Anime & Manga > Pokemon
Segui la storia  |       
Autore: AuraNera_    16/07/2017    4 recensioni
I Pokémon Leggendari non possono scomparire. I Guardiani devono salvaguardarli. Ma il prezzo potrebbe essere troppo alto.
Dal capitolo uno:
“Tutto in me è bianco. Bianca la pelle. Bianchi i capelli. Bianche i vestiti che indosso. Solo i miei occhi interrompono il monocrome che mi compone. Il bianco è un colore vuoto, per questo mi caratterizza. Ma, come un foglio bianco, spero che anche la mia anima venga colorata con nuove emozioni derivanti da questo viaggio. Un viaggio che mi porterà lontano. Mi chiamo Ayumi Sato. E sono la prima guardiana delle leggende.”
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Epilogo – Scelta

 
Anneke sollevò la testa, improvvisamente.
Ayumi aprì gli occhi e sorrise, felice, libera.
Anneke abbassò le palpebre e sospirò.
Ayumi, sotto lo sguardo dei tre Leggendari, iniziò a cantare quella canzone che cantilenava sempre da bambina. “Sono sdraiata in un campo di fiori...”
 
“Ragazzi...” chiamò Anneke piano, facendo in modo che tutti si voltassero verso di lei.
 
Infine l’albina svanì avvolta da una luce dorata che circondò Articuno fino ad andare a congiungersi a lei.
 
“Ayumi è morta” disse solamente.
E il silenzio regnò sulla spiaggia.
 

_Fonte Saluto_
 

Immagino che adesso mi odierete... beh, siete liberi di farlo, dopotutto. Lasciarvi così, senza una parola... è stato meschino da parte mia.
Ho avuto il tempo di riflettere, sapete? E di scegliere... e credo che così sia meglio. Meglio per me, si intende. So che probabilmente vi farà male, ma... non siate troppo tristi. È stata una mia decisione, per quanto assurdo possa sembrare.
Sì, ho scelto di morire. Ho i miei buoni motivi e esplicarveli mi sembra il minimo.
Io... ho sempre avuto solo mia madre e dopo la sua morte, ho perso me stessa. Ho vissuto più di metà della mia vita essendo qualcun altro... e solo adesso mi rendo conto che non sarei stata mai più in grado di recuperare ciò che ho perso. Voi siete così liberi e così diversi dai vostri Leggendari... avete avuto una vita Umana oltre a quella di Guardiani. Io no. E non potete capire quanto mi sentivo fuori luogo, sempre, ovunque andassi. Quando vi ho conosciuti, all’inizio di tutto questo macello non sentivo questa... incomprensione. Sapevo di essere diversa da voi, ma in un certo senso non mi interessava.
Poi il sigillo si è spezzato e io sono tornata me stessa. Ho visto le ombre dentro di me, ho compreso realmente quanti anni della mia vita erano andati perduti... e all’improvviso vi ho visto distanti anni-luce. Ero più simile a voi, ma allo stesso tempo sapevo che non sarei mai stata libera. Io sono stata cresciuta per proteggere i Leggendari, fin da piccola ho ricevuto un addestramento. Non ho giocato come i normali bambini, non avevo amichetti o amichette. Solo la mamma. Non sapevo nulla degli Umani, se non la loro lingua e un paio di nozioni fondamentali. Ma io non appartenevo a loro. Ma allo stesso tempo, non riuscivo a sentirmi completamente partecipe nel mondo dei Pokémon normali, figurarsi in quello dei Leggendari.
Poi è iniziata la mia missione. E ho capito che il mio posto non era neanche tra i Guardiani. Nonostante fossi originariamente Umana, non avevo quella parte di me, era svanita. Vivevo solo per la mia anima presa in prestito, ossia il frammento di aura di Articuno. Neanche Anneke e Shinseina sono come me: completamente create dal potere Leggendario, loro non sono Umane... hanno il loro ruolo e non devono essere propriamente qualcuno di diverso dai loro Leggendari.
Non Leggendaria, non Umana, non Guardiana. Dove è il mio posto? Non c’è. Non più almeno. Prima vivevo per mettere fine alla follia di Ghecis e salvare i Leggendari e, perché no, i Guardiani che io stessa avevo condannato contro la mia volontà. Ma ora è tutto finito. Il mio scopo è compiuto e la mia strada si confonde inesorabilmente. Così mi fermo.
Non è stata una scelta a cuor leggero e difatti non vi sto dicendo che non ho più niente per cui vivere. Anzi, penso di avere più adesso che nel resto della mia vita. Ho dei compagni, amici, mio fratello... mi sono sentita sorretta, amata, compresa... però ho paura. Una paura che non mi permetteva di stare tranquilla, nonostante abbia realizzato davvero da poco di cosa si trattava.
Non riesco più a stare in un mondo dove sono completamente sola, a conti fatti, a combattere contro la mia diversità e inadeguatezza.
Ho combattuto tutta la vita... ora depongo le armi. Mi arrendo, con serenità.
Per favore, non piangete. Sto bene, davvero.
Mi dispiace. Probabilmente non sono stata la persona che vi aspettavate che fossi. In realtà non sono poi così coraggiosa ed intrepida. Non sono niente, alla fine.
Ho fatto delle azioni orribili, ho promesso cose che non sono riuscita a mantenere, non sono riuscita ad essere una vera amica o una brava sorella. Non ho fatto nulla di tutto ciò. E l’ho rimpianto tutta la vita.
E chissà, probabilmente lo rimpiangerò anche nella morte.
Non so cosa mi aspetti. Ma sono felice.
Vi chiedo solo di accettare la mia scelta, anche se forse non ho il diritto di chiedervelo.
Ora sono completa. Ora sto bene. Non devo combattere più, non devo più soffrire o sentirmi inadeguata.
Credo di aver cercato questa pace per tutta la vita e ora... ora l’ho ottenuta. Quindi... lasciatemi andare.
Sono finalmente libera”.
 
