Arrogante. Altezzoso.

Stravagante. Imprevedibile.

Cattivo. Spaventoso.

Sfacciato. Meschino. Schivo.

Freddo. Incurante. Insensibile.

Incompleto.

Emarginato. Odiato.

Muri. Alti, altissimi muri. Invalicabili, insormontabili. Si era circondato di un doppio strato di arroganza a coprire la sua autodistruzione.

 “I mostri non possono stare con gli esseri umani” gli avevano sempre ripetuto, fin da piccolo.

All’inizio non capiva, era solo un piccolo bambino con qualche problema a socializzare ma nessuno lo aveva mai accettato per quel che era. Anzi, non perdevano occasione per deriderlo e isolarlo.

Poi, con il tempo, aveva capito che doveva fare di quel suo difetto fatale la sua armatura.

E questo venne fuori negli anni in cui partecipò al club scolastico di pallavolo. I suoi kohai e anche i senpai avevano paura di lui e di questo lui ne approfittava. Usava parole taglienti, sarcasmo, ironia, assumeva un comportamento sardonico, derisorio, per tenere tutti alla larga.

Non che gli si sarebbero avvicinati, comunque.

Si era abituato al freddo della solitudine. Aveva sempre vissuto agli angoli della società, completamente emarginato. E’ vero, tuttora il silenzio lo stordiva, il buio lo consumava e non riusciva più a trovare i pezzi che mancavano al suo cuore. Ma di una cosa era sicuro: attaccare prima di essere attaccato era la miglior difesa. Per questo non dava più troppo peso all’essere solo.

Gli sguardi spaventati di chi lo circondava lo divertivano. Tendo sapeva che non era solo colpa del suo comportamento. A prima vista, chiunque sarebbe rimasto turbato dai suoi stravaganti capelli rossi e dai suoi profondi occhi di un insolito rosso scuro. Il taglio dei suoi occhi era probabilmente quello che spaventava di più gli altri. E lui faceva di tutto per accentuare questo suo aspetto che appariva uno scherzo della natura. Infatti, pensava che il suo comportamento calzasse a pennello il suo aspetto fisico.

Questo lo divertiva. Ma non mandava via quel senso di vuoto nel suo cuore.

E Satori si odiava per questo.

Tuttavia, non avrebbe mai mostrato a nessuno questo suo lato debole. Aveva una reputazione da difendere.

Si concedeva di crollare solo quando era sicuro di non essere visto da nessuno. E quelli erano i momenti in cui desiderava non essere così solo. Ma poi passava e tutto tornava alla normalità.

Era l’unica cosa che poteva fare dopotutto.

“Se il mondo non mi vuole, allora sfrutterò tutte le occasioni per viverlo appieno, ma a modo mio.”