva pensarci, provava paura all'idea che Akemi potesse essere stata solo un'ottima dissimulatrice fino ad allora.
 
 
-Akemi-chan- disse ancora lui.
 
 
-Non ti permetto di usare chan Ryuzaki, non dopo tutto questo- sussurrò con voce flebile e inespressiva. Di nuovo il dolore, la straziava, la nausea e il capogiro erano la cosa peggiore però. Le impedivano di pensare lucidamente per più di due minuti. I suoi lamenti soffocati erano terribili da ascoltare. 
 
 
-Sinceramente- ansimò -Credi ancora che io sia Kira?- la sua voce cristallina era disintegrata dallo sforzo di quelle ore.
 
L si portò l'indice sulle labbra. Non aveva senso continuare, ma una piccola parte di lui aveva dei sospetti consistenti, sia su di lei che su Light, da quando erano tutti e tre rinchiusi gli omicidi si erano arrestati. Però quello sguardo privo di qualsiasi vitalità lo destabilizzava, decise che le avrebbe somministrato l'antidoto al siero e che l'avrebbe tenuta al quartiere per averla sott'occhio.   
 
 
 
 
 
 
 
Akemi era stata portata nella stanza di fianco a quella dove L aveva allestito il suo quartier generale provvisorio. Le avevano somministrato l'antidoto al farmaco che l'aveva distrutta fisicamente e mentalmente, per poi chiuderla a chiave in quella lussuosa camera. Non si sentiva molto bene, di tanto in tanto ancora aveva delle fitte che le facevano perdere l'equilibrio.
 
 
Dopo aver mangiato e fatto la doccia si chiese dove fosse stato Light nel frattempo. Se avesse avuto un po' di sensibilità avrebbe pianto, ma stando così tanto tempo lontana da Light l'insofferenza aveva cominciato a prendere possesso di lei, portandole via per primi sensazioni come paura e tristezza.   
 
 
L entrò nella stanza senza preavviso, trovandola in camicia da notte. Aveva qualcosa in mano e sembrava esausto. Prese posto su una poltrona, seguito dallo sguardo ostile e gelido di lei.
 
 
-Mi dispiace- sussurrò lui porgendole un carinissimo pacchetto colmo di macarons al cioccolato.
 
 
 
Se fosse stato qualcun altro lo avrebbe probabilmente preso a calci. Ma quello era il modo in cui L esprimeva il suo affetto. Dare dei dolci, che altrimenti si sarebbe mangiato lui, a qualcun altro, era per L una cosa molto affettuosa. Lo faceva solo con lei e Watari-san. 
 
 
Si avvicinò per prendere la scatola ma cadde in ginocchio, una fitta la colse. L si alzò e la raggiunse, la tirò su senza sforzo. 
 
 
-Non hai idea di quanto mi dispiace- le sussurrò. Quella perse di nuovo l'equilibrio e stavolta gli cadde addosso. Si guardarono negli occhi per un attimo, lei su di lui per terra. L poteva sentire il profumo delizioso dei suoi capelli.
 
 
E L fece l'impensabile: le infilò una mano tra i capelli, l'attirò a sé e la baciò. Le sue labbra erano fredde e morbide, aveva un buon profumo.
 
 
 
Akemi scattò all'indietro verso il muro del salottino della camera, portandosi una mano sulle labbra, senza scollare i due lapislazzuli che aveva al posto degli occhi da L. 
 
 
-Scusa anche per questo, era fuori luogo, vado via- disse alzandosi in piedi -mangia quei macarons- le raccomandò uscendo. 
 
 
-Aspetta Ryuzaki, dov'è Light?- domandò lei. 
 
Quello si affacciò dalla porta -È sottochiave perché voleva venire a prenderti, domani ti faccio condurre da lui- disse. 
 
 
L si maledì per aver compiuto una mossa così avventata. Akemi però per un attimo sembrava aver ricambiato. Si tormentò a lungo quella notte su quali avrebbero potuto essere le conseguenze. Quello che aveva fatto era stata una vera e propria idiozia.
 
 
 
 
L'unica superstite della villa Komori non riusciva a dormire, L l'aveva baciata e Light era rinchiuso non si sapeva dove. Perché non era stato liberato se era sottochiave solamente per evitare che provasse a liberarla? Lei ormai era libera no? Beh, più o meno libera. Sospirò, rigirandosi nelle coperte dello stupendo letto a baldacchino della stanza, per quanto fosse comodo, senza Light al suo fianco faticava a sentirsi al sicuro. Per lei, ormai era diventato una sorta di supereroe su cui affidarsi ogni qualvolta che aveva una difficoltà, nonostante il cattivo della storia fosse proprio lui. 
 
 
 
 
 
Passò la notte in bianco, impaziente di rivedere Light. Quella mattina era pronta per andarlo a vedere. Gli agenti Matsuda e Takeda la portarono nel seminterrato dell'hotel dove c'era un piccola cella, Light era seduto lì dentro, gli occhi da gatto socchiusi. Quando la intravide li aprì del tutto. 
 
-Stai bene?- le chiese. Lei entrò con testa e braccia tra le sbarre, lui si avvicinò per toccarla. Lei gli prese il viso e si diedero un breve bacio. Poi si allontanò e si voltò verso Matsuda.
 