La voce tacque e Angeallen passò dalla forma Morte alla forma Vita, restando in silenzio per un lungo momento. Le persone avevano visi sconvolti, con tracce di disperazione, ma i loro occhi trasmettevano comprensione assieme alle lacrime. Non vi era traccia di delusione.
“Queste sono... le ultime parole che Ayumi ha voluto dedicarvi. Sarebbe venuta di persona... ma era troppo debole e non ce l’ha fatta. Me le ha affidate pregandomi di rassicurarvi ancora. Era davvero rilassata mentre si compiva ciò che aveva scelto” disse il Leggendario infine.
“Ha... sofferto molto?” chiese Seoyun, ce provava in tutti i modi di non versare lacrime.
“Solo all’inizio. Poi si è liberata anche del dolore fisico. È morta con serenità” rispose Articuno con voce pacata, velata di tristezza.
“Lei era... convinta?” domandò Seir,  confusa.
“È stata combattuta fino all’ultimo. Non riusciva a scegliere tra voi e se stessa. Le era stato consigliato di essere egoista per una volta. Così è stato” ribatté Angeallen.
“È giusto così. Lei non ha mai potuto vivere la sua vita... persino oggi si è sacrificata per la sua città di origine e per i suoi compagni...” Corrado alzò lo sguardo, “Era giunto per lei il momento di scegliere cosa farsene della sua vita, che ormai doveva essere ridotta ad una poltiglia informe... l’ho sempre e solo vista distrutta, disperata, in cerca di qualcosa di meglio. Se... se potete garantirmi che era felice così... io non posso fare altro che accettarlo ed essere contento a mia volta” sussurrò, la voce che si spezzava.
“Era convinta. Si sentiva bene mentre sceglieva. L’ho percepito... e lo sento anche ora. Terrò la sua anima un poco con me... per dirle addio. Poi la farò ricongiungere a Mary. È quello che vorrebbe” rispose Articuno. Corrado annuì, sorridendo leggermente.
“E così è finita” sussurrò Marisio, più a se stesso che ad altri. “A quanta pare... meglio di così non poteva andare”. Sorrise. ‘Lo accetto. Sii felice’.
 

Un anno dopo...
 
_Vetta Lancia_
 

Corrado fissava immobile il grande monolite di pietra candida apparso sul sito antico più sacro della Regione di Sinnoh. Una grande lapide per nomi senza corpi.
Una tomba per sua sorella, per sua madre... e gli altri Guardiani. Era venuto lì spesso in quell’ultimo anno, in cerca di consolazione per la prematura scomparsa della ragazza. L’ultimo elemento della sua famiglia ancora in vita. Talvolta lo aveva accompagnato qualcuno, Vulcano perlopiù. Il suo migliore amico lo aveva aiutato tanto in quei lunghi e al contempo corti dodici mesi. Spesso, tuttavia, era solo con i suoi Pokémon.
E Vaporeon, che era rimasta con lui. Anche la creatura percepiva la scomparsa della sua padrona quando saliva là in cima, e si acciambellava sotto la lapide, fissandola dal basso con gli occhioni tristi. Pure quel giorno era con lui.
“Un anno esatto” sussurrò il ragazzo a colei la quale gli teneva compagnia in quel giorno ventoso e nuvoloso.
“Già. Sembra pochissimo il tempo passato, vero?”. Articuno alzò gli occhi vermigli al cielo grigio. La Leggendaria aveva mantenuto la sua promessa e si era liberata dell’anima della giovane, rendendola ad Angeallen. Così avevano fatto anche Jirachi, Zekrom, Suicune e gli altri. Persino Cresselia, così ostinatamente aggrappata a Roxane, aveva detto addio alla sua Guardiana, ponendo fine così alle stranezze della Casa Bizzarra.
“Ho sentito dire che Arceus ha ordinato ai Leggendari di creare un nuovo Guardiano. Obbligatoriamente” disse l’umano.
“Leonardo?” domandò la creatura con una punta di divertimento.
“Quel ragazzo parla troppo se ci prende troppo gusto”. Articuno ridacchiò.
“È così, comunque. Tuttavia, non penso proprio che mi caricherò di questo peso tanto presto. Per un po’ mi limiterò a seguire tutti i neo-Guardiani che stanno affollando il Paradiso Parallelo... tra cui la nuova Guardiana delle Immersioni”. Il giovane si voltò, sorpreso. “Blanca. Uno scricciolo di due mesi. Ero curiosa e così sono andata a sbirciare fuori dalla finestra”.
“Com’è?”
“Come vuoi che sia? Un fagottino”. Corrado sbuffò e Vaporeon si voltò nella sua direzione.
“Sì, hai ragione. Faremo meglio ad andare ora. Arrivederci, Articuno” borbottò frettolosamente il Capopalestra, incamminandosi.
“Non conviverci troppo a lungo Corrado. Lasciale andare”.
Un mezzo sorriso sghembo tagliò il volto del giovane. “Gli Umani sono più deboli dei Leggendari. Voi siete eterni e superiori. Pensavo l’aveste capito ora”. E se ne andò.
 
_Paradiso Parallelo_
 
Kurai teneva per mano una bambina di quattro anni che per la prima volta metteva piede nel Paradiso Parallelo per incontrare il Leggendario alla quale era collegata.
“Sonora, lei è Meloetta” disse il Guardiano degli Incubi, guardando con un riflesso di affetto la Leggendaria della musica, che fluttuava danzante nell’aria, felice. Anche la bimba la fissava a bocca aperta, i capelli neri a caschetto che le incorniciavano il viso dalla carnagione dorata, punteggiati da due occhi bicromi. Kurai le scompigliò i capelli, facendo ondeggiare il codino che svettava sulla fronte della bimba.
“Il terribile Uomo Nero si è addolcito. Domani nevica nel Paradiso Parallelo!” esclamò Seir passando di lì accompagnata dalla sua controparte, una testa calda quanto lei.
“Smettila di ignorarmi!” aveva gridato il ragazzo, più giovane di lei di tre anni, strattonandole un braccio.
“E tu smetti di rompere le palle Victor. O lo dico a Rayquaza”. Il più giovane, livido, si zittì.
“Tu invece sei ancora acida come del latte andato a male” si decise a rispondere Kurai dopo aver osservato la scenetta con un angolo della bocca leggermente sollevato.
“I migliori non cambiano mai” ghignò l’altra mentre il Guardiano della Terraferma alle sue spalle sbuffava facendo oscillare una gamba. Il Guardiano degli Incubi buttò gli occhi al cielo.
“Non vuoi che ti commenti questa tua uscita sul serio, vero?” chiese, retorico. Seir si limitò ad esibirsi in una linguaccia, per poi afferrare Victor per un avambraccio e trascinarlo via, mentre quello strepitava qualcosa, scuotendo la testa ornata da lisci capelli biondi striati da una ciocca rossa sulla frangia che gli copriva gli occhi rossicci.
Questo prima che un tornado formato Seoyun si abbattesse su quella dai capelli blu, diventata ormai la sua migliore amica a tutti gli effetti. “Seir! Guarda, mi è sparito anche l’ultimo neo! Oddio, dov’è andato anche lui? Mi è caduto? Non ci capisco più nulla! Seiiiiir! Tirami fuori una spiegazione logica!” urlò la rossa, strepitando come se le fosse stato inflitto un torto personale.
“Se ti interessa saperlo, sta sclerando di brutto da una mezzora” intervenne Len che passeggiava tutto pacato dietro alla sua ragazza, sistemandosi casualmente la maschera d’oro ornata di nero che gli nascondeva la parte sinistra del volto, come se fosse tutto perfettamente normale. Anche se effettivamente lo era.
“SEOYUN SCOLLATI!” abbaiò la Guardiana degli Oceani.
“Ma mi è sparito un neo! Consolami!” mugolò quell’altra attaccandosi ancora di più e facendo gli occhi dolci.
“Darkrai mi ha detto che l’Unione alle lunghe porta ad un cambiamento fisico nel Guardiano, tra cui la sparizione di alcuni difetti fisici tra cui i nei” borbottò Kurai, apparentemente seccato da tutta quella sceneggiata.
“Oh” fu il geniale commento della Guardiana di Moltres, poco prima di riprendere una posizione civile ed eretta. “Questa spiega tutto”. Poi iniziò a fuggire seguita dall’amica assatanata per il post-assalto con sottofondo il coro di risa di Victor e Leonardo.
Kurai avrebbe voluto commentare quella scenette con occhio critico e spiegare a Sonora cosa in realtà stesse succedendo. ‘L’Unione può toglierci difetti della pelle, ma le cicatrici rimangono sia sul corpo che nel cuore, anche se le possiamo nascondere’. Invece, accarezzò nuovamente la testolina della neo-Guardiana. “Ti ci abituerai” commentò.
 