-Non lo libererete vero?- domandò.
 
Matsuda fece spallucce.
 
-Guarda per me è assurdo che sospetti di voi due,  ma gli ordini sono questi- sospirò lui.
 
 
Akemi rabbrividì, Light aveva previsto tutto questo? Se gli omicidi fossero cessati durante la loro reclusione, sarebbero finiti tutti e tre sulla forca.
 
 
Dopo neanche un giorno, le esecuzioni di Kira ripresero, anche se Kira stesso era dietro le sbarre. La ragazza lo sentì dire da L, erano tutti sollevati: il sovrintendente, Matsuda, Takeda, persino Watari sembrava di buon umore. Ma L no, lui aveva un chiodo fisso in testa e non poteva assolutamente toglierselo con tanta facilità. Kira poteva decidere l'ora e la data della morte, poteva aver previsto quell'eventualità ed essersi portato avanti con il lavoro. O, qualora si fosse trattato di criminali i cui nomi erano stati resi noti da pochissimo, era probabile che avesse delegato il suo potere a qualcun altro. No, per lui non era sufficiente per liberare quei tre. Anzi, forse stava diventando paranoico, ma era sicuro che tra di loro c'era davvero Kira. 
 
 
 
 
 
Akemi fu svegliata di soprassalto, si era addormentata dopo pranzo per la noia. Matsuda l'ammanettò e la infilò in una volante della polizia, la sua espressione era funesta.
 
-Ti prego dimmi che diavolo succede Matsuda-san- chiese preoccupata della faccia scura che il giovane agente aveva.
 
-Siete stati tutti e tre messi sotto processo dalla Corte Mondiale di Giustizia per essere coinvolti nel caso Kira. Il sovrintendente Yagami ha prelevato Misa e Light, li porterà nell'aereoporto militare dove ti sto scortando- disse con voce funesta.
 
 
Akemi inarcò un sopracciglio. Non poteva credere alle sue orecchie.
 
-Avete permesso a Soichiro di scortare Light? Matsuda-san, lo ammazza di sicuro prima che arriviamo all'aeroporto!- urlò lei terrorizzata 
-Dobbiamo raggiungerli immediatamente!- aggiunse, quello la guardò per un attimo, indeciso sul da farsi.
 
 
-Ma scusa sulla base di quale prove ci sottopongono ad un processo internazionale? Nessuno di noi è Kira- s'infiammò. Forse aveva capito che gioco stava giocando L. Però Soichiro-san poteva ammazzare Light sul serio, sempre se quello era un esperimento di L. Tracciarono la macchina con il GPS e la localizzarono al molo. Quando giunsero lì, l'auto sostava ferma davanti al mare. Soichiro girato verso i sedili posteriori puntava una revolver in faccia a suo figlio mentre Misa gridava. 
 
 
-Apri ti prego o l'uccide!- urlò lei, quello senza riflettere tolse la sicura, lei con le mani ammanettate aprì la portiera e apri quella di fianco a Light, che da fuori poteva essere aperta. Gli si buttò addosso urlando.
 
-La prego Soichiro-san non spari!- lo supplicò , la pistola ora puntava sulla sua testa.
 
-Togliti Akemi-chan, o uccido anche te- disse il padre di Light con voce fredda.
 
-Sei impazzita? Papà fermati!- urlò  Light che la costrinse ad andare giù con la testa un attimo prima che Soichiro premesse il grilletto.
 
 
Chiuse gli occhi con forza, non voleva vedere il viso di Light dopo lo sparo. Era in attesa di morire, Akemi si chiese come sarebbe successo, se anche lei avrebbe sentito il dolore di Light oppure si sarebbe spenta come un anziano che abbandona questo mondo in pace.
 
 
Sentiva il ventre di lui spostarsi ritmicamente sotto di lei, respirava velocemente. Alzò lo sguardo e lo vide vivo e illeso. Gli occhi da gatto spalancati fissavano il freddo metallo della revolver di suo padre, che aveva sparato a salve. 
 
 
-Grazie a dio- disse il sovrintendente Yagami. 
 
 
Light s'infiammò.
 
-Era tutta una messinscena?- domandò furioso.
 
 
-Si, ma ora non siete più sospettati, perché sia io che Matsuda siamo ancora vivi. Ergo Kira non è tra voi- disse con voce leggera, come se gli avessero spostato un macigno da sopra il cuore.
 
 
Akemi si rilassò e prese un profondo respiro per poi sospirare di sollievo.
 
Lo guardò di nuovo e con sua immensa sorpresa riuscì a vedere chiaramente la sua data di morte. Light aveva rinunciato al Death Note, quindi quando Light l'aveva scansata era convinto che le avrebbe salvato la vita. Forse lui l'amava per davvero. Arrossì, era contenta di poter stare finalmente di nuovo vicina a lui.
 
 
 
 
 
 
Ciao a tutti! Come al solito visto che siete in tanti a leggere vi chiedo di recensire! (Una recensione per il prossimo! Mi raccomando fatemi sapere se vi piace!)
 
Andy Tsukimori
 

 
   
 
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