_Amarantopoli_

 
La città, grazie all’aiuto reciproco tra uomini e Pokémon stava di nuovo acquisendo una forma propria, anche se era impossibile recuperarne l’originario e antico fascino. Tuttavia, i cittadini avevano stabilito un legame profondo imparando ad aiutarsi reciprocamente.
“Questi sono i benefici di un grande disastro” sussurrò Rein all’aria fresca che smuoveva i suoi ricci biondi sulla cima della Torre Campana. Nonostante apprezzasse la compagnia un po’ caotica del Paradiso Parallelo, sentiva la necessità di stare un po’ in solitudine a volte, a riflettere. Veniva sempre accompagnato da Ho-Oh, poiché dopo quel loro strano patto stipulato un anno prima a Sinnoh, prima che la terra tremasse, avevano iniziato a parlare, a scambiarsi pensieri o a stare semplicemente in silenzio ad osservare l’orizzonte. E quale luogo migliore se non la cima di quella Torre, luogo al quale entrambi sentivano di appartenere?
Tuttavia, quel giorno Rein aveva ricevuto una visita da parte di una persona che non conosceva, ma che fu comunque in grado di riconoscere.
“Tu sei un Guardiano delle Leggende... lo stesso che ho visto quel giorno... quando la mia Fujiko mi raccontò tutto e scappò da me una seconda volta” mormorò la signora dopo aver scrutato Rein per qualche secondo, esitando perché intimorita dallo sguardo grave del grande Leggendario alle spalle del ragazzo, che tuttavia le aveva rivolto un sorriso tremulo.
“Lei deve essere la madre di Fujiko” aveva sospirato il ragazzo, abbandonando quasi stancamente la schiena contro lo strano monumento dorato che si stagliava verso il cielo come un’antenna. La donna non rispose subito, limitandosi a fissare il pavimento torcendosi le mani, in un probabile e disperato tentativo di trattenere le lacrime.
“Mia figlia... è morta... vero?” chiese a mezza voce. Rein non poté fare a meno di notare quanto invecchiata gli sembrava la donna. I capelli biondi striati di grigio erano spenti, così come gli occhi smeraldini e le rughe sul suo volto si erano accentuate. Quanta devastazione poteva portare il dolore psicologico al corpo?
“Immagino ci sia voluto coraggio... per salire fino a qui per chiedermelo. Per prepararsi ad affrontare la realtà” sussurrò Rein, guardando il cielo. “Da quando il mondo è venuto a sapere di noi è passato un anno. Io credo che in cuor suo conoscesse già la risposta”.
“Sì... lo credo anche io” rispose la signora Ayane, con un sorriso trista e le lacrime che solcavano gli zigomi.
“Eppure è venuta qui”. Il Guardiano tornò a fissare la donna, pacato. “Perché?”
“Avevo bisogno che qualcuno distruggesse le mie speranze. Non posso continuare a vivere con il fantasma di mia figlia al seguito. Non posso andare avanti così”.
Rein rise piano e senza allegria. “Distruggere speranze e fantasmi, mh? Temo che lei abbia scelto la persona sbagliata” disse quindi, avvicinandosi all’adulta sorpresa. “Io amavo sua figlia” confidò con un filo di voce, le iridi che esprimevano dolore.
La signora non rispose mentre il Guardiano dell’Arcobaleno tornava lentamente da dove era venuto, avvicinandosi a Ho-Oh che era tanto immobile da sembrare una statua. “Aveva giurato che l’avrebbe protetta. La ragazza dai capelli bianchi”.
“Ayumi è l’ultima persona da poter biasimare, in tutta questa faccenda” sospirò Rein. “Ha provato a difenderci tutti senza pensare a lei stessa, riducendosi in brandelli. Ed infine ha perso la vita anche lei” disse ancora lasciando la signora Ayane senza parole. “Io non so cosa significhi perdere un figlio... ma ho convissuto con la sofferenza da quando ho scoperto chi sono... e ci vuole coraggio, sì. Ma anche sostegno reciproco”. Si voltò, sorridendo serafico. “Se mai avrà bisogno di parlare per... scacciare i suoi fantasmi, provi a venire a cercarmi. Chissà, magari ci aiuteremo a vicenda”.
E con un’alzata di spalle, Guardiano e Leggendario dell’arcobaleno scomparvero in un turbinio di fiamme.
 

_Isola Ferrosa_

 
Per dare un nome ed un ordine, i Guardiani o Guardiane delle Leggende sono il ponte tra la gente e i Pokémon, mezzi Umani e mezzi Leggende.
Le creature nate da agglomerati di energia di un Leggendario reso successivamente indipendente è chiamato Figlio o Figlia delle Leggende.
Gli Umani dotati di poteri sono detti Guardiani dell’Aura e sono tenuti ad esercitare tale potere i maniera positiva e costruttiva, consolidando il rapporto tra Pokémon e Umanità.
Vi sono poi Umani che custodiscono i segreti e i miti, per insegnare e preservare. Essi sono i Custodi dei Segreti e collaborano strettamente con i Guardiani, i Figli e i Leggendari. Verranno spesso scelti tra i Guardiani dell’Aura e saranno istruiti e aggiornati dai Leggendari.
 
‘Custode dei Segreti’ sussurrò Marisio fra sé e sé, rileggendo quelle parole che di suo pugno aveva scritto, all’inizio di un grosso tomo. Il suo compito era collezionare i miti, le storie, i segreti e i nascondigli dei Leggendari e anche delle preziose reliquie.
Dopo la fine della battaglia, lui si era nuovamente distaccato dal genere umano ed era andato a vivere in solitudine sull’Isola Ferrosa, assieme al suo Lucario, il suo Pidgeot e l’Absol che un tempo era appartenuto ad Ayumi. Frequentava il Paradiso Parallelo ogni tanto e a volte i Guardiani o Natural venivano a trovarlo. Persino Corrado, in un paio di occasioni.
Ma più di tutti era Articuno a recarsi in quel posto. Era stata lei a comunicargli che era diventato, assieme ad N, il primo Custode ed era sempre lei che periodicamente lo raggiungeva per narrargli miti sempre diversi e sempre più incredibili.
‘Dopotutto è questo che ho sempre fatto. Studiato le Leggende per trovare un perché. Si può dire che io abbia raggiunto il mio scopo’ pensò, seduto su una roccia, mentre scrutava il cielo. Talvolta desiderava di non essersi mai imbattuto nei Guardiani delle Leggende. Nonostante avesse detto a se stesso di aver accettato la morte di Ayumi, nonostante se lo fosse imposto, il dolore che aveva provato faceva fatica ad attenuarsi.
Nonostante apprezzasse il suo ruolo, in segreto odiava tutte le volte in cui Articuno lo veniva a trovare. Un ricordo che distruggeva tutti i suoi tentativi di passaggio. Si era isolato apposta, per rinnovarsi e ritrovare la pace, un equilibrio, vivendo con i suoi Pokémon e meditando sulla sua Aura. Ma il mondo in cui si era gettato era un universo che talvolta non lasciava scampo.
“Sei diventato un ragazzo molto malinconico Marisio” gli aveva detto una volta Shiho, atterrandogli vicino con eleganza. Tutti i Guardiani erano cambiati, nell’aspetto, nel comportamento, nell’Unione. Maturavano e raggiungevano sempre di più la loro essenza di Guardiani, di creature in bilico tra due realtà completamente differenti.
E allora si ritrovava a pensare che Ayumi avesse sbagliato a scegliere quel giorno, un anno prima. Avrebbe potuto imparare anche lei a essere più Umana e a raggiungere quella dimensione intermedia assieme a tutti gli altri. Dall’altro lato, errare è la cosa più Umana che potesse fare e quindi sarebbe morta come Guardiana a tutti gli effetti.
Scosse la testa, tediato. ‘Devi solo accettarlo’.
“Ti vedo sempre più pallido ogni giorno che passa”. Marisio sobbalzò: immerso nei suoi pensieri, non si era accorto dell’arrivo del Miraggio Alato del ghiaccio. “Sicuro che vivere qui in solitudine ti faccia bene?
“Lo sai che mi sembri mia madre, vero?” sbuffò divertito il Custode, abbozzando un sorriso. Articuno gli rispose con uno sguardo severo, prima di lasciar perdere. “Passiamo al dunque: hai qualche altra storiella per me?” riprese Marisio, aprendo il tomo sulla prima facciata immacolata che trovò e rigirandosi la penna tra me mani.
Articuno lo fissò con il suo sguardo cremisi, fiera, con il leggero vento che le sconquassava le piume e faceva vorticare la lunga coda in libere spirali. Ayumi sembrava vivere ancora in lei. Forse lo avrebbe fatto per sempre, rifletté il ragazzo ancora, mentre la Leggendaria iniziava a parlare.
 
“Hai mai sentito nominare i cosiddetti Figli della Foresta?”
 

 

FINE.

 

Angolino nascosto nell’ombra
Così, dopo 365 pagine di World e 165.056 parole, finisce questa storia.
Devo dire che ero piuttosto riluttante all’inizio: mucchi di idee scomposte, ripensamenti, cambiamenti e conflitti interni (diciamo) mi facevano ripensare.
E poi, o la va o la spacca. Per questo devo ringraziare dal profondo del mio essere (perché il cuore è un organo troppo piccolo, purché ampiamente importante) la mia Illustr(at)issima CollegaH Ink Voice che probabilmente manco ha il tempo di leggere questa storia, ma merita davvero questo riconoscimento. Lei mi ha fatto conoscere EFP, lei mi ha convinto a lanciarmi dapprima nella scrittura e poi nella pubblicazione e con lei mi sono confrontata e ho deciso delle idee che poi abbiamo tenuto in comune.
In secondo luogo dovrei ringraziare le persone che hanno aiutato questa storia e questa persona aka l’autrice aka la sottoscritta. E siete molti più di quelli che pensavo e speravo. Davvero, siete meravigliosi, GRAZIE.
Grazie a chi mi ha prestato dei personaggi, aiutando ‘sta solfa a crescere.
Grazie a chi ha preferito, perché allora qualcosa di buono ci deve essere.
Grazie a chi a ricordato; perché essere ricordati è sempre una cosa che da piacere, anche se talvolta viene sottovalutato.
Grazie a chi ha seguito, per un capitolo o due o fino alla fine, perché siete stati curiosi di vedere che combinavo.
Grazie a chi ha letto senza lasciare traccia, perché io lo so che ci siete, e anche voi avete fatto parte di tutto.
Grazie a chi ha recensito, lasciando piccoli pensieri o profonde analisi, ma sempre con correttezza e sincerità. In particolare ringrazio Spartaco, Blue_November, Alikea_Reiki, white_chaos_dragon e Anakin Solo, perché grazie alle loro parole ho trovato una motivazione che talvolta veniva a mancare in quarantatre capitoli di storia.
Infine, ultima ma non per importanza, seir_yume, la mia Eonni e madre-padre, che mi ha incoraggiato e sostenuto sopportando i miei scleri e le mie continue rotture di palle perché volevo un suo commento. Lo so che non è facile sopportarmi talvolta.
Ecco, è tutto. Non mi dilungo a spiegarvi le cose nell’Epilogo, tranne una. La frase in grassetto. Ebbene sì, è un indizio per il sequel, Eggs. Che arriverà. Forse pubblicherò solo il Prologo e poi la lascerò lì, per quando avrò le idee abbastanza chiare per scriverla.
Spero che l’Epilogo vi sia piaciuto, spero che Guardian of Legends vi sia piaciuta. Detto questo, mi inquino ai vostri piedi (cit.) e sparisco definitivamente nell’ombra.
Grazie a tutti voi, di nuovo, e a presto, si spera!
 
 

AuraNera_
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pokemon / Vai alla pagina dell'autore: AuraNera_